Ritorna all'Home Page

 

Indice

  1. Bilancia napoletana
  2. Test intelligenza
  3. Lettore della mente
  4. Testa il tuo stress (metodo scientifico)
  5. Il Napoletano
  6. A Napoli non potrebbe mai esserci un attacco terroristico...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bilancia napoletana

Inserisci il tuo peso in chilogrammi e la tua altezza in centimetri e premi il bottone.

Quant pis (kg)
Quant si avet (cm)
% e lard

'O cunsiglie 'e Papele 'o dietologo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Test intelligenza

Clicca qui per accedere al test...

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lettore della mente

Clicca qui per accedere al lettore...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Testa il tuo stress (metodo scientifico)

Clicca qui per accedere al calcolo del tuo stress...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Napoletano

 

Fessarie 'e cafe'

Sono da riferirsi agli inutili e futili discorsi e discussioni che si svolgono seduti ad un tavolino di un bar a prendere un caffe'. Si introduce, appunto, in quelle discussioni che da inutili possono diventare serie tanto da compromettere amicizie o affari. Per rimediare e/o sospendere la cosa si dice "so' fessarie 'e cafe'".

 

'A sporta d''o tarallaro

'A sporta d''o tarallaro e' quel cestino che il venditore ambulante di taralli (figura oramai scomparsa dallo scenario partenopeo), porta sulle spalle o in testa. Il cestino, suo malgrado, e' costretto a girovagare insieme al suo proprietario nella speranza di svuotarsi al piu' presto. Lo si puo' riferire, quindi, ad una persona o cosa che e' costretta a continui spostamenti nella speranza che prima o poi si fermi.

 

Povero Maronna-Povero Cristo

Si e' fatta spesso, nel passato, molta confusione tra questi due termini. Vale quindi la pena, per i pochi che non lo sapessero, ripetere e separare i due concetti. Il Povero Maronna e' quel personaggio il cui prossimo gli si e' accanito contro. Il Povero Cristo e' invece avversato dalla sorte.

 

'A neve 'int' a' sacca

Molto tempo prima che il ghiaccio e i metodi di conservazione venissero prodotti artificialmente, i generi alimentari venivano conservati nella neve che veniva trasportata dalle montagne vicine (Molise, Irpinia e Monte Faito). Il trasporto da queste zone avveniva tramite carretti portati in tutta fretta. Si fa quindi riferimento a questi episodi per definire una persona che ha molta fretta e sembra che abbia 'a neve 'int''a sacca.

 

Mantenere 'o carro p''a scesa

Il motto porta subito alla mente la fatica che si doveva fare per mantenere un carro su di una discesa, per evitare che questo scivolasse via. E' questa una immagine che chiarisce, un modo figurato ma efficace, il concetto di diplomazia.

 

'A galletta 'e Castiellammare

Tipica definizione di persona avara. L'origine si deve riferire ai biscotti duri insipidi (gallette) che i marinai si portavano a bordo e che, per poterle mangiare, immergevano nell'acqua di mare. In questo modo si ammorbidivano e si insaporivano con il sale contenuto nel mare. Siccome il tempo di permanenza dell'ammollo era elevato, si puo anche dire a persona avara che "e' stata trentasej'anne pe' mmare a nun s''e spuniata ancora".

 

Pe vvintinov'e ttrenta

Si indica così una situazione risolta positivamente all'ultimo momento grazie alla scelta giusta fatta su due o piu' possibilita' di cui solo una e' la migliore. E' evidente il significato cabalistico-fallico del primo termine.

 

'Na vutat''e mente

E' quell'istante in cui la mente umana puo' cambiare idea o opinione. Cio' dimostra (semmai fosse nacessario) come le opinioni siano variabili a seconda della situazione in cui ci si ritrova. Il riferimento e' chiaramente dovuto all'italico mutata mente divenuto in napoletano "'na vutat''e mente.

 

'A scigna 'ngopp'o' rucchiello

Quante volte abbiamo visto al circo le scimmie che si impegnano a camminare su cilindri rotolanti. Ebbene a tale immagine e' paragonata la persona che cerca di tenersi in equilibrio su di un supporto immaginario.

 

'A messa scaveza

Detta anche 'A messa pezzuta, e' paragonata alla cerca che le fanciulle facevano scalze per raccogliere fondi da destinare alla celebrazione di una messa votiva. Quindi una persona che fa 'A messa scaveza, al fine di ottenere i risultati prefissi, insiste oltre ogni limite con chiunque gli capiti a tiro.

 

'A fine d''e gguardie regge

Agli inizi del ventennio fascista, le camicie nere misero militarmente in ginocchio l'armata delle guardie regie napoletane. A questo episodio si riferisce la meschina fine di un episodio o una situazione che sembravano sotto il nostro controllo.

 

'O puzzo 'e Santa Patrizia

Si usa questa frase per indicare l'infinita insoddisfazione degli incontentabili. C'e' pero' molta confusione circa la localizzazione del pozzo in questione. Vi e' quello nel convento di S.Gregorio Armeno in cui si venera la Santa, e l'altro (molto piu' probabile) di S.Patrizio, vicino Orvieto, noto per la sua grande profondita'.

 

Ji truvanne a Cristo dint''e lupine

Così viene indicata l'eccessiva pignoleria. La frase fa riferimento alla leggenda secondo cui la Madonna, per ricompensare il pino che l'aveva aiutata a nascondere il figlio, facesse si che l'interno dei pinoli avessero la forma della mano di Cristo. Il privilegio non fu concesso alla pianta di lupini perche' aveva negato il suo aiuto.

 

 

'A cca' 'a pezza e 'a cca' 'o sapone

Modo simbolico ma molto efficace per indicare che non si fa credito. Il riferimento e' da ricercare nel baratto che facevano i rigattieri. In cambio di pezze e stracci davano sapone (per questo motivo erano anche detti "sapunari").

 

'E recchie 'e pulicano

Avere "recchie 'e pulicano" tutti sanno che vuol dire avere un ottimo udito, una capacita' di "sentere" anche il minimo bisbiglio. Il riferimento e' all'udito del pellicano perche' questo volatile riesce a sentire il pigolio dei suoi piccoli nel nido anche a grandissima distanza.

 

'A soccia mano sta dint''e guantare

Agli avari ed alle persone eccessivamente parsimoniose viene rivolta questa frase per indicare la difficile elargizione monetaria dalle mani dei suddetti. Il riferimento e' dovuto al ricordo di una enorme mano che era esposta per scopi pubblicitari nel noto quartiere dei guantai.

 

Addo' va!

E' di obbligo, durante un brindisi, rispondere Addo' va! al consueto 'A salute!. Questo per indicare che 'a salute vada tutta a favore dello stomaco che ricevera' la bevanda.

 

ll'Accademia 'e ll'ova toste

In italiano si traduce come "l'Accademia delle uova sode". In effetti rende bene l'idea: quando ci si imbatte in discussioni eccessivamente animate per argomenti di futile utilita' e senza arrivare a nessuna conclusione. Il riferimento letterale e' presto detto. Un tempo, nelle locande gli avventori spesso si sfidavano in questo modo: vinceva chi riusciva ad ingoiare il numero maggiore di uova sode senza bere alcun liquido. Tutti conosciamo la difficolta' che si ha nell'ingerire uova sode senza bere.

 

Parla quanne piscia 'a gallina!

Lo si dice ad una persona di cui si vuole il silenzio piu' lungo possibile. Questo perche' nei tempi andati si pensava che la gallina, avendo un unico orifizio, non fosse abilitata alla funzione descritta nel detto.

 

'A mosca dinto 'o viscuvato

Lo si riferiva per lo piu' in occasione di pranzi poveri di sostanza e quantita' per cui si paragonava ad una mosca che nel suo volare si perde nell'immensita' di un lougo ampio quale quello di un vescovato.

 

Figlio 'e 'ntrocchia

Furbizia, scaltrezza e "sape' fa'" sono qualita' tipiche del figlio 'e 'ntocchia. Il riferimento piu' ovvio e' quello latino intra oculos (negli occhi) divenuto 'ntrocchia. Quindi questo personaggio e' capace di fare qualsiasi furbizia senza farne accorgere al malcapitato, anzi gliela fa int'a ll'uocchie.

 

Mappina posta 'mperteca

In cima alle pertiche, si sa, vi e' la bandiera che e' simbolo di amor di patria e che viene esposta incutendo rispetto e dedizione. In napoletano, invece, 'a mappina posta 'mperteca e' una donna sozza, sporca che fa di tutto per mettersi in mostra come si puo' mettere in mostra una straccio su di un'asta.

 

Culo 'e mal'assietto

Questa locuzione non si riferisce a persona che non riesce a sedersi per problemi di carattere intestinale, bensì a persona cui risulta difficile stare un momento ferma in un posto per irrequietezza o turbolenza caratteriale.

 

Cuopp'allesse

Si indica con questo termine, una donna dalle forme tanto sgraziate da paragonarla al cuoppo che si fa con un foglio di giornale, e con cui si incartano le castagne allesse (bollite). Le castagne, rilasciando umidita', bagnano il foglio facendolo afflosciare e deformare. Da quì il paragone.

 

'O Cippo a Furcella

Con "S'arricorda 'o Cippo a Furcella" si indica un avvenimento avvenuto in epoca talmente remota il cui ricordo e' vago ed incerto. Il Cippo era il monumento posto vicino Forcella che fu usato per esporre le teste tagliate durante i famosi 10 giorni di Masaniello nel 1647.

 

A tre asse

E' lo stato di incertezza, precarieta'. Il paragone all'asso e' dovuto al fatto che, nel Tressette, e' inferiore al tre. Quindi con tre assi in mano c'e la certezza quasi assoluta che non si avranno i tre punti.

 

L'urdemo lampione 'e Forerotta

Le persone che non hanno voce in capitolo o grossa considerazione vengono indicate così in riferimento all'ultimo lampione che si trovava a Fuorigrotta e che era numerato 6666 che nella smorfia indica una persona quattro volte scema.

 

Zi Nnacc''o Pennino

Si indica una persona, in genere donna, dalle forme inferiori non molto aggraziate. Il riferimento e' ad una certa "Zia Nacca" che abitava nel quartiere Pendino ed era famosa, appunto, per il suo bacino smisuratamente irregolare.

