PAPA BENEDETTO XVI Roma - Piazza San Pietro - Domenica 30 ottobre 2005 |
A Roma, a Roma!!!
L'alba di Roma ci accoglie avvolgente, con tenui rosa tra le ampie pennellate di
azzurro. L'aria è frizzante e l'umidità della notte lascia il segno sui vetri
del camper.
Con un dito pulisco le gocce di condensa e vedo che fuori iniziano i preparativi
per un giorno memorabile.
Franco, coordinatore instancabile e attento, se pur con discrezione, è al
telefono; attende istruzioni per lo spostamento.
La frenesia prende un po' tutti: chi attacca un adesivo, chi gonfia un
palloncino, chi si dà un ultimo ritocco ai capelli. Siamo pronti. Fra poco si
parte!!!
Siamo arrivati alla spicciolata ieri, tra la mattina e la notte fonda,
mischiandoci silenziosamente alle decine di camper che affollano l'area per il
ponte dei Santi. Abbiamo atteso a lungo questo week-end per portare in una delle
più grandi e famose piazze del mondo il colore e la gioia del nostro gruppo.
Alla fine siamo in 31 camper ... anzi no ... in 30. Gino non è potuto venire:
all'ultimo momento ha dato "forfait" per motivi di salute. Vista la sua grinta e
quanto si è dato da fare per questo viaggio, non possiamo non pensare a lui ...
ma è qui con noi, almeno con lo spirito e con la sua allegria!
In effetti, a pensarci bene, non ci conosciamo molto. Si arriva da tante città:
Livorno, Genova, Milano, Modena, Rimini, Pisa, Vicenza, L'Aquila, Latina, Padova
e altre ancora. Qualcuno si conosce già, compagno di altri viaggi o amici da
tempo; altri si sono incontrati attorno ai banchetti della vendita delle arance;
altri ancora non hanno mai visto nessuno dei presenti ... Ma non importa, si fa
presto a fare conoscenza: un aperitivo "campestre", una battuta, alcune risate,
i bimbi che giocano ... ed è subito gruppo!
A distrarmi da questi pensieri ci pensa Franco, chiamando tutti noi in modo
"imperioso" alla partenza. Ognuno col suo numero, ordinatamente usciamo
dall'area di sosta, incolonnandoci sul ciglio della strada.
Ci corre l’obbligo, naturalmente, ringraziare il corpo dei Vigili Urbani ed in
particolare i loro motociclisti, i quali ci aspettano eleganti sulle loro
potenti moto e scorteranno il nostro lungo corteo fino a raggiungere la
destinazione finale che è Largo Giovanni XXIII, tra Via della Conciliazione e
Castel Sant'Angelo.
Durante la “traversata” abbiamo avuto modo di ammirare la professionalità e la
bravura della nostra “scorta”, che con rara abilità ha condotto la lunga teoria
di camper (che ben difficilmente sarebbero arrivati assieme), in così poco
tempo, senza peraltro creare disturbo (solo il minimo indispensabile), sia agli
automobilisti che alla popolazione in genere.
Parcheggiati i camper ordinatamente e con il sole ormai alzato, prefigurando una
splendida giornata con l’ausilio di un cielo terso e azzurro, ci avviamo anche
noi alla spicciolata, confondendoci con la folla multicolore che già si
incammina in direzione di piazza San Pietro.
Riusciamo a stare facilmente uniti e ...
a riconoscerci anche a distanza per le nostre magliette e per le bandiere che
qualcuno ha portato.
L'arancione è il colore che ci distingue e che segnerà tutta la giornata, oggi,
come dieci anni fa. E già, dieci anni che questo gruppo è in piedi e che opera.
