NO WARNING!
SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - BACK ISSUES


No. 38 - Febbraio 2004
(King Crimson, Mogwai, Djam Karet, Theo Travis, Flight 09, The Rick Ray Band, Psychotica Records label sampler, TriPod, Saguaro, Porcupine Tree, Radiohead, Muse, 21st Century Schizoid Band , The Meeting Places, William D. Drake, Mogwai live, Alice live, Nick Hornby, news)

No. 39 - Maggio 2004
(King Crimson, Oceansize, Delicate Awol, Ghoak, Pokerface, The Neutrinos, Steve Lawson & Theo Travis, Nick May, Michael Bearpark & Peter Chilvers, Duran Duran, Elio E Le Storie Tese live, news)

No. 40 - Ottobre 2004
(King Crimson tribute, Tim Burness, Puerto Muerto, Matty Charles And The Valentines, Violet Indiana, Paradox One, Oceansize, The Mars Volta, Stars In Battledress, Luca Formentini, Forms Of Things Unknown, Zone D'Ombra, Lillayell, HoS Compilation, Skrjabin Hc2, Nick Hornby, Michael Moore, Eugenio Cappuccio, Steve Lawson & Theo Travis live, news)

No. 41 - Febbraio 2005
(King Crimson, Theo Travis, Trey Gunn, Duran Duran, Willie Oteri, Edible Woman, Stefan Joubert, Twelfth Night, Centrozoon, Rothko & Caroline Ross, Sergio Cammariere live, Grandmothers Re-Invented live, news)

No. 42 - Giugno 2005
(King Crimson, War Against Sleep, Andrea Chimenti, Kino, Central Unit, Bark Psychosis, Reuter/Boddy, Pushing Red Buttons, Toychestra & Fred Frith, The Plague Of Crafty Guitarists, Faultline, Steve Lawson, The Neutrinos, No Conventional Sound, Elio E Le Storie Tese, Twelfth Night, David Cross, Lob, Monsieur Golàn, Nick Hornby, Elio E Le Storie Tese live, Porcupine Tree live, news)

No. 43 - Novembre 2005
(ProjeKct Three, Franck Vigroux, Theramin, Rasal.Asad, Oceansize, Pure Reason Revolution, Porcupine Tree, Tim Bowness, Blackfield, A Marble Calm, Tokyo Explode, Scat, Toychestra, Central Unit, Van Der Graaf Generator, Daniel Patrick Quinn & Beano Jameson, DAC Crowell & Kurt Doles, Wow Why Wow, The Future Kings Of England, Twelfth Night, Monica Melissano, news)

No. 44 - Marzo 2006
(King Crimson, Stefano Panunzi, Nosound, Isn't, Theo Travis, George Hrab, Macrocosmica, Ian Boddy & Bernhard Wostheinrich, Kyle Gann, Rick Cox, Jim Fox, Sanna, Centrozoon, Twelfth Night, No-Man, Duran Duran, news)



SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - No. 44 - Marzo 2006

La notizia dei bombardamenti con l’utilizzo di fosforo bianco su Fallujah mi ha spinto ad andare a recuperare una notizia diffusa nello scorso mese di agosto dall’Ansa, una notizia raccapricciante come le immagini diffuse nel recente servizio di Rainews. La riporto così come mi è pervenuta :
“Come se fossero figurine, terrificanti immagini di iracheni e afghani smembrati dalle esplosioni di guerra vengono scambiate in rete per ottenere l'accesso gratuito a un sito pornografico. L'invio delle foto, di una spaventosa crudezza, viene proposto a militari americani in guerra, ai quali il sito si rivolge direttamente, invitandoli a spedire il loro materiale horror per poter accedere alla sezione pornografica. A quanto pare, entrando in rete, non sono pochi quelli che non hanno saputo resistere all'appello del sito www.nowthatsfuckedup.com, che in home page scrive: 'Se sei un soldato americano di stanza in Iraq, Afghanistan, o un altro teatro di guerra e vorresti accesso libero al sito, puoi pubblicare le foto che tu e i tuoi compagni avete fatto durante il vostro servizio'. Il sito, prettamente pornografico, e' strutturato come un forum, dove gli utenti scambiano materiale amatoriale, non coperto da copyright, che va dal 'voyeur' alle foto e ai video hard di presunte fidanzate e mogli. Due le chiavi per accedere ai contenuti porno: i frequentatori possono pagare, oppure inviare del materiale 'interessante'. E qui scatta la 'riduzione per i militari'. In due sezioni apposite, i soldati possono guadagnarsi l'accesso gratuito alle immagini più piccanti pubblicando foto e video realizzati durante il loro servizio. Una parte ha un tema generale, con foto di militari, anche improntate a un certo umorismo bellico, mentre l'altra sezione si presenta come un vero e proprio museo degli orrori, con foto per lo più di iracheni morti e cadaveri smembrati. Infatti, appena vi si entra, si viene avvisati che ''questa sezione è tra quelle più cruente, quindi le persone che non vogliono vedere questo tipo di materiale non dovrebbero accedervi''. A scorrere i 'post' sembra di entrare in un girone infernale: ogni messaggio contiene infatti immagini raccapriccianti, in un'escalation di barbarie e crudezza, accentuata dai messaggi lasciati dai frequentatori del sito. Messaggi esaltati, non certo inorriditi, alla vista di quelle terribili istantanee prese sul teatro di guerra. Si vedono corpi carbonizzati, senza testa, senza arti, una faccia in una scodella, i resti di un kamikaze, un braccio, gambe, accompagnati da commenti disumani, prossimi all'esultanza per quegli scempi. All'orrore di membra riverse tra la polvere e teste spappolate, si aggiungono sottolineature come 'l'unico iracheno buono è l'iracheno morto' o riferimenti ironici come 'poveraccio! immaginatevi se le 72 vergini che lo aspettano sono tutte delle ciccione'. Stupiscono, per il loro cinismo, persino i titoli dei vari post: i pragmatici 'qualche foto in cambio dell'accesso' o 'uomini morti per ingresso', ma anche il barbaro quiz 'date un nome a questa parte del corpo umano', che prelude alla visione di un brandello di carne insanguinata, carbonizzata e spappolata, che è difficile riconoscere per un viso umano. Tra le immagini, nella sezione più generale, anche alcune foto di militari americani feriti, che loro stessi hanno inviato. Del sito degli orrori ha dato notizia un blogger italiano, il cui nickname è Staib, che ne ha parlato diffusamente sul suo sito e su diversi portali di controinformazione.” A quanto pare le convenzioni internazionali non sono valide per i gendarmi del mondo quando sono in giro ad ‘esportare democrazia’, come già dimostrato non solo con i bombardamenti al napalm durante la guerra in Vietnam ed in altre occasioni che i media occidentali si sono ben guardati dal documentare (un ultimo, significativo caso di mala-informazione : la stampa Europea ha diffuso la notizia della chiusura del carcere di Abu Ghraib, tralasciando di dire che al suo posto verrà aperto un altro carcere-lager a Camp Cropper). Una storia di crimini contro l’umanità iniziata 250 anni fa con la distribuzione ai nativi americani di coperte cosparse di batteri di malattie per loro sconosciute e mortali (da “Bioterror : Manufacturing Wars, the American Way” di Ellen Ray e William H. Schaap, Leftbooks Ed) che si vuole spacciare come la favola di un paese libero e democratico. Ma voglio evitare, almeno stavolta, di addentrarmi nel tema con analisi personali che qualcuno (come già accaduto in passato) potrebbe non gradire, desidero invece lasciare a voi tutti la facoltà di riflettere su questa mostruosa e disumana pagina di storia che è stata scritta sotto i nostri occhi.  
In questo numero di NO WARNING! :

- King Crimson : Live In Warsaw, 2000
- King Crimson : Live In Heidelberg, 1974
- Stefano Panunzi : Timelines
- Nosound : Sol29
- Isn't : Deep Ocean Inside
- Theo Travis : Eleven Bowls Of Acidophilus Flute Salad
- George Hrab : Interrobang
- Macrocosmica : Art Of The Black Earth and Farewell To Earth
- Ian Boddy & Bernhard Wöstheinrich : Moiré
- Kyle Gann : Long Night
- Rick Cox : Fade
- Jim Fox : Descansos, Past
- Sanna : The Remote E.P.
- Centrozoon : Never Trust The Way You Are
- Twelfth Night : XII aka the Virgin Album
- No-Man : All The Blue Changes - An Anthology 1988-2003 (plus retrospective)
- On Stage : Duran Duran live in Turin, February 15th 2006
- News from the World Central
- News from the World
 

KING CRIMSON - LIVE IN WARSAW, 2000 King Crimson Collectors' Club CLUB28



Eccellente registrazione relativa alla seconda delle due tappe consecutive a Varsavia nel corso del The ConstruKction Of Light tour (11 Giugno 2000), tour non particolarmente esaltante a causa di un certo percettibile processo di assestamento del line up come conseguenza della defezione di due elementi importanti come Bruford e Levin. Il materiale del controverso TCOL viene comunque reso ottimamente on stage, intercalato da una manciata di estratti da THRAK che riadattati ad uso del line-up a quattro sembrano perdere qualcosa, e non solo la ricca orchestrazione centrale di Dinosaur e la coda di VROOOM ma parte della loro stessa anima. Anche l’improvvisazione Warsaw sembra soffrire di una certa penuria di idee che porta a riutilizzare anche il riff di Into The Frying Pan, altro segnale che indica come questa fase di Crimonising avrebbe potuto essere gestita meglio, come ad esempio è avvenuto in seguito con The Power To Believe e relativo tour.

Disc One : ProzaKc Blues / The ConstruKction Of Light / The World’s My Oyster Soup Kitchen Floor Wax Museum / Improv : Warsaw / Dinosaur / One Time / VROOOM / Cage

Disc Two : Into The Frying Pan / Larks’ Tongues In Aspic, Part Four / Three Of A Perfect Pair / The Deception Of The Thrush / Sex Sleep Eat Drink Dream / Heroes



KING CRIMSON - LIVE IN HEIDELBERG, 1974 King Crimson Collectors' Club CLUB29



Tutt’altra musica per quanto riguarda il ventinovesimo volume del KCCC, che racchiude (seppur non integralmente, in quanto esiste un live tape di questo gig della durata di 79 minuti) la registrazione del concerto tenuto il 29 Marzo 1974 alla Konzerthaus Elzerhof (o Stadthalle, stando a quanto riportano le liste di scambio) di Heidelberg dalla formazione di Crimso comprendente Bill Bruford, David Cross, Robert Fripp e John Wetton : probabilmente può apparire impietoso mettere in piedi un confronto tra questa formazione e quella del 2000, eppure a distanza di un trentennio risulta ancora stupefacente il modo in cui la band incanalava e dava sfogo alle pressioni alle quali era sottoposta senza bisogno di ricorrere a frakCtalizations per assemblare del nuovo materiale, senza stare a soffermarci sulla qualità del prodotto finale oramai ampiamente documentata sia dalla discografia ufficiale che da quella illegale. I tre minuti scarsi dell’improvvisazione intitolata Heidelberg I introducono Dr. Diamond, qui proposta nella versione con la middle section cadenzata in alternativa a quella più rockeggiante immortalata in altri bootlegs. Uno degli usuali, all’epoca, annunci di Fripp precede un’interessante e prolungata intro ad una bellissima esecuzione di Exiles, segue quindi una graffiante improvvisazione che, dopo un avvio piuttosto cauto, si sviluppa su sentieri non dissimili da quelli che verranno catturati in Asbury Park, improv racchiusa nel live album USA. L’inizio di Starless stranamente somigliante a quello di The Night Watch è probabilmente frutto di una svista sul foglio riportante la scaletta del concerto, a seguito della quale il pezzo riprende la forma che da lì a qualche mese verrà cristallizzata nell’album Red. Si segnala un momento di indecisione di Fripp nella prima porzione strumentale, abilmente recuperata nel corso della costruzione dell’implacabile crescendo che conduce al secondo travolgente segmento precedente la chiusura. La performance prosegue con The Night Watch, contrassegnata da un brillante solo di chitarra, quindi con le trascinanti Lament e Easy Money, traccia che sfocia in una versione troncata di Fracture. E’ inspiegabile come il disco finisca qui, considerato il fatto che in circolazione esiste la registrazione integrale del concerto. Coloro che sono in possesso del live tape faranno bene a conservarlo, dato che questo contiene l’intera Fracture e Larks’ Tongues In Aspic Part Two.


Improv : Heidelberg I / Dr. Diamond / Exiles / Improv : Heidelberg II / Starless / The Night Watch / Lament / Easy Money / Fracture


STEFANO PANUNZI - TIMELINES res Registrazioni E Suoni RESCD0503




Non si è davvero risparmiato Stefano Panunzi nell’assemblare il numeroso team di musicisti che ha contribuito alla realizzazione di Timelines : la mia mente ritorna a due illustri predecessori assemblati anch’essi con l’ausilio di un vasto parco di collaboratori, Flowermouth dei No-Man e Ones And Zeros di Saro Cosentino, ma Timelines risulta più affine al primo che non al secondo (convincente solo a tratti, nonostante le buone prestazioni di Jakko e Trey Gunn). L’album di Stefano Panunzi coinvolge anche in fase compositiva alcuni degli ospiti, spaziando dall’ambient al post rock, dall’electronica ad atmosfere vagamente jazz rock, realizzando un insieme che si colloca a livelli di eccellenza eguagliando albums imprescindibili come Beginning To Melt di JBK e Cloud About Mercury di David Torn. Il mio gusto musicale notoriamente filobritannico non sta patendo cedimenti, anzi ultimamente sta trovando conferme in diversi acts Italiani che in questo momento hanno forse qualcosa da insegnare ad alcune osannate bands britanniche (penso ai Porcupine Tree di Deadwing o agli ultimi spenti No-Man); il songwriting di Stefano è brillante, fresco e ispirato, ne risultano undici tracce che inglobano influenze tra le più disparate (citerei Rain Tree Crow, Alias Grace, Mastica, per arrivare a ritroso fino ai Nucleus di Ian Carr) ma perfettamente amalgamate in un contesto molto personale. Lasciatevi allora cullare dalle intime atmosfere, in bilico tra Porcupine Tree e Alias Grace, della title track e da quelle di The Moon And The Red House dove Stefano sembra subire il fascino di lavori come Gone To Earth; solcate lo spazio sulle onde dei soundscapes di Underground (dove potrete apprezzare le trame intessute da Markus Reuter e Stefano Panunzi, oltre al cantato à la Steven Wilson di Giancarlo Erra), di Something To Remember (dove Peter Chilvers, Nicola Lori e Stefano Panunzi intrecciano le textures che fanno da sfondo alla tromba con sordina di Mike Applebaum) e della parte introduttiva di Tribal Innocence, pezzo che si evolve in un bello strumentale che ricorda alcune cose di Mark Isham; battete il tempo dell’obliquo post jazz di Everything For Her (con Mick Karn e Nicola Alesini in bella evidenza), Forgotten Story e No Answer From You (o vogliamo in questo caso parlare di ambient rock, se ci troviamo in vena di coniare etichette?). L’ottima Masquerade, scritta insieme a Mick Karn, sembra riprendere dal punto in cui erano arrivati i Bluvertigo di Decadenza, differenziandosi per una maggior raffinatezza negli arrangiamenti e per un intercalare di atmosfere ora più eteree ora più aggressive. L’ottima Web Of Memories, complice il cantato di Haco, ci riporta alle atmosfere raffinate di albums come Under A Monkey Puzzle Tree di Holi o Kingdom Of Dust di Jakko (e sentite che tocco riescono a dare a questo pezzo Gavin Harrison, Mick Karn ed il tandem chitarristico composto da Giacomo Anselmi e Nicola Lori). L’album si chiude con I’m Looking For, una delicata e sognante traccia di oltre undici minuti cantata da Panunzi e da Mick Karn, finemente cesellata dalla chitarra di Giancarlo Erra e dalla tromba di Mike Applebaum che si stagliano sulla lussuosa sezione ritmica composta da Karn e da Diego Mancini, con i preziosi inserti del cello di Laura Pierazzuoli a conferire ulteriore spessore. Mi rendo conto di non essere riuscito a citare nemmeno tutti i diciotto collaboratori che hanno contribuito alla realizzazione di questo album, se intendete quindi soddisfare la vostra curiosità procuratevi questo gioiello ed assaporatelo a fondo, sono certo che mi ringrazierete per il consiglio. Reperibile anche attraverso Burning Shed.

Timelines / Underground / Everything For Her / No Answer From You / Masquerade / Web Of Memories / The Moon And The Red House / Forgotten Story / Tribal Innocence / Something To Remember / I’m Looking For


 

NOSOUND - SOL29 nosoundcd05



Nosound è il nome di un progetto facente capo al musicista romano Giancarlo Erra, che ha all’attivo 4 albums realizzati tra il 1998 ed il 2005. Gli amanti del repertorio più melodico e riflessivo dei Porcupine Tree (intendendo pezzi come Stars Die o Waiting) si delizieranno con questi sessantacinque minuti di musica condotti da levigate chitarre che intrecciano arpeggi, liquidi accordi e vibranti solos delineando ritratti a pastello dai delicati colori autunnali : più intenso di certi episodi della band di Steven Wilson, passionale come i migliori Samuel Smiles, Giancarlo Erra confeziona con maestria un capolavoro di melodico post rock intriso di un lirismo che in alcuni frangenti solo i musicisti italiani riescono a condurre a certi livelli di pathos. L’ampiezza del respiro delle composizioni di Erra è magicamente e sapientemente evocato in maniera visiva dalle belle fotografie (anche queste opera del titolare) incluse nel booklet, compendio pressoché indispensabile per assecondare l’emozionale viaggio dei nostri pensieri così minuziosamente pianificato : salite a bordo dell’aerostato Nosound e lasciatevi trasportare In The White Air, in una dimensione impalpabile come la candida leggerezza delle nuvole che sovrastano paesaggi irreali dove pace e silenzio regnano incontrastati. Concisi interludi dal mood più riflessivo come The Child’s Game si interpongono alle cristalline e dilatate atmosfere di Wearing Lies On Your Lips e The Moment She Knew, lunga pièce strumentale dove ritroviamo condensati elementi già apprezzati in albums fondamentali come California Norfolk e Daylight dei Darkroom; l’altro breve episodio Waves Of Time mi riporta alla memoria i catanesi Atmo, ma qui piuttosto di una prolungata traccia new age troviamo un intermezzo sapientemente interposto a metà album tra due pezzi più estesi, che funge da anticamera alla stupenda Overloaded, magnifico ibrido tra i Porcupine Tree ed i Genesis di Entangled. Struggenti accordi di chitarra acustica ispirano l’intima The Broken Parts, mentre in Idle End ritroviamo uno stile chitarristico che mi fa giudicare la tecnica di Giancarlo più prossima a quella di Steve Hackett che non a quella di Steven Wilson; infine la malinconica Hope For The Future ci regala le ultime rifiniture dalle origini risalenti alla Up The Downstair-era, prima di lasciarci fluttuare nell’aere con la lunga title track che chiude l’album nei bagliori della luce solare riflessa su immacolati ghiacciai eterni. Che dire di più : quest’album, e quest’ultima traccia in particolare, mi hanno fatto tornare in mente una poetica frase detta più di venticinque anni fa da un mio compagno di scuola, il quale sosteneva che quando si ascolta un bel disco è come trovarsi seduti su una nuvola al di sopra di tutte le cose, e quando il disco finisce la nuvola si apre e ci si ritrova precipitati nel mondo reale. Lo stupendo album di Giancarlo Erra mi ha fatto provare proprio quel tipo di emozione …magnifico!!! Richiedetelo direttamente attraverso il website di Nosound.

In The White Air / Wearing Lies On Your Lips / The Child’s Game / The Moment She Knew / Waves Of Time / Overloaded / The Broken Parts / Idle End / Hope For The Future / Sol29


ISN'T - DEEP OCEAN INSIDE Sublime IV-072005



Band nata dall’incontro tra i chitarristi Pino Dieni e Luca Formentini, Isn’t ha realizzato attraverso l’etichetta Sublime questo Deep Ocean Inside, album strumentale di natura improvvisativa registrato (come recitano le note di copertina) sui monti intorno al lago di Garda. Le nove tracce qui incluse sono un vero e proprio inno all’amore per l’improvvisazione e per le soluzioni avventurose, e finiscono per collocarsi tra la produzione della Trey Gunn Band e il Mick Karn di The Tooth Mother; siamo quindi in un ambito completamente diverso da quello dell’ottimo Subterraneans del solo Luca Formentini, come peraltro annunciato con largo anticipo dallo stesso Luca. Suoni sfuggenti, patterns ipnotici ed influssi etnici contribuiscono a formare un sound dotato di una forte identità propria, che va al di là delle etichette con le quali si potrebbe tentare di catalogare la musica di Isn’t. La differenza che intercorre tra Deep Ocean Inside ed altri albums di musica improvvisata sta nel fatto che le improvvisazioni di Isn’t, invece di divergere verso punti lontani da quello iniziale, tendono a riavvolgersi su segmenti già eseguiti, insistendo talora su alcuni di essi fino a trasformare l’improvvisazione in melodia finita. Constatazione che mi porta a contestare una delle affermazioni contenute nelle peraltro interessanti note di copertina, secondo la quale “una performance dal vivo suonata come copia esatta di un processo di registrazione musicale nato spontaneamente non può essere proposta” : sicuramente Isn’t, come me e molti lettori, sanno che capolavori imprescindibili come The Sheltering Sky, THRAK e buona parte dell’album The ConstruKction Of Light sono nati proprio dal processo di improvvisazione. Non intendo con questo ipotizzare la trasformazione di Deep Ocean Inside in un successivo album di songs, ma sostengo altresì l’evidenza che queste improvvisazioni una volta immortalate su disco assurgono allo stato di composizioni riproducibili di fronte ad un pubblico, magari considerando la loro esecuzione dal vivo come una base di partenza per nuove appassionanti sfide. Acquistatelo attraverso il website dell’etichetta Sublime.

Intro Vert / Deficit Spending / Wyhiwyg (Whay You Hear Is What You Get) / Yin Your Heart / Calm Backwash Of This Wired Sea / The Towering Beast Of My Consciousness / Neurons TV Serial Killer / I Do Lead Ikons To The Relic Meteors / Schizophrenic Balance Of Time


THEO TRAVIS - ELEVEN BOWLS OF ACIDOPHILUS FLUTE SALAD Tonefloat tfc105



Chi ha avuto modo di assistere ad almeno un concerto dei Gong tra il 2000 ed il 2001 (oppure ha acquistato l’album Live To Infinitea o il DVD The Subterranea Gig) avrà notato la presenza di un pezzo strumentale intitolato Flute Salad ad opera di Theo Travis; la cosa interessante è che non si tratta di un pezzo con una struttura definitiva, ma di un intermezzo improvvisato che aveva la doppia funzione di fungere da intro ad Oily Way e di consentire un cambio di costume a Daevid Allen. Flute Salad risultava quindi essere ogni sera differente, con una durata variabile a seconda della distanza tra il palco ed i camerini, del tempo impiegato da Daevid nel cambio e dall'ispirazione del fiatista Inglese. Theo Travis ha raccolto undici di queste improvvisazioni in un album dal titolo Eleven Bowls Of Acidophilus Flute Salad, pubblicato dall’etichetta olandese Tonefloat in un’edizione in vinile purtroppo limitata a sole 200 copie : ritengo un vero peccato che solo così pochi fortunati potranno apprezzare questa nuova espressione della genialità di Theo, abilissimo nel contaminare il contesto musicale dei Gong con il proprio background jazz e con la sua attitudine per l’ambient electronica che lo porterà di lì a poco a sviluppare pienamente la sua tecnica definita ambitronics. Proprio considerando i felici sviluppi di questa tecnica, concretizzati nel solo album Slow Life e in For The Love Of Open Spaces in collaborazione con Steve Lawson, l’importanza di Eleven Bowls Of Acidophilus Flute Salad come step intermedio risulta ben evidente : gli occasionali contributi di Chris Taylor, Didier Malherbe e Gwyo Zepix (per non parlare di quelli di Daevid Allen, limitati a semplici introduzioni) non mutano la sostanza di questo coraggioso processo solista in fase di sviluppo che tocca vertici di eccellenza in episodi come Odense (pièce in equilibrio tra sperimentazione ed un utilizzo più rockeggiante del flauto), Widnes, Paris (eseguita insieme a Malherbe) e London. Una seconda stampa dell'album è stata recentemente realizzata, ma visto l’indubbio valore di questo prodotto è più che auspicabile una sua re-release in un quantitativo idoneo a soddisfare la richiesta degli estimatori di Theo; speriamo in bene … L'album è reperibile attraverso l'etichetta Tonefloat oppure direttamente da Theo Travis, che per 17 GBP (prezzo inclusivo di P&P) vi spedirà una copia autografata del vinile.

Side One : Philadelphia / Osaka / Hamburg / Odense / Vienna / New York
Side Two : Oslo / Widnes / Kristiansand / Paris / London


GEORGE HRAB - INTERROBANG Geologic Records GEO005



Interrobang è il quinto album ad opera di George Hrab, incredibile polistrumentista proveniente da Bethlehem, PA, al quale prossimamente sarà dedicato un ampio articolo-vetrina nel quale verranno presentati i quattro albums precedenti, operazione perlomeno doverosa in presenza di un simile talento. Per catturare subito la vostra attenzione, vi dirò che l’approccio adottato da George Hrab è parente stretto di quello tramandato ai posteri da Frank Zappa : questo significa musica a tutto campo, senza limitazioni stilistiche o di qualsiasi sorta, che con Interrobang si concretizza in un’ora di brillanti songs interamente scritte, suonate e prodotte dallo stesso Hrab. Un aspetto curioso che risalta immediatamente risiede nella sequenza dei pezzi inclusi, che dispensa all’ascoltatore la strabiliante tecnica di Hrab in un crescendo vorticoso che si sviluppa a partire dai brani più semplici per arrivare alle esecuzioni più complicate in coda all’album; c’è da aggiungere che definire “semplici” alcune di queste composizioni può anche essere azzardato considerando che, proprio come nella tradizione Zappiana, dietro le tracce che suonano più easy all’apparenza si celano arrangiamenti e soluzioni che lasciano a bocca aperta per la loro genialità. E’ così che si passa con disinvoltura da una ballad con qualche legame con la tradizione melodica del Mersey beat come Blue Genes al robusto rifferama di Barney’s In The Vent degno dei migliori The Knack (ma con in più una pregevole staffilata di chitarra solista), dal bizzarro simil-ska di The Assumption a quella specie di punk levigato e ripulito che emerge dall’incalzante ‘Ya Famous? dove il drumming trascinante di George traina letteralmente un brano semplice e riuscito che si chiude con un bel gioco vocale a più voci. E parlando di “tiro”, come descrivere il riuscito riff combinato tra chitarra acustica ed elettrica che conduce Disappointed, al cui interno si collocano degli indimenticabili squarci melodici che giungono a toccare da vicino una celebre Scala Per Il Paradiso, con la splendida voce di Hrab che si produce in un cantato su più tonalità … incredibile! E non siamo ancora giunti a metà dell’album! Subito incalza il trascinante funky di Out Of My Mind, e ascoltandola bene vi renderete conto che certi King Crimson e i Talking Heads non sono poi molto lontani. "?" può ricordare la zappiana Chunga's Revenge, ma sul suo insistente riff George cala un feroce testo di denuncia sulle contraddizioni della classe dirigente Statunitense e sulla sua connivenza con l’oppressiva dittatura dell’alleato Saudita. Un agile riff di chitarra acustica crea il groove di She Suffers From Superlatives, un’altra perla di marca zappiana che nella parte centrale si apre ad un bridge strumentale che farà inumidire gli occhi dei fans delle Mothers. "!" è la reprise strumentale di "?", sulla quale George Hrab sparge un lungo solo di chitarra sottolineato da autentici virtuosismi da fuoriclasse prodotti sul suo drumkit : il vasto campionario di rullate, accenti spostati e raddoppi di tempo costringeranno i potenziali emulatori a parecchie ore in più di pratica … di seguito troviamo l’esercizio di batteria We’re Looking For Something More Ethnic che porta alla deliziosa Done Talking, song composta con gusto e molta attenzione per i dettagli che mi ha riportato alla mente l’approccio light delle canzoni dell’ultimo Tim Burness. L’asimmetrica Who Dogs The Outlet risente sicuramente dell’influsso di alcuni passi di Adrian Belew, o se volete dei King Crimson di Elephant Talk e Thela Hun Ginjeet : quale migliore anticamera per un finale di album grandioso e coinvolgente come Sciurus Carolinensis, dove il songbook del grande Zio Frank viene condensato in sei minuti e mezzo di pirotecnica bravura, esaltata dal contributo vocale di Slau Halatyn che con il suo timbro prossimo a quello di Tommy Mars coadiuva egregiamente il titolare nel suo tentativo di ricreare l’atmosfera della notte di Halloween del 1981. Un album da ascoltare con i testi davanti agli occhi, elegantemente presentato in una lussuosa confezione da DVD con case trasparente, reperibile attraverso il website di CDBaby.

Blue Genes / Barney’s In The Vent / The Assumption / ‘Ya Famous? / Disappointed (part III of Skeptic) / Out Of My Mind / ? / She Suffers From Superlatives / ! / We’re Looking For Something More Ethnic / Done Talking / Who Dogs The Outlet / Sciurus Carolinensis  



MACROCOSMICA - ART OF THE BLACK EARTH Trepanner Headmusic Company THCCD01 / FAREWELL TO EARTH Trepanner Headmusic Company THCCD02




Altra band Britannica scoperta attraverso la rinomata fanzine The Organ, Macrocosmica è un four-pièce proveniente da Glasgow composto dal drummer Keith Beacom e dal chitarrista Gordon Brady (entrambi membri fondatori della band heavy/psyche Bangtwister), dal chitarrista Brendan O'Hare (ex membro di Teenage Fanclub, Telstar Ponies e Mogwai) e dalla bassista Cerwyss O'Hare. La band dalla sua formazione nel 1996 fino ad oggi ha realizzato due EPs ( Ad Astra nel 1997 e Space Geek nel 1998, entrambi su etichetta God Bless Records), il singolo Torch Number One su etichetta Too Many Fireworks Records nel 2003 e due albums su etichetta Trepanner Headmusic Company, Art Of The Black Earth nel 2003 e Farewell To Earth nel 2005. Macrocosmica ha inoltre all’attivo una BBC Radio One Peel Session (1997), una BBC Radio One Session in Scozia (1999), ed una BBC Radio Scotland Live Session (2003). Musicalmente siamo in una terra di nessuno posta tra Metal e Post-rock, con parecchi elementi di quel dark sound (precedente al doom metal) che negli eighties venne efficacemente espresso da bands come Witchfinder General, Satan, Blitzkrieg e AIIZ : un impianto di base decisamente hard quindi, come traspare nel loro debut album fin dall’opening track V For Vendetta. Un sound senza compromessi commerciali di sorta, che solo negli intermezzi tra un brano e l’altro si apre a soluzioni più audaci e sperimentali, tentando soluzioni abbastanza ricercate che forse avrebbero meritato di essere sviluppate maggiormente per essere inglobate nel ruvido tessuto compositivo del quartetto, come riesce solo parzialmente in Albanian Modes. Il risultato è che Art Of The Black Earth si rivela un album di buon livello ma privo di picchi qualitativi che facciano risaltare alcune tracce su altre, schema che si ripete anche nel successivo album Farewell To Earth. Si nota però come in Crater Style la band scozzese cerchi di attingere qualcosa anche dal songbook degli Iron Maiden, mentre altrove traspare qualche influenza dei Metallica più complessi (quelli di Master Of Puppets e And Justice For All), fattori che implicando una durata leggermente più estesa delle songs consentono a tratti di rifinire un po’ di più il sound. Entrambi gli albums sono reperibili attraverso il website di Macrocosmica.

 

Art Of The Black Earth : V For Vendetta / Spira Solaris / Bunuel / Lunarian / Triskaidekaphobia / Totem D. / Terra Ungunka / Albanian Modes / Michael Jackson, Child Toucher
 

Farewell To Earth : Crater Style / Reject Amplified / The Casket / Live Death / Torch Number One / Wound / Otto / Five Wrongs



IAN BODDY & BERNHARD WÖSTHEINRICH - MOIRE' DiN records DiN18



Moiré è il titolo della diciottesima release dell’etichetta DiN, il cui fondatore Ian Boddy si cimenta in questa occasione in una nuova creativa partnership con Bernhard Wöstheinrich, già membro di Centrozoon. L’esperienza di Wöstheinrich come graphic designer si riflette nell’architettura delle dieci tracce che compongono Moiré, tutte all’insegna di eleganti geometrie elettroniche nelle quali spesso si fondono elementi ritmici decisamente dance; in effetti il risultato finale non lascia intuire qual è stata la genesi dei pezzi, nati nell’Aprile del 2002 da alcune sessions improvvisative ad opera di Boddy e Wöstheinrich e quindi chiusi nel cassetto per circa un anno, fino a quando Markus Reuter ha preso in mano il lavoro per sottoporlo ad un processo di editing dal quale sono risultate le basi dell’album. Nell’estate del 2004 Bernhard Wöstheinrich ha rifinito le dieci tracce che sono state infine mixate dai due titolari nel Dicembre dello stesso anno. Come nelle altre releases dell’etichetta DiN, in Moiré si può apprezzare il livello di dettaglio ottenibile grazie alla moderna tecnologia in campo musicale anche su strutture tutto sommato semplici e lineari, anche se a dispetto di quanto dichiarato nel comunicato stampa la natura spontanea delle improvvisazioni risulta parecchio stemperata dal lungo processo di sedimentazione sommariamente descritto in precedenza. Forse le sole Diffraction e Diaphragm mantengono la sostanza di improvvisazioni così come rivendicata dai suoi autori, per il resto siamo di fronte ad un intelligente ed apprezzabile esperimento di dance electronica dove le forti e marcate componenti ritmiche vengono bilanciate da sonorità ambient, aprendo nuovi orizzonti per quanto riguarda il concetto stesso di dance. Si segnalano i contributi di Markus Reuter in Fractalise (pregevole episodio dove affiorano echi del primo repertorio di Sylvian e Fripp precedente la realizzazione di The First Day) e della vocalist SiRenée in Scorpio e nella title track. Reperibile attraverso l’etichetta DiN .

Accretion / Perambulator / Diffractions / Scorpio / Diaphragm / Moiré / Fractalise / Method Count / Cloister / Smash & Grab



KYLE GANN - LONG NIGHT Cold Blue Music CB0019



Occupiamoci di musica classica contemporanea con i prossimi tre lavori, tutti realizzati dall’etichetta Californiana Cold Blue Music che ha lanciato una serie di CD singles a prezzo speciale per promuovere la propria interessantissima produzione. Ma procediamo con ordine. Compositore, autore, critico musicale per il Village Voice fin dal 1986, come scrittore Kyle Gann ha prodotto oltre 2000 articoli per quaranta diverse pubblicazioni, tra le quali il Chamber Music magazine ed il New York Times dei quali è un collaboratore fisso. Autore di PostClassic, un web log sulla musica Post-Classical, è inoltre autore di tre libri : American Music In The 20th Century (Schirmer Books), The Music Of Conlon Nancarrow (Cambridge University Press) e Music Downtown, (University of California Press). Compositore di musica microtonale con complesse strutture di tempo, program annotator per la Cincinnati Symphony Orchestra, Kyle Gann è professore di musica al Bard College, dopo aver insegnato alla Columbia University, al Brooklyn College, alla School Of The Art Institute Of Chicago e al Bucknell University. Conosciuto come un’autorità nel campo dell’intonazione esatta e in storia dell’accordatura, Gann ha alle spalle vent’anni di attività come musicista; la sua opera, fortemente influenzata da sperimentatori americani quali Ives, Cowell, Nancarrow, Partch e Glass, è stata descritta come post-minimalista, massimalista o idiosincratica / iconoclastica, definizioni che danno la misura di quanto sia difficile catalogare forme musicali complesse ed inusuali. Eseguita nel corso di manifestazioni ed eventi musicali quali Bang On A Can, New Music America e festival di Spoleto, la musica di Kyle Gann è stata pubblicata su etichette Monroe Street, New Tone e Lovely Music. Per la scrittura di Long Night l’autore si è ispirato al filosofo Martin Heidegger, cercando di ricreare una serie di moods connessi nè in maniera lineare e nemmeno brusca, ma in sovrapposizione discontinua; il risultato è una pièce di venticinque minuti per tre pianoforti che suonano a tratti indipendentemente e a tratti in sincrono tra di loro, in tempi differenti. Nelle intenzioni di Kyle Gann, ogni parte di  piano è costruita in loops ricorrenti, le cui durate possono essere variate a piacere dai pianisti, e la relazione tra i piano è non sincronizzata ed aleatoria. Ad aggiungere discontinuità contribuiscono le tre diverse intonazioni delle sette sezioni che compongono Long Night, pièce che venne eseguita per la prima volta da Gann e da alcuni suoi amici alla Northwestern University. In questa registrazione, tutte le tre parti sono state eseguite da Sarah Cahill, pianista specializzata in American new music e musica sperimentale (all’attivo ha esecuzioni di musiche di Lou Harrison, Terry Riley, Pauline Oliveros, Julia Wolfe, Ingram Marshall, Ursula Mamlok, George Lewis e Leo Ornstein tra gli altri, oltre ad un notevole score di radio broadcasts, recitals, incisioni su etichette New Albion, Tzadik e CRI, e collaborazioni giornalistiche con varie pubblicazioni musicali). A dispetto delle influenze citate dall’autore e da numerose firme del giornalismo musicale internazionale (Eno e Harold Budd), la struttura di Long Night mi porta ad alcuni importanti capisaldi del math-rock ad opera di Robert Fripp come Red, VROOOM o Breathless, dove l’utilizzo di poche note traslate ed incastrate secondo un metodo matematico crea una trama forte di non pronta assimilazione. Seppur distante stilisticamente dal contesto rock delle musiche Frippiane, Long Night ne possiede l’analogo modus operandi fatto di scomposizioni e ricomposizioni, di brevi segmenti che si rincorrono e si incastrano tra di loro formando qualcosa di completamente diverso dall’idea di partenza, un flusso ciclico di note convergenti e divergenti. Il risultato è un magma sonoro a tratti comparabile alle improvvisazioni eseguite dal vivo dal grande Keith Tippett, dai contorni ora arrotondati ed ora taglienti, incantevole nella sua assenza di forme.
 
Long Night (For Three Pianos)



RICK COX - FADE Cold Blue Music CB0020



Rick Cox è conosciuto come un pioniere della "prepared electric guitar"; le sue composizioni da concerto, che spesso esegue in prima persona accompagnato da altri strumentisti, sono state eseguite in tutti gli Stati Uniti e pubblicate sulle etichette Cold Blue, Grenadilla, Advance e Raptoria Caam. Membro fondatore del gruppo di improvvisazione Tokyo 77 (le cui releases sono state pubblicate dalla InTone label), Cox fa anche parte di numerosi ensembles di new music, avant-rock e musica jazz-oriented. Nel ruolo di performer ha partecipato ad alcune recenti registrazioni di Jon Hassell (tra le quali Fascinoma), con cui è anche stato in tour nel corso degli ultimi anni; ha inoltre collaborato alle colonne sonore di alcuni popolari films di Thomas Newman quali The Shawshank Redemption, The Horse Whisperer e American Beauty. Cox ha anche lavorato con Ry Cooder (il quale ha definito Cox come “il maestro nascosto del crepuscolare e del diafano”) nell’arrangiamento, nella composizione e nell’esecuzione delle colonne sonore di Last Man Standing e di End Of Violence di Wim Wenders. Tra le colonne sonore realizzate in proprio troviamo Inside Monkey Zetterland e Corrina, Corrina. I venticinque minuti di Fade, suddivisi in tre sezioni, si possono assimilare come mood a quelli realizzati da Nosound anche se in chiave diversa sotto il profilo esecutivo : l’approccio minimalista utilizzato dall’ensemble composto dallo stesso Cox alla chitarra, da Thomas Newman (conosciuto come compositore di numerose colonne sonore per films, tra i quali American Beauty, Lemony Snicket's…, Finding Nemo, Road To Perdition, Erin Brockovich, The Horse Whisperer, The Shawshank Redemption, Scent Of A Woman, Phenomenon e Fried Green Tomatoes, e già collaboratore di Rick Cox in Maria Falling Away) al piano e da Peter Freeman (bassista, produttore, sound engineer e manipolatore di suoni che ha lavorato con numerosi personaggi tra i quali Seal, Nile Rodgers, Shawn Colvin, John Cale, Sussan Deyhim, Elliot Sharp e Jon Hassell) al basso ed ai signal processors si colloca in quel segmento che unisce Music For Airports di Brian Eno e Cobalt Blue di Michael Brook. I suoni fluttuano attraverso strati atmosferici di varia densità, perdendo talvolta i loro contorni per fondersi in quelle che sembrano uniche ed inaudite sonorità, per poi scindersi nuovamente in timbri distinti che si abbandonano alle correnti d’alta quota. Carezzevole e malinconica, stimolante e rilassante al tempo stesso, la musica di Fade è un magnifico connubio tra spazialità e spiritualità nel quale l’ascoltatore può abbandonarsi a ricordi e riflessioni, avvolto dal confortante calore di questa composizione.


 Fade

 

JIM FOX - DESCANSOS, PAST Cold Blue Music CB0021



Il compositore Jim Fox ha un curriculum rilevante : alla fine degli anni 70 insegnò musica elettronica all’Università di Redlands, in seguito è stato guest composer in varie università degli Stati Uniti. Con Barney Childs ed Elliot Schwartz ha pubblicato la seconda edizione di Contemporary Composers on Contemporary Music (DaCapo Press, 1998) ed ha pubblicato molti libri attraverso Silman-James Press. Le musiche di Jim Fox sono state commissionate ed eseguite da ensembles e solisti in tutti gli USA, e sono state presentate in manifestazioni ed eventi tenuti in varie parti del globo. Fox ha inoltre realizzato alcune colonne sonore per films. Fondatore e direttore dell’etichetta Cold Blue Music, egli ha anche disegnato le copertine per la maggior parte delle releases su Cold Blue e per diverse releases su altre labels. La sua discografia, sparsa sulle etichette Cold Blue, CRI, Advance, Grenadilla, Raptoria Caam e Citadel, conta 16 titoli (altri due sono attesi a breve) uno dei quali, Last Things, fu scelto nel 2000 come Disco Dell’Anno dal magazine Italiano Blow Up e da quello Britannico The Wire. Eseguito da un quintetto d’archi (Barry Newton al contrabbasso, Erika Duke-Kirkpatrick, Jessica Catron, Aniela Perry e Rachel Arnold al cello, che hanno eseguito nove partiture nella pièce) Descansos, Past è un unico, lungo, austero pezzo che esemplifica magistralmente lo stile di Fox che, come qualcuno lo ha descritto, è “pieno di meravigliosa tristezza”. Profondo e minimale, Descansos, Past vive di momenti di quell’intenso lirismo che di tanto in tanto ci capita di incontrare in qualche indimenticabile soundtrack : evocativo di paesaggi lontani ed immensi, questo EP ci lascia apprezzare il sentimento di rispetto per la memoria del compositore John Kuhlman in ricordo del quale è stato scritto. Eterea e seducente, la musica di Jim Fox è stata anche definita “un invito a credere che se le stelle, le costellazioni e le galassie potessero emettere dei suoni, queste armonie ultraterrene sono ciò che sarebbe possibile ascoltare” … non posso che concordare.

Descansos, Past


SANNA - THE REMOTE E.P. Fire Records BLAZECD141



The Remote EP è il biglietto da visita di Sanna, una band proveniente da Edimburgo (precedentemente conosciuta come Remote) che si presenta con cinque pezzi di varia natura : mentre l’opening track Two Feet And Rising è un interessante e riuscito connubio tra brit-pop e Radiohead condotto da sulfuree chitarre e da un avvolgente riff di basso, Tired To See è una delicata ballad dal gusto West Coast; anche la successiva All The Time è una ballad, arrangiata in maniera più morbida e raffinata, schema che già con la seguente Mañana mi manda un po’ in sofferenza. L’EP si conclude con la ballad elettroacustica (anche questa piuttosto in stile West Coast) intitolata Leaves, lasciando l’amaro in bocca per una certa sensazione di ripetitività che aleggia su questi 22 minuti di musica. Un singolo con le sole Two Feet And Rising e All The Time avrebbe stuzzicato maggiormente la curiosità dell’ascoltatore in attesa di ulteriori prodotti discografici; personalmente trovo che quattro ballads in un EP di cinque pezzi siano troppe, ma sicuramente a qualcuno farà piacere ascoltare un disco così strutturato che tutto sommato non è disprezzabile, ma la prima traccia prometteva qualcosa di meglio. Reperibile attraverso Fire Records.

Two Feet And Rising / Tired To See / All The Time / Mañana / Leaves 


CENTROZOON - NEVER TRUST THE WAY YOU ARE Resonancer Records JFK3930



Ritardo di dimensioni spropositate rispetto alla data di uscita di questo lavoro, ma questa volta non mi sento in colpa : Never Trust The Way You Are me lo sono procurato con comodo, dopo aver inutilmente atteso a lungo di ricevere il materiale promozionale (come è lecito fare quando si è inseriti in una promo list) e dopo aver più volte e sempre inutilmente contattato vari uffici stampa senza mai ricevere nemmeno una risposta. Ma tant’è … non è la prima volta, e non sarà nemmeno l’ultima, che dopo aver contribuito a far circolare il nome di una band nella fase iniziale della sua carriera, una pubblicazione piccola e indipendente viene messa da parte in favore dei grossi nomi come The Wire, Mojo o Rolling Stone che hanno dalla loro un numero enormemente più alto di lettori ma spesso anche molta meno passione e competenza nelle loro figure redazionali. Ripeto, non è la prima volta che succede, è capitato a No Warning! come ad altre pubblicazioni migliori di questa, ma la cosa lascia ugualmente da pensare : ci sono bands che diffondono fino all’ultimo demo, altre dal più che illustre passato che si pongono nei confronti delle webzines con l’umiltà e la disponibilità degli ultimi arrivati; per contro ci sono nomi nuovi o relativamente nuovi che nemmeno rispondono alle e-mail, o che se lo fanno ti sottopongono ad un terzo grado (chi sei, per chi scrivi, quanti contatti settimanali ha il tuo sito etc etc). Questi ultimi sono quelli che si precludono delle possibilità con le loro stesse mani, e mi dispiace, ma mi dispiace ancor di più per coloro che decidono che pubblicazioni come questa non sono più utili alla loro causa. Pazienza! Mi sono procurato questo album con comodo, e quindi con comodo me la sono presa prima di parlarne; anzi, posso evitare anche di farlo, siccome lo avranno fatto già da tempo ed in maniera esauriente i vari The Wire, Mojo e Rolling Stone che avranno fatto vendere migliaia di copie di questo magnifico lavoro. E badate che non sto ironizzando, il disco è veramente molto bello e mi sarebbe piaciuto poter contribuire, anche in minima parte, con il mio modesto lavoro al suo successo, ma altrove è stato deciso diversamente. Invito fin d’ora i lettori di questo spazio a cercare altrove notizie e recensioni sull’imminente Angel Liquor che, quasi sicuramente, non verrà fornito a No Warning! per la sua promozione.