 

Na bona pella p''o lietto

Il riferimento e' chiaramente di carattere sessuale e rivolto ad una donna "facile". Molti sono i dubbi sul riferimento di "pelle". L'unico che abbia ampia credibilita' e' quello latino. Infatti con "scortum" si indica sia "pelle" che "meretrice".

 

Si 'o carro nun sedogne, nun cammina

Mai detto popolare e' stato piu' attuale in questi ultimi anni. La bustarella, il pizzo, la tangente sono solo moderni vocaboli per indicare cio' che ci e' sempre stato: la corruzione. Infatti basta ungere per ottenere a volte servizi che sarebbe nostro diritto avere.

 

'E nemmiccule cu 'e spiungule

E' in questo modo che vengono ironicamente provocate le persone esageratamente meticolose. Infatti risulta molto difficile ed estremamente meticoloso riuscire a mangiare le nemmiccule (le lenticchie) avendo come unica posata uno spillo!

 

'O caccavo 'e Santa Maria 'a Nova

E' in questo convento che anticamente i frati preparavano i pasti per i poveri in un enorme pentolone ('o Caccavo). Ed e' in questo modo che si indica l'insaziabilita' di alcune persone: non basterebbe il contenuto di un caccavo per sfamarli.

 

Lietto astritto cuccate mmiezo

Questo detto e' un invito ad adattarsi senza troppe pretese nei casi di necessita', pur riconoscendo, nella forma, il consiglio a scegliere, comunque, il posto piu' comodo. Infatti al centro del letto la posizione, si sa, e' piu' comoda e sicura.

 

Vino a una recchia

Il vino buono, si sa, quando rivela il suo effetto fa si che la testa del bevitore si chini da un lato o dall'altro. Questo movimento maschera una delle orecchie. Nel caso contrario, cioe' quando il vino non e' buono, la testa si china in avanti ed il vino viene definito a "ddoje recchie".

 

L'esercito 'e Francischiello

Vengono cosi definite un gruppo di persone che mancano di organizzazione e potere decisionale andando allo sbando. Il riferimento e' con l'esercito borbonico di Francesco II che, dopo la sconfitta di Gaeta, si sfldera'.

 

 

Il superlativo assoluto

Una delle caratteristiche della lingua napoletana e' l'assoluta mancanza, nel senso italiano, del superlativo assoluto. Infatti se in italiano si aggiunge il suffisso -issimo, nel napoletano si preferisce usare altri espedienti linguistici come un avverbio insieme al comparativo o il superlativo relativo.

Alcuni esempi per chiarire:
Bruttissimo - assaje brutto
Bellissimo - assaje bello
Arrabbiatissimo - assaje 'ncazzate

Altra particolarità è il ripetere la forma normale da cui proviene il superlativo e replicarlo.

Alcuni esempi:
Grassissimo - chiatto, chiatto
Magrissimo - sicco, sicco
Altissimo - aveto, aveto
Bassissimo - curto, curto

 

L'articolo

Articolo determinativo:
indica con precisione il nome, si eliminano le consonanti e si fanno precedere dall'apostrofo:
Il - 'o
Lo - 'o, ll'
La - 'a
I - 'e
Gli - ll'
Le - 'e, ll'

Quando la parola inizia con una consonante si usa la vocale:
la mamma - 'a mamma
la zia - 'a zia
il nonno - 'o nonno
la sedia - 'a seggia
la corona - 'a curona

Se la parola comincia con una vocale, su usa raddoppiare la "l":
gli amici - ll'amice
le anime - ll'anema
gli orsi - ll'orse

Articolo indeterminativo:
Si usa quando il nome non e' indicato esplicitamente:
un - nu
uno - no
una - na
un' - n'
Esempi:
un amore - n'ammore
un giorno - nu juorno
una casa - na casa
un'amico - n'amico

Gli indeterminativi non si uniscono mai ad una preposizione, per cui diventano:
dello - d''o
della - d''a
degli - d''e
delle - d''e
ecc..

Verbi ausiliari

I verbi ausiliari nel Napoletano esistono come esistono nell'Italiano ed hanno la stessa funzione. Sono "avere" ed "essere" e fanno da "ausilio" ad altri verbi. Alcuni tempi come Participio Presente e Trapassato Remoto non sono presenti nella lingua napoletana.

Essere

Tempi semplici

 

Presente

 

io

songo/so'

tu

isso

essa

è

nuje

simmo

vuje

site

isse

esse

loro

songo/sò

 

Imperfetto

 

io

ero

tu

ire

isso

essa

era

nuje

èramo

vuje

ìreve

isse

esse

loro

erano

 

Passato remoto

 

io

fuje

tu

fuste

isso

fuje

nuje

fujemo

vuje

fùsteve

isse

fùjeno

 

 

     

 

Futuro semplice

 

io

sarraggio

tu

sarraje

isso

sarrà

nuje

sarrammo

vuje

sarrate

isse

sarranno

 

 

 

 

Tempi composti

 

Passato prossimo

 

io

sò stato

tu

sì stato

isso/a

è stato/a

nuje

simmo state

vuje

site state

isse

esse

loro

sò state

 

Trapassato prossimo

 

io

ero stato

tu

ire stato

isso/a

era stato/a

nuje

èramo state

vuje

ireve state

isse

esse

loro

erano state

 

Futuro anteriore

 

io

sarraggio stato

tu

sarraje stato

isso

sarrà stato

nuje

sarrammo state

vuje

sarrate state

isse

sarranno state

 

Congiuntivo

 

Presente

 

io

songo/sò

che tu

che isso

è

che nuje

simmo

che vuje

site

che isse

songo/sò

 

Passato

 

io

sò stato

che tu

sì stato

che isso

è stato

che nuje

simmo state

che vuje

site state

che isse

sò state

 

 

Imperfetto

 

io

fosse

che tu

fosse

che isso

fosse

che nuje

fossemo

che vuje

fùsseve

che isse

fosseno

 

Trapassato

 

io

fosse stato

che tu

fusse stato

che isso

fosse stato

che nuje

fossemo state

che vuje

fùsseve state

che isse

fosseno state

 

Condizionale

 

Presente

 

io

sarrìa

tu

sarrìsse

isso

sarrìa

nuje

sarrìammo

vuje

sarrìasseve

isse

sarrìano

 

Passato

 

io

sarrìa stato

tu

sarrìsse stato

isso

sarrìa stato

nuje

sarrìamo state

vuje

sarrìsseve state

isse

sarrìano state

 

Infinito

 

Presente: essere/esse

Passato: essere/esse stato

 

Gerundio

 

Presente: essenno

Passato: essenno stato

 

Participio

 

Passato: stato

 

  

 

VOCABOLARIO

 

Accuppatura

Con il termine "accuppatura si indica la colmatura, il riempito di un contenitore. Si usa anche in forma dispregiativo per indicare la parte peggiore di una compagnia. Deriva dal "'ncoppa" che indica "sopra" (riempire fino 'e 'ncoppa) che deriva dall'italiano coppa inteso come recipiente che contiene bevande.

 

Alluccare

Quando ci si vuol fare ascoltare nel caso fossimo inascoltati, non ci resta altro da fare che alluccare. Alzare la voce, strillare, gridare, tutti termini che in napoletano vengono rappresentati da questo termine. Vale anche, nella forma transitiva, come rimproverare. Quindi un bambino irrequieto viene alluccato se combina pasticci.

L'origine è sicuramente latino medievale. Infatti si indicava con alucus (quindi alucari e poi alluccare) l'allocco, quell'uccello caratteristico per i suoi strilli ed allucchi.

 

Ammartenato

Con Ammartenato si indica una persona che si atteggia a guappo, da spavaldo con gli altri. Deriva dal "Martino" che nel gergo malavitoso indica il coltello. Il perché si chiami così il coltello, molto probabilmente lo si deve alla presenza della spada che di S. Martino ha con se. Si può anche indicare, al femminile, una donna, in genere del popolo, che vuole prevalere sulle altre vuoi per bellezza vuoi per possibilità economiche.



 

Ammuccarse

Quante volte ci è capitato di dare ascolto a verità' rivelatesi poi false. Ecco, in quel caso ci siamo ammuccati una bugia prendendola per vera. Quindi ammuccarse è il credere in falsità. La derivazione etimologica non può essere che mmocca (in bocca), cioè qualsiasi cosa ci dicano con la bocca, gli crediamo ingenuamente. Se dalle bocche potesse uscire soltanto la verità, quante persone perderebbero la parola!

Annecchia

L'annecchia è la giovenca la cui età non va oltre un anno. Dal latino Niculus che indica, appunto, un anno nel senso anagrafico. Data la bontà del taglio di carne, si usa anche per indicare qualcosa di buono.

 

Annuzza'

Il termine "annuzza'", come saprete benissimo, sta a significare il semi-soffocamento dovuto a cibi troppo secchi o andati di traverso (succede anche quando si parla mentre si mangia). Si può anche indicare un qualcosa che fallisce, che non viene realizzato, che, appunto, "s'annozza". Deriva da "nuozzolo" con cui si indica il "nocciolo" della frutta che, se ingerito incautamente, s'annozza 'ncanna!

 

Appicceca'

Con Appicceca' si intende attaccare, incollare e deriva dall'italiano appiccicare. Come molte parole italiane, però, basta cambiare la posizione dell'accento che la parola assume un significato più specifico. Infatti con appicceca' si intende anche, e soprattutto, appicceca il cui sigificato è litigare, attaccare (appunto!) briga, afferrarsi l'un l'altro. Della stessa "corrente" vi sono:

Appiccecarse che è litigare, venire alle mani.

Appiccecata/Appicceco la lite, la contesa, la briga.

Appiccecataro è il personaggio facilmente litigioso o rissoso.

Bisogna fare molta attenzione a non confondere con Appiccecatora che è la parte dell'animale macellato in cui si infila l'uncino per tenerlo sospeso e la cui derivazione etimologica è la stessa.

