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di Ann Beccamorti

 

 

Era un noiosissimo 15 Aprile 2999. Ero a casa mia, il mio monolocale, a detta della gente "antiquato" solo perchè non possedevo il cameriere robotico, solo perchè non avevo quella tv che se schiacci un dato bottone ti fa entrare a vivere la tal situazione del film, oppure lo smaterializzatore di cibo, il massaggiatore meccanico, lo scopatore automatico… insomma, tutte cose che l’uomo dice di aver donato alla civiltà ma che non servono a un fico secco! Solo a rendere la gente schiava di qualcosa e a farla stare buona buonina… puah!

Ho passato la mattinata ad ascoltare vecchia, sacrosanta musica del 1980, pura dark wave… custodisco ancora i miei vecchi cd, vinili e cassette, tramandatimi da una mia lontanissima cugina che, a sua volta, li ha avuti da una sua lontanissima amica… una dark di quell’epoca. Adesso ormai vanno solo quei rumori insulsi tipo un carrello della spesa che si muove, la lavatrice che va, l’ammazzazanzare: tutti rumori che non esistono più, roba d’altri tempi ma che la gente ama proprio per questo, e li chiamano musica… mah!

Insomma, avevo la giornata libera, così sono uscita di casa verso le tre del pomeriggio… sì, ma dove vado? Quasi tutti i miei amici sono morti a causa di alcune radiazioni che vagano libere nell’aria e, se ti beccano, sei spacciato: immensi nuvoloni che passano di qua e di là… va tutto a fortuna e io, finora, non li ho mai beccati, ma forse è solo una sfortuna: ormai vivere in questo mondo plastificato, robotico e privo di senso mi angoscia e, soprattutto, ormai non ho più nessuno.

Sono uscita e camminavo senza meta per la strada fra barboni e drogati che, a tratti, mi avvicinavano per avere qualche pastiglia di cibo… o qualche spicciolo… ma non ne ho abbastanza neppure per me... Tutt’a un tratto, alzando la testa, vedo una ragazza venire verso di me. "Ma quella sono io!!," ho urlato nella mia testa, "quella è uguale a me!!"… ero choccata: l’abbigliamento era diverso ma il viso era identico! Non sono riuscita a dirle nulla: lei mi è passata di fianco, senza neppure notarmi… forse era un’allucinazione? Forse era l’effetto di una nube? Anche i miei amici, prima di morire, avevano visto loro stessi?

Non sono neppure riuscita ad inseguirla… ero immobilizzata: stesso taglio di capelli, stessa faccia, stessa corporatura, quasi gli stessi atteggiamenti! Finito lo choc le sono corsa dietro ma, ormai, era troppo tardi… era svanita nel nulla… Poi un lampo nella mia mente... Forse il Governo aveva già iniziato a clonare la gente in gran segreto senza avvisare la popolazione? No, non può essere, non possono essere arrivati a tanto… Sono andata al cimitero degli animali a trovare i miei cani e ho pianto come al solito: unici miei compagni di vita…

Solo quando sulla Terra sono sparite tutte le specie animali si sono decisi a costruire cimiteri anche per loro, luridi bastardi egoisti! Dopo averli salutati, la solitudine mi ha spinta a rinchiudermi a casa e, mentre mi avvicinavo al mio quartiere, una macchina volante mi ha quasi messa sotto: ero distratta e disperata… sola e forse clonata! Non volevo essere un numero: no, mai! Un oggetto di carne… avere delle copie di me…

Arrivata a casa ho inserito la card nella porta e sono entrata … al videotelefono c’era un messaggio del mio capo che mi chiedeva di recarmi al lavoro un’ora prima, invece che alle sei alle cinque del mattino: ho dato un calcio al video e mi sono buttata sul letto… il mio cappotto in plastica ha scricchiolato e i miei anfibi con incluso il coltellino salvavita hanno macchiato tutto il letto di sabbia. Sì, perchè ormai per strada c’è tanta sabbia: il deserto avanza sempre più… prima o poi ci sommergerà del tutto.

 

Devo trovarla!, decisi, devo assolutamente ritrovarla e sapere, fosse l’ultima cosa che faccio!!

Al mattino mi sono recata al lavoro, in una fabbrica di fiori e piante artificiali che sembrano veri ma non lo sono, e questo è ancor più triste! Lavoriamo in grosse tute per proteggerci dalle sostanze chimiche ed è assurdo, visto che poi, quando usciamo, una nube tossica può investirci da un momento all’altro… ma questo mondo è tutto assurdo e mi fa sempre più schifo! I fiori finti vanno molto di moda adesso, per forza: non ci sono più quelli veri! E così c’è tanto lavoro... altrimenti come potrei procurarmi le pastiglie di cibo? Meglio così… Poi i miei pensieri mi hanno assorbita: dovevo trovarla, ma come? E se avessero fatto il clone anche del mio ragazzo, che si è suicidato buttandosi dentro un’immensa pozza di acido? Avrei potuto rivivere felice con lui? No, è inutile farsi illusioni… è semplicemente inutile. Sono sola al mondo.

 

Sono ripassata da quella strada almeno un milione di volte, portando una mia foto con me e, quando la gente la vedeva, mi urlava: "Ma che sei scema? Ti sei fatta? Quella sei tu! Guarda che la clonazione è vietata!," e io gridavo puntualmente: "Apri gli occhi, stronzo! Vietata un cazzo!"…

Ma perchè poi volevo trovarla? A che scopo?… Per sapere, per non morire nel nulla… per non permettere abusi: noi siamo unici e irripetibili.

