Alle origini di Rimini moderna (2). La grande stagione politica dei Malatesti, vissuta operando per la Chiesa fra XIV e metà del XV sec., finisce con la crisi che coinvolge tutta l'Italia Romagna, Europa e poi Bisanzio ["il Ponte", 11.11.2012] Il più importante dei personaggi malatestiani nelle vicende italiani ed internazionali di XIV e XV sec. prima di Sigismondo, è suo zio Carlo (1368-1429). La vicenda politica di Carlo è strettamente legata a quella della Chiesa. Papa Gregorio XII, eletto nel 1405, si rifugia a Rimini il 3 novembre 1408 mentre si prepara il concilio di Pisa e dopo che Carlo lo ha salvato da un tentativo di cattura. Da Praga a Londra La grande stagione malatestiana all'interno della vita della Chiesa comincia in questa occasione. Anche se ha precedenti talora dimenticati nel secolo precedente, quando nel 1357 Pandolfo II è a Praga ed a Londra in veste d'inviato pontificio. Come un'ombra lo controlla il nobile francese Sagremor de Pommier che lavora a Milano da agente diplomatico e fidato corriere dei Visconti, quando Pandolfo è al loro servizio quale comandante delle truppe. Sagremor prima pensa di passare al servizio dell'impero, poi cambia idea, infine si farà monaco. A Praga il Malatesti è stato preceduto dallo stesso Sagremor che accompagnava Francesco Petrarca. Sagremor raggiunge Pandolfo a Praga per tornare a Milano a denunciarlo come spia antiviscontea. Di nuovo a Praga, Sagremor non trova più Pandolfo direttosi a Londra. Qui Sagremor lo raggiunge per dargli una lezione: lo sfida a duello. Pandolfo fa finta di nulla e Sagremor va a lamentarsi con il re Edoardo III. Il quale mette per iscritto quello che Sagremor gli ha riferito, per difendere l'onore del messo francese dei Visconti e denigrare l'italiano Malatesti. Nuovo assetto politico La missione europea di Pandolfo II appare come parte di un progetto ecclesiastico che doveva tener d'occhio il contesto continentale, e che culmina nello stesso 1357 con le "Costituzioni" promulgate da Albornoz per sistemare una volta per tutte le questioni politiche nelle terre dello Stato della Chiesa, con uno stabile ordinamento giuridico ed amministrativo. Sull'azione politica di Albornoz restano fondamentali le pagine di Gina Fasoli. Alternando trattative diplomatiche a vigorose azioni militari, Albornoz crea "un sistema di poteri locali abbastanza forti per non essere sopraffatti dai vicini, ma non tanto forti da potersi unire e formare fra di loro un blocco" mirante ad ostacolare la sovranità papale. Le "Costituzioni" da lui emanate (e chiamate egidiane dal suo nome di battesimo), riprendono vecchie leggi, corrette ed adattate alle nuove esigenze. Si fornisce così "un testo che costituiva il diritto generale cui le leggi locali e particolari dovevano conformarsi". Storie di nozze Carlo, per contattare il collegio cardinalizio, utilizza Malatesta I (1366-1429), signore di Pesaro, che in precedenza si è offerto a Gregorio XII per una missione diplomatica presso il re di Francia, inseritosi nelle dispute ecclesiastiche per interessi personali. La parentela fra il ramo marchigiano e quello riminese, è in apparenza lontana. Il capostipite è Pandolfo I (1304-1326) figlio del fondatore della dinastia Malatesta da Verucchio che aveva conquistato Rimini nel 1295. Con Pandolfo I, il rettore della Marca anconitana Amelio di Lautrec, firma un trattato per contrastare i ghibellini ed i ribelli. Pandolfo I, come ringraziamento per la "lotta onorevolmente sostenuta" al servizio della Chiesa, riceve un dono particolare. Amelio concede in sposa (1324) la propria nipote Elisa, figlia di Guglielmo signore della Valletta, al figlio di Pandolfo, Galeotto I detto "l'ardito". Elisa genera Rengarda e muore nel 1366. Cleofe bizantina Da Pandolfo I nasce, oltre a Galeotto I (1299-1385), anche Malatesta Antico detto Guastafamiglie (1322-1364) al quale fa capo il ramo marchigiano con suo figlio Pandolfo II (1315 c.