| Tama 1002, 25.07.2010 Un altro resto del Carlino
La notte del 19 febbraio 1990 Andrea Basagni e Silvano Cardellini fuggono dalla redazione del Carlino verso quella del Messaggero, sbarcato in Romagna per volontà di Raul Gardini, marito di Idina Ferruzzi. Andrea Barbato su Rai3 definisce la vicenda un caso di "cannibalismo editoriale". L'unico giornale italiano a parlare dello straordinario evento, è il torinese La Stampa. Ne è corrispondente lo stesso Cardellini. A cui quell'avventura non sarà mai perdonata. Fallito il progetto di Gardini, Silvano ritorna nell'antica casa, dove adesso gli hanno intestato la redazione riminese. Eravamo diventati amici sinceri alla fine degli anni Sessanta, lavorando assieme al Corso diretto da Gianni Bezzi, un altro reduce del Carlino riminese. Dove era stato vice capo-pagina. Uno scherzetto fattogli mentre doveva essere assunto a Bologna nella redazione centrale, lo aveva buttato sulla strada. Nel 1969 era poi andato a Roma al Corriere dello Sport, per il quale scrisse sino alla morte, avvenuta nel febbraio 2000 all'età di 60 anni. Silvano aveva dimostrato sin dall'inizio una particolare attenzione verso il commento sarcastico. Era ancora studente di liceo scientifico, maturava con passione in un'esperienza nuova, scriveva bene, non c'era da correggere nulla. Lo avevo soprannominato il Montanelli riminese. Nel 1965 aveva vinto il premio giornalistico Mario Fabbri (antico corrispondente del Carlino) con un componimento intitolato "Io e Dante", che ruotava attorno a questo interrogativo: "Signora maestra, mio nonno mi ha detto che ha letto la 'santa commedia di Dante', è una storia da ridere?". Nello stesso anno Rosita Copioli (Classico) vince nella sezione Critica e storia, e Mauro Gardenghi (Classico) in quella Fantasia e arte. Gianni Bezzi lo avevo conosciuto proprio al Carlino, a cui collaborai per qualche tempo dal 1960. Studente in legge, bravo, intelligente, fu soprattutto amico sincero nell'impostarmi sul metodo di ricerca della notizia e nella stesura dei brevi testi di cronaca. Sia Gianni, sia Silvano hanno trovato nel Carlino il trampolino di lancio ed una terribile trappola. Per Silvano l'odierna intitolazione della redazione riminese, non ripara nulla. Gli tagliarono le gambe al ritorno all'ovile, avrebbe potuto diventare un ottimo inviato se non un arguto direttore. Ha fatto sino all'ultimo il lavoro umile della cronaca che di solito è affidato ai cronisti in fasce. La sua tristezza era il "resto" del Carlino. [1002]
Dossier Carlino 2010 Silvano Cardellini, 2006
Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
Tama 1001, 18.07.2010 Rimini finita nel pallone
Non siamo i soli in Italia ad avere problemi con la squadra di calcio cittadina. Rimini si differenzia dalle altre città per un aspetto che si riassume con due parole: motore immobiliare. Una formula magica che nuovi mondi doveva aprire, attraverso la costruzione di uno stadio moderno, dove glorificare i trionfi immancabili dellundici biancorosso. Abbiamo, pardon, hanno sognato. Cera stata poi la cotta per il modello Dubai, grattacieli in riva al mare, e vai verso un futuro radioso di cemento che minacciava di cancellare la fisionomia delle nostre coste e della nostra cultura. Intendiamo per cultura una visione della vita di ogni giorno. Per i semplici cittadini, come li chiamavano una volta i cronisti dei grandi giornali, quella visione del futuro del nostro mare diverge molto dalle progettazioni tipo Dubai. Per i politici, la cultura della città e del turismo dipende da tanti fattori. Ci sono gli studi più approfonditi forniti da eccelse menti che analizzano tutto con la massima attenzione, soprattutto le loro ricche parcelle. Ci sono le proposte politiche che possono nascere attorno ad un tavolo di