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di antonio fabbri

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Medical Thriller

Una coincidenza di palinsesto ha fatto andare in onda quasi in contemporanea due serie di simile tematica: Medical Investigation (Usa, 2004-2005) su RaiDue e ReGenesis (Canada, 2004-2005) su Jimmy. Entrambe si inseriscono nel filone, inaugurato dal brand C.S.I., delle indagini medico-scientifiche svolte da una squadra di esperti analisti sotto la guida di un capo carismatico. Medical Investigation vede la task force dell’americano NIH (National Institute of Health) indagare nel territorio nazionale su casi di patologie anomale a rischio diffusione; in ReGenesis operano i componenti del fittizio NorBAC (North American Biothecnology Advisory Commission), autorizzati ad intervenire in Canada, Stati Uniti e Messico per emergenze biologiche. Al di là delle similitudini (e di una buffa coincidenza: il protagonista di ReGenesis, Peter Outerbridge, è anche tra le guest star di una delle puntate - Una terribile verità - di Medical Investigation), molto diverso è il trattamento e lo stile delle due serie. 
Medical Investigation, serie lunga (20 puntate, non tutte trasmessi dalla Rai), propone episodi autoconclusivi che terminano con la risoluzione del problema di turno e seguono uno schema ripetuto. Come in C.S.I., abbiamo una introduzione sulle ignare vittime, quindi intervento della squadra. Poiché c’è sempre pericolo di infezione, si impone la quarantena, si procede alla ricerca del paziente zero per stabilire la fonte della diffusione, si indaga sulla vita degli ammalati per individuarne i tratti in comune. A circa metà episodio, tutti si affannano attorno al lettino di un paziente in condizioni critiche gridando “lo stiamo perdendo”, che nel gergo medico-televisivo (cfr. E.R.) significa: ci rimette le penne. Emergono a condimento difficoltà di individuazione dell’agente patogeno perché le malattie sono sempre un po’ fuori norma, qualche cavillo giuridico da superare o l’interessamento eccessivo dei giornali da schivare. Poi l’illuminazione sulla soluzione da parte del capo squadra, il dottor Connor, con tanto di ricostruzione tridimensionale della scena originaria dell’infezione (ancora C.S.I.). Quindi tutti a casa, stanchi ma contenti e pronti per la prossima crisi.
Se E.R., C.S.I. o West Wing hanno ormai abituato gli spettatori agli workaholic che non hanno vita oltre al lavoro, qui non c’è proprio nulla oltre alla devozione per la propria missione umanitaria: non si sa molto dei personaggi e, soprattutto, le interpretazioni degli attori non offrono appiglio ad intuire alcunché, non permettono di superare l’iniziale indifferenza per questo gruppo di medici e scienziati i cui caratteri sono identificabili solo dalla loro funzione all’interno del gruppo.
La ripetizione degli schemi narrativi si fa gabbia sterile da cui le sceneggiature non riescono a far evadere i singoli episodi, le tipologie opprimono i personaggi, le vittime rischiano spesso la disumanizzazione e l’empatia medica non pare più di una mera convenzione, affermata dai personaggi più che visivamente espressa, al contrario di quanto succede in E.R. . A poco servono i progressivi aggiustamenti a cui la serie si è sottoposta per districarsi dall’eccessiva ripetitività, la ricerca di temi scottanti (l’Iraq, la manipolazione genetica, la fecondazione assistita, l'undici settembre…), i pericoli cui a turno sono condannati i protagonisti. L’aspetto più interessante della serie è forse la cura della fotografia, ma la prevalenza di un filtro verde sembra tinteggiare alla clorofilla i chiarissimi capelli del dottor Connor.
ReGenesis è una serie breve, 13 episodi: la fotografia ha i toni delle serie inglesi; il ritmo, con finale in crescendo su colpo di scena, si rifà a 24 (o a Lost, anche se le due serie sono contemporanee); ancora a 24 rimanda l’utilizzo dello split-screen, qui però in funzione di illustrazione didascalica più che di moltiplicazione adrenalinica del punto di vista, poiché viene utilizzato soprattutto nei momenti di spiegazione delle teorie, illustrate su un lato dello schermo con ricostruzioni al computer simili a quelle dei C.S.I.
Il sottotitolo, "Genetic Crime Investigation", rimanda fin troppo esplicitamente alle serie sulla polizia scientifica, ma più che un furbesco ammiccamento di facciata individua con chiarezza l’origine artificiale delle patologie oggetto dell’attenzione del NorBAC: questi ricercatori lavorano sull'intervento umano in natura, sulle modifiche apportate consapevolmente, con svariati intenti, al normale corso degli eventi. I casi di cui si occupa il NIH sono credibili, ma ReGenesis supera il confine del probabile per giungere al plausibile, qualificandosi come serie di anticipazione che, pur nella validità delle premesse e nella ragionevolezza delle spiegazioni, penetra nella sfera delle ipotesi.
A controbilanciare l'azzardo delle sceneggiature, ReGenesis propone un cast fisso che dà umana veridicità ad un'ambientazione improbabile e a scenari soltanto verosimili, attori attenti a offrire spessore, a volte solo suggerito ma sempre presente, e sfumature ai personaggi. Tra questi spicca la personalità del Direttore, David Sandström, incarnazione dello scienziato fuori dagli schemi e character del tutto estraneo ai canoni televisivi americani: fumatore con la tendenza ad abusare di superalcolici, sbruffone ben poco ligio alle regole e spudorato libertino. Alla soluzione dell'enigma Sandström giunge spesso per un’intuizione che deve essere spiegata (e giustificata) a posteriori, mentre nelle classiche serie investigative (come anche Medical Investigation) la narrazione procede di pari passo con la consapevolezza dello spettatore, il quale viene progressivamente informato di quanto sta succedendo e si va scoprendo.
La tendenza del personaggio a prima percepire e in seguito dimostrare è un sintomo di una complessiva e coerente costruzione in flash-back: l’episodio pilota presenta già un possibile finale dell'intera serie, con l'apparente uscita di scena del protagonista; le singole puntate vedono spesso il riavvolgimento rapido di immagini appena trascorse per offrire un diverso punto di vista e una messa a fuoco inedita su alcuni dettagli in precedenza tralasciati. ReGenesis si propone come una macrostruttura narrativa continuativa, su cui si inseriscono i singoli episodi come filoni afferenti di una tematica comune. La storia non si articola in capitoletti ermeticamente distinti, ma procede su un filone unitario portante (il virus dell’influenza Spagnola, in quanto madre di tutti i contagi, e il terrore di un suo ritorno o di una sua nuova incarnazione modificata). Terminando su un colpo di scena spesso inaspettato e drammaticamente coinvolgente, ogni puntata rimanda prepotentemente alla successiva per la conclusione e lo sviluppo. Ma è nella inevitabile curiosità per la manipolazione genetica e le inquietanti prospettive di un contagio planetario, nell'umorismo spesso amaro con cui sono condite le vicende, nell'atmosfera credibile e scanzonata ed efficiente del laboratorio, e in personaggi che non sono soltanto incarnazioni di tecnica professionalità ma il fulcro attivo di dilemmi e dolori, che risiedono le vere motivazioni per seguire le storie del NorBAC e dei suoi dipendenti.
Entrambe le serie sono ferme alla prima stagione: Medical Investigation non sarà reiterata; ReGenesis dovrebbe invece tornare in produzione a breve.

     (tutti i testi sono proprietà di antonio fabbri)
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