Fuori Tama 1095 Fuori Far West. Il Tama del 1990
Nel Tama 1095 abbiamo citato il Tama 362 apparso sul Ponte nel 1990. Eccone il testo integrale.
Tama 362. Lettere e cartoline Egregio signor Questore di Forlì. E così, anche l'estate '90 va in archivio. Aspettiamo, intanto, la sua conferenza-stampa di fine stagione, in cui traccerà un bilancio conclusivo sull'ordine pubblico in Riviera. Siamo sicuri che ribadirà una sua opinione già espressa, negli ultimi anni, in simili occasioni: e cioè che Rimini «non è Palermo». Su questo non ci piove, la geografia non ammette smentite. Lei sostiene che fenomeni mafiosi, da noi, non esistono. Nessuno può darle torto, anche se molti nutrono forti dubbi in proposito. Tutto sta, forse, nell'intendersi sulle parole. Mafia, camorra, 'ndrangheta sono marchi registrati di cui è vietata l'importazione? Oppure sono tendenze, "suggerimenti" che qualcuno potrebbe raccogliere e poi sviluppare a proprio piacimento? Certi misteriosi incendi, ad esempio, sono variazioni sul tema del racket, oppure esercitazioni per i Vigili del fuoco? Che dire del business della droga? Il giro di affari della prostituzione, che cos'è, artigianato turistico? Il denaro 'sporco' gira per le banche o nelle lavanderie? Il suo ottimismo, signor Questore, non sembra venir meno neppure davanti al fenomeno della criminalità organizzata: che esiste, e lei lo ammette, ma per tranquillizzare tutti noi, quasi a volerci fornire una camomilla per via giornalistica, lei precisa sùbito che di piccola criminalità si tratta, non di quella grande, presente in altre parti d'Italia. Le cose, viste dalla parte della gente, e non con l'occhio dell'alto burocrate, sono un pò diverse. Una signora che, scippata, finisce in ospedale con fratture serie, le contesterebbe l'aggettivo «piccola» appioppato alla criminalità di cui sopra. Punti di vista, appunto. Giusto: ma si tratta di vederci bene. Ad esempio: a Riccione, in giugno, arrestano (per un furto d'auto) uno slavo pluriomicida, ma nessuno (neppure a Rimini), si accorge di lui: il reo subisce il processo sorridendo, ed ottiene, dopo la condanna, la giusta libertà provvisoria. Per poter poi ammazzare (sono fatti recenti), sembra altre sei persone, in due tornate. Questo slavo, Lyubisa Urbanovic, aveva una base tra Rimini e Santarcangelo. A Rimini era già stato arrestato. Secondo il suo avvocato, egli è un tipo che si nota bene, per aver «il petto coperto da spaventose cicatrici». Forse per pudicizia, né carabinieri né poliziotti lo hanno mai fotografato "nature", prendendo nota di quei «segni particolari» tanto evidenti. E così il 'grande' delinquente (che uccide lontano dalla Riviera), finisce soltanto nelle statistiche della nostra 'piccola' criminalità, a causa di un furto d'auto («Cosa s'ha da fa' pe' campà
»). Cordialmente.
Un altro precedente.
1997, la mafia russa Autorità Preposte e fenomeni malavitosi Per il Prefetto di Rimini niente «problemi di mafia russa».
Alé, oh oh! Finalmente anche i grandi giornali locali dicono quello che un piccolo cronista come me ha qui osservato nel lontano 1990. Il ricordo, che mi obbliga ad un'autocitazione, nasce dalla lettura di un articolo di fondo di Pietro Caricato, apparso sul «Corriere Romagna» del 22 ottobre scorso, e dedicato al tema dell'ordine pubblico. Caricato scrive che per il Prefetto di Rimini «non esistono problemi di mafia russa» sul nostro territorio, mentre Pino Arlacchi, vicesegretario dell'Onu «sostiene che la mafia russa fa investimenti in Riviera». Aggiunge Caricato: se il nostro sindaco Chicchi «dice di sapere che la mafia [nazionale] gestisce le bische clandestine, l'usura e lo spaccio» della droga, il presidente dell'Antimafia Del Turco «afferma candidamente che "l'Emilia Romagna ha una dose di criminalità organizzata ma non la mafia"». Le righe di Caricato mi hanno fatto pensare a quanto ho pubblicato appunto nel 1990, polemizzando con l'allora Questore di Forlì, sostenitore della tesi che «Rimini non è Palermo». Il lettore potrà trovare quell'articolo a pag. 45 di «Quanto basta» (1992). In esso, riprendevo il caso di uno slavo omicida arrestato a Riccione per un furto d'auto: nessuno, neppure a Rimini, si accorse di chi si trattasse. Al processo, lui accettò sorridente la condanna, prima di ottenere la giusta libertà provvisoria. Per poter ammazzare, sembra, altre sei persone in due tornate. Concludevo l'articolo: «Questo slavo aveva una base tra Santarcangelo e Rimini, dove era stato già arrestato in precedenza. Secondo il suo avvocato, è un tipo che si nota bene, per avere "il petto coperto da spaventose cicatrici". Per pudicizia, carabinieri e poliziotti non lo hanno mai fotografo. Aggiungo ora la citazione da un libro che ho appena finito di scrivere e che uscirà il prossimo mese, la storia del «Ponte» tra 1987 e 1996. Nella cronaca del 1996, a pag. 264 c'è un accenno allo stesso slavo che «sostiene di esser stato liberato dal carcere di Rimini nel 1990, grazie all'aiuto dei poliziotti della banda della "Uno bianca"». Come il signor Questore di Forlì nel 1990, anche oggi le Autorità Preposte sembrano sottovalutare i fenomeni malavitosi. Se la prendono con il sindaco Chicchi, accusandolo di voler fare lo sceriffo o il «Giuliani» [sindaco di Nuova York] di Romagna. Certe affermazioni delle stesse Autorità sembrano i bollettini del tempo dell'estate, quando per favorire il turismo, spesso si riducono le piogge a nuvole passeggere. Alé, oh oh! Siamo tutti allegri e contenti. Antonio Montanari, Tam Tama 652, il PONTE, n. 39 [2 novembre 1997]
Fuori Tama Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
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