“E CHIUDERE GLI OCCHI PER FERMARE QUALCOSA CHE E’ DENTRO DI ME …

TU CHIAMALE SE VUOI … EMOZIONI”

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"Fra poco devi fare un breve discorso" dice Franco Zocca, il nostro Presidente, mentre aspetto l'arrivo delle autorità per la cerimonia di consegna della prima lastra di ardesia, seduta tranquillamente su una panchina davanti all'Abbazia di San Colombano a Bobbio. "Sei tu il capogruppo!", aggiunge.
All'improvviso mi sento fuori equilibrio, sono smarrita, angosciata, preda del panico. Che fatica controllare tutte queste emozioni, tutta la mia persona si ribella, ma cosa vado a raccontare? Detesto parlare in pubblico, sono timida. "Roberta, coraggio fai ordine dentro di te" mi dico. Quando arriva il mio turno, in qualche modo esprimo il mio pensiero, non ricordo quello che ho detto ma mio marito mi assicura che non ho proferito stupidaggini.
Questo momento l'ho ripetuto, con tutti i miei limiti, ad ogni cerimonia dove è avvenuto lo scambio lastra di ardesia-terra: a San Colombano al Lambro, a Milano nella Sala Alessi di Palazzo Marino, a Luxeuil-les-Bains, a Skerries, a Dublino nell'Istituto Italiano di Cultura, a Galway all'Università di Archeologia. A posteriori posso proprio dire che è stata una bella sfida per una persona come me, schiva, impacciata, poco disinvolta in pubblico!


Inizia così, con un tuffo al cuore e con la notizia che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha destinato una medaglia, quale suo premio di rappresentanza, al viaggio "Pilgrim 2013: il cammino di San Colombano dall'Italia all'Irlanda in camper". Un viaggio che fin da subito mi ha affascinata, intuendo che non fosse una vacanza, ma un'esperienza speciale e unica.


Sulla tangenziale di Milano, sotto una pioggia battente, avvengono le ultime consegne. I gavoni dei camper si riempiono di bottiglie di Vin Santo, di Barolo, di Passito, Parmigiano Reggiano, colombe, salami, coppa, culatello. Vengono caricate con cura anche le preziose lastre di ardesia su ognuna delle quali è incisa a mano una lettera e un'arcata del Ponte Gobbo, simbolo di Bobbio. Unendo le lastre si vede il ponte per intero, simbolo del progetto "Peregrinus", e si legge "Totius Europae" in omaggio a San Colombano che usò per la prima volta questa espressione 1400 anni fa e per questo Papa Benedetto XVI, nel 2008, lo definì "santo europeo".
Accompagnano le lastre piccole bottigliette di olio d'oliva, da utilizzare per nutrire l'ardesia ed esaltarne il colore. Tutti doni da lasciare, nelle varie tappe del nostro cammino, agli amici di San Colombano che ci attendono in Francia e in Irlanda.


Salutiamo gli altri camperisti presenti che non possono partecipare al viaggio e che un po' c'invidiano.
A Manuela Bertoncini, Presidente dell'associazione culturale Green Butterflies, ideatrice del progetto "Peregrinus" e collaboratrice nella preparazione dell'itinerario del viaggio "Pilgrim 2013" organizzato per noi nei minimi dettagli, alle instancabili e laboriose Vanessa Roberta e Manuela, Luisa la giornalista, diciamo: "Arrivederci a Bangor!". Ci raggiungeranno in quella città, in aereo, il 2 aprile.
I giorni seguenti li ricordo con gioia rara, tre giorni intensi di impegni e incontri, a Bobbio, a San Colombano al Lambro, a Milano, sempre accompagnati dal calore degli amici camperisti della nostra associazione Arance di Natale, i quali ci hanno incoraggiato e sostenuto, ci hanno fatto sentire importanti e privilegiati in quanto pionieri di un percorso "Il cammino di San Colombano" che aspira a diventare il XXX Itinerario Culturale Europeo.
Ora la festa è finita, tocca a noi, dobbiamo camminare con le nostre gambe! Quanti dubbi, quante domande. Avrò la tenacia nel sopportare le avversità? L'astuzia nell'aggirare gli imprevisti? Il coraggio fisico quando le forze e la stanchezza si faranno sentire?


