visione
critica recensioni di cinema, serie tv, televisione, altro... di antonio fabbri |
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Come d’incanto di Kevin Lima |
Se Shreck
sfrutta gli stilemi delle favole come clichè da riconoscere nel mondo
contemporaneo, Come d’incanto si
avvale invece del patrimonio dei luoghi comuni Disney per metterlo a stridente confronto
con il mondo moderno. La confluenza di cartone animato e scene reali non è
nuova, ma l’effetto comico e straniante proviene dalla totale accettazione
degli elementi favolistici all’interno di un contesto realistico coerente, le
abusate canzoni dei vecchi film d’animazione si trasformano in un’innata
tentazione per i personaggi trasbordati nella realtà e trascinano il film verso
scene di musical collettivo, gli animaletti fedeli al richiamo della
principessa si traducono nei più metropolitani piccioni, scarafaggi e ratti. La
favola persiste, ma si adatta ai mezzi e ai luoghi a disposizione, all’ambiente
in cui si trova a muoversi, degradandosi solo un po’, con grottesco evidente ma
inconsapevole per i protagonisti. Mondo vero e universo cristallizzato nel
disegno o nelle convenzioni della favola convivono assurdamente, trasformando
una poco romantica realtà in sogno infantile, la New York più visitata dalle
commedie sentimentali (Central Park e dintorni) diventa il luogo in cui la
fiaba si trasforma in verità, e l’amore non ha più i connotati della
disillusione o del cinismo contemporanei ma si lascia trasportare verso il
sogno di una felicità totale, concreta perché relativa all’ipotesi fiabesca che
contamina indiscriminatamente tutto. |
(tutti i testi sono
proprietà di antonio fabbri) |
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