E' per questo che siamo qui, per festeggiare questi dieci anni di impegno verso
chi è meno fortunato; un impegno concreto, diretto con una struttura
organizzativa semplice ma efficace: un coordinatore autorevole e pieno di
entusiasmo (Franco Zocca) che dalla piccola Camisano Vicentino riesce a tenere
insieme un gruppo altrettanto entusiasta di persone che sono il motore della
solidarietà. Ma la grande forza di questo piccolo gruppo è la concretezza,
nell'individuare obiettivi di aiuto ai quattro angoli del mondo e nel consegnare
direttamente con i loro camper i beni richiesti. In questo modo vengono aiutati
orfanotrofi, case di prima accoglienza, cooperative sociali, scuole, senza
distinzione di razze, colori, nazionalità e religione. Questo modo di operare ha
raccolto la fiducia dei molti che, nelle piazze d'Italia, hanno dato una mano
gratuitamente a vendere arance e marmellate per finanziare le donazioni. Si è
cominciato con le arance donate dal comune di Francofonte (Siracusa) vendute a
Camisano Vicentino. Man mano si sono aggiunti amici che hanno dato la loro
disponibilità a fare lo stesso nei loro paesi. Quel che siamo oggi lo dobbiamo
sicuramente a chi, con caparbietà, ha continuato in questi anni a spingere, ma
anche a chi si è unito, strada facendo, dando il suo silenzioso contributo fatto
di fatica e freddo nelle giornate di inverno vicino ai banchetti di vendita, o
di lunghe ore in piedi alle fiere dove lo stand di Arance di Natale era presente
con le marmellate e le foto dei viaggi della solidarietà.
Ma torniamo al presente: davanti a noi lo scenario è maestoso. La cupola
michelangiolesca di San Pietro si alza vertiginosa e possente al centro
dell'anfiteatro delimitato dal colonnato del Bernini e Via della Conciliazione,
con il sole alle spalle, è il giusto percorso scenografico per far dischiudere
pian pianino ai nostri occhi la ricchezza di Piazza San Pietro. La piazza sembra
fatta apposta per invitare ad avvicinarsi alla basilica e quando si arriva al
suo vero e proprio imbocco le ali del colonnato sembrano enormi braccia tese ad
accogliere chi arriva.
Sulla piazza sono arrivati anche due nostri camper per testimoniare, con un
grande striscione colorato, la presenza di Arance di Natale. Ci fermiamo un
momento per capire il da farsi: vorremmo entrare nella basilica per assistere
alla Messa, ma la coda è molto lunga e chiedendo agli addetti alla sorveglianza
ci dicono che ci vorranno almeno tre ore per poter entrare ... In effetti la
coda gira attorno a tutta la piazza e tra le colonne, continuando attorno alla
zona di San Pietro. Beh, potremmo fare un giretto qui attorno, nell'attesa che
arrivi il momento dell'Angelus, quando assisteremo alla benedizione del Papa.
Qualcuno di noi, più avvezzo a questi incontri, ci dice però che è meglio già
posizionarsi al centro della piazza, perché da qui a breve non sarà più
possibile accedervi per l'alto numero di persone che stanno arrivando: si
prevede, infatti, che sarà tutto pieno, anche Via della Conciliazione.
Girovaghiamo un po' per la piazza, frastornati da tanta gente che a gruppi o
singolarmente si muove alla ricerca di una postazione strategica da cui
ascoltare il Papa quando parlerà alla folla. Con un po' di fortuna troviamo
l'angolo che fa per noi: proprio davanti all'obelisco vaticano, al centro della
piazza, ci sono alcune transenne lasciate lì per altri eventi e sembra uno
spazio preparato per noi. Lo popoliamo subito cercando di sistemarci: chi si
siede sopra le transenne, chi ci si appoggia sopra, chi attacca una bandiera e
chi lega un palloncino.