 

Like A 1000 Stars / [Bigger Space] / Ten Versions Of America / [Carpet Demon] / Not You / Make Me Forget / [Little Boy Smile] / Song Unsung / Pop Killer / [Skylight] / The Scent Of Crash And Burn / Mother’s Call / [To The Other]



TWELFTH NIGHT - XII EMI/Virgin CASCDR 1174




Forse quello di cui vado a trattare è uno dei più vituperati e sottovalutati albums della storia del rock : ricordo che quando la Virgin lo pubblicò, nell’ormai lontano 1986, venne praticamente sommerso di letame anche da gente che probabilmente non l’ha mai nemmeno ascoltato. Specialmente in Italia, critica e pubblico scomodarono addirittura paragoni con Duran Duran e Spandau Ballet per rafforzare i propri commenti negativi, calcando la mano sulle sonorità e sugli arrangiamenti che secondo loro erano adatti ad una pop band ma non alla musica “progressive”. A parte il fatto che i Twelfth Night (così come tante altre bands) non firmarono con il sangue di una vergine sgozzata alcun patto che li legasse indissolubilmente ad un genere piuttosto che ad un altro, solo i settori più intransigenti e fondamentalisti del pubblico possono chiudere gli occhi sull’effettiva parabola evolutiva di un gruppo che, partito con cervellotiche formule strumentali dai risvolti cosmici, è riuscito in meno di un decennio a tramutarle in efficaci songs di superba fattura e di struttura leggera. Ma nei succitati settori di pubblico ciò viene definito “tradimento” … bah !!! A me invece questo XII (altrimenti conosciuto come Twelfth Night o più diffusamente chiamato Virgin Album) piacque fin dal primo ascolto e continua a piacermi tutt’oggi, e non solo perché i Twelfth Night sono uno dei miei gruppi preferiti. Ho sperato a lungo, evidentemente insieme a molti altri fans, che questo album venisse finalmente pubblicato in formato CD, cosa che la Virgin non fece all’epoca e che alla band è sempre stata impedita da vincoli legali. Ma infine il miracolo è avvenuto, ed è oggi possibile riascoltare l’ultimo studio album della band di Reading in versione rimasterizzata ed espansa a 75 minuti di durata con l’aggiunta di tre tracce provenienti dai due singoli realizzati all’epoca e di tre rough mixes di altrettanti estratti dall’album. L’ascolto del Virgin Album è vivamente consigliato anche ai detrattori della prima ora, perché magari il trascorrere degli anni avrà affinato almeno un minimo il loro orecchio consentendogli di cogliere le sfumature di un sound che, pur mutato nei timbri, non perse alcune sue caratteristiche peculiari : come non riconoscere in Blue Powder Monkey alcuni echi di Human Being, o come non apprezzare la finalizzazione del discorso iniziato con Deep In The Heartland e concretizzato in Blondon Fair? Non è poi così infamante accorgersi constatare anche in ritardo la validità di un album costituito da ben otto potenziali hit singles (oltre alla splendida mini suite Take A Look) considerato che i summenzionati puristi del “progressive” hanno dovuto mandare giù bocconi ben peggiori confezionati dai loro beniamini Marillion e Pendragon (vogliamo ricordarne qualcuno? Incommunicado, Uninvited Guest, No One Can, Saved By You, Red Shoes, e forse è meglio che mi fermi qui …). Il Virgin Album, superata la fase di transizione caratterizzata dall’EP Art & Illusion, vide i Twelfth Night agire finalmente liberi dall’ingombrante ombra di Geoff Mann, fattore che si tradusse in uno sforzo collettivo che diede alle prestazioni dei singoli componenti un’incisività nuova ed inaspettata; incisività che si evince maggiormente dalle linee di basso di Clive Mitten e dalla maiuscola prova di Andy Sears, finalmente libero di esprimersi al meglio sia vocalmente che a livello di testi, che risultano più snelli di quelli del suo predecessore pur eguagliandone lo spessore e l’intensità dei contenuti. Sono sinceramente convinto del fatto che solo la mancanza di una adeguata promozione da parte della Virgin abbia precluso a questo disco la possibilità di ottenere un discreto successo internazionale (magari non al livello di Duran e Spandau, ma per lo meno a quello di Tears For Fears e China Crisis), cosa che in seguito alla bocciatura da parte della major dei successivi demos con il nuovo bassista/cantante Martyn Watson condurrà la band di Reading allo scioglimento. Corredato da un bel libretto di 16 pagine completo di foto, testi ed accurate note personali scritte da Andy Revell, Brian Devoil ed Andy Sears, questo remaster è completato come già accennato dai rough mix strumentali di Blue Powder Monkey (contenente un solo guida di chitarra), This Is War e The Craft (ancora priva della sua orchestrazione di archi e con un livello del solo di chitarra che “esce” prepotentemente). Se qualcuno avesse ancora bisogno di un ulteriore incentivo all’acquisto, l’album è disponibile a medio prezzo sia via Amazon sia attraverso il website dei Twelfth Night; come si suol dire, value for money  ...

Last Song / Pressure / Jungle / The Craft / Blue Powder Monkey / Theatre / Shame / This Is War / Take A Look / Blondon Fair / Shame (Full Mix) / Take A Look (part IV) / Blue Powder Monkey (Rough Mix) / This Is War (Rough Mix) / The Craft (Rough Mix)


NO-MAN - ALL THE BLUE CHANGES : AN ANTHOLOGY 1988-2003 Hidden Art hi-art 19 (plus retrospective 1986-2006)




La pubblicazione del doppio CD antologico All The Blue Changes ci offre l’occasione per ripercorrere la storia dei No-Man, uno degli acts più importanti della scena alternativa che proprio quest’anno festeggia il suo ventennale. Occorre però compiere un ulteriore passo indietro per ricostruire l’ambito nel quale i No-Man presero forma. Nel Marzo 1983 un noto luminare del giornalismo musicale Italiano, rispondente al nome di Beppe Riva, sottraendo due pagine alla rubrica Heavy Metal del mensile Rockerilla presentava al pubblico Italiano l’avvento della New Wave Of British Prog Rock: il tono altisonante usato, gli aggettivi iperbolici impiegati nelle recensioni di gruppi come Marillion, Pallas, Dagaband e Twelfth Night, la presunta parentela con la contemporanea e ben più fortunata NWOBHM facevano pensare che questa sarebbe stata “the next big thing”, ma nascondevano la realtà di un inesorabile declino già in atto. Il buon Riva era probabilmente ignaro che con la pubblicazione di Script For A Jester’s Tear dei Marillion non si apriva un ciclo, ma si chiudeva una finestra temporale per la quasi totalità dei gruppi del New Prog, in giro ormai da alcuni anni senza saper cogliere il segno dei tempi e senza essere in grado di rispondere alle richieste del mercato, con un pubblico in cerca di qualcosa in linea con l’urgenza dei frenetici anni 80. Troppo deboli anche per unirsi in un movimento vero e proprio, confinati nella semi-clandestinità dell’underground britannico, i gruppi del New Prog si sciolsero uno dopo l’altro, lasciando sul campo una manciata di demo tapes (Abel Ganz, Silas, La Host, per citarne qualcuno), qualche disco autoprodotto (Airbridge, Twelfth Night, Haze), pochi dischi pubblicati da grandi o piccole etichette (Pendragon, Pallas, IQ, ancora i Twelfth Night). Le ultime speranze per la NWOBPR si consumarono nel periodo compreso tra il 1986 ed il 1988, con la svolta “pop” degli IQ (due albums su etichetta Squawk-Mercury) e dei Twelfth Night (un album su Virgin), con il buon successo degli It Bites e con la pubblicazione di alcune compilations: Fire In Harmony, Exposure e Double Exposure, queste ultime due assemblate da Steven Wilson, talentuoso polistrumentista attivo nella scena già da diversi anni. In uno dei gruppi da lui selezionati per l’inclusione in Double Exposure, denominato Plenty, figurava come vocalist Tim Bowness, anche lui passato attraverso il circuito New Prog dei primi eighties. Cosi Double Exposure sanciva di fatto, con l’incontro tra Steven e Tim, la nascita dei No-man, all’epoca ancora denominati No Man Is An Island (except the Isle Of Man).
Steven entrò in contatto con Tim, inizialmente solo per parlare di un’eventuale partecipazione alla compilation, in seguito per lunghe conversazioni telefoniche riguardanti le rispettive idee musicali, conversazioni che presto evidenziarono la perfetta compatibilità tra le loro propensioni. Il progetto No Man Is An Island (except the Isle Of Man) che Steven aveva cominciato ad abbozzare l’anno precedente con la partecipazione alla prima compilation Exposure, per la quale aveva composto e inciso il pezzo From A Toyshop Window (una lunga traccia fortemente influenzata dagli strumentali del primo Steve Hackett come Please Don’t Touch e Clocks), cominciava adesso ad assumere una fisionomia ben precisa. Steven e Tim, un giorno dell’estate del 1987, nel giro di due ore scrivono due pezzi in stili completamente diversi tra loro (caratteristica questa che diverrà una costante nel corso della loro carriera), Screaming Head Eternal e Faith's Last Doubt. Pezzo dal taglio molto aggressivo il primo, delicata ballad il secondo, che sarà il primo pezzo a comparire su disco, proprio sulla compilation Double Exposure che Steven sta nel frattempo assemblando.
I due cominciarono presto ad incontrarsi regolarmente per scrivere e registrare nuovo materiale, allo scopo di sfrondare le loro influenze ed affinare il loro proprio stile, indirizzandosi quindi verso un intelligente art-pop in cui confluivano elementi mutuati dalla musica classica contemporanea e dai cantautori di avanguardia come Tom Waits, Tim Buckley e Nick Drake.
Nel 1988 Steven risponde all’annuncio sul magazine Melody Maker del violinista Israeliano Ben Coleman, che era alla ricerca di elementi con cui esprimere le sue preferenze musicali. Ben comincia quindi a collaborare alle continue sessions compositive dei No Man Is An Island, diventandone quindi un membro effettivo nel corso del 1989. No Man Is An Island diventa quindi un quartetto all’inizio del 1989 con l’inserimento di Stuart Blagden, ossia The Still Owl, reduce dall’avventura con il gruppo di Geoff Mann dopo aver fatto parte degli Still, il primo gruppo di Tim. E’ il momento dei primi concerti, a Cricklewood e Hemel Hempstead, e del debutto discografico. Una parte degli esperimenti sonori di Steven e Tim formano, insieme alla title track, l’EP The Girl From Missouri, pubblicato nel Maggio 1989 dalla Plastic Head Records. Uno dei pezzi inclusi é Forest Almost Burning, una rielaborazione di una delle due tracce dei Plenty incluse due anni prima su Double Exposure, ed assieme a Night Sky Sweet Earth e The Ballet Beast fornisce un quadro più che promettente delle potenzialità del gruppo. Il disco, stampato in un quantitativo di mille copie, commercialmente é un fiasco, un centinaio di copie soltanto vengono vendute, le rimanenti vengono ritirate dal commercio e distrutte dagli stessi No-man, insoddisfatti del contenuto dell’EP, divenuto cosi di fatto una vera rarità. Ancora su Plastic Head Records viene pubblicata nel Giugno dello stesso anno la compilation Expose It, che include due tracce dei No Man Is An Island, Screaming Head Eternal e French Tree Terror Suspect, quest’ultima con l’apporto compositivo di Ben Coleman e con il suo violino in grande evidenza. La realizzazione del cassette EP Swagger, venduto soltanto ai concerti e comprendente un’altro pezzo dei Plenty rielaborato, dal titolo Life Is Elsewhere, precede l’abbandono del chitarrista Stuart Blagden. Con questo episodio si conclude la prima parte della vita della band sotto il nome No Man Is An Island (except the Isle Of Man), che proseguirà l’attività abbreviando il nome in No-man. Ma questo non sarà il solo cambiamento.
Con il cambio di denominazione, la band decide di compiere un ulteriore passo avanti inglobando nel proprio background gli elementi ritmici delle nuove tendenze musicali in voga nei clubs, l’hip-hop e il rap. Affermerà Tim Bowness qualche tempo più tardi, in un’intervista concessa a Jon Wilde del magazine GQ nel 1992 : "Il problema é che il rock non si arricchisce da solo. C’é innovazione solo quando c’é un dialogo tra le arti e le barriere cadono.”
I primi frutti dati dalla nuova direzione musicale del trio si concretizzano con l’autoproduzione del singolo Colours, in cui l’omonimo pezzo di Donovan viene rielaborato con l’utilizzo di una ritmica dance. Colours viene votato singolo della settimana su Melody Maker, Sounds e Teletext, e questo riconoscimento frutta alla band un contratto con l’etichetta One Little Indian. Nel Luglio 1991, un anno dopo l’uscita di Colours, One Little Indian pubblica il singolo Days In The Trees: nelle quattro versioni presenti sull’EP i No-man condensano buona parte del loro vocabolario musicale, combinando ritmi dance ad eteree atmosfere create da sognanti tastiere, romantiche teorie di violino elettrico e suadenti parti vocali. Alla song vera e propria (Mahler) No-man abbinano due versioni quasi ‘ambient’ prive di percussioni (Ives e Reich), lasciando che il ritmo decolli nella versione denominata Bartok, nella quale incontriamo alcuni elementi che ritroveremo spesso nei futuri lavori di Wilson e soci, quali l’insistente chitarra ritmica ed il serrato fraseggio del violino di Coleman. Scrive Jon Wilde su Melody Maker: “(...) un matrimonio tra il fisico ed il celebrale. Se l’asse indie/dance ha, fino ad ora, raggiunto una specie di mediocrità organizzata, No-man possono provare di essere una sorta di spartiacque. (...)”. Un manifesto di struggente bellezza che Melody Maker e Teletext nominano singolo della settimana, contribuendo ad accrescere la popolarità della band. Nel frattempo Steven, continuamente al lavoro su nuove composizioni, canalizza quelle ritenute inadatte per lo stile dei No-man in un nuovo progetto parallelo, condotto inizialmente dal solo Steven sotto pseudonimo, e denominato Porcupine Tree.
Una serie di inspiegabili incomprensioni tra la band e l’etichetta One Little Indian portano all’uscita ritardata del debut album Lovesighs-An Entertainment, preceduta dalla mancata uscita del singolo Heartcheat Pop altrimenti previsto. Cosi il debut album realizzato nell’Aprile 1992 si trasforma di fatto in una raccolta di singoli e di loro relative B-sides, forte della già edita Days In The Trees - Mahler e delle trascinanti Kiss Me Stupid e Drink Judas. Billy Baudelaire nelle note di copertina descrive cosi l’album: “Lovesighs é la definitiva fusione tra canzone d’amore, il sinfonismo ed il ritmo dance”.
Quasi a voler spiazzare il loro pubblico e la critica, No-man partecipano alla compilation Brittle Days - A Tribute To Nick Drake, rivisitando Road e dando una loro personale interpretazione dell’opera di uno dei personaggi che più influenza hanno avuto su Steven e Tim. Il 14 Settembre 1992 esce il singolo Ocean Song, comprendente altre tre tracce dall’ormai inconfondibile stile No-man tracciato dal suo predecessore Days In The Trees, al quale Ocean Song si rifà decisamente. Su tutte spicca Swirl, dove il trio cerca di espandere la struttura del suo proprio formato canzone inserendo un interessante bridge che pure mantiene inalterato il beat dance di base. Il breve comunicato stampa che accompagna le copie promozionali del singolo recita: “(...) La band suonerà dal vivo in Settembre con tre quarti dei Re del glamour degli anni ‘80 Japan nella formazione”. Il buon successo che i No-man stavano conquistando richiedeva infatti che la band affrontasse la prova del palco, necessitavano quindi degli elementi per eseguire dal vivo tutte le parti strumentali che Steven provvedeva in studio. Vennero allo scopo aggregati alla line-up gli ex-Japan Steve Jansen, Richard Barbieri e Mick Karn. A testimonianza di questo periodo esiste la cassetta dal titolo Hit The North, pubblicata nel gennaio 1993 sulla propria etichetta Hidden Art: la formazione a sei elementi viene catturata ‘live’ in una session radiofonica trasmessa da BBC Radio 5 in Manchester nella quale i No-man si cimentano in cinque pezzi, la maggior parte dei quali estratti dai precedenti singoli. L’innesto dei tre ex-Japan nella line-up per i concerti apre la strada ad una serie di collaborazioni sia dentro che fuori dell’ambito No-man, la prima delle quali é parte del nuovo singolo Sweetheart Raw, pubblicato nel gennaio 1993: la title track vede protagonisti proprio i tre ospiti, con l’inconfondibile basso di Mick Karn a trainare il sognante violino di Coleman, sorretto dal tappeto sonoro fornito dai synth di Barbieri e dalla ritmica programmata da Jansen. Più introspettiva risulta Bleed, che rimanda alla memoria la prima produzione della band, mentre Say Baby Say Goodbye é un claustrofobico esperimento diviso in due parti, la prima giocata su un ritmo molto serrato, la seconda sinistramente riflessiva: volendo, si potrebbe considerare Say Baby Say Goodbye come un precursore delle atmosfere che ritroveremo anni più tardi in Wild Opera.
In Marzo i No-man inanellano il terzo titolo di Singolo della Settimana su Smash Hits e Melody Maker, si tratta del nuovo EP "Only Baby", la cui title track (presente in ben tre diverse versioni) é un altro dance hit costruito su romantiche teorie di tastiere e violino. Il mese successivo il gruppo realizza sulla propria etichetta Hidden Art un nastro contenente le prime composizioni di Steven e Tim: il nastro, dal titolo Speak: 1988-89, rivela il lato più oscuro dei No-man, quello parzialmente emerso solo in sporadici episodi quali Bleed, le prime apparizioni sulle compilations e la seconda facciata dell’EP The Girl From Missouri. Brani ancora decisamente lontani dal formato pop song, più ambient e sperimentale, dei quali la sola Heaven's Break sopravviverà e troverà spazio sul primo vero e proprio album della band. Album che vede la luce nel Maggio del 1993; Loveblows & Lovecries - A Confession é stupefacente nella sua intierezza per il grado di raffinatezza raggiunto dalle composizioni del gruppo, nonostante le note di copertina evidenzino che il materiale incluso é stato composto in periodi diversi. Dall’iniziale Loveblow alla conclusiva Heaven's Break il minimo comun denominatore sembra voler essere la struggente sensazione di un edonismo decadente. Ancora Billy Baudelaire sulle note di copertina afferma: “La prima cosa che risalta é la terribile bellezza di tutto ciò. (...) No-man é semplice come una favola per bambini e complesso come la vita stessa. (...) Loveblows and Lovecries, un assaggio di paradiso. Buon appetito!” Un lavoro che lascia subito il feroce dubbio se i No-man riusciranno a ripetersi su simili livelli espressivi, tale é la sensazione di perfezione che lascia l’ascolto dell’intero album, che conta su dei vertici altissimi quali Only Baby, Housekeeping, Lovecry, Break Heaven, Beautiful And Cruel. Scrive Ed N su Lime Lizard nel Giugno 1993: “E’ troppo perfetto per essere vero. (...) Loveblows & Lovecries é il suono di angeli che giocano ad essere mortali per un giorno, immaginando che sia proprio come innamorarsi. (...)”.
Messi probabilmente sotto pressione dalla One Little Indian, i No-man registrano una differente e più breve versione di Painting Paradise per la sua pubblicazione sotto forma di un ennesimo singolo, che nelle intenzioni dell’etichetta dovrebbe ottenere un maggiore airplay. Se il tentativo in se stesso non é particolarmente felice, a conferire un rilevante significato a questo singolo ci pensa Heaven Taste, che vede rinnovarsi la collaborazione con Jansen, Karn e Barbieri: una piece de resistance strumentale di ben ventun minuti che vede Ben Coleman in gran spolvero, assecondato alla grande dai tre gregari di lusso. Di certo la realizzazione di Painting Paradise ha toccato il nervo scoperto dei rapporti non proprio idilliaci tra il gruppo e la One Little Indian, alla ricerca forse di un gruppo da inserire nel filone del Brit-pop che si stava delineando come il prossimo nuovo fenomeno. Stanchi della situazione, Tim e Steven decidono che i lavori a venire devono essere differenti, liberi da pressioni esterne e compromessi. Ben Coleman non deve essere dello stesso avviso, tanto che partecipa alle sessions per il nuovo album solo nei panni di collaboratore. Album che esce nell’aprile del 1994, e che riesce nel difficile compito di superare Loveblows And Lovecries: Flowermouth, con i suoi nove pezzi per una durata di circa un’ora e la presenza di ben nove ospiti, é il nuovo capolavoro dei No-man. Un disco molto vario eppure omogeneo nella sua struttura, assemblato con rara maestria quasi a voler mostrare ai contemporanei cosa voglia dire fare musica realmente progressiva negli anni ‘90. In Flowermouth nuovo e vecchio convivono fianco a fianco, fusi dal genio di Wilson in una summa che lascia sbalorditi, soprattutto in alcuni episodi chiave, come la superlativa Angel Gets Caught In The Beauty Trap, un pezzo di grande atmosfera che partendo da un intreccio di arpeggi sequencerizzati si evolve gradualmente, prima sulla scia del violino di Coleman e delle punteggiature della tromba dell’ex Nucleus Ian Carr, poi all’ingresso della batteria di Chris Maitland sfocia in una serie di solos impressionante prodotta dalla tromba di Carr, poi dal sax di Mel Collins e quindi dalla chitarra di Robert Fripp. Elaborata da una breve improvvisazione, Angel Gets Caught In The Beauty Trap si sviluppa praticamente sul concetto di fusione degli opposti, sulla combinazione di estremi musicali.
Animal Ghost risplende di tinte cremisi, complice il magico flauto di Mel Collins, mentre Simple, incalzante pezzo costruito su un vocalizzo campionato della cantante dei Dead Can Dance Lisa Gerrard, si chiude con un claustrofobico Soundscape di Fripp. A chiudere il cerchio di questo album, costellato di momenti più pop (Teardrop Fall, You Grow More Beautiful) ed altri più rilassati (Watching Over Me), troviamo Things Change, sognante pezzo costruito su pochi accordi di un organo quasi liturgico, e nel cui finale Ben Coleman si prodiga in un ultimo incalzante, passionale, straziante solo. Ben lascia il gruppo sbattendo la porta, (pare si sia congedato con la frase “Senza di me non andrete da nessuna parte!”) dopo cinque anni di militanza, durante i quali ha lasciato, a differenza di Stuart Blagden, un’impronta significativa nel sound globale dei No-man. Lo ritroveremo come collaboratore in diversi lavori, quali l’album Under The Monkey Puzzle Tree di Holi, in Mona Lisa Overdrive di Trashmonk, con Steve Jansen e Yukihiro Takahashi nell’album Pulse e nella touring band di Alice insieme a Mick Karn, Robby Aceto e Steve Jansen. Dann Chinn, uno dei maggiori conoscitori dell’opera dei No-man e personale amico di Wilson e Bowness, scrive nel Settembre 1994 su Progress: “(...) Flowermouth é quasi il loro Spirit Of Eden (...) Chiunque sia interessato ad attraversare i confini, e chiunque voglia vedere le possibilità date dall’unione tra l’antico e l’ultra-moderno metterà questo disco in cima alla lista degli acquisti.”
Flowermouth, oltre a segnare l’addio di Coleman, é anche l’album del distacco dalla One Little Indian. L’etichetta ha sempre avuto una certa riluttanza a realizzare nei tempi previsti gli albums del gruppo, e la situazione é stata peggiorata dalla mancanza di promozione sia per Flowermouth che per il contemporaneo album Flame di Tim in coppia con Richard Barbieri. L’ultimo sgarbo da parte dell’etichetta é la mancata realizzazione di un altrimenti previsto singolo estratto da Flowermouth, in quanto l’album, secondo la One Little Indian, non conteneva niente che valesse la pena di pubblicare come singolo. Ma le eccellenti recensioni raccolte da Flowermouth fanno si che l’album venda ugualmente bene, cosicché alla separazione dalla One Little Indian segue la quasi immediata firma per la Third Stone Records, etichetta specializzata in musica innovativa. In questo periodo i due rimanenti membri dei No-man si mantengono continuamente in attività: Tim, oltre ad incidere Flame, si dedica anche al progetto messo in piedi dal suo vecchio amico Michael Bearpark e denominato Samuel Smiles, mentre Steven raccoglie un buon successo internazionale con The Sky Moves Sideways dei Porcupine Tree.
L’incessante ricerca di innovazione porta i No-man ad affidare ad alcuni remixers parte del materiale di Flowermouth, mentre altra parte viene rivisitata dallo stesso Steven Wilson: il risultato é un’altra cassetta su etichetta Hidden Art, dal titolo Flowermix, realizzata in edizione limitata nel Marzo 1995. Evidentemente soddisfatti dal risultato di quest’opera di reinvenzione e ricostruzione, grazie ad un accordo di licenza con l’etichetta Resurgence i No-man decidono di pubblicare nell’Ottobre dello stesso anno Flowermix su formato CD a medio prezzo, aggiungendo altri remixes a quelli presenti sulla cassetta. Scrive Doug Jackson su I.E.: “Un ascolto essenziale per chiunque sia interessato nelle possibilità future di una nuova musica dove tutte le barriere si dissolvono in un puro amore per il suono”. In effetti l’ascolto di Flowermix rende difficile il lavoro agli amanti delle catalogazioni, in quanto i remixes presenti non sono propriamente ‘dance’, cosi come non sono ‘techno pop’ o ‘ambient’: la ricerca condotta dai No-man é giunta alla più attenta cura del particolare, quasi a dare ad ogni singolo suono un suo significato ed una sua esatta collocazione nell’ambito del pezzo. Simultaneamente la Resurgence pubblica, per volontà del suo manager Rob Ayling che commissiona il lavoro a Tim e Steven, un altro CD a medio prezzo dal titolo Heaven Taste, praticamente una raccolta di B-sides, rarità ed inediti.
Nel frattempo Tim e Steven continuano a lavorare incessantemente, sia separatamente (Steven con Porcupine Tree, The Incredible Expanding Mindfuck, Jansen/Barbieri/Karn e Bass Communion, Tim con Samuel Smiles, Faultline, Amateur e Saro Cosentino) che insieme, tanto da ritrovarsi presto con materiale pronto per almeno due albums dei No-man. Nel Maggio 1996, su etichetta Third Stone, esce il primo set di nuove composizioni, sotto forma dell’EP Housewives Hooked On Heroin: cinque tracce delle quali quattro molto dirette, con la sola Where I'm Calling From (una sognante ballad impreziosita dai soundscapes di Robert Fripp e dalla tromba di Ian Carr) a mitigare l’atmosfera resa incandescente dall’incalzante title track, dal suo remix Housewives Hooked On Methadone e dall’urgenza di Hit The Ceiling (quest’ultima scritta, registrata e mixata nel giro di un’ora). Un infuocato biglietto da visita in attesa dell’album, che viene pubblicato nel Settembre dello stesso anno: Wild Opera mostra, nella maggior parte del suo contenuto, un lato nascosto dei No-man. Era dai tempi di Screaming Head Eternal che Tim e Steven non producevano qualcosa di cosi diretto e abrasivo: é il risultato di un lavoro di improvvisazione che ha portato i due a scrivere cose più immediate, tanto che diversi pezzi di Wild Opera sono stati composti, registrati e finiti in poche ore, dando sfogo alla vena più spontanea dei No-man. Scrive Dann Chinn su Progress nell’Ottobre 1996: “(...) Usando analogie con i King Crimson per spiegare facilmente la transizione, se Flowermouth era la risposta degli anni ‘90 a Lizard o Epitaph, Wild Opera é Starless And Bible Black. O forse anche Exposure. (...)”. C’é ancora spazio per alcune bellissime ballads come Taste My Dream, My Revenge On Seattle o Pretty Genius (quest’ultima usata abusivamente in Italia nello spot televisivo di una nota marca di spumante, sovraincidendo delle parti di sax ed alcuni vocalizzi di una voce femminile), ma la ventata di novità é data proprio dal taglio affilato del rimanente materiale. Radiant City, Libertine Libretto, My Rival Trevor, Sheeploop, Time Travel In Texas sono solo alcuni degli altissimi vertici di un album che, contrariamente a quanto succede in patria, ottiene un successo senza precedenti all’estero, tanto che cominciano a circolare voci su un possibile tour in Italia e Grecia.
I No-man pianificano l’uscita di un secondo singolo tratto da Wild Opera, l’edit radiofonico di Dry Cleaning Ray: sul retro del vinile in formato 7”, pubblicato in edizione limitata dalla Third Stone, sono presenti due pezzi tratti dalle radio sessions, Time Travel In Texas e Watching Over Me in versione acustica. La versione in CD viene invece espansa alla durata di un mini album, nel quale i No-man inseriscono un altro set di pezzi stilisticamente ancora diversi tra loro. Tra questi ancora un paio di remixes, Punished For Being Born ad opera di Muslimgauze che massacra Housewives Hooked On Heroin riducendola ad un pugno di stridule sonorità, ed una riuscita rivisitazione di Pretty Genius dal titolo Diet Mothers. Ma é in altri episodi che i No-man battono nuove vie, come nell’elettroacustica Jack The Sax, in Kightlinger e nei paesaggi sonori di Sicknote, confermando che la loro vena é ancora ben lungi dall’esaurirsi. Il duo comincia a preparare materiale per un nuovo album, assemblando come ormai loro abitudine pezzi in abbondanza tra i quali poter poi selezionare quelli da includere nel disco. Bisogna attendere il 1998 per un nuovo prodotto dei No-man, che si presenta nella forma del Carolina Skeletons EP, nel quale Steven e Tim sembrano voler tornare alle romantiche atmosfere dell’album Flowermouth, riscoprendo il versante più soft della loro musica. Un prodotto inteso inizialmente come apripista per l’album Lighthouse, la cui uscita viene però continuamente rimandata. Nell’Ottobre dello stesso anno le continue e pressanti richieste dei fans per la pubblicazione in formato CD delle sessions radiofoniche già incluse nella cassetta Hit The North fanno si che Tim e Steven assemblino settanta minuti di materiale proveniente dalle sessions radiofoniche. I due, ritenendo che le registrazioni della session con Jansen, Karn e Barbieri non fossero sufficientemente valide per una release ufficiale, decidono comunque di pubblicarle insieme ad altro materiale sulla propria etichetta Hidden Art sotto forma di CDR venduto solamente per posta e realizzato praticamente su ordinazione, tant’e che la copertina non è altro che un semplice cartoncino riportante esclusivamente le informazioni essenziali. Ma il contenuto del CD, dal titolo Radio Sessions 1992-96, è un “must” per i fans del gruppo, che possono deliziarsi con sedici superbe esecuzioni ad opera dei vari line-up dei No-Man, e scoprire il fascino di alcune versioni acustiche che sarebbe stato un peccato se fossero rimaste nel cassetto.
Si arriva cosi alla pubblicazione nel 1999 di Speak, ad opera dell’etichetta Italiana Materiali Sonori, riedizione del materiale incluso nella cassetta Speak: 1988-89 al quale però i No-man rimettono mano reincidendo completamente un paio di tracce, rifacendo tutte le parti vocali e sostituendo due pezzi con due covers, River Song di Donovan e Pink Moon di Nick Drake. Speak serve cosi a placare l’attesa per Lighthouse ed altresi a far conoscere anche a coloro che non erano riusciti a procurarsi la cassetta autoprodotta ciò che per i No-man é stato un avanzato punto di partenza.
A questo punto le uscite discografiche dei No-Man cominciano ad essere più rarefatte : il lungamente atteso Lighthouse esce infine nel Febbraio 2001 con un diverso titolo, Returning Jesus. Album per il quale i No-Man hanno composto parecchio materiale per poi selezionare quello più soft, nove tracce dal taglio rigorosamente “ballad” con poche concessioni a soluzioni più avventurose, concentrate nelle sole Close Your Eyes (qui in versione dilatata rispetto al Carolina Skeletons EP), nella strumentale Slow It All Down (pezzo scritto da Wilson che ricorda i migliori Talk Talk di Spirit Of Eden e Laughin Stocks) e nella superlativa Lighthouse, caratterizzata da un lungo bridge strumentale in cui si mettono in evidenza Steve Jansen e Theo Travis. Il resto è puro, a tratti quasi asettico, lirismo : tra le ballate spicca la bellissima Outside The Machine, ma buona parte del materiale sembra essere piuttosto standardizzato seppur gradevole, come nel caso della conclusiva All That You Are, già nel repertorio live dei Samuel Smiles ed inclusa nel loro album The Way We Used To Live. Un buon lavoro che lascia altresì qualche dubbio sull’attuale corso musicale dei No-Man, dubbi che vengono accentuati dall’uscita di Lost Songs Volume One nel Luglio dello stesso anno su etichetta Burning Shed; qui confluiscono, insieme ad altre tracce inedite accumulate nel corso degli anni, alcune outtakes dalle sessions di Returning Jesus che ci mostrano una vena musicale ben diversa, a cominciare da Gothgirl Killer, riuscito esperimento breakbeat industriale che avrebbe potuto giovare all’album spezzandone in maniera rude la statica omogeneità. Olte a Gothgirl Killer, anche Samaritan Snare, Amateurwahwah, Drug Me e la strumentale Catford Gun Supply sono parte della vena più sperimentale e “spontanea” dei No-Man, che portò Bowness e Wilson a scrivere, registrare e mixare materiale nell’arco di una o due ore. Testimonianze del periodo di sintesi tra club-dance e canzone d’avanguardia (Paradub e Love Among The White Trash), residui della prima fase musicale (The Night Sky, rielaborazione di Night Sky Sweet Earth dall’EP The Girl From Missouri, e Days In The Trees – Bach, tratta dall’edizione giapponese dell’EP antecedente al debut album Lovesights) ed un paio di episodi marcatamente pop come All The Reasons e Days Like These compongono un disco che offre ai fans più fedeli numerosi motivi di interesse, completato da un nucleo consistente di outtakes da Flowermouth. Tra queste spiccano sicuramente Coming Through Slaughter e Hard Shoulder, versioni alternative di Soft Shoulder, nelle quali possiamo apprezzare nuovamente il rilevante contributo di Mel Collins e Robert Fripp.
Wilson e Bowness si dedicano quindi a tempo pieno ad altre attività, che coinvolgono il primo principalmente con Porcupine Tree (divenuti ormai il principale veicolo musicale di Wilson) ed il secondo con svariati progetti e collaborazioni (Henry Fool, Centrozoon ed altri). A distanza di due anni dall’uscita di Returning Jesus  viene pubblicato nel Febbraio 2003 il singolo All That You Are, in realtà un EP contenente altre quattro tracce inedite tra le quali risalta l’ottima Chelsea Cap, bella composizione che risente positivamente dell’apporto degli ospiti Colin Edwin, Steve Jansen e Theo Travis. Interessante anche la notturna e misteriosa Darkroom, dove No-Man osano nuovamente qualcosa rispetto alla loro attitudine del momento espressa attraverso le due versioni (una delle quali lo-fi) di Until Tomorrow. L’attesa per il nuovo album è breve, nel Marzo del 2003 esce Together We’re Stranger, album del quale si era parlato molto per la presunta presenza di una lunga suite che infine il duo Bowness/Wilson ha ritenuto opportuno suddividere in quattro pezzi collegati tra di loro. L’aspetto meditativo della musica di No-Man viene ulteriormente approfondito, forse in conseguenza delle numerose releases più marcatamente ambient nelle quali i due musicisti sono stati coinvolti nel corso degli anni precedenti. Il risultato è maggiormente interessante rispetto a buona parte di Returning Jesus, anche se spiazza completamente i fans della prima ora con la sua totale mancanza di parti percussive, se si eccettuano i cimbali di All The Blue Changes : qualcosa di spirituale aleggia sulle eteree sonorità utilizzate, spazi infiniti si aprono per la voce di Bowness, in questa occasione intensa come forse non mai. Together We’re Stranger sintetizza quanto espresso separatamente da Wilson con Bass Communion e da Bowness in California Norfolk, riuscita collaborazione con Peter Chilvers; ma come spesso succede il risultato è molto più della semplice sommatoria delle parti e, come accade nella seconda parte di Photographs In Black And White, antiche influenze da tempo metabolizzate emergono conferendo un tocco particolare, lasciando intravedere gli intrecci di chitarre acustiche dei primi Genesis. Molte sono le affinità con gli ultimi lavori dei Talk Talk, ma è innegabile che gli anni spesi da Wilson e Bowness nella ricerca di linguaggi musicali hanno prodotto un’opera di altissimo valore e di rara bellezza, destinata ad influenzare schiere di giovani musicisti. Anche a quest’album non seguono date dal vivo, ed il duo Wilson / Bowness viene riassorbito dalle rispettive attività soliste (Porcupine Tree, Blackfield ed il lavoro da produttore per Wilson, mentre per Bowness oltre ai vari progetti e collaborazioni c’è finalmente il debutto solista con il bel My Hotel Years) collocando No-Man in standby. Per placare l’attesa dei fans in attesa di un nuovo lavoro, per il quale i tempi sembrano allungarsi rendendo azzardata qualsiasi previsione (si parla della seconda metà del 2007, ma non c’è alcuna conferma ufficiale), l’etichetta Hidden Art (divenuta nel frattempo una sussidiaria del gruppo Adasam) pubblica a fine febbraio del 2006 il doppio CD antologico All The Blue Changes, una raccolta che ripercorre cronologicamente la carriera dei No-Man attraverso parte del materiale realizzato tra il 1988 ed il 2003. Un’antologia destinata sia ai neofiti che ai completisti, ma che forse finisce per essere più utile ai secondi che ai primi, essendo infatti i due CD corredati di tre mixes leggermente diversi (Days In The Trees, My Revenge On Seattle e Dry Cleaning Ray), di un modesto inedito (Walker) e di due tracce finora pubblicate solo nella versione in vinile di Together We’re Stranger (il drum mix di The Break Up For Real e Bluecoda). L’assemblaggio del materiale, forse proprio per il suo fluire in ordine cronologico, da luogo a qualche rimpianto (lascia infatti dubbiosi l’apertura del primo disco affidata a due covers, Pink Moon e Colours, pure se queste rendono omaggio ad alcune delle influenze primarie dei No-Man) e lascia inspiegabili “buchi” nella produzione (manca infatti un qualsiasi estratto da Lovesight e da Flowermix, ed alcuni singoli imprescindibili come Only Baby e Taking It Like A Man sono inspiegabilmente mancanti all’appello). Sicuramente il secondo CD copre in maniera più adeguata la discografia compresa tra Wild Opera e Together We’re Stranger, pescando anche dagli EPs Carolina Skeletons e All That You Are, ma in definitiva il prodotto celebra adeguatamente la carriera dei No-Man consentendo anche a chi si accosti per la prima volta alla loro musica di apprezzare non solo gli episodi salienti della discografia ma anche alcuni di quelli racchiusi in raccolte e singoli di difficile, se non impossibile, reperibilità.

 

Disc One : Pink Moon / Colours / Days In The Trees (unreleased version) / Reich / Walker / Back To The Burning Shed / Road / Housekeeping / Heaven Taste (edit) / Watching Over Me / Simple / Things Change  


Disc Two : Pretty Genius / My Revenge On Seattle (unreleased version) / Dry Cleaning Ray (unreleased version) / Sicknote / Carolina Skeletons / Something Falls / Only Rain / Returning Jesus / Chelsea Cap / Photographs In Black And White / The Break Up For Real (drum mix) / Bluecoda


DURAN DURAN - Torino, Piazza Castello 15 Febbraio 2006




Nel men che mediocre programma di concerti organizzati come corollario alle cerimonie di premiazione dei giochi olimpici invernali ha, fortunatamente, trovato posto anche qualcosa di decente come la band di Birmingham capitanata da Simon Lebon. Le scrupolose misure di sicurezza approntate rendono necessario essere sul posto di buon’ora, così verso le 19:30 facciamo il nostro ingresso in una Piazza Castello blindata e stretta nella morsa del rigido inverno piemontese. Nonostante la temperatura poco invitante la piazza è gia abbondantemente gremita : diamine, è pieno di ex-Duranettes originali dell’epoca! Nei primi eighties, nemmeno nei miei peggiori incubi di Metal kid avrei immaginato di ritrovarmi un giorno circondato da coloro che in quegli anni irridevano i miei capelli lunghi, le mie patch degli Iron Maiden e la mia T-shirt dei Judas Priest! Ed invece eccomi qui, con vent’anni in più sulle spalle (come del resto anche le mie coetanee che volevano sposare Simon Lebon), tanta conoscenza musicale in più e la speranza nel cuore di ascoltare anche qualche estratto dal repertorio della seconda fase della band; certo, ci fosse stato ancora Warren Cuccurullo nel line-up … al termine delle premiazioni e delle solite vacuità ad uso degli spettacoli per le masse, i Duran Duran fanno il loro ingresso sul vasto palco allestito tra Palazzo Madama e Palazzo Reale; il trascorrere degli anni ha lasciato il segno sui cinque ex bambolotti che facevano palpitare i cuori delle ragazzine, Andy Taylor in particolare sembra il fratello povero del Nick Nolte visto in The Good Thief, mentre rughe (John e Roger Taylor) e chili di troppo (Simon Lebon) appesantiscono gli altri, il solo Nick Rhodes sembra aver mantenuto pressoché inalterato il suo aspetto. Prevedibilmente l’apertura è affidata a Reach Out (For The Sunrise), fortunato singolo tratto dall’ultimo Astronaut, che scalda piedi e mani dei presenti, quindi un tuffo nel passato più remoto della band con grintose versioni di Planet Earth e Hungry Like A Wolf, accolte con grandi ovazioni dal pubblico infreddolito ma non per questo meno partecipe. Un’ovazione di tipo ormonale da parte del pubblico maschile accoglie invece l’ingresso sul palco di una corista di colore dalle movenze feline e dalle ben evidenti misure pettorali (sulle quali ha indugiato a lungo uno dei cameraman operanti sul palco), che ha messo in mostra le sue doti vocali nella successiva Ordinary World, unico (purtroppo) estratto dal repertorio dell’era Cuccurullo. Ancora da Astronaut viene pescata l’ottima Nice, alla quale seguono Sound Of Thunder e Hold Back The Rain eseguite senza soluzione di continuità. Al giro di boa, la performance vede salire in cattedra la brava corista che si assume l’onere di compensare il calo vocale di Simon Lebon, il quale pur mantenendo l’intonazione comincia a cantare “di gola” e non più “di petto”; ciò nonostante The Reflex si rivela uno degli highlights della serata, con l’apporto del sax di Andy Hamilton che irrobustisce questo pezzo sempre dotato di un bel groove. What Happens Tomorrow, ancora tratta da Astronaut, prepara il terreno ad un finale in crescendo, con la trascinante Notorius seguita da una prolungata versione di Girls On Film e da Rio, che beneficiano entrambe del trattamento leggermente più hard riservatogli rispetto alle versioni originali. Così quando mancano pochi minuti alle 22, dopo un’ora e dieci minuti di spettacolo la band esce di scena senza concedere nemmeno un encore : la delusione del pubblico per questa decisione è mitigata dalla soddisfazione di aver assistito alla performance di una formazione in buona salute che riesce a proporre pezzi da tutto il proprio repertorio presentandoli in un set omogeneo e ben assortito, che si giova di quel tocco di grinta in più rispetto al passato che i cinque oggi riescono a dare.


