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di Ann Beccamorti

  1.  

di Ann Beccamorti

Tempo fa abitavo in un castello stupendo: si ergeva possente dall’alto di un colle fiorito e, quando tirava il vento,  i fiori creavano un delicato profumo. Sembrava davvero un luogo fuori dal mondo, in un'altra dimensione.         Ormai avevo diciannove anni ma, vista la mia vita solitaria e isolata, non ero affatto cresciuta in fretta come le ragazze di città; avevo l’anima di una bambina e passavo le mie giornate a correre nei prati ad accarezzare i fiori, a giocare con l’altalena (decorata di fiori e attaccata a un forte ramo di pino millenario) a chi più in alto raggiungeva la Luna, ad annusare i profumi della natura, ad ascoltare il linguaggio degli animali e a cercare le Fate. Ma facevo anche tanti altri giochi speciali che, a quei tempi, non potevo rivelare a nessuno…

Tutte le notti, a mezzanotte in punto, quando il grande pendolo nel corridoio batteva i suoi rintocchi, mi alzavo dal mio letto a baldacchino dai veli bianchi e li raggiungevo… i miei amici segreti… slittavo con i piedini coperti dalle calze bianche di lana sul pavimento gelido e pulsante di luce notturna e lunare… nessuno mi avrebbe mai vista nè sentita, nemmeno la servitù…                                                                                                                        Loro mi aspettavano nel grande salotto che usavamo solo per i ricevimenti importanti… tutti i fantasmi erano là: c’era Lilies, la mia migliore amica, strangolata da suo padre nell’800, che vestiva di pizzi color bianco antico e grossi nastri porpora di seta; lei mi aveva raccontato ogni dettaglio della sua morte, dicendomi che non riusciva a trovare il riposo eterno perchè odiava troppo violentemente il padre.                                                                 La notte in cui successe lei stava dormendo candidamente nel suo lettino, aveva quattordici anni e suo padre tornò a casa come sempre ubriaco, litigò con sua madre e lei, svegliata dal gran chiasso, corse in suo aiuto. Il povero padre, uscito di senno, sfogò la sua ira afferrandola per il collo e, quando si accorse che stava esagerando, era ormai troppo tardi… ed ora lei è un fantasma che vaga per queste lande verdi.                        Poi c’era Angel, che veniva dalla Francia. Io ero segretamente innamorata di lui: dio, era veramente bello come un angelo! I suoi occhi nerissimi luccicavano nella notte, riflettendo i raggi della luna. Angel mi raccontò che si era suicidato buttandosi giù da una torre ma, quando gli chiesi se l’avesse fatto per amore, mi rispose di no sorridendo teneramente, al culmine della bellezza dei suoi splendidi vent’anni.                                                   Poi c’erano i due gemellini di dieci anni, Ale & Anne… non so perchè ma loro non giocavano spesso con noi: erano caduti in un fiume in piena, nel punto in cui la corrente era più violenta, e ne erano stati inghiottiti.           C’era poi una madre col suo bimbo appena nato in braccio… morto; lei non parlava mai, qualche volta ci guardava giocare con gli occhioni gonfi di lacrime, poi tornava a fissare il minuscolo corpicino che teneva gelosamente fra le braccia. A volte ci avvicinavamo a lei e lo guardavamo anche noi, in segno di rispetto, per unirci al suo dolore, senza proferire parola.                                                                                                       La povera donna era morta dopo il parto e, come se non bastasse, anche suo figlio nacque morto e, infine, c’era Morella, una piccola, paffuta bambina di cinque anni, caduta in un pozzo abbandonato senza fine, in mezzo a un bosco. Grido’ per ore e pianse ma nulla, nessuno poteva sentirla e nessuno accorse in suo aiuto.                   Questi sono stati per tanti anni i miei unici, inseparabili amici, e penso che di migliori non se ne possano avere.  

Le nostre notti erano a dir poco magiche…                                                                                               Quando c’era la luna piena restavamo nel salone da ballo, maestoso e immenso con i pavimenti bianchi lucenti e i lampadari in cristallo decorati d’oro.                                                                                                              Angel suonava il piano e noi tutti ci prendevamo per mano e facevamo il girotondo, "giro giro tondo casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra"… vedevamo la Luna sorriderci e le Fate volare fuori dai finestroni; la mamma con il bambino morto mi guardava sorridente, forse rivedeva in me il figlio cresciuto e felice…                 A volte invece uscivamo fuori, negli immensi prati che di notte parevano quasi prender vita… le Fate ci volavano intorno e poi ballavano per noi sui fiori, ci offrivano le leccornie dei loro preziosi banchetti e ci svelavano i segreti del bosco. Quelle notti calde e quelle atmosfere di un altro mondo non le dimenticherò mai….

Purtroppo un giorno i miei genitori decisero di trasferirsi in un altro paese, in una città… dicevano di essere stanchi di vedermi in solitudine, che avrei potuto conoscere altri ragazzi come me e quando io, disperata, dicevo loro che ero felice perchè avevo già degli amici, naturalmente mi prendevano per pazza… Un motivo in più per andarsene…

Oh… Lilies, Angel, Ale, Anne, Morella e la mamma… dove siete? Mi mancate incredibilmente…

Ora mi aspettava solo la morte: non riuscii più a trovare amici e la depressione si impossessò di me fino a farmi spegnere davvero nella solitudine.                                                                                                                      In un paese ostile che non mi piaceva affatto, privo di natura.

Ora sono tornata da loro, sono anch’io un fantasma e viviamo tutti insieme nel castello, corriamo per i corridoi bui, impolverati, ballando… adesso sì che sono felice…e sono libera, più libera di quanto non lo fossi stata da viva.