Antonio Montanari
Un libro per Liliano Faenza
Presentato il 18 settembre 2010




Sabato 18 settembre 2010 alle ore 17  presso la Sala del Giudizio del Museo della Città di Rimini, sarà presentato il libro dedicato a  Liliano Faenza, edito dall'Istituto Storico per la Resistenza di Rimini. Nel volume è contenuto un mio testo, intitolato "Il fantasma di Voltaire. Liliano Faenza filosofo, con vista sulla Storia".

Pubblico qui un mio pezzo del 1997, apparso sul "Ponte" n. 6, nella rubrica "Tam Tama".


Un secolo per Faenza

Lunedì scorso, dopo aver consegnato al Direttore il solito compitino settimanale, sono passato in libreria, ed ho acquistato alcuni libri appena usciti. Uno di questi, dal costo di sole 20.000 lire, è firmato da Liliano Faenza ed è pubblicato dal mio amico Giuliano Ghirardelli, direttore di Chiamami Città. S'intitola "Dentro il secolo", con un'esagerazione che fa sembrare l'autore un personaggio più anziano di quanto non sia.

Speriamo che i lettori comincino a leggere il volume dalla quarta di copertina, dove vengono ricordati i testi che hanno fatto notare Faenza a livello nazionale. L'editore avrebbe dovuto sottolineare questo aspetto, scrivendo un'introduzione degna del personaggio, invece di lasciare a Faenza stesso il compito di autopresentarsi in una pagina, divertente l'autoironia che la percorre, ma non utile a chi legge, se costui ignora i meriti di uno scrittore che è "di provincia" solo per dato anagrafico e non per valore di penna. Oppure Faenza avrebbe dovuto anticipare da pag. 130 a pag. 1 il capitolo autobiografico «Eccomi qua», in cui si narra delle due volte in cui la fortuna è stata da lui respinta mentre tentava di baciarlo.

In quel capitolo, leggiamo che Faenza non ha capito bene il significato del titolo di Chiamami Città. Sono d'accordo con lui, e mi perdonerà Giuliano della sincerità. Pareggia il conto l'entusiasmo del sindaco Chicci che una volta disse che a Rimini esiste soltanto «il pensiero debole» di Chiamami Città, al quale io mi sono qui adeguato, aprendo l'articolo con un raccontino terra-terra, anziché nel tono adeguato ad una recensione seria.

Il libro inizia con pagine di grande dignità letteraria: un viaggio «Da Ravenna con Manara» Valgimigli (1965), ed un ritratto elegante di quel «Goethe di casa nostra» (1985) che fu il poeta Aurelio Bertòla. Prosegue con documentate pagine di storia minore e maggiore, ci intrattiene sulle glorie locali (da Fellini «che di bugie vive[va]», e Bonini a don Caladrini, Morri, Pasini, Pasquini, Ravaioli, Tiboni), e non tralascia cronache minori, inserendo sempre citazioni filosofiche, al fine di rendere più efficaci le sue inevitabili, perenni polemiche.

L'unica cosa con cui Faenza va d'accordo è la Filosofia, che forse immagina come Petrarca, «povera e nuda», e poi non troppo bella, per non cadere in tentazione. E che saprebbe tirare in ballo anche se dovesse scrivere di gastronomia, lui che è votato a digiuni da antiche quaresime, come testimonia l'incontro a tavola con Fellini (p. 46), quando Faenza si rifiutò di toccare cibo: sperava di essere scritturato in qualche film nella parte del fachiro?


Al ricordo di Liliano Faenza per la sua scomparsa [2008].

© Antonio Montanari. 47921 Rimini, via Emilia 23 (Celle), tel. 0541.740173
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1368. Pagina creata, 18.08.2010, 17:30.
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