News from the World Central

- Un mini tour Britannico vedrà l'esibizione nello stesso bill di David Cross Band, Harmony In Diversity (con Peter Banks) e Whimwise di Nick May. Ecco le date :
    20 Marzo - The Stables, Milton Keynes
    21 Marzo - The Robin 2, Bilston, Birmingham
    22 Marzo - The Camden Underworld, London
    24 Marzo - The Centre Stage, Bournemouth
- Robert Fripp terrà una serie di date di Soundscapes in Italia e Regno Unito :
     01 Giugno 2006, Bishops Cleeve, Cheltenham St.Michaels
     02 Giugno 2006, Pershore, Pershore Abbey
     03 Giugno 2006, Sutton, St. Andrews Church, Cambridge
     05 Giugno 2006, Worcester, Worcester Cathedral
     06 Giugno 2006, Exeter, Exeter Cathedral, Devon
     13 Giugno 2006, London, St.Paul's Cathedral
     14 Giugno 2006, Salisbury, Salisbury Cathedral
     16 Giugno 2006, Norwich, Norwich Cathedral
     20 Giugno 2006, Roma, Parco della Musica, Auditorium Santa Cecilia
     23 Giugno 2006, Reggio Emilia, Mundus Festival, Piazza Prampolini
     26 Giugno 2006, Firenze, Forte Belvedere
     28 Giugno 2006, La Spezia, Pop Eye Festival, Piazza Mentana
     29 Giugno 2006, Milano, Villa Arconati
- Qui di seguito le date del Resonator Tour della Tony Levin Band :
    28 Aprile, Roma - Stazione Birra
    29 Aprile, Capo Liveri - Isola D'Elba
    30 Aprile, Foligno - Theatre Auditorium S.Domenico
    3 Maggio, Torino - NoiseClub
    4 Maggio, Milano - LiveClub (tickets)
    5 Maggio, Treviso - SonnyBoy
    6 Maggio, Reggio Emilia - Tunnel
    7 Maggio, Zurich, Switz. - Scala
    8 Maggio, Aschaffensberg, Germany - Colosaal
    9 Maggio, Zaandam, Neth. - Kade
    10 Maggio,  Zootermeer, Neth. - Boerderij
    11 Maggio, Verviers, Belgium - Spirit of 66
    12 Maggio, Karlsruhe, Germany - Substage
    13 Maggio, Munich - Backstage Werk
    14 Maggio, Bonn - Bruckenforum
    16 Maggio,  Oberhausen - Zentrum Altenberg
    17 Maggio, Hamburg - Fabrik
    27 Maggio, Montreal - Cafe Campus
    28 Maggio, Toronto - Horshoe / Lee's
    2 Giugno, Annapolis, MD - Ram's Head
    10 Giugno, Natick, MA - Center For Arts
    11 Giugno, Northhampton, MA - The Iron Horse
    13 Giugno, New York, NY - B.B.Kings
    23 Giugno, Bethlehem, PA - Progressive Legends Showcase II
    24 Giugno, Woodstock, NY - Bearsville Theater

 
 

News from the World

- Elton Dean, primo leggendario sassofonista dei Soft Machine, si è spento la notte del 9 Febbraio a Londra all'età di 60 anni, all'ospedale di Hackney. Dean era in coma da 10 giorni a seguito di una emorragia interna
- Il concerto dei Central Unit al Blue Inn Cafè di Bologna del 13 Gennaio 2005 potrebbe presto essere realizzato in formato DVD : la band sta raccogliendo materiale per gli extra da aggiungere alle ottime riprese video già pronte, il DVD verrà quindi probabilmente reso disponibile attraverso il sito di Central Unit
- Stars In Battledress e William D. Drake suoneranno al Leonard's, 42 Northampton Road, London EC1R 0HU il 18 Marzo 2006. Leonard's è vicino alle stazioni della metropolitana Angel e Faringdon. Il locale aprirà alle 8:00pm e lo show inizierà alle 8:30pm. Entrambi gli acts suoneranno sets più estesi del solito e si uniranno per suonare come three-piece a fine serata. Prezzo d'ingresso cinque sterline
- Il nuovo album dei progster romani Kingcrow, intitolato Timetropia è prossimo alla pubblicazione sotto la prestigiosa Lucretia Records International. La band ha infatti da poco siglato un contratto di esclusiva con l'etichetta italiana, che distribuirà il disco in tutto il mondo. Con Timetropia i Kingcrow si sono impegnati nella realizzazione di una vera e propria opera rock-progressive, degna erede dei grandi musical come Jesus Christ Superstar, Tommy, The Rocky Horror Picture Show, Hair. Timetropia è un album progressive metal ricercato e dal flavour "novantiano", fatto di composizioni elaborate, di brani fluidi in continua evoluzione, melodie scolpite da linee vocali interpretate con passione e teatralità, un concept cangiante e visionario, influenzato nel soggetto dal registra David Lynch, nel personalissimo stile Kingcrow, che rievoca i fasti dell'art/pomp prog di band come Styx e Rush, e le raffinate magniloquenze di Kansas, Queen, Queensryche e Savatage. La band sta ultimando negli Under Pressure Studios il processo di mixing del nuovo album, che segue l'acclamato Insider, del 2004. Il tracklist definitiva è la seguente : A Perfect Life / Fading Out Part I / Out Of The Darkness / Rea lusion / Between Now And Forever / Fractured / Home / A merry-go-round (Chemical Ecstasy) / Fragile certainties / A hitch-hiker / Turn of events in a drawer / Fading Out Part II.
Il processo di mastering verrà affidato al celebre John Cuniberti dei The Plant Mastering Studios (Aerosmith, Metallica, ecc.) in California, e la data di uscita è prevista entro maggio 2006
- Nosound + special guest Tim Bowness suoneranno il 29 Aprile 2006 alla Locanda Atlantide, Via dei Lucani 22b, San Lorenzo, Roma. Il set sarà composto da materiale proveniente da Sol29, dal DVD-R The World Is Outside, da Waves On Russia e dal nuovo studio album in preparazione. Tim Bowness interverrà in alcuni pezzi di Nosound ed in alcuni estratti dal repertorio dei No-Man. La sera del concerto sarà possibile acquistare The World Is Outside, DVD-R che verrà pubblicato proprio in concomitanza con il concerto. The World Is Outside (autoprodotto e disponibile solo attraverso il website e ai concerti) contiene le Sol29 sessions, registrazioni live e materiale inedito, e rappresenta un companion all'album Sol29, completo di outtakes, di immagini, backstages e altro ancora. Inteso come un oggetto per fans e collezionisti, sarà disponibile a prezzo speciale ma corredato di grafica e artwork professionale - Tim Bowness si fermerà alcuni giorni a Roma per registrare con Nosound al Synchronia Studio del nuovo materiale per l'album. I due episodi nati dalla collaborazione, Chance Me Once Again e Someone Starts To Fade Away, saranno entrambi inclusi nel set del 29 Aprile. I dettagli riguardanti orario e biglietti verranno resi noti appena possibile, insieme ad eventuali ulteriori date


 

SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - No. 43 - Novembre 2005

Nella quasi totale indifferenza di un’intera città, asfissiata dai cantieri e in spasmodica attesa per l’evento olimpico del prossimo inverno, il Barrumba ha chiuso i battenti. Si trattava di una delle rare, se non dell’unica, oasi della programmazione alternativa : un piccolo club interrato nel centro di Torino, strutturato un po’ alla maniera dei clubs Britannici, con il bar in fondo alla sala, un piccolo palco ed una pista che accoglieva il pubblico durante i concerti e che fungeva da dancefloor nelle altre serate. A me piaceva anche per questo aspetto … ricordo che il pubblico attendeva l’apertura più o meno ordinatamente in fila sul marciapiede, quasi come capita di vedere fuori dall’Astoria o dallo Shepherd Bush Empire; ma ciò che più accostava il Barrumba ai locali dei paesi civilizzati era la programmazione, che aveva sempre un occhio attento alle realtà emergenti più significative della scena internazionale. Al Barrumba ho assistito a performances di acts come Ozric Tentacles, Bluvertigo, Porcupine Tree, Gong e Mogwai, che sono stati solo alcuni dei numerosissimi gruppi ospitati dal locale, gruppi che molto probabilmente nessun altro si sarebbe dato la pena di far suonare all’ombra della Mole. Sicuramente qualcuno sosterrà che, con tutti i problemi di natura economica e occupazionale che attanagliano Torino, la chiusura di un locale è cosa insignificante; la cosa va invece letta come un segno dell’inesorabile declino che sta spingendo la città e l’intera nazione fuori dall’Europa, una condizione in cui l’unica alternativa alla rassegnazione sembra rimanere l’omologazione a standards di basso livello degni di un paese arretrato. E’ triste doversi arrendere a questa evidenza, ma è anche difficile contrastare questo declino quando i pochi bastioni di una cultura alternativa crollano sotto l’avanzata inarrestabile della cultura dell’effimero. I fans torinesi di un certo tipo di musica dovranno ora sobbarcarsi dispendiose trasferte oppure confidare nella programmazione dei grandi festival estivi se vorranno ancora assistere alle esibizioni dal vivo dei loro gruppi preferiti, nella speranza che prima o poi qualcuno raccolga lo scomodo testimone e si assuma l’onere di offrire al pubblico Taurinense qualche spettacolo di un certo valore.
In questo numero di NO WARNING! :

- ProjeKct Three : Live In Austin, TX, 1999
- Franck Vigroux : Looking For Lilas
- Theramin : We Were Gladiators
- Rasal.Asad : Asuna
- Oceansize : Heaven Alive
- Pure Reason Revolution : The Bright Ambassadors Of Morning
- Porcupine Tree : Deadwing
- Tim Bowness : My Hotel Year + Sleepwalker single
- Blackfield : Blackfield
- A Marble Calm : Surfacing
- Porcupine Tree : Up The Downstair
- Tokyo Explode : eponymous album
- Scat : La Vita Regolata Dal Caso
- Toychestra : My Good Side
- Central Unit : Blue Inn
- Van Der Graaf Generator : Present
- Daniel Patrick Quinn & Beano Jameson and Dac Crowell & Kurt Doles : Suilven releases
- Wow Why Wow : Monkey With A Thumb
- The Future Kings Of England : eponymous album
- Twelfth Night : Live From London DVD
- Monica Melissano : Guide Rock - Inghilterra
- News from the World Central
- News from the World
 
PROJEcKT THREE - LIVE IN AUSTIN, TX, 1999 King Crimson Collectors' Club CLUB27



Altra tappa del lungo rodaggio del materiale che verrà utilizzato nell’album The ConstruKction Of Light, ad opera questa volta di ProjeKct Three (Fripp, Gunn e Mastelotto) : si tratta di ben 79 minuti registrati il 25 Marzo 1999 ad Austin, comprendenti abbozzi delle future TCOL e Into The Frying Pan celati nel corpo di alcune di queste lunghe improvvisazioni. Una serata decisamente ispirata rende gradevoli, seppur non del tutto compiute, diverse tracce come le varie parti di Masque, X-chayn-jiZ ed una versione concisa di The Deception Of The Thrush. Impressionante il bilanciamento degli strumenti e la pulizia della registrazione, che contribuiscono a fare di questo ventisettesimo volume del Collectors’ Club una delle migliori releases dei vari projeKcts.


Masque 3 / Masque 11 / X-chayn-jiZ / Hindu Fizz / Heavy ConstruKction / Introductory Soundscape / Masque 8  / Light ConstruKction / Masque 2 / CCCCCCs  / ProjeKction / The Deception Of The Thrush 


FRANCK VIGROUX - LOOKING FOR LILAS D'Autres Cordes Records D'A 041


Inteso come secondo volume di una trilogia iniziata nel 2003 con Lilas Triste e che si concluderà nell’ottobre del 2005 con la pubblicazione del terzo episodio, Looking For Lilas ripropone alla nostra attenzione il chitarrista francese Franck Vigroux che abbiamo già avuto modo di apprezzare attraverso la sua partecipazione a Fretless Guitar Masters e l’album Les 13 Cicatrices. Ad uso e consumo di chi non ha mai ascoltato la sua opera e magari considera come chitarristi imprescindibili gente come Frank Marino, Eric Clapton o Mark Knopfler, va detto che Franck Vigroux è strumentista e compositore non convenzionale, più vicino all’approccio di Fred Frith e del primo Arto Lindsay che non a quello dei guitar heroes che vanno per la maggiore. Disco di non facile fruizione, Looking For Lilas risulta forte sia nella sua parte narrativa legata al concept sia sul versante della pura ricerca di possibilità di intreccio e combinazione di sonorità, così tante e variegate da lasciarci alla fine del disco in attesa per ulteriori possibili sviluppi che queste tredici tracce lasciano potenzialmente aperti. Echi di Ensemble Modern, League Of Crafty Guitarists, Henry Cow emergono tra le atipiche partiture per chitarre, trombone, samples e voci imbastite da Franck Vigroux e dai pochi ospiti presenti : il risultato finale è a dir poco stupefacente, anche se richiede numerosi ed attenti ascolti per apprezzarne la particolarità. Vale però la pena di impegnarsi nell’ascolto di un lavoro simile, una volta scopertone il valore non lo abbandonerete più.

Where Are You Lilas? / My Dearest Mother / Souvenez-Vous D'Elle / Expiration 2 / La Nave / Oui Peut Être ... / Travelling Toujours / Lilas Song / Si La Brume / Sous Vos Yeux / A La Dérive / Sewn Into My Skin / Looking For Lilas


THERAMIN - WE WERE GLADIATORS Psychotica Records PSY006

Debut album per i catanesi Theramin, trio attivo dal 1998 con alle spalle una buona attività concertistica, comprendente opening act per June Of 44 e Don Caballero. Dopo diversi demo giunge questo We Were Gladiators, che nelle intenzioni dei componenti della band è un punto di partenza nel loro percorso di ricerca, intrapreso con convinzione ed entusiasmo almeno stando a quanto traspare da queste otto tracce. Rispetto al post noise degli altri gruppi della scuderia Psychotica, Theramin si differenzia per l’inserimento di elementi math-rock, di metriche più intricate ed elaborate, e occasionalmente di strumenti acustici come la chitarra classica che accompagna la narrazione di Near By The Saint Leonard River ed il violino in To Be Away. Two Pieces Of Glass si era già fatta apprezzare all’interno della compilation Fragments dell’etichetta tarantina, mettendo in mostra le capacità del bassista Michael Herman che emergono già nell’opening track When Santa Claus Died, caratterizzata da elastiche partiture di basso che si coniugano ad un impianto decisamente noise, formula che si ripete anche nella più concisa 1+1 Doesn’t Always Make 2. Butterfly Wings Over Computer suona un po’ come una versione più involuta, almeno a livello di produzione, di certe cose degli Oceansize, mentre In My Place lascia trasparire assonanze con la scena math rock londinese, con in più qualche eco dei Muse. La già citata To Be Away si giova di un’atmosfera più dilatata nella quale Theramin lavorano maggiormente di cesello, confezionando la traccia più interessante e convincente del disco, al cui interno si alternano momenti di tensione ad altri più rilassati. Il lavoro si chiude con In Your Precious Hands, pezzo che parte da un tema piuttosto ipnotico per poi evolversi secondo i predominanti caratteri del sound di Theramin. Non male nell’insieme, ma sono convinto che il trio sia in grado di fare ancora meglio. Reperibile, ovviamente, via Psychotica.

When Santa Claus Died / Near By The Saint Leonard River / Butterfly Wings Over Computer / 1+1 Doesn’t Always Make 2 / In My Place / Two Pieces Of Glass / To Be Away / In Your Precious Hands
 

RASAL.ASAD - ASUNA This.Co THISK. 12


Con colpevole ritardo ma con immutato interesse vi introduco ad Asuna, secondo lavoro dei portoghesi Rasal.Asad dopo l’esordio Space.Scape : l’album, che si presenta con il motto “Fight corporate music”, è accompagnato da un vero e proprio manifesto di idee per una trasformazione culturale espressa attraverso concetti semplici come ‘distruggi - scopri’ allo scopo di ‘apprezzare e capire la natura esoterica della vita e della cultura’. Le otto tracce incluse si presentano come un solido e convincente corpo di ambient-electronica (o Thiscotronica, come recita lo sticker) che a tratti assumono contorni esoterici adatti al tipo di riflessione suggerita da Rasal.Asad, ma che conservano fortunatamente una forma concisa ed una certa immediatezza che evitano il rischio di cadere in quelle prolisse e piuttosto noiose pièces con le quali ci hanno tediato gente come Terry Oldfield e Gandalf; il disco scorre anzi in maniera molto fluida, tra momenti più sacrali come Coolture ed altri di matrice cosmica come Potlatch. Per maggiori informazioni e per reperire Asuna visitate il website dell’etichetta This.Co.

Ideosphere / Potlatch / Akshun / Otaku / Coolture / Earworm / Vidiots / Simulacra
 

OCEANSIZE - HEAVEN ALIVE Beggars Banquet BBQ 338CD


Un piccolo ma succulento assaggio della nuova produzione dei mancuniani Oceansize, che dopo l’eccellente debut album Effloresce e l'EP Music For Nurses ritornano con il full lenght album Everyone Into Position del quale non mancheremo di parlare in maniera approfondita quanto prima. Per il momento ci accontentiamo delle due tracce di questo promozionale : Heaven Alive, granitica song costruita su quelle avvolgenti alternanze di momenti pacati e feroci schitarrate ormai tipiche della band, e I/B/O/W, pezzo strumentale condotto dal dinamico intreccio di riffs, arpeggi e brevi solos dall’impronta melodica che si snoda in un variegato turbinio di atmosfere contrastanti. Le premesse affinché Oceansize possano scaldare il prossimo inverno ci sono tutte, ci ritroveremo presto in questo spazio per parlarne.

Heaven Alive / I/B/O/W
 

PURE REASON REVOLUTION - THE BRIGHT AMBASSADORS OF MORNING Holograph (no catalogue number)


Una positiva recensione sulle pagine della fanzine The Organ ha richiamato la mia attenzione su questa band, che almeno a giudicare dal promozionale capitatomi tra le mani pare coniugare un sound robusto e moderno con un gusto per le armonie vocali che evidenziano una maggior complessità proprio nelle parti vocali rispetto a quelle strumentali. I dodici minuti e mezzo di The Bright Ambassadors Of Morning suonano quindi come una sorta di connubio tra i Muse e gli Yes, risultando appena più elaborati rispetto ai gruppi del fenomeno-meteora definito come Brit-Prog, e riportano alla memoria un altro ibrido che nel decennio scorso mi entusiasmò ben poco, gli statunitensi Echolyn che nel loro sound inglobarono heavy metal e qualche partitura ispirata ai Gentle Giant. La futura produzione di Pure Reason Revolution ci svelerà se si tratta di una formula vincente.

The Bright Ambassadors Of Morning
 

PORCUPINE TREE - DEADWING Lava-Atlantic 7567-93437-2


Considerata l’interlocutoria e poco brillante esibizione dal vivo alla quale ho assistito nel Luglio scorso, il nuovo studio album dei Porcupine Tree si può ancora classificare come un buon lavoro : meno spontaneo ed ispirato rispetto al precedente In Absentia, Deadwing è certamente un must per i fanatici ed un disco da avere per chi segue la band in maniera più o meno assidua, ma non è certo un disco da consigliare ai neofiti. Rispetto alle esecuzioni dal vivo, i brani inclusi nell’album mantengono una dovuta robustezza senza scadere nelle schitarrate eseguite on stage dal tandem Wilson-Wesley, consentendo all’ascoltatore di apprezzare le tutto sommato decorose composizioni di una band che però, e dispiace riconoscerlo, sembra essere a corto di ispirazione. Un disco, come dire, un po’ di routine, anche se sembra strano un discorso del genere fatto da un gruppo che mancava dagli studi di registrazione dal 2002; ma è ancora più strano se si considerano le potenzialità della formazione, che include un drummer dotato di gran “tiro” come Gavin Harrison, un tastierista geniale e ricercato come Richard Barbieri e soprattutto un musicista creativo come Steven Wilson che (soprattutto con No-Man e Bass Communion) in passato ci ha fatto sentire di cosa è realmente capace. E allora consoliamoci se non altro con il fatto che Deadwing ci offre l’opportunità di apprezzare due staffilate soliste ad opera di Adrian Belew (la title track e Halo), dato che non sarà certo il riff à la Kiss/Motley Crue di Shallow a far gridare al miracolo; meglio godersi la bella ballad Lazarus condotta da una romantica linea di piano ed abbellita da alcuni riusciti controcanti, oppure il buon impatto della title track. Sicuramente il momento in cui la band osa qualcosa di più è nell’intro di Arriving Somewhere But Not Here, pezzo che purtroppo rientra troppo presto nei rassicuranti confini del sound dei Porcupine Tree ultima maniera : la traccia, della durata di 12 minuti, costituisce uno degli episodi migliori del disco, peccato solo che sia stata vanificata quella bella introduzione dal carattere ambient-electronica per andare a costruire un crescendo che intorno al settimo minuto non trova di meglio che sfociare in un pesante riffaccio alla Metallica. Mellotron Scratch costituisce un parziale ritorno a Stupid Dream e Lightbulb Sun, con qualche timida strizzata d’occhio all’agguerrita concorrenza costituita dalle nuove bands britanniche, alcune delle quali sono attualmente in grado di proporci qualcosa di gran lunga superiore a pezzi come Open Car o Start Of Something Beautiful. L’album si chiude, come ormai consuetudine, con l’ennesima ballad floydiana che Mr. Wilson pare non sapere più da che parte rivoltare, mentre sarebbe preferibile accantonare formule così inflazionate e tentare di essere un po’ meno prevedibile, per lo meno per evitare che fans esausti programmino il lettore in modo da saltare l’ascolto dell’ultima traccia. Ripeto, bello ma non fondamentale nella discografia di Porcupine Tree, e credo sia più che lecito attendersi qualcosa di diverso la prossima volta.

Deadwing / Shallow / Lazarus / Halo / Arriving Somewhere But Not Here / Mellotron Scratch / Open Car / The Start Of Something Beautiful / Glass Arm Shattering

 
TIM BOWNESS - MY HOTEL YEAR One Little Indian TPLP425CD; SLEEPWALKER One Little Indian 454tp7cd


“Mi piacerebbe mettere insieme un ampio gruppo che combini una varietà di strumenti acustici ed elettronici che possano sviluppare nuovi arrangiamenti di materiale già esistente come Sorry Looking Soldier e Dreaming Of Babylon”. Ciò è quanto dichiarò Tim Bowness nel febbraio del 2003 quando, al termine di un’intervista concessami, gli chiesi se aveva in previsione di realizzare un album da solista. Alla luce di quanto emerge dall’ascolto di My Hotel Year, penso non sia azzardato affermare che anche i dischi di Samuel Smiles, Henry Fool e l’ottimo California Norfolk con Peter Chilvers avrebbero potuto tranquillamente essere a nome Tim Bowness. Infatti, a dispetto di quanto fatto con Richard Barbieri, Darkroom e Centrozoon, è proprio la vena più melodico-crepuscolare dell’altro versante della sua discografia ad essere sviluppata. Una schiera di 10 collaboratori, tra i quali si segnalano alcune presenze assidue come quelle di Markus Reuter, Stephen Bennett e Peter Chilvers, assecondano le scelte di Tim tese a realizzare un album dai toni morbidi, contrassegnato da una grande cura negli arrangiamenti e da una scrittura raffinata. L’iniziale Last Year’s Tattoo si candida a diventare una delle più belle ballads composte da Bowness, forte di memorabili melodie sviluppate con gusto, alla pari della sognante traccia acustica Blackrock 2000. I passi più oscuri dei No-Man e di Centrozoon sono condensati in tracce dall’impronta più elettronica come I Once Loved You e, in parte, Making A Mess In A Clean Place dove (secondo le formule applicate nell’album degli Henry Fool) traspare qualche eco dei Soft Machine più sperimentali. La rilettura di World Afraid (già inclusa in Tiny Ghosts di Rhinoceros) non si discosta molto dalla versione originale, a differenza di quella di The Me I Knew (proveniente da The Scent Of Crash And Burn dei Centrozoon) che viene qui stemperata da un arrangiamento più ambient. Made See-Through, complice la tromba di David Picking, richiama alla mente Where I’m Calling From, traccia inclusa nell’EP Housewives Hooked On Heroin dei No-Man, e questo tipo di atmosfere crepuscolari ed intimiste si riversano nella breve Hotel Year, traccia che cede il passo a Ian McShane, sicuramente il pezzo più solare dell’album. Una breve intro di archi apre Sleepwalker, prezioso ed ammaliante gioiello scelto come singolo, sul quale bisogna però fare alcune considerazioni : tra l’edit della traccia summenzionata e l’inedita (e non trascendentale) Unprotected il singolo dura poco più di otto minuti, l’album ne dura una quarantina; sarebbe stato meglio includere entrambe le tracce nell’album e realizzare, piuttosto, un singolo promozionale destinato alle radio con il solo edit di Sleepwalker, in modo da risparmiare ai fans l’acquisto di un supporto in più, ma purtroppo notiamo che le pessime abitudini introdotte da Steven Wilson stanno contagiando anche Mr. Bowness. Non sarebbe male se al proprio talento questi personaggi abbinassero una certa integrità ed un po’ più di considerazione per il proprio pubblico.

My Hotel Year : Last Year’s Tattoo / I Once Loved You / World Afraid / The Me I Knew / Made See-Through / Hotel Year / Ian McShane / Blackrock 2000 / Making A Mess In A Clean Place / Sleepwalker / Brave Dreams
Sleepwalker CD single : Sleepwalker (edit) / Unprotected

 

BLACKFIELD - BLACKFIELD Snapper Music SMACD880


Blackfield è il progetto nato dalla collaborazione tra Steven Wilson ed il musicista israeliano Aviv Geffen. Il risultante album è stato registrato nell’arco di tre anni, e pubblicato dall’etichetta Helicon/Universal nel Febbraio 2004, quindi ristampato da Snapper Music nell’Agosto dello stesso anno. Alcuni singoli sono stati estratti dall’album, e due di questi hanno raggiunto il primo posto nelle charts in Israele. Il buon successo riscosso dall’album, soprattutto nel circuito del prog rock, è probabilmente dovuto a quel tipo di sonorità Floydiane che i Porcupine Tree hanno abbandonato dopo la realizzazione di Signify ed al quale molti sono evidentemente rimasti legati, ma proprio questo ritorno al passato da parte di Mr. Wilson da vita ad un lavoro gradevole ma tutt’altro che nuovo e originale. La title track sembra essere l’effettivo manifesto di quel tipo di sound (lo stesso che, volendo, si riscontra in pezzi come Trains dei Porcupine Tree), così come pezzi quali Hello che potrebbe tranquillamente essere una outtake di Up The Downstairs, mentre qua e là emerge qualche elemento che può ricondurre ai No-Man (il pattern ritmico di Scars, parente stretto di alcune cose del periodo Wild Opera). Un po’ atipica nel repertorio di Steven Wilson è invece Open Mind, in bilico tra le bucoliche atmosfere dei Genesis di Trespass ed alcuni strumentali di Steve Hackett dal taglio più affilato, influenze sicuramente gradevoli ma che smentiscono il manifesto programmatico di questo musicista che ha sempre dichiarato di volersi completamente affrancare da certe tipologie musicali per creare qualcosa di completamente nuovo. Un po’ difficile crederle, Mr. Wilson, dopo aver ascoltato quest’album …


Open Mind / Blackfield / Glow / Scars / Lullaby / Pain / Summer / Cloudy Now / The Hole In Me / Hello



A MARBLE CALM - SURFACING Burning Shed bshed0304



Il manipolo di musicisti che gravitano intorno all’etichetta Burning Shed ci ha in passato forse abituato troppo bene, con una nutrita serie di lavori di ottima qualità e di elevato spessore, per questo motivo questo Surfacing del progetto A Marble Calm rappresenta un mezzo passo falso. Io non sono mai stato tra coloro che fanno distinzioni tra ‘musica fredda’ e ‘musica calda’ (o suonata ‘col cuore’, se preferite), per me la musica è musica, e dato questo per assodato poi possiamo passare ad analizzarne la qualità, niente più. Però forse in quest’occasione la ‘freddezza’ di cui è stato tacciato in alcune occasioni Peter Chilvers (co-titolare di A Marble Calm insieme al percussionista Jon Hart) emerge prepotentemente sottoponendoci un lavoro in cui l’estremizzazione di un certo tipo di ricerca ha prodotto un disco per lunghi tratti noioso e ripetitivo, dove le otto lunghe tracce incluse mettono in ombra il contributo di collaboratori di prim’ordine quali sono Theo Travis, Tim Bowness, Sandra O’Neill e Rob Jackson. Se la piattezza delle composizioni voleva essere lo specchio fedele del nome del progetto allora lo scopo è stato raggiunto in pieno, a scapito di quanto questi musicisti sono realmente in grado di offrirci. Non indispensabile, nel catalogo Burning Shed si può scegliere di meglio.

Surfacing / Another World / Winter's Voice / The Conquer And Divide / Starlift / In Flight / I Dream A Highway / Submerging



PORCUPINE TREE - UP THE DOWNSTAIR Snapper Music SMACD885



Prosegue senza sosta l’opera di saturazione del mercato condotta da Steven Wilson, che in questa occasione ci ripropone l’album Up The Downstair originariamente pubblicato nel Maggio 1993 dall’etichetta Delerium e successivamente rimasterizzato una prima volta nel 1997. La nuova edizione ha il pregio di essere alloggiata in una bella confezione digipack che include anche la ristampa del companion album Staircase Infinities, altro pezzo da tempo fuori catalogo, inoltre le parti di batteria campionate sono state in questa occasione rimpiazzate da quelle suonate da Gavin Harrison, fattore che aumenta di molto la dinamica del sound complessivo. Per contro, l’operazione allunga ulteriormente l’elenco degli oggetti ricercati dai collezionisti e completisti, le cui finanze a questo punto saranno allo stremo, ma sembra ormai assodato che Mr. Wilson non voglia assolutamente tenere in conto questo fattore, preoccupato solo dalla missione di condurre Porcupine Tree nel gotha delle bands più collezionate di sempre (tanto per cambiare, anche di questo album è programmata una versione in doppio vinile, mentre è in uscita una ristampa del best of Stars Die con diversi cambiamenti rispetto all’edizione originale). Venendo al contenuto, Up The Downstair ed il suo gemello Staircase Infinities testimoniano la transizione di Porcupine Tree da progetto del solo Steven Wilson a band vera e propria, con i primi consistenti contributi di Colin Edwin e Richard Barbieri al sound Floydiano del leader che verrà portato a totale compimento nell’acclamato e fortunato The Sky Moves Sideways prima di evolversi in uno stile personale attraverso l’album Signify. Qui si consumano gli ultimi fili (Small Fish e The Joke’s On You) che legano Steven Wilson al suo passato progressive nei Karma, e superata la fase degli esperimenti solitari raccolti nelle prime rarissime cassette si gettano le basi per un ambizioso progetto che inizialmente prevedeva un album doppio, poi frammentato nei due albums in questione e nelle varie versioni di Voyage 34. Le note scritte da Steven Wilson e incluse nel bel booklet all’interno raccontano con dovizia di particolari quella fase, mentre i due CD ci offrono il piacevole ascolto di gemme quali Synesthesia, Always Never, Up The Downstair, Burning Sky e Navigator. Se vi mancano entrambi gli albums questa è l’occasione giusta per supplire alla loro mancanza.


Up The Downstair : What You Are Listening To ... / Synesthesia / Monuments Burn Into Moments / Always Never / Up The Downstair / Not Beautiful Anymore / Siren / Small Fish / Burning Sky / Fadeaway
Staircase Infinities : Cloud Zero / The Joke's On You / Navigator / Rainy Taxi / Yellow Hedgerow Dreamscape

 

TOKYO EXPLODE - TOKYO EXPLODE Fire Records FIRECD88



Bizzarro crossover lo-fi tra psichedelia sixties ed emo, sulle cui scarne ed essenziali linee si distingue la voce flebile e quasi infantile della vocalist. Dodici tracce per poco meno di mezz’ora di durata, che a mio modo di vedere avrebbero potuto essere finalizzate in maniera migliore (vedi quanto fatto da The Neutrinos) : tra episodi più (Bad Girl) o meno seri (I Love Horses) si segnala la curiosa cover di Suffragette City di David Bowie, eseguita ovviamente in linea con il curioso stile di Tokyo Explode; l’impressione è che si tratti più di uno scherzo che non di un album vero e proprio, come se i pezzi fossero concepiti come intermezzi di uno spettacolo di cabaret … o forse è solo quello che mi auguro io? Reperibile attraverso Fire Records.

Rocker Boyfriend / Bad Girl / Devil In My Heart / All Alone Again / Suffragette City / Summer / Tangerine / I Love Horses / Schoolmaster / Unknown / Diesel Mercedes / I Go Fast


SCAT - LA VITA REGOLATA DAL CASO private pressing Scat0105



Band nata all’ombra della Mole dalla gradita fuoriuscita di tre musicisti (Fabrizio Florio, Adriano Troia e Corrado Castella) dal soffocante circuito cittadino delle cover bands, Scat giunge con il graduale inserimento di altri tre elementi (la vocalist Anna Marmolino, il fiatista Mirko Guerra ed il pianista Angelo Perez) all’attuale configurazione a sei, responsabile dell’eccellente lavoro in oggetto. Personalmente è un motivo di vanto avere sotto casa una band di questa portata, una di quelle da aggiungere al numero fortunatamente crescente di acts nostrani (Central Unit, DBPIT, Skrjabin hc2, Caboto, solo per citarne qualcuno) dei quali poter orgogliosamente parlare nelle conversazioni con i miei omologhi stranieri : seppur nascoste nelle pieghe più remote di un mercato discografico nazionale da sempre ostaggio di lobbies mafiose che continuano a propinarci in tutte le zuppe l’Eros, il Vasco e il D’Alessio (oltre agli immancabili evergreen), queste coraggiose bands costituiscono una scena che qualitativamente può competere con quelle di altri paesi molto più progrediti del nostro. Ma entriamo nel dettaglio. Le tappe di avvicinamento a La Vita Regolata Dal Caso sono costituite da 5 demos e da un video realizzati tra il 1999 ed il 2002, tutti autoprodotti come del resto quest’album che nonostante ciò si presenta in una bella confezione cartonata simile anche cromaticamente a quella di Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven dei Godspeed You Black Emperor. Anche la produzione del supporto digitale è ottima, fattore che contribuisce a valorizzare la qualità delle tracce incluse. Per inquadrare sommariamente la proposta di Scat, oltre al gruppo canadese citato poc’anzi, potremmo menzionare gli scozzesi Mogwai, rispetto ai quali Scat risultano spesso molto più incisivi. Se avete apprezzato Happy Songs For Happy People allora amerete questo disco, che presenta molte più sfumature dovute alla presenza di pianoforte e sax, elemento quest’ultimo che offre lo stesso tipo di spunti di jazz canterburiano che abbiamo trovato in Geography dei Lob. Il riuscito alternarsi di momenti soffusi ed altri più marcati caratterizza l’opening track Epica, nelle cui pieghe gli appassionati di progressive rock potranno cogliere degli elementi che incontreranno il loro gusto, per lo meno nell’utilizzo dei fiati, così come i fans di Ryuichi Sakamoto potranno apprezzare l’effetto dato da semplici accordi di piano in levare inseriti nella strofa; la successiva traccia strumentale Asteroide coniuga gli impetuosi crescendo dei Mogwai con quel jazz rock leggero che differenziò una traccia come Lucky Seven dal resto dei pezzi inclusi in Fish Out Of Water di Chris Squire, similitudine che mi sovviene per lo stile alla Mel Collins adottato da Mirko Guerra in questa pièce. L’incedere martellante di Ro Jai Ju si avviluppa intorno alle viscere, condotto da una deragliante chitarra e sospinto dagli onnipresenti fiati di Guerra e dal cantato a due voci di Anna Marmolino, lasciando sapientemente nel finale un momento di respiro acustico che serve per prepararsi all’assalto frontale di 90/00, pezzo che nella sua prima porzione presenta caratteri di jazz rock che dopo un primo intermezzo narrativo cedono il passo ad una spigolosa chitarra post rock sulla quale una voce rabbiosa declama una serie di termini e nomi ricorrenti nel nostro tempo. Il Se si posiziona tra Sigur Ros ed i magnifici Indigo Falls dei coniugi Barbieri, mentre Il Posto Delle Cose è un affascinante strumentale che unisce elementi di Mahavishnu Orchestra, Premiata Forneria Marconi (periodo Jetlag) e Radiohead. Il mood notturno di Come Alluminio Tra I Denti, con quei deliziosi tratti alla Mogwai riletti in chiave jazz-ambient, chiude magnificamente il tracklisting dell’album, al quale è stata tuttavia aggiunta un’appendice celata nell’ultima traccia; non ho informazioni a riguardo, ma dall’ascolto ne ho tratto l’impressione che si tratti di un demo o di un’improvvisazione, in quanto il livello di compiutezza è qualche gradino al di sotto rispetto agli altri titoli di La Vita Regolata Dal Caso, nonostante si rilevino diversi buoni spunti. Ciò non toglie che ci troviamo al cospetto di una delle più convincenti releases Italiane dell’anno, che lascia ben sperare per il prosieguo dell’attività del gruppo torinese. Spero di avere presto la possibilità di vederli on stage; l’album è reperibile attraverso il website di Scat.

Epica / Asteroide (Riflessione Rabbia Ponderazione) / Ro Jai Ju / 90/00 / Il Se / Il Posto Delle Cose / Come Alluminio Tra I Denti / Ghost Track


TOYCHESTRA - MY GOOD SIDE S.K. Records SK32



Dopo il bell’EP What Leave Behind realizzato in collaborazione con Fred Frith, ritorna il collettivo femminile californiano dedito a bizzarri esperimenti sonori per soli giocattoli; My Good Side ci mostra un interessante e ben diverso sviluppo di quanto le cinque signore sono in grado di creare con i loro poco ortodossi strumenti, ventidue minuti di vivaci e variopinti affreschi che a tratti ricordano alcuni passaggi dei Gentle Giant, angolari e complesse polifonie che brillano di luce propria. Se nell’EP precedentemente citato l’impressione errata scaturitane era quella di una mera funzione di supporto alla chitarra di Frith, My Good Side ci consente di focalizzare l’attenzione esclusivamente sulle atipiche sonorità così nitidamente catturate in questo disco, tanto che a tratti è facile dimenticarsi che questi suoni sono prodotti in prevalenza mediante l’utilizzo di giocattoli. Alcuni di questi esperimenti giungono ad assumere la forma di canzone (Spider Lullaby, Feathers Dusted), tra tentazioni di musica da camera intesa in maniera naif, gamelan, campionamenti e rumorismo puro. Un must per i fans della sperimentazione più radicale, reperibile attraverso S.K. Records


For D. Boone / Feathers Dusted / Grapes Of Wrath / Slamming Door, Clapping Monkey, Flippin’ Roo / Nurse / Shirley’s Temple / Mr. Do-Bee / Spider Lullaby / Don’t Wake Me


CENTRAL UNIT - BLUE INN private pressing (no catalogue number)



La registrazione inviatami da Riccardo Lolli, relativa al concerto di presentazione dell’album Internal Cut tenuto da Central Unit al Blue Inn Cafè di Bologna il 13 Gennaio di quest’anno, è solamente promozionale ma francamente non merita di rimanere nel limbo delle registrazioni unreleased : la qualità delle esecuzioni e della registrazione stessa sono degne di una release ufficiale, per lo meno come CDR on demand sull’esempio di quanto fatto dall’etichetta Burning Shed. Pensateci bene, ragazzi : c’è gente che un live album così non lo realizza nemmeno con tutto l’impegno possibile. Gli estratti da Internal Cut integrati da Papè D’Ou Marocu (unica traccia proveniente dalla precedente produzione) sono suonati in maniera impeccabile in versioni spesso dilatate, dove i sei musicisti vanno oltre le partiture originali assecondando l’ispirazione del momento. Sensazionale la sequenza iniziale del concerto, con Stillsand, Lacroix e Tube 6 suonate in sequenza senza interruzioni, imperdibili i saliscendi della protratta versione di Papè D’Ou Marocu così come la soffusa intro di Riders On The Storm, incredibile la resa live dell’avvolgente Until Trance. Datemi retta, ragazzi, non lasciate nel cassetto questo live …


Stillsand / Lacroix / Tube 6 / Internal Cut / Rock 11 / Papè D’Ou Marocu / Riders On The Storm / Until Trance / Areknames


VAN DER GRAAF GENERATOR - PRESENT Music From EMI 7243 8 73676 2 3



La prima volta che ascoltai i Van Der Graaf Generator fu alla fine degli anni ’80, quando acquistai il live album Vital : conoscevo poco o niente della storia della band, ed ignoravo che quello che avevo acquistato era l’ultimo lavoro realizzato da Peter Hammill e soci. Con Present i VDGG sembrano voler riprendere proprio dal punto in cui si erano fermati, colmando il gap temporale che separa i due dischi con un doppio album che ristabilisce il sound inconfondibile della band con poche o nulle concessioni a mode e nuove tecnologie. Frutto di una settimana di sessions collettive, Present ci riporta al cospetto del pesante impasto di hammond, saxes e batteria cementato dalla voce senza età di Hammill : un ritorno, se vogliamo, più alle atmosfere di Still Life e World Record che non a quelle impareggiabili di H To He e Pawn Hearts, ma sicuramente preferibili alla sterminata e non sempre eccelsa produzione solista di Hammill. La sola Every Bloody Emperor, opening track di Present, cancella in un sol colpo il ricordo non solo del postumo Time Vaults ma anche del non eccelso The Quiet Zone / The Pleasure Dome, riallacciandosi fortemente al miglior repertorio del Generatore : un maggior impiego di chitarra elettrica dona maggior profondità al sound, che si estende dal blues di Boleas Panic, strumentale incluso nel primo disco, alle cinque ottime songs che riprendono il taglio obliquo di Godbluff, culminando nel delicato lirismo di On The Beach. Anche il secondo disco, composto di dieci tracce interamente strumentali, abbraccia un ampio spettro di spunti derivati dalla natura improvvisativa con la quale sono stati generati : richiami a Meurglys frammisti a molto British blues, che in episodi come Double Bass sembrano rifarsi alle lunghe jam eseguite dal vivo dai King Crimson versione Islands; tentazioni ambient (Slo Moves) e jazz sperimentale (Spanner) conducono alla conclusiva The Price Of Admission dove emergono elementi molto simili a quelli immortalati dai Genesis in alcuni episodi della quarta facciata di The Lamb Lies Down On Broadway quali The Colony Of Slippermen, Ravine e Riding The Scree. Una menzione particolare è, a mio avviso, necessario tributarla alla semplice e cruda analisi dei nostri tempi contenuta nelle lyrics di Every Bloody Emperor, dove Hammill in termini elementari ci ricorda delle inconfutabili verità (“I cambiamenti sono impercettibili mentre il nostro diritto di voto diventa un semplice gesto”; “E ogni sanguinario imperatore proclama che la libertà è il suo obbiettivo”). Difficile non ripensare ai tragici avvenimenti degli ultimi anni, alle guerre proclamate contro la volontà dei popoli della terra per volere di un manipolo di oligarchi al soldo dei potenti della finanza (“La verità è messa in ginocchio, le bugie si radicano all'infinito fino a quando la loro ripetizione diventa un proclama e noi siamo dei traditori se non ci crediamo. Impotenti piangiamo per il processo democratico”), ebbri del loro delirio di onnipotenza (“perché ogni sanguinario imperatore pensa che il suo diritto decisionale sia divino”) e assecondati dalle manipolazioni dell’informazione architettate dai media corporativi (“i doppi standards della propaganda”). Hammill conclude con l’amara constatazione che “Noi tutti siamo sostenuti da questo : il nostro credo nella natura umana, ma la nostra fede diminuisce mentre ci approssimiamo alla fine, siamo solo servi e schiavi, e l’impero declina”, rinnovando la tradizione che, con i VDGG o da solo, lo ha visto nelle vesti di cantore della condizione umana nei suoi più oscuri e reconditi risvolti. Un grande ritorno che merita di essere celebrato acquistando questo doppio CD ed appropriandosi di ogni suo istante, proprio come avremmo fatto negli anni settanta.

Disc One : Every Bloody Emperor / Boleas Panic / Nutter Alert / Abandon Ship! / In Babelsberg / On The Beach
Disc Two : Vulcan Meld / Double Bass / Slo Moves / Architectural Hair / Spanner / Crux / Manuelle / 'Eavy Mate / Homage To Teo / The Price Of Admission


DANIEL PATRICK QUINN & BEANO JAMESON - SUILVEN007 / DAC CROWELL & KURT DOLES - MERCURY Suilven Records SUILVEN007 / SUILVEN008



Definito da alcuni come “avant-folk”, Daniel Patrick Quinn ha realizzato nel corso degli ultimi anni sei albums, da solo o in partnership. Insieme a Beano Jameson ha realizzato Suilven007, un EP di 22 minuti di ambient riflessiva, evocativa con tratti celtici (Dunstanburgh Castle) che in The Sun Rises si riallaccia anche ai contenuti etnici di The Seed And The Sower, il coraggioso album realizzato nel 1988 da Robert John Godfrey e Stephen Stewart. Una miscela di arrangiamenti d’archi, vecchi synths, voci narranti e minimalismo sufficientemente stimolante da meritare almeno un ascolto. DAC Crowell è un compositore di ambient elettroacoustica proveniente dall’Illinois, con venticinque anni di attività musicale alle spalle durante i quali ha spaziato dal punk industriale realizzato con varie bands dalla fine degli anni ‘70 all’ambient minimalista dell’ultimo periodo. Kurt Doles ha invece realizzato composizioni che hanno riscosso consensi sia negli Stati Uniti che in Indonesia, eseguite di volta in volta da The Cleveland Chamber Symphony, The Pacific Rim Gamelan, The Greater Portland Flute Society, Fresh Music, The 100th Monkey Ensemble e Gamelan Gong Tunas Mekar. I due compositori hanno collaborato in vari progetti fin dal 1994. Il loro Mercury è composto di atmosfere siderali, forse eccessivamente dilatate e dispersive rispetto a simili (The Tenth Planet), a tratti bucoliche come si nota in From A Window, nel loro insieme adatte magari alle sonorizzazioni di qualche documentario ma purtroppo assolutamente prive di sbocchi interessanti che possano farne qualcosa di memorabile. Rari i momenti che consentono di sfuggire alla noia provocata da un ascolto attento di questi 72 minuti che avrebbero tranquillamente potuto essere condensati in un EP come è stato fatto con buoni risultati da Daniel Patrick Quinn e Beano Jameson. Reperibile attraverso il website dell’etichetta Suilven.

