Roma 29 ottobre - 1 novembre 2005



PAPA BENEDETTO XVI

Roma - Piazza San Pietro - Domenica 30 ottobre 2005


 

A Roma, a Roma!!!


L'alba di Roma ci accoglie avvolgente, con tenui rosa tra le ampie pennellate di azzurro. L'aria è frizzante e l'umidità della notte lascia il segno sui vetri del camper.
Con un dito pulisco le gocce di condensa e vedo che fuori iniziano i preparativi per un giorno memorabile.
Franco, coordinatore instancabile e attento, se pur con discrezione, è al telefono; attende istruzioni per lo spostamento.
La frenesia prende un po' tutti: chi attacca un adesivo, chi gonfia un palloncino, chi si dà un ultimo ritocco ai capelli. Siamo pronti. Fra poco si parte!!!
Siamo arrivati alla spicciolata ieri, tra la mattina e la notte fonda, mischiandoci silenziosamente alle decine di camper che affollano l'area per il ponte dei Santi. Abbiamo atteso a lungo questo week-end per portare in una delle più grandi e famose piazze del mondo il colore e la gioia del nostro gruppo.
Alla fine siamo in 31 camper ... anzi no ... in 30. Gino non è potuto venire: all'ultimo momento ha dato "forfait" per motivi di salute. Vista la sua grinta e quanto si è dato da fare per questo viaggio, non possiamo non pensare a lui ... ma è qui con noi, almeno con lo spirito e con la sua allegria!
In effetti, a pensarci bene, non ci conosciamo molto. Si arriva da tante città: Livorno, Genova, Milano, Modena, Rimini, Pisa, Vicenza, L'Aquila, Latina, Padova e altre ancora. Qualcuno si conosce già, compagno di altri viaggi o amici da tempo; altri si sono incontrati attorno ai banchetti della vendita delle arance; altri ancora non hanno mai visto nessuno dei presenti ... Ma non importa, si fa presto a fare conoscenza: un aperitivo "campestre", una battuta, alcune risate, i bimbi che giocano ... ed è subito gruppo!
A distrarmi da questi pensieri ci pensa Franco, chiamando tutti noi in modo "imperioso" alla partenza. Ognuno col suo numero, ordinatamente usciamo dall'area di sosta, incolonnandoci sul ciglio della strada.
Ci corre l’obbligo, naturalmente, ringraziare il corpo dei Vigili Urbani ed in particolare i loro motociclisti, i quali ci aspettano eleganti sulle loro potenti moto e scorteranno il nostro lungo corteo fino a raggiungere la destinazione finale che è Largo Giovanni XXIII, tra Via della Conciliazione e Castel Sant'Angelo.
Durante la “traversata” abbiamo avuto modo di ammirare la professionalità e la bravura della nostra “scorta”, che con rara abilità ha condotto la lunga teoria di camper (che ben difficilmente sarebbero arrivati assieme), in così poco tempo, senza peraltro creare disturbo (solo il minimo indispensabile), sia agli automobilisti che alla popolazione in genere.
Parcheggiati i camper ordinatamente e con il sole ormai alzato, prefigurando una splendida giornata con l’ausilio di un cielo terso e azzurro, ci avviamo anche noi alla spicciolata, confondendoci con la folla multicolore che già si incammina in direzione di piazza San Pietro.
Riusciamo a stare facilmente uniti e ... a riconoscerci anche a distanza per le nostre magliette e per le bandiere che qualcuno ha portato.
L'arancione è il colore che ci distingue e che segnerà tutta la giornata, oggi, come dieci anni fa. E già, dieci anni che questo gruppo è in piedi e che opera. E' per questo che siamo qui, per festeggiare questi dieci anni di impegno verso chi è meno fortunato; un impegno concreto, diretto con una struttura organizzativa semplice ma efficace: un coordinatore autorevole e pieno di entusiasmo (Franco Zocca) che dalla piccola Camisano Vicentino riesce a tenere insieme un gruppo altrettanto entusiasta di persone che sono il motore della solidarietà. Ma la grande forza di questo piccolo gruppo è la concretezza, nell'individuare obiettivi di aiuto ai quattro angoli del mondo e nel consegnare direttamente con i loro camper i beni richiesti. In questo modo vengono aiutati orfanotrofi, case di prima accoglienza, cooperative sociali, scuole, senza distinzione di razze, colori, nazionalità e religione. Questo modo di operare ha raccolto la fiducia dei molti che, nelle piazze d'Italia, hanno dato una mano gratuitamente a vendere arance e marmellate per finanziare le donazioni. Si è cominciato con le arance donate dal comune di Francofonte (Siracusa) vendute a Camisano Vicentino. Man mano si sono aggiunti amici che hanno dato la loro disponibilità a fare lo stesso nei loro paesi. Quel che siamo oggi lo dobbiamo sicuramente a chi, con caparbietà, ha continuato in questi anni a spingere, ma anche a chi si è unito, strada facendo, dando il suo silenzioso contributo fatto di fatica e freddo nelle giornate di inverno vicino ai banchetti di vendita, o di lunghe ore in piedi alle fiere dove lo stand di Arance di Natale era presente con le marmellate e le foto dei viaggi della solidarietà.