 

Arravuglia'

Il termine indica, come saprete, avvolgere, incartare ma vuol anche indicare imbrogliare, raggirare, confondere. Si indica anche, come verbo riflessivo, il chiudersi nelle lenzuola o in un caldo cappotto. Per ultimo si indica anche la difficile situazione di chi si trova "arravugliato" dai troppi debiti. Deriva dal latino "adrevoliare" variazione di "volvere" che significa "avvolgere".

 

Arrunza'

I significati di questo vocabolo indicano sia il compiere un lavoro in maniera approssimativa e con scarsa professionalità, sia l'investire una persona. L'etimologia viene dal dialetto spagnolo di Maiorca arrosar che si traduce in rifinire male.

 

Arteteca

Vocabolo che indica irrequietezza, agitazione, movimenti continui, deriva dal tardo latino arthritica che indica quella conosciutissima malattia che colpisce le ossa delle gambe. Il riferimento alla irrequietezza è tutto partenopeo. Per cui di un bambino in continuo movimento si dice:

sta criatura tene arteteca. Derivazioni da arteteca sono: Artetechella ed Artetecuso.

 

Caccavella

Tutti i napoletani, e non solo, sanno cosa sia la caccavella. Quel contenitore, in genere costruito in creta, italicamente detto pentola, diretto discendente del caccavo (in rame) in cui il ragù pensa e i fagioli pippiano. Si possono indicare con questo termine anche orologi, automobili e quant'altro si voglia ironizzare per la loro forma, a volte sproporzionata per l'effettivo impiego a cui devono essere sottoposte. Si indicavano anche, purtroppo, certe donne basse e corpulente che indossavano enormi cappelli ridicoli. L'origine è senz'altro greca. Infatti con caccabos e caccabe si indica, appunto, pentola o tegame. Non bisogna, però, dimenticare, che con il termine caccavella, si indica anche quello strumento musicale composto da un contenitore a forma di pentola ricoperta di pelle d'asino in cui è infilata un'asticella che, strofinata con le dita della mano, produce il caratteristico suono del Putipù.

 

Cacciuttiello

Il piccolo cane, di piccola taglia o di piccola età, in napoletano viene sempre indicato con cacciuttiello. Il termine viene fuori dalla fusione dei due sostantivi italiani: caccia e cucciolo.

 

Caiòla

La caiòla è la gabbietta in cui svolazzano gli uccellini, ma l'antico termine indicava soprattutto il posto della vedetta sull'albero maestro delle navi. Altra indicazione viene dal settore edile: si chiama caiòla anche il ponte di legno che i muratori appoggiano ai due lati per poter lavorare su pareti alte. Deriva dal latino Caveola (Cavea), che ha lo stesso significato.

 

Cagliosa

Questo termine indica una percossa, un colpo oppure una richiesta di danaro "avanzato". L'origine si riferisce al napoletano caglià (tacere, sopportare), il quale proviene dallo spagnolo callar (tacere), il quale, a sua volta, deriva dal latino volgare callare (lasciar andare). In definitiva per Cagliosa si intende un grosso colpo sferrato in maniera tale che il ricevente resta ammutolito. Recentemente è stato adottato nell'ambito calcistico per indicare un tiro calciato in rete in maniera tanto potente e veloce che il portiere lo vede passare senza poter fare nulla.

 

Canzo

Quante volte abbiamo detto damme 'o canzo. La frase già di per se ne dice il significato. Dare il canzo è dare il tempo, l'opportunità e l'occasione di fare qualcosa. Dal greco Kàmpto' che si traduce io piego, il canzo deriva.

 

Cafone

Il contadino, lo zotico oppure (in senso offensivo) una persona scortese e maleducata, si indica con questo termine. Quasi sicuramente deriva dal Kafare che indicava zappare. Si trova conforto a ciò in una citazione di Cicerone (Filippiche, VIII, 3.9) in cui chiamava Cafo un incolto villano. Questo termine è usato soprattutto nelle regioni del meridione d'Italia.

 

Cannacca

Con la Cannacca indichiamo la collana che indossano le donne. E' uno di quei vocaboli che derivano dall'arabo. Infatti in questo linguaggio troviamo hannaqa che vuol dire monile, collana. La cannacca è usata non solo a Napoli ma in tutta l'Italia del Sud.

 

 

 

 

 

Cantero

Il pitale, il vaso da notte, usato un tempo da tutti gli esseri umani e recentemente soltanto dai nostri pargoli, è quello strumento che serve a liberare le viscere di tutto il materiale di risulta del nostro organismo. Indica anche, in senso figurato, un uomo di poca considerazione, di poco valore. L'origine può essere duplice. Infatti in latino è Cantharus, in greco Kantharos. Provengono entrambe dalla stessa radice Kant che indica curvatura.

 

Carusiello

Tutti sappiamo, essendo stati bambini, che il carusiello è quel contenitore di varie forme in cui si mettono le monetine ricevute, per accumularne molte e comprarne giocattoli. In genere questo contenitore terminava con la parte superiore liscia su cui era praticata una feritoia. Questa superficie liscia dava l'idea di un caruso, cioè di una testa rapata, da qui il carusiello.

 

Cazzimma

Per quanto riguarda la "cazzimma" il discorso è diverso perché il suo uso è iniziato solo pochi decenni fa. Infatti è uno di quei vocaboli napoletani "nuovi" e quindi non fa parte della letteratura "storica" napoletana. La cazzimma è il cercare di prevaricare a tutti i costi sugli altri anche danneggiandoli. Quindi "tene 'a cazzimma" quella persona che alla malignità aggiunge la cattiveria ed il gusto di farla. L'uso si riscontra soprattutto negli ambienti scolastici e lavorativi. L'origine è sconosciuta a meno che non si tenti (con successo, direi) di rapportarla all'organo genitale maschile, rafforzando la parola aggiungendo il suffisso "imma" molto usato nel napoletano come per sfaccimma, zuzzimma...

 

Centrella

Molto interessante ed antico il vocabolo "centrella" è una specie di chiodino che serve ai calzolai per riparare le scarpe. Il napoletano fa riferimento alla centrella per indicare una preoccupazione, un pensiero assillante. La derivazione etimologica la si trova nel greco KENTRON che vuol dire CHIODO. Quindi la centrella è, in pratica, un CHIODO fisso, na' fissazione.


Ceriare

Molti non sanno che l'esatta dizione di questo vocabolo è "Cerria'", e vuol dire, come ben saprete, guardare in cagnesco o minacciare con uno sguardo e lo si pronuncia quasi sempre quando si parla degli sguardi dei bambini. L'origine è quasi sicuramente latina. Infatti l'aggettivo "cerritus" si traduce in "furioso, agitato", quindi il "cerriare" è guardare con furia, con agitazione.

 

Cestùnia

Con cestunia si indica la testuggine, la donna brutta, la vulva. Deriva dal latino medievale Testunie e dal più moderno Testudo che a lo stesso significato. La tipica modifica del napoletano della T in C ha fatto il resto.

 

Chiachiello

Molto più offensivo di Fareniello e 'Nacchennella, il Chiachiello oltre ad avere tutte le caratteristiche negative dei primi due, manca di serietà ed è di scarsissima intelligenza. E', dei tre, il personaggio più insopportabile, più antipatico e più imbecille. Sulle origini si sono fatte più ipotesi:

1)      dal greco Blakikos (indolente,codardo)

2)      Qualqhier (tipo qualunque)

3)      origine onomatopeica da Clacc come in Chiafeo (stupido,sciocco) derivato dall'incrocio di Clacc con Babbeo.

A voi la scelta. Resta comunque il fatto che oggi, purtroppo, i chiachielli ne sono parecchi.

 

Chiantella

La chiantella è lo strato esterno della suola delle scarpe, la soletta interna della scarpa o il battitoio per rassodare i pavimenti nel momento della posa in opera. Deriva dal latino Planta che indica la pianta del piede o qualsiasi cosa di forma appiattita.

 

Chiattillo

Il chiattillo è la classica piattola, il piattolone che si attacca addosso e produce fastidiosi pruriti. Si indica, in ambito scolastico, il secchione che vuole assolutamente partecipare alle lezioni anche nel caso in cui l'istituto scolastico vada deserto. Deriva dal latino Plattillum dalla forma appiattita del corpo del chiattillo.

 

Chiavica

Con il termine Chiavica si intende il luogo lurido in cui convergono le acque piovane presenti nelle strade. Luogo onnipresente di ogni schifezza che si trascina con i torrenti d'acqua che si vengono a creare durante una pioggia (Chiavica maesta). Luogo frequentato da ogni sorta di animale putrido la cui regina 'A zoccola (il topo da fogna), regna incontrastata! Data la caratteristica ed il significato del termine, si può anche usare per offendere la persona mirata dai nostri insulti: Si proprio na' chiavica è un'offesa molto grave. L'origine è, molto probabilmente, derivata dal latino clovaca o cloaca con cui si indicavano le stesse cose che si indicano nel napoletano.

 

Crastuella

Con crastula (o crasta) si indacano i vasi di terracotta da mettere sul davanzale delle finestre in cui si seminano fiori, basilico o qualsiasi altra cosa. Deriva dal latino "gastra" che indica "vaso". Anche nel greco c'è un corrispondente simile: "gastra" con cui si indica lo stomaco.

 


Crisommola

La parola "crisommola" o "crisuommolo" indica l'italica albicocca. L'origine etimologica è senza alcun dubbio greca. Infatti troviamo in questa lingua la "chrysomelon" che è a sua volta composto da "chrysus" e "me'lon" che si traduce in "pomo aureo".

 

Currea o Correja

Con curreja (o correja) saprete benissimo che si indica la cintura, in genere di cuoio, che sostiene i pantaloni. La sua derivazione etimologica si trova nel latino Corrigia con cui si indicava la stessa cosa. Addirittura nello spagnolo è quasi identica: correa.