Dovremo aspettare qualche ora ... speriamo che passino in fretta. Attorno a noi
cominciano ad apparire i gruppi di pellegrini organizzati e molte famiglie con
bambini. Le provenienze sono le più disparate, così come le lingue, gli
abbigliamenti ed i colori. Davanti arriva un gruppo di ragazzi monegaschi con un
lungo striscione bianco e rosso; più in là i pellegrini croati con una bandiera
che gli indica il percorso; alle nostre spalle i "Cavalieri di Benedetto",
ragazzi italiani che cantano e fanno un allegro baccano; a destra dei fedeli
spagnoli che trascinano faticosamente un'enorme immagine di "Nuestra Señora de
los Milagro" contornata da una pesante cornice e con mille fiori ai piedi. La
piazza è comunque punteggiata da mille altri vessilli e bandiere. Tanti i
tedeschi in visita al loro illustre connazionale, ma tanti anche gli italiani,
provenienti da mille città e paesi.
Anche noi vogliamo farci riconoscere e fra poco arriveranno i palloncini
gonfiati con elio che saranno pronti a volare quando il Papa si affaccerà. Nel
frattempo gonfiamo altri palloncini arancione, in modo da creare una macchia di
questo colore, così da farci notare.
Man mano che il nostro lavoro procede, e che i palloncini diventano evidenti,
tutti i bambini che passano di lì costringono i genitori a chiederne uno ... ci
dispiace un po', non possiamo distribuirli subito. Glieli promettiamo appena
concluso l'Angelus. Ma con qualcuno dei più piccoli non è proprio possibile: un
bimbo piccolissimo va via in braccio al suo giovane padre piangendo
disperatamente e non capisce le ragioni dell'attesa. Qualcuno di noi lo rincorre
e gli mette in mano, con un sorriso, un pallone. Il viso si distende, prima con
uno sguardo incredulo, poi scappa un sorriso contornato dai lacrimoni di pochi
istanti prima. Anche questa missione è compiuta!!!
Qualcuno indica la finestra da cui Benedetto XVI si affaccerà: certo è lontana,
ma siamo sicuri che sentirà la nostra presenza e il nostro calore. Intanto per
ingannare il tempo i bambini giocano e si rincorrono; altri bimbi lì attorno
tirano fuori una palla e cominciano a giocare in uno dei rari spazi che ancora
sono relativamente liberi. Cominciano a scattare le macchine fotografiche, un
po' per scherzo, cercando di cogliere quei momenti particolari nei visi dei
nostri vicini. Ci conosciamo anche meglio, scambiamo opinioni ed esperienze;
scherziamo un po', qualche battuta, qualche barzelletta. Intanto leviamo i
giubbotti e restiamo in maglietta o in maniche di camicia. Il caldo aumenta,
anche se non è fastidioso: una lieve brezza ci rinfresca e l'attesa non è più
così impossibile.
Ad un tratto la finestra del Palazzo Apostolico si apre accompagnata da un
applauso e molte urla: non è ancora tempo, ma presto lo sarà. Sono le 12 e manca
poco al saluto del Papa. Gli occhi ormai sono tutti puntati lassù, a destra
della basilica verso le ultime finestre all'ultimo piano. I preparativi
continuano con l'esposizione del drappo rosso e l'installazione del leggio,
mentre la tensione sale e i cori dei "Cavalieri di Benedetto" aumentano di
intensità.
Ma ecco, si affaccia e le sue mani alzate salutano la folla. Un lungo applauso
parte accompagnato da saluti in tutte le lingue e tutti agitano i loro vessilli.
E' piccolo, la in alto, sembra un puntino; lo vediamo appena, ma subito si sente
forte e chiara la sua voce. Presto, presto, portate le forbici per tagliare i
lacci dei palloncini, pronti a farli volare!!! E' arrivato il momento tanto
atteso dei saluti. Prima i pellegrini stranieri a cui il Papa parla nella loro
lingua: francesi, croati, sloveni, tedeschi, spagnoli, argentini. Ad ogni cambio
di lingua del Papa si alza da un angolo della piazza un saluto fragoroso, mentre
gli altri, noi compresi, attendono il loro turno. Ora tocca agli italiani:
l'elenco delle città da cui vengono i fedeli è lunga e comprende tutta l'Italia.
