L' ACQUEDOTTO TERESIANO A TRIESTE

—————— Progetto Theresia ———————







Nel 1990 è stato avviato il Progetto Theresia — Indagine storico/documentaria sull'acquedotto voluto dall'imperatrice Maria Teresa per la Trieste emporiale del XVIII secolo. Il ciclo di studi, a carattere interdisciplinare, riguarda principalmente i campi della ricerca archivistica e bibliografica, della documentazione topografica e fotografica, della verifica idrologica e geologica, e della descrizione architettonica e tecnico-morfologica delle opere idrauliche ipogee legate all'acquedotto Teresiano. Più specificatamente sono previste cinque fasi di ricerca:
Fase 1 - Ricerca, analisi ed acquisizione dei documenti archivistici (piante, mappe, atti e progetti) e delle informazioni bibliografiche disponibili sull'argomento.

Fase 2 - Definizione, localizzazione ed esplorazione di tutti i manufatti ipogei ancora esistenti legati all'acquedotto Teresiano, impiegando le opportune tecniche di progressione speleologica e speleosubacquea.

Fase 3 - Accertamento e documentazione dello stato in cui si trovano oggi le varie opere nel sottosuolo, con verifica della staticità delle strutture, della presenza di riempimenti e di eventuali inquinanti. Sono inoltre previste campagne di monitoraggio delle acque sotterranee.

Fase 4 - Ripristino e consolidamento delle opere ipogee più importanti, con il coinvolgimento di autorità pubbliche ed organi privati.

Fase 5 - Divulgazione finale dei dati conclusivi delle ricerche. Durante lo svolgimento delle fasi preliminari di studio, saranno comunque avviate delle iniziative di divulgazione preliminare, con conferenze, proiezioni di diapositive, articoli, pubblicazioni e relazioni a congressi specialistici. A chiusura del progetto è prevista la realizzazione di una mostra specifica sull'argomento e la stampa di una pubblicazione che raccolga tutti i dati emersi dagli studi e dalle esplorazioni.
Al momento attuale (1997) possono considerarsi pressochè ultimate le fasi 1, 2 e 3. Si stanno analizzando, invece, i notevoli problemi inerenti la fase 4: sono tuttavia già state identificate le opere sotterranee più bisognose di lavori di ripristino e di iniziative di tutela:
1) Il Capofonte (CA 1 FVG-TS), opera semisotterranea dalla quale prendeva origine l'acquedotto teresiano. Sono necessari ridotti lavori di sistemazione della facciata (dove è presente una lapide settecentesca), la sistemazione dell'accesso (con riparazione del portone metallico ed ampliamento del vano d'ingresso) ed alcune opere interne per la sistemazione dei bacini di filtraggio. È da prevedere inoltre il monitoraggio degli ingenti fenomeni di cedimento in atto nella galleria interna di alimentazione. Tali lavori permetteranno la piena conservazione dell'opera, che si trova già oggi in discrete condizioni, e la possibilità di procedere in ulteriori ricerche, come il monitoraggio delle acque interne o lo studio della ricca colonia di Niphargus spinuliphemur presente nella prima vasca di filtraggio.

2) La galleria Secker/Tschebul (CA 14 FVG-TS) opera sotterranea di captazione delle acque presenti nella parte bassa della vallata di San Giovanni. Sono necessari i seguenti lavori: riapertura dell'entrata murata posta nell'aiuola retrostante la chiesa di San Giovanni (piazzale Gioberti) con scavo di un breve pozzetto d'accesso e la posa di un portello metallico, pulitura della scala a spirale interna, asporto dei detriti presenti sul fondo del pozzo e ripristino del corretto flusso delle acque nella galleria. Detti interventi permetteranno il ritorno alle condizioni originali dell'opera idraulica e faciliteranno le esplorazioni del ramo interno della galleria, attualmente inaccessibile causa una frana di materiali instabili.
Dopo aver ricevuto parere favorevole dall'Amministrazione Comunale (lettera prot. n. 176 21/20/36 1/96), quest’ultima cavità si trova ora al centro di un vasto programma di recupero e valorizzazione. Il complesso presenta infatti numerose caratteristiche tali da permettere il rapido avvio di una opportuna azione di valorizzazione e salvaguardia:

1) Il manufatto si presenta in buone condizioni di conservazione;
2) I costi necessari per i lavori di sistemazione sono contenuti;
3) Non vi sono particolari controindicazioni per quanto riguarda
i lavori da effettuarsi all'esterno.