 

Fareniello

Si dice fareniello a persona smanciosa oltre ogni limite di decenza, intrigante senza ritegno, cascamorto fuori misura, bellimbusto che crede, con il suo comportamento, di apparire persona spiritosa, ma risultando poi estremamente antipatica. E' interessante conoscere l'origine di questo vocabolo. Dovete sapere, ma molti di voi già lo sanno, che durante le rappresentazioni teatrali c'era il personaggio dell'amatore che doveva essere, per esigenze di copione, sempre di aspetto giovanile. Il carattere ed il comportamento da Don Giovanni, lo facevano ardente amatore ed instancabile conquistatore di cuori femminili. Per l'attore che interpretava la parte, andava bene finché era giovane ed aitante. Quando queste qualità venivano ad appiattirsi ed inesorabilmente eliminarsi con il trascorrere degli anni, il povero ex-giovane attore doveva in qualche modo evitare che il pubblico vedesse sul suo volto i segni del tempo. Allora si spargeva sul volto quantità enormi di farina (antesignano del collagene). Così "infarinato" l'attore poteva mascherare l'età e continuare ad interpretare l'amatore. Da qui l'origine di fareniello o farinello, cioè di persona che vuole apparire ciò che non è affatto.

 

Nacchennella

Molto più offensivo del precedente, nnacchennella è colui che, per la sua inconsistenza, irrita fino ai limiti della tachicardia, ed il cui volto può essere, se proprio insiste, bersaglio di qualche volontario e quanto mai causale sonoro e doloroso incontro-scontro con il palmo della nostra mano. L'origine è tutta francese. Infatti deriva da "n'a qu' un oeil" che significa "vedere con un occhio solo". Si, signori lo nnacchennella è quell'antipatica persona che vede le cose con un solo occhio: il suo.

 

Farfariello

Il farfariello è il piccolo demonio, il folletto, il diavoletto. Deriva dall'arabo Farfar che indica, appunto, il folletto.

 

Franfellicche

Con franfelicche o fanfrellicche si indicano i ninnoli, i zuccherini ed i particolari dolcetti di zucchero tipici a Napoli. Deriva dal francese fanfreluche con cui si indica la stessa cosa. Interessante l'origine dello stesso fanfeluche dal latino famfeluca ottenuto dalla modifica del greco pompholyx.

 

Fuse

Con il termine "fuse" si indica il "fuso", lo strumento usato dalle cucitrici. La richiesta è partita in base alla una celebre frase napoletana: "nun ce stanne fuse p'appennere sta vesta". Naturalmente il fuse assume un significato simbolico. Infatti saprete benissimo che un fuso, per la sua forma, è impossibile da appendere. Infatti non possiede ganci o altra cosa che possa farlo, ma addirittura la sua forma allungata gli impedisce di stare "in piedi". Quindi con "appennere 'o fuso a quaccosa" significa "trovare dei difetti".

 

Guaglione

Ecco un termine molto conosciuto. Il guaglione è il ragazzo, l'adolescente che sa come affrontare situazioni anche molto difficili e complicate nonostante la sua giovane età. In genere bazzica per le strade in cerca di lavoro o servizi, oppure come fissa occupazione presso bottegai o artigiani (guaglione 'e puteca). Sulle origini di questo vocabolo si sono fatte molte ipotesi. Alcuni sostengono che derivi dal francese gallard (coraggioso, gaio...), oppure goailleur (burlone). Altri lo credono originario dal greco gaios (campagnolo) o gala (latte) ignorando che il latte non è certamente l'alimento principale del guaglione, ma lo è del bambino (criatura). Possibile l'accostamento con Garcon (ragazzo di bottega). Molto più credibile è l'appellativo con cui si apostrofano i ragazzi di strada a Marsiglia: vuaio'. Si, molto probabilmente è questa l'origine del nostrano guaglione che vuole, al corrispondente femminile figliola e non guagliona come si usa dire oggi.

 

Guainella

Quanti tra voi napoletani che leggete queste righe, non hanno partecipato almeno una volta ad una guainella? E' la tipica sassaiola in cui si cimentavano tutti, o quasi, i ragazzini organizzati in bande rivali e concorrenti. Scugnizzi che spesso si ciaccavano e che a volte facevano bersaglio delle loro guainelle, ignari passanti. Azione deplorevole e sleale. Le origini etimologiche possono essere molteplici. Infatti potrebbe provenire da guaina (il fodero per contenere le pietre), da vaione (accessorio del collare del cavallo). Dal greco gualos (pietra), o guios (lesione, ciaccatura). Ma qualche eminente studioso (con cui concordo pienamente), ha avanzato l'ipotesi di provenienza dall' italico duello.
Infatti non è difficile che la parola sia stata fatta, con il tempo, degenerare in vuella e poi guainella.
Spero di non avervi confuso troppo, e quindi di non essere bersaglio di una vostra guainella!

 

Guallara

La "Guallara" (questo è il termine esatto, ma si dice anche uallera) come saprete benissimo è in italiano "l'ernia" che non mi sembra il caso di specificarne il senso. L'origine è tutta araba. Infatti deriva dalla trasformazione del termine arabo "'adara" in wallara (che tradotto significa appunto ernia), quindi la trasformazione tutta napoletana in uallera. Altri termini sono collegati, vi troviamo: guallaruso, guallecchia......devo continuare?

 

Guarracino

Il napoletano guarracino è quel pesce marino (il coracino) di colore nero che bazzica intorno alla costa o sotto le pareti scogliose. Dal latino Coracinus e dal greco Korakinos che viene da Korax che è il corvo di colore nero, appunto.

 

Jacuvèlla

Da sempre il nome Giacomo, forse impropriamente, è anche indicativo di persona sempliciotta e leggermente sciocca. Quindi trasformato in jacuvella (che potrebbe essere giamcomella) diventa un termine indicativo di intrighi, moine chiassose.

 

Jammone

Ci sono molti vocaboli napoletani di cui se ne è perso l'uso ed addirittura molti non sanno nemmeno cosa vogliano significare. Tra questi "Jammone è sicuramente quello che in questi ultimi anni ha fatto la sua ricomparsa grazie anche ad una canzone del celebre Pino Daniele. Si indica con "Jammone" una persona molto grossa di presenza. Purtroppo non si riesce a trovare l'origine etimologica precisa e non mi azzardo in fantasiose ipotesi che potrebbero sono suscitare ilarità a chi "lle puzza 'o naso".


Janara

Janara vuole indicare una donna cattiva, strega, brutta, malefica. Si dice anche "Jana" e deriva da Diana, dea greca della caccia. Vi è una similitudine con il sardo Jana che ha lo stesso significato.

 

Lloco

Con lloco si indica un luogo, un sito e tutti gli avverbi del tipo costa', in questo luogo con le sue varianti 'o vi lloco (ecco qua), 'a lloco (da questa parte), 'o ij lloco (eccolo). La derivazione etimologica è semplice: dal latino illo, loco che ha lo stesso significato.

 

Locena

Interessante il "Locena" perché ha due significati uno dei quali quasi in disuso. Il primo è quello che ha preso il sopravvento: infatti oramai lo si usa solo per indicare ai macellai la parte di taglio della vacca che va dalla punta del petto alla spalla. Con l'altro significato si indica anche la "bagascia, donnaccia" ma è poco usato: oggi si usano ben altri vocaboli per offendere le donne siano esse madri o sorelle. Deriva dall'italiano "loscio" che vuol dire "dappoco" in pratica rrobba 'e niente.

 

Loffa

Termine offensivo se rivolto ad una donna, con la loffa si indica, anche il caratteristico rumore di un peto. Da questo esempio è anche da ritrovarsi l'origine. Infatti l'etimologia è del tipo onomatopeico (cioè il suono imita ciò che è in origine). Il termine è da ritrovarsi anche nell'idioma italiano: infatti si dice loffia.

 

Lota

Con la "lota" in genere si indica la melma, il fango. Si usa spesso anche per indicare una persona il cui comportamento è discutibile a tal punto da considerarlo una "lota", cioè un qualcosa di schifoso, di melmoso come lo sono gli antipatici e gli insopportabili. L'origine è latina. Infatti con "lutum" si indicava la stessa cosa. Il plurale di "lota" è la "lotamma" o "lutamma", direttamente dal latino "luta" a sua volta plurale di "lutum".

 

Luciana

Si indicano così le belle donne che abitavano nel quartiere di pescatori di S. Lucia. A queste era associata una bellezza femminile unica. Quindi per indicare una bella donna si diceva: "me pare na bella Luciana".

 

Lumèra

La lumèra indica sia la miccia che la donna volgare. Infatti per accendere un lume bisogna dar fuoco alla miccia. E basta una piccola fiammella per accenderla. Anche per accendere le volgarità ci vuole poco. Basta una miccia, un nonnulla.

 

Mantesino

Il Mantesino è quel tipico grembiule che le massaie indossano per evitare di sporcarsi i vestiti da eventuali schizzi mentre cucinano. Ed è proprio questa la derivazione etimologica. Infatti nel latino troviamo ante sinum (davanti al seno). Anticamente si indicava anche la parti della carrozzeria delle automobili che riparavano dagli schizzi di fango (l'odierno parafango).

 

Mappina

Il termine mappina ha due applicazioni. Con una si intende un cencio qualsiasi, uno strofinaccio, un pezzo di stoffa con cui le casalinghe levano via la polvere dai mobili. Altro significato assume se viene rivolto ad una donna: un'offesa indicandola come persona poco seria e volgare. Si suppone che l'origine sia proprio quella a cui state pensando: l'italiano mappa ed il suo sostantivo mappile con cui si indicano piccole aree di territorio su di un foglio di carta. La si può anche dirigere verso un uomo definendolo persona di poco conto (si proprio na mappina, si na mappina 'e salumiere); quest'ultima rende molto bene l'idea, metaforicamente, che il su indicato vale quanto uno straccio di salumiere che si usa per pulire il banco dalle briciole di pane, di provoloni e varie minutaglie alimentari che la rendono di cattivo odore.

 

Muscarielle

Il fine, sottile, acuto ma anche un naso capace di percepire qualsiasi odore, si indica con questo termine. Deriva dall'italiano Moscardino che è un infuso di erbe e muschi che si usava per aromatizzare l'alito. Nel senso traslato si indica anche un giovane profumato, elegante.

 

Muccaturo

E' il termine con cui si indica il fazzoletto. L'origine è sicuramente latina. Infatti tra i verbi latini semisconosciuti compare il "muccare" che indica, appunto, soffiarsi il naso. Questo vocabolo è molto usato in altre lingue e dialetti. Infatti nelle zone settentrionali d'Italia si dice "moccare", in Francia c'è il "mouchoir", in Spagna ci sono il "mocador" ed il "mocar".....

