Una laureanda con tesi su Giovanni Bianchi (Iano Planco) viene mandata a bussare alla mia umilissima porta per chiedermi: come mai sono tanto pochi a Rimini gli studi sullo stesso Iano Planco?
La mia risposta è stata che a Rimini la Storia non interessa a nessuno, se non è Storia dell'Arte, florida industria che si autoalimenta (una banca compra un quadro, lo studioso parla del quadro della banca, la gente capisce soprattutto i riferimenti alla banca, la banca ne riceve pubblicità, del quadro non frega nulla a nessuno se non allo studioso che ne ha trattato in ogni dove, giornali riviste conferenze, ben remunerato, ed alla banca che lo ha esibito come gioiello all'occhiello: ma beninteso, occhio all'occhiello, non è amor per l'arte e la cultura soltanto).
Poi gli studi sono fermi anche perché, checché se ne dica, a Rimini non esiste una scuola storica moderna. Ci sono fior fiore di eruditi, degnissime persone le quali però si fermano ad esibire un documento, senza studiarlo dialetticamente e dinamicamente (non è questo il momento ed il luogo di spiegarmi oltre: dico soltanto che ogni documento va riferito al contesto biografico ed a quello storico: e chi lo fa? Costa troppa fatica, richiede molto studio e soprattutto quell’umiltà che non abita qui).
Non si è prodotto nulla di nuovo nella seconda metà del Novecento, dagli anni Sessanta in poi: soltanto rimasticature citazionistiche in paginette che parlano di una cosa, di un episodio, di un fatto. Mai uno studio completo, complesso, una mostra, un intervento delle istituzioni è stato compiuto con grande respiro anche approntando delle edizioni critiche di testi dell'autore o una storia del periodo. Nulla.
Le iniziative culturali sono in preda alla politica: quella con l'iniziale minuscola, intesa come piccolo cabotaggio di favori a gruppi o persone.
E poi vuoi mettere: s'invitano i Grandi Nomi a parlare dei Grandi Temi, a chi gliene frega di trattare della Storia e della Cultura locale?
Prima considerazione personale.
La signorina che mi è stata mandata dal docente universitario, ha ricevuto da costui la notizia che il sottoscritto è l'unico che in questi anni si è occupato a fondo di Iano Planco. Tutto vero. Mi permetto di aggiungere una postilla. Me ne sono occupato a mie spese. Invece di consumare caffè, ho investito in fotocopie.
Sta andando in stampa in questi giorni la mia storia dell'Accademia dei Lincei riminese presso gli Studi Romagnoli. Non c'è fra le 90 e passa pagine, una piccola illustrazione. Perché? Non a causa della mia pigrizia, ma semplicemente in quanto ogni immagine che avrei potuto inserire costa un bel gruzzolo di euro presso la Biblioteca Civica Gambalunga di Rimini.
Alle istituzioni culturali cittadine non è venuto in mente di offrirne qualcuna gratis non al sottoscritto (che non è l'editore ma soltanto l'autore dello scritto), bensì alla ricordata Società di Studi Romagnoli che oltretutto non è un ente a scopo di lucro! La stessa Società (cito pubblica dichiarazione di qualche anno fa del suo Presidente), non ha mai ricevuto grandi accoglienze dalla città di Rimini, anzi al contrario non è mai stata favorita.
Seconda considerazione personale.
A Rimini non sì è mai discusso di Filosofia, riferendosi alla grande esperienza del nostro Settecento (Planco e la sua scuola, Giovanni Antonio Battarra, Giovanni Cristofano Amaduzzi, etc.). L'unica persona che l'ha fatto (a proposito di Battarra), lo storico della politica riminese Liliano Faenza, ha preso fischi per fiaschi, come ho documentato in Lumi di Romagna. L'argomento filosofico è stato totalmente trascurato. E pensare che di materiale importante ne esiste, nella nostra vicenda culturale del secolo dei Lumi. E anche di quello precedente, come risulta dalla polemica su Giuseppe Antonio Barbari di cui ho parlato altrove a proposito del 'Seicento inquieto'.