Homepage Testo critico del Prof. Angelo Calabrese
Testo critico del Prof. Pasquale Mancini

 

Citocromomorfismo: arte verso…

Pascoli sapeva bene quando fosse difficile cogliere "…quel particolare nel quale è, per così dire, come in una cellula speciale, l’effluvio poetico delle cose…": la sua eccezionale sensibilità gli consentiva di percepire la bellezza nell’unità elementare che l’occhio nudo, ricco di perfetta vista, ignora. Intanto proprio la sintonia con l’unità morfologica elementare di un organismo, svela, a lampo di intuizione,il miracolo di un elemento semplice, primitivo, non divisibile in parti che abbiano la medesima dignità funzionale: ogni cellula della sfera biologica e, per astrazione, di una struttura costitutiva di un movimento o di un pensiero,è ispirativa di moti psichici, di pulsioni esplorative di profondità psicologiche. L’allusione alla cellula è indicativa di una via con un cuore: rivela una passione originaria, propone l’ineffabile. Come altrimenti Montale avrebbe potuto far percepire un grumo di poesia liberato per l’incontro con il puro sentire?
"Ti scrivo di qui, da questo tavolo/remoto, dalla cellula di miele/di una sfera lanciata nello spazio". La piccola stanza di Montale, punto ineludibile e noto solo alla diretta comunicazione nell’infinito giro della Terra perennemente orbitante: una celletta di dolcezza.

Abituato alle cellule della poesia della parola, esperta di biologia, di politica di urbanistica, mai avrei potuto supporre che DNA e cellule nervose e muscolari potessero diventare protagoniste di una pittura suggestiva, in cui si coniugano passione di vita, leggi naturali, sogno di scienza a soccorso degli incidenti nei naturali percorsi, felicità di speranza. L’incontro con l’arte ANIELLO CICCONE ha confermato che gli esami non finiscono mai e che le vie dell’arte consentono, a chi ne ha il dono, di farsi interpreti di una storia, anche della propria talvolta, universalizzando sentimenti affidati all’immaginario di norma "consueto" alle scienze esatte, e al colore che respira tra memoria e realismo fantastico. Alla pittura che interpreta strutture cellulari e le fa protagoniste di "ritratti" per incontri ravvicinati e per emozioni meditative, CICCONE è pervenuto dopo una scelta espressionistica che impegna l’interprete attento alle fisionomie psicologiche, ai valori elegiaci, alle storie esistenziali, che fanno pensare ad una costante inquietudine, ad una situazione di presenza e lontananza, che non sfugge a chi si sofferma sulle soluzioni cromatiche e sui riflessi inconsci, che si percepiscono nelle scelte dell’immaginario. L’espressionismo di CICCONE predilige il dato naturalistico e la "tentazione" è quella dell’incanto che subito però si vela di malinconia. E’ interessante, al di là dell’esercizio tecnico, (che del resto potrebbe togliere qualcosa all’immediatezza della umanizzazione dei fatti dipinti, talvolta con suggestioni cromatiche che si perdono al limite dell’evanescenza, nella delicatezza di una soglia avvertita tra veglia e sogno), il senso del silenzio che emana dall’atmosfera dei dipinti. La svolta decisiva nei ritmi narrativi e degli intrecci materico-cromatici di questo pittore, che si ritrova allo specchio nell'opera, è evidente allorchè comincia a dipingere come se avesse scoperto un nuovo mondo. CICCONE lascia il monologo e universalizza la visione, proprio con la generosa rivelazione di un impegno vitale, di una fede in se stesso e nell’uomo per cui alla fisionomia esteriore l’artista sostituisce una diversa centralità e perimetrazione. Egli si fa interprete di cellule e di incidenti di percorso cellulari. Parla di condizioni esistenziali determinate da bizzarie naturali e si sintonizza con il pensiero dello scienziato correttore dell’errore biologico. La pittura citocromomorfica è una via che porta all’essenza della vita, che comunica con immediatezza all’intuizione e alla coscienza dell’uomo, quando si misura alla luce delle radici motorie del proprio corpo, del suo territorio reale di conoscenza. Si tratta quindi di un discorso che documenta e richiama alla natura, facendoci sentire non troppo diversi dalle altre creature viventi, che si aprono alla vita con un patrimonio cellulare dal quale comunque dipendono.CICCONE ripropone il problema della riappropriazione del proprio corpo, della tutela del patrimonio genetico,della necessità della ricerca scientifica, della favola della felicità naturale, che non sarebbe mai percepita senza il mistero dell’amore e dalla comunicazione, che è sinonimo di appartenenza; noi siamo estranei agli altri solo quando non ci appartengono più,quando il disamore ci fa egoisti e poco disponibili alla solidarietà. La pittura di CICCONE primaria fino alle radici della vita, all’impronta cromosomica, all’evidenza della cellula "funzionale" e di quella "responsabile", motiva la solidale compresenza come bisogno primario dell’altro, destinatario della nostra comunicazione. Far arte per citocromie vuol dire esigere e motivare comunicazione attraverso la primarietà sensibile, che fa sincroniche le emittenze vive in noi e in quelli che rappresentano la verità che ci è di fronte. CICCONE ha una matura nozione del dolore, ma è anche pieno delle verità profonde dell’esistenza; è l’uomo di fede e di scienza finalizzato a conservare, nell’arco delle ineludibili stagioni della vita una zona di felicità dalla quale nessuno deve sentirsi escluso. E importante la ricerca di questo pittore perché si proietta in avanti, supera la commiserazione,conquista e spera, si cura solo di una universale incompiutezza che si risolve solo dove l’uomo si impegna ad essere di aiuto all’uomo. Intanto riconoscersi allo specchio di tratti somatici è facile; identificarsi nella forma primaria di una cellula è stupore e disorientamento, ma, superato l’impatto, si attiva il pensiero e, nel tempo delle massime modificazioni, dove non si negano le possibilità del progetto, che solo in quelle condizioni ha autentici stimoli fondativi, si comprende il senso della speranza. L’arte di ANIELLO CICCONE è speranza, certezza di andare verso: l’arte si fa misura di eticità e del vivente divenire.
Angelo Calabrese