E infine anche un saluto a noi, ai "promotori dell'iniziativa Arance di Natale,
che da dieci anni fanno opera umanitaria utilizzando i loro camper". Via!!!
Volano i palloncini ... no, non volano! Taglia, presto!!! Sì, ma si sono
"ingroppati" (aggrovigliati, per chi non è veneto)!!! Taglia lo stesso, presto,
presto!!! E iniziano a salire su, nel cielo limpido, portando allegria ed
entusiasmo a tutti i presenti. Arriva poi la benedizione e l'augurio di una
buona giornata. Ora possiamo dare i palloncini ai bambini che ci hanno aspettato
... E' stato un bel momento che ci ha fatto scordare l'attesa.
Pian piano ci avviamo, allegri tra la gente che sfolla e anche con un certo
appetito. L'appuntamento è per le 15.30 quando ci scorteranno di nuovo fuori dal
centro. Ognuno mangia velocemente un boccone nel suo camper, poi qualcuno
passeggia: Castel Sant'Angelo è vicino, il Tevere pure. I mimi che attorniano il
palazzo sono immobili sotto il sole di ottobre: una statua della libertà tutta
bianca, un antico nobile tutto grigio, una mummia egiziana ... La folla è
enorme, così come i venditori di tutti i tipi di oggetti, distesi su tappeti
poggiati a terra.
Si riparte verso la periferia, sempre con la nostra scorta protettiva che non
finiremo mai di ringraziare. Ora il
traffico è più intenso e il percorso più lento. Pian piano arriviamo all'area
attrezzata, ma la giornata non è finita: ci aspetta la seconda parte, non meno
intensa e coinvolgente della prima. Lasciamo qualche camper fermo e ci avviamo
verso il raccordo anulare.
A pochi chilometri da qui ci attende qualcuno di molto importante, almeno per
noi. Sulla strada Nomentana, vicino al Raccordo Anulare, c'è un cancello che
delimita un bel giardino con ulivi e piante da frutto. Immersa nel verde c'è una
casa. E' una casa particolare, ampia, ma senza il lusso delle ville;
accogliente, ma senza nessuna particolare ricchezza se non quella interiore: è
la casa di prima accoglienza "Il Fiore del Deserto".
Lasciamo i camper in una piccola via laterale e, a piedi, percorriamo un breve
tratto della Via Nomentana, non senza pericolo di essere investiti, visto il
traffico.
Entriamo dal cancello del "Fiore del Deserto" all'imbrunire e dopo un breve
viale alberato ci accoglie Agnese, una delle responsabili di questa struttura.
E' una donna giovane e cordiale che ci viene incontro. Ci stringe le mani e la
stretta è decisa, così come la sua determinazione in questa attività. Ci fa
visitare il parco e poi entriamo nel salone, dove ci viene incontro anche un
altro ospite, Arturo, il cane della casa, giocherellone nonostante la mole e che
individua subito i bambini per scodinzolare allegro. Le sedie e il divano sono
pronti per noi e non ci dispiace certo fermarci un po', dopo la lunga giornata
in piedi. Il clima è cordiale, quasi familiare. Questo centro, con il suo carico
di umanità, è uno degli obiettivi di aiuto che la nostra associazione ha deciso
di supportare. Si tratta di un ambiente dedicato alle donne, soprattutto alle
più giovani. Agnese ci spiega che la casa è stata data in uso gratuito da una
congregazione di suore e che la loro attività è iniziata alcuni anni fa con lo
scopo di dare una prima assistenza a tutte quelle ragazze che, per vari motivi,
non sanno dove andare. Oggi ospita 12 giovani donne, la maggior parte tra i 15 e
i 17 anni, ma c'è anche una piccola bambina di 3 mesi, arrivata lì assieme a sua
madre da poco.
