TamTama, "il Ponte", Marzo 2010


Tama 988, 28.03.2010
L'Allegria del dopo Mike

Vale ancora l'Allegria di Mike Buongiorno? Certe parole diventano un simbolo, l'etichetta di un prodotto. Il Signor Mike, come lo chiamavano le vallette nell'Italia incerta a metà degli anni Cinquanta, portava qualcosa di americano. Prima i soldati degli States erano morti per liberarci dal nazifascismo. Poi erano arrivati i dollari a ricostruire il Paese. Per essere riconoscenti, gli abbiamo mandato un po' di malavita. Mike in fondo era un italiano. Rimpatriato, aveva corso il rischio di finire fucilato militando nella Resistenza. Poi ha cominciato ad insegnare come si fa tv.
Anni dopo, Renato Carosone raccontava le prime contaminazioni d'Oltreoceano: tu vo' fa' l'americano, divenne una citazione frequente. Funzionava meglio di tanta sociologia. Oggi Mike ripeterebbe una cosa detta spesso negli ultimi suoi anni. Non c'è più serietà in tv. Infatti premiano gente che non sa nulla. Ai suoi tempi c'era chi imparava a memoria l'orario ferroviario per potersi costruire una casa, senza dover emigrare a cercar fortuna. Se la vita è sempre un terno al lotto, come dicevano le nostre nonne, spesso oggi è soltanto un quiz. Mike creò pure il Rischiatutto. Con protagonisti signori dalle professioni di grido, come medici e farmacisti.
Per dirla con un altro grande, Corrado Mantoni, inventore della Corrida radiofonica, oggi prevalgono i dilettanti allo sbaraglio. Molti si sono adeguati, rovesciando il discorso sino al Rischianiente con la tangente, tanto paga lo Stato. Fanno scorta di escort negli affari, e se non ti aggiorni credi che sia il vecchio modello di un'auto. Adesso trionfa l'americano, come all'epoca di Carosone. Una volta dominava il francese. Un secolo (un millennio?) fa Guido Gozzano racconta della mamma che gli ordina di non parlare alla vicina, una cocotte, ovvero una cattiva signorina. Poi prevale la lingua di Dante, con le signorine allegre. Enzo Biagi si chiedeva: ma che avranno per essere allegre?
La corruzione è bipartisan, stessa droga e stesse escort. Verrebbe da piangere, se in quasi vent'anni da Mani pulite, l'immagine che esportiamo non fosse degenerata in una caricatura oscena dell'antico e dignitoso Arlecchino servo di due padroni. Ad un corteo sabato 20 è stata calpestata l'immagine del giudice Paolo Borsellino ucciso della mafia nel 1992, creduto un bolscevico, lui che era di destra. Il corteo non era quello milanese di don Ciotti per le vittime della mafia. Allegria? [988]


Tama 987, 21.03.2010
Lieto fine cercasi

Nei libri per bambini non ci sono più i mostri. C'è di peggio. "Un'onda di incubi che cresce, monta, s'increspa, e mai s'acquieta". Sono volumi senza luce o speranza. Non c'è più il lieto fine, ma "neppure una fine, un epilogo risolutore che perimetri il malessere e lo esaurisca". Lo scrive Simonetta Fiori sotto il titolo "Ma sono libri per bambini?" in un pezzo di "Repubblica", sabato 13 marzo.
I mostri inventati dei libri per bambini, sono spesso accanto a noi per strada. La cronaca nera racconta il mondo meglio di tanti trattati. C'è di peggio. Oltre ai mostri veri, ci sono quelli partoriti dalla fantasia popolare attorno a chi ha veramente bisogno di aiuto. Stesso giorno, stesso quotidiano. Jenner Meletti, un bravo cronista che conosce bene le nostre terre, racconta l'esperimento segreto avvenuto per due anni a Sadurano di Castrocaro. Il manicomio criminale, poi ospedale psichiatrico giudiziario, è stato trasformato in una comunità aperta. Si chiama Casa Zacchera. Sta vicino ad una comunità retta da un sacerdote, don Dario Ciani. Aiutato da persone brave e capaci, don Ciani ha sempre raccolto deboli e disperati, scrive Meletti: tossici, alcolisti, ex ospiti di manicomi.
A Sadurano gli ospiti della comunità, che gestiscono pure un ristorante biologico, in due anni sono stati 27. Undici non ce l'hanno fatta a cambiare regime. I sedici rimasti non hanno creato problemi, nessuno ha tentato la fuga. Ecco un lieto fine provvisorio, come è tutto in questa vita, ma certamente nuovo rispetto al passato. Viene in mente il successo di pubblico per lo sceneggiato televisivo su Basaglia. Il Paese reale non è così rimbambito come si cerca di accreditarlo, vietandogli di discutere di politica, o cercando la salvezza nella litigiosità giudiziaria.
Non soltanto i bambini hanno diritto al lieto fine nelle favole o nei libri. Anzitutto ne hanno diritto nella vita. Quel bambino immigrato che sarà separato dai genitori clandestini, grazie ad una recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione, si vede negato in nome della Giustizia un diritto elementare che viene prima dell'amministrazione della stessa Giustizia. Quello di poter essere assistito da madre e padre, alla ricerca di un destino migliore. Non soltanto i bambini hanno diritto al lieto fine nella vita. Anche gli adulti con cui essi vivono. Altrimenti al di sopra di qualsiasi Corte c'è il principio morale latino: massimo rispetto della legge, massima offesa. [987]