Ma torniamo al presente: davanti a noi lo scenario è maestoso. La cupola michelangiolesca di San Pietro si alza vertiginosa e possente al centro dell'anfiteatro delimitato dal colonnato del Bernini e Via della Conciliazione, con il sole alle spalle, è il giusto percorso scenografico per far dischiudere pian pianino ai nostri occhi la ricchezza di Piazza San Pietro. La piazza sembra fatta apposta per invitare ad avvicinarsi alla basilica e quando si arriva al suo vero e proprio imbocco le ali del colonnato sembrano enormi braccia tese ad accogliere chi arriva.
Sulla piazza sono arrivati anche due nostri camper per testimoniare, con un grande striscione colorato, la presenza di Arance di Natale. Ci fermiamo un momento per capire il da farsi: vorremmo entrare nella basilica per assistere alla Messa, ma la coda è molto lunga e chiedendo agli addetti alla sorveglianza ci dicono che ci vorranno almeno tre ore per poter entrare ... In effetti la coda gira attorno a tutta la piazza e tra le colonne, continuando attorno alla zona di San Pietro. Beh, potremmo fare un giretto qui attorno, nell'attesa che arrivi il momento dell'Angelus, quando assisteremo alla benedizione del Papa. Qualcuno di noi, più avvezzo a questi incontri, ci dice però che è meglio già posizionarsi al centro della piazza, perché da qui a breve non sarà più possibile accedervi per l'alto numero di persone che stanno arrivando: si prevede, infatti, che sarà tutto pieno, anche Via della Conciliazione.
Girovaghiamo un po' per la piazza, frastornati da tanta gente che a gruppi o singolarmente si muove alla ricerca di una postazione strategica da cui ascoltare il Papa quando parlerà alla folla. Con un po' di fortuna troviamo l'angolo che fa per noi: proprio davanti all'obelisco vaticano, al centro della piazza, ci sono alcune transenne lasciate lì per altri eventi e sembra uno spazio preparato per noi. Lo popoliamo subito cercando di sistemarci: chi si siede sopra le transenne, chi ci si appoggia sopra, chi attacca una bandiera e chi lega un palloncino.
Dovremo aspettare qualche ora ... speriamo che passino in fretta. Attorno a noi cominciano ad apparire i gruppi di pellegrini organizzati e molte famiglie con bambini. Le provenienze sono le più disparate, così come le lingue, gli abbigliamenti ed i colori. Davanti arriva un gruppo di ragazzi monegaschi con un lungo striscione bianco e rosso; più in là i pellegrini croati con una bandiera che gli indica il percorso; alle nostre spalle i "Cavalieri di Benedetto", ragazzi italiani che cantano e fanno un allegro baccano; a destra dei fedeli spagnoli che trascinano faticosamente un'enorme immagine di "Nuestra Señora de los Milagro" contornata da una pesante cornice e con mille fiori ai piedi. La piazza è comunque punteggiata da mille altri vessilli e bandiere. Tanti i tedeschi in visita al loro illustre connazionale, ma tanti anche gli italiani, provenienti da mille città e paesi.
Anche noi vogliamo farci riconoscere e fra poco arriveranno i palloncini gonfiati con elio che saranno pronti a volare quando il Papa si affaccerà. Nel frattempo gonfiamo altri palloncini arancione, in modo da creare una macchia di questo colore, così da farci notare.