Le ragazze provengono per lo più dalla strada, dove hanno vissuto esperienze
terribili, spesso strappate dalle loro umili case nelle nazioni più disparate
dal sogno di un futuro facile e ricco in un paese come il nostro. Un vissuto
negativo alle spalle e niente davanti: questo è lo stato di chi arriva qui,
spesso inviato in convenzione dal comune o dal tribunale minorile. Si resta in
questo ambiente e con queste persone per alcuni mesi e fino a due anni e si
cerca di ricostruire fiducia oltre che cercare di imparare un lavoro, il senso
della vita, la prospettiva di un futuro. L'associazione inoltre cerca di
regolarizzare le ragazze trovando loro un lavoro e cercando di renderle
indipendenti. Sono passate da qui ormai un centinaio di ragazze. I successi sono
stati diversi, come però altrettanti gli insuccessi, con ragazze che finiscono
di scontare i periodi imposti per uscire e ritornare alla vita di sempre; non è
raro rivederle qui, dopo un po' di tempo e dopo essere ricadute nelle maglie
della giustizia. E' un lavoro difficile per gli addetti, è una vita difficile
per le ragazze e c'è bisogno di molte cose, materiali e morali. Alle prime
rispondiamo anche noi, anno per anno, cercando di fornire il materiale
necessario; per le seconde c'è bisogno di tutti, della comprensione,
dell'affetto per l'impegno quotidiano, anche notturno, degli assistenti, della
vicinanza con chi ha vissuto solo esperienze angosciose e la cui vita è vuota e
distrutta, della solidarietà per tentare di dare loro una fiammella di futuro.
Prendiamo un caffè, ci offrono alcuni dolci. Visitiamo la nuova cucina che è
stata donata dalla nostra associazione. Ma non è importante. Usciamo dalla casa
per avviarci ai camper con nel cuore ciò che ci ha arricchito oggi, qualcosa di
vero e intenso che non è possibile provare se non immergendosi, anche solo per
un attimo, nella vita di chi non ha nulla. Ci fa riflettere, ci fa capire che
ciò che facciamo, anche se piccolo, è importante; ma sopratutto ci fa convincere
che l'impegno personale, quotidiano, anche nelle piccole cose, è il segno vero e
più importante per realizzare quella solidarietà tanto sbandierata ma che spesso
si limita a donare qualche spicciolo. Forse anche un sorriso, un saluto, una
carezza, il non voltarsi dall'altra parte sono solidarietà, probabilmente quella
vera e umana.
La giornata è finita; la fatica inizia a farsi sentire. Una breve cena nei
camper e poi a letto. Domani inizia la parte turistica della trasferta. Alle 7
tutti "in pista" e con gli autobus ci trasferiamo verso il Vaticano dove ci
aspettano le guide che ci aiuteranno a comprendere le migliaia di meraviglie
contenute nei Musei Vaticani e ad ammirare la Cappella Sistina. L'inizio della
mattina, però, non è molto incoraggiante: una lunga fila di persone (già alle 8
di mattina) attende di poter entrare nei Musei. Con pazienza cerchiamo di far
passare il tempo, aiutati dall'allegria contagiosa dei bambini e da qualche
battuta che a turno emerge dal nostro gruppone compatto. Siamo circondati da
gruppi organizzati di molte nazionalità e di tutte le età che, tra uno sbuffo e
l'altro, centimetro dopo centimetro, si avvicina all'agognata meta
dell'ingresso. Alla fine ci arriviamo anche noi e la noia svanisce dietro i
primi meravigliosi reperti: rimaniamo senza fiato dietro le vetrine che
proteggono i coloratissimi sarcofagi egizi e due mummie perfettamente conservate
e visibili. Proseguiamo tra una folla di gruppi e di singoli. La visita non è
facile a causa della grande affluenza, ma non ci perdiamo anche perché abbiamo
messo in mano alla nostra guida un palloncino di Arance di Natale che uno dei