 

Mùmmara

Tutti, o quasi, sanno cosa è una mùmmara (detta anche Mòmmara o Mòmmaro): è quell'anfora in terracotta in cui veniva mantenuta l'acqua in ambienti freschi. In particolar modo sono famose le Mùmmare che le bancarelle, addobbate con limoni, vendevano colme di acqua ferrata delle sorgenti del Monte Echia (ll'acqua e' mummare). L'origine è greca prima che latina. Infatti la bòmbylos greca e la bombyla latina si traducono in vaso. In senso traslato, e scherzosamente, il popolo napoletano indica anche gli avvenenti seni di una donna. Quindi la frase "guarda che pare 'e mummare" di sicuro non si riferisce ad eventuali vasi in creta traspostati sulla testa, come si faceva un tempo, da procaci signorine. Lo sguardo va spostato leggermente più in basso.

 

'Ngoppa

Come saprete benissimo con il termine "'ngoppa" si indica "su" o "sopra". Bene, è proprio con "coppa" che si indicava "sopra" nell'italiano antico (1300 circa), infatti troviamo riferimenti anche nel "Paradiso" di Dante. Comunque con "coppa" si indicava la "nuca", qualcosa, cioè, che è in alto.

 

'Ndrangheta

La parola molto probabilmente deriva dalla voce espressiva "pecche' 'ndringhete 'drà" che indica il tacere qualcosa che si evita di dire apertamente. La relazione con le associazioni malavitose è dovuta, appunto, all'indicare qualcosa di cui non si può parlare.

 

'Nnaccaro

Con "'nnaccaro" si indica la nacchera spagnola oppure schiaffo, guanciata. Deriva dal caratteristico suono delle nacchere spagnole. Si può anche indicare una persona che compie un'azione dispettosa e poco seria. Sfortunatamente oggi i 'nnaccari si trovano ovunque!

 

'Ntalliato

Come saprete benissimo tutti, con il verbo 'ntallia' si indica uno stato di smarrimento momentaneo, un imbambolarsi tipico della persona distratta che, nonostante gli si rivolga la parola, sembra essere su di un altro pianeta. Vuole altresì indicare l'indugiare il trattenersi oltre misura. Deriva da una forma antichissima di italiano. Da aliare che vuol dire aleggiare, muovere le ali. Si è come volteggiati dagli eventi. Come se si volasse e ci si guardasse intorno rimanendo a bocca aperta per la bellezza delle cose viste dall'alto, mai viste prima. Insomma si resta 'ntalliati, appunto.

 

'Nzallanuto

Tutti sanno che chi è lo 'nzallanuto. E' la persona che sembra confusa, intontita, stordita. Il termine è associato per lo più a persona anziana (viecchio 'nzallanuto). Sulla origine si sono fatte più ipotesi. Alcuni vogliono l'origine etimologica dal latino insanire che si traduce in smaniare, fare follie. Altri dal greco zalaino cioè stolto, demente. Ma quella che, secondo me, è la più attendibile vuole l'origine dal greco seleniao che si attribuisce a persona lunatica, che deriva da sele'ne' (luna). Spero di non avervi 'nzallanuto troppo!

 

'Nzevato

Con 'nzevato si indica qualcosa di unto, di scivoloso. Deriva dall'italiano sego o sevo che rappresenta la parte grassosa dei bovini e montoni, che viene usata per la produzione di candele e saponi e i prodotti che richiedono questo materiale grasso. La sostituzione della "e" con "i" porta al "sivo" che ha lo stesso significato di 'nzevato.

 

'Nzino

'Nzino significa "in seno" oppure "nel grembo" Quando si dice "purta' 'nzino" significa "portare in seno" e si può anche usare per indicare "portare in braccio". Quindi si può dire: "Purta' nu criature 'nzino = prendere un bambino in braccio". Deriva dal latino "in sinus" che vuol dire, appunto, in seno.

 

'Nziria

Come tutti sanno, la 'nziria è il capriccio, il piagnucolio, la bizza fatta dal bambino. Il vocabolo molto sicuramente deriva dall'unione di "in" ed "ira". Quindi è "andare in ira" = 'nziria'. Ci sono molti modi di dire la stessa cosa. Fra questi vi segnalo: zirria, zirra, zirruso, zirre, 'nzeriuso.

 

'Nzisto

Si indica con 'Nzisto una persona spavalda, prepotente. Anche i bambini particolarmente vivaci si dicono che sono 'Nzisti. Deriva dal latino insistere, ed in particolare dal suo presente insistens.

 

'Nzoccà

Con 'Nzoccare" in napoletano si indica, in generale, troncare o interrompere. Indica anche, nella forma intransitiva, cozzare, urtare. L'origine è tutta italiana. Infatti è un adattamento, se ne trovano molti nel napoletano, all'ormai non più usato "Incioccare" che indica, appunto, cozzare, urtare.

 

'Nzuvarato

Con il termine 'nzuvarato si indica, come molti confondono, qualcosa di allappante, di gustoso da morsicare. Deriva dal sùvaro, il sughero che, teoricamente, addentandolo produce una sensazione piacevole.

 

Pacchiano

Con il termine Pacchiano in genere si indica una persona che ha cattivo gusto nel comportarsi o nel vestirsi. Più in generale è il contadino, il provinciale, lo zoticone. Deriva dall'italiano Pacchiare che vuol dire mangiare abbondantemente, fare la pacchia (sostantivo) cioè una gran mangiata. E' sbagliato indicare come derivazione etimologica il latino Pachylus che vuol dire grasso, robusto.

 

Pàppece

Il pàppece è quel fastidioso insetto che pian piano rode e fora i cereali e che si trovava spesso anche in casa. Deriva dal latino pappàre che si traduce in divorare

 

Paranza

Con questo termine si indica sia la grossa barca a vela che una fila di più persone. Questo proviene dall'aggettivo par che si traduce in coppia, paio. Esempio tipico è la barca dei pescatori del sud Italia che si chiama paranza. Altro esempio, inteso come gruppo di persone unite da uno sforzo comune, è rappresentato dalle paranze che sostengono gli enormi manufatti in legno nella Festa dei Gigli di Nola.

 

Pazzariello

La persona giocosa, briosa, gioviale viene indicata con pazzariello ma il termine è molto più conosciuto per indicare quel tipico banditore che, accompagnato dalla musica, girava per le strade di Napoli facendo propaganda a negozi di recente apertura o di nuovi prodotti. Era in effetti quello che oggi si chiama pubblicitario. Deriva da Pazzia' che indica, come dicevo, giocare, scherzare il quale deriva dal greco paizo' traducibile in giocare ma anche pazzo o impazzire.

 

 

 

Pertuso

Il pertuso è il piccolo buco, il pertugio. Tutto ciò che è stretto e piccolo si indica con pertuso: vicolo, luogo stretto, piccolo foro... Deriva dall'italiano pertugio che viene dal latino pertusus che indica la stessa cosa.

 

Pignata

'A pignata è l'italica pentola in cui si cuociono i cibi. Deriva dal latino pignata da cui deriva anche il pignatiello che è la piccola pentola. Caratteristico il modo di dire Fa' 'o pignatiello che è una sorta di stregoneria. Infatti lo usavano anche le fattucchiere per i loro sortilegi.

 

Pirchipetola

Con perchipetola si indica la donna becera, una donnaccola. E' composta dal latino perchia che vuol dire donnaccola pettegola, a da petula che vuol dire pettegolare, chiacchierare. Un riscontro lo troviamo anche nella nostra madre lingua in "petulare" che vuol die pettegolare, chiacchierare.

 

Pireto

Tutti sappiamo cosa vuol dire questo vocabolo: è quel soffio di aria non proprio odorosa che proviene non dalla bocca ma da tutt'altro orifizio del nostro corpo. L'origine è tutta latina: Peditum che indica la stessa cosa.

 

Pizza

La pizza si può tranquillamente definire la carta di identità di Napoli. Da sempre Pizza e Napoli sono in simbiosi inscindibile. Tutti coloro che sono venuti almeno una volta a Napoli hanno mangiato questa squisita pietanza. Ne esistono di svariati gusti : Marinara, Margherita, Quattro Stagioni..... Sulle origini del termine si sono fatte molte ipotesi. Quella che si ritiene più accettabile è la provenienza dal latino Apicia (piatto preparato dal famoso cuoco Apicio nell'antica Roma) Sicuramente la più famosa è la Margherita che fu preparata per la prima volta nella pizzeria Brandi in via Chiaia in onore della Regina Margherita moglie di Umberto I° di Savoia. La pizza compare anche in molte frasi e modi di dire napoletani, eccone alcuni:

"Pizza a ogge e otto" : pizza che veniva pagata dopo otto giorni dal consumo.

"Pizza 'e scammaro" : con verdura senza prosciutto, ricotta ecc.

 

Pucchiacca

La Pucchiacca credo non sia il caso di specificare cosa sia. Noi uomini faremmo follie per essa! A causa sua si sono commessi omicidi, ammazzamenti, si sono scatenate guerre e rivoluzioni. Tramite questo dono di natura, la donna riesce ad ottenere, nel bene e nel male, tutto ciò che desidera. Ma con Pucchiacca principalmente si indica una varietà di insalata molto gustata dai napoletani: a' pucchiacchella (molto gustosa) che si prepara insieme alla rughetta (altra insalata) per formare 'A rugole e pucchiacchella. L'origine etimologica è chiaramente latina. Infatti con il termine "Portulaca" si indicavano, appunto, le erbe. L'associazione con l'organo sessuale femminile, è dovuto alla fusione del termina con "Pucchia" con cui si indicava una fonte, un luogo dove sgorga l'acqua. Credo non sia il caso di approfondire il perché dell'associazione. Ricordo inoltre, che la pucchiacca (l'insalata) cresce poco alta, quasi rasa al suolo (anche in questo caso non mi sembra opportuno specificare l'analogia).

