Una coincidenza di palinsesto ha
fatto andare in onda quasi in contemporanea due serie di simile tematica: Medical
Investigation (Usa, 2004-2005) su RaiDue e ReGenesis (Canada,
2004-2005) su Jimmy. Entrambe si inseriscono nel filone, inaugurato dal brand C.S.I.,
delle indagini medico-scientifiche svolte da una squadra di esperti analisti
sotto la guida di un capo carismatico. Medical Investigation vede la task
force dell’americano NIH (National Institute of Health) indagare nel
territorio nazionale su casi di patologie anomale a rischio diffusione; in ReGenesis
operano i componenti del fittizio NorBAC (North American Biothecnology Advisory
Commission), autorizzati ad intervenire in Canada, Stati Uniti e Messico per
emergenze biologiche. Al di là delle similitudini (e di una buffa coincidenza:
il protagonista di ReGenesis, Peter Outerbridge, è anche tra le guest
star di una delle puntate - Una terribile verità - di Medical
Investigation), molto diverso è il trattamento e lo stile delle due serie.
Medical Investigation, serie lunga (20 puntate, non
tutte trasmessi dalla Rai), propone episodi autoconclusivi che terminano con la
risoluzione del problema di turno e seguono uno schema ripetuto. Come in C.S.I.,
abbiamo una introduzione sulle ignare vittime, quindi intervento della squadra.
Poiché c’è sempre pericolo di infezione, si impone la quarantena, si procede
alla ricerca del paziente zero per stabilire la fonte della diffusione, si
indaga sulla vita degli ammalati per individuarne i tratti in comune. A circa
metà episodio, tutti si affannano attorno al lettino di un paziente in
condizioni critiche gridando “lo stiamo perdendo”, che nel gergo
medico-televisivo (cfr. E.R.) significa: ci rimette le penne. Emergono a
condimento difficoltà di individuazione dell’agente patogeno perché le malattie
sono sempre un po’ fuori norma, qualche cavillo giuridico da superare o
l’interessamento eccessivo dei giornali da schivare. Poi l’illuminazione sulla
soluzione da parte del capo squadra, il dottor Connor, con tanto di
ricostruzione tridimensionale della scena originaria dell’infezione (ancora C.S.I.).
Quindi tutti a casa, stanchi ma contenti e pronti per la prossima crisi.
Se E.R., C.S.I. o West
Wing hanno ormai abituato gli spettatori agli workaholic che non
hanno vita oltre al lavoro, qui non c’è proprio nulla oltre alla devozione per
la propria missione umanitaria: non si sa molto dei personaggi e, soprattutto,
le interpretazioni degli attori non offrono appiglio ad intuire alcunché, non
permettono di superare l’iniziale indifferenza per questo gruppo di medici e
scienziati i cui caratteri sono identificabili solo dalla loro funzione
all’interno del gruppo.
La ripetizione degli schemi
narrativi si fa gabbia sterile da cui le sceneggiature non riescono a far
evadere i singoli episodi, le tipologie opprimono i personaggi, le vittime
rischiano spesso la disumanizzazione e l’empatia medica non pare più di una
mera convenzione, affermata dai personaggi più che visivamente espressa, al
contrario di quanto succede in E.R. . A poco servono i progressivi
aggiustamenti a cui la serie si è sottoposta per districarsi dall’eccessiva
ripetitività, la ricerca di temi scottanti (l’Iraq, la manipolazione genetica,
la fecondazione assistita, l'undici settembre…), i pericoli cui a turno sono
condannati i protagonisti. L’aspetto più interessante della serie è forse la
cura della fotografia, ma la prevalenza di un filtro verde sembra tinteggiare
alla clorofilla i chiarissimi capelli del dottor Connor.
ReGenesis è una serie breve, 13 episodi: la
fotografia ha i toni delle serie inglesi; il ritmo, con finale in crescendo su
colpo di scena, si rifà a 24 (o a Lost, anche se le due serie
sono contemporanee); ancora a 24 rimanda l’utilizzo dello split-screen,
qui però in funzione di illustrazione didascalica più che di moltiplicazione
adrenalinica del punto di vista, poiché viene utilizzato soprattutto nei
momenti di spiegazione delle teorie, illustrate su un lato dello schermo con
ricostruzioni al computer simili a quelle dei C.S.I.
Il sottotitolo, "Genetic Crime Investigation",
rimanda fin troppo esplicitamente alle serie sulla polizia scientifica, ma più
che un furbesco ammiccamento di facciata individua con chiarezza l’origine
artificiale delle patologie oggetto dell’attenzione del NorBAC: questi
ricercatori lavorano sull'intervento umano in natura, sulle modifiche apportate
consapevolmente, con svariati intenti, al normale corso degli eventi. I casi di
cui si occupa il NIH sono credibili, ma ReGenesis supera il confine del
probabile per giungere al plausibile, qualificandosi come serie di
anticipazione che, pur nella validità delle premesse e nella ragionevolezza
delle spiegazioni, penetra nella sfera delle ipotesi.
A controbilanciare l'azzardo
delle sceneggiature, ReGenesis propone un cast fisso che dà umana
veridicità ad un'ambientazione improbabile e a scenari soltanto verosimili,
attori attenti a offrire spessore, a volte solo suggerito ma sempre presente, e
sfumature ai personaggi. Tra questi spicca la personalità del Direttore, David
Sandström, incarnazione dello scienziato fuori dagli schemi e character
del tutto estraneo ai canoni televisivi americani: fumatore con la tendenza ad
abusare di superalcolici, sbruffone ben poco ligio alle regole e spudorato libertino.
Alla soluzione dell'enigma Sandström giunge spesso per un’intuizione che deve
essere spiegata (e giustificata) a posteriori, mentre nelle classiche serie
investigative (come anche Medical Investigation) la narrazione procede
di pari passo con la consapevolezza dello spettatore, il quale viene
progressivamente informato di quanto sta succedendo e si va scoprendo.
La tendenza del personaggio a
prima percepire e in seguito dimostrare è un sintomo di una complessiva
e coerente costruzione in flash-back: l’episodio pilota presenta già un
possibile finale dell'intera serie, con l'apparente uscita di scena del
protagonista; le singole puntate vedono spesso il riavvolgimento rapido di
immagini appena trascorse per offrire un diverso punto di vista e una messa a
fuoco inedita su alcuni dettagli in precedenza tralasciati. ReGenesis si
propone come una macrostruttura narrativa continuativa, su cui si inseriscono i
singoli episodi come filoni afferenti di una tematica comune. La storia non si
articola in capitoletti ermeticamente distinti, ma procede su un filone
unitario portante (il virus dell’influenza Spagnola, in quanto madre di tutti i
contagi, e il terrore di un suo ritorno o di una sua nuova incarnazione
modificata). Terminando su un colpo di scena spesso inaspettato e
drammaticamente coinvolgente, ogni puntata rimanda prepotentemente alla
successiva per la conclusione e lo sviluppo. Ma è nella inevitabile curiosità
per la manipolazione genetica e le inquietanti prospettive di un contagio
planetario, nell'umorismo spesso amaro con cui sono condite le vicende,
nell'atmosfera credibile e scanzonata ed efficiente del laboratorio, e in
personaggi che non sono soltanto incarnazioni di tecnica professionalità ma il
fulcro attivo di dilemmi e dolori, che risiedono le vere motivazioni per
seguire le storie del NorBAC e dei suoi dipendenti.
Entrambe le serie sono ferme alla
prima stagione: Medical Investigation non sarà reiterata; ReGenesis
dovrebbe invece tornare in produzione a breve.
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