TamTama, "il Ponte", Dicembre 2012

Tama 1108, 23.12.2012
L'uovo di Natale

Quando nell'ultimo anno il Paese ha dovuto affrontare situazioni difficili con provvedimenti severi, ci hanno spiegato che si rendevano necessari perché ce li chiedeva l'Europa. Ma nell'ottobre 2011 era stata la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia a lanciare l'allarme sul "tempo scaduto", aggiungendo: "Siamo sull'orlo del baratro". Poi è nato il governo Monti. Il presidente Napolitano dichiarava: i sacrifici stavano "arrivando giusto in tempo per evitare sviluppi in senso catastrofico della nostra situazione".
Ora siamo in attesa dell'appuntamento elettorale. Restiamo fiduciosi, ma dovremmo pure essere consapevoli che l'incertezza regna sovrana. Oggi attribuiamo all'Europa non i sacrifici di cui l'anno scorso parlava Napolitano per evitare la miseria nera nel Paese. Ma addirittura la scelta di quello che dovrebbe o potrebbe essere il vincitore delle prossime elezioni, ovvero il presidente Mario Monti che piace a Francia e Germania e sopratutto, come scrivono i giornali, è desiderato con grande passione dai moderati.
Su questa parola esistono molti equivoci che non dipendono da cattiva volontà di chi la usa, ma dal fatto oggettivo che un'etichetta dice più di una cosa quando la si usa per accorciare i discorsi, o riassumerli interessatamente, dimenticando quali collegamenti oscuri possa avere, o addirittura quanto essa possa negare l'evidenza dei fatti e la verità sulle persone. Ad esempio, come scrive Massimo Mucchetti sul CorSera (16.12), tra di loro in Europa figura pure un personaggio ungherese dai tratti fascisti. Se lo schema di distinzione usato da Muchetti per l'Europa lo applicassimo pure all'Italia, potremmo avere conferma della grande confusione che c'è sotto il nostro cielo. Chi come giornalista ha lavorato al soldo dei Servizi segreti, ha tutti i diritti tranne quello di dirsi moderato. Non è questione di punti di vista, ma di coerenza morale, senza la quale si va poco lontano. Ed infatti, oggi, noi in Italia siamo fermi alle dispute sui puri nomi, come i filosofi medievali, senza badare ai fatti. Per questo l'Europa ci chiede ogni tanto qualcosa, come ad esempio di fare l'uovo di Natale, così risparmiamo quello di Pasqua. Non sappiamo però quale sorpresa esso contenga: un fantasma od una persona vera? Siamo tutti a bocca aperta in attesa di aprire quell'uovo, dimenticando Storia, Costituzione e Politica, non nel senso perverso dei rimborsi di spese ridicole o moralmente oscene. [Anno XXXI, n. 1108]

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 46, 23.12.2012, Rimini


Tama 1107, 16.12.2012
I due Pinocchi

Gli italiani sono infelici, ma hanno la "forza mite" capace di farli stare meglio. La tesi è di Emanuele Trevi su La Lettura del 9.12: non servono le primavere politiche, basta la convinzione di "possedere una vita propria, inviolabile, irripetibile". Si mettono da parte le regole del mondo "per inventarne altre, più ricche di felicità e di giustizia". Come dimostra un giovane di Gioiosa Ionica, Vincenzo Linarello: guida una cooperativa che produce frutta e tessuti preziosi per combattere il lavoro nero e lo strapotere della 'ndrangheta. Usa una tecnica semplice: quando parla con qualcuno lo guarda negli occhi. "Ecco la storia più bella che si possa raccontare sull'Italia", conclude Trevi.
Dalla cronaca alla storia, attraverso un libro, "Pinocchio", condannato al ricordo per quel naso allungato se lui dice bugie. Una nuova prefazione a cura di Mario Vargas Llosa, uscita in anteprima su Domenica-Sole 24 Ore sempre il 9 scorso, ci obbliga a cambiare ottica di lettura. Il volume di Collodi diventa "un'etica per l'Italia", come dice il titolo a piena pagina, spaventando non poco a prima vista. Infatti esso potrebbe significare che il nostro è il Paese dei Bugiardi. Invece presenta una suggestione che è anche politica. Pinocchio ci mostra che "possiamo essere migliori di quello che sembriamo", se facciamo "appello alla forza nascosta del bene e della verità" che s'annida in noi.
Le due pagine di Trevi e di Vargas Llosa sono di conforto davanti alle cronache avvilenti della crisi politica, con le dimissioni annunciate sabato 8 sera dal presidente del Consiglio. Mario Monti non ha perso il tradizionale modo di punzecchiare chi gli pesta i piedi. Prima si è definito pallido perché il Re Sole si è allontanato da lui. Poi, senza enigmi, ha detto chiaro e tondo il suo pensiero su Alfano, segretario del Pdl, "sempre gentile e premuroso": le sue ultime parole sono state liquidatorie e persino insultanti, per cui Monti ha maturato la decisione di andare al Quirinale aprendo la strada alla crisi di governo ed alle elezioni.
All'immagine di Berlusconi come il Pinocchio dal naso lungo ha alluso senza mezze parole Mario Calabresi, direttore de La Stampa, di solito conservatrice e prudente. Egli, ha scritto, "è anche il premier che aveva lasciato l'Italia sull'orlo del baratro". Ora siamo tornati "nell'emergenza e in preda agli spasmi della peggiore politica". Forse è venuto il momento di sperare nel Pinocchio secondo Vargas Llosa. [Anno XXXI, n. 1107]