Suilven007 : Dunstanburgh Castle / The Sun Rises / Death On The Ridge Road / Sutherland County
Mercury : Mercury / From A Window / Kembali / St. James Gate / Red State Transmission / Where All Roads End


WOW WHY WOW - MONKEY WITH A THUMB Wow Why Wow Records WOW02



Non andrei a ripescare un disco vecchio di cinque anni per presentarvelo se il medesimo non avesse notevoli motivi di interesse; nella fattispecie Monkey With A Thumb di Wow Why Wow, progetto facente capo al musicista americano ma padovano di adozione Chris Boulet, è un mirabile esempio di creatività e di cosa significhi essere musicalmente avventurosi. Chris ha messo insieme un numero impressionante di musicisti senza limitazioni di sorta (sono presenti sette bassisti, numerosi drummers, fiatisti e turntablists, ed è impiegato ogni tipo di aggeggio, compresi videogiochi, telefoni e nastri) facendoli improvvisare per un’intera giornata e registrando il tutto. Le sessions sono state in seguito disassemblate e manipolate utilizzando varie attrezzature e tecniche, in particolare quella definita xenocronia, inventata (come spiega lo stesso Chris nelle note) da Frank Zappa ed utilizzata negli albums Zoot Allures, Sheik Yerbouti, Joe’s Garage parts 1,2 e 3, Shut Up And Play Yer Guitar, You Are What You Is e Them Or Us. La tecnica consiste nel sovrapporre ad un evento musicale suonato in un determinato tempo e tonalità un altro evento suonato in un diverso tempo e diversa tonalità : il risultato è una composizione musicale che non sarebbe umanamente possibile riprodurre. Inutile dirlo, Monkey With A Thumb farà felici i fans dell’indimenticabile Zio Frank, con i suoi trentatre (più una extra track) pezzi inclusi che abbracciano un ampio spettro di tipologie musicali, risultando sovente inclassificabili : frammenti di pochi secondi, spesso composti da dialoghi o all’insegna del puro rumorismo, si alternano a pieces strumentali di chiara origine improvvisativa e talvolta a songs vere e proprie, il tutto abbinato ad una eccellente tecnica strumentale. Non sto qui a scindere i vari pezzi in quanto Monkey With A Thumb è un album da ascoltare rigorosamente per intero, proprio come si fa con 200 Motels o Thing Fish o Civilization Part III. Procuratevelo attraverso il sito di Wow Why Wow.


Cornelius Becomes A Man / The Pornographic Melody / Fill In The Blanks / Unnatural Elements / Fire + Religion x The Wheel = Power / On The Phone With Pippi / The Waltz Of The Delusional Left Wingers / Work Is Art / Splatterfest / The Gifted And The Guilty / Insects Have Incest / Ng ... Ng ... Ng ... / Freedom Of Speech / "That's About Enough Of That!" / The Thumbs Of Our Fathers / Slack / "Ka-Chink!" / Art Is Work / The Wrong Side Of The Bed / Grunge Plunger / "If I Were King" .../The Shivers / Clinton / The Dance Of The Disenchanted Teen-Agers / "Splat!" / "Ego? ... What Ego?" / Art Is Art Is Art / The March Of The Annoyed Right Wingers / Splatter / Sticky Sync / "Next ... ?" / On The Waves Of An Ancient Sea / Gore / Natural Elements / bonus track : When Is Henry Gonna Kill Again 


THE FUTURE KINGS OF ENGLAND - THE FUTURE KINGS OF ENGLAND Backwater Records OLKCD011




Il protrarsi dell’assenza del Monarca dal servizio attivo pare quasi aver scatenato una corsa alla successione : un inaspettato moltiplicarsi di aspiranti sovrani affolla infatti l’attuale scena, così dopo i futuri re di Spagna e di Francia, ecco The Future Kings Of England ! Scherzi a parte, proprio l’eccessivo numero di bands con nomi simili avrebbe tenuto il mio interesse lontano da questa band se la fanzine britannica The Organ non avesse come al solito abusato con i termini di paragone richiamando la mia attenzione sul trio di Ipswich parlandone come di una versione di Godspeed You Black Emperor calata in piena New Wave Of British Prog Rock ante-firma-con-le-majors (ossia prima dei più o meno riusciti tentativi di rendere il sound più poppy). Infatti più che di post rock possiamo tranquillamente parlare di un prog/psych dalle sonorità volutamente vintage, le quali però non fanno risultare il sound eccessivamente datato : in Silent And Invisibile Converts possiamo ritrovare semmai le atmosfere dei Porcupine Tree di Up The Downstairs e The Sky Moves Sideways con qualche pennellata di Hawkwind dovuta ad un dosato intervento di violino à la Simon House. Un inizio dark evocativo dei primi Black Sabbath caratterizza October Moth, pezzo che si sviluppa lungo teorie di fluttuanti arpeggi in territori floydiani, caratteri che nella successiva Lilly Lockwood si contaminano con elementi di Van Der Graaf Generator riletti come potrebbero farlo oggigiorno i grintosi Oceansize : un piccolo capolavoro costellato di chitarre spacey, che si chiude con una citazione del finale di The Musical Box. Pur prediligendo le atmosfere dark, The Future Kings Of England dimostrano in The March Of The Mad Clowns di sapersela cavare bene anche con temi più solari, utilizzando chitarre acustiche che si amalgamano nel loro tessuto space rock. La porzione iniziale di Pigwhistle si mostra come un riuscito punto di incontro tra i primi Porcupine Tree ed Oceansize, prima che siano le atmosfere cosmiche ad avere il sopravvento nella seconda parte, cedendo quindi il passo ad un tema conclusivo molto tranquillo solcato dalle rifiniture di una glissando guitar. Sia in The March Of The Mad Clowns che nella lunga Pigwhistle ritroviamo le caratteristiche riscontrate nei precedenti brani, applicati abilmente in un genuino e riuscito melting pot di influenze che collocano sapientemente questo album strumentale in quel territorio di mezzo tra progressive, psychedelia ed hard rock che in tempi passati fu abitato da bands come Faithful Breath ed i Judas Priest dei primi due albums. Un album dalle peculiarità interessanti, consigliato non solo ai fans delle bands citate; reperibile attraverso Backwater Records.


At Long Last ... / 10:66 / Humber Doucy Lane / Silent And Invisibile Converts / October Moth / Lilly Lockwood / The March Of The Mad Clowns / Pigwhistle / God Save The King


TWELFTH NIGHT - LIVE FROM LONDON Iguana Project IPDVD011



Originariamente pubblicato nel 1984 in formato VHS dall’etichetta Samurai con il titolo The Creepshow, questo concerto tenuto dai Twelfth Night il 9 Marzo 1984 al Marquee Club in Wardour Street fu parte di una serie di shows ripresi in diversi locali della capitale Britannica per la serie Live From London, trasmessa via satellite in Europa ad orari impossibili e che proprio per questo non riscosse un buon successo finendo per diventare un oscuro oggetto di culto. Alcuni concerti vennero anche trasmessi senza programmazione dalla TV Britannica in tarda nottata, abitudine che venne mantenuta anche nei primi anni novanta quando la serie venne riesumata dal produttore Mickie Most. La performance testimonia lo stato di forma della band di Reading in seguito all’avvicendamento tra Geoff Mann ed Andy Sears nel ruolo di frontman, con il neo acquisto che si cimenta con buon piglio e sicurezza nell’interpretare il repertorio storico della band cercando, dove possibile, di andare oltre le melodie originali sfruttando la sua migliore tecnica vocale. Nel set che compone questi 57 minuti di immagini trovano posto numerosi estratti dal leggendario Fact & Fiction, integrati dall’opener The Ceiling Speaks e dall’allora inedita Art And Illusion; il piccolo palco del Marquee non consentiva grandi coreografie, ma ciò nonostante lo show è arricchito dalla teatralità messa in mostra da Andy Sears e da Clive Mitten in We Are Sane, The Creepshow e nell’introduzione a Fact & Fiction, dove i due musicisti simulano un colloquio a distanza tra due leaders delle superpotenze di allora. La discreta tecnica strumentale del gruppo fa il resto, offrendoci una buona performance che oggi è possibile apprezzare nuovamente senza rovinarci gli occhi su videocassette pirata ormai sgranate dai numerosi passaggi di duplicazione. Ben poco a livello di extras, che si limitano ad una piccola galleria fotografica ed al catalogo della serie realizzata dalla Iguana Project. Acquistando però il DVD direttamente attraverso il sito dei Twelfth Night è possibile ricevere un CDR contenente la registrazione audio del concerto, conviene in questo caso affrettarsi, in quanto la serie di CDR è limitata.

 

The Ceiling Speaks / Human Being / We Are Sane / Fact And Fiction / The Poet Sniffs A Flower / Creepshow / Art And Illusion / Love Song



MONICA MELISSANO - GUIDE ROCK : INGHILTERRA Editori Riuniti ISBN 88-359-5102-x


Il volume che ho scelto come lettura estiva è stato pubblicato quattro anni fa dalla Editori Riuniti, ma nonostante non costituisse più una novità editoriale l’ho acquistato in quanto interessante come tema. L’autrice Monica Melissano si è proposta infatti l’obiettivo di realizzare una guida sull’Inghilterra del rock, parlando dei locali, dei pubs, dei clubs, delle etichette discografiche, dei negozi di dischi e dei luoghi più significativi della storia del rock inglese. Ottimo proposito, purtroppo solo in parte realizzato : laddove vi è riuscita il risultato è di indubbio interesse, in quanto l’appassionato o il curioso può andare a colpo sicuro armato di indirizzi e di informazioni raccolte con scrupolo, ed è un vero peccato che solo una parte delle 423 pagine che compongono il tomo siano state utilizzate in questa maniera. Purtroppo Monica è caduta nella tentazione di scrivere l’ennesimo saggio nozionistico sulla storia del rock, e questo come tutti i suoi predecessori risulta parziale, poco approfondito e condizionato pesantemente dai gusti personali dell’autrice, gusti sui quali non voglio discutere ma che inevitabilmente danno una versione squilibrata e parziale della grande epopea del rock inglese intesa nella sua totalità. Per essere chiari, un simile lavoro credo che non sia in grado di affrontarlo nessuno, probabilmente nemmeno un team di “luminari” con diverse competenze riuscirebbe nello scopo, ma forse potrebbe provarci; invece la storia ripercorsa da Monica è lacunosa, superficiale in alcuni passi, sufficientemente approfondita in altri, totalmente mancante in altri episodi. Qualche esempio? Il progressive rock dei seventies è liquidato in poche battute con i soliti leit-motif (musica pretenziosa, cervellotica e autocelebrativa), il new progressive non viene addirittura nemmeno citato. In quattro e quattr’otto viene archiviata anche l’epopea della NWOBHM, generi come il pronk, il post rock ed il math rock non vengono neanche menzionati. Com’è possibile? Eppure, specialmente nella capitale, tutte queste espressioni musicali hanno lasciato ben più di un segno : se parliamo di new prog, non è un mistero che oltre a caratterizzare le serate di locali come il Marquee, il Royal Standard e il Camden Palace abbia raggiunto anche i palchi del Reading Festival e dello Sheffield Electronica Festival; il metal Inglese degli eighties fu un’ondata che superò con forza prorompente i confini nazionali mettendo a ferro e fuoco anche l’Europa continentale, grazie all’appoggio di majors e di piccole etichette (chi si ricorda Shades, con sede nel negozio omonimo, nel cuore di Soho?). In quanto ai generi più nuovi da me citati, mi chiedo come sia possibile trascurare l’enorme fermento generato da bands come Cardiacs, Foe, Sleepy People, Oceansize, Stars In Battledress, o da etichette come House Of Stairs e Burning Shed, o da manifestazioni come Cambridge Acoustic Routes. Certo, è difficile accorgersene se si conoscono a fondo i Beatles, però poi si glissa o quasi su tutti i seventies e ci si tuffa a capofitto nel punk e nella new wave, investendo tali fenomeni della paternità di quanto di buono (a seconda dei gusti) la scena attuale abbia generato. Anche l’importantissima scena di Canterbury non è trattata in maniera impeccabile (dove sono finiti, ad esempio, gli immensi National Health, o almeno per far sapere che la scena non si è estinta col tempo, le attuali formazioni del giro come Pip Pyle’s Bash e In Cahoots?). A tratti mi è sembrato di rileggere un libro che nel lontano 1978 presi in prestito dalla biblioteca dell’istituto tecnico da me frequentato : non me ne ricordo il titolo, ricordo però bene che per l’autore il rock era circoscritto a Hendrix, Zappa, Lou Reed, Stones e poco altro. Semplicemente non trovo logico che si pretenda, con conoscenze parziali, di scrivere un libro esaustivo, si finisce per penalizzare anche quanto di buono si poteva realizzare trattando argomenti su cui si ha una effettiva competenza. Sarebbe meglio dedicare i propri sforzi a lavori tematici, tralasciando gli argomenti sui quali non si è ferrati. Ma nel caso in questione, l’autrice potrebbe fare di meglio : riprendere quanto di buono ha fatto in attinenza al progetto di guida pratica (e vi assicuro che non è trascurabile) e, tralasciando il nozionismo, portare a compimento l’opera secondo l’intento originario. Esistono un sacco di monografie che tracciano la storia di Beatles, Stones, Who etc meglio di quanto fatto in questa sede, mentre l’idea della guida ai luoghi del rock ha il pregio dell’originalità e dell’utilità. Consiglierei di riscriverlo, con maggior autocritica e cercando di non andare fuori tema.
 

News from the World Central

- Mentre da informazioni date da Adrian Belew nel corso di un'intervista l'attività di King Crimson dovrebbe riprendere nel Settembre 2007, indiscrezioni circolanti nel Regno Unito danno come improbabile un ritorno al servizio attivo di King Crimson. Nel frattempo è uscito il secondo volume di The 21st Century Guide To King Crimson relativo ai periodi 1981-84 e dal 1994 a oggi

 
 

News from the World

- Primo tour Italiano della formazione statunitense The Need New Body :
        Sabato 5 Novembre - La Chiave, Catania  
        Domenica 6 Novembre - Ambaradam, Rosolini - SR - Tbc
        Lunedì 7 Novembre - Tba
        Martedì 8 Novembre - C.P.G., Giarre - Tbc
        Mercoledì 9 Novembre - Biside, Prtyzan - Cosenza
        Giovedì 10 Novembre - Circolo degli Artisti, Roma
        Venerdì 11 Novembre - Università degli Studi di Urbino, Urbino - PU
        Sabato 12 Novembre - Festival, Pescara
        Domenica 13 Novembre - Acquaragia, Mirandola - MO 
- Lithosphere è il secondo lavoro congiunto di Ian Boddy e Robert Rich, pubblicato su etichetta DiN il 24 Ottobre (Cat. No. DiN 21)
- Primo tour Italiano per Langhorne Slim, cantautore newyorkese Alt/Country :
        Sabato 29 Ottobre - La Chiave, Catania  
        Domenica 30 Ottobre - Insomnia, Vasto (CH)
        Lunedì 31 Ottobre - Cantine Mediterraneo, Frosinone
        Martedì 1 Novembre - Centro Stabile di Cultura, Schio (VI)
        Mercoledì 2 Novembre - Kulturni Dom, Gorizia
        Giovedì 3 Novembre - Università di Urbino, Urbino (PU)
        Venerdì 4 Novembre - Zero, Azzano S.Paolo (BG)
        Sabato 5 Novembre - Covo, Bologna
        Domenica 6 Novembre - Fleurs du Mal, Bari
        Lunedi 7 Novembre - Galleria Toledo, Napoli
- Oggetti Volanti Non Identificati sono lieti di annunciare l'imminente uscita del CD compilation The Vegetable Man Project Volume 4. venti nuove versioni del classico di Syd Barrett Vegetable Man rivisitate da: Miazia (Italy), Gallery Of Lore (Italy), Der Bekannte Post-Industrielle Trompeter (Italy), The Future Kings Of England (Uk), Beat Babol (Italy), Su/Si-Lab (Italy), Kevin (Sweden), My God Is A Fluorescent Frog (Italy), Nonmipiaceilcirco! (Italy), Milanoans (Italy), Fantasyy Factoryy (Germany), Danielle Lemaire (The Netherlands), Satantango (Italy), Labyrinth Whistler (Sweden), Goad & Opendead Eye (Italy), Posthuman Tantra (Brazil), Jacopo Gobber (Italy), Kitchen Cynics (Uk), Geloso (Italy), Marsicano Sitar Experience & Lauro Toledo (Pandit Lao) (Brazil). Disponibile dal 25 novembre in 500 copie. Si consiglia la prenotazione
- In attesa dell'uscita del terzo disco in primavera, dal titolo Hidden Or Just Gone, i Caboto presentano il quarto capitolo del progetto Freeboto, diario sonoro scaricabile gratuitamente collegandosi alla pagina www.bluebaobab.net/caboto/freeboto.html
- DBPIT suonerà a Roma il giorno 11 Gennaio presso il Linux Club, via Libetta con Anna Consuelo e special guests
- Un nuovo compact disc di Kurt Doles comprendente composizioni per ensembles da camera, registrate da membri del California EAR Unit e da altri validi performers dell’area di Los Angeles, è previsto su etichetta Cold Blue per l’autunno del 2006 
-  Pubblicata la prima ristampa dell'album Vietato Morire di Andrea Chimenti  
 



SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - No. 42 - Giugno 2005

 


In questo numero di NO WARNING! :

- King Crimson : Neal And Jack And Me DVD
- War Against Sleep : Messages
- Andrea Chimenti : Vietato Morire
- Kino : Picture
- Central Unit : Internal Cut
- Bark Psychosis : ///Codename: Dustsucker
- Reuter/Boddy : Pure
- Pushing Red Buttons : Foreign Film Or Tango Dance?
- Toychestra And Fred Frith : What Leave Behind
- Various : The Plague Of Crafty Guitarists
- Faultline : Wild Horses
- Steve Lawson : Grace And Gratitude
- The Neutrinos : Sick Love
- No Conventional Sound : Metallo Kitsch
- Elio E Le Storie Tese : Il Meglio Di Ho Fatto 2 Etti E Mezzo, Lascio?
- Twelfth Night : Art & Illusion
- David Cross : Closer Than Skin
- Lob : Geography
- Monsieur Golàn : Psyclicks
- On Stage : Elio E Le Storie Tese live in Collegno, July 19th 2005
- On Stage : Porcupine Tree live in Collegno, July 25th 2005
- Nick Hornby : Non Buttiamoci Giù
- News from the World Central
- News from the World
 

KING CRIMSON - NEAL AND JACK AND ME - LIVE 1982 - 1984 DGM0401

Ricordate le vecchie VHS The Noise e Three Of A Perfect Pair, relative a due concerti dei King Crimson tenutisi rispettivamente nel 1982 e nel 1984, introvabili reliquie che rimasero tali fino alla loro ristampa su etichetta DGM avvenuta nel corso della seconda metà dei nineties? Operazione questa che fu sicuramente gradita ai fans, ma … si, voglio essere maligno a tutti i costi : in quel periodo già si era a conoscenza della tecnologia oggi universalmente conosciuta come DVD, e si poteva presumere che in breve tempo, come avvenuto per altre tecnologie, questa sarebbe diventata accessibile a tutti in breve tempo. E allora perché, dico io, non attendere qualche anno ed evitare di immettere sul mercato le suddette VHS per preferire la pubblicazione del presente DVD Neal And Jack And Me che di fatto le raggruppa entrambe? Niente da fare, il richiamo della vile pecunia è troppo forte per chiunque, ed abbiamo avuto modo di accorgerci in più occasioni che Mr. Fripp non fa eccezione. Purtroppo la produzione non si è sprecata nemmeno con gli extras : una galleria fotografica, un video clip, e non mi si venga a dire che in archivio non c’erano altri filler a disposizione. Solo dando un rapido sguardo alla mia collezione, tra il materiale dell’epoca ho trovato i 30 minuti trasmessi dalla TV tedesca SAT 3 nel 1982 ed il promo di Heartbeat, senza contare le numerose interviste ai vari membri di Crimso. Va bene, la qualità delle immagini sul supporto digitale è nettamente superiore a quella del vecchio nastro analogico, e le videocassette si possono sempre rivendere o tenere per la collezione, ma non è questo il punto : ciò che non va è la condotta imprenditoriale di Fripp, ormai totalmente calato nell’ottica del massimo profitto attraverso il minimo investimento. Attendiamo quindi con sfiducia il lancio del nuovo website attraverso il quale sarà possibile scaricare materiale audio di King Crimson, vedremo per quale “modica” cifra si potrà attingere dall’archivio del Venal Leader.

Three Of A Perfect Pair - Live in Japan 1984 : Three Of A Perfect Pair / No Warning / Larks' Tongues In Aspic Part III / Thela Hun Ginjeet / Frame By Frame / Matte Kudasai / Industry / Dig Me / Indiscipline / Satori In Tangier / Man With An Open Heart / Waiting Man / Sleepless / Larks' Tongues In Aspic Part II / Elephant Talk / Heartbeat
The Noise - Live in Frejus 1982 : Waiting Man / Matte Kudasai / The Sheltering Sky / Neil And Jack And Me / Indiscipline / Heartbeat / Larks' Tongues In Aspic Part II
DVD Extras : Sleepless video / Tony's Road Photos / Discography
 

WAR AGAINST SLEEP - MESSAGES Fire Records FIRECD89

Strano disco, questo Messages dei War Against Sleep : già la copertina contribuisce a disorientare, facendo pensare a certa goth/new wave degli eighties, ed anche numerosi ascolti dedicati a questo supporto non mi hanno aiutato ad inquadrare completamente la proposta di quest'ennesimo act accasatosi presso l'etichetta Fire Records. Il punto di riferimento più verosimile potrebbe essere Roxy Music, anche se in questo album troviamo un ampio parco strumenti e non poche puntate verso sonorità psichedeliche. L'opening track The Cord è un inusuale tango condotto dal piano e dalla voce profonda e suadente di Duncan Fleming, straziato da una chitarra ultra-satura che punteggia con poche note il refrain del pezzo, mentre il David Bowie dei primi seventies si affaccia in Evil Aliens, bel pezzo abbellito da un timido arpeggio di chitarra acustica e da un synth fischiettante. A tratti mi tornano in mente anche i bizzarri Flaming Fire, specialmente nei punti in cui sixties, nineties e psych convivono felicemente fianco a fianco, creando un ibrido che riesce a mettere in ombra il Morgan di Canzoni Dell'Appartamento : è il caso di pezzi come Brother XII e Again Love Smashes Up My Mind. Non mancano le ballate, come The Secret Sea, Stay Tonight e soprattutto I Long For You, sicuramente uno dei pezzi migliori dell'album. Bizzarro ed interessante, reperibile attraverso Fire Records.

The Cord / Evil Aliens / The Secret Sea / Brother XII / Again Love Smashes Up My Mind / Delusions Of Love / Stay Tonight / Going Inside Out Again / My Little Stone / Down Here Everything Is Fine / I Long For You / Babylon Falls
 

ANDREA CHIMENTI - VIETATO MORIRE Audioglobe / Santeria 8016670209126

Spesso lascio che una certa vena polemica mi prenda la mano, ma ci sono momenti in cui non riesco proprio a farne a meno. Ascoltando Vietato Morire, nuovo studio album di Andrea Chimenti, mi viene spontaneo fare delle considerazioni che inevitabilmente innescano la succitata vena; si, perchè sicuramente i più conoscono Chimenti per le sue collaborazioni con David Sylvian, e questo la dice lunga ancora una volta sul livello di competenza del pubblico Italiano, che sicuramente se non ci fossero stati questi illustri trascorsi si sarebbe lasciato sfuggire un autore di altissimo livello. E credetemi, non sto incensando il lavoro di Andrea solo perchè ho ricevuto il promozionale e quindi mi devo sentire obbligato a fornirgli in cambio un commento positivo; la realtà è che trovo molto più intenso, coinvolgente e bello questo Vietato Morire rispetto a molti lavori di ben più acclamati acts : volendo chiamare in causa proprio il già citato Sylvian, posso affermare che il mortalmente noioso Blemish non vale un solo minuto di questo disco. Se con l'autunnale magia de Il Porto Sepolto la musica di Andrea mi aveva rapito (non immaginate il dispiacere che ho avuto quando, quasi due anni or sono, realizzai che la data della sua esibizione alla FNAC di Torino coincideva con quella dei King Crimson a Milano), con Vietato Morire vengo definitivamente conquistato dal suo modo semplice ed elegante di confezionare atmosfere tenui e coinvolgenti. Questa volta c'è anche una strumentazione elettrica a coadiuvarlo, consentendogli di aggiungere numerose sfumature al suo songwriting; ed è sorprendente scoprire, ascolto dopo ascolto, i particolari che ornano le undici tracce di questo bellissimo disco : Andrea Chimenti sintetizza, più o meno inconsciamente, acts differenti tra loro come Dead Can Dance, No-Man, Franco Battiato, Penguin Cafè Orchestra, giungendo a toccare i King Crimson di In The Wake Of Poseidon e Islands in Cuore Di Carne, incalzante traccia sospinta da un drumming alla Michael Giles e dal Mellotron. Le antiche atmosfere che avevano caratterizzato Il Porto Sepolto ritornano nell'opening track La Cattiva Amante, con piano ed archi a farla da padrone, atmosfere che ritroviamo in Quieta Notte ricreate con un parco strumenti un pò più ampio; trame alla Sakamoto attraversano Prima Della Cenere, mentre ritroviamo tracce di Secrets Of The Beehive in Oceano, impreziosita dalla voce di Patrizia Laquidara. Addirittura magica l'atmosfera creata in Il Momento Del Passo, dove si incrociano intimismo e sfumature esotiche che lasciano il posto ad un finale di rara intensità, mentre i No-Man del periodo Flowermouth/Wild Opera possono fungere da pietra di paragone per Tra La Terra E Il Cielo. Nel feeling generalmente crepuscolare dell'album spicca tra le altre tracce per solarità Limpido; interessante Mipney Ma, canto tradizionale in lingua ebraica, ma veramente superlativo è il crescendo emozionale de Il Gioco, sapientemente stemperato dalla pacatezza della conclusiva Se Tornassi Alla Fonte. Vietato Morire presenta anche un'appendice, una ghost track strumentale dove ricorrono alcuni temi utilizzati nelle tracce precedenti, a suggello di un disco che vale molto più del prezzo che pagherete per il suo acquisto. I colleghi di Rocklab hanno scritto "Fatelo vostro a scatola chiusa", ed io non posso che concordare con questo consiglio, ma spero vivamente di aver stuzzicato la vostra curiosità e di avervi dato almeno qualche motivo in più per farvelo procurare.

La Cattiva Amante / Prima Della Cenere / Oceano / Il Momento Del Passo / Tra La Terra E Il Cielo /  Quieta Notte / Limpido / Cuore Di Carne / Mipney Ma / Il Gioco / Se Tornassi Alla Fonte
 

KINO - PICTURE InsideOut SPV089-40820 CD+DVD

Adesso capisco a fondo che tipo di delusione possono aver provato nei primi eighties i fans che si attendevano meraviglie dallo stellare line-up degli Asia e che invece si ritrovarono al cospetto di una serie di canzoni AOR : le attese nei confronti dei cosiddetti supergruppi spesso sono state superiori all'effettiva sostanza, e purtroppo questi Kino non fanno eccezione. Era lecito attendersi molto di più da questa band, visti i nomi sulla carta : John Beck, tastierista degli immensi It Bites; Chris Maitland, ex drummer dei Porcupine Tree; John Mitchell, chitarrista degli osannati Arena; Pete Trewavas, bassista dei sopravvalutati Marillion. E invece? Poche schegge dei Porcupine Tree più hard e degli It Bites della sezione centrale di Once Around The World disseminate nell'iniziale Losers' Day Parade, dove ad un tratto John Mitchell si sforza anche di imitare lo stile chitarristico di Francis Dunnery prima di naufragare nei clichès più inflazionati del British New Prog (IQ et similia, per intenderci). Per il resto, speravo sinceramente che nessun altro oltre a John Wetton ed i già citati Asia avesse il coraggio di propinarci porcherie melense come Letting Go e All You See. Pezzi come Leave A Light On non aggiungono nulla a quanto già espresso dai non eccelsi Jadis, così come People e Perfect Tense che pagano un pesante tributo agli IQ della seconda era Nicholls. Un gradino più su si colloca Holding On, se non altro in virtù di un bel break prevalentemente strumentale che, per non sbagliare, va a ripescare qualcosa dalle strutture dei Genesis di Foxtrot. In quanto a Room For Two che dire : un rockaccio con pretese da hit single così brutto forse non l'hanno mai scritto nemmeno i Pendragon nel loro periodo peggiore, il chè è tutto dire. Personalmente tra le dieci tracce presenti l'unica che mi piace realmente è Swimming In Women, traccia in perfetto stile Shadowland (quanti di voi conoscono il loro bellissimo secondo album Through The Looking Glass?) affidata alla voce di John Beck che anche come timbro vocale ricorda molto quello di Clive Nolan. Incompiuta risulta infine la conclusiva title track, breve pezzo d'atmosfera incentrato su voce e tastiere che chiude in maniera interlocutoria un album con poche luci. Facilmente memorizzabile fin dal primo ascolto, poco impegnativo anche se tutto sommato godibile, Picture può forse farsi apprezzare maggiormente in auto che non nell'impianto casalingo. Incluso nell'edizione speciale vi è un DVD contenente quattro tracce registrate dal vivo in un piccolo club in Germania, dimensione che probabilmente può farci apprezzare meglio il leggero songwriting di Kino; rimane il fatto che le attese sono rimaste indubbiamente deluse. Peccato.

Losers' Day Parade / Letting Go / Leave A Light On / Swimming In Women / People / All You See / Perfect Tense / Room For Two / Holding On / Picture

Bonus DVD : Leave A Light On / Letting Go / Swimming In Women / Losers' Day Parade
 

CENTRAL UNIT - INTERNAL CUT MP Records MPRCD044

Spero non vi sembri esagerato quanto sto per esprimere, e spero di conseguenza che vogliate constatare di persona prima di accusarmi di eresia o di chissà cos'altro; molto semplicemente, posso e voglio affermare che se Central Unit riuscirà a garantirci ogni anno un prodotto dal livello qualitativo di questo Internal Cut noi potremmo evitare di logorarci nelle lunghe attese per un nuovo e preventivamente strombazzato album di bands come Porcupine Tree, e forse Mr. Wilson potrebbe ritirarsi a contare i denari ricavati dalla dissanguante serie di diverse edizioni, limited e very limited editions in vinile di ogni suo prodotto discografico (detta per intero, sarebbe anche ora che i fans smettessero di acquistarglieli, in modo che si ritrovi tutte le sue rarità sul groppone così magari la smette di speculare sulla fedeltà dei suoi appassionati). Internal Cut è probabilmente uno dei migliori albums di sintesi usciti durante gli ultimi anni, un disco dove post rock, ambient electronica e progressive rock si fondono creando qualcosa di veramente unico, ed è sorprendente scoprire quale lungo cammino abbia compiuto questa band bolognese nata vent'anni fa sotto il segno della New Wave. Buona parte del materiale qui incluso mi aveva già entusiasmato nella versione demo che ebbi modo di presentare qualche tempo addietro, ma la netta progressione dello stile di Central Unit si evidenzia forse ancor di più nel materiale proveniente dalla prima produzione discografica della band. L'innesto di Riccardo Lolli ha sicuramente aggiunto parecchi ottani nel motore di questo affiatato ensemble di ottimi musicisti, la cui definitiva maturazione abbinata ad una strumentazione totalmente diversa rispetto a quella utilizzata negli eighties evidenzia maggiormente il netto divario tra Internal Cut ed i primi lavori (che comunque non sono stati rinnegati dalla band, tanto che proprio di recente sono stati ristampati dall'etichetta MP Records, la stessa che ha pubblicato questo nuovo lavoro). Per comprendere appieno la portata di questo album partiamo dal fondo, da quella cover di Riders On The Storm che così poco mi aveva convinto inizialmente e che invece rivela tutte le doti alchemiche di Central Unit : al suono vintage di un organo si abbina un campionamento della voce di Fred Bongusto preso da Una Rotonda Sul Mare, ed il pensiero va subito ai Camel di Mirage fatti oggetto di una rilettura jazzy come potrebbe intenderla il Theo Travis Quartet se equipaggiato con strumentazione elettrica. Una moderna vena jazz dalle forti venature mediterranee è presente nella bellissima opening track Lacroix, costruita intorno ad alcuni samples presi da Metrodora di Demetrio Stratos, ed è veramente arduo controllare i brividi dati dall'ascolto della voce dell'indimenticabile cantante degli Area incastonata in questa brillante composizione di ampio respiro. L'avveniristico ed incalzante incedere di Tube 6 trova qui la sua quadratura finale dopo la già convincente versione inclusa in Demos 2001 (ma per coloro desiderosi di fare ulteriori confronti l'invito è quello di andarsi a scaricare la versione demo ad opera del solo Riccardo Lolli messa a disposizione sul website di Central Unit), mentre echi di jazz dal flavour molto sixties caratterizzano una grandiosa rielaborazione di Mas Rapido andandosi ad innestare su un tessuto ritmico molto elastico. Il rilassato mood di Still Sand presenta alcune affinità con gli episodi più ambient di Heart Of The Sun di Theo Travis, fungendo quasi da prolungata intro alla successiva Rock 11, traccia proveniente addirittura dal primo EP Loving Machinery (il titolo originale era Rock Onze) : pezzo dalla durata, molto probabilmente non casuale, di 11 minuti e 11 secondi (contro i cinque minuti della versione originale), Rock 11 è forte di un sinuoso ed avvolgente andamento che richiama illustri caposaldi come The Sahara Of Snow o la porzione conclusiva di Larks' Tongues In Aspic Part Three. Giungiamo quindi alla title track, che inizia in maniera molto soffusa in un delicato equilibrio di sonorità moderne che fanno da sfondo al suono dell'organo Hammond; i successivi ingressi di basso, sax e chitarra conducono in crescendo graduale ad un'intensa porzione strumentale riccamente orchestrata, che si placa momentaneamente per poi crescere di nuovo con l'intervento di ben due parti di sax ed un semplice ma emozionante solo di chitarra, chiudendo quindi nella stessa atmosfera soffusa con cui la traccia era iniziata. Una bella cover di Areknames di Franco Battiato si collega mediante un breve solo di batteria alla "piece de resistance" Until Trance, lunga traccia di oltre quattordici minuti che nella prima porzione si colloca a metà strada tra Miles Davis e Sigur Ros, mentre la parte conclusiva potrebbe quasi essere assimilata ad una moderna rilettura di alcune cose dei Gong. Una breve ghost track giocata sul tema di Mas Rapido, posta al termine della già citata Riders On The Storm conclude questa forte e sapiente release, che ci mostra una band in forma strepitosa che son sicuro non mancherà di stupirci ulteriormente in futuro. Io sono pronto a scommettere sulle capacità di Central Unit, un act dove esperienza, capacità ed inventiva si coniugano maniera entusiasmante, e spero di poter essere testimone di un luminoso cammino che la band ha tutte le carte in regola per poter compiere.

Lacroix / Tube 6 / Mas Rapido / StillSand / Rock 11 / Internal Cut / Areknames / Until Trance / Riders On The Storm
 

BARK PSYCHOSIS - ///CODENAME : DUSTSUCKER Fire Records FIRECD90

Sono estasiato! Ma non solo, sono anche terribilmente in ritardo sull'uscita di questo album nel presentarlo a voi lettori. Eppure mi venne inviato un promozionale con largo anticipo rispetto alla data di pubblicazione, ma fin dal primo ascolto rimasi così abbacinato dalla bellezza sconvolgente di ///Codename : Dustsucker che in tutti questi mesi non sono riuscito a trovare le parole atte a descriverlo. Ancor oggi non sono in grado di farlo, in realtà : eppure ho ascoltato l'album infinite volte, cercando di carpirne tutti i segreti più nascosti, apprezzandone a fondo la tensione, i chiaroscuri, i magistrali arrangiamenti, le arcane sonorità. Niente da fare : i concetti richiamati dall'ascolto stentano ad assumere una forma descrittiva, ed allora mi arrendo alla banalità di definire questo disco un capolavoro assoluto, a fronte del quale qualunque sequenza di parole è inutile e superflua. Credo di poter definire ///Codename : Dustsucker come uno dei più importanti e fondamentali albums di post-rock, più di Agætis Byrjun, più di Amnesiac, più di Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven; potrei anche sbilanciarmi nel definirlo come uno dei più importanti e fondamentali albums in assoluto, ed includerlo in quel novero di dischi che chissà in quanti citerebbero in quelle demenziali classifiche di albums da portare su un'isola deserta che periodicamente saltano fuori su magazines più o meno competenti. ///Codename : Dustsucker va realmente oltre le etichette di comodo, concentrando al suo interno l'essenza stessa della musica. Melodia, dissonanza, suoni naturali e suoni artificiali, suono e silenzio, luce e buio ... probabilmente qui convivono e si incontrano tutti gli estremi, anche i più lontani, anche vita e morte. Sbalorditivo, se pensiamo che stiamo parlando di un gruppo che si è distinto per l'estrema parsimonia nella sua produzione musicale : non poteva esservi come back migliore per i Bark Psychosis, cult band dei nineties scioltasi dopo appena un album, 7 singoli e una compilation. Oggi Graham Sutton ritorna accompagnato da un parco musicisti composto da ben 14 elementi (tra i quali si segnala l'ex Talk Talk Lee Harris), che contribuiscono a fare di ///Codename : Dustsucker una tavolozza ricca di colori sfumati, stesi con la naturalezza dell'artista che segue d'istinto la sua ispirazione. Un plauso anche all'etichetta Fire Records che ha pubblicato questo lavoro incredibile, da avere assolutamente.

From What Is Said To When It's Read / The Black Meat / Miss Abuse / 400 Winters / Dr. Innocuous/Ketamoid / Burning The City / INQB8TR / Shapeshifting / Rose
 

REUTER/BODDY - PURE DiN DiN17

Interessante sforzo congiunto da parte di Markus Reuter, touch guitarist di Centrozoon, e Ian Boddy, sperimentatore Britannico e main man dell'etichetta DiN, giunta con questo Pure alla diciassettesima release che ha visto la luce lo scorso 8 Novembre. Boddy e Reuter in passato hanno già realizzato un album intitolato Distant Rituals nel 1999, oltre ad aver collaborato dal vivo in un paio di occasioni. Le sonorità di questo disco sono molto prossime a quelle del bellissimo Guerrilla Music di Theo Travis e Mark Hewins (valga a titolo di esempio l'avvolgente Glisten), in un contesto ovviamente più elettronico imbastito prevalentemente su materiale registrato da Markus ed elaborato da entrambi i titolari con l'ausilio di samples, pads, vocoder ed altri marchingegni. Una serie di composizioni dalle scintillanti armonie connesse tra loro ed orchestrate con una grande attenzione per i dettagli, a tratti molto prossime ad alcune strutture della League Of Crafty Guitarists (Presence) o di Mike Oldfield (Immersion) ma anche, ovviamente, ad alcune cose di Centrozoon (This Life). Le undici tracce compongono un insieme inscindibile di armonie finissime che si diffondono nell'ambiente come leggere particelle di pulviscolo, creando indimenticabili atmosfere ovattate che sorprendentemente possiedono una temperatura molto più alta rispetto a quella di molta altra musica elettronica. Se volete farvi un'idea ascoltando alcuni estratti in formato MP3 visitate il website dell'etichetta DiN, dove potrete trovare anche foto, un video file ed altre informazioni. Pure è disponibile attraverso il DiN web store http://www.din.org.uk/shop.html al prezzo di 18 Dollari (inc. P&P).

Presence / History / This Life / Glisten / Immersion / Clearing / The Source / The Level / Breathe / Fragments / Pure
 

PUSHING RED BUTTONS - FOREIGN FILM OR TANGO DANCE? Blockchord Records 6 20953 08092 0

Nuovo album per Pushing Red Buttons, band newyorkese della quale ci siamo occupati tempo fa in occasione del loro album omonimo e alla quale questa volta faccio fatica a trovare una collocazione in questo spazio. Il genere da loro proposto in questo Foreign Film Or Tango Dance? c'entra poco o niente con quanto realizzato da coloro che frequentano più o meno abitualmente questo spazio : si tratta infatti di una miscela di stili tipicamente americani, leggeri, quadrati e con una spiccata tendenza per l'airplay, priva di quegli spunti zappiani che avevano reso gradevole il precedente album. Possiamo quindi citare Kiss, Styx, Foreigner, Boston, Toto, tutti nomi rispettabilissimi nella cui scia moltissimi si vanno a collocare senza purtroppo apportare innovazioni a quanto ormai ampiamente sentito e risentito. Se contate nel prossimo futuro di farvi una traversata coast to coast a bordo di un'enorme auto presa a noleggio, allora portatevi pure dietro questo CD, altrimenti se non siete più che patiti per questo genere lasciate perdere e destinate ad altra spesa la somma necessaria per l'acquisto di questo disco.

Tripping Over A Four Leaf Clover / Illusion Town / The Man Behind / Yoyo / Girls Gone Stupid / I'll Tell / The Right Side / All Of This And More / Tad / M.A.W. (Model / Actor / Whatever) / Love Jihad / Something Left For Me
 

TOYCHESTRA AND FRED FRITH - WHAT LEAVE BEHIND S.K. Records SK28CD

Cosa ci fa il leggendario ex chitarrista degli Henry Cow con un'orchestra composta da sei donne che suonano dei giocattoli poggiati su assi da stiro? Ovviamente niente di convenzionale : Fred Frith è garanzia di musica fuori dagli schemi, e se già l'utilizzo da parte sua di pennelli ed utensili da cucina in combinazione con il suo strumento da luogo a particolari sonorità, immaginate cosa esce fuori dalla combinazione tra il suo particolare stile ed il suono di fischietti, flautini, strumenti giocattolo ed amenità varie. What Leave Behind - Concerto For Electric Guitar And Toy Orchestra è stato composto appositamente da Dan Plonsey allo scopo di combinare i talenti delle due entità musicali dalle quali era stato colpito in occasione di alcune performances tenutesi tra il 1995 ed il 1998 al Berkeley's Beanbender's Creative Music Series. Entrambi gl acts hanno dimostrato in passato come sia possibile dare nuove possibilità di espressione alla musica anche ricorrendo ad attrezzature ridotte o non convenzionali, ma lo scopo di Dan Plonsey è quello di fornire a entrambi la potenzialità di esprimere in pieno le proprie capacità per combinarle e contrapporle in un ambizioso gioco di compromessi ed estremi. E in questi 25 vibranti minuti lo scopo viene raggiunto brillantemente, con cinque tracce bizzarre, scomposte, angolari e geniali : melodie infantili si raggrumano sulle sconnesse trame tese da Frith come avviene nella seconda traccia Fellini, mentre una post-extravaganza dai contorni elettrici prende forma in 3 Elephants And A Cow. Il disco si chiude con When To Rewind, bella traccia vocale costituita su un crescendo a più voci assecondato dalle dosate rifiniture della chitarra satura di Frith. Un disco veramente fuori dal comune che consiglio a tutti gli oltranzisti dell'innovazione, reperibile direttamente presso www.skrecords.org.

The Dub / Fellini / Grover Rides A Happy Honker / 3 Elephants And A Cow / When To Rewind
 

V.A. - THE PLAGUE OF CRAFTY GUITARISTS Inner Knot IK - 0104

Primo volume su etichetta Inner Knot (via DGM) di una serie di CD a venire, atti a celebrare e/o presentare il lavoro di alcuni degli oltre 60 sottogruppi del Guitar Craft generatisi nel ventennio passato dal primo corso tenuto da Robert Fripp nel Marzo del 1985, corso che da allora ha coinvolto più di duemila musicisti provenienti da tutto il mondo. Ricordiamo in questa sede come alcuni di questi musicisti abbiano avuto dal Guitar Craft la possibilità di intraprendere un cammino che li ha condotti a risultati di grande rilevanza (è il caso di Davide Rossi, oggi nel line up di Goldfrapp, o di Trey Gunn che ha affiancato il Maestro in tutta una serie di importanti avventure, compresa quella nei King Crimson). The Plague Of Crafty Guitarists evita di soffermarsi sui più noti e fortunati acts generatisi dal Guitar Craft (tra i quali è giusto ricordare California Guitar Trio, Robert Fripp String Quintet, Gitbox, Ten Seconds, Prometheus, Centrozoon, Europa String Choir, Los Gauchos Allemanes, solo per citarne alcuni), spostando l’attenzione su altrettanto validi ma meno conosciuti gruppi e solisti. Il ventaglio di proposte è incredibilmente vario, accomunato solo dall’eredità dell’insegnamento Frippiano e dall’utilizzo del new standard tuning : si va quindi dal surf di RV ad opera di Steve Ball (che pure con Prometheus ci aveva mostrato tutt’altre tendenze) alla melodia di Beatnik, pezzo di 1605 Munro costruito prevalentemente su un semplice riff di piano; si passa attraverso gli arrangiamenti etnici di Sur Pacifico (la cui Amanecer ricorda alcune cose di Europa String Choir e Gitbox) e gli esercizi virtuosistici di Tobin Buttram per arrivare alla brillante e personale rilettura di Spoonful realizzata da The Normal People, il progetto dell’amico Marziano Fontana di cui ci siamo già occupati in passato. Troviamo anche ammiccamenti a formule più fruibili dal grosso pubblico ma non per questo di minor pregio (Sister Sue di Birds May Bite e Jean Jean di Bill Hibbets), come sempre presenti sono le influenze classicheggianti (Nigel Gavin, Casting Shadows e Playmovil) che hanno fortemente caratterizzato il lavoro del California Guitar Trio; non mancano tentativi di diversificare in modo radicale le influenze primarie (è il caso del breve bozzetto Cristales 45 dei Santos Luminosos, di The Soldier di Fernando Kabusaki che mostra alcune attinenze con The Normal People e di Free For The Taking di Janssen & Jensen, traccia dal riuscito mood notturno con sax in evidenza). In chiusura troviamo le uniche due tracce che ricordano il repertorio della League Of Crafty Guitarists, Vitrina di Commendatore Zucchini e Snowing In Spain di GSQ; quest’ultima in particolare rinnova il piacere dell’ascolto di quel tipo di sonorità, specialmente per chi come me ebbe la fortuna di assistere nell’ormai lontano 1990 al passaggio in Italia della LOCG : ricordo ancora oggi con immutato piacere lo stupore generato da quelle sconosciute, strane, fresche ed innovative composizioni per sole chitarre Ovation disposte a semicerchio alla destra del Maestro Fripp. Sono passati tanti anni da quella serata al Teatro Toniolo di Mestre, da allora il mondo (sotto tutti gli aspetti) è cambiato molto, e non c’è dubbio che molti dei cambiamenti nel panorama musicale abbiano avuto come artefici musicisti fuoriusciti da quella bella realtà che si chiama Guitar Craft.

