TamTama, "il Ponte", Dicembre 2011


Tama 1062, 25.12.2011
In nome del padre

Due immagini hanno fatto il giro del mondo. Una riproduce la copertina del settimanale "Time" (14.12), dedicata alla consueta scelta della "Persona dell'anno". Per il 2011, il soggetto presentato è "il Manifestante": ovvero il simbolo della "naturale continuazione della politica con altri mezzi", soprattutto in riferimento alla situazione della realtà araba, da cui proviene il volto femminile ritratto nella foto. Così scrive Kurt Andersen sullo stesso "Time", dove leggiamo pure che "il contestatore è diventato creatore di storia", partendo dalla Tunisia del 17 dicembre 2010. Quel giorno Mohamed Bouazizi, un venditore ambulante di 26 anni, si dà fuoco dopo che la polizia gli ha sequestrato il carretto su cui c'è la frutta da offrire al mercato.

La seconda foto (autore Peter Hapak) reca proprio l'immagine di Mohamed Bouazizi, sorretta da sua madre Mannoubia che ha spiegato il gesto del figlio come ispirato alla dignità. La quale, aggiunge Basma, sorella sedicenne di
Mohamed, in Tunisia è più importante del pane.
La vicenda di Mohamed può essere sintetizzata con le parole del miglior inviato italiano di affari esteri, Domenico Quirico della "Stampa" (17.12): essa "fece conoscere al mondo arabo l'evidenza del vero principio rivoluzionario, che una prima ingiustizia è fonte di ingiustizie infinite". Egli "non ha inventato ideologie e non ha coniato gli slogan sobillatori dell'Islam politico", ha creato "la prima rivoluzione del terzo millennio".
Le frasi di Quirico suggeriscono un ricordo scolastico, l'incontro di Dante con Catone all'inizio del Purgatorio, quando Virgilio dice del poeta: "libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta".
Non ha paragoni con il doloroso panorama che fa da sfondo agli occhi seminascosti della Manifestante finita nella copertina di "Time", un altro volto, quello di Gigliola Ibba, 70 anni, autrice di un appello a pagamento sul "Corriere della Sera". Ha comperato una pagina di pubblicità per dichiarare la propria delusione ai politici nostrani. Ad Angela Frenda della stessa testata, ha detto (15.12): "Vuole la verità? Lo devo a mio padre Tullio. Era ingegnere e generale dell'aeronautica. Progettava aeroporti civili e militari. Stiamo parlano del 1957. È morto quando avevo 16 anni. Io ho trascorso dai 14 ai 16 anni a prendere le telefonate con cui politici di allora cercavano, invano di corromperlo. È morto d'infarto senza firmarlo, quel progetto". [Anno XXX, n. 1062]

Antonio Montanari
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Tama 1061, 18.12.2011
Auguri, Europa

Anche all'Europa formuliamo i nostri pubblici auguri. La settimana scorsa ci siamo rivolti all'Italia, considerando l'Unione del continente una tappa fondamentale nelle vicende del nostro Paese in 150 anni di Storia. Cara Europa, in te crediamo perché le più grandi disgrazie nostre e dei popoli circonvicini sono derivate dal fatto che confini politici e pretese economiche più o meno mascherate da nobili ideali, ci hanno travagliato e guastato per secoli. Ancora adesso discutiamo e litighiamo, ma grazie al Cielo ci siamo convinti di mettere in cantina i cannoni.
La cronaca registra la riunione di Bruxelles del 9 dicembre, dove i capi di governo si sono accordati per un'unione fiscale tra 26 Paesi su 27. Resta fuori l'Inghilterra, a cui i nemici dell'euro hanno sempre guardato come ad un'isola felice per non averlo voluto tra i piedi. Quella riunione non conferma l'analisi dei nemici dell'euro, ma testimonia soltanto che i signori affaristi della City londinese hanno voluto aver ragione ad ogni costo. Ci hanno snobbato per restare fedeli alla loro immagine chic che conosciamo.
Se nella Storia non vince chi ha ragione, ma ha ragione chi vince, dobbiamo chiederci se Londra ha vinto. Il ricatto inglese (per un diritto di veto sulla regolamentazione dei mercati finanziari), non ha funzionato. Il vertice di gennaio sarà con 26 Paesi soltanto. Un'Europa senza il governo di Sua Maestà Britannica, potrebbe apparire un "nano politico". Ma è quel "nano politico", come ha osservato Andrea Bonanni, che in pochi mesi ha "licenziato" ben tre capi di governo (in Portogallo, Grecia, Italia).
Ecco ancora una conferma che il gioco interno di uno Stato è oggi regolato dal contesto comunitario. Per cui l'Europa conta, eccome. Il 6 dicembre il nostro presidente della Repubblica ha commentato "con franchezza" la situazione economica, dicendosi ben consapevole che la manovra economica del governo Monti provoca preoccupazione nella gente: "Dobbiamo fare sacrifici", che "stanno arrivando giusto in tempo per evitare sviluppi in senso catastrofico della nostra situazione".
Il giorno dopo da Osawatomie, uno sperduto villaggio degli Usa, è arrivato un messaggio elettorale di Obama che vale anche per noi: "Le disuguaglianze uccidono la democrazia" per cui non deve prevalere un sistema politico "basato su un egoismo mozzafiato". Alla base della crisi economica americana, ha aggiunto, c'è una iniqua distribuzione della ricchezza. [Anno XXX, n. 1061]

