il sogno degli androidi

Compagnia Angela Malfitano presenta
Il sogno degli androidi
con Angela Malfitano
voce di Davide Lora
drammaturgia Mariano Dammacco e Angela Malfitano
regia Angela Malfitano
musiche elettroniche eseguite dal vivo Francesco Brini
disegno luci Maurizio Viani
realizzazione tecnica Francesco Vommaro e Matteo Nanni

 

 


note di regia

“Nell’universo esistono cose gelide e crudeli, a cui io ho dato il nome di “macchine”. Il loro comportamento mi spaventa, soprattutto quando imita così bene quello umano da produrre in me la sgradevole sensazione che stiano cercando di farsi passare per umane pur non essendolo.
In questo caso le chiamo “androidi” . Per “androide” non intendo il risultato di un onesto tentativo di ricreare in laboratorio un essere umano. Mi riferisco invece a una cosa prodotta per ingannarci in modo crudele, spacciandosi con successo per un nostro simile Che ciò avvenga in un laboratorio o meno non ha molta importanza: l’intero universo è una sorta di enorme laboratorio, da cui provengono scaltre e crudeli entità che ci sorridono tendendoci la mano. Ma la loro stretta è quella della morte, e il loro sorriso è di un gelo tombale.”

Philip K. Dick

Forse non sarà così per tutti, ma per me questo è uno spettacolo temerario.
Si tratta di un ulteriore passaggio nel mio percorso di ricerca. La ricerca non è solo estetica, formale; e neanche solo poetica, bensì spirituale e rituale.
La temerarietà di questo lavoro consiste prima di tutto nel non concedere molto all’interpretazione “drammatica”, strappacuore, strappalacrima, strapparisata. Non rinnego affatto questo approccio, anzi, fa parte delle mie corde e dei miei linguaggi a pieno titolo. Tornerà, arricchita, spero, dall’esperimento di oggi, con l’androide.
Dicevo, che qui, oggi, chi ha visto i miei precedenti spettacoli e si aspetta “tragedia e macchietta” come sono solita dire di me, non lo troverà. Come altre cose in questo lavoro, che è un velo di apparenza sopra un mare scuro e denso, sopra un’altra verità; sopra l’altro mondo parallelo, come diceva Philip Dick. Sono stati importanti gli scritti di Dick nella creazione del lavoro. Le sue riflessioni dove filosofia e religione tornano ad essere la stessa cosa come nell’antica Grecia. Questo mi porta a parlare anche di Leo De Berardinis, il mio maestro. Ora lui vive in una realtà misteriosa che non possiamo conoscere e che molto ha a che fare con gli argomenti dello spettacolo. La chiamano “coma”, ma nemmeno i grandi scienziati sanno cos’è. Leo mi parlava di mondi paralleli, altre realtà. Così, quando ho incontrato Dick, ho trovato del tutto naturale metterlo in scena. Forse torno ad essere più allieva di quanto non lo sia stata negli ultimi anni, con questo lavoro. Anche perché sono dentro un disegno luci ipnotico-rituale fatto dall’uomo che ha disegnato con Leo le luci dei suoi spettacoli nell’arco di più di vent’anni: Maurizio Viani. Infine la temerarietà sta forse anche nello svolgere tutto come una danza geometrica, nel dialogare con le luci, con la partitura sonora, senza sbavature. Ma quello che è importante per me è che sotto a questo perfetto giardino zen, sotto questo disegno luci, movimenti-battute dell’attrice, vuole esserci ancora più umanità, più verità di prima.