nostri bimbi conservava gelosamente nelle tasche dal giorno prima (si convince a
tirarlo fuori solo dopo che gli promettiamo che ne avrebbe potuti avere dieci in
cambio al nostro ritorno ai camper: un vero affare!!). I ragazzi che ci fanno da
guida sono molto gentili, preparati e soprattutto cordiali. Ci aiutano a
comprendere quelle innumerevoli meraviglie con parole semplici, ma che al tempo
stesso mirano all'essenza delle cose: così riusciamo tutti a seguire, grandi e
piccini, affascinati dalle statue, dagli arazzi, dalle cartine dell'Italia del
tempo grandi come intere pareti, dalle sale affrescate da Raffaello e dagli
allievi della sua bottega. Dopo qualche ora, infine, arriviamo al gran finale:
la Cappella Sistina. Prima di entrare ci vengono spiegate la storia e tutti gli
affreschi che sono in essa contenuti perché una volta entrati sarebbe stato
difficile rimanere in gruppo. Nonostante la stanchezza (le schiene e le gambe
sono ormai a pezzi) entriamo con rinnovata curiosità e si apre ai nostri occhi
una delle meraviglie dell'umanità che trasmette potenza, ma al tempo stesso
intimità e riflessione. Peccato che la permanenza in questa sala sarà breve: a
causa di una bolgia di persone che occupa l'intera sala, quasi stipati, l'aria è
soffocante e dopo alcune occhiate molti di noi decidono di uscire velocemente.
Ora ci aspetta qualche ora di "libertà" a scorrazzare per le vie del centro, a
mangiucchiare qualcosa negli innumerevoli bar e ristorantini che assediano il
Vaticano e le aree turistiche. L'appuntamento è per il primo pomeriggio davanti
al Colosseo, dove le guide ci aspetteranno per accompagnarci nella visita alle
vestigia della civiltà romana repubblicana e imperiale. Piano piano passiamo per
Piazza Navona, passiamo di fronte a Palazzo Venezia, ci fermiamo davanti
all'imponenza dell'Altare della Patria e tra i Fori Imperiali e Colle Oppio
scorgiamo in lontananza la sagoma inconfondibile del Colosseo e l'Arco di Tito.
Al nostro arrivo il primo gruppo di turisti con una guida era già entrata.
Aspettiamo la seconda guida ed entreremo anche noi, ma, sorpresa: il Colosseo
chiude alle visite prima del previsto, cogliendo di sorpresa tutti, guida
compresa. Poco male: la guida è disponibile e simpatica e noi siamo rimasti in
pochi ed è l'occasione giusta per avere con calma tutte le spiegazioni sulla
storia di Roma, dalle origini alla decadenza della fine dell'Impero. Il lungo
percorso, intervallato da spiegazioni e risposte alle nostre domande, si
conclude quando è ormai buio pesto sulla Piazza del Campidoglio. Così,
illuminata di notte, è veramente suggestiva e sembra essere la degna conclusione
di una fenomenale giornata nel cuore della città Eterna.
Ma non è ancora finita: ci avviamo piano piano verso Trastevere, dove ci aspetta
la cena tutti assieme per festeggiare, in un tipico ristorante romano, il nostro
incontro e i 10 anni di vita di questa iniziativa. Prima però non può mancare
una puntatina alla chiesa di S.Maria in Trastevere: dentro l'atmosfera è magica
e ferma, densa di una religiosità popolare molto sentita che si concretizza ai
nostri occhi nella statua di S.Antonio da Padova i cui piedi e le braccia sono
letteralmente coperti da foglietti con le richieste di grazia. Al contrario,
fuori, nella piazza antistante, la vita è in pieno movimento con famiglie e
bambini che giocano tra le fioche luci dei lampioni e i mille turisti che
cercano un localino tipico dove assaggiare le delizie culinarie di questa città,
possibilmente al lume di candela. Non saranno delusi, ma noi, nel frattempo ci
avviciniamo al nostro ristorante.