 

ANIELLO CICCONE: Cittadino del mondo

 Ci sono pittori capaci di racchiudere il mondo in una tavolozza, intendendo per “mondo” l’assieme della idea creativa, dei moti d’animo, del bisogno di colloquiare e di comunicare con tutti.
Tra questi artisti va annoverato certamente Aniello Ciccone di Saviano, un pittore dalla notevole carica emotiva, dotato di una tecnica sopra le righe, animato da uno spirito di ricerca che rende ogni sua opera uno “speculum” di sensazioni e di pensieri che incidono nel nostro stare al mondo, negli angoli più riposti della nostra anima.
Ogni quadro di Aniello a partire da quelli di inizio carriera agli studi sulle cellule e quantaltro, testimonia del suo stare al “mondo”, di sentirsi cittadino del villaggio globale che racchiude le nostre speranze, il nostro bisogno di dialogare con un Dio, chiunque esso sia.
Aniello Ciccone vive ed opera in un piccolo centro chiamato Saviano, eppure le sue tele ci raccontano, con un “linguaggio” estremamente efficace, la sua presenza di artista e di uomo alle problematiche del nostro tempo;
Testimoni di una “quotidianità” che appartiene all’uomo di oggi, sia che viva in una grande metropoli o in uno sperduto cascinale di montagna.
Con la sua forza morale, la sua voglia di comunicare e di essere artista a tutto tondo, Aniello Ciccone è un esempio non solo per noi modesti cronisti (qualcuno si fa chiamare finanche…critico d’arte), ma per quanti credono ancora – e fanno bene – che l’arte nasce dal cuore, prima ancora della bravura tecnica.
Se l’arte vera è quella che regala solo emozioni, Aniello Ciccone è un artista vero
In questi tempi così tristi e segnati da violenze senza fine uno come lui è un bene prezioso da tutelare.

 Pasquale Mancini