14 marzo 2004 "dal Cucuzzone al Borgo Antico di San Zaccaria" |
Il vasto territorio (50 Km²) del Comune di San Gregorio Magno si estende da zone collinari pianeggianti, a coste pedemontane in corrispondenza dei versanti meridionali della Riserva Naturale dei Monti Eremita-Marzano, sino a numerose cime superiori ai 1000 metri: il Saracino (1425), la Serra Melara (1294), la Vaccara (1151), il Mojo (1286), del Tuono (1291), il Casolare (1102) ed infine il Monte Cucuzzone che sovrasta il paese.
Il centro abitato sorge in posizione mediana, a spartiacque, rispetto a due vaste depressioni carsiche: una ad ovest precedentemente occupata dal Lago di Palo e dai Piani di Buccino, l’altra ad est ancor oggi denominata il Pantano di San Gregorio (anche se prosciugato parzialmente nel 1886 e definitivamente nel 1930) legato profondamente alla storia ed alla economia di San Gregorio Magno.
Con l’intento di dar inizio alla scoperta di cime montuose poco o niente conosciute, abbiamo deciso - forte dell’esperienza di Ennio Capone - di proporre una escursione, con grado di difficoltà fra il facile ed il medio, che presenta aspetti ambientali inediti (il Monte Cucuzzone) ed è seguita da due “esplorazioni”: la prima nella Zona Archeologica, ricca di insediamenti rupestri (molto simili ai “Sassi” di Matera), la seconda nelle Grotte di via Bacco, da secoli adibite a serbare a temperatura tra i 10° ed i 12° quel vino che i Sangrujsi considerano “alimento e non bevanda”, come ben sottolinea il consigliere comunale Gregorio Policastro.
Utilizzeremo un pullman che, in poco più di un’ora da Salerno - dopo il saluto alle Autorità nell’Anfiteatro Gregoriano - raggiunta la Contrada Ferrante (560 m), costeggiata la Spina dell’Acero e superata la zona “funtuanedda” alias Sorgente Pagani (660 m), ci lascerà ai 900 metri del Valico del Peticchio.
Un immenso senso di pace e di silenzio ci avvolgerà appena scesi dall’automezzo: la dorsale sub-appenninica costituita dai monti Saracino, Muoio, del Tuono, Railata ci guarderanno da lontano lanciando pressanti inviti per prossime escursioni … alla ricerca del fiore del calicanto! Sarà la possente voce di Vito Robertazzi a parlare in loro vece, dando nome certo a quei luoghi a lui ben noti; il Serrone di Santa Maddalena, le Ripe di Cuartaral, il Vallone Antico, il Muoio, il Truono, il Vallone di Railata, la Valle di Santa Ducata, i Vuccoli, i Carretiedd…
Zaino in spalla, il percorso sterrato ci porterà, dopo un’ora di cammino, alla prima meta: l’ampio pianoro delle Piscine destinato al pascolo di greggi ed armenti e sovrastante la Costa della Reia.
Ulteriori emozionanti scorci panoramici mozzafiato ci appariranno, avanzando man mano, finché prenderemo contatto visivo, in basso, con gran parte del centro abitato di San Gregorio Magno, mentre a sinistra i primi monti della Lucania (Monte dell’Armi e Monte Marmo) saranno splendida cornice alla vasta conca del Pantano. Visibili ad est, arroccati sui monti, gli abitati di Ricigliano, Balvano, Romagnano al Monte (vecchio e nuovo insediamento); di fronte Buccino e, sul fondo, l’imponente massiccio dei Monti Alburni con Sicignano ed il colle di Castelluccio Cosentino (meta di nostra precedente escursione). A destra, infine, Palomonte ed i Monti Marzano ed Eremita.
Ripresa la marcia verso nord-ovest, dopo due ore di cammino, per lunghi tratti su di un tappeto erboso, troveremo sul “cucuzzolo” pietroso del Monte Cucuzzone una piastra metallica cementata in una roccia: il punto geodetico posto a 1141 metri dall’Istituto Geografico Militare.
