visione
critica recensioni di cinema, serie tv, televisione, altro... di antonio fabbri |
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Hancock di Peter Berg |
I supereroi hanno superproblemi.
E un grosso deficit d’immagine se causano superdanni e si inimicano la
popolazione che, per definizione, dovrebbero proteggere. Dropout losangelino, Hancock soffre anche di un deficit mnemonico,
non ricordandosi il passato e le sue origini, problema fondamentale per un
supereroe che, nella determinazione dei propri poteri, trova la base delle
motivazioni che lo spingono a soccorrere i più deboli, rifacendosi al trauma
iniziale motivazionale della missione caratteristica. Hancock non ha memoria di
sé, quindi agisce per istinto, annebbiandosi con l’alcol per dimenticare che
non ricorda e a rischio di esilio per comportamento e linguaggio scorretto.
Superman supersfigato, Hancock deve essere rimesso in carreggiata da un p.r.
disoccupato che ne curi l’immagine e gli ridia smalto e stima. Su una base a
metà tra il fumetto e una sitcom, Hancock si rivela però un melodramma
romantico con la scoperta di una supercompagna con cui l’eroe svogliato forma
l’ultima coppia di semidei, destinati a trasformarsi in umani banali allo
scoccare dell’amore e alla vicinanza del partner designato, con conseguenze
catastrofiche di reciproco annientamento. Mimetica e sorprendente, Charlize
Theron irrompe in scena rubandola con pochi sguardi a Will Smith, relegandone
anche il personaggio a traino del proprio e mostrandosi, priva di dubbi e
traumi, come il motore unico della narrazione, letteralmente deus ex-machina dell’intera vicenda.
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