Beatnik - 1605 Munro / Amanecer - Sur Pacifico / Sister Sue - Birds May Bite / The Crossing - Tobin Buttram / RV (Relation Vacation) - Steve Ball / A Touch Too Soon - Nigel Gavin / Cristales 45 - Santos Luminosos / Presto Sonata - Casting Shadows / Spoonful - The Normal People / Free For The Taking - Janssen & Jensen / The Soldier - Fernando Kabusaki / Pinau - Playmovil / Jean Jean - Bill Hibbets / Vitrina - Commendatore Zucchini / Snowing In Spain - GSQ
 

FAULTLINE - WILD HORSES EMI CDEMDJ640

Un veloce cenno sul singolo realizzato nel Maggio 2004 da Faultline, progetto ambient-electronica facente capo a David Kosten del quale ci siamo già occupati in passato in occasione dell’album Closer Colder. Realizzato anche come parte delle tre bonus tracks incluse nella ristampa dell’album Your Love Means Everything, ripubblicato lo scorso anno a pochi giorni di distanza dal singolo, Wild Horses vede Faultline cimentarsi con un’eterea versione del classico dei Rolling Stones interpretata dall’ospite Joseph Arthur, cantautore statunitense che ha aggiunto anche una timida linea di chitarra al minimale impianto sonoro costruito da Kosten. Personalmente preferisco questa versione all’originale … provare per credere.

Wild Horses (radio edit) / Wild Horses (album version)
 

STEVE LAWSON - GRACE AND GRATITUDE Pillow Mountain Records PMR0015

"Questa è la prima volta in cui ho esplorato un approccio tematico ad un album, guardando ai diversi aspetti della grazia, della gratitudine e del rispetto. Rispetto per se stessi, rispetto reciproco e per la creazione". L'intento con il quale Steve Lawson ha lavorato a questo suo album ne ha decretato il livello qualitativo, altissimo come al solito, ma non solo. Essere riuscito a realizzare l'intento iniziale ha significato anche la realizzazione di un album in qualche maniera differente dai precedenti : più riflessivo, più introspettivo, forse addirittura più personale e riuscito. Le delicate composizioni di Steve, alcune delle quali molto lunghe, sembrano in effetti delle meditazioni, dei pensieri appena mormorati; la completa padronanza della sua strumentazione e della sua tecnica di looping gli consentono di rivolgere completamente la sua attenzione all'aspetto emozionale della musica, che fuoriesce con forza ed intensità. Ce ne rendiamo conto fin dall’ascolto dell’iniziale title track, semplice e delicato episodio dalle tinte pastello che introduce in maniera eloquente questo ambizioso concept. La successiva The Journey Of A Thousand Miles … si basa su un soundscape frippiano che solo verso la metà della traccia vede la sovrapposizione di alcuni dosati fraseggi, timidi giri di armonici e lunghe note con il fuzz. Sonorità quasi acustiche caratterizzano The Kindness Of Strangers, solare traccia nella quale Steve inserisce un solo alla Fripp ed eleganti fraseggi dal gusto latino americano. Ritroviamo i caratteri principali della title track in Despite My Worst Intentions, che vengono appena alterati in There But For The Grace Of God da qualche inserto elettronico. The Space Between The Silence ci mostra egregiamente la magistrale tecnica con la quale Steve Lawson riempie proprio quegli spazi citati nel titolo di questa lunga traccia, ed è sbalorditivo il risultato che si può ottenere in termini di pienezza e resa del sound senza grande dispendio di note. Più movimentata risulta essere Shizzle, impreziosita da un altro solo Frippiano e da un inusuale ricorso alla tecnica slap, mentre una menzione particolare va fatta per You Can’t Throw It Away (There’s No Such Things As Away), che con i suoi 14 minuti e 21 secondi è la traccia più lunga dell’album, ma non è questo il motivo di menzione : molto importante è invece il tema affrontato da Steve, quello dello smaltimento dei rifiuti, che per molti nella nostra società significa semplicemente gettare “via”. Ma come evidenziato in un discorso di tale Dr. Ulrich Loening sul tema dell’ecologia, in realtà “via” non esiste in quanto è tutto parte del nostro ecosistema; un concetto da tenere bene a mente soprattutto nei momenti in cui dobbiamo disfarci di rifiuti non biodegradabili e pericolosi per l’ambiente come farmaci, batterie scariche, liquidi esausti e via dicendo. Che questo lungo e riflessivo soundscape ci aiuti a riflettere su questo importante tema. La delicata What Did I Do To Deserve This? e il breve soundscape Smoke From Burning Steam chiudono questo nuovo riuscito lavoro di Steve Lawson, un musicista che oramai è una vera autorità in questo campo. Grace And Gratitude è reperibile attraverso l'etichetta Pillow Mountain Records ed i principali online shops.

Grace And Gratitude / The Journey Of A Thousand Miles ... / The Kindness Of Strangers / Despite My Worst Intentions / The Space Between The Silence / Shizzle / There But For The Grace Of God / You Can’t Throw It Away (There’s No Such Thing As Away) / What Did I Do To Deserve This? / Smoke From Burning Steam
 

THE NEUTRINOS - SICK LOVE Wet Nurse Records WN001

Questa è una delle non frequenti occasioni in cui un debut single non rivela appieno le qualità che si riscontrano in seguito nel full lenght album : di The Neutrinos trattammo non molto tempo fa a riguardo del loro singolo Murder, e l’ascolto di quelle poche tracce lasciò in me una sensazione non negativa ma nemmeno di grande entusiasmo. Invece questo Sick Love si è rivelato un inatteso gioiello fatto di grinta e potenza, cura per gli arrangiamenti che pure non sono ridondanti, estrema pulizia nelle sonorità; può sembrare poco, ma non è così, anche perché le canzoni funzionano perfettamente. Spesso molte bands dal ridotto parco strumenti cadono nell’errore di puntare su una produzione lo-fi, finendo per penalizzare canzoni ben scritte ma alle quali viene a mancare quel qualcosa in più che invece The Neutrinos dimostrano di saper offrire. Ecco allora che le canzoni graffiano davvero, lasciando ferite profonde in luogo di abrasioni superficiali : l’impronta del sound sovente è molto heavy, come si può notare fin dall’iniziale Handsome Beast o anche dalla successiva Puckered Arse dove riaffiorano addirittura i Judas Priest del periodo commercialmente più fortunato (mid-eighties), ma i momenti di pausa all’interno delle songs sono veramente ben congeniati e gli conferiscono un tocco particolare. Qualcuno potrà ritrovare qui l’energia di bands valide ma forse non pienamente apprezzate come The Knack, con i quali The Neutrinos ha in comune la capacità di approntare brevi ma micidiali staffilate sonore (si veda a titolo di esempio Better In Your Head). Molto belle anche le ballads Girl With Three Names (dalle connotazioni bluesy), Ugly e Sell Me Your Skin che consentono a Karen di abbandonare momentaneamente il suo approccio vocale sessualmente allusivo per mostrare la duttilità della sua voce, che a tratti ricorda quella di Toyah Willcox. I testi spesso sono crudi e diretti come un libro di Irvine Welsh, ed il songwriting di The Neutrinos ne enfatizza l’immediatezza. Sick Love consta di dodici tracce tutte di nuova composizione, fatta eccezione per Murder e per la ghost track Fucker recuperate dal precedente singolo su etichetta UK2, per un totale di quasi 45 minuti che scorrono agevolmente lasciando un’impressione molto positiva. Reperibile attraverso Sonomu.

Handsome Beast / Puckered Arse / Girl With Three Names / Murder / Better In Your Head / Ugly / Scrubber / Sell Me Your Skin / Blood Red Lips / Here To You / Sick Love listen / Tell Me So / Fucker (hidden track)
 

NO CONVENTIONAL SOUND - METALLO KITSCH private pressing (no catalogue number)

Giovane gruppo rock/alternative torinese (l’età dei 5 componenti varia dai 19 ai 23 anni), No Conventional Sound è attivo dal 2002; dopo due anni di attività ed una buona attività live nell'underground la band può vantare apparizioni come spalla per Sushi, One Dimensional Man, Derozer, Wah Companion, Meganoidi, Magazine Du Kakao e Medusa, oltre alle partecipazioni a concorsi musicali nazionali (Alatri 2004, Pagella Rock 2004, della cui finale nazionale sono risultati vincitori). Questo EP dal titolo Metallo Kitsch è stato prodotto da Spazio 211, associazione musicale molto impegnata nella scena musicale torinese. No Conventional Sound si presentano con tre tracce che mescolano un po’ di metal e delle riuscite teorie dei Bluvertigo con elementi di bands molto meno esaltanti come Subsonica, diluendo con ammiccamenti alle formule di tendenza quanto di buono a livello di intenzioni il quintetto è in grado di produrre. I testi in Italiano, nonostante la mia scarsa propensione ad apprezzare il cantato in lingua madre, funzionano abbastanza bene, e la voce mi ha ricordato molto quella di Pietro Ratto dei concittadini Aton’s (mentre accenno a loro, se lo trovate vi consiglio l’ascolto del loro secondo album Caccia Grossa). I tre pezzi sono ben strutturati, arrangiati dignitosamente e si giovano di una produzione tutto sommato passabile (a volte mi capita di sentire certi suoni cavernosi che credevo si potessero ottenere solo fino a vent’anni fa), ma se No Conventional Sound desiderano realmente distinguersi dalla massa e perseguire la ricerca musicale che sostengono di voler compiere, allora il consiglio è quello di buttare alle ortiche le tentazioni commerciali e focalizzare il processo compositivo su qualche elemento di innovazione che costituisca una sfida per se stessi. Che si tratti di introdurre elementi di math o post rock, di ambient, di noise o qualsivoglia influenza, questo sta ai musicisti deciderlo; ognuno ha un patrimonio di gusti personali da spendere all’interno di una band, e nel caso di No Conventional Sound la giovane età gioca a favore. C’è tutto il tempo necessario per raggiungere senza fretta traguardi di assoluto valore, come è riuscito proprio ai bolognesi Central Unit di cui abbiamo trattato in precedenza. Gli spazi di manovra per inserirsi autorevolmente tra le migliori espressioni della scena alternativa italiana (vedi Caboto, Skrjabin Hc2, Central Unit, Abarthjour Floreale) ci sono tutti, basta evitare di cadere nel solco dei finti rockers di casa nostra. Buon lavoro ragazzi, conto di ritrovarvi a breve in questo spazio con un altro prodotto che segni un’evoluzione secondo il vostro manifesto programmatico.

Mamba / Se / Specchi
 

ELIO E LE STORIE TESE - IL MEGLIO DI HO FATTO 2 ETTI E MEZZO, LASCIO? Hukapan HUK007

Il tour 2004 di Elio E Le Storie Tese è stato caratterizzato dalla produzione in tempo reale di un certo quantitativo dei cosiddetti CD brulè, degli official bootlegs che hanno catturato una porzione di ognuna delle 39 date, alloggiati in una confezione standard riportante uno sticker con data e luogo di registrazione. Da questo consistente archivio la band ha estratto questo box battezzato Il Meglio Di Ho Fatto Due Etti E Mezzo, Lascio?, che pur se pubblicato pochi anni dopo il doppio live Made In Japan non costituisce affatto un doppione; anzi, nella miglior tradizione Zappiana queste registrazioni ci mostrano le diverse sfaccettature che la band imprime ai pezzi, rendendo di fatto appetibile ogni singola registrazione. Le trentadue tracce incluse nel box sono state tratte dai concerti tenuti a Collegno, Torino, Montichiari, Macomer, Belluno, Tavagnacco, Riccione, Lari, San Giovanni in Persiceto, Carpi, Mantova, Padova, Cernusco Sul Naviglio e Reggio Emilia; sorprende l’assenza in scaletta del materiale dall’album Cicciput, che pure venne eseguito ma che è stato accuratamente escluso da tutte le registrazioni. La sbalorditiva padronanza strumentale del gruppo ci consente di andare ad apprezzare tutti i più nascosti risvolti di queste tracce, costellate di trovate goliardiche e di sberleffi e citazioni dal repertorio di altri gruppi che fanno di ogni concerto della band milanese un evento unico ed irripetibile. Da segnalare che una versione succinta di questo live set è stata allegata al numero di dicembre del magazine Rolling Stones, a vantaggio di coloro che magari non avevano voglia di spendere la tutto sommato contenuta cifra di 24 Euro per il set completo. Il box è corredato da un libretto di 16 pagine contenente numerose foto a colori della band sul palco, e da un codice valido per tre mesi di abbonamento gratuito al fan club di Elio E Le Storie Tese, con la possibilità di scaricare tutti gli mp3 della produzione del gruppo compresi i concerti del tour 2004. Cosa potete desiderare di più da una band?

Disc One : Carro / Psichedelia / Cartoni Animati Giapponesi / La Ditta / La Vendetta Del Fantasma Formaggino / Nubi Di Ieri Sul Nostro Domani Odierno (Abitudinario) / Catalogna / Cateto / Burattino Senza Fichi / Mio Cuggino / Largo Al Factotum

Disc Two : John Holmes (Una Vita Per Il Cinema) / Essere Donna Oggi / Pipppero / Lo Stato A, Lo Stato B / El Pube / Il Vitello Dai Piedi Di Balsa / Il Vitello Dai Piedi Di Balsa Reprise / Uomini Col Borsello / Né Carne Né Pesce / Supergiovane

Disc Three : Farmacista / Pork E Cindy / Milza / Born To Be Abramo / Il Rock And Roll / Cassonetto / Evviva / La Visione / Servi Della Gleba / Ocio Ocio / Cara Ti Amo
 

TWELFTH NIGHT - ART & ILLUSION Cyclops CYCL 132

Secondo album originariamente pubblicato nel 1984 su etichetta Music For Nations e primo con la presenza del nuovo vocalist Andy Sears (proveniente dai Canis Major), Art & Illusion soffrì all’epoca della sua pubblicazione (specialmente in Italia) di reazioni poco lusinghiere dovute alla sindrome da “abbandono di membro fondatore” che affligge parecchi scribacchini : ricordo che più o meno nello stesso periodo accadde qualcosa di simile per l’album Born Again dei Black Sabbath, il cui valore non venne riconosciuto a causa dell’ingresso di Ian Gillan al posto del dimissionario Ronnie James Dio (chissà perché costui venne ben accolto quando sostituì Ozzy Osbourne …). Nel caso di Art & Illusion qualcuno cercò addirittura di arrampicarsi sui vetri pur di giustificare a malincuore il suo gradimento per alcuni pezzi dell’album : la bontà della title track e di C.R.A.B. venne motivata con il fatto che la loro composizione risaliva al periodo con Geoff Mann, peccato che C.R.A.B. sia un pezzo strumentale nel quale presumibilmente il compianto Geoff non ha avuto alcun modo di contribuire. Spesso i preconcetti impediscono di guardare alle cose in modo obbiettivo e sereno : gettare la croce addosso a Andy Sears ha impedito a molti di apprezzare un disco fresco, bello ed innovativo, che coniuga magistralmente Progressive rock e New Wave utilizzando suoni ed arrangiamenti moderni e dinamici rompendo definitivamente con i canoni dei contemporanei IQ, Marillion etc. Personalmente in quel periodo ho guardato a lungo a dischi quali Art & Illusion e 90125 come alla via per uscire dalle pastoie di un genere fossilizzato sulle pedisseque imitazioni dei grandi artefici del progressive rock dei seventies, via che in troppi hanno trovato troppo scomoda da percorrere anche a causa degli intralci buttati sul percorso dai “giornalisti” del settore, bravi nel ritrovarsi sulle consuete formule “bello ma niente di nuovo” salvo poi ritrarsi inorriditi quando il nuovo faceva capolino sul piatto dei loro giradischi. Le cinque tracce che componevano originariamente la release formano un corposo insieme di soluzioni che spaziano dall’ibrido prog-wave di Counterpoint alla bella ballad in stile Ultravox di First New Day, passando attraverso le tentazioni mainstream della title track, le reminiscenze del primo periodo strumentale di C.R.A.B. e l’affilato taglio heavy di Kings & Queens. C’è da dire che questo riuscito amalgama venne di lì a breve leggermente annacquato con soluzioni più fruibili al grosso pubblico, forse su pressione dell’etichetta Virgin che pubblicò il successivo e pur valido album, ma grazie all’opera di ristampa attualmente in corso sotto la supervisione di Brian Devoil siamo oggi in grado di risalire ad alcuni significativi episodi dell’epoca. Troviamo infatti qui incluse ben sette bonus track, tre delle quali (Blue Powder Monkey e le due versioni di Take A Look) pur composte nello stesso periodo del materiale di Art & Illusion vennero poi incluse nel Virgin album, mentre Blondon Fair finì sul retro del singolo Take A Look prima di riemergere nella versione CD di Collectors Item. Il track listing inizialmente concepito per Art & Illusion viene qui ricomposto con l’inclusione dei demos realizzati nel Maggio del 1984 per l’etichetta MCA che in quel periodo sembrava interessata a mettere i Twelfth Night sotto contratto; le tre tracce (Blue Powder Monkey, Blondon Fair e Take A Look)  vennero realizzate in versioni sensibilmente diverse da quelle che vedranno la luce su etichetta Virgin, per il piacere dei fans che possono così apprezzarne l’evoluzione. Le altre quattro tracce incluse (segnalate come “alternate”) sono invece i demos inviati al produttore Gil Norton che lavorò con la band per due settimane negli Amazon Studios in Liverpool alla registrazione del materiale di Art & Illusion; da segnalare la versione abbreviata di Take A Look, antenata dell’edit poi incluso nel 12” single omonimo. Una menzione a parte meritano i testi scritti da Andy Sears (tranne nel caso di Art & Illusion, il cui testo come già detto è opera di Geoff Mann) : meno torrenziale e più diretto rispetto al suo predecessore, Andy getta uno sguardo realista su una quotidianità fatta di potere, ipocrisia e perdita di valori. Si va dall’impietosa analisi, fatta in  piena epoca Thatcheriana ma tutt’ora attuale, di una società che perde i suoi caratteri di socialità in una folle rincorsa all’individualismo (Rat eat rat) nell’opening track Counterpoint, affrontando l’ancor più attuale tema delle enormi risorse destinate a spese militari che vengono sottratte alla ricerca e all’assistenza medica in First New Day. L’eterno tema del potere esercitato da pochi ai danni della moltitudine emerge, così come nelle parole di Geoff in Art & Illusion, anche in Kings & Queens, mentre in Blondon Fair l’olocausto viene visto con gli occhi e nella logica del carnefice; le insidie e la spersonalizzazione indotte dal progresso tecnologico emergono dalla fredda analisi di Take A Look, infine lo sconosciuto (ai più, me compreso) concept di Blue Powder Monkey, nelle intenzioni di Andy Sears un tributo tardivo a quei bambini che venivano impiegati negli angusti spazi delle navi della flotta Britannica per caricare e dar fuoco alle polveri dei cannoni : soprannominati “scimmie”, questi bambini si ritrovavano in breve tempo con le mani tinte del colore blu della polvere da sparo a causa del suo continuo utilizzo, ma non molti vivevano tanto a lungo da doversene preoccupare … chissà se qualche mio “collega” (come colui che tanti anni fa, con la band ancora in attività, auspicava la sostituzione di Andy con “un cantante appena decente”) almeno leggendo questi testi se la sentirà di rivalutare un vocalist che è stato troppo e ingiustamente bistrattato. Art & Illusion è reperibile attraverso l’etichetta Cyclops oppure direttamente attraverso il website dei Twelfth Night. Ah, il mio giudizio finale in sintesi : imperdibile !

Counterpoint / Art &Illusion / C.R.A.B. / Kings & Queens / First New Day / Blue Powder Monkey (MCA demo) / Blondon Fair (MCA demo) / Take A Look (MCA demo) / Counterpoint (alternate) / C.R.A.B. (alternate) / Kings & Queens (alternate) / Take A Look (alternate)
 

DAVID CROSS - CLOSER THAN SKIN Noisy Records NOISY 003

Quinto studio album per il leggendario ex violinista di King Crimson, che dopo la fuoriuscita dalla band di Larks’ Tongues In Aspic ha girovagato nei progetti Radius e Clearlight Orchestra prima di intraprendere nel 1989 una brillante carriera solista che lo ha visto ergersi autorevolmente nel panorama musicale Britannico. La strada tracciata timidamente da Memos From Purgatory e proseguita con sempre maggior convinzione attraverso The Big Picture, Testing To Destruction ed Exiles viene ulteriormente delineata da questo bellissimo album : David Cross, avvalendosi di una formazione costituita da giovani ma talentuosi musicisti, riprende le spigolose partiture degli albums dei King Crimson periodo 1972-74 sfrondandole degli elementi più cervellotici e dandogli un taglio più affilato e urgente, qualificandosi come ricercato campione di “nuovo metal”. Non a caso, a rimarcare la continuità tra quanto realizzato nel periodo aureo del progressive rock e l’attuale direzione musicale, troviamo le citazioni del riff di Larks’ Tongues In Aspic Part Two inserite in Awful Love e Tell Me Your Name, quasi a sottolineare il ruolo non certo marginale ricoperto all’epoca al fianco di Fripp, Bruford e Wetton. Altro elemento di continuità è dato dalla presenza come liricista di Richard Palmer-James, già autore dei testi cantati all’epoca da John Wetton; per il resto, David Cross si avvale di Mick Paul, bassista al suo fianco da Exiles e di Paul Clark, chitarrista alla terza presenza a fianco del titolare. Il line up è completato dal solido drummer Lloyd e da Arch Stanton, vocalist trovato al termine di una lunga ricerca, ma c’è da dire che l’attesa è stata ripagata da un acquisto che garantisce un ottimo livello qualitativo : dotato di un timbro di voce potente, a tratti simile nelle tonalità basse a quello di Damian Wilson, Arch Stanton fornisce anche un apporto di chitarra addizionale sicuramente indispensabile dal vivo per supportare i funambolismi delle velocissime dita del bravo Clark. Un rifferama bello e vivace si accompagna ad una dose non indifferente di melodia, elementi sui quali David Cross inserisce con gusto e moderazione le sue parti di violino arricchite da dosati apporti di tastiere evitando accuratamente di strafare. Dieci canzoni dal carattere forte ma al tempo stesso orecchiabili (non in senso radiofonico, ma in virtù dello spiccato senso melodico che le pervade), compositivamente e strumentalmente ineccepibili : provate ad immaginare un connubio tra la NWOBHM più incontaminata (pre 1983), i King Crimson degli ultimi due albums, qualcosa dei Cardiacs e di bands giovani ed agguerrite tipo Oceansize, ed avrete un’idea approssimativa di cosa attendervi dall’ascolto di Closer Than Skin. Dopo la soffusa intro dell’iniziale Are We One? (dai bellissimi influssi mediorientali) l’assalto sonoro si protrae per quasi un’ora fino alla conclusiva e ossessiva Anybody, smorzato a tratti da rifrain dal ritmo quasi ballabile (States Of Deception) e da atmosfere cadenzate ma intense (Only Fooling, meravigliosa nei suoi intrecci di strumenti solisti) oppure sulfuree (Valley Of The Kings, una sorta di blasfemo miscuglio tra Metallica e Cardiacs). Melodie memorabili si stagliano su pezzi profondamente diversi tra loro come Counting e Tell Me Your Name, costituendo un riconoscibile e prezioso elemento caratterizzante di un album bello, convincente e ispirato. Reperibile attraverso l’etichetta Noisy.

Are We One? / States Of Deception / Over Your Shoulder / Only Fooling / Awful Love / Counting / I Buy Silence / Valley Of The Kings / Tell Me Your Name / Anybody
 

LOB - GEOGRAPHY Death Bunny Recordings bdbcd04

Una release non recentissima (è stata pubblicata nel 2002 dall’etichetta Death Bunny  Recordings) che merita di essere ripescata è questo Geography dei Lob, sestetto Britannico dal flavour molto canterburiano che rinverdisce i passati fasti dei Soft Machine più jazzy (quindi da Third in avanti). Il parco strumentale elettroacustico (saxes, tromba, flauto, chitarra, basso elettrico ed acustico, batteria, loops ed electronics) consente alla band si spaziare in un ampio ventaglio di soluzioni, ora più atmosferiche ora più tradizionalmente jazz-rock (orientativamente a metà strada tra Earthworks e 64 Spoons). A rafforzare il legame di Lob con la scuola di Canterbury, si segnala la presenza di Lol Coxhill al sax soprano nella sesta traccia (di cui evito di citare il titolo, dato che l’intero tracklisting di Geography è costituito da coordinate geografiche), pièce de resistance di 14 minuti che a livello di atmosfere ricorda la crimsoniana Requiem. Definito sul sito Freeform come "modern kozmigroov" o anche "una combinazione tra il meglio del suono del Miles Davis dei '70s con contemporanei tocchi atmosferici", Geography non tradirà le vostre attese. Reperibile attraverso Amazon.

51 Degrees 14.30N 1 Degree 27.23E / 34 Degrees 50.49N 11 Degrees 112.30W / 34 Degrees 03.47N 11 Degrees 82.117W / 40 Degrees 54.30N 105 Degrees 14.00W / Sol 5 - 43-44S / 04S - 14S 110-095 / 166 Degrees 40E, 77 Degrees 51S (Elevation 15KM)
 

MONSIEUR GOLAN - PSYCLICKS Psychotica Records PSY011

Monsieur Golàn è un progetto composto dai musicisti tarantini fAb (al secolo Fabio Orsi, remixer) e Psichic, chitarrista dei Logan che in quest’ambito differenzia totalmente il suo stile cimentandosi nella produzione di textural guitars prevalentemente improvvisate. Siamo quindi nel campo della manipolazione sonora, o della destrutturazione di samples, loops e feedback di chitarra propria di molta ambient electronica. I riferimenti più immediati che mi vengono in mente sono Bass Communion e The Tenth Planet, con in più qualche elemento percussivo sparso che nel metodo di applicazione è assimilabile ad alcune produzioni dell’etichetta DiN; le atmosfere sono quasi totalmente plumbee, alla maniera dei Centrozoon di The Scent Of Crash And Burn, con nessuna concessione alla melodia comunemente concepita. La conclusiva Monsieur Golàn Et Ses Beat è l’unica traccia propriamente strutturata rispetto alle altre composizioni freeform di questo interessante EP per il quale gli autori consigliano l’ascolto in cuffia. Io invece ve ne consiglio l’acquisto, ben felice che finalmente l’etichetta Psychotica cominci a differenziare la sua produzione.

Mons. i. eu. r.go. l. àn. / Le Chant De Monsieur Golàn / Monsieur Golàn Pensif / L'homme Golàn / Decelération Decadént / Monsieur Golàn Et Ses Beat
 

ELIO E LE STORIE TESE - Collegno, Parco Dalla Chiesa 19 Luglio 2005

Consueta tappa estiva in quel di Collegno anche nel corso del corrente tour di Elio E Le Storie Tese; lo spazio allestito all’interno di un’ala dell’ex Ospedale Psichiatrico per ospitare la decima edizione della rassegna musicale Colonia Sonora era gremito al limite della capienza, forse grazie anche al prezzo abbastanza popolare dei biglietti. Una prolungata serie di nenie nonsense ha fatto da intro ad un set piuttosto atipico per la band milanese : fuori i classici come El Pube, Mio Cuggino, Pipppero e Servi Della Gleba, Elio E Le Storie Tese hanno dato spazio a pezzi che non sono mai stati dei punti fermi nelle loro performances. L’opening track è stata Noi Siamo I Giovani (Con I Blue Jeans), seguita a ruota dalla storica John Holmes, quindi tra le hit Shpalman e La Terra dei Cachi ha trovato posto (Gomito A Gomito Con L’) Aborto; dall’ultimo studio album Cicciput sono state estratte Fossi Figo e Gimmi I, durante la quale Mangoni (“nella parte di Elvis Presley 48 ore prima della morte”) si è cimentato nel cameo eseguito sul disco da Ike Willis. Tra queste due è stata eseguita Nudo E Senza Cacchio, proveniente come la successiva Bis (corredata di un diverso finale) dal non esaltante album Craccracriccrecr. Dal repertorio meno conosciuto della band è stata recuperata L’Astronauta Pasticcione, pezzo che musicalmente presenta molte attinenze con il repertorio più song-oriented dei Genesis del periodo 1976-78, quindi il divertissement vocale di Alfieri, concluso con una citazione di She Love You. Discomusic e l’immancabile Tapparella hanno chiuso il set, ma una lunga serie di encores comprendente Il Rock And Roll, Urna (nella versione dance inclusa in Peerla), Li Immortacci, Essere Donna Oggi e Supergiovane hanno portato la durata complessiva del concerto vicina alle due ore, con l’ultimo riverbero che si spegneva oltre la mezzanotte. Da segnalare che anche nel corso di questo tour la band produce e vende una serie di official bootlegs realizzati in real time come già avvenuto per la serie Ho Fatto 2 Etti E Mezzo, Lascio? : questa volta il titolo è Grazie Per La Splendida Serata, disponibile in CD, su chiavetta USB e dalla data del 21 Luglio anche in DVD. Potenza della tecnologia, e anche della fantasia …
 

PORCUPINE TREE - Collegno, Parco Dalla Chiesa 25 Luglio 2005

La lunga attesa per questo gig dei Porcupine Tree nell’ambito della rassegna Colonia Sonora non è stata purtroppo ripagata da un concerto all’altezza delle aspettative : la band di Steven Wilson come di abitudine ha allestito un set incentrato sul materiale degli ultimi due album, tralasciando volutamente il resto del repertorio, con netta prevalenza degli estratti da Deadwing secondo la più bieca ottica commerciale. Due fugaci puntate verso il repertorio meno recente, con un ripescaggio da Up The Downstairs ed uno da Lightbulb Sun, per il resto spazio al materiale più heavy sul quale Porcupine Tree ha potuto accanirsi alla stregua di una volgare banda di metallari. Mi spiace per Mr Wilson, ma questi abiti gli stanno decisamente stretti : trovo che sia una mossa da dilettante quella di includere un secondo chitarrista (John Wesley) in tutte le fasi del concerto e non solo dove ve ne sia un reale bisogno, appesantendo di fatto il sound non solo nelle poco ispirate composizioni di Deadwing, ma anche nei più riusciti passi di In Absentia. Credo che coloro che avevano conosciuto Porcupine Tree per la loro prima produzione più progressive o per il loro periodo song oriented avranno faticato non poco a districarsi nelle claustrofobiche cortine metalliche elevate da Wilson e Wesley, che hanno letteralmente soffocato l’apporto di Barbieri consentendo solo grazie ai livelli nel mixing di distinguere la formidabile tecnica di un drummer del calibro di Gavin Harrison. Sono sinceramente convinto che per ascoltare delle songs dal taglio heavy non artificiale e molto più ispirato sia preferibile rivolgersi a bands come Oceansize o Foe, gente che certe cose le fa per scelta e non per calcolo. Come già accennato, grande spazio nel set ai pezzi di Deadwing, intervallati da The Sound Of Muzak e da Fadeaway, con chiusura affidata alle ottime Blackest Eyes e Strip The Soul. Un solo encore costituito da Shesmovedon e da Trains ha portato la durata complessiva del concerto ad un’ora e mezza, un po’ pochino per un gruppo con ormai nove albums ed un’infinita serie di singoli ed altre amenità alle spalle, e un po’ pochino soprattutto considerando che di fronte avevano la platea del paese nel quale hanno avuto il primo grande successo di pubblico. Penso che un bel bagno di umiltà non le farebbe male, Mr. Wilson …
 

NICK HORNBY - NON BUTTIAMOCI GIU' Guanda Editore ISBN 88-8246-830-5

Quattro personaggi con poco o nulla in comune si ritrovano casualmente la notte dell’ultimo dell’anno sul tetto di un palazzo occupato a Londra : Martin, presentatore televisivo caduto in disgrazia dopo dei guai giudiziari dovuti ad una relazione sessuale con una minorenne; Maureen, una donna il cui mondo è circoscritto al figlio gravemente disabile che deve accudire; Jess, un’adolescente sbandata e nevrotica in conflitto con i genitori; JJ, un musicista americano fallito che è appena stato lasciato dalla sua ragazza. Tutto ciò che li accomuna è la volontà di suicidarsi lanciandosi nel vuoto dal quel tetto, ma l’incontro casuale dà luogo ad un estemporaneo gruppo di ascolto. In breve i quattro decidono di accantonare momentaneamente il loro proposito, procrastinandolo di qualche settimana, poi di mesi, in un rapido succedersi di eventi comici ed amari che porta questi personaggi stranamente assortiti non solo a far emergere la loro scarsa o assente propensione al suicidio, ma anche a stringere una specie di amicizia all’interno della quale troveranno alla lunga i motivi per voltare pagina e cominciare una nuova vita. Non Buttiamoci Giù (titolo originale A Long Way Down) ci riporta il fluido ed accattivante incedere della narrazione di Nick Hornby, ormai definitivamente consacrato al ruolo di rappresentante di una generazione che ha tante debolezze ma al tempo stesso una forza caratteriale che ultimamente sta diventando sempre più una merce rara. Forse non è più ai vertici raggiunti con Alta Fedeltà (High Fidelity) e Un Ragazzo (About A Boy), ma la sua abilità nel narrare in prima persona ben quattro personaggi così diversi tra loro, ricreandone anche i più reconditi risvolti caratteriali ed i modi di esprimersi (più o meno forbiti), risulta veramente magistrale. Sarei curioso di vederne una trasposizione cinematografica, cosa che non mi stupirei se avvenisse visto che il racconto presenta anche dei tratti assimilabili a quelli di una sceneggiatura. Pubblicato ancora dall’editrice Guanda, Non Buttiamoci Giù è reperibile online attraverso IBS oppure normalmente nelle migliori librerie.
 

News from the World Central

- Robert Fripp terrà una serie di concerti per soundscapes negli Stati Uniti, qui di seguito le date :
    June 8th, San Francisco, CA, Fillmore (opening for Porcupine Tree)
    June 9th, Ventura, CA, Ventura Theatre
    June 10th, Los Angeles, CA, Wilshire Theater (opening for Porcupine Tree)
    June 11th, Anaheim, CA, The Grove (opening for Porcupine Tree)
    June 13th, San Diego, CA, House of Blues (opening for Porcupine Tree)
    June 15th, Annapolis, MD, Rams Head
    June 17th, Philadelphia, PA, World Cafe Live
    June 18th, Huntington, NY, IMAC
    June 19th, Amagansett, NY, Stephen Talkhouse
    June 21st, New Haven, CT, Toad's Place
    June 23rd, New York, NY, Concert Hall at the NY Society for Ethical Culture
    June 24th, Boston, MA, Somerville Theater
    June 25th, Providence, RI, Lupo's
- Pare che King Crimson non riprenderà l'attività prima del Settembre 2007 ...
 

News from the World

- Una delle tracce del disco dei Crac Autoproduzioni Sotterranee è presente alla IX rassegna in omaggio a Demetrio Stratos (www.modomusica.com/omaggiods/selezione/index.html ) e, benchè non sia visibile su tale sito esiste anche una parte video che è invece presente all'indirizzo www.sunrek.net/crac
- Abarthjour Floreale dopo l'estate entrerà in studio per registrare il primo full lenght album. Nel frattempo la band ha realizzato una preproduzione di cinque pezzi. Tre di questi faranno parte del nuovo promo, UMPF, che vedrà il seguente track-listing nelle sue due versioni :
promo release : 1. restart - 2. anothera - 3. aunt eater
standard release : 1. aunt eater - 2. bristol v2.0 - 3. anothera - 4. restart - 5. post around the clock
- Choice Cuts Of The Screaming Headless Torsos, best of della band di David Fiuczynski sarà pubblicato presto su Universal/Wrasse Records in Europa e USA. Inoltre l'intero catalogo, compresi i nuovi CD e DVD "2005" di Screaming Headless Torsos saranno presto nei negozi di tutta la Francia
- David Fiuczynski ha iniziato un nuovo progetto di insegnamento online via webcam. Per ricevere informazioni scrivete via email attraverso la pagina web http://torsos.com/Website/contact.html
- Inizieranno presto le registrazioni del nuovo album di KiF, mentre Lian Amber sta per completare il suo album
- David Fiuczynski e Maurizio Giammarco's Megatones dal vivo :
    22 Giugno - Roma, Villa Celimontana Jazz, Piazza Della Navicella
    24 Giugno - Cremona, Progetto Jazz 2005
- David Fiuczynski con Gizmo (Stewart Copeland, Vittorio Cosma, Raiz, Max Gazze', Mauro Refosco, Armand Sabal Lecco) :
    8 Luglio - Roma, Villa Ada
    9 Luglio - Urbania
    10 Luglio - Asti, Asti Musica
    14 Luglio - Senigallia (with Taranta ensemble)
    15 Luglio - WOMAD Festival 2005 GIZMO with Taranta ensemble, Taormina
    16 Luglio - Milano, Idroscalo (with Taranta ensemble)
    19 Luglio - Cesena, Rocca Malatestiana
    20 Luglio - Noci
- David Fiuczynski's KiF (comprendenti Steve Jenkins - bass, Daniel Sadownick - percussion, Gene Lake - drums) suoneranno il 29 Luglio al Blue Note, NYC, Late Night Hang, 131 W 3rd St, New York, 10012 - (212) 475-8592
- David Fiuczynski dal vivo il 5 Agosto al NorthEast Kingdom Music Festival, special guest for Friday Night Jam, ed il 6 Agosto al Stone Bear Music Festival, Connecticut
- Ulan Bator dal vivo :
    16 Giugno - Tribano (PD)- Zona rock festival 2005
    01 Luglio - Bovisio Masciago (MI) - Parco Comunale
    02 Luglio - Monza - Festa Di Liberazione
    03 Luglio - Cremona - Festa dell'Unità
    09 Luglio - Montereale Valcellina (PN) - Velvet Rock Park Festival
    14 Luglio - Bergamo - JestrairocK Festival + Lana
    31 Luglio - Mestre (VE) - Venice Airport Festival
    01 Agosto - Montegranaro (AP) - Campo dei Tigli
- Si intitola Silver Ship il nuovo lavoro di Suzanne Ciani, album comprendente dieci tracce che vede la partecipazione di Michael Manring. Reperibile attraverso Borders, Barnes & Noble, Tower Records, Amazon o direttamente tramite il sito www.suzanneciani.com
- Ceramic Hobs si imbarcheranno in un tour di tre date in UK :
    15 Luglio - London, Ryan's Bar, 181 Stoke Newington Church Street, N16
    16 Luglio - Brighton, Cowley Club, 12B London Road
    23 Luglio - Blackpool, West Coast Rock Cafe, Abingdon Street
- Un sampler promozionale di Centrozoon dal titolo Songs Unsung, contenente nuovi mixes e tre nuovi pezzi, è attualmente in preparazione. Lo scopo principale della compilation è di ottenere promozione radiofonica negli USA
- Il nuovo album strumentale di Centrozoon (titolo provvisorio Angel Liquor) è stato completato
e verrà pubblicato non appena la band riceverà una soddisfacente offerta da una etichetta
discografica
- TUnER, il nuovo progetto di Pat Mastelotto e Markus Reuter sarà in tour nell'Europa centrale, qui di seguito le date :
    22 Luglio - Hall in Tirol (Austria), Stromboli
    23 Luglio - Warsaw (Poland), Summer Jazz Festival
    24 Luglio - Munich (Germany), to be announced
    25 Luglio - Erfurt (Germany), Museumskeller
    26 Luglio - Cologne (Germany), MTC Club
Il loro debut album TOTEM è atteso in Ottobre, ma ci sono possibilità che sia disponibile presso Burning Shed con un certo anticipo
- La quinta edizione del festival di Wuotstock si terrà ad Arpino (FR) in località Vuotti con il seguente programma :
    15 Luglio - Karate, Stiliti, Zero Estensioni Neuronali
    16 Luglio - Cousteau, Bugo, Takeaway
    17 Luglio - Giorgio Canali &Rossofuoco, Tito and the Brainsucker, Enjoint
Informazioni presso il sito http://www.wuotstock.it
- Poker Face in procinto di iniziare le registrazioni del nuovo disco intitolato Peace Or War, per il quale devono scegliere tra 22 nuove canzoni a disposizione. La pubblicazione è prevista per il 2006




SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - No. 41 - Febbraio 2005

Primo numero del 2005, e sesto anno di vita per questa pubblicazione. Mi sono da poco tempo reso conto che con NO WARNING! ho superato lo scoglio del quinto anno di attività, scoglio contro il quale si sono infrante altre mie precedenti avventure. Non posso che rallegrarmi di ciò, quindi quale modo migliore per festeggiare questo traguardo se non quello di pianificare qualcosa di positivo da realizzare nel corso dei prossimi mesi, cercando di far filtrare un alito di costruttività tra lo sciacallaggio mediatico delle ultime settimane e la persistente presenza dell'imbecillità nei palinsesti televisivi e radiofonici. Non sarà sicuramente facile, così come non è stato facile arrivare fino ad oggi, ma considerati i modesti mezzi a disposizione il bilancio è più che soddisfacente : questa webzine si è guadagnata l'apprezzamento di etichette discografiche medie e piccole, di musicisti più o meno conosciuti, di addetti stampa, PR, colleghi fanzinari e fans, tutte persone che mi faccio pregio di considerare più che dei semplici conoscenti. A tutti voglio porgere un sincero ringraziamento, perchè tutti coloro che sono entrati in contatto con questa pubblicazione hanno contribuito in maniera più o meno rilevante a farla crescere. Di qualcuno ho perso le tracce, ma se è andata così evidentemente qualcosa non ha funzionato, e mi dispiace, ma ciò non mi fermerà perchè NO WARNING! ha ancora molto da dire, a cominciare dalle recensioni dei numerosi dischi che attendono da mesi una presentazione : chiedo scusa agli interessati per i ritardi, ma sanerò la situazione e provvederò a presentare ai lettori tutti i gruppi e musicisti che hanno scelto anche questo canale per presentarsi al pubblico. So che attraverso questo spazio diversi lettori sono entrati in contatto con i musicisti di cui abbiamo trattato e ne hanno acquistato i prodotti : questo lo ritengo un grande successo, perchè in questo modo NO WARNING! ha svolto bene il suo compito, e spero che sempre più persone possano scoprire musica di qualità così come la scopro io ogni volta che ricevo del materiale da un gruppo o da un musicista che fino a pochi istanti prima non avevo mai sentito nominare, e che in seguito cerco di introdurre a voi nel modo più convincente possibile. E spero vivamente, e mi impegnerò in tal senso, che molte delle proposte che troveranno spazio qui provengano dal nostro paese : l'Italia ha fior di musicisti, che possono guardare dritto negli occhi i loro colleghi stranieri; ne ho scoperti molti in questi cinque anni e mezzo, e son sicuro che ce ne sono ancora molti altri, purtroppo la nostra industria discografica ed i nostri media sono quelli che sono, sta a noi scoprire chi vale ed incoraggiarlo, magari la nostra attenzione può aiutarlo a crescere e a perfezionarsi. Un'altra musica è possibile, e NO WARNING! lavorerà anche quest'anno per renderla tale.
In questo numero di NO WARNING! :

- King Crimson : The 21st Century Guide To King Crimson Volume One
- King Crimson : Live In Philadelphia Club26
- Theo Travis : Earth To Ether
- Trey Gunn : Untune The Sky
- Duran Duran : Astronaut
- Willie Oteri : Spiral Out
- Edible Woman : Spare Me / Calf
- Stefan Joubert : African Dream
- Twelfth Night : Smiling At Grief ... Live
- Centrozoon : Ten Versions Of America
- Rothko & Caroline Ross : A Place Between
- On Stage : Sergio Cammariere live in Turin, January 15th 2005
- On Stage : Grandmothers Re-Invented live in Turin, January 24th 2005
- News from the World Central
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KING CRIMSON - THE 21st CENTURY GUIDE TO KING CRIMSON Volume One 1969-1974 DGM0403

Come essere negativi nei confronti di King Crimson? Come esprimere perplessità trattando del materiale storico della band? O meglio ancora, per giungere al nocciolo della questione, come non rimanere perplessi di fronte all'ennesima "guida" realizzata da Robert Fripp rimettendo mano al repertorio della sua creatura già abbondantemente riproposto in numerosi formati, versioni, edizioni e riedizioni? Questa volta è lecito sentirsi un pò presi in giro da questa operazione che il Monarca del Dorset ha ritenuto necessaria per ridare lustro al box antologico Frame By Frame - The Essential King Crimson uscito nei primi nineties : quel box, contenente tre CD incentrati sul lavoro in studio più uno di materiale live di varia epoca e provenienza, affiancato dal singolo The Abbreviated e dall'album The Concise, avrebbe dovuto chiudere il discorso antologico aprendo la strada alla ricomposizione di King Crimson e alla realizzazione di una nutrita serie di prodotti tratti dallo sterminato archivio di registrazioni dal vivo accumulate nel corso degli anni. Oggi, con il pretesto dell'esistenza di un ulteriore decennio di materiale live e di studio, assistiamo alla realizzazione di due box quadrupli dei quali solo il primo, relativo al periodo 1969 - 1974, è in effetti attualmente disponibile. Peccato che, per chi come me possiede sia il box Frame By Frame che i prodotti d'archivio successivamente pubblicati, questo box non contenga praticamente nulla di inedito eccezion fatta per l'improvvisazione Augsburg che però in fase di transfert non è stata nemmeno dotata di un suo indice ma è stata lasciata solidale con Exiles. Per il resto nessuna novità, nè nei due dischi di materiale di studio (non lasciatevi ingannare dalla presenza nel tracklisting di Tuning Up, che non è altro che la coda di Islands dotata di una propria identità non propriamente necessaria dopo oltre trent'anni di anonimato) nè in quelli di materiale dal vivo tutto ripescato dalle varie releases pubblicate nel corso degli ultimi dieci anni. Inutile quindi spendere anche una sola parola su un repertorio che conosciamo a fondo e del quale abbiamo trattato abbondantemente in passato, qui è il criterio con il quale si pianifica l'attività discografica che bisogna mettere in discussione : è indiscutibile il fatto che non tutti possiedono tutto il catalogo di King Crimson sparso su Virgin e DGM e che quindi questo prodotto risulterà più che gradito ad un numero rilevante di fruitori; è vero anche che i completisti abbondano, ma è vero altresì che non è moralmente accettabile approfittare di costoro fino a quando avranno un pò di denaro nel portafogli da devolvere alla causa del Re Cremisi. Frame By Frame era uno dei pochi prodotti a nome King Crimson che Mr. Fripp non aveva ancora ripreso sotto il controllo della DGM, ma questo cosa vuol dire, che dobbiamo attenderci una ulteriore serie di doppioni variamente spacciati, spolverati e riconfezionati in luogo di nuove produzioni o per lo meno di nuovi official bootlegs? Sicuramente cambiare il vestito a questo materiale è costato meno rispetto a quanto sarebbe costato andare a ripescare un nastro del concerto nel tal luogo in tale data, ripulirlo, editarlo, masterizzarlo etc etc, ma siamo giunti a questo infine? A cercare il maggior ricavo possibile con il minor costo di produzione? Preferirei inoltre sorvolare sul booklet incluso, decisamente da austerity in confronto a quello di Frame By Frame, ma c'è da obiettare qualcosa anche a questo proposito : dove sono finiti i contributi estratti dai diari di altri ex membri della band come John Wetton che avrebbero dovuto trovare posto nelle releases successive a Frame By Frame e The Great Deceiver? Vorrei sperare che il secondo volume di prossima pubblicazione, relativo al periodo dal 1981 ad oggi, possa essere di maggior interesse, ma considerato il metodo con cui è stato assemblato questo primo box non sono molto fiducioso. L'oggetto che è oggi tra le nostre mani fa sicuramente bella mostra di se, ma per chi è un fan accanito sarà ben difficile che i quattro dischetti ivi contenuti vengano estratti con molta frequenza dalla loro lussuosa confezione.