La successiva lunga, ed a tratti aspra, discesa verso la Contrada Lavanghe ci permetterà, in Località Pozzi di Auriglio, a quota 540 metri, di ammirare una ara funeraria in pietra di epoca romana, recentemente recuperata da Onofrio Grippo, assessore comunale ai beni culturali. Verisimile la possibilità che in tale sito “Vagni” possano ritrovarsi altri importanti reperti archeologici per la presenza di ville di epoca romana, data la vicinanza del colle ove oggi Buccino sorge sulle vestigia dell’Antica Volcei.
Risaliti in pullman ritorneremo verso San Gregorio Magno per visitare la Zona Archeologica del Borgo Antico di San Zaccaria. I segni tangibili dell’insediamento monastico avvenuto fra il IX ed il X secolo saranno sotto i nostri occhi: le numerose grotte ed i ruderi delle mura di cinta del Monastero Benedettino, dell’abside e del muro della Chiesa e, in primis, della Torre di avvistamento a base quadrata (furono i Normanni a trasformare la struttura in una piccola fortezza, al pari di quanto residua sul colle Sant'Angelo a Scorzo di Sicignano degli Alburni).
Un rudere ferito che si staglia alto fra la vegetazione, a mezza strada fra la conca carsica ed il colle, mostrando ancora una feritoia, superba vedetta a protezione di genti laboriose … questo l’attuale aspetto di quanto rimane della Torre di San Zaccaria, quadrato baluardo della religiosità dei monaci costruttori della chiesetta lì accanto, consacrata ad uno dei Santi protettori del mondo spirituale bizantino. La piccola comunità di monaci, contadini e pastori trovò rifugio dapprima in poche caverne naturali, poi gradualmente provò a scavarne altre sul fianco della Costa del Casale, in attesa che il Pantano ritirasse le sue acque per coltivarne il fondo limaccioso, ma fertilissimo. Lì intorno secolari alberi di olivo a testimoniare la volontà dei nativi di popolare il sito: dalla fusione delle due realtà - abitativa e monastica - prese forma e corpo il piccolo Casale di San Zaccaria. Una serie di circostanze avverse determinò, in seguito, il progressivo allontanamento dei nostri antenati, spiega Angelo Pacelli vice-presidente della Pro-Loco, al punto che, nel corso del XVII secolo, i pochi abitanti, risparmiati dalla malaria e dalla peste, abbandonato definitivamente il Borgo di San Zaccaria, si trasferirono nella zona di Santa Maria (parte alta delle Grotte) presso la piccola Chiesa di San Gregorio (da Nissa ?).
Terminata la “esplorazione” ci concederemo una meritata pausa pranzo, presso l’agriturismo “La Bettola” ove Franco Cuzzolino ci attenderà con i piatti della più antica tradizione gastronomica locale: soppressata, cavatielli, fusilli, patate di montagna conciate, vino …
E per finire in allegria: andremo a far “visita” ad alcune delle oltre 600 Gruttucedde di Via Bacco, antiche cantine scavate nella roccia, ove si conserva, col solo ausilio della costante bassa temperatura, quel rosso liquido prodotto mediante un procedimento senza alchimie ed offerto spontaneamente all’ospite perché “… entrare in una grotta senza bere un bicchiere è come recarsi in Chiesa e non segnarsi col segno di croce …” sottolinea Michele Iacullo, dinamico presidente della Pro-Loco, che ci è stato fraternamente vicino nella preparazione di questa escursione. Attilio Piegari |
I cenni storici sono ricavati dalle ricerche e dalle pubblicazioni di: IDOLO DE ROSA DOMENICO DE MASI GIOVANNI PAGLIA MICHELA SESSA |
pubblicato su "Il Varco del Paradiso" semestrale del C.A.I. di Salerno |
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