Un mese dopo l’ho rivista… finalmente! Stava salendo su una navetta per Milano Est e le sono corsa dietro… "Aspetta!! Aspetta!! Tu sei me!! Aspettaaaa!!!!," gridavo disperata. Mi sono lanciata sulla porta della navetta e ho picchiato la testa… PuFF! Sono caduta a terra svenuta: naturalmente nessuno mi ha aiutato e mi sono risvegliata nello stesso punto… avevo la sabbia e lo sporco della strada dappertutto. Forse non avrei dovuto incontrarla? Non avrei dovuto affrontarla… Ma ora sapevo che forse avrebbe preso quella navetta volante anche il giorno seguente, e così la rividi…

Mi avvicinai a lei alla fermata e le toccai una spalla; lei si girò e lanciò un urlo… "Ora hai capito, finalmente." Ho chinato la testa, sfinita: ora cosa ci aspettava? A un certo punto mi sono sentita afferrare per il braccio. "Dai, scappiamo! La gente non deve vederci!!! Scoppierebbe un casino!"

Siamo corse via. Mi faceva uno strano effetto sentire il profumo dei suoi/miei capelli al vento... Ci siamo appartate sotto un ponte. "Ma tu cosa sei? Chi sei?"

"Sono te e voglio scoprire cosa c’è sotto." Si è appoggiata al muro scrostato. "Oh dio, non ci capisco più nulla: forse sei semplicemente una mia sosia."

I suoi/miei occhi erano visibilmente preoccupati, poi ha iniziato a piovere e, quando piove, la nube tossica si mischia all’aria e tutti devono rinchiudersi nelle loro case/tombe. "Cazzo, piove! Vieni, scappiamo a casa mia!"

Tenendole la mano fredda ci siamo messe a correre, come angeli o come sbagli… la gente ci guardava attonita e choccata e strillava: "La nube, la nube, le radiazioni!," e già i primi morti si vedevano cadere a terra come sassi all’improvviso.

"Non respirare," ho sussurrato. Mi portavo sempre una sciarpa da avvolgermi intorno alla bocca per questa bella evenienza, ma lei non l’aveva e io ero preoccupata per lei… perchè poi? Nemmeno la conoscevo… forse perchè era me stessa? Arrivate a casa ho inserito nel lettore il vecchio cd dei Death in June Wolf wind: lei, seduta per terra e rannicchiata sulle ginocchia, ha detto: "Allora non sei una semplice sosia."

"Perchè dici questo, ora?" Le mie occhiaie si erano fatte più viola del solito.

"Anch’io ascolto musica di quell’epoca e possiedo questo vecchio cd, e tu sai bene quanto sia raro, ai giorni nostri."

"Allora non c’è dubbio: tu sei me."… Delle risa di pazzi che venivano dalla strada ci hanno interrotte e poi i nostri pensieri sono volati via insieme alla musica.

Naturalmente il Governo ha scoperto che ci siamo "trovate" e questo non rientra nei loro piani.

Hanno mandato un liquidatore. Vogliono farci fuori tutte e due. Ci troveranno ovunque: è solo questione di tempo ed è l’occasione giusta per morire, sparire da questa terra senza senso spinta verso l’oblio e il giudizio universale. Ma con onore. Me ne andrò con onore e raggiungerò finalmente il mio ragazzo e i miei cani.

Un mazzo di rose antiche essiccate, appese alla finestra, ha lasciato cadere un petalo. Un presagio?

"Prima… dimmi come ti chiami." Da anni non facevo più questa domanda a nessuno.

"Lairia." Un tonfo al petto, l’ennesimo.

"Anch’io."

"Potevano almeno cambiarci i nomi," ha riso. Un riso da bambola.

Sapevamo entrambe di stare per morire.

Il Governo non poteva assolutamente permettere che venisse alla luce il progetto di clonazione della gente in previsione di un’imminente catastrofe epidemica dovuta al virus mortale che avrebbe sterminato l’intera popolazione mondiale. La causa? I continui sfruttamenti e abusi da parte dell’uomo sulla Terra, i continui esperimenti e chissà che altro…

Gli scienziati avevano scoperto che sarebbe arrivato anni prima ma furono costretti (e alcuni di loro, per questo, finirono uccisi) a tenerlo nascosto e a dare inizio a una funesta se non macabra catena di montaggio di corpi umani chiamandoci tutti a un’ipotetica vaccinazione e prelievo del sangue "obbligatorio" per il "bene comune". Usandolo poi, naturalmente, per fabbricare i cloni a nostra "immagine e somiglianza".

E Lairia era la loro prima prova, la cavia per valutare se il clone mandato a vivere la vita quotidiana avrebbe funzionato. Dal momento che l’ho riconosciuta quasi istintivamente come me stessa, ora stava a me distruggere tutto. Se Dio aveva deciso di punire l’uomo sterminandolo non avrei mai permesso che un’orda di cloni di noi stessi, privi di sentimenti come automi, invadesse la Terra facendola di nuovo marcire con il suo putridume.

Così ci siamo messe in azione: mi sono imbottita il reggiseno e le mutande di dinamite, portandone tanti altri candelotti con me. Lairia mi aiutava. La stessa notte ci siamo introdotte nel laboratorio scientifico da dove uscivano i cloni e abbiamo piazzato esplosivo dappertutto: nei computer principali, nelle stanze dove custodivano i corpi, i piani, i progetti... Lairia conosceva quei posti e i loro segreti come un robottino obbediente e programmato.

Quando arrivarono i nemici, Lairia mi chiese di darle la mano e io, quando furono tutti attorno a noi, puntandoci contro i fucili, attivai le bombe…

"Addio… sei stata la migliore amica di me stessa."…