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 45, 16.12.2012, Rimini


Tama 1106, 09.12.2012
Stato contestato

A contestare lo Stato questa volta sono i suoi stessi rappresentanti locali, non studenti od operai. Seguo la successione dei fatti. Il primo nel parlare è l'esponente più alto in grado, il prefetto Claudio Palomba. Giovedì 29 novembre rilascia un'intervista, nel suo ruolo di presidente del sindacato dei prefetti, attaccando duramente le decisioni del governo in materia di revisione della spesa pubblica: "Questi interventi sono il presupposto per sfasciare il sistema della sicurezza sul territorio, la più prossima ai bisogni dei cittadini". Palomba aggiunge anche che il problema tocca molto da vicino Rimini, una città per svariati mesi all'anno con una popolazione come Milano.
Sabato 1° dicembre il prefetto Palomba interviene poi alla presentazione del rapporto sulla diffusione della mafia nella nostra Regione, organizzato dalla Associazione Libera di don Luigi Ciotti, e sostenuto dalla Cgil. Sul tema il prof. Enzo Ciconte sottolinea che a Rimini non sono state mai prese posizioni nette. Ha ragione. Il 4 maggio 2010 il futuro sindaco Gnassi sul tema ha parlato di "fattoidi", cioè di cose non vere ma inventate. Dunque, sabato Palomba osserva che sino a pochi anni fa da noi era difficile che il tema venisse preso in esame. E che il fenomeno mafioso in alcuni settori come l'edilizia "è abbastanza radicato".
Ma a prendersela con lo Stato, sui giornali di domenica 2, sono anche il presidente della Provincia di Rimini Vitali ed il sindaco Gnassi. Il tema è quello della possibile proroga per 30 anni delle concessioni balneari, con la gara spostata dal 2015 al 2045. Vitali spiega: "Stiamo assistendo ad uno spettacolo di dilettanti allo sbaraglio che pagheremo noi cittadini, sulla nostra pelle". Stesse parole appaiono nell'intervista del sindaco Gnassi con Franco Giubilei de La Stampa: "Dilettanti allo sbaraglio e demagoghi". Poi aggiunge che a guadagnarci c'è soltanto "qualche parlamentare che tira a campare col consenso a breve termine", mentre a rimetterci ci sono sicuramente gli operatori balneari: "Facciamo i levantini del Mediterraneo, siamo alla farsa".
A prefetto, presidente della Provincia e sindaco, non interessa giustamente nulla del mio applauso da inutile cronista. Aggiungo soltanto che, se le stesse cose le avesse dette in pubblico un semplice cittadino, sventolando uno striscione od alzando la voce per farsi sentire, si sarebbe preso una solenne ramanzina, per essere ottimisti grazie al clima pre-natalizio. [Anno XXXI, n. 1106]

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 44, 09.12.2012, Rimini


Tama 1105, 02.12.2012
Liscio e gasato

La ministra degli Interni Anna Maria Cancellieri ci aveva preso il 22 novembre dicendo d'avvertire il rischio d'infiltrazioni violente nelle manifestazioni studentesche. Aveva precisato che pensava ai "movimenti antagonisti". Che, aggiungo, vedono nel menar le mani lo strumento per realizzare una rivoluzione. Non dico "la rivoluzione", perché ce ne sono di diverso orientamento politico, e quindi se usiamo l'articolo determinativo dobbiamo poi chiederci se sia di destra o sinistra. Noi italiani un po' vecchi sappiamo che il mostro anarchico per le bombe di Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, non c'entrava nulla in quella terribile storia.
Se restiamo sul generico, parlando del sogno o progetto di una (qualsiasi) rivoluzione, lo facciamo a ragion veduta, avendo letto una cronaca di Marco Ludovico nel Sole 24 Ore di domenica scorsa, sui cortei romani del giorno prima. Gli osservatori più attenti della Pubblica sicurezza si stanno ponendo un altro tema, dopo che tutto è filato liscio: "La suggestione di una regìa occulta dietro i movimenti violenti di piazza da oggi è diventata più forte".
L'augurio che facciamo a tutti noi, è che quella suggestione convinca a cercare, vicini o lontani, quanti hanno interesse a trasformare i cortei che possono andare tutte le volte lisci, in qualcosa di troppo gasato da provocare guasti politici. Sui giornali del 23 novembre, le cronache da Roma hanno offerto qualcosa di terribile. Il tifoso di una squadra di calcio inglese è stato ridotto in fin di vita, e cori antisemiti hanno accompagnato la partita della Lazio. Tutto è accaduto in uno strano modo. La caccia all'uomo è andata avanti per venti minuti, prima dell'intervento delle Forze dell'ordine.
Dopo i cortei lisci del 24, la ministra ha detto che la democrazia aveva vinto. Ma non tutti erano egualmente soddisfatti. Uno dei più noti editorialisti del CorSera, Antonio Polito, il 25 sotto un titolo potente e gasato (ma si sa, la colpa non è sua: "Gli studenti disobbedienti ai profeti dei disordini") osservava che in piazza c'erano stati degli estremisti, "gente abbastanza in là negli anni" che sfilava al grido di "È finita la pazienza, insegniamo disobbedienza". I maestri di disobbedienza civile non sono mai stati cattivi maestri, perché essa in certi passaggi della Storia si offre come una virtù. Polito invece fa il profeta di sventura. Imita il ministro Maroni che spaventava, ipotizzando atti di terrorismo internazionale. [Anno XXXI, n. 1105]

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 43, 02.12.2012, Rimini


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Antonio Montanari, TamTama
Pagina 1781. 25.11.2012.
Agg. 16.12.2012, 17:10.