Man mano che il nostro lavoro procede, e che i palloncini diventano evidenti, tutti i bambini che passano di lì costringono i genitori a chiederne uno ... ci dispiace un po', non possiamo distribuirli subito. Glieli promettiamo appena concluso l'Angelus. Ma con qualcuno dei più piccoli non è proprio possibile: un bimbo piccolissimo va via in braccio al suo giovane padre piangendo disperatamente e non capisce le ragioni dell'attesa. Qualcuno di noi lo rincorre e gli mette in mano, con un sorriso, un pallone. Il viso si distende, prima con uno sguardo incredulo, poi scappa un sorriso contornato dai lacrimoni di pochi istanti prima. Anche questa missione è compiuta!!!
Qualcuno indica la finestra da cui Benedetto XVI si affaccerà: certo è lontana, ma siamo sicuri che sentirà la nostra presenza e il nostro calore. Intanto per ingannare il tempo i bambini giocano e si rincorrono; altri bimbi lì attorno tirano fuori una palla e cominciano a giocare in uno dei rari spazi che ancora sono relativamente liberi. Cominciano a scattare le macchine fotografiche, un po' per scherzo, cercando di cogliere quei momenti particolari nei visi dei nostri vicini. Ci conosciamo anche meglio, scambiamo opinioni ed esperienze; scherziamo un po', qualche battuta, qualche barzelletta. Intanto leviamo i giubbotti e restiamo in maglietta o in maniche di camicia. Il caldo aumenta, anche se non è fastidioso: una lieve brezza ci rinfresca e l'attesa non è più così impossibile.
Ad un tratto la finestra del Palazzo Apostolico si apre accompagnata da un applauso e molte urla: non è ancora tempo, ma presto lo sarà. Sono le 12 e manca poco al saluto del Papa. Gli occhi ormai sono tutti puntati lassù, a destra della basilica verso le ultime finestre all'ultimo piano. I preparativi continuano con l'esposizione del drappo rosso e l'installazione del leggio, mentre la tensione sale e i cori dei "Cavalieri di Benedetto" aumentano di intensità.
Ma ecco, si affaccia e le sue mani alzate salutano la folla. Un lungo applauso parte accompagnato da saluti in tutte le lingue e tutti agitano i loro vessilli. E' piccolo, la in alto, sembra un puntino; lo vediamo appena, ma subito si sente forte e chiara la sua voce. Presto, presto, portate le forbici per tagliare i lacci dei palloncini, pronti a farli volare!!! E' arrivato il momento tanto atteso dei saluti. Prima i pellegrini stranieri a cui il Papa parla nella loro lingua: francesi, croati, sloveni, tedeschi, spagnoli, argentini. Ad ogni cambio di lingua del Papa si alza da un angolo della piazza un saluto fragoroso, mentre gli altri, noi compresi, attendono il loro turno. Ora tocca agli italiani: l'elenco delle città da cui vengono i fedeli è lunga e comprende tutta l'Italia. E infine anche un saluto a noi, ai "promotori dell'iniziativa Arance di Natale, che da dieci anni fanno opera umanitaria utilizzando i loro camper". Via!!! Volano i palloncini ... no, non volano! Taglia, presto!!! Sì, ma si sono "ingroppati" (aggrovigliati, per chi non è veneto)!!! Taglia lo stesso, presto, presto!!! E iniziano a salire su, nel cielo limpido, portando allegria ed entusiasmo a tutti i presenti. Arriva poi la benedizione e l'augurio di una buona giornata. Ora possiamo dare i palloncini ai bambini che ci hanno aspettato ... E' stato un bel momento che ci ha fatto scordare l'attesa.
Pian piano ci avviamo, allegri tra la gente che sfolla e anche con un certo appetito. L'appuntamento è per le 15.30 quando ci scorteranno di nuovo fuori dal centro. Ognuno mangia velocemente un boccone nel suo camper, poi qualcuno passeggia: Castel Sant'Angelo è vicino, il Tevere pure. I mimi che attorniano il palazzo sono immobili sotto il sole di ottobre: una statua della libertà tutta bianca, un antico nobile tutto grigio, una mummia egiziana ... La folla è enorme, così come i venditori di tutti i tipi di oggetti, distesi su tappeti poggiati a terra.
Si riparte verso la periferia, sempre con la nostra scorta protettiva che non finiremo mai di ringraziare. Ora il traffico è più intenso e il percorso più lento. Pian piano arriviamo all'area attrezzata, ma la giornata non è finita: ci aspetta la seconda parte, non meno intensa e coinvolgente della prima. Lasciamo qualche camper fermo e ci avviamo verso il raccordo anulare.
