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critica recensioni di cinema, serie tv, televisione, altro... di antonio fabbri |
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Shrek Terzo |
Nell’universo delle favole,
tutto è rappresentazione, messa in scena fittizia di paure reali, leggende o
folclore che assumono senso in corpi fantastici e storie irreali. Nell’universo
di Shrek, dove le favole sono reali, tutto rimane rappresentazione, messa in
scena fittizia di stereotipi veri traslati in luoghi irreali. In questa parodia
dell’America hollywoodiana, dove Molto Molto Lontano è il regno magico di
Beverly Hills, trovano largo spazio le finzioni teatrali di Azzurro, Principe
predestinato e sfigato, che riacconcia il mondo al suo volere, raccontando la
favola bella della sua vittoria sulle forze del brutto in un trionfo fittizio
di effetti speciali. Il gioco di specchi è ardito e arguto nel terzo capitolo di
Shrek, orco erede indegno di un regno incantato in cui i personaggi delle
favole si animano di vita e cliché, prigionieri di una narrazione preesistente
da cui non possono emanciparsi davvero. Rimangono necessariamente
riconoscibili, perché in quei termini noti e perenni il personaggio ha la sua
esistenza e ragion d’essere, nei limiti imposti dalla ripetizione le linee
guida di comportamento, il raggio d’azione e di esistenza. Ma il sequel del
proseguimento impone ben altri dogmi, conformando ai canoni noti e alla doppia,
stretta briglia della tradizione e della prosecuzione ogni via di fuga
originale, in un giro di valzer di varianti ipotizzate per essere scartate. |
(tutti i testi sono
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