TamTama, "il Ponte", Maggio 2011


Tama 1041, 29.05.2011
Si fa presto a dire giovani

Il quadro delineato dal Censis sulla condizione giovanile in Italia, e presentato alla Camera, è riassunto da Raffaello Masci (Stampa): "I giovani sono sempre di meno, e questo all'incirca si sapeva. Ma sono anche il segmento sociale più fragile, emarginato, povero e disilluso della popolazione". Per l'Ance (associazione dei costruttori) in sette anni i laureati italiani finiti all'estero sono aumentati del 40%. Negli ultimi dieci mesi sono stati 65 mila i giovani trasferitisi oltre confine: "Via da un Paese di vecchi: con un progetto in testa e la certezza che per realizzarlo bisogna andarsene", ha scritto Luisa Grion (Repubblica). L'Ance avverte: i laureati italiani fra i 30 ed i 34 anni sono (2009) il 19% dei coetanei. La Comunità europea ha posto per il 2020 il traguardo del 40%.
Una voce da Milano, raccolta da Chiara Berie d'Argentine (Stampa): "Anche i più giovani sembrano non aver fiducia del futuro. Non dovremmo criticarli ma appassionarli; per riuscirci dobbiamo cominciare ad appassionarci noi adulti". Chi parla è don Giorgio Riva, 64 anni, laurea in Ingegneria al Politecnico, parroco a Santa Francesca Romana, in una delle zone a più alta densità, con esperienza per undici anni nella Chinatown milanese.
Il problema dei giovani non è soltanto italiano. Dalla Spagna sono arrivate dal 15 maggio le notizie sulla sfida degli Indignados, scoppiata in vista delle elezioni del 22 maggio. La campagna elettorale per tutti i Comuni ed i governatori di 13 su 17 regioni, non ha prodotto nessuna repressione. Il ministro degli Interni ha scelto il dialogo e non i manganelli.
I giovani spagnoli, ha scritto Francesca Paci (Stampa), si considerano senza un futuro, proprio come i coetanei egiziani alla vigilia della rivoluzione. Stessa constatazione leggiamo in Maurizio Ferrera (CorSera): "Gli indignados chiedono soprattutto di essere ascoltati, reclamano riconoscimento, rispetto, prospettive per il domani", per nulla "diversi dai giovani che protestano nel Nord Africa e nel Medio Oriente".
Da Elisabetta Rosaspina (CorSera) cito alcune testimonianze che ha raccolto davanti al palazzo della Comunidad di Madrid. Claudia, 20 anni: "Ci hanno rubato il lavoro"; Alberto, 24: "Voglio soltanto un lavoro per non pesare più sui miei"; Pilar, bibliotecaria cinquantenne: "I ragazzi hanno ragione, troppi tagli alla cultura". Mariano, un pensionato di 87 anni, protesta ricordando: nelle celle di quel palazzo fu incarcerato nel 1961 per antifranchismo. [1041]

Antonio Montanari
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Tama 1040, 22.05.2011
Si fa presto a dire Bendandi

Un mese fa Tizio comincia a parlare in famiglia di quanto crede d'aver letto: la profezia di un terremoto previsto a Rimini l'11 maggio. Tizio ha collegato due notizie. La prima riguarda la profezia, divulgata con un falso (Raffaele Bendandi da Faenza, 1893-1979, nulla scrisse al proposito) e riferita a Roma. La seconda è tutta locale: da tempo gira la voce che prima o poi per la legge dei cento anni la nostra città subirà un disastro come quello del 1916.
Se non erro il primo allarme è apparso sul Carlino nel 2010 con un'intervista ad un responsabile tecnico comunale che non è esperto di questioni geologiche. La legge dei cento anni era apparsa molto tempo fa, in altre dichiarazioni politiche di un assessore riminese, a proposito delle piene del fiume Marecchia, senza dichiararne la vera paternità: un illustre medico tuttologo vissuto nel 1700.
Dopo la diffusione della falsa profezia romana, s'è aggiunta un'altra serie di notizie relative ad iniziative di tecnici locali per mettere in sicurezza le abitazioni della nostra città. Per cui nella mente del Tizio citato, c'è stato un corto circuito neuronale di cui ha fatto le spese la sua famiglia, inutilmente allarmata. A Roma l'11 maggio scorso non è accaduto nulla. La Terra ha tremato nel Sud della Spagna, provocando delle vittime.
Bendandi non è mai stato uno di quelli che, per principio d'autorità, pretendono di aver ragione su tutto, e non soltanto nelle materie che frequentano. Era semplicemente un simpatico eretico (autodidatta, licenza elementare) che scompigliava la matassa del sapere ufficiale. Non ha mai preteso cattedre. I cronisti di mezzo secolo fa lo consideravano stravagante ed irriverente frequentatore della Scienza nella pigra vita di provincia, in quell'Italia che dava il meglio umilmente senza pretendere trofei od onorificenze, vivendo in case di campagna intese non come ville di lusso, ma luoghi modesti in cui si teneva la chiave nella porta senza alcun timore.
Oggi siamo assediati da carrieristi che vogliono celebrità scambiando il mondo per il proprio cervello. Sono un poco esoterici come antichi sapienti orientali, e molto integrati nel sistema quali manager culturali che, raccontando le più astruse invenzioni, cercano di ipnotizzare i pubblici ascoltatori, dopo aver sedotto i mecenati privati. Qualcuno osa l'inosabile. Dichiara di tradurre dal latino: ma usa soltanto una vecchia versione francese per rendere con certezza in italiano la lingua di Virgilio. [1040]

Antonio Montanari
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Tama 1039, 15.05.2011
Si fa presto a dire Giro