A pochi chilometri da qui ci attende qualcuno di molto importante, almeno per noi. Sulla strada Nomentana, vicino al Raccordo Anulare, c'è un cancello che delimita un bel giardino con ulivi e piante da frutto. Immersa nel verde c'è una casa. E' una casa particolare, ampia, ma senza il lusso delle ville; accogliente, ma senza nessuna particolare ricchezza se non quella interiore: è la casa di prima accoglienza "Il Fiore del Deserto".
Lasciamo i camper in una piccola via laterale e, a piedi, percorriamo un breve tratto della Via Nomentana, non senza pericolo di essere investiti, visto il traffico.
Entriamo dal cancello del "Fiore del Deserto" all'imbrunire e dopo un breve viale alberato ci accoglie Agnese, una delle responsabili di questa struttura. E' una donna giovane e cordiale che ci viene incontro. Ci stringe le mani e la stretta è decisa, così come la sua determinazione in questa attività. Ci fa visitare il parco e poi entriamo nel salone, dove ci viene incontro anche un altro ospite, Arturo, il cane della casa, giocherellone nonostante la mole e che individua subito i bambini per scodinzolare allegro. Le sedie e il divano sono pronti per noi e non ci dispiace certo fermarci un po', dopo la lunga giornata in piedi. Il clima è cordiale, quasi familiare. Questo centro, con il suo carico di umanità, è uno degli obiettivi di aiuto che la nostra associazione ha deciso di supportare. Si tratta di un ambiente dedicato alle donne, soprattutto alle più giovani. Agnese ci spiega che la casa è stata data in uso gratuito da una congregazione di suore e che la loro attività è iniziata alcuni anni fa con lo scopo di dare una prima assistenza a tutte quelle ragazze che, per vari motivi, non sanno dove andare. Oggi ospita 12 giovani donne, la maggior parte tra i 15 e i 17 anni, ma c'è anche una piccola bambina di 3 mesi, arrivata lì assieme a sua madre da poco.
Le ragazze provengono per lo più dalla strada, dove hanno vissuto esperienze terribili, spesso strappate dalle loro umili case nelle nazioni più disparate dal sogno di un futuro facile e ricco in un paese come il nostro. Un vissuto negativo alle spalle e niente davanti: questo è lo stato di chi arriva qui, spesso inviato in convenzione dal comune o dal tribunale minorile. Si resta in questo ambiente e con queste persone per alcuni mesi e fino a due anni e si cerca di ricostruire fiducia oltre che cercare di imparare un lavoro, il senso della vita, la prospettiva di un futuro. L'associazione inoltre cerca di regolarizzare le ragazze trovando loro un lavoro e cercando di renderle indipendenti. Sono passate da qui ormai un centinaio di ragazze. I successi sono stati diversi, come però altrettanti gli insuccessi, con ragazze che finiscono di scontare i periodi imposti per uscire e ritornare alla vita di sempre; non è raro rivederle qui, dopo un po' di tempo e dopo essere ricadute nelle maglie della giustizia. E' un lavoro difficile per gli addetti, è una vita difficile per le ragazze e c'è bisogno di molte cose, materiali e morali. Alle prime rispondiamo anche noi, anno per anno, cercando di fornire il materiale necessario; per le seconde c'è bisogno di tutti, della comprensione, dell'affetto per l'impegno quotidiano, anche notturno, degli assistenti, della vicinanza con chi ha vissuto solo esperienze angosciose e la cui vita è vuota e distrutta, della solidarietà per tentare di dare loro una fiammella di futuro.
Prendiamo un caffè, ci offrono alcuni dolci. Visitiamo la nuova cucina che è stata donata dalla nostra associazione. Ma non è importante. Usciamo dalla casa per avviarci ai camper con nel cuore ciò che ci ha arricchito oggi, qualcosa di vero e intenso che non è possibile provare se non immergendosi, anche solo per un attimo, nella vita di chi non ha nulla. Ci fa riflettere, ci fa capire che ciò che facciamo, anche se piccolo, è importante; ma sopratutto ci fa convincere che l'impegno personale, quotidiano, anche nelle piccole cose, è il segno vero e più importante per realizzare quella solidarietà tanto sbandierata ma che spesso si limita a donare qualche spicciolo. Forse anche un sorriso, un saluto, una carezza, il non voltarsi dall'altra parte sono solidarietà, probabilmente quella vera e umana.
