Tempio malatestiano, sgarbi e bugie. Lettera cestinata dal Corriere Romagna, 2011. |
11 gennaio 2011, rispedita il giorno 13. Condivido lo stupore espresso da Nicola Gambetti per le male parole rivolte nel Tempio malatestiano di Rimini al giovane straniero entratovi con la papalina in testa (Corriere, 11.1). Ma qualcosa di peggio accade all'ombra del Tempio, quando si continua a diffondere il mito esoterico dei suoi "enigmi" da parte di chi, per legami con istituzioni ecclesiali cittadine, dovrebbe essere portato a non prestar fede ad interpretazioni di derivazione massonica. So di dire cose che possono farmi guadagnare le fiamme dell'Inferno. Per fortuna non più quelle dei roghi reali ai quali un papa pensò per via allegorica proprio per Sigismondo, quando il 26 aprile 1462 tre fantocci raffiguranti il signore di Rimini furono bruciati in altrettanti diversi punti di Roma, ed il giorno seguente Pio II emanò la bolla "Discipula veritatis" per scomunicarlo ed interdirlo. Ma le fiamme dell'inferno per uno freddoloso come me, sono preferibili al viaggiar ignudi nelle gioie paradisiache fra molti "usi a obbedir tacendo e mentendo a tradir". Proprio per aver scritto cose vere ma sgradite all'alto del Cielo riminese circa due libri che mi erano stati consegnati per recensione sul settimanale "il Ponte" a cui collaboro dal 1982, sembra che sia stato imposto il divieto di ospitare analoghi articoli nella sezione letteraria del giornale. Rispetto la massoneria, anche per aver avuto un congiunto onorato dal grado 32. Ma non condivido le invenzioni che essa diffonde circa gli "enigmi" del Tempio. Per "leggere" il quale basta munirsi di buoni testi, senza inventare nulla. Ricordandosi del principio evangelico: "il tuo dire sia sì, sì, no, no, il di più viene dal demonio" (Matteo). Per gente di fede che lavora attorno ad un Tempio cristiano, oggi pure basilica cattedrale, dovrebbe bastare per non raccontare bugie o frottole esoteriche diabolicamente confezionate. Antonio Montanari |
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