I due accessi ancora agibili sono posizionati rispettivamente sulla sede stradale di via San Cilino (difficoltà di utilizzo e posizionamento pericoloso) e nell'aiuola posta alle spalle della chiesa di San Giovanni Decollato (pozzo verticale di disagevole percorribilità). I lavori che coinvolgeranno la galleria Secker/Tschebul, si prefiggono i seguenti obiettivi:

1) Conservazione dell'opera. Sono stati riscontrati segni di visite da parte di ignoti, che sono entrati senza alcuna autorizzazione dalla botola di via San Cilino;
2) Avvio dei lavori di pulizia. Asporto dei rifiuti e dei materiali accumulati alla base dei pozzi verticali;
3) Continuazione delle esplorazioni. Con un accesso facilitato sarà possibile la ripresa delle esplorazioni nel ramo Sud-Ovest (interessato da ingenti depositi di argilla), nel ramo Nord-Est (occluso da una frana) e nel cunicolo di sfioro;
4) Continuazione delle operazioni di monitoraggio dei flussi idrici interni (misurazione della temperatura, del livello e delle caratteristiche chimico/fisiche dell'acqua);
5) Avvio di nuovi lavori di studio e ricerca nel campo della geologia, architettura, ecc. (in collaborazione con istituzioni pubbliche e private).

Inizialmente era prevista l'apertura dell'accesso pedonale originale del pozzo, posto nell'aiuola alle spalle della chiesa di San Giovanni. Tale accesso pedonale risultava, da testimonianze raccolte, agibile ed ancora utilizzato alla fine della seconda guerra mondiale, in quanto la galleria Secker/Tschebul veniva impiegata come rifugio antiaereo per la popolazione locale. Il dislivello fra gli ultimi scalini interni del pozzo e la superficie esterna sono stati però recentemente stimati, con nuove misurazioni, in almeno 4 m. Qualsiasi lavoro per rendere agibile l'accesso originale prevede quindi la realizzazione di un pozzetto, oppure di una trincea, profondi circa 4-5 m. Questa circostanza avrebbe comportato un ingente scavo ed un notevole impatto sull'area circostante.
Per ovviare a tali inconvenienti é stata ipotizzata una nuova soluzione: il riutilizzo, previa sostituzione della botola originale, del pozzetto verticale già esistente. Sono dunque previsti i seguenti lavori:

1) Eliminazione della botola attuale in pietra di scarso pregio (la stessa verrà comunque consegnata ad una struttura museale cittadina);
2) Posizionamento di una nuova botola metallica, munita di chiusura a chiave ed installata in posizione leggermente sopraelevata, a circa 10 cm dal livello del terreno;
3) Creazione di un bordo largo 60 cm attorno alla botola, realizzato con piastrelloni in conglomerato cementizio, in modo da ottenere una piazzola di circa 200 x 200 cm;
4) Posizionamento di una ringhiera alta 100 cm attorno alla botola (munita di cancelletto), in modo da evitare pericoli di caduta quando la botola risulta in posizione aperta;
5) Posizionamento di una scala metallica verticale all'interno del pozzetto;
6) Posa di una targa con indicazioni sulle caratteristiche storiche dell'opera sotterranea e sulle eventuali modalità di visita;
7) Creazione di un sentiero di accesso realizzato con piastrelloni di conglomerato cementizio, collegato con il bordo più vicino dell'aiuola.

L'effettuazione dei lavori così come sopra evidenziato permetterà di raggiungere un duplice risultato: agevolare l'accesso alla galleria Secker/Tschebul, senza portare a modificazioni rilevanti del patrimonio arboreo presente nell'aiuola sovrastante.
Una più facile frequentazione della meglio conservata galleria dell'acquedotto Teresiano comporterà l'avvio di ulteriori studi e ricerche, aprendo di fatto una nuova fase mirata alla conoscenza ed alla conservazione di questo importante resto della più interessante opera idraulica cittadina.

A cura di Paolo Guglia, Società Adriatica di Speleologia, Sezione di Speleologia Urbana.


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