Disc One - In The Studio 1969 - 1971 : 21st Century Schizoid Man / I Talk To The Wind / Epitaph / Moonchild / The Court Of The Crimson King / Peace - A Theme / Cat Food / Groon / Cadence And Cascade / In The Wake Of Poseidon (instrumental edit) / Ladies Of The Road / The Sailor's Tale (abridged) / Islands (instrumental edit) / Tuning Up / Bolero

Disc Two - Live 1969 - 1972 : The Court Of The Crimson King (Fillmore West 14 Dec. 1969) / A Man, A City (Fillmore East 21 Nov. 1969) / 21st Century Schizoid Man (Fillmore East 21 Nov. 1969) / Get Thy Bearings (Chesterfield Jazz Club 7 Sept. 1969) / Mars (Fillmore West 13 Dec. 1969) / Pictures Of A City (Summit Studios, Denver 15 Dec. 1972) / The Letters (Plymouth Guildhall 15 Dec. 1969) / The Sailor's Tale (Jacksonville 15 Dec. 1969) / Groon (Willmington 11 Feb. 1972) / 21st Century Schizoid Man (instrumental edit, Willmington 11 Feb.1972)

Disc Three - In The Studio 1972 - 1974 : Larks' Tongues In Aspic Part I (abridged) / Book Of Saturday / Easy Money / Larks' Tongues In Aspic Part II / The Night Watch / The Great Deceiver / Fracture / Starless (abridged) / Red / Fallen Angel / One More Red Nightmare

Disc Four - Live 1972 - 1974 : Asbury Park (Asbury Park, NJ 28 June 1974) / The Talking Drum (Pittsburgh, PA 29 April 1974) / Larks' Tongues In Aspic Part II (Asbury Park, NJ 28 June 1974) / Lament (Asbury Park, NJ 28 June 1974) / We'll Let You Know (Glasgow 23 Oct 1973) / Improv : Augsburg (Augsburg 27 March 1974) / Exiles (abridged, Asbury Park, NJ 28 June 1974) / Easy Money (Asbury Park / Providence) / Providence (Providence, RI 30 June 1974) / Starless & Bible Black (Amsterdam 23 November 1973) / 21st Century Schizoid Man (Providence, RI 30 June 1974) / Trio (Amsterdam 23 November 1973)
 

KING CRIMSON - LIVE IN PHILADELPHIA, PA JULY 30, 1982 King Crimson Collectors Club CLUB26

Come dire ... meglio ricordarlo così! Si signori, sto parlando proprio di Mr. Fripp, quell'uomo che seppur costantemente in equilibrio sul filo della contraddizione ha illuminato per oltre un trentennio il corso della musica e che oggi pare essersi tristemente adagiato nel ruolo del pensionato. Viene quasi da chiedersi se il brillante filosofo-musicista che abbiamo visto in azione a cavallo tra gli anni '80 e '90 sia la stessa persona che oggi rifiuta collaborazioni, contratti di lavoro sia come solista che con King Crimson, mantiene in perenne ritardo website e online diary preferendo trascorrere il tempo leggendo un libro davanti ad un cappuccino di Starbucks. Quale triste finale per la più bella storia che una band abbia mai scritto ... ovviamente spero di sbagliarmi e di poter prima o poi chiedere pubblicamente venia in questo spazio, parlando di un nuovo album o ancor meglio di un nuovo tour di King Crimson, ma le notizie che giungono sporadicamente non lasciano intravedere nient'altro oltre alle releases di materiale d'archivio. Mi chiedo come farà Mr Fripp a tenere insieme l'attuale formazione, considerando soprattutto il fatto che Tony Levin difficilmente rimarrà inattivo a lungo e sicuramente accetterà la prima lauta offerta di lavoro che gli verrà fatta ... comunque, ritorniamo in tema : ventiseiesima release del KCCC, dedicata al concerto tenutosi il 30 Luglio del 1982 al F.R. Mann Music Center di Philadelphia. Performance intensa e tagliente come un rasoio, pur con qualche sbavatura che non muta minimamente la portata dell'esibizione; King Crimson include nel set l'intero album Discipline intercalandovi quattro tracce tratte da Beat oltre a Red e Larks Two, che come ampiamente risaputo furono le uniche tracce del precedente repertorio sopravvissute al totale rinnovamento della band. Spicca nel set una rara esecuzione di The Howler, mentre risultano stranamente assenti Waiting Man e Neal & Jack And Me che invece ritroveremo nel set del tour Europeo con i Roxy Music. Si segnala una bellissima esecuzione di The Sheltering Sky dove il guitar synth di Robert Fripp tocca dei punti di elevata espressività, nonchè una scottante versione di Neurotica, ma l'intera performance vale il prezzo di acquisto del CD. Reperibile, ovviamente, via DGM.

Thela Hun Ginjeet / Red / The Howler / Frame By Frame / Matte Kudasai / The Sheltering Sky / Discipline / Elephant Talk / Indiscipline / Neurotica / Heartbeat / Sartori In Tangier / Larks' Tongues In Aspic Part II
 

THEO TRAVIS - EARTH TO ETHER 33 Records 33jazz115

Theo Travis sta mettendo seriamente alla prova la mia capacità di trovare aggettivi per illustrare al meglio la sua opera : ogni suo nuovo disco è diverso dai precedenti, li eguaglia in bellezza ed al tempo stesso presenta elementi nuovi, a dimostrazione che Theo è realmente un genio musicale destinato a lasciare un'impronta profonda nei campi musicali dentro i quali si muove. Earth To Ether si distingue fin dal primo ascolto per due evidenti fattori : l'uso prevalente del flauto rispetto al sassofono da parte del titolare e la presenza, per la prima volta in un disco di Theo, di alcune parti cantate. E che voce è stata chiamata ad interpretarle! Il leggendario cantante / bassista / chitarrista canterburiano Richard Sinclair, ex membro di bands immense come Caravan, Hatfield And The North e Camel, presta la sua voce e la sua chitarra acustica a tre tracce di questo superlativo album. Ma non pensiate che sono solo queste a fare di Earth To Ether un gran disco, così come non è la versione della porzione strumentale di 21st Century Schizoid Man a rendere imperdibile questo album : ancora una volta è il lavoro nel suo insieme, con tutta l'accuratezza che si può rilevare in ogni dettaglio, ad assumere il carattere forte e sicuro di un prodotto discografico fatto non per impegni contrattuali ma per il reale desiderio di esprimere qualcosa. E proprio prendendo in esame la già citata 21st Century Schizoid Man ci rendiamo conto di quanto ho appena sostenuto, in quanto non siamo di fronte semplicemente all'ennesima cover del pezzo sicuramente più noto dei King Crimson, ma possiamo invece apprezzarne una rilettura eseguita da un quartetto jazz con un approccio che lo stesso Theo ha definito "alla ProjeKct Two" : il calore del legno e dell'ottone non stempera l'epica potenza di queste partiture, che anzi escono rinvigorite dal trattamento ricevuto dal piano di Simon Colam e dall'elastico drumming di Marc Parnell, sui quali Theo si cimenta in virtuosistici funambolismi di sax senza timori reverenziali nei confronti di quanto prodotto in passato da Ian McDonalds e da Mel Collins. L'album si apre con la movimentata The Mystic And The Emperor, nove minuti di vorticosi intrecci di atmosfere che passano con disinvoltura dallo swing alla bossanova, suonando a tratti come una sorta di Caravan in un contesto più jazzy, e dove si alternano parti prevalenti di flauto, piano e double bass. Ritroviamo un flavour sudamericano anche in Marti, sorta di malinconico samba magistralmente interpretato dal sax di Theo, dove si segnala la presenza della chitarra acustica di Mark Wood che nel finale si cimenta in un breve ma riuscito soundscaping. Una nuova versione della magica The Book (già inclusa in 2AM) è la prima delle tre tracce cantate da Sinclair, ed è un vero piacere ascoltare la sua voce profonda e melodiosa accarezzare il sublime tappeto sonoro realizzato dalla band : una morbida atmosfera da jazz club attraversa questa bellissima composizione, impreziosita da una voce che nonostante il trascorrere degli anni sa sempre colpire nel segno. Lo stesso Sinclair costruisce con la sua chitarra l'impalcatura su cui si regge la superlativa The Munich Train, il cui movimentato incedere rende veramente l'idea di un viaggio in treno : l'ascoltatore non faticherà ad immaginarsi seduto vicino al finestrino di uno scompartimento vuoto, scrutando il paesaggio che scorre veloce davanti agli occhi, sotto un cielo grigio di nuvole. Il flauto e gli ambitronics di Theo danno un tocco magistrale a questo che è uno dei momenti più intensi dell'album, e che trova la sua logica prosecuzione nella successiva This Frozen Time dove è ancora Richard Sinclair a fornire un rilevante contributo ricreando con grande semplicità la magia immortale della scuola di Canterbury. E dopo l'insalata di flauto (Flute Salad) inserita nel menu dei Gong, ecco Stewed Flute, lo stufato di flauto, un intermezzo di solo flauto e real time loops che a tratti ricorda alcune cose di Ian Anderson e che prepara il terreno a Things Change : se Bill Bruford con i suoi Earthworks ha cercato di dare una dimensione acustica alle formule di King Crimson, allora possiamo affermare che Theo Travis è riuscito ancor meglio nell'intento. Ascoltate il riff condotto dal piano di Simon Colam e ditemi se non vi ricorda strutture cremisi come quella di Frame By Frame o di People; ed ascoltate ancora il drumming incalzante di Marc Parnell nella sua porzione conclusiva : non sa tanto di un Bruford in splendida forma? La conclusiva Full Moon Rising Part 2 riporta il quartetto all'interno di canoni più tradizionalmente jazz, dando a Earth To Ether un finale che ad un primo ascolto potrebbe sembrare sotto tono ma che ci accorgiamo essere semplicemente più tranquillo rispetto alla traccia precedente eppure assolutamente in linea con il resto dell'album. Ennesimo risultato utile consecutivo per Theo Travis, che marcia a passo spedito verso l'olimpo dei più grandi musicisti di tutti i tempi. E non venitemi a dire, tra qualche anno, che non ve ne avevo parlato a tempo debito ...

The Mystic And The Emperor / 21st Century Schizoid Man / The Book / Marti / The Munich Train / This Frozen Time / Stewed Flute / Things Change / Full Moon Rising Part 2
 

TREY GUNN - UNTUNE THE SKY InsideOut 6 93723 60512 8

Parliamo di Untune The Sky considerando di voler tributare un omaggio all'ormai ex membro (o membro esterno, come lo definirebbe Fripp) di King Crimson : sono infatti trascorsi parecchi mesi dall'uscita di questa antologia, mesi durante i quali il musicista texano ha rafforzato la sua disposizione a lavorare in ambiti diversi da quelli nei quali usava muoversi all'interno della storica band. Rhythm Buddies e TU sono due esperienze consolidate in partnership con Pat Mastelotto, dove entrambi possono osare cose che nei King Crimson non era loro consentito di esprimere; e sicuramente non mancheranno occasioni a Trey Gunn per proseguire la sua carriera. Ecco quindi che Untune The Sky si può considerare una sorta di spartiacque, che chiude una fase importante e ne apre un'altra. Vi troviamo inclusi estratti dagli ottimi 1000 Years e The Third Star, dal mediocre The Joy Of Molybdenum e da Raw Power, raccolta di materiale del periodo pre King Crimson, oltre a qualche estratto da side projects e ad una traccia inedita. Importante testimonianza di una carriera con luci ed ombre, questa raccolta è completata da un DVD contenente alcuni pezzi eseguiti dal vivo nel corso di un tour del nord America della Trey Gunn Band con tanto di reportage e interviste. Pubblicato dall'etichetta InsideOut, Untune The Sky dovrebbe essere facilmente reperibile attraverso i principali canali di distribuzione.

Disc One : Sozzle / The Glove (Live) / Killing For London / The Third Star (Alternate Mix) / Take This Wish (Alternate Mix) / August, 1997 / Rune Song / Puttin' On The White Shirt / Brief Encounter / Arrakis / The Cruelest Month / The Gift / Hootenanny At The Pink Pussycat Cafe

Bonus DVD : Kuma (Live) / Sozzle (Live) / Hard Winds (Live) / Gate Of Dreams (Live) / Rune Song : The Origin Of Water (Live) / Brief Encounter (Live) / Arrakis (Live) / The Cruelest Month (Multimedia Track) / Indiera (Multimedia Track) / Aquiring Canopus (Multimedia Track) / One Thousand Years (2nd Traverse) (Multimedia Track)
 

DURAN DURAN - ASTRONAUT Epic EPC517920 3

Un tuffo nel maistream all'insegna del "A volte ritornano" : e che ritorno, signori, per una delle bands più odiate della mia gioventù. Ma come forse ho già detto usando più o meno gli stessi termini un paio di numeri fa, l'ascolto maturo mi ha fatto riscoprire una band ingiustamente denigrata che, specialmente nella sua versione con Warren Cuccurullo nel line up, ha prodotto cose egregie. Ecco, possiamo semmai dire che in quella veste i Duran Duran guadagnarono credibilità e simpatia optando per un approccio più avventuroso e meno incline ai compromessi di mercato; e possiamo dire anche che oggi, ritornando al punto dove la formazione originale (quella di questo Astronaut, per intenderci) si era fermata, i Duran Duran possono conservare intatto il rispetto che si erano meritati con le ultime produzioni. La ripresa del discorso interrotto con Seven And The Ragged Tiger non ci riconsegna cinque giovanotti bellocci col gusto per le pose glamour, ma cinque musicisti maturi con vent'anni e qualche chilo in più sulle spalle, e tanta esperienza in più; forse Simon LeBon così cicciottello non farà più impazzire le sue fans dell'epoca d'oro che adesso sono mogli e madri con ben altri pensieri per la testa che non quello di "sposare Simon, o Andy o chicchessia", ma le sue capacità vocali sono ancora più che adatte al sound di una band che ha ancora qualcosa da dire. E se potete forse obiettare che il fortunato singolo (Reach Up For The) Sunrise è troppo commerciale per essere rappresentativo di un come back che si rispetti (mi sia consentito dire che è comunque preferibile ad un qualunque singolo di Maroon 5 o che so io), pezzi come What Happens Tomorrow non ammettono discussioni : qui si gusta appieno la maturazione acquisita dopo lo split che portò a Notorius ed ai successivi lavori. E che dire di quel raffinato gioiello che è Bedroom Toys, splendente al punto di rappresentare in sintesi le luminose aperture del Wedding Album? L'intero album presenta una stuttura solida che ne fa un lavoro di ottima caratura, superiore sicuramente ai fortunati dischi dei primi eighties, costruito con maturità e con molto mestiere. Prima di passare oltre dedicategli almeno un ascolto, potreste rimanere sorpresi ...

(Reach Up For The) Sunrise / Want You More! / What Happens Tomorrow / Astronaut / Bedroom Toys / Nice / Taste The Summer / Finest Hour / Chains / One Of Those Days / Point Of No Return / Still Breathing

Bonus DVD featuring live versions of (Reach Up For The) Sunrise / Hungry Like The Wolf / What Happens Tomorrow / New Religion / Wild Boys plus video of (Reach Up For The) Sunrise, interview footage and behind-the-scenes
 

WILLIE OTERI - SPIRAL OUT Diw DIW-466

Willie Oteri è un chitarrista californiano attualmente residente a Padova. Prima di intraprendere la carriera solista lavora come session man per Bob Seger, Neil Young, Doobie Brothers, Chaka Khan e Passenger, quindi nel 1995 pubblica il suo primo album Willy’s Cry per l'etichetta JSW. Dopo la realizzazione nel 1998 del secondo album Perseveranja, Willie si trasferisce ad Austin, in Texas, dove fonda i Jazz Gunn insieme al drummer Brannen Temple, al bassista Chris Maresh, al sassofonista Mike Malone e al chitarrista Chris Tondre. Nel 1999 la band pubblica l'album Concepts Of Mate Ma Toot. In seguito all'incontro con il produttore Ronan Chris Murphy, nel 2001 Willie ha modo di registrare del materiale con Tony Levin e Pat Mastelotto, attuale sezione ritmica dei King Crimson, sul quale sono poi state sovraincise le parti di tastiera da Mike Keneally (ex Frank Zappa) e la tromba di Ephraim Owens. Il materiale viene quindi pubblicato sotto il titolo Spiral Out, album del quale possiamo ora fare la conoscenza. Ephraim Walks In si ricollega ad albums come Cloud About Mercury e Upper Extremities, complice il sound della tromba con sordina di Ephraim Owens ed in generale l'impronta jazz rock di questa opening track, che in parte ritroviamo anche nella successiva Dark Matter. Qui ritroviamo elementi mutuati dal Miles Davis di Bitches Brew calati in strutture che ricordano a tratti le improvvisazioni dei King Crimson del periodo 1973/74; è interessante notare l'amalgama degli strumenti, composto di sonorità vintage come quelle del Fender Rhodes piano suonato da Mike Keneally e dal produttore Ronan Chris Murphy e le moderne chitarre alla Torn di Willie Oteri. I già citati BLUE ricorrono in Sundial / Spiral Out, pezzo dalla cadenza orientaleggiante costellato da numerosi solos e rifiniture di chitarra. La concisa Lamont si fa bella di un raffinato tocco Zappiano, quindi dopo il breve e fiammeggiante intermezzo di Not Salad??? giungiamo alla pièce de resistance di questo album, costituita dai 23 minuti di First Light : qui il termine di paragone più evidente è il lavoro dei vari ProjeKcts, cosa che avrà fatto sentire Levin e Mastelotto un pò come a casa loro, ed anche le sonorità utilizzate da Oteri sono simili a quelle usate da Fripp nei vari FraKctals di King Crimson, ma all'interno di First Light si riscontrano anche rarefazioni alla Soft Machine e momenti dove ritorna il migliore Miles Davis. Il blues post nucleare di Theme For ... ed il rifferama in lega leggera di Mir concludono un album di indubbio valore che offre altri numerosi motivi di interesse oltre al forte legame con l'albero genealogico di King Crimson. Reperibile oggi anche attraverso l'online shop di DGM.

Ephraim Walks In / Dark Matter / Sundial-Spiral Out / State Of Things / Lamont / Not Salad??? / First Light / Theme For ... / Mir
 

EDIBLE WOMAN - SPARE ME / CALF Psychotica Records PSY004

Edible Woman nasce nei primi mesi del 1999 ad opera del chitarrista Giacomo Governatori e del bassista Andrea Giommi. Ai due si aggiunge subito Nicola Romani alla batteria. Dopo diversi mesi si aggiunge Luca in qualità di cantante, quindi nel settembre 2001 la band registra un demo autoprodotto e, dopo una discreta attività live, nel 2002 entra in studio ai Red House Recordings di Senigallia per registrare il primo album con la coproduzione artistica di David Lenci (già con Steve Albini, June of 44, Three Second Kiss, One Dimensional Man, Cut). Infine nel 2004 esce su Psychotica Records il mini album Spare Me / Calf. E' più che evidente che dall'etichetta Psychotica non uscirà mai una nuova proposta per Sanremo (ci mancherebbe), l'unico rischio è che l'etichetta pugliese si stia incanalando senza possibilità di uscita in un genere di produzioni che preso nel suo insieme può risultare monolitico. Parliamo di un sound senza compromessi e piuttosto pesante che ha caratterizzato buona parte dei gruppi finora affacciatisi sulla scena proprio attraverso questa etichetta, e che fa sorgere il desiderio per qualcosa di diverso che contribuisca a differenziarne il catalogo. In verità qualche spunto che diversifica in parte il sound di Edible Woman c'è, come il sax distorto in Five Minutes Later o qualche soluzione armonica sparsa qua e la, qualche accordo di chitarra senza distorsore come si rileva in The Different Top e in Toss o i breaks presenti ancora nella già citata Five Minutes Later, in Suspicious e in Your Slower Speed. Per il resto non si segnalano particolari di rilievo : il suono è quello che ci hanno fatto ampiamente conoscere i loro compagni di etichetta Logan, o anche altre bands come American Heritage o Art Of Burning Water, sviluppato attraverso dieci tracce di durata contenuta per un totale di mezz'ora o poco più, fattore che sicuramente gioca a vantaggio di un ascolto godibile e non soffocato da un protratto fuoco di fila fatto di lunghe e pesanti composizioni. L'album è reperibile attraverso Psychotica Records ed è distribuito da Goodfellas (Italia), Mandai Distribution (Belgio), Two if by Sea Records (Usa), Labelledamesanmerci (Francia), Burn Out (Francia).

Five Minutes Later / The Different Top / The Scapegoat / Into Trouble / Suspicious / Toss / Top Gun / My Teen Heart-throb / Your Slower Speed / Hey... Wait For Me
 

STEFAN JOUBERT - AFRICAN DREAM private pressing (no catalogue number)

Se c'è una cosa che mi gratifica particolarmente è quella di poter trattare a mio piacere, in questo spazio, di musicisti affermati affiancandoli ad altri completamente sconosciuti; e se c'è una cosa (delle tante) che adoro della Gran Bretagna è che a livello musicale ci offre proprio questa opportunità. Quindi dopo aver dato spazio a Duran Duran e King Crimson, lasciate che vi presenti il lavoro di Stefan Joubert, del quale a livello biografico non sono assolutamente in grado di dirvi niente : mi sono infatti imbattuto casualmente in lui un pomeriggio dello scorso autunno a Covent Garden; mia moglie ed io ci stavamo approssimando al celebre mercato londinese quando da lontano ho sentito una sognante melodia composta di sonorità che sul momento mi sono sembrate quelle di uno stick. Continuando a camminare tra la folla, approssimandoci alla sorgente sonora riuscivo infine a scorgere un giovanotto seduto sopra il suo amplificatore che suonava una chitarra elettrica coricata sulle sue ginocchia, utilizzando una tecnica molto simile a quella utilizzata dagli stick players basata sulla percussione delle corde con la punta dei polpastrelli. Proprio mentre ci fermavamo a qualche metro di distanza di fronte a lui per assistere all'improvvisata performance, una persona si avvicinava a Stefan chiedendogli di allontanarsi; il musicista annuiva facendo intendere che si sarebbe spostato non appena conclusa l'esecuzione del pezzo che stava suonando. L'imprevisto spettacolo di strada era già finito, non potevo far altro che avvicinarmi a lui per acquistare una delle copie del suo CD che vedevo spuntare dalla custodia del suo strumento poggiata in terra per raccogliere le offerte dei passanti. Ovviamente per l'ascolto ho dovuto attendere il rientro avvenuto qualche giorno dopo; le prime note fuoriuscite dagli speakers del mio impianto sono state proprio quelle di African Dream, la sognante melodia ascoltata pochi giorni prima a Londra, traccia che comunque nel contesto dell'intero album costituisce un pò un episodio a sè. Oltre ad essere una delle poche tracks firmate da Stefan, è anche l'unica che non abbia un'impronta classica o che non sia uno standard rielaborato : nel corso dell'ascolto possiamo infatti imbatterci in versioni di traditionals come la celebre Amazing Grace (alla quale Stefan riesce a dare un carattere quasi gospel) o di classici come Blue In Green di Miles Davis o I Love Her dei Beatles. Le riletture di Chopin, Beethoven e Bach richiamano alla mente il lavoro del California Guitar Trio, e a questo livello di esecuzione si allineano anche le altre tre tracce firmate da Joubert (The Warrior, Invocation e la conclusiva Peace). Nonostante in certi punti l'esecuzione non sia del tutto pulita, l'ascolto di questo CD è raccomandato a tutti coloro che fossero interessati ad apprezzare l'inusuale impostazione chitarristica di Stefan, e in generale a tutti coloro che solitamente cercano negli allegati delle riviste di New Age un po di musica d'atmosfera. Per contatti scrivere a stefanjoubert@easy.com

African Dream / Raindrop Prelude / Moonlight Sonata / Autumn Leaves / The Warrior / Invocation / Misty / Amazing Grace / Blue In Green / I Love Her / Improvisation On Bach's Chaconne In D Minor / Be Thou My Vision / Peace
 

TWELFTH NIGHT - SMILING AT GRIEF ... LIVE Twelfth Night Official Archives TNCDR01

Questo è il modo corretto di soddisfare le richieste dei fans più fedeli : produzioni indipendenti di materiale d'archivio su CDR a prezzo popolare, copertine spartane ed essenziali e materiale audio di sicuro interesse documentario e/o collezionistico. E' quanto si propone di realizzare Brian Devoil, ex drummer della band di Reading, con questa serie Twelfth Night Official Archives della quale Smiling At Grief ... Live è il primo volume. E siamo di fronte ad una testimonianza importante che riguarda il periodo di transizione dei Twelfth Night da act strumentale a band con un front man : Geoff Mann si è aggiunto in pianta stabile da pochi mesi al gruppo che ha nel frattempo temporaneamente perso il tastierista Rick Battersby, ma nonostante gli stravolgimenti nel line up il repertorio continua a crescere. Con questo assetto i Twelfth Night si esibiscono anche in una manciata di gigs, uno dei quali è qui presentato : al Target Club di Reading (già teatro di numerose performances della band, tra le quali quella immortalata nell'album Live At The Target) la band si esibisce il 10 Dicembre 1981 in quello che probabilmente è un warm up gig, basando questa deduzione sul fatto che per l'occasione i Twelfth Night adottarono lo pseudonimo di Jan Six And The Cryptic Clues. Pare tra l'altro che questa sia l'unica registrazione esistente a testimonianza di questa fase, e tutto sommato la sua qualità non è nemmeno disprezzabile : il sound è reso ancor più compatto e diretto dall'assenza di un tastierista di ruolo, alla cui assenza suppliscono alternativamente il bassista Clive Mitten e Geoff Mann, quest'ultimo accreditato di "two finger" keyboards; la band mette in fila undici pezzi per quasi 73 minuti di musica, includendo nel set la quasi totalità dei brani inclusi nel cassette album Smiling At Grief, compresi la grintosa East Of Eden, la sferzante The Honeymoon Is Over e le primitive versioni di Creepshow e This City, due tracce che con pochi ritocchi troveranno poi posto nel capolavoro Fact And Fiction. Si segnalano inoltre la cover di Eleanor Rigby dei Beatles e, tratte dal primissimo repertorio della band, lo strumentale East To West ed una versione di Sequences con l'addizione di parti vocali, versione di durata uguale a quella del Target album e precedente a quella più concisa che ritroveremo in Live And Let Live. Avrete capito che si tratta di un disco da non farsi assolutamente sfuggire, visto anche il contenutissimo prezzo di 6 Sterline comprensivo di spese di imballaggio e spedizione. Per acquistarlo visitate l'official website dei Twelfth Night.

Kindergarden / The Honeymoon Is Over / Eleanor Rigby / Makes No Sense / East To West / Three Dancers / Puppets / This City / Creepshow / East Of Eden / Sequences
 

CENTROZOON - TEN VERSIONS OF AMERICA and OTHER DOWNLOADS Internet only release (no catalogue number)

Nel presentarvi, seppur tardivamente, questo album di remixes di Centrozoon, colgo l'occasione per sottoporre ai lettori un dato stupefacente : il trio anglo-tedesco nel corso degli ultimi due anni ha messo a disposizione sul suo website una quantità incredibile di musica da scaricare gratuitamente, per un totale di almeno cinque ore di ascolto. Impietoso il confronto con alcuni loro micragnosi colleghi che hanno il coraggio di mettere a disposizione dei semplici singoli (già commercializzati tradizionalmente) come download a pagamento, spesa alla quale va comunque sommata quella del collegamento a internet : fatti due rapidi conti, conviene acquistare il tradizionale supporto in CD. Nel caso di Centrozoon il materiale è totalmente composto di versioni inedite, alternative o live, senza contare le tracce totalmente inedite : un intero album di 59 minuti di durata, con tanto di copertina, è incentrato su dieci differenti remixes di Ten Versions Of America, traccia già inclusa in The Scent Of Crash And Burn e che viene qui rivisitata con interessanti risultati da luminari del calibro di Ian Boddy, Michael Peters e Lee Fletcher, che dimostrano ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) quante e quali differenti letture possa avere una medesima sequenza di note. Altri 70 minuti di remixes sono stati realizzati utilizzando il materiale dell'album The Cult Of : Bibbiboo, ed in questa corposa selezione possiamo apprezzare le rielaborazioni ad opera di Phil Nova, Derek Difilippo, Lee Fletcher ed altri remixers che ci propongono nuove versioni di All The Time It Is Using Us, Deliverance ed Healing The Land, oltre a ben sei versioni di Thúsgg. Abbondante e decisamente interessante anche il materiale dal vivo, a cominciare dalle improvvisazioni registrate il 12 Ottobre 2003 alla Martin Luther Church di Gütersloh per arrivare alle versioni del materiale del nuovo album Never Trust The Way You Are testate in Finlandia all'inizio del 2004, passando per la lunghissima traccia strumentale Circulaar Zero, ben 21 minuti di ipnotici loops catturati al Veerhoffhaus di Gütersloh il 13 Novembre del 2003. Parecchio materiale proviene dalla produzione del primo line-up a due, esclusivamente strumentale, tra il quale vale la pena segnalare la lunga Vacuum Love, le più concise The Smallest P e We Fooled Many Shrewd Men oltre ai dieci minuti abbondanti di Blows. Come potrete dedurre non mancano i motivi di interesse, e se visiterete frequentemente il website di Centrozoon potrete constatare che nuovo materiale viene costantemente messo a disposizione dei fans. Buon download a tutti ...

Secret Prayers Mix by Lee Fletcher / Ethno Mix by Kitex Lungi featuring Thorsten Niestrath / Ambient Mix by Ian Boddy / Single Edit by The Rorschach Garden / Vibrolounge Mix by John McCullagh / Henry Warwick Mix / Veloopity Mix by Michael Peters / F/A/V Mix by Mike Krauss / Live In Studio, rough mix by Philipp Quaet-Faslem / Junky Limbo Mix by Jan Wolinik
 

ROTHKO & CAROLINE ROSS - A PLACE BETWEEN Lo Recordings LCD50

L'iper prolifica vena di Rothko si incontra con quella centellinata di Delicate Awol, gruppo londinese che qualche anno fa era confluito in blocco nella band di Mark Beazley all'indomani dello scioglimento del line-up di tre bassisti che aveva prodotto la prima parte della discografia di Rothko. Ora a quanto pare il nome del celebre pittore lettone è diventato lo pseudonimo del solo Mark, che insieme a Caroline Ross ha dato vita a questo progetto che coniuga i caratteri principali di entrambe le formazioni. La prima cosa che risulta subito evidente è come questa unione di intenti abbia generato un sound minimale, che poggia su elementari e scarne strutture nelle quali è però insita un'infinita dolcezza, una grazia derivata proprio dalla semplicità con cui queste undici tracce sono state assemblate. Un mood autunnale pervade l'intero lavoro, ideale nel vostro walkman come soundtrack per lunghe passeggiate in un grande parco cittadino con lo sguardo che si perde tra le tenui tinte delle foglie cadute. Le calde linee melodiche del basso di Mark Beazley costituiscono l'ossatura dei pezzi, nei quali le pause vengono ampiamente e sapientemente utilizzate per conferire ampiezza al sound complessivo, con pochi altri strumenti in quantità molto dosate che provvedono a dei semplici abbellimenti lasciando campo libero alla voce di Caroline Ross. Eppure le parti vocali non risultano preponderanti, ma sono accuratamente misurate per evitare di compromettere l'effetto finale. Sarebbe stato facile per molti altri vocalists calcare pesantemente la mano approfittando della grande libertà lasciata da queste fragili atmosfere, sicuramente è stato più difficile per Caroline porsi un limite e lavorare per non oltrepassarlo, dando il suo contributo anche con il silenzio nella magnifica The Northern Lights Are Out. Un album di grande intensità a dispetto del limitato impiego di parti strumentali, che costituisce un episodio a se stante anche rispetto ai precedenti lavori di Rothko e Delicate Awol, collocandosi in un ambito più vicino a Alias Grace e Samuel Smiles che non all'effervescente scena londinese di cui i due titolari fanno parte. Pubblicato dall'etichetta Lo Recordings, A Place Between è reperibile attraverso l'online shop dell'etichetta e su Amazon.

Traces Of Elements / Divided Lines / An Open Breath / Light In A Dark Place / The Only Way Out Is Through / Parts Per Million / Bow / An Open Vein / Even The Blank Leaf / The Northern Lights Are Out / Elements Of Traces
 

ON STAGE - SERGIO CAMMARIERE, Torino, Teatro Colosseo 15 Gennaio 2005

Una scenografia kitsch degna di un bordello in un film di Tinto Brass ha fatto da sfondo al ritorno di Sergio Cammariere, in tour promozionale per il suo nuovo lavoro. Line up allargato rispetto alla precedente esibizione qui al Colosseo, con l'inclusione del mediocre violinista Olen Cesari e del percussionista Simone Haggiag che ha pesantemente limitato l'apporto dell'ottimo Amedeo Ariano; lo spettacolo è stato incentrato sugli highlights del prededente album Dalla Pace Del Mare Lontano intercalati ad alcuni estratti dal nuovo lavoro Sul Sentiero, ma non sono mancate le ombre nel corso dello spettacolo. A parte il ridicolo intermezzo durante il quale Cammariere e Cesari hanno preteso di improvvisare su spunti provenienti dalla platea senza andare oltre il prevedibile, fa rabbia vedere sprecato un talento sicuramente presente nel musicista calabrese. Non so quanti, verso la metà del set, si siano accorti che nel giro di venti minuti Cammariere ha eseguito ben tre brani con la stessa struttura armonica, tanto simili tra loro da destare irritazione : non basta qualche episodio di pregevole fattura come Sorella Mia, solo per citarne uno, ad evitare che la performace complessiva rimanga irrimediabilmente segnata dal carattere accademico e ripetitivo del repertorio. Uno stile volutamente retrò che pesca a piene mani dalla musica degli anni trenta, sicuramente gradevole ma che purtroppo non offre un grande respiro e che soprattutto è chiuso ad ogni stimolo innovativo, sempre ammesso che Cammariere abbia di questi stimoli. E allora consoliamoci prestando attenzione alle esecuzioni del superlativo trombettista Fabrizio Bosso, che a tratti è sembrato essere lì solo per caso e che sarebbe interessante ascoltare in altri contesti. Ovviamente alla fine grandi applausi, standing ovation e fiori sul palco da parte del pubblico, numerosissimo ma sicuramente di bocca buona; ben pochi saranno usciti dalla sala dispiaciuti per aver assistito al naufragio di quella che poco tempo fa era una speranza per la musica italiana, purtroppo la canzone indirizzata al pubblico dei fruitori occasionali ha le sue regole, e io mi ero semplicemente illuso che costui potesse contribuire a cambiarle.
 

ON STAGE - GRANDMOTHERS RE-INVENTED, Torino, America Club 24 Gennaio 2005

Se penso a quanto scarsamente sia stato pubblicizzato quest'evento, tanto da venirne a conoscenza solo tre giorni prima che avesse luogo ... mah, sorvoliamo. Sicuramente non mi sarei mai perdonato di essermi perso un simile avvenimento solo perchè i media non si degnano di dare risalto alla venuta in Italia di musicisti che hanno contribuito a scrivere delle pagine fondamentali nella storia del rock, ma fortunatamente ciò non è avvenuto. Certo, la cornice non era delle più adeguate : una balera invece di uno dei soliti luoghi dedicati, ma meglio accontentarsi visto anche il prezzo piuttosto popolare del biglietto d'ingresso (12 Euro, una miseria se paragonata ai prezzi di altri spettacoli). Quando i tre ex componenti delle Mothers, coadiuvati dal chitarrista Ken Rosser e dal drummer Chris Garcia, prendono possesso del palco diventa evidente che la serata sarà ancora più incandescente di quanto ci si potesse immaginare : Napoleon Murphy Brock annuncia due sets da un paio d'ore ciascuno intervallati da una pausa, non rimane quindi altro da fare che mettersi comodi senza badare troppo agli orari. La band rompe gli indugi con Andy, pezzo proveniente dal capolavoro One Size Fits All, al quale vengono collegati nella migliore tradizione zappiana una serie di altri brevi pezzi tra i quali spicca Take Your Clothes Off When You Dance. Nel primo set vengono inclusi dei lunghi medley, uno dei quali incentrato sul materiale di 200 Motels,  incredibilmente riproposti da cinque vecchietti che ci danno ancora dentro con lo spirito e l'energia di ragazzini; e che emozione riascoltare versioni così fresche di pezzi immortali come The Idiot Bastard Son e Dog Breath. La tecnica dei cinque musicisti è sbalorditiva, e Napoleon ha ancora tantissimo fiato da spendere sia impiegandolo nelle lead vocals che soffiando nei suoi fiati; ma chi risulta veramente superlativo è Ken Rosser, un'autentica rivelazione per me con i suoi funambolismi degni dell'indimenticabile Frank. Quando San Ber'dino chiude il primo set è già passata la mezzanotte, parte del pubblico lascia la sala per motivi d'orario mentre altri reclamano gli encores supponendo che il concerto sia terminato. Napoleon Murphy Brock ha il suo bel da fare per far capire, anche con la mimica, che lui e i suoi compagni intendono fare un break per esigenze fisiologiche dopodichè suoneranno ancora per oltre un'ora e mezza. Dopo la breve pausa il secondo set inizia con un altro caposaldo della produzione zappiana, una travolgente versione di Montana. Ma le Grandmothers non hanno alcuna intenzione di risparmiarsi, ed affrontano con grande energia anche l'esecuzione dell'epica King Kong, con un grandissimo lavoro da parte di Don Preston sull'incessante macchina ritmica composta da Chris Garcia e Roy Estrada. Purtroppo il pubblico in sala continua ad assottigliarsi data l'ora tarda, fattore che probabilmente induce i cinque musicisti ad accorciare il secondo set. L'unico encore concesso è una lunga versione di Let's Move To Cleveland, che vede la presenza sul palco di tre componenti degli Ossi Duri, giovanissima band torinese cresciuta a "pane e Frank Zappa". E' l'una e mezza quando il riverbero dell'ultimo accordo si smorza, decisamente tardi per una serata di inizio settimana a Fiatland, ma ne valeva la pena.
 

News from the World Central

- In un messaggio agli altri componenti di King Crimson, Robert Fripp comunica che ha declinato l'invito per una serie di date in Giappone; tra le motivazioni figura la seguente : "Lo scopo professionale è di generare una fonte di guadagno dal lavoro già fatto" ...
 

