| Tama 1054, 30.10.2011 Italia bollita
Non so se posso chiamarlo incubo. Ignoro la legislazione vigente e non voglio procurar rogne al direttore. Fatto sta che due giorni prima di scrivere queste righe, mi sono svegliato vedendo proiettata sul soffitto la scritta che leggete qui come titolo, Italia bollita. Ho sùbito pensato a padre Dante. Non a quello silenzioso dell'olio d'oliva, ma a quello tormentato da Beatrice nello spot dei rotoloni che non finiscono mai. E mi sono ricordato di quanto lo stesso Alighieri scriveva in un passo della prima cantica (XXVI, 7): presso il mattino si sogna il vero. Confrontando la scritta apparsa al termine del mio sonno con quanto, con un minimo di lucidità e d'informazione, possiamo sapere sull'Italia di oggi, mi sono spaventato. In quelle due parole non c'era nessuna magica premonizione, ma soltanto un veritiero ritratto del Paese in cui viviamo. Lo ha confermato sabato 22 la signora Emma Marcegaglia parlando ai giovani industriali riuniti a Capri: "Il tempo è scaduto, adesso bisogna decidere". Era lo stesso tono angosciato usato dal loro presidente il giorno prima: "Non possiamo pensare che si prendano decisioni improbabili basandosi sui sondaggi: questa è una democrazia non un concorso a premi". Il 21 ottobre da Bolzano la signora Marcegaglia ed il suo omologo tedesco hanno inviato ai leader europei un drammatico appello: "Non c'è tempo da perdere: siamo sull'orlo del baratro". L'ammonitrice scritta sul mio soffitto, anteriore a tutto ciò, era confermata dal fatto che la tv, unico mezzo d'informazione per una larga fetta d'italiani, è infarcita di trasmissioni a tutte le ore e su tutti i canali, in cui si parla dei più ricercati sistemi gastronomici, mentre diminuiscono le possibilità di spesa delle nostre famiglie. Il che è come affidare al conte Dracula la gestione dei donatori di sangue. Purtroppo le cose stanno a questo punto, e non per colpa di Dracula. Fa ridere di tristezza la notizia che, per risparmiare dei soldi, le pagelle arriveranno alle famiglie via computer. A noi le consegnavano alla vigilia delle feste natalizie per rovinarcele sadicamente. L'unico mezzo di autodifesa era di tenerle nascoste sino alle ore 7.30 del 7 gennaio, al momento cioè di uscire di casa per rientrare in classe dopo le vacanze. Con i mezzi di adesso, per difendere la nostra privatezza ed il bisogno di una tregua prima della battaglia, dovremmo manomettere il computer domestico. [XXX, 1054] Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
Tama 1053, 23.10.2011 Censimento, non mento
Egregio Signor Stato, da Voi m'è arrivato il modulo solenne per il Censimento. I tg m'hanno spaventato, non ho ancora aperto la busta che contiene il malloppo. Anche perché a quello mio personale se ne sono aggiunti altri tre circonvicini, provocandomi macchie rosse sul viso e pruriti in varie parti del corpo. Dello Stato sono stato umile servitore, come per varie generazioni lo furono tutti i rami della famiglia da cui provengo. So che cosa significhi la parola stessa di Stato, non un fiato di voce ma una sostanza delle cose. Lo sperimentai tanti anni fa: quando nelle scuole più i maestri degli allievi tentarono di sovvertirlo. Con calma e pazienza dovemmo affrontare le buriane dei cosiddetti contestatori, tutte persone di eccellente intelletto, tanto che poi loro, che maledivano lo stato malridotto dello Stato, fecero di tutto per entrarvi e trovare ottime sistemazioni nelle varie articolazioni della Pubblica Amministrazione. Questo non significa però che pure lo Stato non commetta i suoi errori. E che in sé non abbia qualcosa di cui non potrebbe dichiarare tutto. Si compone una biblioteca intera con i volumi che riguardano segreti di Stato, misteri di Stato, armadi della vergogna, deviazioni dei Servizi segreti. Ha ragione, signor Stato, a chiederci di essere sinceri. Ma forse non abbiamo tutti i torti neppure noi umili cittadini, spesso trattati alla stregua di sudditi, a chiedere che su certe cose bisognerebbe cambiar musica. Quella che ci è stata fatta ascoltare, talora non è piaciuta, non perché siamo noi di gusti difficili, ma soltanto perché direttori stonati o cantori sfiatati non hanno fatto bella figura nei pubblici concerti. Un esempio? Nel diario segreto di Tina Anselmi sulla P2, pubblicato da Anna Vinci, un capitolo è intitolato "Sanno che sono sola". Vi si legge: "Da varie parti politiche mi si segnala la volontà di chiudere questa vicenda in maniera indolore" (p. 369). L'intervento di Tina Anselmi alla Camera il 9 gennaio 1986 terminava ricordando che nel sistema democratico "non vi è e non può esservi posto per nicchie nascoste o burattinai di sorta" (p. 431). Se non mento al Censimento per principio e non soltanto per paura di sanzioni, lo stesso comportamento vorrei che lo Stato assumesse verso i suoi cittadini: essere un libro aperto e non pure, per gravi vicende, un fascicolo chiuso, ben nascosto, con pagine cancellate o strappate. [XXX, 1053] Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
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