Il ferro di Michelangelo Cice |
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Quale
sarebbe la differenza tra una scultura “classica” e quella di Michelangelo
Cice nel 2000?
Personalmente non vedo
alcuna sostanziale differenza se non per il fatto che quella antica era di
un bianchissimo marmo, mentre
Cice usa acciaio inox luccicante. Ambedue sono dei materiali eterni,
resistentissimi al logorio del tempo; ambedue tentano di’ immortalare
figure. Profane da un lato (come la portatrice di fascine , figura su
tegola raschiata, richiamo della antica cultura locale)
e sacre dall’altro (come la serie di sculture in ferro
raffiguranti le stazioni della via
crucis, create appositamente per allestire la chiesa di S.Maria
Assunta dei Pagani a Marcianise; la
natività, il presepe, S.Francesco ecc.) ; Ma la produzione di Cice non si limita qui: ci troviamo di fronte ad un artista eclettico, che spazia da immagini sacre a quelle fantastiche, a quelle che vogliono rappresentare concretamente sentimenti e pensieri astratti che prendono vita dalle sue mani. Anime
disperse , 4 volti ad occhi chiusi, senza corpo, fluttuanti in uno
spazio ignoto, quasi come se vi si fossero persi coi
loro pensieri… L’uomo
verso la morte scultura a
spirale che rappresenta uomini che pare che camminino da soli, con le loro
spalle ricurve e stanche che
si avviano verso il richiamo della morte. La medusa , scultura imponente alta 2 metri e mezzo, figura morbida e poco spigolosa, forma tanto diversa da come il ferro si presenta non lavorato ma che, attraverso le mani e la creatività di Cice, diventa tondeggiante e caldo: le sue figure non danno per nulla senso di freddezza e immobilità. Trarre queste caratteristiche dal ferro non è facile, ma Michelangelo Cice ci riesce. Egli lo domina, lo comanda, lo trasforma a suo piacimento e lo plasma quasi come se fosse fresca argilla ; l’argilla invece diventa pietra raffigurante mater matutae, antichi guerrieri romani , come quelle antiche sculture che si trovano nei musei italiani… dalla pietra invece emergono figure poco incise, come se corpi animati si sforzassero di fuoriuscire da quella sostanza che li tiene prigionieri…
Antonietta Sorrentino |
LE OPERE |
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