A Luxeuil-les-Bains in Francia faceva un gran freddo. Ci ha accolto con grande calore Jacques Prudhon, Presidente dell'associazione Les Amis de Saint Colomban. Ci ha accompagnato a visitare il centro storico e poi ad Annegray, il luogo dove il santo eresse il primo monastero, distante 15 Km da Luxeuil. In quel sito abbiamo preso un po' di terra per donarla, insieme alle altre ricevute lungo il percorso, a San Colombano a Bobbio.
La visita continua spostandoci di pochi km, percorriamo una strada che si fa sempre più stretta e inizia a salire passando in mezzo a boschi brulli, gli alberi sono spogli, attaccato alle cortecce spicca il muschio di un colore particolarmente brillante che dà un tocco di colore. Il cielo è grigio, la nebbia nasconde l'orizzonte, scende un leggero nevischio e il freddo è pungente. Arriviamo alla grotta dove il santo amava ritirarsi in preghiera e dove è stata eretta una piccola chiesa, tuttora frequentata da coloro che cercano ristoro per l'anima. Accanto all'ingresso timidamente compaiono i primi fiori dei bucaneve, quasi non si vedono, nascosti come sono sotto uno strato di brina. Questo fiore apparentemente fragile, riesce a resistere a temperature rigide, in lui c'è la forza, la tenacia, è come dicesse: "Coraggio la primavera è poco distante ... sta per arrivare!". Tutto intorno è silenzio, interrotto solo dallo scoscio d'acqua zampillante che scaturisce dalla roccia.
Monsieur Prudhon è una miniera di informazioni, ci ha trasmesso la passione e l'attaccamento al suo territorio prodigandosi a risolvere ogni nostro problema. La sua disponibilità ci ha fatto sentire benvenuti e ospiti graditi.


Si parte, rotta verso il nord e l'Irlanda, quest'isola dal clima bizzarro. Ci aspettavamo di incontrare tanta pioggia, che arriva però solo il ventesimo giorno, quasi di nascosto, durante la notte, mi verrebbe da dire finalmente. Avevo portato tante scarpe perché se le scarpe si bagnano, poi impiegano tanto tempo ad asciugare. Oppure è un segno di San Colombano? Guarda a caso, abbiamo avuto la pioggia dopo aver consegnato l'ultima lastra di ardesia.
In compenso abbiamo trovato la neve, fenomeno che qui succede raramente, ci dicono i locali. Di neve ne abbiamo trovata, eccome! Ci stavamo trasferendo ad Enniskerry per visitare Powerscourt House, situato ai piedi dei monti Wicklow, 19 Km a sud di Dublino. Nonostante la quota modesta (924 m slm), li chiamano i monti di Dublino, zona selvaggia e scarsamente popolata, dichiarata parco nazionale. Imbocchiamo una strada inizialmente pianeggiante e stretta e costatiamo che, ai lati, la quantità di neve accumulata da una nevicata precedente, aumenta. Quando iniziamo a salire, tramite CB un equipaggio trasmette la notizia che una signora, vedendoci passare, è accorsa per informarci che la strada, al passo, è interrotta causa neve. Dobbiamo tornare indietro. Ma fare manovra con i nostri mezzi e in dodici equipaggi non è semplice, figuriamoci in una strada stretta con neve e ghiaccio! E' stata una bella avventura, che in un viaggio non guasta mai.