Antonio Montanari
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Tama 1060, 11.12.2011
Auguri, Italia

Le luminarie delle vie cittadine, i servizi televisivi sui grandi alberi addobbati nelle grandi città del mondo, la pubblicità ci avvertono. Stiamo per girare l'ultima pagina del calendario del 2011. Siamo entrati in una di quelle rare ed obbligatorie fasi della convivenza civile in cui, per scambiarci gli auguri, tutti siamo tenuti a considerarci buoni. E soprattutto a ritenere buoni anche quanti per il resto dell'anno ci sembrano meritevoli di ben altra etichetta qualificativa.
Chiamale se vuoi convenzioni, frutto di una Buona Educazione che maschera le reciproche ipocrisie, e finge che tutto vada bene, Madama la Marchesa. Anche se la lista dei problemi è molto più lunga del catalogo amoroso del Don Giovanni di Mozart-Da Ponte. Tuttavia tra ossequi, inchini, riverenze da valzer viennese e baciamani da romanzi ottocenteschi, bisogna lasciare a noi stessi un piccolo spiraglio da cui far uscire un alito di verità, per quanto minuscolo, timoroso od indeciso.
Lasciatemelo dire, signora Italia (e scusino i lettori questo "voi" con il quale mi rivolgo alla nostra Patria, che non ha nulla di nostalgico, ma è soltanto un piccolo tentativo di vedere dietro l'immagine simbolica di una figura, tutto l'assieme di noi che sul suo territorio vi abitiamo). Lasciatemelo dire, signora Italia: un dicembre che chiude le feste per i 150 anni della vostra Unità, una specie di ponte ideale tra Risorgimento, Resistenza ed Unione Europa, senza tante grida contro di voi, la vostra capitale, e quello strano impasto che è l'assieme di noi tutti oggi, italiani e stranieri, residenti ed ospiti, cittadini registrati e cittadini aspiranti; ebbene, un dicembre così calmo non ve lo sareste sognato, se non ci fosse stata questa crisi economica. Che ci spaventa, urta, agita.
L'avevamo sentita negare. L'abbiamo vista scoppiare tra le mani dei potenti e dei tecnici. E noi che non contiamo niente perché né potenti né tecnici siamo, abbiamo fiducia che ce la faremo ancora una volta, ricordando che i profeti di sventura non servono a nulla se non a far loro incassare lauti compensi prelevati dalle tasche comuni.
Auguri, Italia. Anche pensando egoisticamente a noi che non ci consideriamo figli né di un sobborgo paludoso né di un grattacielo illuminato. Ma gente semplice che non dimentica le ore peggiori vissute nel passato. Sono nato nel 1942, e fatto subito "figlio della Lupa". Poi fortunatamente hanno comandato gli Agnelli. [Anno XXX, n. 1060]

Antonio Montanari
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Tama 1059, 04.12.2011
Non dare i numeri

Il tasso di noiosità di questa puntata è superiore al consueto. Premetto l'aureo consiglio di don Lisander per chi non si curasse di ascoltare le nostre quattro parole: cioè saltare alla pagina seguente (cap. XXII). Chi resta, alla fine non ci accusi di essere stati indigesti. Ma che colpa abbiamo noi (come diceva una canzonetta) se nei commenti politici circolano opinioni piuttosto strane come quelle che danno corpo ad una terza Repubblica italiana per il semplice fatto che abbiamo un governo di Tecnici anziché di Politici? Per cambiare la targa del nostro Stato, occorrerebbe una nuova Costituzione.
Noi (e se consentite, aggiungiamo un grazie al Cielo) abbiamo ancora quella del 1948 che reca con sé il ricordo delle tragedie che la precedettero. In Italia si è soltanto mutato il sistema elettorale. I suoi ideatori ed estensori lo hanno etichettato con sincero ribrezzo come porcata, tanto per essere chiari nel pentimento da scontare senza penitenze. Poi il prof. Giovanni Sartori con eleganza ha parlato di porcellum.
In questo porcellum abbiamo identificato la cosiddetta seconda Repubblica. Che dopo la recente crisi di governo è diventata immediatamente la terza. Una Repubblica così sembra una specie di autovettura con il cambio automatico che non richiede al conducente nessuna attenta manovra.
Il tasso di noiosità delle nostre righe sta superando la soglia del pericolo d'inquinamento, mentre ci avviciniamo al comma due dell'art. 92 che più semplice di così non può essere: "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio...". Nessun paletto è messo dalla Costituzione all'operato del Capo dello Stato, tranne quel severo richiamo all'alto tradimento o all'attentato alla Costituzione medesima (art. 90, comma due).
Tutto ciò serve per concludere che sono senza fondamento le fantasie eroiche di quanti hanno mormorato sulla presunta violazione della Legge fondamentale dello Stato per la nascita di un governo di soli Tecnici. Il problema è diverso. I Politici sono stati fatti apparire dai commentatori come tante donne Prassedi pronte a comandar su tutto ed a prender per cielo il loro cervello. Serve soltanto ad onorare il ricco contratto con la Rai definire, da parte di messer Ferrara, governo del preside quello che gli altri chiamano governo del Presidente. È uno di quei raffinati giochi di parole che sono nebbia la quale impedisce di vedere il burrone e scansarlo. [Anno XXX, n. 1059]

Antonio Montanari
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Pagina 1530.
Creata
28.11.2011
Pagina aggiornata
18.12.2011, 11:00.
Antonio Montanari, TamTama