Tama 986, 14.03.2010
Cosa bolle in pentola

Un meccanico milanese di 18 anni nel 1738 gira nelle campagne reggiane. Sviene per la fame. Lo curano con salassi e lavativi. Aumenta la febbre. Ed amen. Ucciso dal cibo che aveva racimolato nei campi. Quelle erbe lo hanno fatto scoppiare, accerta l'autopsia. Ce lo raccontava Piero Camporesi (1985).
Dimmi cosa mangi, verrebbe da aggiungere, e ti dirò chi sei. Una vecchia offesa suonava: "Morto di fame". Ma non di solo cibo vive l'uomo. Le madri una volta elogiavano la bellezza del figlio soffiandogli sul volto: "At magnaria, ti mangerei". Oggi rischierebbero l'arresto.
Non mangiamo soltanto il cibo che sta nel piatto, ma ci nutriamo pure di quanto esso racconta. Massimo Montanari, storico ed esperto del settore, in un volume ha citato un proverbio catalano: "Mio signore, mangiate voi le pere, perché noi le diamo ai maiali". Il pranzo con cui termina "Amarcord" per le nozze di Gradisca, riassume l'Italia del Ventennio.
Un altro regista, Gianni Amelio (in un suo libro recente, "Un film che si chiama desiderio") fa l'elogio di "Amarcord": Federico Fellini ha "l'aria di chi sta solo raccontando qualche fatterello personale", invece "coglie un'epoca e la giudica senza paraocchi". Lo zio Pataca tradisce il cognato, a cui tocca un'abbondante lezione a base di olio di ricino. La scena torna in mente a proposito di una cena di "Casa Artusi" a Frampul, con "ospite" Benito Mussolini.
Artusi partì da Forlimpopoli per Firenze dopo la notte del Passatore, quando sua sorella impazzì per lo spavento. Zvanì chiama "cortese" il Passatore. Più che un abbaglio storico, è un'imperdonabile licenza poetica. A "Casa Artusi" hanno preso una licenza gastronomica. Il duce, ce lo ha ricordato Vittorio Emiliani, soffrì prima di gastrite e poi di ulcera, per cui doveva andare in bianco almeno a tavola. Non digeriva il rosso del sangiovese. Da sempre. Un goccio per festeggiare il diploma magistrale lo stese a terra.
Per Maurizio Viroli, conterraneo e storico con cattedra a Princeton, è una cena della vergogna: fa diffondere la banalità del male che non distingue fra il giusto e l'ingiusto. Il problema è sempre quello, non della gastronomia ma della Storia. Non riguarda che cosa è servito in tavola, ma quanto bolle in pentola. Le sofisticazioni alimentari sono minori di quelle della politica. Un antico romagnolo burlone avrebbe servito a quella cena sul duce una ciambella all'olio di ricino. Per liberare i commensali da ogni dubbio. [986]

Antonio Montanari
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Tama 985, 07.03.2010
Shaid, 30 anni, lasciato morire

Ero straniero e mi avete accolto. Da qualche parte l'ho letto, pensa un signore davanti alla notizia di Sahid Belamed, marocchino, 30 anni, uscito sbronzo da una discoteca, finito in un canale, risalito sul ciglio della strada sotto un palo della luce, a Ferrara. In tanti, in pochi, chissà quanti, passano. Lo vedono. Tirano diritto. Cosa costava una telefonata al 118? Morale, Sahid crepa di freddo.

Il signore ha davanti una pagina: «Gli indifferenti di Ferrara». Continua a chiedersi: chi ha detto che era straniero ed è stato accolto. Carlo Marx? Dalla Germania all'Inghilterra ci era andato. Ma no, troppo aristocratico per avere quei pensieri. Germania, un lampo, e se fosse stato quella carogna di Hitler? Eh, poi non avrebbe gasato sei milioni di ebrei.

Il signore che legge il giornale, ricorda la propria giovinezza, altri indifferenti, quelli di Moravia, ma era un romanzo, mica un fatto vero, anche se poi era la storia di una ribellione. Contro le parole d'ordine del fascismo: credere obbedire e combattere. Andassero loro a combattere.
Gli indifferenti di Ferrara, per il marocchino lasciato morire dal freddo, sono diversi. Nascosti nelle pieghe della cronaca (ossia della vita). Invisibili. Pensate un po', sono invisibili più dei clandestini che vengono a cercar fortuna qui. Nell'Europa cristiana che ha combattuto (e avrebbe voglia di combattere ancora) contro gli infedeli.

Il signore con il giornale, comincia a dubitare di tutto. Dove ha letto che un distinto capo di governo (di quale Paese?), ha accusato l'opposizione di voler spalancare le porte agli stranieri (i barbari degli antichi). Forse è lo stesso che ha detto al collega albanese: niente uomini, soltanto belle ragazze dai gommoni sulle nostre coste. Beh, non mettiamolo in croce, succede a tutti di infilare due o tre cose non eccellenti nel discorso. Mica possiamo criticarlo ogni giorno per le battute che racconta.

E se la storia dello straniero che è venuto ed è stato accolto, l'avesse sentita dall'assessore Palmiro Cangini in uno spettacolo comico, ovvero dal nostro vicino di casa Paolo Cevoli... Impossibile, era una frase seria. I comici non sono come certi nostri politici governativi che vogliono rimandare a casa gli stranieri a forza di calci nel sedere. Mio Dio, alla fine ricordò. [985]

Antonio Montanari
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03.03.2010, 18:00
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Antonio Montanari, TamTama