La giornata è finita; la fatica inizia a farsi sentire. Una breve cena nei camper e poi a letto. Domani inizia la parte turistica della trasferta. Alle 7 tutti "in pista" e con gli autobus ci trasferiamo verso il Vaticano dove ci aspettano le guide che ci aiuteranno a comprendere le migliaia di meraviglie contenute nei Musei Vaticani e ad ammirare la Cappella Sistina. L'inizio della mattina, però, non è molto incoraggiante: una lunga fila di persone (già alle 8 di mattina) attende di poter entrare nei Musei. Con pazienza cerchiamo di far passare il tempo, aiutati dall'allegria contagiosa dei bambini e da qualche battuta che a turno emerge dal nostro gruppone compatto. Siamo circondati da gruppi organizzati di molte nazionalità e di tutte le età che, tra uno sbuffo e l'altro, centimetro dopo centimetro, si avvicina all'agognata meta dell'ingresso. Alla fine ci arriviamo anche noi e la noia svanisce dietro i primi meravigliosi reperti: rimaniamo senza fiato dietro le vetrine che proteggono i coloratissimi sarcofagi egizi e due mummie perfettamente conservate e visibili. Proseguiamo tra una folla di gruppi e di singoli. La visita non è facile a causa della grande affluenza, ma non ci perdiamo anche perché abbiamo messo in mano alla nostra guida un palloncino di Arance di Natale che uno dei nostri bimbi conservava gelosamente nelle tasche dal giorno prima (si convince a tirarlo fuori solo dopo che gli promettiamo che ne avrebbe potuti avere dieci in cambio al nostro ritorno ai camper: un vero affare!!). I ragazzi che ci fanno da guida sono molto gentili, preparati e soprattutto cordiali. Ci aiutano a comprendere quelle innumerevoli meraviglie con parole semplici, ma che al tempo stesso mirano all'essenza delle cose: così riusciamo tutti a seguire, grandi e piccini, affascinati dalle statue, dagli arazzi, dalle cartine dell'Italia del tempo grandi come intere pareti, dalle sale affrescate da Raffaello e dagli allievi della sua bottega. Dopo qualche ora, infine, arriviamo al gran finale: la Cappella Sistina. Prima di entrare ci vengono spiegate la storia e tutti gli affreschi che sono in essa contenuti perché una volta entrati sarebbe stato difficile rimanere in gruppo. Nonostante la stanchezza (le schiene e le gambe sono ormai a pezzi) entriamo con rinnovata curiosità e si apre ai nostri occhi una delle meraviglie dell'umanità che trasmette potenza, ma al tempo stesso intimità e riflessione. Peccato che la permanenza in questa sala sarà breve: a causa di una bolgia di persone che occupa l'intera sala, quasi stipati, l'aria è soffocante e dopo alcune occhiate molti di noi decidono di uscire velocemente. Ora ci aspetta qualche ora di "libertà" a scorrazzare per le vie del centro, a mangiucchiare qualcosa negli innumerevoli bar e ristorantini che assediano il Vaticano e le aree turistiche. L'appuntamento è per il primo pomeriggio davanti al Colosseo, dove le guide ci aspetteranno per accompagnarci nella visita alle vestigia della civiltà romana repubblicana e imperiale. Piano piano passiamo per Piazza Navona, passiamo di fronte a Palazzo Venezia, ci fermiamo davanti all'imponenza dell'Altare della Patria e tra i Fori Imperiali e Colle Oppio scorgiamo in lontananza la sagoma inconfondibile del Colosseo e l'Arco di Tito.
Al nostro arrivo il primo gruppo di turisti con una guida era già entrata. Aspettiamo la seconda guida ed entreremo anche noi, ma, sorpresa: il Colosseo chiude alle visite prima del previsto, cogliendo di sorpresa tutti, guida compresa. Poco male: la guida è disponibile e simpatica e noi siamo rimasti in pochi ed è l'occasione giusta per avere con calma tutte le spiegazioni sulla storia di Roma, dalle origini alla decadenza della fine dell'Impero. Il lungo percorso, intervallato da spiegazioni e risposte alle nostre domande, si conclude quando è ormai buio pesto sulla Piazza del Campidoglio. Così, illuminata di notte, è veramente suggestiva e sembra essere la degna conclusione di una fenomenale giornata nel cuore della città Eterna.
