Antonio Montanari

Dentro la tazzina. Un racconto di Anna Rosa Balducci

Le (presunte) maghe leggevano il futuro guardando ai fondi del caffè dentro la tazzina servita al cliente. Una (vera) scrittrice come Anna Rosa Balducci agita la sua penna dentro le tazzine da caffè per rileggere il passato.
È un testo appena pubblicato (in «Racconti emiliani», 4, Reggio Emilia 2013), dove incontriamo il bilancio di una vita che comincia con l’acquisto di un pacchetto di caffè di qualità mediocre, suggerito dal guizzo inatteso ed alla fine deludente, da parte dello “spiritello del risparmio”.
Messa sul fuoco la caffettiera con il contenuto di quel pacchetto, ne scappa fuori un liquido “orrendo, indigeribile”. Che costringe Anna Rosa a nascondere lo stesso pacchetto per qualche eventuale occasione di second’ordine, non in virtù di spilorceria congenita, ma per obbedire alle regole del ben vivere suggerite dalla cronaca.
La quale cronaca fa sapere che l’Europa vacilla. E se l’Europa vacilla, si può gettar via un pacchetto di caffè cattivissimo? Neppure per sogno, basta nasconderlo.
Lo sappiamo che fine fanno le cose nascoste, se debbono essere commestibili ed hanno una data di scadenza.
Senza data di scadenza sono invece i ricordi, soprattutto se girano graffiando nella mente di questa signora “classe cinquantadue” che di motivi per cui lamentarsi ne ha parecchi, con lo slogan felice che riassume però un bilancio collettivo: “Generazione di mezzo, né carne né pesce”.
Di tazzina in tazzina, si approda al bicchierino di plastica della macchinetta a scuola, dove la prof. Balducci insegna, vicino alla quale (macchinetta) “c’è sempre un piccolo manipolo di ragazzi che in qualche modo rimane complice”.
La felice idea narrativa di costruire il racconto tutt’attorno a questa specie di (inconsapevole, ma veritiero) centro del mondo, approda alla richiesta fatta ad un barista di “un caffè basso, ristretto, amaro, per questa classe cinquantadue”.
Lo sappiamo tutti che questi ricordi agitati da una penna dentro una tazzina, rischiano di diventare famosi, come pagine di storia di vita quotidiana. Non vanno mai a male.

Antonio Montanari
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Pagina 2003, creata 13.03.2014.