Zefiro Mesvell
 

 

 

Zefiro Mesvell è un entità fatta di Vento, che ha vagato attraverso i secoli nel tempo alla ricerca dei frammenti di poesia racchiusi in ogni essere, in ogni silenzioso paesaggio, in ogni rovina abbandonata, tra i riflessi e la quiete della sera.

Potreste scorgerla tra le trasparenze di un’aurora d’invernale con le sembianze di uno spettro, la vedreste allora muoversi con morbida grazia assieme al vento del nord, con in mano una rosa bianca, mentre ne sparge i delicati petali come neve. Oppure come il fantasma di un druido misterioso, un folletto fuggito dalla bellezza dei boschi che coprono antiche pietre celtiche, simboli ignoti e rovine di una civiltà perduta, per vagare alla nostalgica ricerca del suo luogo d’origine.

Ella prova intenso trasporto per la struggente bellezza contenuta nell’ antico, simbolo di passato e di speranze svanite, il languore, la costretta dolcezza di ogni spirito in ginocchio, al crepuscolo della sua esistenza, che si affievolisce per svanire, come l’ardere delle ultime luci di un tramonto. Perché è quello l’unico istante in cui anche il più orgoglioso essere, l’entità più autoritaria e prepotente è costretta infine a sciogliersi…la docilità di una tigre in fin di vita che abbandonando la ferocia, permetta l’estrema carezza sul suo soffice manto maculato.

Zefiro Mesvell è infine un soffio di vento invernale che porta il canto di un violino lontano, la malinconica armonia di commozione presente nel cuore di ognuno, poiché vita e poesia non sono disgiunti e questi sono gli occhi con i quali osserva il mondo.

 

 

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~ Ultima speranza di un sogno perduto ~

 

Ballerina di madreperla
di un carillon dal sono ormai svanito
rinchiusa dentro uno scrigno
di cui le chiavi da tempo ho smarrito,
celi allo sguardo il tuo dolce viso
poichè di quegli occhi di vetro
si è dimenticato il triste sorriso.
Difficile è danzare sulle punte leggera
pari alla fiamma di una sottile candela,
chiuse sono le tue caviglie
in pesanti lucchetti di ferro,
scrigno di meraviglie
silenzioso giaciglio nero...

...dove il tuo corpo è per sempre prigioniero

Attenderai in eterno di udire
delle chiavi il tintinnio
senza comprendere che da tempo è arrivato
il giorno dell'ultimo addio.

 

Lo spettro che suonava il violino

Bruciava le corde di passione
come fiamme arroventate
di tizzoni ardenti
infuocava il suono
animato dai suoi demoni interiori
a tratti veloce,
dall'impeto le corde stridevano
e salivano note alte,
poi basse
sempre più basse e lugubri,
quasi funeree
dedicate al cimitero
dove giaceva la sua anima.
E poi ancora veloce,
e ancora e ancora...per ore

...con crescente disperazione

...fino a quando
i brividi lo avrebbero percorso
e sconquassatogli il petto i singhiozzi,
ed allora
con rabbia avrebbe gettato
quel dannato violino
contro uno specchio.

oh strumento di tormento
che si prendeva gioco di lui
straziandolo...

"Smetterò di suonare!! Smetterò per sempre!! Quel violino è maledetto!!"

Ma ogni volta ricominciava
sedotto dal legno scuro
inebriato dalle sue p romesse
di dolcezza. .

Dolcezza,
fragile sensibilità di un sospiro,
sospiro colorato
che contiene il soffio magico
della poesia...

E al tramonto
l'archetto baciava di nuovo le corde
che cedevoli si disciolievano,
e dal violino grondava
un pianto caldo,
avvolgente come il Vento...

...e seguivano note colme di sogni e malinconia... 

Lui non smetterà mai di suonare il violino.
Come un sognatore non riuscirà mai a liberarsi dei suoi sogni.

Non si può lottare in eterno
contro sè stessi.


(dedicato a Luca)

 

 

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