angelo vendicatore

   di Ann Beccamorti

 

 

Oggi sono andata ancora in metropolitana: lo spintone č stato cosė sciolto e facile. La cosa pių bella č che nessuno mi ha visto nemmeno questa volta, hanno solo gridato tutti come pazzi isterici per poi passare alle frasi pių liberatorie ed esorcizzanti del tipo: "Oh poverino, era disperato, chissā che problemi aveva."                 Stavo tornando in superficie, saltellando, con le mie scarpine rosse di vernice, quando una donna sulla sessantina, impellicciata fino agli alluci e incipriata anche dove non batte il sole, mi ha fermata (forse il secondo approccio fortunato della mattina?): "Oh tesoro!! Hai visto tutto, non č vero? Sarai cosė scossa… vieni, piccolina, ti accompagno io a casa."                                                                                                      Ammetto di essere sempre stata una bambina molto bella, profumo di viole e guance morbide, ma ora che avevo dieci anni la mia bellezza era anche pių diabolica.                                                                           Attiro di continuo questi viscidi esseri e la cicciona aveva esattamente gli stessi occhi vuoti dello stronzo che ho buttato gių prima e di quello prima ancora e di quella di quattro giorni fa, cosė ho risposto: "Smettila brutta porca, so che mi vuoi solo scopare. Vai al diavolo!"                                                                                     Lei era china su di me, con il culone all'aria, e ha sgranato gli occhi, stupita. Non si aspettava che uscissero certe frasi da un’innocente bambina di dieci anni: come mai non ho taciuto e non l'ho seguita come fanno tutti gli altri per poi finire nel suo attico in centro tra caramelle (o mele avvelenate) e lenzuola a pois?                     La donna era confusa. Ho dato uno sguardo veloce intorno e ho visto che tutti erano troppo impegnati a cercare di scorgere qualche budella spalmata sulle rotaie del treno, e allora… ecco il piano d'emergenza, fulmineo, geniale: "Scusami, ho sentito quelle frasi in un film… non volevo dirle a te!"                                Risatina e ditino in bocca: una perfetta poppante.                                                                                        "Oh, non preoccuparti tesorino, questa televisione insegna certe cosacce!"                                                      Il suo sguardo falso era di sicuro pių diabolico del mio, e rideva per mascherarlo; rideva, rideva soddisfatta, mettendo in mostra i suoi schifosi denti ingialliti con le placche d'oro. Dovevo solo farmi portare a un'altra fermata della metro.                                                                                                                                  "Vieni, andiamo a prendere l'altro treno, dammi la manina."                                                                          Ogni volta mi ributta dargliela ma devo, fa parte del piano.                                                                  "Uuuhhhh... che morbida, che carina, che pelle liscia."                                                                                  Ecco la solita battuta che questi viscidi potrebbero almeno risparmiarsi di dire a un bambino: questi assurdi depravati non riescono nemmeno a trattenere simili battute, ma la fine era vicina... accidenti se era vicina...      I bambini crescono prima e capiscono prima, ora, lurida vecchiaccia.                                                              Il display elettronico indicava che mancava un minuto al prossimo treno e poi... č bastato tirarla un po’ per la pelliccia, con decisione. Altre grida, altre budella, un altro spettacolo da raccontare a casa.                       Quando sono morta avevo ventiquattro anni e dopo un'accecante luce bianca mi sono ritrovata in questo corpo da bambina a vagare per le metropolitane, a fare giustizia.                                                               Questa č la mia missione: sono un piccolo angelo vendicatore.