Il   quadrato   magico

La più famosa struttura palindromica, che ha davvero fatto versare fiumi di inchiostro a causa del suo innegabile fascino,
è probabilmente quella detta del "Quadrato Magico".

Infatti, analogamente ad un quadrato magico numerico (la somma delle cui caselle è costante in ogni direzione),
                    tale quadrato di lettere mostra affascinanti e complesse simmetrie. Eccone lo schema nella versione più frequente:


S
A
T
O
R
A
R
E
P
O
T
E
N
E
T
O
P
E
R
A
R
O
T
A
S

Questo celebre quadrato è formato da cinque parole di cinque lettere ciascuna.
Poste una sotto l'altra, possono essere lette da sinistra a destra, da destra a sinistra,
dall'alto in basso, dal basso in alto,
e la parola della terza riga, tenet, letta a rovescio, rimane identica.
Se, poi, si scrivono tutte e cinque le parole una di seguito all'altra (rotas opera tenet arepo sator),
la frase risultante può essere letta ugualmente bene anche in senso contrario, costituendo, quindi, un palindromo.

Questo strano quadrato è stato rinvenuto in molti luoghi europei,
sia citato in antichi testi e sia raffigurato su altrettanti antichi monumenti.
Numerosi studi sono stati condotti sull'origine e sul significato di questa formula.
In un primo tempo la si credette un'invenzione medievale,
perché tutte le fonti conosciute non erano anteriori al VI secolo.
Ma nel 1868, tra le rovine romane di Cirencester (l'antica Corinium), in Inghilterra,
si rinvenne il quadrato graffito sull'intonaco di una casa databile tra il II ed il IV secolo d.C.
Si pensò che la formula fosse stata una cruces dissimulatae
ovvero un artificio dei primi cristiani per adorare la croce in forma appunto dissimulata.

L'ipotesi parve trionfare nel 1926 per merito di Felix Grosser, pastore evangelista,
il quale trovò che le venticinque lettere del quadrato possono essere disposte in modo da formare
le parole PATERNOSTER incrociate, fra una A ed una O,
corrispondenti latine dell'Alfa e dell'Omega greci, principio e fine di tutte le cose.
 


 

Inoltre, nel quadrato stesso, le parole TENET formano una croce, e la T ad ogni estremità può essere
interpretata come come una lettera greca tau, anch'essa simbolo della croce.
Infine, ai lati di ogni T appare sempre una A (alfa) ed O (omega).

Anche lo scoglio della parola AREPO, che non esiste nel latino, parve cadere.
Così ne scrive Giuseppe Aldo Rossi: "Si scoprì che nelle Gallie, a Lione, una certa misura di superficie,
in tempo di dominazione romana, veniva chiamata sia semiiugerum, sia, con vocabolo del posto, arepennis,
dal nome del carro, arepos, impiegato per lavorare il terreno.
Niente di più semplice che il celtico arepos diventasse per i latini arepus.
Come controprova, dalle pagine di una Bibbia greca del XIV secolo, dovuta ad un monaco bizantino,
balzò fuori una traduzione del quadrato, dove alla parola AREPO corrispondeva il greco arotron (carro).
Intendendo allora arepo come un ablativo di strumento, si otteneva: "Il Seminatore, col suo carro, tiene con cura le ruote";
intendendolo, invece, come un dativo d'interesse: "Il Seminatore, inteso al suo carro, tiene con cura le ruote".

Altri, invece, hanno proposto differenti chiavi di lettura. Ludwig Diehl, ad esempio,
ritenne che il quadrato dovesse leggersi in modo bustofredico (cioè a serpentina):
sator opera tenet - tenet opera sator  (il seminatore possiede le opere, ovvero Dio è il Signore del creato).

In conseguenza di tutto questo, si concluse che il quadrato aveva un significato cristiano,
che era stato composto nel III secolo e che la zona d'origine poteva essere la Gallia.
Anzi, il quadrato venne detto "di Sant' Ireneo", dal nome del padre della Chiesa morto appunto a Lione nel 202.

Successivamente, tra il 1932 ed il 1933, furono scoperti altri quattro quadrati a Dura Europos,
anteriori al 256 d.C., anno della distruzione della città.

Ma la scoperta più importante avvenne durante gli scavi per disseppellire la città romana di Pompei,
coperta da spessi strati di scorie vulcaniche durante l'eruzione del Vesuvio avvenuta nell'anno 79 d.C.
Il 12 novembre 1936 Matteo Della Corte, l'insigne studioso dei graffiti pompeiani, lesse un esemplare integro,
graffito nella scanalatura di una colonna della Grande Palestra, accanto all'Anfiteatro.
Un altro, mutilo, era stato scoperto il 5 ottobre 1925 nella casa di P. Paquius Proculus, sulla via dell'Abbondanza,
ma egli non si rese conto che si trattava del medesimo testo.
Dopo queste scoperte, il quadrato venne anche chiamato latercolo pompeiano.
La presenza del quadrato nell'antica Pompei poneva nuovi interrogativi.
In primo luogo non vi era prova dell'esistenza del culto cristiano (espressamente esclusa da Tertulliano),
ma soprattutto veniva a cadere l'interessante interpretazione delle A e delle O come alfa e omega:
essendo queste lettere greche entrate nella simbologia cristiana in seguito allo scritto profetico
dell'apostolo ed evangelista san Giovanni (Apocalisse 1, 8, 21, 6 e 22, 13).
Ebbene, la diffusione di quel testo nell'Italia centrale e meridionale non poté avvenire prima del 120-150.

Alcuni studiosi, come Carcopino, hanno voluto comunque salvare l'ipotesi cristiana ipotizzando che i quadrati pompeiani
siano stati incisi da antichi scavatori in un'epoca posteriore all'eruzione;
ma ciò contrasta con le risultanze degli archeologi, che hanno trovato intatti gli strati di sedimenti al di sopra dei graffiti.

Oltre Pompei, in Italia il quadrato si trova in parecchi altri luoghi:
tra i casi più interessanti la Cattedrale di Siena ed anche Sermoneta, dove il palindromo assume una curiosa struttura circolare.

Anche in numerose località europee è possibile rintracciare il quadrato su qualche monumento.
In Francia: nella chiesa di San Lorenzo di Rochemaure.
In una vecchia casa di Le-Puy; nei castelli di Chinon, di Jarnac e di Gisors.
In Spagna a San Giacomo di Compostela, celebre meta di pellegrinaggi medievali.
In Ungheria graffito su una tegola di una villa romana di Aquincum, l'odierna Altofen (la vecchia Buda).

 Dato che alcune delle località dove è stato rinvenuto il quadrato furono possedimenti templari
(ad esempio Gisors e Rochemaure), la prof. Bianca Capone, sulla base di attenti studi e personali ricerche,
ha ipotizzato un legame fra il "Magico Quadrato" ed il famoso ordine religioso-militare dei Templari:
sembrerebbe, infatti, che gli antichi cavalieri. probabilmente depositari di preziose conoscenze esoteriche,
usassero tale simbolo per contrassegnare luoghi particolari o per trasmettere nascoste informazioni cifrate.

 BIBLIOGRAFIA:  Umberto CORDIER, Guida ai luoghi misteriosi d'Italia, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 1996.


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