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Non soltanto la Lega ha i suoi delicati razzismi. Il male è contagioso. A livello governativo, il morbo si è diffuso ampiamente, se si è arrivati alla spaventosa norma sulla "Medicina anti-clandestini". A livello "popolare", di noi gente comune ovvero non politici, basta affacciarsi fuori del proprio giardino per essere considerati con il pregiudizio che vi fa sospettosamente forestiero.
Anni fa a Ravenna parlavo con un commerciante. Mi chiese da dove provenissi. Rimini, gli risposi. Commentò in dialetto: "Ostia, siete di giù...". Una studiosa ravennate, nell'intervallo di un convegno storico, mi chiese scusa se riteneva Rimini una "fogna". Un ex ambasciatore, originario di Cesena, mi raccontava con raffinata eleganza di aspetti della vita riminese, con quel tanto di aristocratico disprezzo che lo aiutò nel definire "mafiosa" la mia città.
A Cesena esce un volume in cui un riminese scrive cose inesatte al limite della diffamazione contro altri riminesi. E gli amici cesenati si giustificano accusando noi riminesi di essere litigiosi.
Sono uno di quelli presi per i fondelli: è stato scritto all'incirca che un nostro libro del 2004 ricalca un testo storico ottocentesco tranne che nella copertina. Il sottoscritto vi ha composto le vicende cittadine dal 1859 al 2004. La "pagella" apparsa a Cesena fa semplicemente ridere. Ma quelli che hanno pubblicato il volume cesenate, ci fanno sapere ufficiosamente di non coinvolgerli nelle nostre beghe interne.
Non si accorgono che la responsabilità dell'accaduto è loro, in quanto editori ufficiali del volume di una società alla quale siamo iscritti con regolare versamento di quota. Ovvero dovremmo pagare questa quota per farci offendere...
Tu gli spedisci le dimissioni, e non ti rispondono. Gli mandi una relazione da trasmettere ai "probi viri" e fanno finta di niente... Allora trasmetto un fax per chiedere conferma (nessuna risposta anche stavolta). E mi firmo "Ariminensis natione, non moribus", riecheggiando il passo dantesco della lettera a Cangrande (Ep. lat. 343).
Ed aggiungo a mo' di placida beffa, tanto per dire che riminese sono sì ma non troppo, una tabella con la "composizione del DNA geografico, secondo il metodo Druger-Kazzman", così concepita: 50% di origine forlimpopolese, per il ramo materno; 25% di origine riminese, 15% di provenienza toscana e 10% di influsso dalmata per il ramo materno.
Soltanto dopo il fax, alleluja, è stata data notificazione scritta di ricevimento delle precedenti missive.
Su questi fatti ho pubblicato tempo fa in un blog appartato un testo sanamente satirico. Lo riporto qui per dimostrare che non sono litigioso come i riminesi sono considerati a Cesena. E che ho intitolato "La cultura non è un derby di calcio", in una sezione dedicata alle "patologie riminesi". Antonio Montanari Testo pubblicato in vari blog il 6.2.2009 |
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