 

Puntunera

Molto interessante la richiesta perché è un vocabolo usato sempre meno spesso dai napoletani che preferiscono usare altri vocaboli molto più offensivi e volgari. Dunque, la "puntunera" detta anche "pontonera" è la prostituta, di quelle che si mettono all'angolo delle strade mettendo in mostra la "mercanzia" ed aspettando clienti. L'origine è quasi intuitiva: dal "puntone" che in italiano si traduce in "puntone" (si, è uguale!) indica l'angolo, lo sperone la punta che sporge. Bene, la posizione della prostituta all'angolo delle strade ('o puntone 'o vico) fa assumere alla signora anche il termine di "pontonera" cioè di persona che si trova spesso al "pontone" delle strade.

 

Purtualle

Molto semplice ed intuitiva l'origine di questo vocabolo. Infatti le arance (purtualle), prendono il loro nome dal paese di origine: il Portogallo. Al frutto è associato un modo di dire molto usuale, e divertente, che dice: "Simme tutte purtualle". Si riferisce ad un episodio che vide degli stronzi di merda che galleggiavano insieme ad un carico di arance caduto in mare. Questa vicinanza con il frutto fece illudere gli stronzi che credettero di confondersi con loro. In questo modo si indicano persone che credono di essere quello che non sono.

 

Pruasa

La parola "pruasa" (anche privasa o prevasa) indica la latrina, il gabinetto oppure, in senso offensivo, una prostituta o donna volgare da cui il "si comme na pruasa". Deriva dal francese "privaise" che a sua volta viene dal latino "privatia" (quest'ultima derivazione è incerta) ed indica la stessa cosa.

 

Quaquarchia

Con la parola "quaquarchia" si indica una donna brutta e spregevole. L'origine deriva da "quaquiglia" con cui si indica una conchiglia ('o scunciglio). Infatti spesso si dice anche "si brutta comme nu scunciglio". La quaquiglia deriva, a sua volta, dal francese "coquille" che viene dal latino "conchylia". Un'altra ipotesi vuole l'origine da "quaquina" o "gavina" con cui s'indica una donna bassa e deforme.

 

Quateno

Con "quateno" (termine quasi andato in disuso) si indica lo scopo o l'argomento principale di un discorso. L'origine è latina. Infatti con "quatenus" si indicava "riguardo a giacche'"

 

Rattuso

A quante donne sarà capitato, magari in autobus o in un luogo affollato, ritrovarsi mani altrui addosso che palpano, tastano, toccano. Bene, il proprietario di quelle mani è il cosiddetto rattuso. Infatti è il tipico tipo lascivo, sensuale oltre ogni decenza, libidinoso. Deriva dall'italiano Ratto, e mai termine è stato più appropriato. Infatti si paragonano le azioni leste e veloci del ratto alle "manovre" altrettanto leste e veloci del rattuso.

 

Ricchione

Nel periodo del viceregno, capitava spesso che nel porto sbarcassero gli equipaggi dalle navi spagnole. I marinai avevano l'abitudine di indossare grandi orecchini (cosa tipicamente ed esclusivamente maschile a quei tempi). In molti casi erano talmente pesanti da allungare il lobo dell'orecchio. A ciò aggiungete i lunghi periodi di navigazione senza donne che favorivano rapporti omosessuali ed avrete il significato di ricchione.

 

Riscenzièlli

Il riscenzièllo è lo svenimento, la convulsione cui spesso sono soggetti sia adulti che bambini. Dal latino descensus (caduta, discesa) ne rileviamo l'origine. Infatti lo svenimento, la convulsione come fenomeno prevedono la caduta in terra del soggetto in questione.

 

Sarchiapone

Il "Sarchiapone" è uno dei tanti personaggi che popolano l'opera de "La cantata dei pastori" del Perrucci. E' quel personaggio goffo ed un po’ ridicolo che caratterizzerà tutto il teatro del '600. Avido nel mangiare, goffo, stupido, fifone e dal corpo deturpato dalla natura. Vale anche come ipocrita, furbo o almeno che si crede tale. Recentemente, ed erroneamente, è stato inserito in uno sketch comico associandolo ad un animale, distorcendone il vero significato.

 

Sajttèra

La sajettèra o saittella è quell'apertura che si trova ai bordi dei marciapiedi in cui affluisce l'acqua piovana sgombrata dalle strade e che porta alla condotta fognaria. E' anche il rifugio preferito dai ratti o zòccole. Con lo stesso termine si indicavano le feritoie dei castelli attraverso le quali si lanciavano le frecce contro gli invasori. E proprio da ciò ne deriva il termine. Infatti in italiano il saiettere era la finestra da cui gli arcieri lanciavano le frecce o saette.

 

Sbariare

Sbariare è una forma di vaneggiamento, di instancabile attività, di delirio. Deriva dall'italiano svariare che indica, appunto, non stare mai fermi su di un proposito variando sempre ed in continuazione.

 

Scafarea

La Scafareja o Scafarea è il vaso in terracotta che si allarga verso l'alto, che si usavano, e in alcuni casi si usano tutt'oggi, per mettervi gli alimenti o per conservarli. Deriva dal greco Scaphe che si traduce in vaso, tinozza. Anche il latino ha adottato il greco. Infatti si indicavano scaphat i vasi in terracotta.

 

Scarda

La scarda è la tipica scheggia, la scaglia, la squama. In genere si usa in senso dispregiativo (scarda 'e cesso) associandola all'utilissimo oggetto che più volte al giorno usiamo per i nostri bisogni fisici. Deriva dal tedesco Skarda traducibile come "spaccatura". Pochi sanno, ed a molti sembrerà strano, che questo stesso termine ha significato elogiativo se rivolto ad una donna. Infatti una donna è "na' scarda" se è bella e formosa.

 

Scetarse

Lo svegliare, il destarsi oppure in forma riflessiva riprendere l'attività, riprendere vigore, diventare astuto. Deriva dal latino Excitare che ha lo stesso significato.

 

Seccia

Il significato primitivo di seccia era quello di indicare un uomo spaccone, che sapeva, cioè, nascondersi dietro una cortina nera proprio come fa la seppia da cui deriva il termine. Infatti è tipico del napoletano la trasformazione della c in p. (come "io so" dal "sapio" latino che diventa "saccio"). Oggi però con il termine seccia, come ben sanno tutti i napoletani, si indica colui che porta sfortuna. I nefasti eventi possono accadere o per la sua quantomai inopportuna presenza (Me puorte seccia), oppure per le sue tragiche previsioni (Nun fa' 'a seccia). Il legame con la seppia è intuitivo: spruzzare il nero del malaugurio.

 

Sciucquaglio

Lo sciucquaglio è uno di quegli oggetti tanto amati dalle donne con cui si adornano le orecchie ed il collo. Infatti gli orecchini ed i pendenti in genere vengono identificati in sciucquaglie. Il termine è di indubbia derivazione spagnola. Lo chocallos vuol dire, appunto, pendente prezioso.

 

Scarola

Questo vocabolo mi è stato chiesto in riferimento alla sua presenza nella celebre canzone "Michelamma'" attribuita a S.Rosa. Infatti troviamo scritto: "...e' nata miez'o mare
Michelamma' Michelamma' oje na scarola oje na scarola....
"

In questo caso il termine scarola indica una bella ragazza con i capelli ricci (come la qualità di scarola riccia). Non si confonda con Scarolia' che vuol dire imprecare, dire parolacce. L'origine è senz'altro riconducibile al tardo latino "escariola" (scarola). Da un'indagine più approfondita, ed un po' anche per caso, ho letto che le ragazze ischitane (Ischia come saprete è un'isola poco distante da Napoli) erano, molti ma molti anni fa, chiamate "iscarole". Quindi l'interpretazione della "scarola" di Michelamma' diventa duplice: ragazza riccia o ischitana? Questo dovremmo chiederlo all'autore, ma non sappiamo neanche chi sia. La composizione rimane anonima anche se molti poeti del secolo scorso, tra cui il celebre pittore Salvator Rosa, se ne assunsero la paternità.

 

Scazzamaurièllo

Lo scazzamaurièllo, termine difficile da trovare nel linguaggio parlato di oggi, è il personaggio caratterizzato dalla figura gnomesca, di folletto, diavoletto. E' una parola composta dai termini scazza' (schiacciare) e mara che vuol dire fantasma.

 

Schiocca

Una schiocca è una ciocca di frutti o di fiori uniti insieme. Proviene dal latino "clocca" = campana per indicare la forma che assume questo mazzetto. Da non confondere con "schiocca'" (con l'accento sulla finale) con cui si indica il rumore emesso da uno schioppettio.

 

Sciammeria

Con il termine sciammeria principalmente si indica una lunga giacca con coda, una gentiluomo, oppure l'atto sessuale. Deriva dallo spagnolo "chamberga" poiché durante il Risorgimento, a Benevento, il partito della "giamberga" era quello degli aristocratici, mentre quelli della "giacchetta" erano i rivoluzionari. Quindi da allora per indicare coloro che si atteggiano da signori si dice che indossano una "sciammeria". La connessine con l'atto sessuale la si può trovare, appunto, nella baldanza e nel vanto di una "sciammeria" che alcuni uomini si fanno.

 

Sciarabballo

Il calesse, il carro ma anche la donna grossa fino alla deformità sono tutti termini associabili allo sciarabballo. Deriva dal francese char 'a bancs, cioè il carro a banchi con i sedili in legno che si usava allora.

 

Sciasciòna

Per sciasciona, che indica una donna grassa e simpatica, bisogna partire da sciascia' che vuol dire tranquillità e serenità. Sciasciarse è godersi una situazione particolarmente gradevole. Deriva dall'italiano ciccia con cui si indica, appunto, le adipe.

 

Scippacentrella

La caduta, la malattia, la caduta involontaria è chiamata anche scippacentrella. E' composta da scippa (tirar via, strappare) e centrella (i chiodi delle scarpe) e si usa proprio per indicare un'ipotetica rottura delle scarpe dovuta alla caduta rovinosa. Nel senso che riesce a tirar via i chiodi dalle scarpe.