Angela Malfitano

appunti di viaggio

Dopo le eroine greche, quelle shakespeariane, poi Jodorowsky e adesso la fantascienza di Philip Dick.
Come ridurre un grande romanzo di fantascienza a elogio della casalinghitudine..
In scena c’è una donna che è moglie in crisi, amante di un cacciatore di taglie, androide. In un mondo degenarato, dopo una guerra chimica, in un futuro che invece ci sta già alle spalle.
Androide mandato dai produttori a osservare cosa fanno gli altri robot umanoidi per tradirsi con il test che rivela se sei umano o no. Ci sono solo domande dietro a questo lavoro. Chi è un androide tra noi?. Quali sono le vittime e quali i carnefici? Gli androidi possono amare? Ma se amano, allora perchè non possono avere figli? Forse a questa domanda la Scienza di oggi potrebbe rispondere. Cosa ne direbbe Dick, dei cloni di pecora?
Quando tre mesi fa ho cominciato a pensare a Blade Runner e poi subito al romanzo da cui era stato tratto, non sapevo che incontrare gli androidi e  il loro papà , Philip K. Dick, mi avrebbe portato a  quello che c’è in scena stasera. Appena letto il romanzo è stata una folgorazione. Dick è un visionario , e , se mi passate il termine, un profeta. Non solo, era un uomo che conosceva l’umiltà, e la praticava... Almeno questa è l’idea che mi sono fatta io leggendo i suoi scritti e i suoi saggi filosofici. Insomma incontrare queste opere mi ha riempito di stimoli, idee e entusiasmi. Di pensieri sulla nostra esistenza sulla terra, sul compito che abbiamo , sull’esempio che siamo per i nostri figli, per gli altri ( i famosi  posteri...), sulle eredità che lasciamo. Su quelle che abbiamo ricevuto.
Quello di stasera è solo un passaggio, di un percorso che immaginiamo più complesso.
Non posso non dire  che lo faccio non  pensando a Leo De Berardinis. Quando si mette in scena se stessi, dopo diversi anni di “sbattimenti” con questo maledetto teatro, non si ha piu’ voglia di retorica e false pudori, delicatezze intellettuali. Io perlomeno, non mi sento così. Sto in  scena portando dentro forti ricordi personali e artistici. Inoltre ho trovato parecchie sconcertanti consonanze tra il mondo di Philip Dick , le sue istanze, le riflessioni filosofiche e ciò di cui ho sentito parlare da Leo.  L’esistenza di un altro mondo, per esempio, come sotterraneo a quello che noi vediamo.Ma questa è un’altra storia...
Il legame- i legami.
A me solo la parola fa commuovere.
Credo che Mariano ed io abbiamo risposto alla richiesta del progetto sui Legami.
É stato un vero incontro di lavoro, di due persone innamorate del teatro, consapevoli del proprio percorso, appassionate alla trasformazione che solo il teatro può operare; è stato un incontro all’insegna del rispetto e della franchezza, che non ci ha risparmiato crisi, scontri, illuminazioni, e emozioni. Dove io ho imparato a fare spazio , a contaminarmi di più di quanto non fossi abituata coi miei lavori.
Maurizio Viani:
E’ un onore lavorare con lui. Lo auguro a tutti gli artisti del teatro. E’ il maestro della luce. Fa poesia con i fari e con le sue parole. Il lavoro, grazie a Maurizio, ha preso la sua ultima (per ora) forma e significato, e anche il mio lavoro d’attrice,dove il suo occhio ha visto ,  ha indicato delle strade dello stare in scena .
...altri legami importanti sono stati con Francesco Brini che ha composto i suoni e le musiche e le eseguirà dal vivo ,  con Antonio Lovato che cura  il suono che uscirà dalla mia voce al microfono, con Francesco Vommaro che ha seguito tutta la parte tecnica e di direzione del lavoro in teatro...
Con  Marta Dalla Via che lavora da qualche tempo collabora con me e che ha avuto parte nella genesi del progetto.

curiosità

Ascolta due brani dalla colonna sonora originale, composti ed eseguiti da Francesco Brini:

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The Last Words

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08/12/05; Recensione dello spettacolo Il sogno degli androidi di Claudio Elli (Puntoelinea) qui

Recensione dello spettacolo Il sogno degli androidi di Valentina Rossi (FlashGiovani) qui

12/04/05; Intervista audio di Laura Papa (Acabnews) ad Angela Malfitano a proposito dello spettacolo Il sogno degli androidi
parte 1°; parte 2°