Nella
solitudine imposta dalla dissipazione dei diritti dei personaggi Marvel,
Spider-man (Sony) non può contare sulla complicità di altri supereroi, come i
colleghi dei Marvel Studios, o nel supporto di superdotati simili, alla stregua
dei mutanti Fox. Da ragno di quartiere a uomo ragno di un’intera città, Peter
Parker sente ancor di più la responsabilità derivante dai propri superpoteri e
dal pericolo conseguente per chi gli sta vicino, ricordata dal rimorso della
morte dello zio (fonte tradizionale, funzionale però solo al primo capitolo) e
ravvivata dall’ombra del capitano Stacy (fonte aggiornata, funzionale allo
svolgimento del secondo capitolo) ribadita come funesto presagio in svariate
occasioni in Amazing Spider-man 2.
Pertanto non rimangono che i super-nemici ad accompagnare l’uomo ragno, ad
infoltire il cast di super-esseri e a dare mobilità alla trama, assecondando la
tradizione del sequel con la
moltiplicazione degli antagonisti, nonché la promessa di altri nel finale
sospeso.
Il film si
trasforma quindi nella presa di coscienza di Parker del suo ruolo di eroe,
diventato ormai imprescindibile proprio per la proliferazione dei villain, a difesa di un’intera
popolazione cittadina e a scapito della propria incolumità e sofferenza. I
residui da teen-movie, con la
crescita morale e fisica del protagonista e le scorie romantiche con la
fidanzata liceale, vengono eclissati dal superamento dell’adolescenza e dal
raggiungimento di una nuova consapevolezza attraverso un doloroso rito di
passaggio verso l’età adulta in un film che, non a caso, si apre con la
cerimonia della consegna dei diplomi di maturità. Perché tutta la pellicola è
un moto di avvicinamento al momento topico della saga di Spider-man che si
declina secondo le modalità della suspense
hitchcockiana, in cui la fine è nota ma non i suoi tempi, per giungere alla
tragedia della morte di Gwen provocata da Goblin e dall’azzardato tentativo di
salvataggio di Spider-man. Di conseguenza gli ultimi guizzi dello stato di
innamoramento (attraversare una strada indifferenti al traffico per raggiungere
la ragazza), così ben delineati da Webb in (500)
Giorni insieme, diventano lo strascico di innocenza preliminare
all’imminenza del dolore.
Regista e
sceneggiatori - il duo Kurtzman & Orci, molto attivo con JJ Abrams e nella
serialità tv - giocano continuamente di rimandi e allusioni, spesso ammiccando
per far dimenticare lacune di scrittura. Si attinge alla versione Ultimate per
le trasformazioni del giovane Harry Osborn (definito “migliore amico di Peter”,
sebbene non si siano visti da un decennio e mai nominati in precedenza), mentre
il pericoloso Norman viene eclissato in un baleno per livellare la fascia di
età a quella del protagonista. Se si omaggiano gli Anni Sessanta del debutto
del personaggio attraverso i vestiti pop e la frangetta di Gwen, si gigioneggia
con la suoneria del telefono di Peter Parker che risuona delle note della sigla
a cartoni de l’Uomo ragno e si adatta l’origine di Electro alla persistenza
animalesca delle nemesi di Parker (le anguille, in questo caso).
Il
personaggio di Electro, non particolarmente autorevole nelle strisce dei cartoon, viene definito con una certa
efficacia sfruttando voci e cantilene in colonna sonora per inserire evidenze
di paranoia e mitomania. Graficamente il super-nemico di turno, con
l’epidermide blu traslucida, rimanda al Dottor Manhattan dei Watchmen, da cui eredita anche la
possibilità di superare la fisica smaterializzandosi a piacimento (entrando
nelle condutture elettriche). Ne deriva un’eccedenza di superpoteri che ne fa
un antagonista fuori misura per chi ha le caratteristiche proporzionali di un
ragno, tanto che la sua eliminazione diventa necessaria all’economia della
progressione cinematografica di Spider-man. Eppure, benché abbia l’onore di un
posto nel titolo e l’evidenza di una quasi onnipotenza, il film lo relega a
semplice comprimario del giovane Goblin, benché funzionale alla messa in atto
del sacrificio di Gwen e cerniera con la trama parallela della Oscorp.
L’intera
vicenda del film viene infatti ammantata dal mistero della scomparsa dei
coniugi Parker e dalla tentacolare onnipresenza della Oscorp facendo di ogni
elemento una tessera di un mosaico più elaborato e in via di definizione che si
sviluppa attraverso la manipolazione genetica e la possibilità di
trasformazione dell’umano con l’inserimento di caratteristiche animali (come
già nel primo capitolo e il Lizard del
prof. Connors), con inconfessabili echi del siero del super-soldato (e
della vecchia serie tv Dark Angel).
Ma il passato
dei Parker, l’attività da infermiera della zia May, la necessaria genesi di
Electro e poi di Goblin, l’introduzione di Rhino e la premessa per l’arrivo di
Octopus e dell’Avvoltoio (I Sinistri Sei?), le ambizioni universitarie di Gwen,
i dissidi entro la Oscorp (di cui Gwen è dipendente), la malattia degenerativa
degli Osborn, i giochi di potere all’interno della multinazionale hanno
l’effetto di una paratassi narrativa che fa defluire l’attenzione in numerosi
rivoli distinti che solo a forza vengono fatti confluire.
Così come la
stereoscopia è sfruttata nei volteggi ad alta quota tra i grattacieli e nelle
scene d’azione mentre quasi si perde altrove, e la recitazione di Garfield
risulta fisicamente sicura e risoluta ma limitata a poche espressioni facciali,
il film finisce per essere accattivante e deludente nel suo schizofrenico
tentativo di coinvolgere il neofita e attrarre anche l’aduso agli scenari
fumettistici, sempre in bilico tra il canone e la tentazione eterodossa.
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