il sole dell'oscurità

                                        di Ann Beccamorti

 
  1.  

Suzette era stesa sul letto, mentre spade di luce invernale rigavano il letto, nell’oscurità della stanza.

Intanto giocava, con il suo cagnolino, e tutti e due aspettavano con impazienza il sole dell’oscurità, che giungeva solo con l’arrivare della notte.

 

Proprio quella notte, però, il sole nero non giunse.

 

Quel magnifico altare sospeso nelle tenebre non c’era.

 

Suzette iniziò a preoccuparsi e notò che , stranamente, il cielo era luminoso lo stesso, come se dietro ad esso si dibattesse la Luna, il loro sole nero, oppure come se dietro alle nuvole vi fosse una candela gigante ad illuminare il mondo intero

… poi capì…

la Luna, il sole nero, era stata imprigionata e si dimenava alle sbarre della sua cella, facendo esplodere così una luce potentissima …

 

Suzette era pronta a tutto pur di rivedere il suo sole notturno.

 

Indossò le sue scarpette magiche tinte di rosso lucente e partì verso il fascio di luce più vicino che poteva portarla in cielo, oltre il cielo, nel mondo magico.

 

Si ritrovò in una grande valle bianca e notò una dolce damigella lunare che coglieva dei fiori; corse allora da lei: le sue scarpette luccicavano e, senza di esse, non avrebbe mai potuto andare in quel mondo. Gliele aveva regalate lei, la Luna !

Quando le fu vicina le chiese: "Scusami, non vorrei disturbarti dal tuo dolce fare, ma sono venuta a riprendermi la Luna."

La creatura non parve neppure sentirla ma Suzette non perse le speranze.

"Scusa… potresti aiutarmi? Lo faccio per vostra madre."

A quel punto la damigella alzò il viso per guardarla e Suzette non potè trattenersi dal lanciare un grido di paura: mille echi fluttuarono per tutta la valle bianca e lucente… quella creatura lunare aveva grandissimi occhi rossi senza pupilla, vestita di bianco, con la pelle di porcellana.

Alzando lentamente quel suo braccio fantasma le indicò un punto in lontananza e, quando Suzette vi volse lo sguardo, quella dolce creatura era già sparita.

 

Proseguì per quella valle celeste ed eccola, finalmente, la prigione!

Una forte luce polverosa la investì, tanto da poterla incendiare, e gridò più forte che poteva: "Luna!!! Sono io!! Sono venuta per liberarti!!"

Si dovette attaccare ad un albero per non volare via, ma la luce era troppo potente e il ramo si spezzò. Mentre stava per essere spazzata via, si sentì risucchiare in basso dalla Terra, poi la luce cessò e Suzette e la Luna caddero a terra sfinite.

Corse da lei: le sbarre erano state quasi tutte corrose dall’amico muschio e fu facile spezzarle.

 

Suzette prese fra le braccia la Luna, una palla rotonda con gli occhioni grandi da mamma e, quando ebbe dormito un po’ sulle sue ginocchia, la Luna si riprese.

Passeggiarono per la valle pallida.

Immensi frutteti bianchi dai frutti rossi parevano graziosamente argentati di brina.

Sua Maestà la intrattenne e le raccontò che ad imprigionarla era stato proprio il Sole, geloso di tutti quegli umani, pochi ma speciali, che tanto l’adoravano.

 

"Questa è per te, mia cara Suzette. Con questa potrai fare tanti bei sogni."

La Luna le porse una grande orchidea nera, splendida, dai petali come seta.

"Ora però devo tornare al mio trono: sono già mancata una notte…"

Suzette vide sul viso della Luna una piccola smorfia di dolore.

"Ora è tutto passato, Luna."

"Grazie a te, mia adorabile fanciulla: ho fatto bene a donarti quelle scarpette, e ricorda che quando vorrai venire a trovarci sarai sempre la benvenuta."

La Luna l’abbracciò e forti raggi le attraversarono l’anima, donandole un forte sollievo, una sensazione bellissima … Suzette sorrise e si buttò nei suoi raggi, per tornare sulla Terra.

Si ritrovò nella sua cameretta e ad accoglierla c’era il suo cagnolino e, accarezzandolo, disse:

"Guarda com’è bella la Luna stanotte ".