 

Scapuzziare

Quando si avverte quel leggero senso di torpore che ci induce ad abbandonare le membra per un meritato riposo ma non è ne il luogo ne il momento adatto, allora la testa declina su di un lato oppure cade in avanti non più sostenuta dalla vigile volontà. Questo "scapuzziare" è talmente dolce e sereno che verrebbe voglia di abbandonarsi in un comodo letto per proseguire il sonno. L'origine si trova nel sostantivo latino "capitium" con cui si indicava, appunto, capo, estremità, testa.

 

Scugnizzo

Tutti sanno chi è lo scugnizzo: il monello, il ragazzo di strada che si diverte con gli altri "colleghi" in scorribande per i vicoli di Napoli (chi, da vero napoletano, non l'ha mai fatto?). Ma quanti sanno da dove deriva il termine? Ebbene per saperlo dobbiamo fare riferimento ad uno dei classici giochi che si faceva tra scugnizzi : o' strummolo (dal greco strombos che si traduce in trottola). Scopo principale del gioco era quello di scugnare (da Scugna' che deriva dal latino ex-cuneare traducibile in rompere con forza) lo strummolo dell'avversario. L'operazione era tanto difficile che solo un vero scugnizzo sapeva fare. Ed è proprio dal verbo Scugna' che facilmente si intuisce la derivazione di scugnizzo

 

Scumma'

Si indicano con scumma' due azioni: schiumare e colpire al naso tanto forte da far sanguinare copiosamente. Per l'origine dobbiamo riferirci allo Scumma che deriva dallo Scanta' che indica schiantare. Comunque sia, non è piacevole essere scummate 'e sanghe.

 

Scurnuso

Vocabolo di intuibile provenienza etimologica, scurnuso, dal verbo scuorno vuol dire, come dice la parola stessa, avere vergogna o scorno (umiliazione pubblica o privata). Tutto qua!

 

Sfaccimma

Forse "sfaccimma" è una delle più brutte parolacce che si possa trovare nella lingua napoletana. La parola letteralmente in italiano vuol dire "sperma". Viene in genere usato per disprezzare. Quindi un "uomo 'e sfaccimma" è un uomo da niente. Però può anche indicare una persona furba; in questo caso la persona si dice "figlio e sfaccimma" che non è offensivo. L'origine viene dall'italiano "sfacciato" che vuol dire uomo intraprendente e frontato. State attenti a come usate questo vocabolo poiché qualcuno potrebbe offendersi, perché è vero che ci sono molti "figli e sfaccimma" ma è altrettanto vero che ci sono anche parecchi "uomini e sfaccimma". Si può anche dire "Ma che sfaccimma!!" ed indica un esortazione del tipo "Ma che diamine!".......

 

Sinale

Il Sinale è il grembiule che, allacciato dal collo in giù, protegge la massaia da eventuali imbrattature dovute al lavoro in cucina. L'origine è sicuramente latina. Infatti dal "sinus", in italiano "seno", si arriva al nostro "sinale" per indicare che la protezione di questo indumento va dal seno in giù.

 

Solachianiello

Il Solachianiello era (si, era perché il mestiere è andato esaurendosi in quest'epoca di consumismo del "compra e getta") uno dei mestieri più conosciuti. Si occupava del risuolamento e, più in generale, della riparazione delle scarpe. Insomma il ciabattino, il calzolaio. E' una parola composta da sula' e chianiello. Con sula' si indica il risuolamento della scarpa e deriva dal sostantivo suola. Chianiello, invece, è la Chianella che è la pantofola e deriva dal latino Planus che significa piano (nel senso di pianeggiante). Con Chianella si indicano anche i bassi contenitori dei pescivendoli.

 

Spìngula

La spingula è il tipico spillo. Deriva dal latino Spincùla. Anche nel francese troviamo qualcosa di simile Epingle, ed hanno lo stesso significato.

 

Spugnillo

Lo spugnillo è il grappolo che può essere di uva, pomodori ecc. Il termine è il diminutivo di spogna che è la spugna, la pannocchia. Qualcosa, cioè, che indica grappolo, gruppo, penzolo.

 

Strangulaprievete

Questo vocabolo, con cui indichiamo gli gnocchi, vuol dire proprio ciò che pensate. In origine gli gnocchi erano di pasta dura tale che, si diceva, arrivassero addirittura a strozzare i preti!!! Infatti si chiamano anche "strangulamuonece". Sembra uno scherzo, ed è proprio così. Infatti deriva dal greco struggolos e pristos che indica "pasta tagliata a pezzi".

 

Stucchietto

Lo stucchietto, diminutivo di stucchio, è un astuccio, un piccolo contenitore. L'origine è semplice: da astuccio in forma diminutiva. Si indica anche il fusto secco di mais.

 

Stuppolo

Lo stuppolo è il tappo, o stoppaccio fatto, appunto, di stoppa. Può anche avere altre indicazioni: lo stoppaccio usato dai cacciatori, il torso su cui sono attaccati i semi del mais ed anche una persona a noi non gradita per le sue intemperanze.

 

Tofa

La parola "tofa" si presta a varie interpretazioni. Può essere una conchiglia di mare da cui si può ricavare un suono soffiandoci dentro, oppure è quel suono prolungato che indica l'entrata e l'ingresso da stabilimenti (celebre la "tofa" del porto), oppure può essere un insulto all'indirizzo di madre o sorella altrui. L'origine è latina. Infatti con "tuba" si indica la tromba sia come suono sia il modo in cui si ottiene, ricorda la tofa.

 

Trapanaturo

Il naspo o aspo, quello strumento che ruotando avvolge i fili per le matasse, è il napoletano trapanaturo. La ragione di questo nome è dettata dalla somiglianza del movimento a trapano dello strumento mentre si eseguono le operazioni di filatura.

 

Trappano

Il trappano indica il cafone e più generalmente uno zoticone, villano e si può ricondurre a varie origini. Dal francese trappe che indica la trappola, quindi colui che si lascia facilmente intrappolare; sempre dal francese trapu e trape che indicano un personaggio tozzo, corto; dallo spagnolo trapajoso che indica la persona cenciosa.

 

Trunaro

Il Trunaro è il fabbricante di fuochi artificiali. Viene dal sostantivo Truono dall'italiano tuono che è il caratteristico rumore dei temporali e che si intende anche per deflagrazione.

 

 

Ed eccoci a parlare del significato di due vocaboli di non buon auspicio. Ma non preoccupiamoci troppo. Ormai siamo nel duemila, e certe credenze antiche che insegnano ad evitare argomenti di simile significato, non possono trovare spazio nell'era dei supercomputer, dell'automazione, della realtà virtuale o di Internet. Bisogna, però, tenere presente che sono napoletano e, in quanto tale, potremmo essere anche nell'anno 3000, dico sempre "non è vero, ma ci credo". Quindi, a scanso di equivoci, è d’uopo e consigliabile inserire alla fine le istruzioni per l'uso di uno dei più famosi scongiuri. Ma torniamo a noi e passiamo ad esaminare l'origine del quanto mai funereo, del più che mai tetro e solennemente tombale.

 

Schiattamuorto

Tutti conoscono questo personaggio che, suo malgrado, sta anche ad indicare di persona la cui funesta compagnia è vivamente consigliabile evitare. La composizione di questo vocabolo, formato dalle parole "schiatta" e "muorto", dice da sola a quale sgradevole compito è chiamato ad assolvere il nostro "amico". Per quanto riguarda l'origine di questo vocabolo l'ipotesi più accreditata vuole la provenienza dal francese croquemort di cui "croque" si traduce "divorare" e "mort" che non mi sembra il caso di tradurre. L'allusione è da riportare a quel particolare volatile che si nutre di sole carogne, ciò spiegherebbe anche l'origine degli italici "beccamorto" e "pizzicamorto".

 

Taùto

L'origine di questo vocabolo può essere sia araba “tabu't” che spagnola “ataut”. Entrambe hanno lo stesso significato di "scrigno" o "contenitore". Altri autori, però, avanzano l'ipotesi di una provenienza greca. Infatti "thapto", che significa "seppellire", sembra meglio adattarsi al partenopeo "taùto" o "tavuto" qual dir si voglia.

Scongiuro finale (corna facenno)

Credo che a questo punto sia giunto il momento cruciale, cioè allo scongiuro finale. Seguite attentamente le mie istruzioni. Allungate il braccio destro dinanzi a voi con il pugno ben chiuso. Dal medesimo pugno allungate, ma con decisione, le dita indice e mignolo. Ponete, con forza, il palmo della mano sinistra nel punto di unione tra il braccio e l'avambraccio destro. Giunti a questo punto, fate eseguire alla mano destra un lieve movimento rotatorio in senso orario. Dopo circa tre giri completi del pugno destro, bisogna spingere in avanti con decisione tutto il "meccanismo". Fatto questo possiamo rasserenarci l'animo non dopo, però, avere alleviato quell'irresistibile psicologico prurito che ha intanto invaso i "luoghi dell'indecenza".

 

Vattere

Tra i vocaboli più conosciuti, troviamo sicuramente Vattere che (nella forma intransitiva) significa battere, percuotere. Come potete immaginare, deriva dall'italiano. Infatti è tipico della lingua napoletana la trasformazione della B in V, come anche in:

vattiello = battello

vattisemo = battesimo

vava = bava

vasulo = basolo

vastardo = bastardo

vasa' = baciare

 

Vajassa

Tutti sappiamo che la vajassa è la donna volgare, becera ma anche la serva. Deriva dall'italica "bagascia" (sgualdrina) con la modifica del suffisso -asso tipico del napoletano. Interessante la spiegazione del detto "vajassa del re de Franza" alludendo alle prostitute "serve" della venerea malattia (morbo di Francia) a cui erano esposte.

 

Varvante

Il Varvante è il sapientone, colui che sa tutto. Da ciò si presume che sia una persona avanzata con l'età e con tanto di barba bianca. La barba, appunto, è la radice di questo termine che da varva (barba in napoletano) deriva.

 

Vrenzola

Con il termine Vrenzola o Vrenzula si può indicare brandello di stoffa, cencio (qualcosa, insomma, ridotta male) e si può indicare, con tutto il riferimento alla simbolica povertà che rappresenta, persona ridotta in pessimo stato, povero, straccione. Si può altresì indicare, in modo squisitamente offensivo, persona meschina, avara. La derivazione probabilmente viene proprio dall'italico brandello trasformatosi in vrenzola dalle mutazione br in vr (vruoccole, broccoli) e d in z tipiche del dialetto napoletano. Altri riferimenti: Na vrenzola 'e sole (sottile raggio di sole). Na vrenzola 'e parola (poche parole).

