su quotidiani regionali e su pagine web dal giornalista Oreste Mottola. |
perché ho temuto che - nel mare magnum di Internet - possano smarrirsi due articoli giornalistici che rivestono carattere di autorevole testimonianza di quanto amore ed attaccamento alle 'pietre' riesca a trasmettere un piccolissimo paese. Aggiungo, infine, il mio incitamento a coloro che, citati più avanti, possano portare innanzi la loro civile battaglia affinché Castelluccio continui a vivere. Grazie di cuore. Attilio Piegari |
A PROPOSITO DI PICCOLI COMUNI CHE SCOMPAIONO.
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Il caso di CASTELLUCCIO COSENTINO,
vicino Sicignano degli Alburni.
Dai duemila abitanti
di mezzo secolo fa ai meno di duecento attuali.
E' in questi numeri
la crisi di Castelluccio Cosentino, posto in alto
sullo sperone traforato
dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria,
a 7 chilometri da
Scorzo di Sicignano.
Ma Castelluccio
non è come Roscigno Vecchia o Romagnano al Monte.
Non è stato
colpito da nessuna frana o dal più disastroso dei terremoti.
Da qualcosa di peggio:
lo stillicidio dell' andarsene dei più.
Ma un paese non
può morire, non può diventare polvere.
Secoli di storia
non si cancellano.
La pensano così
all'Associazione "Rinascita" la cui anima è Enzo Morrone.
Poche settimane
fa era qui a guidare la rivolta popolare per impedire che
chiudessero - dopo
l'asilo e le scuole - anche l'ultimo avamposto pubblico,
l'ufficio postale
del paese.
L'anno passato contattava
artisti da tutta Italia per impiantare, tra vicoli
e piazzette, un
museo all'aperto.
Nei giorni scorsi
è venuto per far avviare i lavori per dare un tetto alla
"Regina Martirum",
con i venti milioni raccolti vendendo duecento
litografie del Maestro
Mario Carotenuto.
Il "dottor
Enzo", come lo chiamano tutti, è un affermato e maturo
psicoanalista neo-freudiano,
che per 5 giorni alla settimana se ne sta
tra Roma e Milano.
Ma, puntualmente,
nel week-end non rinuncia mai al ritorno al paese natio.
Lui è la
guida, ma le sue gambe e le sue braccia sono Walter Melchionda,
Corrado Chiariello,
Maurizio Esposito, Vincenzo Onnembo,
Marcello Di Lorenzo
e Albino Iuzzolino, Matteo Lordi e l'architetto
napoletano Tito
Cece.
Insieme spendono
le loro migliori energie per cercare di evitare che
il loro paese sia
cancellato dalla carta geografica.
Chiese come la "Regina
Martirum", con una Madonna tutta in pietra,
l'Annunziata e la
Cappella di San Vincenzo Ferreri e le tante case
della solida borghesia
del luogo sono lì a testimoniare un gusto antico
e raffinato per
le cose belle.
Un gruppo di studiosi
con Geremia Paraggio, Bruna Pallante e
Angelo Visconti
daranno presto alle stampe un loro libro dedicato alla
disamina certosina
di questo patrimonio artistico pieno di sorprese.
Dai Visconti, sulla
parte più alta del paese, c'è un vero e proprio
belvedere, con un
vezzoso ed artistico balconcino rialzato di almeno
due metri: rappresentava
una filosofica postazione contemplativa
sull'intera zona
degli Alburni. Stessi incanti dai Di Lorenzo,
i proprietari del
Sanatorio di Mercato San Severino.
Perché Alburni,
Alto Sele, Valle del Melandro e Vallo di Diano, scorrono
tutti di là
all'orizzonte.
La posizione geografica
sembrava essere un'assicurazione sulla vita
eterna di questo
paese.
Castelluccio invece
oggi si ritrova nel novero dei "paesi polvere",
concreta testimonianza
del dissolversi di una trama abitativa lunga secoli,
azzerata dalla pluridecennale
corsa all' inurbamento non solo verso le
città della
costa, ma anche presso i fondovalle delle nostre montagne.
La storia recente
di Castelluccio è presto fatta.
Comincia col secondo
dopoguerra.
Dapprima se sono
andati, in America ed in Germania, i boscaioli,
i falegnami ed i
ciabattini. Con la gente che mancava è stata poi la volta
dei tre frantoi,
dell'asilo e delle scuole elementari.
Eppure la storia
moderna di Castelluccio Cosentino era cominciata in
maniera diversa,
e sotto una buona stella.
La fortuna l'aveva
portata Costantino Cassaneti, un prete che se n'era
andato in America
e che se ne tornò al paese, nel 1928, con una forte
somma affidatagli
da un parrocchiano.
Unica condizione:
doveva essere spesa per opere di pubblica utilità.
Con quei soldi furono
realizzati la strada rotabile, la linea telefonica, le
condotte per l'acqua,
il cimitero, l'elettrodotto per l'energia elettrica ed altro.
Per quei tempi non
era solo la modernità, ma vera e propria fantascienza.
Una partenza così
brillante non è servita per dare un avvenire a questo
paese che è
ancora conosciuto, nel circondario, per una simpatica abitudine
dei suoi abitanti.
Amano, infatti -
ma non lo fate sapere agli ambientalisti - cibarsi di rane
spellate e poi arrostite,
diventando così "i mangiarospi" negli sfottò paesani.
All'ingresso
del paese, su un'artistica fontana c'è scritto:
"Sitientes venite ad aquas".
Voi che avete sete venite a dissetarvi.
Di arte e storia.
Prima che Castelluccio muoia.
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CASTELLUCCIO diventerà museo all'aperto
Chiamati
dalla locale associazione per la rinascita di Castelluccio
Cosentino, frazione di
Sicignano, critici d'arte, scultori e pittori
scendono in campo per
salvare un paese svuotato dall'emigrazione.
Da marzo a settembre,
ogni mese, nei suggestivi vicoli di Castelluccio,
sarà collocata
una scultura.
L'obiettivo è duplice:
assolvere ad una funzione di arredo urbano e
creare un grande museo
all'aperto.
Come a Gibellina e a Fiumara.
Con il coordinamento del
critico d'arte Massimo Bignardi, gli artisti
Mario Carotenuto, Renato
Barisani, Angelo Casciello, Carlo Catuogno,
Michele Peri e Nicola
Salvatore, hanno già accettato la scommessa.
Sviluppando il turismo
culturale si punta a creare nuovi posti di lavoro.
Da questo piccolo paese
moltissimi giovani sono partiti per l' America
o per la Germania.
Sono rimasti appena 250 abitanti, per la maggior parte anziani.
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Oreste Mottola - mottola@freemail.it - tel. 338.462.461.5
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