News from the World

- Come già annunciato Richard Sinclair, Dave Stewart, Phil Miller e Pip Pyle si sono ritrovati per realizzare Hatwise Choice, incentrato su materiale d'archivio degli Hatfield And The North. La mitica band di Canterbury richiede il supporto dei suoi fans invitandoli a visitare il proprio website dove si possono trovare tutte le informazioni per acquistare l'album edito da Burning Shed. Se Hatwise Choice riceverà un buon riscontro la band proseguirà la serie di archive releases con materiale che, assicurano, "non avete mai sentito sui Virgin albums!"
- All That è il nuovo album degli In Cahoots di Phil Miller, coadiuvato da Fred Baker, Peter Lemer, Elton Dean, Jim Dvorak e Mark Fletcher
- Psychic Warrior è invece il titolo del lavoro realizzato da Alex Maguire con Elton Dean, Fred Baker e Liam Genockey, infos presso alex_maguire2001@yahoo.co.uk
- Due prodotti discografici ad opera di Richard Sinclair : Live Tracks con Ric Troll, David Rees Williams, Tony Coe, Pip Pyle, Patrice Meyer, Andy Ward, David Cohen, Pye Hastings, Jan Shelhaas e Richard Coughlan, e What In The World con David Rees Williams e Tony Coe
- Venerdì 18 Marzo al The Mean Fiddler, 165 Charing Cross Road, London WC2H 0EL suoneranno Hatfield & The North, Phil Miller's In Cahoots e Richard Sinclair Band. Info Tickets Tel : 0870 5344444.
Ingresso alle 6.30pm. Biglietti in prevendita a £15
- The Future Sound Of Exeter presenta al Exeter Phoenix, Brandninch Place, Gandy Street, Exeter, Devon EX4 3LS (Tel : 01392 667080), il giorno 20 Marzo Richard Sinclair Band con Phil Miller, Theo Travis, Alex Maguire e Pip Pyle. Inizio alle 8pm. Biglietti £10 in prevendita, £12 all'ingresso, info www.wegottickets.com
- Fasano Jazz 2005, manifestazione che si terrà dal 4 al 12 Giugno, vedrà la partecipazione Sabato 4 Giugno di Richard Sinclair solo e Lunedì 6 Giugno della Richard Sinclair Band (Richard con Phil Miller, Theo Travis, Alex Maguire e Pip Pyle
- Programmazione concerti al CSA Godzilla, Via dei Mulini 29, Livorno :
    19 Febbraio - Pecksniff + Marina Mulopulos e i fratelli Calambrone e la cugina Contessa Ginestra
    11 Marzo - Blessed Child Opera + Skrjabin HC2
    1 Aprile - Caboto + Ten Minutes To Now
    8 Aprile - The Gang Of Jah + La Ghenga
    15 Aprile - R.U.N.I. + Lip Colour Revolution
- Date dal vivo degli Ulan Bator :
    3 Febbraio - Torino, Antidox
    4 Febbraio - Torino, Fnac
    5 Febbraio - Reggio Emilia, Calamita
    11 Febbraio - Verona, Fnac
    10 Marzo - Ljubljana (SLO), Channel Zero
    12 Marzo - Brescia, FreeMuzik
    26 Marzo - Salerno, Asilo Politico
    27 Marzo - Napoli, Velvet
    1 Aprile - Amiens (FR), Amiens Jazz Festival
    9 Aprile - Mezzago, Bloom
    16 Aprile - Senigallia (AN), Mamamia (+ support act Jains)
    29 Aprile - Casalpusterlengo (LO), Teatro Comunale
    6 Maggio - Bergamo, Zero + Jestrairock festival
    12 Maggio - St Ouen, Mains d'oeuvres (FR) (+ support act Innocent X)
    13 Maggio - Dijon, la Vapeur (FR) (+ support act Innocent X)
    14 Maggio - Marseille, le Poste à Galène (FR) (+ support act Innocent X)
    20 Maggio - Roubaix, La cave aux poètes (FR) (+ support act Innocent X)
    21 Maggio - Reims, la Cartonnerie (FR) (+ support act Innocent X)
    22 Maggio - Orléans, L'astrolabe (FR) (+ support act Innocent X)
    16 Giugno - Tribano (PD), Zona rock festival
- Dead Can Dance in concerto a Milano, Teatro Del Verme mercoledì 13 aprile
- Unica data italiana per The Mars Volta il 9 marzo al Rolling Stones di Milano
- La nuova release dell'etichetta DiN è Moiré (cat. no. DiN 18) di Ian Boddy e Bernhard Wöstheinrich
- Musicaoltranza.net e Joint Operation Records presentano Musica D’Alta Quota – concorso per realtà musicali indipendenti. Qui di seguito il testo del bando :
    - Il concorso nasce con la finalità di dare una maggiore visibilità alle realtà musicali indipendenti.
    - Il concorso è aperto a tutti.
    - Il concorso si divide in due categorie :
        Rock Band, suddivisa a sua volta in : rock, indie, metal, alternative/sperimentale
        Elettro Producers, suddivisa a sua volta in :
            Elettro (IDM, breakbeat, trip-hop, glitch, indietronica, ecc..),
            House & Techno (house, minimal & tek house, Detroit techno, techno, ecc..),
            Drum’n’Bass,
            Psiko (Noise/Breakcore/Sperimentale).
Ogni sottocategoria avrà una giuria specifica. Fin'ora confermati :
    elettro/elettro : WARP RECORDS (UK)
    elettro/dnb : MODULATE RECORDINGS (I) / AFUN RECORDINGS (I)
    elettro/house : L.E.D. (I)
    elettro/psyko_breakcore : SONIC BELLIGERANZA (I)
    rock/indie : PARTYZAN (I)
    rock/metal : THE MURDER INN (I)
    - Per partecipare basta inviare il proprio brano in formato mp3 (max 128kbps), specificando i propri dati, ed eventuali informazioni sull’artista, a info@mdaq.org oppure su un cd a :
CONCORSO @ Musicaoltranza.net , Via del Pratello 33°, 40122 Bologna, Italy
oppure
Joint Operation Records, Samariterstr.32, Berlin, Germany 10247
entro e non oltre il 1° Maggio 2005.
    - I brani pervenuti potranno essere votati sul sito www.joprec.org, ma la classifica “virtuale” verrà pubblicata su www.musicaoltranza.net e su www.mdaq.org.
    - Il voto on-line influirà al 50% sulle votazioni finali. Il rimanente 50% sarà affidato ad una giuria specializzata.
    - Ogni brano deve avere una durata MASSIMA di 5.30 minuti. Ogni brano di durata superiore verrà automaticamente squalificato dal concorso.
Premi :
    - I primi 3 classificati per ogni sottocategoria vedranno pubblicati i loro brani su un doppio cd (rock/elettro) edito dalla JOINT OPERATION RECORDS di Berlino. Avranno inoltre in omaggio 50 cd per ogni band.
    - I primi 5 classificati per ogni categoria avranno inoltre la possibilità di esibirsi dal vivo il 26 e 27 agosto 2005 al “Musica D’Alta Quota – International Noise Festival” (www.mdaq.org) che si terrà nei dintorni di Isernia (loc. prato Gentile).
    - I primi classificati delle 4 sottocategorie Elektro Producer avranno, inoltre, la possibilità di partecipare a un tour europeo, che toccherà le varie nazioni coinvolte con l´organizzazione del festival.
    - I primi 2 classificati in assoluto avranno :
        1° class. categoria Rock Band  : possibilità di registrare un CD c/o JOINT OPERATION RECORDS di Berlino
        1° class. categoria Elektro Producer : possibilità di registrare un CD c/o JOINT OPERATION RECORDS di Berlino
Per maggiori informazioni : info@mdaq.org
- Ceramic Hobs live in Lancaster, UK al Yorkshire House pub, nelle vicinanze di Sugarhouse, Venerdì 8 Aprile 2005. Apertura porte alle 8 pm, ingresso £3. Il set sarà composto anche da Smoking Kills e Three Ages Of Elvis
- Il nuovo album Give Me A Perfect World di Sun Palace è in vendita al prezzo di $12.99 (incl. P&P) attraverso il website SunPalaceMusic.com oppure via Mail a mezzo assegno di $12.99 da spedire a : New York Music & Video, 20 Avenue 'A' Suite #5E, New York, NY 10009
- 7 maggio: ****Laghetto + Violent Breakfast
14 maggio: spina nel fianco + trade unions
al csa godzilla
via dei mulini 29 Livorno
www.ecn.org/godzilla




SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - No. 40 - Ottobre 2004

Il governo Italiano ha approvato tre leggi che in pratica si applicano a qualsiasi uso di internet e possono spedire in galera chiunque. Il Decreto Legge Urbani (22 marzo 2004, n. 72) stabilisce che :
- se scaricate musica o film da internet anche per uso personale rischiate fino a 4 anni di carcere, 15437 Euro di multa, sequestro di tutto il materiale informatico e la pubblicazione dei vostri dati su
un quotidiano nazionale ed una rivista specializzata in spettacolo
- se immettete su internet una "opera dell'ingegno" siete obbligati ad avere il bollino del governo Italiano che certifica che avete adempiuto agli obblighi del decreto. Il bollino probabilmente sarà a pagamento. Questa legge si applica anche ai siti personali con le foto delle vostre vacanze o le vostre poesie.
Ancora più restrittiva la Legge 106/2004 (15 aprile 2004, n. 106) che stabilisce che :
- se avete un sito internet o mettete su internet un qualunque documento siete obbligati a depositare OGNI 6 MESI due copie complete di tutto ciò che avete fatto a 2 biblioteche statali. Se non lo fate ricadete in una legge del 1939 per STAMPA SOVVERSIVA. Questa legge si applica
anche ai siti personali, newsletter e tutto il resto.
Infine il DDL antipedofilia (7 novembre 2003) secondo il quale :
- se immettete su internet o visionate foto, disegni o testi scritti che abbiano come soggetto un minore o una persona che sembra minorenne e che a detta di un giudice è in un contesto "osceno" (cosa sia "osceno" non viene specificato) siete dei pedofili. Questo si applica anche ai quadri, alle foto d'arte, ai manga e perfino ai testi scritti.
- Se pubblicate le foto delle vostre vacanze dove si vede la vostra ragazza (o ragazzo) in costume da bagno e sembra minorenne (anche se non lo è) potreste essere accusati di gestire un sito pedopornografico.
Nessun giornale e nessuna televisione ha parlato di queste leggi! Se usate internet rischiate la galera e nessuno ve lo ha detto! Ci rendiamo conto che leggi così ambigue e malfatte non possono essere applicate alla lettera, altrimenti finiremmo tutti in galera, ma ci rendiamo anche conto del rischio di strumentalizzazione a cui questi provvedimenti si prestano. Se in un qualunque momento un qualunque sito esprimesse idee non gradite al governo, quest'ultimo potrebbe avvalersi di una di queste leggi e censurare di fatto il sito adducendo come accusa l'assenza del bollino governativo o di una copia aggiornata depositata negli archivi statali. Noi, cittadini Italiani, vogliamo vedere riconosciuti anche su internet i nostri diritti di libertà di opinione, di associazione, di pensiero e di espressione, che la Carta Europea dei diritti fondamentali dell'Unione ci assicura!
Queste novità legislative mi hanno fatto pensare molto all'opportunità di continuare il mio lavoro su questa pubblicazione, e nel frattempo i mesi sono passati inesorabilmente. Alla fine la decisione presa è quella di continuare, non so ancora se in questa forma o altra : sto vagliando varie ipotesi, tra le quali quella di "chiedere asilo" appoggiarmi ad un provider oltreconfine. Ad ogni modo verrete debitamente informati nel momento in cui ci saranno novità.
In questo numero di NO WARNING! :

- Various : The Letters - King Crimson tribute
- Tim Burness : Finding New Ways To Love
- Puerto Muerto : See You In Hell
- Matty Charles And The Valentines : Land Beyond The Sea
- Violet Indiana : Russian Doll
- Paradox One : Escalators To Mars
- Oceansize : Effloresce
- The Mars Volta : Televators
- Stars In Battledress : Secrets And Signals
- Luca Formentini : Subterraneans
- Forms Of Things Unknown : Cross Purposes
- Zone D'Ombra : debut album
- Lillayell : s/t album
- Various : The Combined Stupidity Of Spiteful Men
- Skrjabin Hc2 : 6 Tracks CD-R
- Nick Hornby : 31 Canzoni
- Michael Moore : Fahrenheit 9/11
- Eugenio Cappuccio : Volevo Solo Dormirle Addosso
- On Stage : Steve Lawson & Theo Travis live in London, October 7th 2004
- News from the World Central
- News from the World
 

VARIOUS - THE LETTERS : AN UNCONVENTIONAL ITALIAN GUIDE TO KING CRIMSON Mellow Records MMP 460 ABC

"King Crimson è un modo di fare le cose" ... voglio partire da questa lapidaria e storica sentenza di Mr. Fripp per avviare la trattazione di questo triplo CD di tributo a King Crimson realizzato dall'etichetta sanremese Mellow. I dischi di tributo alle grandi bands si sono sprecati nel corso degli ultimi quindici anni, e quelli che più ho atteso e al tempo stesso temuto sono proprio quelli dedicati a Crimso : non che realizzare una cover di un pezzo di, che so, ELP o Genesis sia una passeggiata, ma proprio l'unicità dell'approccio musicale di King Crimson mi rendeva difficile immaginarne una reinterpretazione. Eppure fu proprio lo stesso Fripp, nel corso di un'intervista inclusa in uno degli scrapbook di accompagnamento ai box sets dei primi nineties, che per giustificare la manipolazione di alcuni estratti inclusi in Frame By Frame si spinse ad affermare che il materiale di Crimso non è una cosa rigida e fissa nel tempo, ma è lì a disposizione per eventuali riletture. Nel corso degli ultimi tre lustri ho avuto modo di ascoltarne molte di cover di materiale Cremisi, a partire dalle fin troppo maniacali riproduzioni dei nipponici By Kyo Ran per arrivare alla recente cover di Islands realizzata da Alice, passando per le versioni suonate dalle bands di Greg Lake e John Wetton ... il risultato non è mai stato esaltante, in verità, fatta eccezione per una riuscita rivisitazione di Exiles ad opera di David Cross e per le magistrali esecuzioni della 21st Century Schizoid Band, ma in quest'ultimo caso c'è da specificare che parlare di covers è improprio, essendo la band composta da quattro membri delle prime formazioni di Crimso coadiuvati da un Jakko che è in grado di suonare e cantare qualunque cosa. Ma allora, se King Crimson è un modo di fare le cose (concetto che intrinsecamente rende inutili i tentativi di emulazione), perchè sfidarne l'unicità suonandone delle covers? In virtù dell'altro concetto, secondo il quale il materiale di Crimso non è una cosa rigida e fissa nel tempo; e allora ben vengano queste oltre tre ore di musica Cremisi interpretata da ben 30 tra bands e solisti ai quali va riconosciuto a priori un plauso per aver avuto il coraggio di cimentarsi con le partiture di Fripp e compagni. Al di la del risultato ottenuto dai singoli, già il fatto di essersi messi alla prova accettando l'invito velatamente espresso dal Monarca del Dorset è degno di riconoscimento. Certo è che dare un giudizio complessivo dell'opera è impresa ardua, e proprio per quanto detto in precedenza si corre il rischio di essere ingenerosi nei confronti di alcuni degli acts coinvolti : sorvolando sui difetti di pronuncia (come non notare l'evidente e maccheronico "Ai Ciolk Ciu The Wind" dei Malibran?) nonostante in alcuni casi si finisca per essere imperdonabili (com'è possibile sbagliare proprio nel refrain di un pezzo, pronunciando più volte "Disaiver" una parola che anche un superficiale ascolto del pezzo originale avrebbe consentito di non sbagliare, come avviene nel caso degli Aria Palea?), le riletture qui incluse sono di varia caratura. Si va dalle riproduzioni il più possibile fedeli agli originali (alcune buone come Larks Two dei Taproban, altre meno come Starless dei Psychonoesis dove viene messa troppa carne al fuoco) alle libere interpretazioni, che vanno dalla bella versione per solo piano di Frame By Frame ad opera di Stefano Bollani alla irriconoscibile The Sailors' Tale degli Anatrofobia, passando per l'ottima Red in versione Lizard (immaginatevela inserita nella seconda facciata dell'album) dei Mosaic Orchestra; interessante la Exiles dei Floating State con tanto di improvvisazione introduttiva ed alcuni interessanti break di sax ed arrangiamenti di tastiere e chitarra acustica, molto bella la solare versione di Cadence And Cascade dei veterani del new prog italico Notturno Concertante. Decisamente stravolta la Moonchild dei Caboto, che ne danno una rilettura a cavallo tra math rock e free jazz, mentre i loro compagni di scuderia (presso la Raving Records) Comfort si cimentano nell'impegnativo medley We'll Let You Know / Fracture, superando brillantemente la prova; da segnalare  l'inserimento di alcuni pregevoli arrangiamenti come l'esecuzione della sezione in Moto Perpetuo al piano. Un buon mastering ed una "consistente" confezione con un libretto pieno di note dettagliate aggiungono valore ad un lavoro che sicuramente tutti i fans di King Crimson troveranno di loro interesse. Reperibile attraverso l'etichetta Mellow e tutti gli online shops specializzati.

CD One : Frame By Frame - Stefano Bollani / Doctor Diamond - Germinale / The Talking Drum - Nema Niko / Cat Food - Spirosfera / Discipline - Roversi, Caimi, Menotti / One More Red Nightmare - Soundvision / The Sailors' Tale - Anatrofobia / One Time - Tilion / Larks' Tongues In Aspic, Part II - Taproban / Inner Garden I & II - Three Of A Charming Pair / The Great Deceiver - Prophexy / Formentera Lady - Giardini D'Autunno / Starless - Psychonoesis

CD Two : Epitaph - Goad / Lady Of The Dancing Water - Costa, Mombrini, Piazzi / Pictures Of A City - Jet Lag / Prince Rupert Awakes - Ubi Maior / Providence - L'Imbroglio / I Talk To The Wind - Malibran / Exiles - Floating State / Cadence And Cascade - Notturno Concertante / Larks' Tongues In Aspic, Part I (including Walking On Air) - Greenwall / Moonchild - Caboto / Matte Kudasai - The Slowmovies / In The Court Of The Crimson King - ZAQ / Sex Sleep Eat Drink Dream - Mariposa

CD Three : Red - Mosaic Orchestra / We'll Let You Know-Fracture - Comfort / Lament - Nodo Gordiano / The Great Deceiver - Aria Palea
 

TIM BURNESS - FINDING NEW WAYS TO LOVE Expanding Consciousness EXPAND 13

"Sono ancora un artista relativamente sconosciuto che sta (ri)lanciando se stesso dopo anni lontano dalle scene". I cultori del British New Prog degli eighties che non abbiano limitato la loro conoscenza ai soliti Marillion, IQ e Pendragon si ricorderanno del nome di Tim Burness : da solo e con la sua band Burnessence (il cui albero genealogico, per gli appassionati delle ricerche, si intreccia con quello dei Porcupine Tree : il tastierista Simon Vockings prima di far parte dei Burnessence ha lavorato con Steven Wilson nel progetto Altamont) fece parte di quel sottobosco purtroppo trascurato composto da valide e poco fortunate bands come La Host, Airbridge, Silas, As Above So Below, Tamarisk e via dicendo, ma fortunatamente Tim non è stato travolto dalla girandola di scioglimenti ed abbandoni che ha praticamente cancellato dalle scene la quasi totalità degli acts. Ed è un vero piacere ritrovarlo ancora in attività a dare un seguito ai suoi albums Power In Your Hands  e I Am You Are Me; tante cose sono cambiate da quei lontani anni ottanta, ma evidentemente non è cambiato l'entusiasmo che il musicista di Brighton ha nei confronti della musica. Entusiasmo che traspare dalla maniera semplice e positiva con cui Tim si propone, offrendosi spontaneamente ad amabili scambi di opinioni sul suo lavoro e sulla musica in genere, cosa che non molti musicisti hanno tempo o voglia di fare. "Alcune persone hanno trovato l'album difficile da recensire a causa dei molti differenti stili e generi di musica inclusi. E' una miscela di prog, pop/prog, pop e experimental/ambient. Questa ampia miscela di stili può destare l'interesse solo di persone con gusti musicali che non siano esclusivamente "prog"? Comunque, uno dei miei più grandi eroi, Steve Hackett, ha inserito proprio questa gamma di stili in molti dei suoi albums ed è naturalmente "prog". Io ho citato solo alcuni nomi (Peter Gabriel, Sting, Tears For Fears) come sommaria traccia tra le mie influenze! Avrei potuto citare anche Crowded House, Tom Petty, Howard Jones, Pink Floyd, Coldplay, Boards Of Canada, King Crimson o una tonnellata di altri nomi. Credo che chiunque recensirà l'album si farà una propria opinione. Tutto ciò che ho fatto è solo essere me stesso! Molto del mio denaro e del mio tempo è finito nell'album e spero che lo si noti". Finding New Ways To Love è, come ho commentato con lo stesso Tim trovandolo peraltro d'accordo, un logico sequel dei suoi albums precedenti : "In realtà ho capito solo dopo averlo realizzato quanto il mix di stili fosse simile a Burnessence e I Am You Are Me. Venti anni dopo io sto facendo una versione più sofisticata delle stesse cose! Lo trovo molto divertente. Io credo che questa miscela sia parte del mio stile". Qui il songwriting di Tim giunge a pieno compimento, affinato dall'esperienza e dall'ascolto di un gran numero di proposte musicali : "Quasi tutti i miei musicisti preferiti hanno coperto un'ampia gamma di stili". Immagino che i recensori che si sono trovati in difficoltà nel recensire Finding New Ways To Love avranno trovato nella sola Unstoppable Waves Of Joy il "prog" che stavano cercando, visto che nel resto dell'album di "prog" come viene comunemente inteso ce n'è veramente poco : immagino che infatti anche le belle songs come Open Man o Love Is For Giving, pur possedendo un vago flavour alla Pendragon, risulteranno troppo poppy per i fondamentalisti delle suites con Moog e Mellotron ("Non importa, non si può accontentare tutti, mi aspetto delle critiche ovviamente"). Ed invece le canzoni di Tim sono un esempio di songwriting equilibrato e piacevole, con arrangiamenti curati ed essenziali e tanto buon gusto, caratteri che si ritrovano anche nella più "dura" Walk Through The Darkness" (che con i suoi 5 minuti e 17 è il pezzo più lungo dell'album) dove Tim si pone nella scia del suo eroe Steve Hackett con una traccia dal tagliente guitar work che ricorda pezzi come Vampire With A Healthy Appetite. Ma ad essere sincero, personalmente ho trovato nei pezzi strumentali le cose più interessanti di Tim : peccato che uno di questi, Returning To You, sia un fin troppo breve intermezzo tra due songs, ma per fortuna i suoi caratteri ritornano nella seconda porzione di One Dream, il brano che chiude l'album. Molto interessante anche Tomorrow's God, dove Tim si cimenta in un ispirato e solenne soundscaping giocato su finissime cesellature di chitarra che poggiano su un esile alito di tastiere e si intrecciano con sottili trame di hammered dulcimer. Pregevole la piece di solo piano An Interlude With Monty, opera del membro dei Damned Monty Oxy Moron, non unico ospite di lusso in un organico che annovera tra gli altri l'ex Burnessence Keith Hastings al basso ed il batterista dei Pendragon Fudge Smith. L'album è reperibile attraverso il website di Tim Burness (al prezzo di 9,99 GBP incluso P&P) ed i soliti maggiori distributori come Musea, Kinesis e Big Balloon Music.

Count In / Open Man With An Open Heart / Stepping Out / Returning To You / Heal Your Soul / Unstoppable Waves Of Joy / An Interlude With Monty / Beneath The Surface / Love Is For Giving / Tomorrow's God / Walk Through The Darkness / One Dream
 

PUERTO MUERTO - SEE YOU IN HELL Fire Records FIRECD89

Non posso nascondere un certo disappunto per questo See You In Hell, full lenght album di Puerto Muerto che segue al discreto Helena dello scorso anno che all'epoca trattammo in questo spazio. L'iniziale Atlantic City lascia intravedere un lavoro dalle influenze alla Captain Beefheart, e che purtroppo non sarà tale, involvendosi in un alt-country che francamente non mi appassiona affatto. Alcune soluzioni che saltano fuori di tanto in tanto mi lasciano dubbioso sul fatto che il duo composto da Tim Kelley e Christa Meyer sia realmente convinto di imboccare questa strada, e che See You In Hell sia solo un tentativo fatto nell'attesa di trovare una collocazione definitiva nell'attuale panorama musicale. In questo caso saremmo ben lieti di dare un'altra possibilità a Puerto Muerto, ma per il momento c'è troppo poco su cui soffermarsi. Reperibile attraverso Fire Records.

Atlantic City / Tennessee / Chapayev's Machine Gunners / Hangman's Song / Walking Boss / Washtenaw River / Give Me A Penny / Crimson Beauty / Babylon / Burning Leaves / Mango / Stars
 

MATTY CHARLES AND THE VALENTINES - LAND BEYOND THE SEA MCV Records MCVR01

Ancora country, e stavolta nemmeno tanto alternativo come quello di Puerto Muerto, ma decisamente tradizionale : gli autori di questo Land Beyond The Sea sono Matty Charles And The Valentines, un trio proveniente da Portland, Oregon, in attività dal 2001 e con un altro album all'attivo. Sinceramente non capisco come mai questo promo sia stato inviato ad una pubblicazione come questa che con il country ha sempre avuto poco o nulla a che fare, e la cosa mi mette in serio imbarazzo. Non sono mai stato un appassionato di questo tipo di musica, quindi non sono in grado di giudicare nient'altro che la produzione e l'esecuzione delle dieci tracce qui incluse, sicuramente di buon livello. A titolo di curiosità posso aggiungere che la cosa più vicina al tipo di musica solitamente trattato in questo spazio è la title track, dai tratti simili a quelli dei primi vagiti di quello che diverrà noto come rock and roll. Mi vogliano scusare la band, la label ed i lettori, ma non so proprio cos'altro aggiungere, oltre all'indirizzo web di Matty Charles per coloro che eventualmente desiderano saperne di più.

Long Gone / At The Pictureshow / Lover's Lane / Mama, I Don't Wanna Go Insane / Valentine Song / Always Something New / Where They'll Bury Me / Sister May / Land Beyond The Sea / Lonesome Lull
 

VIOLET INDIANA - RUSSIAN DOLL Bella Union BELLACD66

Ritornano i Violet Indiana con le loro piacevoli alchimie sonore, semplici e raffinate :  qualcuno magari potrà obiettare che le canzoni del duo Britannico tendono ad essere tutte uguali, qualcun'altro potrà affermare che possiedono tutte una loro unicità. Io sostengo più verosimilmente che Robin Guthrie e Siobhan De Marè hanno trovato una formula delicatamente bilanciata che funziona a meraviglia, sempre a patto che vi piacciano le composizioni brevi costruite con la massima linearità e con un gran gusto melodico, il tutto all'insegna delle essenziali trame composte dalla chitarra dall'ex Cocteau Twins e sublimate dalla suadente e limpida voce di Siobhan. Le canzoni di Russian Doll sono ora più solari (Never Enough, Beyond The Furr) ora più prossime alla lounge music (Quelque Jour) anche se a prevalere sono le atmosfere più introspettive, con la sola Innocent che tenta di collocarsi nella scia di Killer Eyes, bel singolo e video tratto dal precedente album. E' inutile attendersi radicali invenzioni o inaspettate aperture nel sound di Violet Indiana, ma sicuramente vi si trova un raffinato songwriting e tanta melodia, e considerato il ciarpame che c'è in giro ciò non è poco. Reperibile via Bella Union.

Never Enough / Quelque Jour / (My Baby Was A) Cheat / New Girl / The Visit / You / Touch Me / Innocent / Beyond The Furr / Close The World
 

PARADOX ONE - ESCALATORS TO MARS Neurosis Records '7' CD-03

Terzo capitolo della saga di Paradox One, che nulla toglie ne aggiunge a quanto espresso nei due precedenti albums del solitario progetto di Phil Jackson : nelle due minisuites e nella track conclusiva i riferimenti rimangono Tangerine Dream e l'Anthony Phillips di 1984, e l'insieme risulta senz'altro più godibile rispetto ad un Terry Oldfield qualsiasi anche se non c'è da gridare al miracolo. Qualche buono spunto qua e la, soprattutto nelle parti con utilizzo di chitarra acustica. Reperibile attraverso Neurosis Records o attraverso il website di Paradox One.

Escalators To Mars : 1) Eggman 2) Twilight Creeping Across The Continent 3) Little Green Men 4) Yap! Yap! Yap! 5) Son Of Little Green Men 6) Wake Up Call 7) Minimum Survival Explorer 8) Vignette / Angel Song In Neon (In Three Parts) : 1) Angel Song In Neon (Part One) 2) We Are As One 3) Angel Song In Neon (Part Three) / Milo Mindbender
 

OCEANSIZE - EFFLORESCE Beggars Banquet BBQCD 235

Accade a volte che gruppi che hanno atteso a lungo di poter realizzare un album quando infine ci riescono vi scaricano all'interno tutta la rabbia accumulata nell'attesa. Capita anche che questa rabbia finisca per essere controproducente, concorrendo a realizzare un prodotto incoerente o dispersivo, spesso lontano da ciò che il gruppo ha perseguito per anni. Ma non è questo il caso degli Oceansize, band di Manchester che raggiunge infine il traguardo del debut album infilandovi dentro i precedenti EPs e facendone, unitamente ad alcune composizioni inedite, un amalgama di impressionante consistenza : già i precedenti singoli ci avevano favorevolmente impressionato, ma qui siamo ben al di sopra della semplice sommatoria delle varie parti. Effloresce è un album di grande potenza, una potenza che richiama direttamente il nome della band : il flusso di sonorità creato dalle tre chitarre (più basso e batteria) è in grado di farvi realmente percepire quali sono le dimensioni di un oceano, vi sentirete come naufraghi aggrappati ad un precario relitto in balia dei flutti, ora angosciosamente calmi e d'improvviso violentemente agitati da tempeste scatenatesi senza preavviso. Questa sensazione si evidenzia fin dalle tracce iniziali di questo lunghissimo album (75 minuti), dove la levigata I Am The Morning funge da minaccioso preludio alla micidiale Catalyst, già ascoltata sull'EP A Very Still Movement. Una simile alternanza di atmosfere si ripete nel corso dell'ascolto con Rinsed e la potente You Wish, e ancora con Unravel (unica traccia con un rilevante apporto di tastiere in quest'album essenzialmente chitarristico) e la successiva Women Who Love Men Who Love Drugs, ma possiamo ritrovarla generalmente in tutte le tracce, tutte veramente indimenticabili. Difficile identificarne una che possa spiccare su tutte, potrei nominare Amputee o One Day All This Could Be Yours, ma l'intero album è di una potenza e compattezza che non si rilevano molto spesso in giro.

I Am The Morning / Catalyst / One Day All This Will Be Yours / Massive Bereavement / Rinsed / You Wish / Remember Where You Are / Amputee / Unravel / Women Who Love Men Who Love Drugs / Saturday Morning Breakfast Show / Long Forgotten
 

THE MARS VOLTA - TELEVATORS Universal Music Australia 9861693

Con De-Loused In The Comatorium i Mars Volta si sono affermati presso il grosso pubblico grazie alla loro riuscita formula che rispolvera certe sonorità degli early seventies conferendogli un taglio fresco e moderno che non dispiace nè agli heavies ne ai nostalgici di epoche musicali ormai remote. Questo EP veramente extended (48 minuti) uscito per il mercato dell'Australasia rafforza il concetto espresso dalla band, che coniuga riffs marcatamente Zeppeliniani con brillanti elementi cari alle Mothers Of Inventions, accollandosi qualche rischio in più rispetto ai Muse nel tentativo di portare aria nuova in polverose stanze chiuse da tempo. The Mars Volta non hanno alcun timore di affrontare composizioni di lunga durata, lungo le quali è facile imbattersi nei fantasmi di Yes e Led Zeppelin soprattutto a causa dello stile chitarristico spesso volutamente vintage abbinato a volumi che invitano all'headbanging. Per capire meglio cosa intendo dire vi invito ad ascoltare Drunkship Of Lanterns o ancora meglio la lunghissima ma tutt'altro che monolitica Cicatriz Esp, con quella lunga cavalcata strumentale che rimanda inevitabilmente alle versioni dal vivo di Dazed And Confused. The Song Remains The Same? Fortunatamente non sempre ...

Televators / Roulette Dares (XFM session) / Drunkship Of Lanterns (XFM session) / Cicatriz (live from Electric Ballroom) / Televators (live from Electric Ballroom)
 

STARS IN BATTLEDRESS - SECRETS AND SIGNALS House Of Stairs HOS002

Ed eccoci finalmente nel bizzarro mondo di Stars In Battledress, alias Richard e James Larcombe, già in attività sotto le spoglie di Defeat The Young e Magnilda nonchè parte dell'estemporaneo progetto Admiral's Hard : l'affascinante intreccio di arcane sonorità di harmonium, piano, hammered dulcimer, chitarra e hurdy-gurdy racchiuso in Secrets And Signals è un magnifico concentrato di Britanniche tradizioni al quale la produzione di Tim Smith (leader dei Cardiacs) mette il sigillo di qualità. Proprio filtrando l'opera della band di Smith, privandola quindi della sua componente rock e favorendo semmai l'approccio che caratterizza il lavoro di William D. Drake potrete farvi un'idea della proposta dei fratelli Larcombe, che fin dall'opener strumentale I Spook The Language mettono in evidenza la loro propensione per i madrigali e per le complesse, colte e brillanti canzoni nella tradizione di acts come XTC, Robyn Hitchcock e Sea Nymphs, ancor più evidente in episodi come Oh Engineer, Thumps, Kicks And Shoves e la title track. Non so quanti avrebbero resistito alla tentazione di trasformare l'articolato riff di Remind Me Of The Thames Or Else in un trascinante episodio di math-rock con tanto di incalzante base ritmica, mentre Stars In Battledress ne fanno un break strumentale sapientemente calato a metà dell'album che precede due bei pezzi dall'atmosfera quasi liturgica come Come Write Me Down e soprattutto Dulcimer Big Boy. Ascoltando un pezzo come Doing Well si può notare come simili percorsi siano stati tentati da altri in passato (mi vengono in mente alcune cose dei Queen o parte del bel Canterbury dei Diamond Head) ma non con questa convinzione e competenza, veramente sorprendente se si considera che stiamo parlando di musicisti in giovane età. La malinconica Full Colour Is His Name chiude questo scrigno pieno di antichi e preziosi segreti, che coraggiosamente l'etichetta House Of Stairs ha pubblicato mettendo a nostra disposizione un piccolo capolavoro che difficilmente qualcun altro si sarebbe preso la briga di far uscire. Imperdibile!

I Spook The Language / Oh Engineer / Polished Floors / Thumps, Kicks And Shoves / Pinocchio Falls In Love / Secrets And Signals / Remind Me Of The Thames Or Else / Come Write Me Down / Dulcimer Big Boy / Doing Well / Full Colour Is His Name
 

LUCA FORMENTINI - SUBTERRANEANS Auditorium AUD01403

Subterraneans è il nuovo interessantissimo lavoro di Luca Formentini, chitarrista sperimentale proveniente da Salò, oltre che personaggio attivissimo nell’organizzazione di rassegne musicali focalizzate sulle forme più ardite di espressione sonora. E lo stesso disco di Luca è un vasto e bel campionario di influenze riconducibili a diversi adepti del looping, a partire dai Fripp & Eno di No Pussyfooting che in qualità di capostipiti di un certo tipo di ricerca ricorrono forzatamente come termine di paragone nella trattazione di lavori simili. E proprio i Frippertronics di quel capolavoro di ricerca fanno capolino in Su Me, mentre la successiva evoluzione dei Frippertronics (soundscapes) caratterizza Steam e 118; Steam ne mostra l’uso più tecnologico, mentre 118 può ricordare le atmosfere sacrali di That Which Passes dal più ampio respiro e dal mood riflessivo. Undercloud e Waterskin rimandano agli strumentali di Gone To Earth di David Sylvian, cosa che si avverte anche nell’ottima If I Stop dove si affacciano anche i primissimi No-Man di Night Sky Sweet Earth. L’iniziale Hands Held As A Well presenta un bel tema minimale alla Eno realizzato con una tecnica simile alla “infinite guitar” di Michael Brook, tecnica che ritroviamo in A Better Place combinata ad una bella melodia che mi ha fatto tornare in mente i primi albums del California Guitar Trio. L’utilizzo di più morbide sonorità acustiche si ricollega naturalmente al lavoro degli allievi del Guitar Craft, come si nota in Mother (dove ritornano le attinenze con il California Guitar Trio) o in Wood e Ring Mod dove echeggiano trame che avrebbero fatto la loro figura nella League Of Crafty Guitarists; in Ring Mod Luca riesce anche a rifinire l’insieme con un tocco alla David Torn. E se One To Other risplende della magia dei passi strumentali di Dead Bees On A Cake, mentre un tocco etnico alla maniera del Tony Levin di World Diary esalta Lost Alone, un inaspettato carattere post rock emerge da The 15 dove le plumbee cortine sonore di Godspeed You Black Emperor e Bark Psychosis la fanno da padrone. Trame più dark animano Digya, crossover tra i primi No-Man e gli incredibili Splattercell, e la conclusiva Gio’s Lake, claustrofobico soundscape che nella sua porzione finale si ricollega al tema di Hands Held As A Well, chiudendo il cerchio di un album ricco, variegato e coinvolgente, che offre numerosi motivi di interesse dati non solo dalle più o meno evidenti influenze presenti ma anche dalla capacità di Luca nell’arricchirle di brillanti intuizioni. Realizzato attraverso l'etichetta milanese Auditorium, Subterraneans è il coronamento di un lavoro di ricerca durato quasi due anni e mezzo stimolato da numerosi incontri e collaborazioni con altri musicisti che, per usare le parole dello stesso Luca, sono stati "fonte di un impulso creativo che non fece altro che dare più forza a ciò che facevo già da anni". Procuratevelo senza esitazioni, potete reperirlo attraverso Auditorium e Materiali Sonori.

Hands Held As A Well / Ring Mod / If I Stop / Digya / Steam / Su Me / A Better Place / The 15 / One To Other / 118 / Mother / Lost Alone / Undercloud / Wood / Waterskin / Gio's Lake
 

FORMS OF THINGS UNKNOWN - CROSS PURPOSES Panaxis Records PNXS 001

Forms Of Things Unknown è la creatura di Ferrara Brain Pan, polistrumentista proveniente da San Francisco e unico responsabile con il suo ampio parco di strumenti a fiato delle arcane sonorità contenute in questo debut EP. Il nome del progetto, per i più curiosi, è tratto da A Midsummer Night's Dream di William Shakespeare; ma Forms Of Things Unknown è solo l'ultimo act in ordine temporale a cui partecipa il titolare, le cui prime produzioni discografiche risalgono agli anni '70 quando Ferrara Brain Pan collaborò con il pioniere della musica noise Boyd Rice. In seguito fece parte di Bad Alchemy, poi del progetto ambient dub 23 Degrees quindi del dark-ambient duo Darmstadt Pharmacy. Da segnalare inoltre nel 1994 un'apparizione su Rien dei Faust. Lo sticker che accompagna questo Cross Purposes suggerisce di catalogare l'EP sotto le etichette dark ambient, goth, art rock ed experimental, il che può darvi un'idea di massima di ciò che ci apprestiamo a trattare; di rock (art o meno) in realtà non ve n'è traccia, siamo semmai in un campo di sonorità doom spesso molto lugubri, che paragonerei a quelle di Paul Chain Violet Theatre per il tono sepolcrale delle due parti di Black Candles & Pentagrams 'n Shit, seppure l'approccio sia molto più minimalista. Di stampo quasi rinascimentale si rivela Mariam Matrem, anche questa divisa in due parti delle quali la seconda è cantata dal soprano Shannon Wolfe, mentre la voce di Bob Ayres contribuisce a rendere la conclusiva Stupid Blood prossima a certe cose da solista di Peter Hammill. Un lavoro interessante, seppur breve, che susciterà sicuramente l'interesse dei cultori delle sonorità più arcane. Reperibile direttamente presso Forms Of Things Unknown.

Black Candles & Pentagrams 'n Shit - Pt 1: Risen, The Judas Moon Pt 2: Errant Bodies / Mariam Matrem - A: Instrumental Version B: Vocal Version / Stupid Blood
 

ZONE D'OMBRA - ZONE D'OMBRA Free Us From Records Fuf001/03

Zone D'Ombra è una band piemontese di progressive rock che esiste a livello amatoriale da parecchi anni, ma che solo di recente ha deciso di realizzare su disco il suo repertorio. A caratterizzare questo tardivo debutto c'è purtroppo il solito eterno difetto di molti (troppi) gruppi Italiani ... la lingua di Dante! E' mia vecchia convinzione che la nostra lingua si coniughi molto male con il rock (a parte alcune piacevoli eccezioni come i Bluvertigo), inoltre molto spesso il timbro vocale del vocalist di turno risulta essere sgradevole, quindi fatte queste doverose premesse (frutto del mio personale gusto, quindi assolutamente soggettivo e discutibile) non me ne voglia nessuno se concentrerò la mia analisi di questo disco sul solo aspetto musicale. Impresa non facile quando si è in presenza di testi torrenziali che inevitabilmente focalizzano l'attenzione dell'ascoltatore, ma dai brevi spazi strumentali presenti nei singoli pezzi si riesce a capire qualcosa, fortunatamente. Le coordinate tra le quali possiamo inquadrare il sound di Zone D'Ombra è un pò quello delle bands più "datate" del catalogo Vinyl Magic (Alluminogeni e Castello D'Atlante, volendo dare un'indicazione diretta più che altro ai conoscitori) anche se la produzione di Marziano Fontana ha reso i suoni più attuali colmando il gap temporale che costituiva un grosso fardello nel caso dei gruppi precedentemente citati (e di altri ancora ...). Le parti strumentali traggono sicuro giovamento dal grosso lavoro fatto da Marziano anche in fase di editing sulle lunghe takes registrate dal gruppo, ed a tratti emergono passaggi non molto lontani dagli ultimi Porcupine Tree, anche se a prevalere sono le trame più "pop" dei Marillion di fine anni '80 e quelle più graffianti dei Calliope dell'album Città Di Frontiera. Di positivo c'è la totale mancanza di quegli sbrodolamenti strumentali molto approssimativi che hanno contraddistinto molti altri gruppi italiani di progressive (come non ricordare le imbarazzanti suites chilometriche dei Nuova Era, tanto per citare il caso più macroscopico), il che ci permette di apprezzare al meglio le dosate rifiniture degli strumenti solisti che occasionalmente si affacciano nei break strumentali o che sottolineano le strofe cantate. Il giudizio finale da parte mia non è entusiastico, anche se per quanto riguarda le parti strumentali il disco non è affatto disprezzabile e se non altro non è la solita spazzatura prodotta da ubriaconi di provincia che si atteggiano a rockstars (si, ce l'ho proprio con Vasco e Ligabue ...). Spero solo che la band sul prossimo album riesca a colmare le lacune evidenziate da questo disco di debutto e produca qualcosa di più convincente. Per la reperibilità contattare l'etichetta all'indirizzo e-mail fuf_records@yahoo.it.

Contrappunti / Lento Fluire / Ricrea / Che Vai Cercando? / Colori Animati / Una Lettera Per Me / Metropolis / Non Voglio Più / Biancaneve / Senti La Voce / Sublime (Invereconda) Follia
 

LILLAYELL - LILLAYELL Psychotica Records PSY003

Debutto ufficiale su etichetta Psychotica per Lillayell, ottima band pisana della quale ci siamo già occupati recentemente sia in occasione della loro partecipazione alla compilation 15 Italian Dishes sia trattando del loro demo disc The Way We Reached The Hi-Tech. Un consistente assaggio di questo loro omonimo album lo avevo avuto proprio in quella occasione, essendo le prime tre tracce di questo disco state incluse nella mia copia promozionale di TWWRTHT, quasi a sottolineare la svolta in corso nel sound della band. Abbandonate certe strutture più cervellotiche (ricordiamo ad esempio l’eccellente Heisenberg Stava Battendo A Macchina) Lillayell si tuffa senza esitazioni in formule che coniugano il math rock dei Foe con un approccio più diretto al pronk di Cardiacs e Sleepy People, collocandosi sulla scia di Oceansize e American Heritage : il risultato è un sound robusto e pesante, sicuramente non di facile fruizione considerata anche la notevole lunghezza dell'album, ma di indubbio valore. Una decisa conferma del fatto che finalmente anche in Italia, dopo anni di timidi tentativi, si comincia a fare sul serio. Procuratevelo senza esitazioni attraverso Psychotica.

Dea Silva / Chemical Nice Shot / Store / Four / Brain’s Faucet / My Atom / Beyond The Red Sun / Tuneful Turmoil / Hidden Track
 

VARIOUS - THE COMBINED STUPIDITY OF SPITEFUL MEN House Of Stairs HOS004

La piccola etichetta londinese House Of Stairs continua ad accrescere, seppur a lento ritmo, la sua ottima produzione discografica : dopo i due samplers ed i debut albums di Foe e Stars In Battledress ecco questo split album che vede la partecipazione di American Heritage, Foe e Art Of Burning Water. L’inquietante artwork ad opera di Mike Coles, che ha all’attivo alcuni lavori per conto dei Killing Joke, ed il titolo dell’album (La stupidità combinata di uomini dispettosi) fanno pensare ad un concept contro le guerre di aggressione volute da Bush e Blair, o almeno a me così fa piacere pensare … il contenuto sonoro comunque calza alla perfezione in questa cornice; fin dalle prime note si capisce che si tratta di un feroce assalto all’arma bianca, condotto in prima battuta da American Heritage, band di Chicago nella quale ci siamo già imbattuti quando trattammo della compilation di House Of Stairs. Dead Men Wear Tags, Anti-American Girl Place e Forget sembrano fuoriuscire dal ribollente calderone della NWOBHM con violenza amplificata, crivellando l’ascoltatore con il fuoco rapido di due chitarre dal suono urticante. Dopo una simile prima porzione, la lunga Myrmidon dei Foe assume le sembianze della parte riflessiva di questo split album, impressione forse dovuta al fatto che si tratta dell’unica traccia strumentale del disco. Ma che strumentale, Signori! Foe conferma la sua propensione per le partiture ad incastro, da ascoltare e riascoltare per frugarne tutti i più remoti anfratti scavati dall'eccellente tecnica esecutiva del trio londinese. E da Londra proviene anche Art Of Burning Water, che ci riportano in prima linea con una micidiale sequenza di quattro tracce, due delle quali già incluse nel loro EP No Tarablus Interablus, vale a dire Destroyer Disgraced e Gates Of Kazantrutha, ma una migliore produzione ed una sicura maturazione sotto l'aspetto esecutivo ci offrono all'ascolto una band dalle buone potenzialità e con grinta da vendere. Un formidabile ed incandescente album, da sparare a volume sostenuto. Unica avvertenza : da evitare in caso di emicrania ...

American Heritage - Dead Men Wear Tags / American Heritage - Anti-American Girl Place / American Heritage - Forget / Foe - Myrmidon / Art Of Burning Water - Who's Going To Help God When I'm Finished With Him / Art Of Burning Water - The Well (Because We Are) / Art Of Burning Water - Destroyer Disgraced / Art Of Burning Water - Gates Of Kazantrutha
 

SKRJABIN HC2 - 6 TRACKS CD-R private pressing (no catalogue number)

Skrjabin Hc2 è una sorprendente band livornese dalla formazione ridotta al minimo, che comprende Antonio Maffei al basso e Nicola Fraschetti alla batteria. Questo EP contenente sei tracce, registrato live il 22 Novembre del 2002 e mixato nel Dicembre dello stesso anno, è l'ennesimo fresco prodotto della nuova scena alternativa Italiana che continua a sorprendere per l'altissima qualità delle sue proposte. Non è infatti azzardato dire che se i nostri media (ma magari anche solo qualche organo di diffusione indipendente) si prendessero la briga di cercare con un pò più di attenzione nel nostro underground invece di perpetuare i tristi residuati del bel canto che dal dopoguerra sono giunti sino a noi, magari anche l'Italia avrebbe una scena musicale degna di tal nome che potrebbe guardare dritto negli occhi i più celebrati acts stranieri. Ma evitiamo di incazzarci e passiamo a trattare dell'EP : Simple And Bright Pop Transparencies è una rapida rasoiata condotta da un incalzante basso distorto, che con i suoi 1:11" apre la strada alla ben più articolata In You I See The Will To Be Like Silver Steel dove fare dei raffronti tra lo stile di Antonio Maffei e quello di Michael Manrig è molto facile e spontaneo. E' sorprendente notare come il sound sia pieno e corposo nonostante il line-up sia così ridotto, e come Antonio sia abile nell'intercalare riffs e frasi melodiche. In White Sheet, Not Shit è proprio la melodia a prendere il sopravvento, e sono sicuro che i fans di Rothko apprezzeranno questo breve affresco così come la successiva Grey November, dove affiorano anche i migliori Rush. Il già citato Rothko convive fianco a fianco con il corrosivo math rock dei Foe in Another Day After's Wine Red, il più lungo dei sei pezzi di questo EP dove Maffei mette in luce la sua strabiliante tecnica caratterizzata da pulizia, incisività e fantasia, costantemente sorrette dal buon drumming di Nicola Fraschetti. L'indimenticabile The Fish ritorna alla mente ascoltando We Hope You've Not Grown Fond Of Little Snutting Too Much, Whichever Color You Chose, traccia conclusiva basata su un bel giro di armonici in loop sul quale si vanno a sovrapporre due linee melodiche sottolineate da una ritmica che gioca con semplicità sull'alternanza di accenti in battere e levare. Vi consiglio caldamente questa autoproduzione; per ottenerla scrivete all'indirizzo skrjabinhc2@hotmail.com oppure provate a rivolgervi all'etichetta Raving.

Simple And Bright Pop Transparencies / In You I See The Will To Be Like Silver Steel / White Sheet, Not Shit / Grey November (Old Jazz Lps Playing On The Turntable) / Another Day After's Wine Red / We Hope You've Not Grown Fond Of Little Snutting Too Much, Whichever Color You Chose
 

NICK HORNBY - 31 CANZONI Tea Libri ISBN 88-502-0638-0

Per essere uno che ha iniziato piuttosto tardi la sua carriera di scrittore, direi che Nick Hornby non si può proprio lamentare : cinque libri di successo (tre dei quali trasposti in altrettante fortunate pellicole) e due raccolte di racconti ne hanno fatto uno dei più acclamati scrittori della sua generazione, strappandolo alla grigia prospettiva di una vita lavorativa dedita all'insegnamento. Dopo il fortunato debutto con Alta Fedeltà, Nick ci ha deliziati con l'autobiografica ricostruzione della sua passione calcistica in Febbre A 90', quindi con il brillante e scanzonato Un Ragazzo (da cui è stato tratto il film About A Boy) per poi sorprenderci con il racconto agrodolce Come Diventare Buoni, nel quale l'autore si è calato con sapienza e realismo nei panni di un personaggio femminile alle prese con una dirompente crisi coniugale. Con questo 31 Canzoni, Nick Hornby ritorna alla sua genuina passione per la musica, trattando a briglia sciolta di una serie di canzoni che per lui hanno avuto un significato particolare nello scorrere della sua esistenza. Sgombriamo immediatamente il campo da qualunque pretesa di competente analisi musicale da parte dell'autore, purtroppo passione non equivale a competenza : e infatti dopo la lettura di non molte pagine di questo libro appare evidente che Hornby di musica non ne capisce molto, o per lo meno i suoi gusti sono piuttosto discutibili. Parecchie sue affermazioni lasciano a dir poco interdetti : a suo dire la musica di bands come Yes e Genesis non ha una tradizione alle spalle; secondo lui la musica nera è adulta, mentre il rock bianco è per ragazzini; o ancora, egli mette in piedi un inconsistente parallelismo tra il punk e le forme di musica sperimentale basate sul looping e sul remixing ... queste ed altre chicche di superficialità vi attendono tra le pagine di questo libro, ma allora perchè parlarne? Semplicemente perchè l'approccio di Hornby con la musica è candido, spontaneo ed entusiastico, ed in questo non è difficile identificarsi, soprattutto per chi ha almeno una ventina di anni di crescita testimoniati dai dischi sui propri scaffali e può intavolare con voi una discussione del tipo "come passare dagli Iron Maiden a Miles Davis in 23 anni e cinque steps fondamentali". La fresca verve narrativa di Nick fa perdonare perfino i suoi gusti musicali eccessivamente filo-statunitensi, che in verità mi hanno alquanto sorpreso considerato che l'autore ci ha finora magistralmente illustrato il britannicissimo lifestyle del quartiere londinese di Islington, tra pubs, negozi di dischi usati, supermercati delle catene Tesco e Sainsbury, le tube station intorno allo stadio di Highbury e villette vittoriane con le porte di ingresso dipinte di rosso. Vi raccomando caldamente l'appendice al capitolo 25, dove Hornby esalta il piacere della scoperta e invita gli appassionati a fare i propri acquisti nei piccoli negozi specializzati in luogo degli spersonalizzanti megastores. 31 Canzoni è facilmente reperibile nelle librerie più fornite, il prezzo è abbastanza economico e la lettura veramente piacevole.