L'Irlanda del Nord è un'entità complessa, divisa tra due comunità culturalmente differenti, gli unionisti e i nazionalisti. Entrambe sono rappresentate in base alla loro appartenenza religiosa: gli unionisti sono principalmente protestanti, mentre i nazionalisti sono principalmente cattolici romani. Negli anni settanta e ottanta vi furono sanguinosi conflitti, cessati negli anni novanta.
A Bangor, Padre Josef ci ha ospitato nell'area dietro la chiesa parrocchiale di St. Comgall, mettendo a nostra disposizione il bagno e l'acqua tanto preziosa per riempire i serbatoi dei camper. Avevamo anche bisogno di un luogo dove poter fare la nostra quotidiana riunione di verifica e programmazione della giornata successiva e Padre Josef ci ha messo a disposizione il suo studio.
La sera, i ragazzi e le ragazze della scuola hanno preparato uno spettacolo di balli e musiche facendoci costatare che in Irlanda è viva la passione per la musica seguita da una gustosa cena. Alle due comunità, quella cattolica e quella protestante, sono state consegnate due lastre perfettamente uguali. E' stato sicuramente un momento molto emozionante, siamo stati testimoni di una pacifica convivenza. Abbiamo terminato partecipando alla celebrazione della Messa dove era presente il Vescovo di Bangor. La grande accoglienza che ci hanno fatto ha stabilito legami di amicizia ed è stata espressione di fratellanza vera.


I mulini a vento Don Chisciotte li scambiò per pericolosi giganti, in me suscitano sempre un certo fascino, così pittoreschi e bizzarri! In passato con le loro grandi pale catturavano l'energia del vento che serviva per macinare il grano. Ora non li costruiscono più, sono stati sostituiti dalle centrali eoliche, per produrre energia pulita, ma è tutta un'altra cosa.
Skerries è un villaggio situato sulla costa del Mare d'Irlanda. Abbiamo sostato accanto al Museo dei Mulini, all'interno di un parco vicino ad un mulino a vento e ad un laghetto abitato da anatre e germani. Uccelli fatti per nuotare, ma anche se sono nell'acqua le loro piume sono sempre asciutte: col becco frugano fra le piume della coda, prendono un pezzetto di grasso e lo spargono su tutte le piume rendendole impermeabili.
Nel pomeriggio andiamo al porto e ci accorgiamo che le acque sono frequentate da gigantesche foche intente a consumare un lauto pasto e che ogni tanto affiorano con il loro musetto, sbuffando. Con mio marito siamo rimasti incantati ad ammirarle, per diverso tempo.
La sera salutiamo i nostri amici per l'ospitalità e per il concerto che ci hanno organizzato.


All'Istituto Italiano di Cultura a Dublino le cose non sono andate proprio per il verso giusto e l'accoglienza che ci hanno riservato rispecchiava il clima esterno, cioè gelido. Manuela ha presentato il progetto "Peregrinus" nei minimi dettagli ma, al momento della cerimonia, la consegna dell'ardesia non è avvenuta, la lastra l'abbiamo fatta solo vedere e poi riportata a casa.


In Irlanda mangiano a tutte le ore. Ci adattiamo ai loro ritmi e siccome sono le 18 e ci troviamo nel quartiere di Temple Bar a Dublino entriamo in un pub, uno dei più conosciuti, disposto su tre piani, ma pieno zeppo di persone, quasi tutti giovani, mi guardo attorno e della nostra età ce ne sono pochi. Non c'è posto per sedersi e bisogna aspettare, intanto abituiamo i nostri timpani al volume piuttosto alto del ricco repertorio di musica tradizionale irlandese, suonata dal vivo, che ci fa venire un po' di brio.
I giovani indossano vestiti sbracciati, sicuramente dentro il locale fa caldo e poi la birra fa la sua parte, specialmente dopo averne bevuto diversi boccali. Ma l'incredibile è che gli stessi giovani li vedi girare lungo le vie della città, dove le temperature sono decisamente rigide, con abiti leggeri. Quando li incontro quasi mi sento a disagio vestita con giacca imbottita, sciarpa e cuffia.


