La gestione drammaturgica e
narrativa di una divinità presenta indubbi problemi ontologici e metafisici. Ma
all’epica della tradizione letteraria, con il racconto delle avviluppate
vicende di uomini e dei e dei loro incrociati destini, la Marvel preferisce la via
del fantasy avventuroso con
connotazioni vistosamente fantascientifiche. Sin dal primo capitolo, il Thor
cinematografico nasceva privo della classica doppia identità supereroica e se
ne tralasciava l’alter-ego umano Donald Blake; la sua natura divina veniva
mitigata con una più accettabile condizione aliena, umanoide e potenziata ma
convenientemente extraterrestre. Il secondo capitolo privato, dopo il passaggio
tra i Vendicatori in The Avengers,
sottolinea prepotentemente l’appartenenza dell’eroe ad una razza estranea alla
Terra e sposta l’intera vicenda in una dimensione che non si vuole affatto
mistica ma da space opera, con
battaglie siderali di navette e astronavi, contrapposizioni di entità aliene su
pianeti lontani e spazi oscuri.
La ridefinizione e la variazione
del personaggio sono sensibili anche nella stessa staffetta registica, con la
sostituzione di Branagh e dell’aura shakespeariana conferita ai personaggi con
l’opzione più nettamente fantasy di
Alan Taylor, regista soprattutto televisivo e artefice di quasi la metà degli
episodi del Trono di spade. Non si
tratta di un drastico cambio di registro ma della ricerca di una sintesi tra
meraviglia e mistero che contemporaneamente potenzi l’umanità latente dei
protagonisti secondo la norma della serialità televisiva americana che pone al
centro del racconto il personaggio e la sua complessità. A dispetto del fulcro
extraterrestre della narrazione, con la lotta per il dominio di un’entità che
conferisce il potere di gestire il destino dell’universo (nell’accezione
norrena dei nove mondi contigui e lontani), nel film infatti trovano maggiore
caratterizzazione i comprimari umani, assieme ad una certa quotidianità delle
vicende, sia per l’ambientazione spesso domestica (una colazione in casa con
Thor o un viaggio nella metro) che per l’uso discreto dell’umorismo, fonte di
un ridimensionamento su connotati e contesti comprensibili dell’eccezionalità
fantastica dell’avventura.
Ne risulta quindi un film di
grande perizia tecnica, con inserti brillanti equilibrati e attenzione alle
dinamiche interpersonali, non solo interspecie (Thor e Jane Foster), perché nell’improbabile
collaborazione del dio del tuono col terribile fratellastro, dedito
all’inganno, il personaggio di Loki acquista infine una dimensione più
articolata e interessante rispetto al ruolo di costante deuteragonista
capriccioso e invidioso che sinora gli era stato riservato. Senza tralasciare
l’ambito tragico, consono per gravità ai toni aulici di Asgard e alle dinamiche
di un regno invaso dal nemico e lacerato da una lotta intestina. Se Shakespeare
rimane sullo sfondo, la tradizione britannica viene recuperata altrove perché,
dopo il Nuovo Messico, le avventure del figlio di Odino si trasferiscono in
Inghilterra con svariate e sottili allusioni al Dottore della BBC, un alieno
tremendamente quotidiano anche per la sola persistenza televisiva, con la
sostituzione del cacciavite sonico con il più virile Mjöllnir e abiti più
adeguati ad un vichingo, mentre il TARDIS diventa il luccicante bifrost e sotto
le fattezze del luciferino Malekith si nasconde il nono Doctor Who, Christopher
Eccleston.
Coacervo di tv e cinema, di
tragedia e commedia, di fantasy e sci-fi, il secondo Thor si vuole più decisamente umano anche per il coinvolgimento
diretto della dottoressa Jane Foster che, nella trasferta asgardiana, importa
un punto di vista terrestre nella città dorata. Si sottolinea inoltre il
reciproco affetto tra la donna e lo pseudo-dio alieno, nonché la vicinanza tra
questi e gli uomini, dei quali si dichiara difensore a scapito del trono regale
che gli spetterebbe. Un supereroe di origine extraterrestre col mantello rosso
si fa il paladino della razza umana, con tutte le conseguenze e ironiche
convergenze fumettistiche che comporta la contrapposizione concorrenziale di cine-comics tra Dc
e Marvel.
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