Il pranzo è allegro e le pietanze che ci portano saporite: siamo però un po'
stanchi e i ristoratori hanno fretta di poter utilizzare di nuovo i nostri
tavoli con altri avventori che aspettano in piedi. Mangiamo comunque con
allegria e tra un canto e l'altro, tra un piatto di gnocchi alla vaccinara e una
costoletta di agnello al forno, scoliamo le bottiglie di vino dei colli romani
che vertiginosamente si avvicendano ai nostri tavoli.
Dopo cena, nella tiepida notte romana, con i mezzi pubblici, raggiungiamo l'area
attrezzata e vi assicuro che il sonno ci coglie velocemente, grandi e piccoli.
Mattina del martedì: è l'ultimo giorno e già si inizia a sentire l'aria del
rientro. Anche il tempo sembra averlo colto e in cielo le nuvole iniziano pian
piano a sostituire il sole splendente che ci ha accompagnato per due giorni. Ma
abbiamo ancora una tappa, non meno affascinante di quelle degli altri giorni. Ci
spostiamo a Tivoli, pochi chilometri da Roma, per visitare uno dei patrimoni
mondiali dell'Unesco: Villa d'Este.
All'ingresso non sappiamo ciò che ci attende e, dopo esserci muniti di biglietti
e guide acustiche, affrontiamo il chiostro del piano superiore che non fa
presagire le magnificenze delle sale del piano inferiore e dell'ampio giardino.
Scendiamo le scale e già lungo il corridoio iniziamo a comprendere lo spirito
dell'opera, ammirando le diverse fontane alloggiate lungo la parete e adorne nei
modi più disparati. Ma la meraviglia si manifesta in tutta la sua potenza quando
arriviamo nel giardino e, dall'alto, iniziamo a coglierne l'ampiezza e la
complessità. Le 1000 fontane che lo ingombrano derivano tutte da un ingegno
idraulico notevole che, una volta deviato il corso del fiume Aniene, sfrutta la
forza di gravità e la pressione dell'acqua per far zampillare in ogni dove acqua
limpida e fresca, per farla confluire nelle peschiere centrali profonde 4 metri.
Tra antichi e contorti alberi e siepi di bosso centenarie che delimitano il
cammino, ci accorgiamo sia delle fontane maestose e coreografiche (come la
fontana che suona, sì, suona a mezzogiorno tramite l'aria che, spostata
dall'acqua che fluisce, alimenta un organo!!) che di quelle piccole e nascoste
nelle nicchie, ma anche delle vie previste per l'acqua anche sui corrimani delle
scale che agevolano il percorso in giardino. La sensazione è di pace e serenità,
a tal punto che a un certo punto ci coglie la stanchezza che ci fa sedere ai
bordi delle peschiere o delle fontane; sembra che l'acqua, col suo fluire lento
o veloce sia riuscita, per alcuni momenti, a sommergere anche le nostre anime,
ripulendole dalle impurità della vita. La visita è finita, peccato. Si fa
mezzogiorno e ci avviamo verso i camper per un rapido spuntino, visto che nel
pomeriggio, tra le nuvole che si addensano e i temporali in arrivo ci aspetta il
ritorno con un viaggio abbastanza impegnativo.
Ci salutiamo, i camper partono alla spicciolata; siamo contenti di aver
conosciuto nuovi amici e di aver scoperto cose nuove, per gli occhi, per il
cervello, per il palato, ma anche per il cuore.
E' stata una bella avventura, un misto di turismo e solidarietà, di cultura e di
amicizia, nello stile dei viaggi organizzati da questo gruppo, in paesi lontani
come la Russia, l'Ucraina, la Turchia, la Palestina o più vicini come la
Croazia, la Bosnia o la nostra splendida Italia. In tutti i viaggi, sempre ben
organizzati, c'è spazio per il turismo e le visite, ma c'è spazio anche per le
consegne dei materiali necessari spesso alla sopravvivenza di chi è meno
fortunato di noi.
Giuseppe Maio