Zandraglia

Il termine Zandraglia o Zantraglia è altamente offensivo se rivolto ad una donna. Infatti la si ritiene cianciosa, volgare, romorosa, sgradevole..... Si può, con lo stesso termine, indicare anche una moltitudine di persone rumorose, sgradevoli..... Due sono le possibili origine etimologiche. Una la vuole originaria dallo spagnolo andrajo che vuol dire cencio, straccio. L'altra, molto più complessa, fa riferimento al tempo in cui al Maschio Angioino c'era il Re. Dai balconi del castello volavano spesso gli avanzi dei lussuosi pranzi reali. L'incaricato gettava i resti gridando "Les entrailles" (riferendosi alle interiora degli animali). Al grido, il popolo affamato accorreva tra urla e schiamazzi. Faceva Zandraglia.

 

Zeccola

Termine quasi in disuso, con la zeccola si identificano i nottolini o paletti che servono a tenere ferme le porte o le finestre. Deriva, strano ma vero, dal tedesco zecken che vuol dire dare un colpo (alla porta che si 'nzerra).

 

Zelluso

Il zelluso o la zellosa è quella persona che ha perso tutti i capelli. Può essere inteso sia come termine offensivo che come scherzoso. Quindi la zella è la testa calva, tignosa. Deriva dal latino psilla. Anche nel greco è presente il termine psilos con cui si indica il calvo.

 

Zenzola

La Zenzola fa parte di quei vocaboli che purtroppo sono quasi scomparsi nel parlare napoletano oggi. Si vuole indicare, con questo termine, un brandello di stoffa, uno straccio, un cencio, insomma, na' pezza! Deriva dal greco Tzantzalon (difficile vero?) e vuol dire, appunto, cencio. Derivazioni dal termine zenzola, troviamo: Zenzuluso che indica una persona con i vestiti a brandelli, un povero. Zenzula ,uguale al termine principale ma detto in senso dispregiativo, indica una donna da poco, buona a nulla. Da non confondere con la zanzella, o zenzola, con cui si indica il fanello, un uccello della famiglia dei fringuillidi.

 

Zeza

"Zeza" è uno di quei vocaboli presi in prestito dal teatro (vedi Farenella). Infatti Zeza è il diminutivo di Lucrezia, che nel teatro napoletano è la moglie di Pulcinella. Questa riempiva di moine e cianci il marito, che a malapena riusciva a contenere. Quindi con "fa' 'a zeza" si indica una persona che continuamente fa smorfiette, vezzi perlopiù inutilmente. Si è anche rapportato al sesso maschile con "fa' 'o zezo" inteso come cascamorto o donnaiuolo che fa vezzi inutili, quindi molto dispregiativo.

 

Zoccola

Con Zoccola si possono indicare due cose. La prima è il tipico topo da fogna. Con l'altra si indica, offensivamente, una donna di facili costumi, cioè, per intenderci, una puttana, chiamata così per la conosciuta avversione che alcuni hanno sia per l'animale e per questo tipo di donne. Il vocabolo deriva dal latino "sorex" il cui diminutivo "sorcula" è stato trasformato in "zoccola".

 

Zompapereta

La parola "zompapereta" è una parolaccia che non ha un significato effettivo: è offensiva e basta. La si rivolge perlopiù alle ignare mamme di chi è oggetto dell'insulto. Si potrebbe riferire la "pereta" per indicare la eccessiva facilità di costume (le donne di facili costumi vengono indicate così) e il "zompa" potrebbe indicare un marcamento del "peretonaggio".

 

 

Zoza

La zoza è la feccia, il fango, i rimasugli, il materiale di scarto. Deriva dall'italiano zozza che indica una particolare bibita ottenuta mescolando vari tipi di liquori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A NAPOLI NON POTREBBE MAI ESSERCI UN ATTACCO AEREO....

Alcuni documenti TOP SECRETS del SISDE rivelati recentemente affermano che, dopo le affermazioni del nostro premier, Berlusconi, secondo cui la civiltà occidentale è superiore alla civiltà araba, Osama Bin Laden (incazzato come una biscia del Madagascar) diede ordine ai suoi luogotenenti di organizzare un attentato aereo in Italia, lasciando ad essi l’elezione della città da colpire.

Dovuto al loro profondo odio per la pizza (piatto simbolo della globalizzazione alimentare), i due luogotenenti optarono per la nostra bella e cara Napoli! E, piu’ precisamente, decisero di colpire le due torri dell’Enel del centro direzionale!!

Cosi’ incaricarono i loro due migliori Kamikaze!

Secondo le informazioni contenute in detti documenti, i due terroristi provenienti da un Paese del Medio Oriente non ben specificato, arrivarono a Napoli con la ferma determinazione di eseguire "il castigo di Allah per gli infedeli italiani". Fortunosamente, l’azione terrorista non fu portata a termine.

Ecco la storia e l’itinerario dei due terroristi una volta giunti nel nostro Paese:

Domenica ore 23:47: Arrivano all’aeroporto internazionale di Capodichino, via aerea dalla Turchia; escono dall’aeroporto dopo otto ore dovuto al fatto che gli avevano perso le valigie! La Gesac non si fa responsabile della perdita e cosi’ gli dicono di provare a ripassare il giorno dopo: chissà, magari con un po’ di fortuna...!

Prendono un taxi.

Il taxista (abusivo!) li guarda dallo specchietto retrovisore; al vedergli la faccia da stranieri, li passeggia per tutta la città durante una ora e mezza. Dal momento che non proferiscono lamentela, neanche dopo che il tassametro raggiunge le 374.000 lire, decide di fare il colpo gobbo: arrivato alla rotonda di Villaricca, si ferma e fa salire un complice. Dopo averli derubati dei soldi e dopo averli sfrantummati di mazzate, li abbandonano esanimi nel Rione 167.

Lunedi’ ore 04:30: Al risveglio, dopo la mazziata, ambedue i terroristi riescono a raggiungere un albergo sito in zona piazza Borsa. Decidono quindi di affittare un auto presso la Hertz di piazza Municipio. Quindi si avviano con direzione aeroporto, ma giusto prima di arrivare a piazza Mazzini, rimangono bloccati da una manifestazione di studenti, uniti alle tute bianche anti-global ed ai disoccupati napoletani, che non li fanno passare.

Lunedi’ ore 12:30 Arrivano a piazza Garibaldi (finalmente!).Decidono cambiare dei soldi per muoversi piu’ liberamente; i dollari che hanno, gli vengono cambiati... con biglietti da 100.000 falsi!!!

Lunedi’ ore15:45 Arrivano all’aeroporto di Capodichino con la ferma intenzione di dirottare un aereo per farlo cadere sulle torri dell’Enel del centro direzionale. I piloti ALITALIA sono in sciopero perchè chiedono la quadruplicazione del salario e vogliono lavorare meno ore; Stessa cosa per i controllori di volo, che pretendono anche la pinza obliteratrice per tutti (altrimenti "che controllori saremmo", hanno dichiarato!).

L’unico aereo disponibile che c’è in pista è uno della AZZURRA AIR con destino Sassari ed ha 18 ore di ritardo...gli impiegati ed i passeggeri sono accampati nelle sale d’attesa... intonano canti popolari... gridano slogan contro il governo ed i piloti! Arrivano i celerini... cominciano a dare manganellate a destra e a manca, contro tutti...si accaniscono in particolar modo sui due derelitti. E’ IL CAOS TOTALE!!!...

Lunedi’ 19:05 Finalmente si calmano un poco gli animi. I due figli di Allah, scommati di sangue, si avvicinano al banco della AZZURRA AIR per acquistare i biglietti per l’aereo con destino Sassari, dirottarlo e farlo schiantare contro le torri Enel. Ma il responsabile AZZURRA AIR che gli vende dei biglietti per il volo, gli nasconde che detto volo è stato cancellato!!!!!

Lunedi 22:07 A questo punto, i terroristi discutono se farlo oppure no...non sanno piu’ se, distruggere Napoli, in fin dei conti è un atto terroristico o un opera di carità!!!!

Lunedi’ 23:30 Morti di fame, decidono di mangiare qualcosa al ristorante dell’aereoporto...ordinano panino con la frittata ed impepata di cozze...

Martedi’ 04:35 Si recuperano da una Salmonellosi di proporzioni equine dovuta alla frittata, nell’ospedale San Gennaro, dopo aver aspettato tutta la notte che si prendessero cura di loro. La cosa non sarebbe durata piu’ di un paio di giorni, se non fosse subentrato il colera dovuto alle cozze!!!

Domenica 17:20 dopo dodici giorni escono dall’ospedale e si trovano nelle vicinanze dello stadio San Paolo. Il Napoli ha perso in casa con il neopromosso dalla c1 Palermo, per 9-0. Una banda di ultrà della "MASSERIA CARDONE", vedendoli scuri di carnagione, li scambiano per tifosi del Palermo in incognito e gli rifilano un’altra paliata da guinnes dei primati. Capo degli ultrà è un tale Pepp’o Ricchion, che abusa sessualmente di loro.

Domenica 19:45 Finalmente, gli ultrà se ne vanno. Decidono quindi di andare ad ubriacarsi (una volta nella vita, anche se è peccato!) Gli danno vino adulterato con metanolo e rientrano, quindi, al San Gennaro con una intossicazione da infarto. Gli viene anche riscontrata la sifilide (Peppe non perdona!)!!!

Martedi’ 23:42 I due terroristi fuggono dall’Italia in una zattera con direzione Libia, cagando fuoco per tutto il cammino e con un post-sbronza spaventoso. Sono stati visti alla ricerca dei due luogotenenti e di Osama Bin Laden, provvisti di due nodosi randelli!!

Giurano per Allah che non tenteranno mai piu’ nulla contro il nostro amato Paese.

Che gli attentati preferiscono farli negli Stati Uniti...almeno li’, soffrono meno!!