-1373) signore di Pesaro, Fano e Fossombrone, ed il figlio di costui Malatesta I, padre di Cleofe e Galeazzo. Il 19 gennaio 1421 Cleofe sposa Teodoro Paleologo (1396-1448), despota di Morea e figlio dell'imperatore bizantino Manuele II (1350-1425). Di questo matrimonio, concluso nel 1433 con la morte forse violenta di Cleofe, i contemporanei non hanno scritto la cronaca. Ed i posteri ne hanno a lungo travisata la storia, sino agli studi di Silvia Ronchey (2006). Sul finire del 1427 o all'inizio del 1428 nasce la loro figlia Elena Paleologa, la prima erede diretta al trono di Costantinopoli oltre che di Mistra, perché i fratelli di suo padre non hanno e non avrebbero avuto figli. Nel 1442 sposa Giovanni III di Lusignano (1418-1458), re di Cipro (1432-1458), e muore l'11 aprile 1458. La loro primogenita Carlotta (1442-1487) va a nozze dapprima (1456) con Giovanni di Portogallo (1433-1457) e poi (1459) con Luigi di Savoia conte di Genova (1436-1482). Il ramo riminese Il ramo riminese-romagnolo deriva da Galeotto I, fratello del bisnonno di Cleofe e Galeazzo. Carlo è figlio di Galeotto I. A consolidare la parentela, oltre gli affari e le imprese mercenarie, sono state due sorelle di Camerino, Gentile da Varano sposatasi con Galeotto I (1367), ed Elisabetta con Malatesta I (1383). Malatesta I è stato in affari con Urbano VI, prestandogli diecimila fiorini e ricevendo in pegno biennale il vicariato nella città di Orte (1387). Il papa gli ha anche chiesto il suo aiuto nello stesso anno per proteggere l'arcivescovo di Ravenna Cosimo Migliorati, cacciato dalla città. E poi nel 1391, di difendere gli interessi della Santa Sede contro i ribelli di Ostra (Montalboddo). I lavori a Pisa iniziano il 25 marzo 1409. Gregorio XII è dichiarato deposto. Carlo arriva a Pisa come mediatore fra Gregorio XII ed i padri conciliari, ma in sostanza quale suo difensore. Non è accettata la sua offerta di Rimini per sede dell'assise ecclesiastica, parendogli Pisa non adatta in quanto sottoposta alla dominazione dei fiorentini, avversari di Gregorio XII. Il primo approccio fra Carlo ed il concilio avviene attraverso Malatesta I che si era attivato dopo l'elezione di Gregorio XII, avvenuta il 2 dicembre 1406, ricevendo in premio nel 1410 un cospicuo vitalizio. Tutto cambia Sul finire del 1400 e nei primi anni del 1500, tutto cambia in Italia. C'è la rapida discesa di Carlo VIII re di Francia (1494), che scuote la debole politica dei nostri Stati, dimostrandone la crisi e la fragilità militare. La Lega antifrancese che poi si forma ha effetti contrari a quelli sperati: è l'apertura della penisola alle altrui mire espansionistiche, come scrive Miguel Gotor. Luigi XII guarda a Milano, espugnandola nel 1499. Prima della calata di Francesco I (1515), c'è l'avventura di Cesare Borgia, che Tommaso Tommasi (1608-1658) descrive: "Ottenne al suo primo arrivo senza alcun contrasto la Città di Pesaro, poiché Giovanni Sforza che n'era Signor [...] lasciò, ch'ei fosse ammesso prontamente al possesso della Città. Seguì l'essempio di lui Pandolfo Malatesta Signor di Rimini; onde impadronitosi il medesimo Duca anche di quella Città, e lasciativi i necessarii presidii, se ne passò senza dimora alla espugnatione di Faenza...". Pandolfo tenta di recuperare Rimini, ma incontra dura resistenza, "non godendo la medesima benevolenza del popolo, che gli altri" Signori di Romagna. Poi anche Rimini cade in mano alla Repubblica Veneta, "havendo assegnata in ricompensa a Pandolfo, e suoi discendenti colla nobiltà Veneta la terra di Citadella nel territorio di Padoua, e perpetua condotta di gente d'armi". La Romagna per Niccolò Machiavelli "era tutta piena di latrocinii, di brighe e di ogni altra ragione di insolenzia". Per ridurla pacifica e obbediente, Borgia usa il "buon governo" di Ramirro de Lorqua. Che però si mostra uomo crudele e risoluto per cui è fatto decapitare da Borgia, a Cesena sulla piazza la sera di Natale, con un coltellaccio da macellaio, come racconta il cronista Giuliano Fantaguzzi. E tutti rimasero soddisfatti e stupiti, conclude Machiavelli. (2. Continua) All'indice di "Rimini moderna" All'indice di "Rimini moderna" Ponte Antonio Montanari "Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 07.03.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 05.08.1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67, 21.03.2001. © Antonio Montanari. [1765, 14.10.2012. Agg.: 05.11.2012, 16:28]. Mail |