partito o leggendo controvoglia qualche settimanale alla moda dal barbiere. Non sono mancate le discussioni pubbliche, i piani che non sappiamo come si chiamino, ma che debbono programmare i prossimi trenta o quarantanni dello sviluppo cittadino. Abbiamo letto interessanti interviste ad illustri personaggi, qualificati come intellettuali ed esperti. Siamo andati avanti nelle autocelebrazioni del radioso avvenire per un bel po, mentre nel mondo le cose stavano cambiando. I nostri amministratori allora si sono divisi in due correnti. Quella più consistente (secondo voci raccolte allestero) suggeriva di trascurare la lettura delle notizie economiche che facevano presagire tempi magri, con la scusa che i giornalisti a differenza dei politici non capiscono mai nulla. La parte minoritaria della maggioranza comunale propendeva per riti propiziatori, suggeriti da autorevoli cervelli esperti nellesoterismo meno plebeo: niente cornetti napoletani alla Benedetto Croce, niente rituali magici. Ma soltanto la serena, immarcescibile fermezza di chi sa di aver ragione perché sì: è un vecchio sistema che premia. Infatti Maurizio Melucci è diventato assessore regionale, nonostante il tracollo delle Borse che hanno fatto svanire il motore immobiliare ed il modello Dubai, ovvero la cartolina precetto per il nostro futuro. [1001]
Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
Tama 1000, 04.07.2010 Un falso di Stato
11 giugno 1924, escono le prime notizie sulla sparizione dell'on. Giacomo Matteotti, avvenuta il pomeriggio precedente a Roma nel Lungotevere Arnaldo da Brescia. Rapito, caricato su di un'auto, è ucciso e sepolto a 23 km dalla capitale. 16 agosto, il cadavere di Matteotti è ritrovato. Lo hanno ucciso cinque squadristi organizzati da Giovanni Marinelli, quadrumviro fascista, e capeggiati da Amerigo Dumini a libro paga dell'ufficio stampa di Mussolini guidato da un altro quadrumviro, Cesare Rossi. Gli altri quattro squadristi sono arditi milanesi. L'auto è di Filippo Filippelli direttore del Corriere italiano, "un giornale fascista, fondato poco dopo la marcia su Roma, sovvenzionato da gruppi affaristici e ispirato politicamente dal sottosegretario all'interno Aldo Finzi" (cfr. G. Candeloro, "Storia d'Italia moderna" IX, pp. 68-69). Il 31 dicembre i giornali d'opposizione sono sequestrati. Il 3 gennaio 1925 pomeriggio Mussolini dice alla Camera: "... se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di quest'associazione a delinquere!". Il discorso del 3 gennaio 1925 è stato proposto agli studenti per un tema della Maturità il 22 giugno 2010. Senza una riga di commento che chiarisse storicamente il testo. La premessa di quelle parole è nell'uccisione di Matteotti che il 30 maggio 1924 aveva denunciato alla Camera violenze, intimidazioni, illegalità commesse contro l'opposizione (ib., p. 66). Fa spavento che la storia del delitto politico che è alle origini di un ventennio il quale si conclude con la tragedia immane ed orribile della guerra, sia stata trascurata (per non dire censurata) in nome dell'astratto principio che il tema d'esame contiene quattro citazioni tra virgolette. Le virgolette non salvano l'anima. Nel caso delle parole di Mussolini, esse offrono un falso di Stato. In situazioni odierne al contrario esse diventano documenti inoppugnabili, come per il TG1 di Minzolini, una cui raccolta esemplare di titoli è in "MicroMega" n. 5 a cura di Marco Travaglio e Carlo Tecce. Il 29 novembre 2009 si annuncia che a Milano è tempo di panettone. Il 27 gennaio 2010 si consigliano capelli corti e ricci fatti in casa. Ci sono poi le notizie non date o taroccate, come quella dell'assoluzione di un avvocato, invece che della prescrizione del suo reato. [1000]
Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
|