| Le donne, i marinar, le barche, il pesce. Ci sono anche Bellaria, Cattolica e Rimini nel racconto a più voci su "L'universo femminile nella società marinara", quinto volume di una collana diretta da Lucia De Nicolò per il Museo della Marineria di Pesaro, a cura di Maura e Michela Silvagni.
De Nicolò premette un saggio sui destini delle donne in quella società. Loro luogo di lavoro è la terra, mentre gli uomini navigano. In casa, le mogli consumano i pasti in disparte, senza sedere a tavola con marito e figli. E sempre dopo aver servito tutti gli altri commensali. Alle donne tocca smerciare il pesce, fare le reti, sottostare alle altre fatiche legate alla vita dei marinai. Il saggio spazia lungo tutto l'Adriatico, su entrambe le sponde, con puntate nel mar Ionio ed a fonti inglesi.
Lorenza Morosini (classe 1922) racconta della Cattolica degli anni Venti, con l'allevamento del baco e la processione che don Giovanni Masini conduce tra i campi, recitando le rogazioni. Il baco porta un piccolo aiuto economico alle famiglie dei marinai. Al lavatoio, è legato il ricordo della tisi. Chi era anche lontano parente di persona sospetta di esserne malata, metteva in fuga tutte le altre donne. Ci sono pure pettegolezzi e liti femminili per tradimenti coniugali, e poi le vicende dei poveri. A cui il Comune passava soltanto un mestolo di pasta al giorno, e che sopravvivevano grazie alla carità dei privati.
Michela Silvagni tratta di Cattolica, Gabicce e Pesaro, sottolineando i "caratteri volitivi delle donne intervistate", costrette in una società patriarcale e statica. Chita Ercoles (Cattolica) confida: "Non avevamo paura di niente".
Su Borgo Marina di Rimini, Maria Plachesi (1924) racconta a Elisa Righi: "Le donne rappresentavano una forza per la comunità: erano le vere reggitrici della società marinara". Nella quale vigeva una solidarietà forte e sentita da tutti, "che oggi non esiste più".
Una sezione è dedicata alla cura della salute, con ricordi oscillanti tra scienza medica e superstizione. Un dottore visita una bimba, e s'accorge che la madre al suo fianco ha una forte emorragia. La salva mandandola in ambulanza a Pesaro, dove "le fecero il raschiamento. Lei non diceva nulla perché quella volta non si diceva mai nulla!" (Antonia Paolucci). De Nicolò scrive poi delle donne guaritrici e delle pratiche cosiddette magiche.
© by Antonio Montanari / "Il Ponte" Rimini, 2010 |
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