La Rimini del 1800 narrata
da Maria Massani nel 1939


Maria Massani (1898-1990) nella sua carriera intellettuale ha scritto tanto, compreso un romanzo, "Tra l'arco e il ponte" (1939), chiaramente ispirato alla sua città, ma non come ritratto contemporaneo. Si tratta di una specie di romanzo storico che prende le mosse dall'arrivo a Rimini dell'armata napoleonica, e si chiude al tempo di quello delle truppe di Murat. È il racconto di un'educazione sentimentale che viaggia lungo rotte geografiche ampie (c'è pure un soggiorno a Venezia), e scava dentro gioie e dolori della vita.

"Romanzo di formazione" lo definisce Piero Meldini nell'arguta introduzione. Qui spiega come deve operare "uno scrittore che si rispetti": riflettersi in ciascun personaggio "come nelle mille schegge di uno specchio infranto".
A Meldini si deve un'altra osservazione che attribuisce a questo romanzo qualcosa di più dell'originaria etichetta di opera "per signorine". Che le derivava dall'uscita in una collana di "Alba", rotocalco cattolico femminile. "Tra l'arco e il ponte" è chiuso in tipografia il 25 maggio 1939, "un mese dopo l'aggressione italiana all'Albania e tre mesi prima che la Germania [...] invadesse la Polonia", dando l'avvio alla seconda guerra mondiale.
Maria Massani sembra antivedere il dramma della nostra ritirata di Russia con le pagine sull'armata napoleonica nelle stesse terre.

Meldini racconta infine che il romanzo sarebbe stato ispirato dalla storia d'amore tra Maria Massani e Gino Ravaioli, pittore e studioso d'arte (e in tal veste collega della signorina). Da lui, Maria andò ventenne a studiare pittura, rompendo il fidanzamento con un ingegnere argentino. Al proposito c'è un passo del libro, in cui si accenna a quattro anni di acuta sofferenza.

Il rimando all'età napoleonica è fatto con tocchi leggeri, sospesi a particolari che lasciano intravedere, ma non narrano tutto. Diretti a Pesaro, passano i soldati polacchi. C'è un gran daffare. Il garzone di bottega si agita, parlando forte "senza più riguardo per il padrone, che del resto lasciava fare e faceva peggio".

Nello sconvolgimento che una truppa porta, agli ordini di uomini che tutto hanno cambiato negli ordini sociali e politici francesi, sembra di leggere l'immagine riflessa dell'Italia fascista. Immagine angosciante: "Furono mesi di ansia e di attesa. [...] Qualche speranza" nasce alla notizia che "Bonaparte aveva rimesso in Francia le cose a posto; sarebbe venuto anche in Italia (da quanti avevo già sentito anche allora queste frase 'le cose a posto!'. Ma dunque non erano a posto mai? o ciascuno voleva mettercele a modo suo?".

Appunto, quel "a modo suo" è ciò che caratterizza i momenti cruciali della Storia. Più avanti, si ricorda la fuga di Napoleone dall'Isola d'Elba: "Ma chi comandava?". Infine, l'arrivo di Murat, con dodicimila soldati, "qualche migliaio va a bivacco alle Celle, il resto si ferma in città...". Molti riminesi dormono all'aperto in quel rigido marzo, "per lasciare ai soldati il riparo del tetto".



© by Antonio Montanari / "Il Ponte" bisettimanale di Rimini, 2010

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19.02.2010, 10:10
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Antonio Montanari
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