Ma non è ancora finita: ci avviamo piano piano verso Trastevere, dove ci aspetta la cena tutti assieme per festeggiare, in un tipico ristorante romano, il nostro incontro e i 10 anni di vita di questa iniziativa. Prima però non può mancare una puntatina alla chiesa di S.Maria in Trastevere: dentro l'atmosfera è magica e ferma, densa di una religiosità popolare molto sentita che si concretizza ai nostri occhi nella statua di S.Antonio da Padova i cui piedi e le braccia sono letteralmente coperti da foglietti con le richieste di grazia. Al contrario, fuori, nella piazza antistante, la vita è in pieno movimento con famiglie e bambini che giocano tra le fioche luci dei lampioni e i mille turisti che cercano un localino tipico dove assaggiare le delizie culinarie di questa città, possibilmente al lume di candela. Non saranno delusi, ma noi, nel frattempo ci avviciniamo al nostro ristorante.
Il pranzo è allegro e le pietanze che ci portano saporite: siamo però un po' stanchi e i ristoratori hanno fretta di poter utilizzare di nuovo i nostri tavoli con altri avventori che aspettano in piedi. Mangiamo comunque con allegria e tra un canto e l'altro, tra un piatto di gnocchi alla vaccinara e una costoletta di agnello al forno, scoliamo le bottiglie di vino dei colli romani che vertiginosamente si avvicendano ai nostri tavoli.
Dopo cena, nella tiepida notte romana, con i mezzi pubblici, raggiungiamo l'area attrezzata e vi assicuro che il sonno ci coglie velocemente, grandi e piccoli.
Mattina del martedì: è l'ultimo giorno e già si inizia a sentire l'aria del rientro. Anche il tempo sembra averlo colto e in cielo le nuvole iniziano pian piano a sostituire il sole splendente che ci ha accompagnato per due giorni. Ma abbiamo ancora una tappa, non meno affascinante di quelle degli altri giorni. Ci spostiamo a Tivoli, pochi chilometri da Roma, per visitare uno dei patrimoni mondiali dell'Unesco: Villa d'Este.
All'ingresso non sappiamo ciò che ci attende e, dopo esserci muniti di biglietti e guide acustiche, affrontiamo il chiostro del piano superiore che non fa presagire le magnificenze delle sale del piano inferiore e dell'ampio giardino. Scendiamo le scale e già lungo il corridoio iniziamo a comprendere lo spirito dell'opera, ammirando le diverse fontane alloggiate lungo la parete e adorne nei modi più disparati. Ma la meraviglia si manifesta in tutta la sua potenza quando arriviamo nel giardino e, dall'alto, iniziamo a coglierne l'ampiezza e la complessità. Le 1000 fontane che lo ingombrano derivano tutte da un ingegno idraulico notevole che, una volta deviato il corso del fiume Aniene, sfrutta la forza di gravità e la pressione dell'acqua per far zampillare in ogni dove acqua limpida e fresca, per farla confluire nelle peschiere centrali profonde 4 metri. Tra antichi e contorti alberi e siepi di bosso centenarie che delimitano il cammino, ci accorgiamo sia delle fontane maestose e coreografiche (come la fontana che suona, sì, suona a mezzogiorno tramite l'aria che, spostata dall'acqua che fluisce, alimenta un organo!!) che di quelle piccole e nascoste nelle nicchie, ma anche delle vie previste per l'acqua anche sui corrimani delle scale che agevolano il percorso in giardino. La sensazione è di pace e serenità, a tal punto che a un certo punto ci coglie la stanchezza che ci fa sedere ai bordi delle peschiere o delle fontane; sembra che l'acqua, col suo fluire lento o veloce sia riuscita, per alcuni momenti, a sommergere anche le nostre anime, ripulendole dalle impurità della vita. La visita è finita, peccato. Si fa mezzogiorno e ci avviamo verso i camper per un rapido spuntino, visto che nel pomeriggio, tra le nuvole che si addensano e i temporali in arrivo ci aspetta il ritorno con un viaggio abbastanza impegnativo.
Ci salutiamo, i camper partono alla spicciolata; siamo contenti di aver conosciuto nuovi amici e di aver scoperto cose nuove, per gli occhi, per il cervello, per il palato, ma anche per il cuore.
E' stata una bella avventura, un misto di turismo e solidarietà, di cultura e di amicizia, nello stile dei viaggi organizzati da questo gruppo, in paesi lontani come la Russia, l'Ucraina, la Turchia, la Palestina o più vicini come la Croazia, la Bosnia o la nostra splendida Italia. In tutti i viaggi, sempre ben organizzati, c'è spazio per il turismo e le visite, ma c'è spazio anche per le consegne dei materiali necessari spesso alla sopravvivenza di chi è meno fortunato di noi.

Giuseppe Maio
 


Programma raduno
 

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