Una città può passare alla storia anche con le cronache sportive. La firma è di un grande giornalista, Orio Vergani: "Alla sesta tappa, Fausto Coppi è fuori gioco. Cade nella Mantova-Rimini. Risale in sella. Ma nel pomeriggio, non può prendere il via in una minitappa dentro San Marino: una storta alla caviglia". È il 1956. A Rimini vince il romagnolo Pipazza Minardi.
Da Milano il 7 giugno 1955 Vergani ha scritto: "Nove anni or sono, quando il Giro riprese la sua marcia nell'Italia devastata dalla guerra, con le strade sconvolte, con i ponti crollati, con le città in macerie, con le mura crivellate dai proiettili e annerite dagli incendi, vedemmo gli stessi milioni di italiani, squallidi, sparuti, macilenti, vestiti in buona parte con gli avanzi delle divise di non so quanti eserciti, laceri come mendichi, infagottati in giubbe da paracadutisti, e con le donne, nelle giornate fredde, vestite con cappotti cuciti nelle coperte americane".
Fausto Coppi e Gino Bartali sono stati sino al 1956 gli assoluti protagonisti di un duello dalle tante facce, non soltanto sportive, tutto immerso nella storia di quegli anni. Ginettaccio è sulla bici al Tour de France quando il postfascista Antonio Pallante (così lo definisce un altro grande cronista, Gian Paolo Ormezzano) spara a Palmiro Togliatti il 14 luglio 1948. Le agitazioni provocano 15 morti. Ma se non succede di peggio, il merito è attribuito a Bartali che vince sui tornanti dell'Isoard.
Vergani cita Montanelli: "La vittoria di Bartali funzionò da calmante dei bollori, allentò la tensione, sviò l'attenzione. Ma la rivoluzione non sarebbe scoppiata in nessun caso", Togliatti non la voleva. Dopo l'operazione, Togliatti sussurrò: "Calma, nervi saldi" e chiese notizie di Bartali al Tour.
Il figlio di Bartali, Andrea, ha detto ad Ormezzano che suo padre aveva ricevuto sollecitazioni politiche "esplicite ed urgenti perché nel Tour ce la mettesse tutta", per dare "entusiasmi e divagazioni alla massa inquieta, sconvolta, irata degli italiani". Il 18 aprile la Dc aveva vinto le elezioni, 48,5% dei voti contro il 31 del Fronte popolare. Il primo gennaio era entrata in vigore la Costituzione, l'11 maggio Luigi Einaudi era stato eletto presidente della Repubblica.
Al Tour del 1949 risale la celebre foto di Bartali che passa a Coppi la sua borraccia. Ormezzano raccolse la testimonianza di chi la fece, Duilio Chiaradia della Rai: una messinscena per ricordare un gesto varie volte accaduto tra i due. [1039]

Antonio Montanari
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Tama 1038, 08.05.2011
Si fa presto a dire canto

Soltanto cronaca: un professore di Vicenza ha fatto studiare ai suoi alunni la marcetta fascista "Faccetta nera". Commenta una giovane scrittrice africana, Igiaba Scego: "Io avrei parlato ai ragazzi del colonialismo italiano, una pagina rimossa dalla memoria patria. Avrei spiegato che l'Italia è stata feroce in Africa. Avrei parlato dei campi di concentramento costruiti dagli italiani, dell'apartheid imposto nelle città colonizzate, dei gas iprite usati nella guerra di Mussolini per l'impero". Circa "Faccetta nera", Igiaba Scego aggiunge che essa mostra, come altre canzoni dell'epoca ("Africanella", "Pupetta mora", "Africanina"), "lo sfruttamento (sessuale e non) al quale venivano sottoposte le donne locali".
Soltanto cronaca: sono ventimila i giovani nati in Italia da genitori stranieri e divenuti maggiorenni negli ultimi 18 mesi, costretti a chiedere il permesso di soggiorno per non diventare clandestini. Debbono documentare che sono stati qui da noi per un decennio filato. Gli hanno dedicato un film. C'è anche Angela, 23 anni, nata a Rimini, una cinese che studia Economia e commercio. (Un ricordo personale del 1994: mia madre rischiò di perdere la residenza a Rimini perché non fu trovata al domicilio, in seguito all'avvio d'una pratica per assistenza in casa protetta, con domanda in cui lei dichiarava di essere ricoverata in una clinica.)
Soltanto cronaca: una signora di Forlì ha scritto al "Corriere Romagna" che il 21 aprile in corso della Repubblica passa una scolaresca di dodicenni in marcia verso piazza Saffi, con in fondo un bambino africano nero, distanziato e lasciato solo perché "ha problemi per camminare", come poi le spiega una maestra, a cui la signora poi dice istintivamente: "Occupatevi di lui".
Soltanto cronaca: la Corte europea di Giustizia, bocciando una legge italiana del 2009, ha decretato che non si può carcerare un cosiddetto clandestino da uno a quattro anni. Le limitazioni alla libertà personale sono da mantenere entro il periodo massimo di sei mesi. Dopo di che il clandestino va rimpatriato. Nel 2010 la nostra Corte costituzionale ha dichiarato illegittima l'aggravante di clandestinità con aumento di pena, e non punibile l'immigrato che è in estremo stato di indigenza.
Soltanto cronaca, anzi già storia: dieci anni fa, il 29 aprile 2001, il sindaco leghista di Treviso Gentilini proponeva i "vagoni piombati per riportare i negri oltre la nostra frontiera". [1038]

Antonio Montanari
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Riministoria
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Pagina 1465.
Creata
04.05.2011, 17:20.
Pagina aggiornata
19.05.2011, 17:00.
Antonio Montanari, TamTama