All'Università di Archeologia di Galway ci ha accolti il professor Newmann che, orgogliosamente, ci ha fatto conoscere la storia e guidato alla cappella dedicata a San Colombano. E' seguita la consegna della lastra di ardesia, che sarà esposta in un edificio ancora in costruzione, e una squisita colazione. Abbiamo rafforzato l'amicizia appena nata, invitando il professore, un suo amico e le relative consorti al campeggio, per una cena improvvisata. Anche se la saletta era un pò piccola per contenere una trentina di persone, abbiamo trascorso una serata in compagnia, tra un bicchiere di vino, un piatto di pastasciutta, salmone, musica irlandese suonata con la fisarmonica, alternati da brindisi e canti italiani. Questo momento semplice di festosità è stato un dono prezioso, vissuto a diretto contatto con le persone e le loro tradizioni che ci ha fatto entrare in contatto con l'Irlanda più autentica.


Il giorno dopo siamo alle scogliere di Moher che scendono a picco sull'Atlantico, perennemente battute dal vento, area protetta dove trovano rifugio tanti uccelli. Siamo fortunati, oggi il sole va e viene. Il campeggio prenotato, il "Nagle's Doolin" è poco distante, situato in una zona piuttosto brulla dove si vedono solo pecore e mucche al pascolo. Il fascino primitivo di queste terre infonde un senso di pace. Il campeggio è proprio gradevole, situato vicino al mare con ampie piazzole asfaltate, erbetta verde tutto attorno.
Vado a fare un sopralluogo e vedo una sala vicina ai servizi incredibilmente spaziosa, munita di tavoli, panche, lavelli d'acciaio, cucina funzionante a gas. Questa è un'opportunità che bisogna sfruttare! Spargo la voce e subito il gruppo si anima "Ci vorrebbe del pesce, ma il campeggio è isolato e lontano da negozi" dice qualcuno. "Chiediamo al gestore" replica qualcun altro. In breve tempo siamo organizzati: Giulio Nadia Giorgio e Rita di Genova si rendono disponibili insieme con Gabriella ad andare a comprare il pesce ma, soprattutto, a cuocerlo e il gestore ci accompagna con il suo pulmino dal pescivendolo. E' stata proprio una bellissima serata trascorsa in amicizia e allegria, spendendo una cifra irrisoria. Grazie genovesi, grazie Gabriella dello squisito pesce che ci avete cucinato.


Visita della penisola di Dingle, paesaggio magnifico, vedute spettacolari sul mare dalla strada panoramica che fa il giro della penisola. Lungo la stretta strada abbiamo incontrato un bus turistico che viaggiava, per fortuna, nel nostro senso di marcia e che ci ha fatto da apripista, ma se lo incontravamo in senso contrario cosa succedeva? Ci fermiamo con i camper in un ampio spazio al lato della strada per ammirare il panorama e fare qualche scatto, quando dall'altra parte compare sopra una rupe un signore infuriato, munito di un'accetta da taglialegna. Ci urla "camon, camon", chissà per quale motivo era così infuriato, non lo abbiamo capito, noi però ce ne siamo andati alla svelta.


Arrivati in Italia siamo ritornati dove eravamo partiti: a Bobbio.
La consegna delle terre ricevute in dono durante il viaggio è stato un momento profondo, intimo, inaspettato che ho vissuto insieme a Monsignor Coletto e a mio marito. Donare a San Colombano la terra, la Grande Madre, insieme alle fatiche, ai momenti di amicizia vissuti durante il cammino, sono state il completamento, l'appagamento del passato del presente e del futuro. Questa riunione con la divinità attraverso il sacrificio (le terre sono state deposte sull'altare) ha portato il cielo sulla terra, vi è stata la quadratura del cerchio, ma un cerchio che evolve, produce e genera speranza.


Mi viene in mente un pezzo di una canzone di Lucio Battisti: "E chiudere gli occhi per fermare qualcosa che è dentro di me, ma nella mente tua non c'è. Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi ... emozioni".
La faccio mia: questo viaggio sicuramente non perfetto, ma esclusivo, è stato un'esperienza di vita, rimarrà impresso nella mente e nel mio cuore, è quel qualcosa in più che mi fa un po' più grande.


Roberta Baratta


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