Your Love Is The Place Where I Come From - Teenage Fanclub / Thunder Road - Bruce Springsteen / I'm Like A Bird - Nelly Furtado / Heartbreaker - Led Zeppelin / One Man Guy - Rufus Wainwright / Samba Pa Ti - Santana / Mama You Been On My Mind - Rod Stewart / Can You Please Crawl Out Your Window? - Bob Dylan / Rain - The Beatles / You Had Time - Ani DiFranco / I've Had It - Aimee Mann / Born For Me - Paul Westerberg / Frankie Teardrop - Suicide / Ain't That Enough - Teenage Fanclub / First I Look At The Purse - The J. Geils Band / Smoke - Ben Folds Five / A Minor Incident - Badly Drawn Boy / Glorybound - The Bible / Caravan - Van Morrison / So I'll Run - Butch Hancock & Marce LaCouture / Puff The Magic Dragon - Gregory Isaacs / Reasons To Be Cheerful, Part 3 - Ian Dury & The Blockheads / The Calvary Cross - Richard and Linda Thompson / Late For The Sky - Jackson Browne / Hey Self Defeater - Mark Mulcahy / Needle In A Haystack - The Velvelettes / Let's Straighten It Out - O.V. Wright / Röyksopp's Night Out - Röyksopp / Frontier Psychiatrist - The Avalanches / No Fun-Push It - Soulwax / Pissing In A River - The Patty Smith Group
 

MICHAEL MOORE - FAHRENHEIT 9/11

Mi sono raramente occupato di cinema in questo spazio, ma talvolta i temi trattati in alcune pellicole meritano uno "sconfinamento" in ambiti che esulano dalla normale attività di NO WARNING!. Fahrenheit 9/11 è una di queste pellicole : il discusso film-documentario-inchiesta di Michael Moore rimarrà sicuramente nella storia del cinema per la sua immediatezza, per l'accuratezza delle ricostruzioni, per la sua crudezza e per la sua carica dissacrante. Le menzogne dell'amministrazione Bush e gli intrecci tra politica e lobbies di affari Sioniste e Saudite vengono abilmente scoperte e documentate da Moore, che riesce ad evidenziare al pubblico come i tragici avvenimenti dell'11 Settembre 2001 siano tinti non solo del sangue delle vittime, ma anche dei complotti orditi dall'establishment americano con i suoi due più importanti alleati. Per il resto, non so con certezza se Moore intendesse o meno fare una "scelta di campo" all'insegna del "meno peggio" così in voga anche da noi (logica che personalmente trovo aberrante), e non credo nemmeno che lo scopo fosse quello di far schierare l'opinione pubblica con una o l'altra parte di quelle coinvolte nella sporca guerra tuttora in svolgimento : non riesco a fare distinzioni tra il dolore dei familiari delle vittime delle Twin Towers e quello della donna Irakena che piangendo i suoi cari invoca l'ira di Dio sugli Americani, tra lo strazio della madre del marine caduto in Iraq e la rabbia dell'uomo che mostra alla telecamera il corpo inanimato di un bambino morto sotto i bombardamenti "intelligenti". Ciò che invece ciascuno dovrebbe fare è prendere posizione contro la logica della guerra, soprattutto se dettata da sporche strategie di mercato utili solo per incrementare i profitti di pochi potenti ai danni degli esclusi e degli indifesi. Per comprendere meglio il concetto sono significativi due passaggi chiave del film : quello in cui lo stesso Gore ratifica la sua sconfitta nelle elezioni presidenziali respingendo i ricorsi contro i brogli elettorali presentati da deputati afroamericani in rappresentanza di migliaia di persone, e quello in cui lo stesso Moore si presenta in mezzo ai deputati Statunitensi chiedendo loro di dare l'esempio alla nazione facendo arruolare uno dei loro figli tra i marines in partenza per il fronte, ottenendo ovviamente solo risposte negative. Ma d'altra parte è la solita vecchia storia ...
 

EUGENIO CAPPUCCIO - VOLEVO SOLO DORMIRLE ADDOSSO

"Mors tua vita mea" : potremmo riassumere semplicemente con questa frase il tema trattato in questa bella pellicola di Eugenio Cappuccio? No, penso invece che il film offra più di uno spunto di riflessione, e questo ne fa uno dei più bei lungometraggi sull'attuale mondo del lavoro tra quelli usciti negli ultimi anni. Volevo Solo Dormirle Addosso narra la vicenda di Marco Pressi, giovane manager incaricato della formazione professionale nella filiale Italiana di un'azienda Francese, al quale viene affidato l'incarico di attuare una riduzione del personale di 25 unità nell'arco di due mesi e mezzo : se realizzerà l'obbiettivo avrà gratifiche e onori, se fallirà perderà a sua volta il posto di lavoro. Marco Pressi inizia così un percorso fatto di avvilimenti, intimidazioni e vessazioni, trasformandosi in breve da simpatico collega a spietato carnefice; ma l'onere dell'impresa finirà per far collassare definitivamente il suo già precario mondo extraprofessionale, vissuto lontano dagli affetti familiari in una casa sporca e trascurata, sballottato tra una cerchia di amicizie mantenute più per prestigio che per reale attaccamento, un rapporto sentimentale che non è emotivamente in grado di mantenere ed una governante sudamericana che lo tratta con un misto di disprezzo ("Hombre de mierda") ed istinto materno. Presto questo disordine investe anche la sua sfera professionale, e mentre la scadenza si avvicina con l'obbiettivo lungi dall'essere raggiunto, il suo sistema nervoso comincia a cedere sotto la pressione dei vertici aziendali ed il disprezzo dei dipendenti. Un ultimo sussulto di dignità lo spinge ad inserire il suo nominativo come venticinquesimo "epurato", proprio mentre i suoi superiori gli chiedono le dimissioni : con una cospicua buonuscita in tasca Marco potrà quindi trascorrere le festività di fine anno con la sua famiglia e ripensare allo scopo da dare alla sua esistenza. Intenso nella narrazione e dotato di un buon ritmo, Volevo Solo Dormirle Addosso mette a nudo non solo la logica spietata delle aziende che hanno ormai come unica risorsa su cui investire quella del taglio del costo del lavoro attraverso la riduzione del personale (‘sti cazzo di lavoratori che vogliono pure essere pagati ...), ma l'estrema fragilità e vulnerabilità di coloro che al giorno d'oggi si devono ancora ritenere "fortunati" perchè hanno un posto di lavoro da difendere con le unghie e con i denti. Esemplificativo della parabola discendente di un "diritto" trasformatosi in "lusso" per i lavoratori ed in "merce" per gli imprenditori, Volevo Solo Dormirle Addosso ha in Giorgio Pasotti un riuscito protagonista che contribuisce, con tutto il cast, a dare al film un'impronta terribilmente realistica.
 

ON STAGE - STEVE LAWSON & THEO TRAVIS, London, Royal Festival Hall 7 Ottobre 2004

Una cosa che non mi era mai capitata in precedenza è quella di assistere ad un concerto durante il lunchtime ... eppure lo stesso Theo mi ha confermato l'orario mediante una e-mail inviatami pochi giorni prima della nostra partenza per la capitale Britannica. Sede dell'atipico evento è una sede altrettanto atipica, il foyer della Royal Festival Hall, uno dei tanti spazi per la cultura situati sulla Southbank del Tamigi, non distante dalla stazione ferroviaria di Waterloo. Il traffico del centro di Londra ci consiglia di muoverci per tempo, nonostante ciò quando il bus della linea 139 ci lascia sul Waterloo Bridge non manca molto a mezzogiorno, giusto il tempo per districarci nel labirinto di cemento composto dalla RFH, dalla Purcell Room, dalla Queen Elizabeth Hall e da numerosi altri siti dedicati a mostre, cinema, teatro ed iniziative culturali varie. Gli spazi sono enormi, tanto che il foyer della Royal Festival Hall si rivela essere un vasto ambiente polifunzionale, con shops, bar, spazi interattivi e molti altri servizi che fanno del foyer un insospettabile ed affollato punto di aggregazione : persone di tutte le età si ritrovano qui, sedute a leggere un libro, a lavorare, a rilassarsi, a bere una birra o semplicemente a chiacchierare in un ambiente rilassante e confortevole. La nostra meraviglia per un simile lifestyle (impensabile nel nostro paese, anche sotto questo aspetto relegato irrimediabilmente al ruolo di provincia dell'Europa) è mitigata dall'incontro con Theo e Steve che stanno arrivando contemporaneamente a noi spingendo un carrello che trasporta la loro attrezzatura; un rapido ma cordiale saluto per lasciar loro il tempo di preparare la strumentazione, mentre noi ne approfittiamo per un veloce pranzo a base di quei tramezzini confezionati tanto in voga nel Regno Unito che un punto ristoro posto all'interno del foyer sta nel frattempo vendendo in quantità industriali ... fortunatamente il bar alle nostre spalle è fornito di spillatrici per le birre, tra le quali l'ottima Worthington con la quale mi accingo ad accompagnare il pasto. Steve e Theo hanno intanto preparato la strumentazione ed effettuato un breve soundcheck, e sono pronti ad iniziare puntuali la loro performance : il primo pezzo è Flutter, che ci consente di apprezzare anche visivamente la tecnica di loops adottata da Theo e denominata Ambitronics, loops di flauto sui quali si vanno a sovrapporre quelli creati da Steve con il suo basso. Si nota nel frattempo che lo spazio del foyer di fronte ai due musicisti si è riempito di gente, che in buona parte segue con interesse ciò che sta accadendo davanti ai loro occhi. Al termine del pezzo Theo Travis compie una prima presentazione del duo, ed annunciando che il set sarà composto da due parti con una breve interruzione presenta quindi un altro pezzo estratto dall'album For The Love Of Open Spaces, ossia Uncle Bernie, pezzo costruito su un riff flangerizzato eseguito da Steve. Theo approfitta della pausa successiva al pezzo appena eseguito per spiegare al pubblico che non c'è niente di preregistrato nella musica che stanno eseguendo, ma che tutto è creato dal vivo attraverso i rispettivi sistemi di real time looping, quindi presenta la successiva improvvisazione battezzandola Voyage Of Exploration Into The Cosmos, lunga ed avvolgente piece che riempie l'enorme spazio del foyer fondendosi con il brusio, i dialoghi ed i rumori che percorrono l'ambiente circostante. Segue Sleep, tratta dall'album Slow Life di Theo Travis che il titolare esegue in solitudine mentre Steve Lawson si mescola in mezzo al pubblico presente, quindi il duo si ricompone per eseguire Amo Amatis Amare, un pezzo tratto da Not Dancing For Chicken. Durante la successiva pausa i due musicisti si concedono alle domande del pubblico incuriosito dai loro equipaggiamenti ed al saluto di amici e conoscenti, approfittando di questo breve lasso di tempo per vendere qualche copia dei rispettivi albums, quindi riprendono posto per eseguire In A Place Like This, altro estratto da For The Love Of Open Spaces. Ancora dal già citato album viene eseguita la delicata Lovely, quindi Steve Lawson dal suo ultimo lavoro solista Grace And Gratitude estrae l'ottima title track sotto lo sguardo attento e ammirato di Theo Travis. Un'altra interessante improvvisazione intitolata Facing East conduce anche la seconda parte del set verso la conclusione, affidata ad un bell'arrangiamento per solo basso, flute loop e sax di All I Know, opening track dello splendido Heart Of The Sun di Theo. Il pubblico (almeno quello che ha potuto trattenersi oltre la pausa pranzo) applaude calorosamente i due musicisti, tanto bravi quanto modesti e cordiali. Ci avviciniamo per fare quattro chiacchiere e chiedere dei rispettivi programmi per il futuro (Steve dovrebbe essere nuovamente in Italia tra Febbraio e Marzo del prossimo anno, mentre Theo in Giugno dovrebbe partecipare ad un festival nel nostro paese con Richard Sinclair o con Tangent, mentre ha escluso la possibilità che possa venire con il suo Quartet); entrambi ci chiedono del nostro soggiorno Londinese e di come ci troviamo con le abitudini Britanniche, scoprendo che anche Steve è entrato nel lungo elenco di musicisti Inglesi affascinati dall'Italia. La conversazione proseguirebbe a lungo, ma ci accorgiamo che Steve e Theo devono smontare e mettere a posto la loro strumentazione; ci scambiamo un arrivederci dopodichè lasciamo l'edificio. Il cielo di Londra si è nel frattempo coperto di nuvole grigie, un'aria fredda e penetrante spazza il Waterloo Bridge rendendo eterna l'attesa per il bus che ci riporterà verso il centro. Il fraseggio di sax di All I Know continua a riecheggiarmi in testa mentre dal finestrino osservo l'apparentemente interminabile flusso di buses e di black cabs snodarsi lungo le grandi strade di questa città che ci ha regalato l'emozione difficilmente dimenticabile di un concerto all'ora di pranzo, una tranquilla oasi temporale di un'ora e mezza materializzatasi in un normale giorno lavorativo, mentre il mondo intorno a noi correva freneticamente ...
 

News from the World Central

- Following The Music - On The Road With The California Guitar Trio è uno sguardo da dietro le quinte alla vita on the road con il CGT. Il DVD è stato in lavorazione per più di un anno e contiene 60 minuti di documentario e 60 minuti di materiale d'archivio dei concerti intorno al mondo : Tokyo 1996 (un opening act per King Crimson), una chiesa medioevale in Norvegia nel 2000, Quebec Summer Festival 2003, London 2003 ed altro. Uno sguardo al CGT non è mai stato così intimo. Prodotto da Scott Lambson, 120 minuti, standard DVD Region Free. Disponibile esclusivamente attraverso il CGT, o attraverso il DGM Mail Order Shop.
- Finalmente ci sono notizie riguardo David Cross, che con la sua band ha finito di registrare il nuovo album Closer Than Skin che verrà pubblicato non appena saranno risolti tutti i problemi di artwork, track listings, stampa, distribuzione etc. David Cross ha inoltre registrato 40 minuti di musica per violino e (poche) tastiere che dovrebbero comporre il suo primo vero e proprio album da solista. Sul fronte delle collaborazioni, David ha registrato un paio di tracce con la cantante e pianista giapponese Naomi Maki
 

News from the World

- Sigur Rós pubblicano 'Ba Ba Ti Ki Di Do' in edizione speciale CD digi-pack, 12" etched vinyl e in digital download. Comprendente 20 minuti di musica strumentale scritta per la Split Sides performance di Merce Cunningham, 'Ba Ba Ti Ki Di Do' è basato su linee di piano, suoni percussivi derivati da scarpe da ballo, frammenti di dialogo ed il tap dancing di Merce Cunningham.
Contenente tre separate tracce, 'Ba Ba', 'Ti Ki' e 'Di Do', l'insieme coniuga la colonna sonora de
'L'Esorcista' con il lavoro di Byrne e Eno in 'My Life In The Bush Of Ghosts'
- E' uscita in Luglio l'edizione in vinile con copertina gatefold del Blackfield album. Si tratta di una collaborazione tra il cantautore ed attivista pacifista Israeliano Aviv Geffen e Steven Wilson dei Porcupine Tree. L'album suona come una logica estensione di Lightbulb Sun, e vede Steven cimentarsi con chitarra e basso mentre Aviv si occupa delle tastiere e delle lead vocals di due tracce, con le restanti 8 tracce cantate da Steven. Altri musicisti presenti sull'album sono the Illusion String Quartet, Gavin Harrison, Chris Maitland e Yermi Kaplan. Questa edizione in 1000 copie include un poster ed un singolo con bonus tracks
- Ceramic Hobs dal vivo il 21 Ottobre in Manchester, al Thompson's Arms, Sackville Street, insieme a Three Ages Of Elvis ed altri. Sabato 30 Ottobre invece Ceramic Hobs saranno a Liverpool, Heaven N Hell (old Club 24/7) Fleet Street. Dalle 2 PM a mezzanotte si alterneranno sul palco Gnosis, Casino, Crouch Mog, Fuckwits, Laughing In The Face Off, Boycott UK, Terminal City Ricochet, Ethargi, Pincushion, The Nonce Pockets, Two Shot Blast, Splitters, Targetpoint, Mybe ed, ovviamente, Ceramic Hobs
- Il giorno 20 Ottobre Theo Travis ha partecipato ad una session di registrazione con David Sylvian. Prima di lui nello studio ha dato il suo contributo Robert Fripp; le premesse per un buon disco ci sono tutte
- Robin Guthrie ha recentemente realizzato insieme ad Harold Budd la colonna sonora di Mysterious Skin, il nuovo film di Gregg Araki. Il film è stato presentato al The London Film Festival il 25 e 26 Ottobre scorso. Il chitarrista ha anche realizzato un live soundtrack per Lumière, film di animazione della durata di 40 minuti
- Il nuovo album di GP Hall dal titolo Gothic Flamenco uscirà il 13 Dicembre 2004 su etichetta Bronze. Seguiranno alcune date dal vivo di  promozione all'album
- Screaming Headless Torsos hanno un nuovo CD ed un doppio DVD in uscita : l'album dal titolo 2005 è atteso a giorni, mentre il Live DVD (contenente quasi tre ore di musica proveniente dagli shows al Knitting Factory in New York City 1996 ed al New Morning in Paris 2004) sarà disponibile dal 10 Dicembre
- Qui di seguito le date del Tour Europeo di Screaming Headless Torsos (Dean Bowman, vox - David Fiuczynski, guitar - Fima Ephron, bass - Daniel Sadownick, percussion - Skoota Warner, drums) :
    17 Novembre, London, UK -- Spitz, London Jazz Festival
    18 Novembre, Leeds, UK -- Leeds Jazz at the Wardrobe
    20 Novembre, Bruxelles, Belgium -- Studio Athanor
    22 Novembre, Arnhem, Netherlands -- Conservatory of Arnhem Clinic
    23 Novembre, Nancy, France -- MAI School of Music Clinic
    25 Novembre, Vienna, Austria -- Reigen, Jazz Fest Wien
    28 Novembre, Madrid, Spain -- Ritmo y Compas
    1 Dicembre, Napoli, Italy -- Hosted by ArciMusica
    2 Dicembre, Rieti, Italy -- Multisala Cinema Moderno
    3 Dicembre, Roma, Italy -- Locanda Atlantide
- L'etichetta Resonancer Records ha pubblicato in data 15 Novembre Never Trust The Way You Are, nuovo studio album della versione trio di Centrozoon (cat. no. bp-res04ce01). L'album, al quale partecipa Pat Mastelotto su due tracce, è disponibile attraverso Amazon, Burning Shed, DGM, Materiali Sonori e Musea, ma presto si aggiungeranno altri distributori, tra i quali probabilmente Sony BMG quando nell'anno nuovo Never Trust The Way You Are verrà pubblicato nei paesi di lingua tedesca (Germania, Svizzera ed Austria)
- Notizia con il botto : Van Der Graaf Generator si riformeranno per uno show alla Royal Festival Hall di Londra il 6 Maggio 2005. Il line-up della band sarà quello classico comprendente Peter Hammill, Guy Evans, David Jackson e Hugh Banton, insieme per la prima volta in 29 anni. Un doppio album verrà pubblicato in coincidenza con l'evento
- Gothic Flamenco è il nuovo 13 track CD di G P Hall, in uscita su Bronze label il 13 Dicembre 2004 e disponibile presso HMV, Virgin, WH Smith, Tower Records, Amazon, Woolworth e Tesco. In preparazione un tour nel corso del prossimo anno, maggiori dettagli sul sito www.gphall.co.uk
- Hatwise Choice - Archive Recordings 1973-1975, Volume 1 è un album di materiale d'archivio di Hatfield And The North disponibile esclusivamente attraverso Burning Shed dal 31 Gennaio 2005. Hatwise Choice sarà il primo CD di una serie incentrata sul materiale eseguito da Phil Miller, Pip Pyle, Richard Sinclair e Dave Stewart, e sarà composto in parte da registrazioni dal vivo ed in parte da sessions radiofoniche
- Il nuovo album di Howl In The Typewriter, dal titolo Friendship's Death, è ora disponibile. Comprende sette registrazioni di soundtrack basate su dialoghi presi dall'omonimo film, e dai rispettivi remix delle sette tracce ad opera di Taurus Board e RooHmania. Si tratta del quindicesimo volume nella Brown Paper Bag Series (ricordiamo che sono delle CD-R releases), catalogue # PUMF 497, durata 47 minuti al prezzo di £4 inclusi P&P. Il sedicesimo volume della stessa serie è Orgasmic Death, un album risalente più o meno al 1984 sul quale non esistono altre informazioni. Rimasterizzato digitalmente dal suo originale formato cassetta, catalogue # PUMF 504, durata 62 minuti, prezzo £4 inclusi P&P
- Il nuovo album dei londinesi Foe è in fase di stesura. Si preannuncia (stando alle dichiarazioni di Jason Carty) più maturo compositivamente ed ancora più complesso. L'artwork sarà ad opera di Francesca De Santis. Oltre all'album dei Foe nel corso del 2005 l'etichetta House Of Stairs pubblicherà anche l'album di Art Of Burning Water




SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - No. 39 - Maggio 2004

" (...) una miseria culturale e umana che la televisione e gli altri media stanno costruendo giorno per giorno creando un'immagine del mondo fatta di auto superveloci, deretani privi di cellulite, scodinzolamenti ammiccanti e discorsi privi di senso. Una televisione che si risolve nel partecipare a lotterie, quiz a premi e concorsi di bellezza. Questa televisione artefatta e delirante riesce a scavare nel buon senso della gente in modo spaventoso. E ci sembra sempre di piu' avvilente l'agitarsi di questi personaggi dello spettacolo che si muovono in modo convulso attorno a un vuoto totale di idee e sentimenti. Questo mondo dello spettacolo vende una prospettiva di vita, degli obiettivi esistenziali, putridi e devastanti, fa perdere il senso del reale e del giusto. (...)". Volevo dare una definizione di Cretinismo, nuova corrente di pensiero imperante che sta spazzando via in pochi anni secoli e secoli di storia, di tradizioni e di movimenti culturali, ma rileggendo alcune vecchie e-mail mi sono imbattuto in un bell'articolo di Franca Rame e di Dario e Jacopo Fo, dal quale ho estrapolato i concetti sopra riportati, perfettamente calzanti a questa nuova cultura. Perchè a questo punto, che piaccia o meno ai puri e ai candidi, di nuova cultura si tratta : non scandalizzatevi per questa bestialità, tale non perchè da me espressa ma perchè insita nel sussistere stesso di questo livellamento verso il basso; il Cretinismo si è di fatto sostituito alle culture fatte di conoscenza e di impegno, relegandole sempre di più in angoli angusti non dei soli palinsesti televisivi, ma anche della programmazione cinematografica, delle librerie, degli spazi espositivi e dell'intrattenimento in genere. E' una specie in via di estinzione quella composta da coloro che sembrano arrivare da un altro pianeta quando si trovano a dover ammettere di non sapere chi è il Tizio che, nel corso dell'ultima puntata del tale reality show, ha litigato con Caio perchè non aveva riposto i calzini sporchi li dove aveva deciso il Leader della settimana ma li aveva lasciati la dove aveva deciso il Leader della settimana precedente. In tempi non molto lontani, quando si etichettavano certi film Italiani come B-movies, era impensabile parlare di simili fenomeni marginali come di cultura, ma oggi (quando anche quei B-movies se prodotti oggi farebbero un figurone) l'occupazione della porzione largamente maggioritaria degli spazi fa del Cretinismo una vera e propria corrente di pensiero, fondata sul nulla e sull'effimero ma pur sempre presente nella società, oltre che pesantemente condizionante. Non è un caso che, ad esempio, nell'ultimo anno a Torino abbiano chiuso ben cinque sale cinematografiche che avevano una programmazione d'essai o, se preferite, alternativa a quella delle sale che proiettano solo pellicole hollywoodiane o i films dei fratelli Vanzina; la causa non è da ricercarsi nel calo di spettatori, ma nel dilagare di un certo tipo di spettatori che affollano le multisale di proprietà delle grandi majors dove, armati di Coca-Cola e di snacks ipercalorici, possono comodamente gustarsi i pirotecnici film d'azione e di fantascienza prodotti con grande dispendio di Dollari statunitensi. Come non è un caso che, nella recente polemica sui possibili interventi governativi a favore delle sempre più indebitate società di calcio, un noto "atleta pedatorio" si sia potuto permettere di dichiarare pubblicamente che sono loro quelli che fanno andare avanti il paese : quale sport più del calcio è esemplificativo della possibilità che nella vita un qualsiasi signor Nessuno possa emergere anche dalla miseria più nera in virtù di qualità discutibili e diventare un personaggio idolatrato, pagato a peso d'oro e circondato da bellissime donne che si accapigliano per entrare nelle sue grazie? Senza andare a scomodare uno stronzetto semianalfabeta come David Beckham, che in coppia con sua moglie è sicuramente tra i più dissoluti esseri del pianeta capace di spendere in mezza giornata tanto denaro sufficiente per far funzionare per un mese un ospedale nel terzo mondo, è interessante un dato emerso recentemente : uno qualsiasi di questi giovanotti mediamente dotati nei piedi guadagna in un anno una cifra tale che un lavoratore dipendente impiegherebbe tre vite lavorative per metterla insieme. Potenza del Cretinismo : la vita è una vetrina luccicante, piena di telefonini con videocamera, caffettiera e tostapane incorporati, auto belle e potenti, cibi e bevande light, denaro facile e successo. Guardate solo quattro o cinque spot pubblicitari a caso : case spaziose e luminose, impieghi gratificanti da svolgere in ambienti ed orari confortevoli, party a sorpresa dietro ogni angolo, ristoranti di lusso, donne belle e disponibili. Nulla viene proposto come impossibile, anzi viene bandita l'immagine che caratterizzava le pubblicità degli anni di Carosello, costruite sui ben più semplici bisogni dei cittadini reali; quindi niente più famiglie dei ceti medii impegnate nella quotidianeità ma singles benestanti che bighellonano in una realtà edulcorata fatta di fitness, meetings e cocktails, con l'orecchio perennemente incollato al cellulare e nessun traguardo precluso. L'immagine del perdente o comunque della mediocrità è out, sostituita da una cortina fumosa che nasconde alle stesse inconsapevoli vittime dei nuovi stereotipi la loro abissale vacuità, la povertà interiore ed una reale assenza di vere prospettive di vita in luogo dei miraggi imposti dai burattinai del villaggio globale. Ma se i suoi fruitori/vittime nella maggior parte dei casi non risultano vincenti (pur se troppo stupidi per accorgersene), è il Cretinismo stesso ad essere vincente : esso tiene in piedi interi settori, dona fama a personaggi privi di talento, fa pubblicare libri indegni di essere definiti tali, porta imprenditori arroganti alla guida dei paesi, legittima la barbarie, confonde il vero con il falso sovvertendone i ruoli. Il Cretinismo si nutre della mancanza di valori, di istruzione e di spirito critico delle masse, facendo della loro omologazione l'unica ragione di essere parte di una società, non importa quanto alienante e deumanizzata. Tramontate le ideologie, trionfa la mancanza di idee. E la peggiore conseguenza del Cretinismo è che dopo di esso ben difficilmente potrà esserci un nuovo Rinascimento, il Cretinismo nei fatti è in grado di accompagnare l'umanità verso la sua stessa fine, facendola precipitare in un'era buia di terrore e sofferenza alla quale gli ultimi uomini di Neanderthal in versione hi-tech porranno fine, annientandosi a vicenda.
In questo numero di NO WARNING! :

- King Crimson : Live In Guildford 1972 KCCC24
- Oceansize : One Day All This Could Be Yours EP
- Delicate Awol : Time And Motion Studies Deep Underground
- Ghoak : Some Are Weird
- Pokerface : Made In America
- The Neutrinos : Murder EP
- Steve Lawson & Theo Travis : For The Love Of Open Spaces
- Nick May : Quirkwork demos
- Michael Bearpark & Peter Chilvers : Thin Air
- Duran Duran : the DVD
- On Stage : Elio E Le Storie Tese live in Collegno, June 23rd 2004
- News from the World Central
- News from the World
 

KING CRIMSON - LIVE IN GUILDFORD, November 13, 1972 King Crimson Collectors Club KCCC24

Un sound che ha lo stesso effetto della carta vetrata a grana grossa energicamente sfregata su una pelle delicata : questo è stato il risultato di una delle più ardimentose sfide di Mr. Fripp, consistente nella ricomposizione di King Crimson dopo il dissolvimento del line-up di Islands. Chissà quali erano le attese di pubblico e critica alla vigilia di un’esibizione come quella del 13 Novembre 1972 alla Civic Hall di Guildford, quando quello che poteva apparire ai più come un ricettacolo di profughi e diseredati si rivelò in tutta la sua dirompente potenza come una delle più formidabili formazioni che la storia del rock ricordi. Robert Fripp, David Cross, John Wetton, Bill Bruford e Jamie Muir non si fecero scrupolo alcuno nel vanificare le attese di coloro convenuti per assistere all’esecuzione dei classici del periodo precedente, riversando invece sul pubblico un magma sonoro che qualcuno tempo dopo identificò addirittura come precursore dell’heavy metal. Il romanticismo fabulatorio dell’era Sinfield rimane intrappolato tra I cavalli di frisia disseminati dalla nuova sezione ritmica composta da Bruford e Wetton, e gli strumenti di Cross e Fripp sono il fil di ferro che strazia le carni : le versioni embrionali di Larks ed Exiles sono materiale da maneggiare con estrema cautela, tanto taglienti ne sono gli spigoli. King Crimson collauda la sua micidiale macchina da guerra mentre la assembla, disseminando di intuizioni e schegge sonore il terreno circostante (All That Glitters Is Not Nail Polish), senza badare alla forma, privilegiando l’istinto ed una voglia di sfide lungamente repressa. E’ questo che fa di ogni performance di questo line up un documento impedibile, apparentemente formato da poche idee ed invece enormemente ricco di idee, azzardi, ripensamenti … un intenso, irripetibile work-in-progress che lascia sul terreno una impressionante scia di frammenti, e a volte anche di titoli provvisori (Daily Games) che oggi è possibile riascoltare e valutare con calma, e sempre con infinita ammirazione.

Larks' Tongues In Aspic, Part I / Book Of Saturday (Daily Games) / Improv: All That Glitters Is Not Nail Polish / Exiles
 

OCEANSIZE - ONE DAY ALL THIS COULD BE YOURS EP Beggars Banquet Records BBQ366TT

Eccoci nuovamente qui a parlare di questa ottima band di Manchester giunta infine al debut album : One Day All This Could Be Yours, pubblicato in CD single ed in vinile 10 pollici, è il singolo apripista dell’album Effloresce già in commercio da qualche tempo, e con le tre tracce che lo compongono ci conferma tutte le positive impressioni ricavate dai precedenti singoli. Il sound rotondo e compatto di Oceansize è attualmente una delle migliori espressioni di un certo rock di robusta fattura, a tratti anche più incisivo di quello di The Mars Volta rispetto ai quali la formazione del Lancashire può vantare una certa propensione per atmosfere sulfuree ed avvolgenti, come dimostrano sia la title track che la lunga Massive Bereavement, qui presente in versione live. Torneremo presto a parlarne, la mia copia di Efflorence aspetta pazientemente il suo turno …

One Day All This Could Be Yours / Breed Siamese // Massive Bereavement (live)
 

DELICATE AWOL - TIME AND MOTION STUDIES DEEP UNDERGROUND Fire Records BLAZET126

Avevamo lasciato i Delicate Awol come parte integrante del nuovo corso di Rothko, dove la band era confluita in blocco per dar vita all'ottimo A Continual Search For Origins. Delicate Awol fa ora parte della scuderia Fire Records, etichetta per la quale ha realizzato l'album Heart Drops From The Great Space dal quale è estratto il singolo di cui andiamo brevemente a trattare. Tra gli ammiccamenti canterburiani della title track e l'ambient electronica di Here Come The Armed Guards, questo EP ci propone le riletture più o meno radicali delle stesse tracce ad opera di Mark Beazley e Lee Bowman, che manipolano con buoni risultati il repertorio di questa ottima band britannica. Un gradito ritorno.

Time And Motion Studies Deep Underground / Here Come The Armed Guards // Time And Motion Studies Deep Underground (Mark Beazley / Rothko remix) / Here Come The Armed Guards (Mark Beazley / Rothko remix) / Here Come The Armed Guards (Lee Bowman remix)
 

GHOAK - SOME ARE WEIRD Thisco THISK09

Coloro che hanno apprezzato gli eleganti esperimenti di manipolazione sonora di Felix Laband e Max Tundra si troveranno a loro agio con il debut album di Ghoak, pseudonimo sotto il quale opera il diciannovenne musicista portoghese Carlos Nascimento. Buona parte dei pezzi che compongono Some Are Weird (citiamo Anthology, Kil +, A Agressão Da Beringela, Dogs Are Not Right) in effetti ricordano molto il grande senso melodico applicato alla sperimentazione sonora proprio di Felix Laband, anche se non credo che Carlos abbia ascoltato i lavori del musicista sudafricano, il cui stile si affaccia anche in Ui Que Faz Frio seppur diluito in atmosfere non dissimili da quelle di Inconnu. Caratteri più prossimi all’ambient electronica si riconoscono nell’iniziale Doente E' O Senhor, breve episodio privo di base ritmica alla maniera di Bass Communion, come anche in Pato Com Manteiga (dove Ghoak si colloca nell’orbita di The Tenth Planet) e in Colher De Pau, Puto Parolo, traccia dove si fondono influenze riconducibili a Bark Psychosis e The Exile. Nelle tracce più marcatamente ritmiche è possibile scorgere numerosi punti di contatto con autentici campioni come Godspeed You Black Emperor e Kalahari Surfers (Fotossistema 700), come con acts meno noti quali The Incredibile Expanding Mindfuck e Ras.Al.Ghul (Fuk) ed anche con “terroristi sonici” come Max Tundra (Segundo Esquerdo) oppure Faultline e Muslimgauze (Olá Eu Sou Uma Meia). Un debut album che denota una sorprendente maturità, al contrario di quanto sostenuto recentemente da autorevoli colleghi di pubblicazioni specializzate in musica elettronica che rimproverano a Ghoak una mancanza di unità stilistica. Infatti l’album, e questo è uno dei suoi pregi, è tutt’altro che monolitico e si lascia ascoltare senza difficoltà dall’inizio alla fine. Se questo è l’inizio, possiamo scommettere su un brillante avvenire per il progetto di Carlos Nascimento. Reperibile attraverso Thisco.

Doente E' O Senhor / Anthology / Fotossistema 700 / Fuk / Kil + / Segundo Esquerdo / A Agressão Da Beringela / Colher De Pau, Puto Parolo / Olá Eu Sou Uma Meia / Dogs Are Not Right / Pato Com Manteiga / Ui Que Faz Frio / Rapid
 

POKERFACE - MADE IN AMERICA PhD Music PF703

Penso di essere stato piuttosto duro verso i Pokerface quando nel 2001 trattai del loro terzo album Sex Lies And Politics : il contenuto musicale di quell’album, in verità piuttosto deboluccio, aveva spostato la mia attenzione sul messaggio politico di Paul Topete e soci, che mi sembrava animato da un incomprensibile anticomunismo un po’ fuori dal tempo, inspiegabilmente associato ad una sincera avversione per le regole del WTO. Un successivo scambio di e-mail, a tratti piuttosto aspro, e l’inesorabile trascorrere del tempo hanno avvicinato le nostre posizioni : messi da parte preconcetti e rimasugli ideologici, penso che sia io che Paul abbiamo scoperto qualcosa di positivo. L’avvento di Bush ha probabilmente fatto capire a Paul che il nemico spesso è molto più vicino a noi di quanto si possa pensare, tanto che un giorno mi chiese cosa ne pensassi del “diktator George W. Bush, Fuhrer del Quarto Reich dei ricchi”. Da parte mia ho realizzato che, contrariamente a quanto vogliono farci credere i media, buona parte degli americani non concorda con la propria classe politica, subendone anzi le scelte scriteriate che hanno anteposto ai bisogni della popolazione un folle disegno neocolonialista guidato dal perseguimento dell’interesse economico da parte del capitalismo corporativo. Ed il titolo stesso di questo nuovo lavoro di Pokerface sembra voler sottolineare questa realtà : credeteci o no, questo disco di protesta è Fatto In America, non altrove, ma proprio in America, la terra dove McDonalds, Exxon, Coca-Cola e Microsoft utilizzano i propri tentacoli politici e militari per ingigantire i loro già titanici profitti a scapito della sanità, dell’istruzione, della famiglia e dei lavoratori. Il clima di terrore introdotto dal Patriot Act, con il quale le libertà civili dei cittadini statunitensi hanno subito un duro attacco da parte dell’amministrazione e dei servizi segreti, è ben raffigurato nella copertina di Made In America, dove uno sgherro del regime con tanto di stivali lucidi e manganello si para minaccioso alle spalle di un oppositore che ha appena finito di correggere con la vernice spray un motto riportato su un manifesto raffigurante Bush e Hitler; motto che recita “L’America deve essere sicura” e che figura completato dalla frase scritta sul muro “… per i ricchi e i potenti, vaffanculo tutto il resto!”. Sul retro del booklet spicca un’altra immagine raffigurante Clinton con baffetti corti e camicia bruna, ed una scritta che recita “Il grande fratello vuole te” … un buon biglietto da visita, non c’è che dire. E le canzoni, rispetto a Sex Lies And Politics, sono stavolta dure, incazzate e più coinvolgenti, mostrando i Pokerface sinceramente convinti di quello che fanno e dicono. Si capisce chiaramente che i quattro musicisti amano il loro paese, e soffrono nel vederlo governato da corrotti criminali al soldo delle multinazionali controllate dalla borghesia sionista; ma questa sofferenza stimola i Pokerface verso un approccio musicale grintoso che a tratti ricorda i Porcupine Tree di In Absentia, con roboanti chitarre in primo piano e parti soliste decisamente migliori rispetto al passato. Ce ne accorgiamo fin dall’iniziale Kontrol, esplicita esortazione alla rivolta per la riconquista della libertà che Pokerface includono nell’album anche in una versione in lingua spagnola : i Genesis cantavano quasi le stesse cose nel 1970, in The Knife, anche se probabilmente Peter Gabriel non poteva nemmeno lontanamente immaginare la realtà descritta da Paul Topete (“satelliti nel cielo trasmettono bugie a bilioni di persone, telecamere nelle strade registrano i nostri incontri, tu questa la chiami libertà”). Tra le cose migliori di Made In America segnalerei il riff flangerizzato di Forces, bella traccia che si caratterizza per un bel break strumentale che ricorda un po’ i Genesis di Duke o ancora meglio gli It Bites di Eat Me In St. Louis, ed anche la sulfurea Destiny, lungo pezzo cadenzato che parrebbe influenzato dalla leggendaria Kashmir dei Led Zeppelin. Gradevole ma piuttosto di maniera la ballad Prayer For America, alla quale si fa preferire Good Times per il suo andamento meno anthemico. Buona la produzione che spesso riesce a stemperare alcune caratteristiche tipiche dell’AOR che sicuramente costituisce il background della band, marcandone invece i caratteri più hard. A complemento della musica del gruppo, il CD include una ricca porzione interattiva molto curata attraverso la quale è possibile approfondire la conoscenza sia dell'aspetto musicale che di quello politico di Pokerface; è inoltre fornito un biglietto da One Deception Dollar, valuta degli Untied States Of Aggression : qui sono riportati gli URL di numerosi websites che parlano degli aspetti nascosti che stanno dietro ai fatti dell'undici settembre 2001 e alla susseguente "guerra al terrorismo" … per conoscere alcuni aspetti di un paese che i nostri media vogliono farci credere più vicino a noi di quanto non lo sia in realtà.

Control / Revolution / Thief In The Night / I Wanna Know / Forces / Destiny / Prayer For America / Break Free / Good Times / ForEver Now / Control (Spanish version) / Prayer For America (Acoustic)
 

THE NEUTRINOS - MURDER UK2Records UK2 001

Andiamo a trattare in breve di questo singolo di The Neutrinos, band Britannica che ad un’analisi superficiale potrebbe essere scambiata per una di quelle formazioni nate sulla scia dei pessimi Skunk Anansie, ma il line-up con vocalist femminile non deve trarre in inganno : questo breve singolo mostra una band sicuramente grintosa ma capace al tempo stesso di arrangiamenti curati che denotano una certa originalità. La front-girl riesce anche, nonostante l’aspetto anonimo e pulito da brava ragazza della porta accanto, ad interpretare queste canzoni con un timbro vocale sufficientemente peccaminoso e provocante, trasportata dal deciso impatto dello scarno ma tagliente impianto strumentale. Delle tre tracce qui presenti, la title track Murder (il cui video è altresì incluso in questo supporto) è stata trasmessa su Radio One da John Peel. Tratteremo presto, ed in maniera più approfondita, di questa band il cui debut album Sick Love è già tra le nostre mani, nel frattempo per maggiori informazioni visitate l’official website della band all’URL http://www.neutrinos.co.uk

Murder / Fucker / Suck / Murder (video track)
 

STEVE LAWSON & THEO TRAVIS - FOR THE LOVE OF OPEN SPACES Pillow Mountain Records pmr0014

Partnership iniziata episodicamente in quel di Norwich durante una delle Burning Shed Nights, quella tra i due musicisti Londinesi è sicuramente destinata a lasciare un'impronta profonda nell'ambito dell'ambient electronica basata sulla tecnica di live looping. Steve Lawson e Theo Travis sono certamente dei maestri nel campo, come testimoniato dalla loro opera solista che puntualmente abbiamo trattato in questo spazio, ma sinceramente non avrei mai sperato che due talenti del genere unissero le loro forze. E invece a volte l'insperabile diventa realtà, e che bella realtà è questo For The Love Of Open Spaces : attraverso il website di Steve Lawson avevamo avuto modo di gustare un piccolo assaggio che corrispondeva a Lovely, delicata e breve pièce costruita su un arpeggio melodico di basso sul quale il sax di Theo si esprime ai suoi altissimi livelli di lirismo, ma il resto dell'album che consta di altre cinque lunghe tracce spalanca un'ampia vetrata sugli spazi aperti citati nel titolo dai due titolari. Il morbido e rilassato respiro di Flutter si espande in spazi sterminati grazie agli Ambitronics di Theo, introducendo le numerose sovrapposizioni di Uncle Bernie in cui il groove è dato da un semplice riff flangerizzato di Steve su cui i solos ed i loops dei due musicisti tessono miriadi di avvolgenti trame. L'eterea Blurred Vision è esemplificativa del metodo spontaneo con cui è stato concepito questo album, con l'interazione quasi telepatica tra Steve e Theo che con la massima naturalezza lasciano scaturire questi layers dai marchingegni collegati ai rispettivi strumenti; in molti casi la tecnologia utilizzata per creare loops dal vivo costituisce un ostacolo per la spontaneità del performer, spesso più preoccupato dal funzionamento dell'attrezzatura che dal flusso creativo, ma non è questo il caso. Steve e Theo si sono anzi concessi il lusso di registrare buona parte del materiale alla prima take, intervenendo successivamente per qualche editing e per i fade in / fade out d'obbligo, ma senza aggiungere sovraincisioni. Non c'è sfoggio di tecnica in questo album, ma semplicità e gusto, come si può notare anche in un pezzo come In A Place Like This, dove una semplice sequenza di accordi fa da base alla traccia in tutti i suoi dieci minuti di durata, supportando una prima parte più rarefatta ed una seconda parte dove loops e solos costituiscono una più fitta ragnatela di suoni. La lunga title track chiude l'album con una magnifica celebrazione di soundscapes che trasportano l'ascoltatore ad altezze irraggiungibili, tali da permettere di gettare lo sguardo a perdita d'occhio su spazi infiniti. L'incredibile alchimia realizzata da Steve Lawson e Theo Travis costituisce senza dubbio una delle più belle realtà degli ultimi anni, attendiamo quindi con fiducia che i due diano un seguito a questo progetto. For The Love Of Open Spaces è reperibile attraverso l'etichetta Pillow Mountain ed attraverso altri online stores indicati sul website di Steve Lawson; non può mancare nella vostra collezione ...

Flutter / Uncle Bernie / Blurred Vision / Lovely / In A Place Like This / For The Love Of Open Spaces
 

NICK MAY - QUIRKWORK DEMOS

Nell’ambiente del progressive rock Britannico il nome di Nick May è quasi una leggenda : la sua lunga militanza in quest’ambito ha fatto si che Nick lasciasse il segno in numerose bands, ricordiamo Gemini, Dagaband, i mediocri Jadis ed i grandi The Enid. Io incontrai Nick la prima volta proprio ad un warm-up gig che i riformati The Enid, sotto il nome fittizio di Aerie Faerie Nonsense, tennero nell’Agosto del 1992 al Royal Standard Whalthamstow, locale nell’East End londinese. Il cordialissimo Nick all’epoca era impegnato al basso, ma nel successivo album Tripping The Light Fantastic si assunse l’onere delle chitarre al posto del defezionario Neal Shepperd, lasciando un’impronta decisiva nell’economia dell’album. Ma, come testimoniano i continui cambi di formazione della band, la coesistenza con Robert John Godfrey non è affatto facile, e Nick May lascia The Enid per dedicarsi alla composizione di materiale destinato a formare un album a suo nome. I sette brevi estratti dai demos finora realizzati che è possibile scaricare dal suo website ci lasciano intuire che Quirkwork (questo è il titolo provvisorio dell’album) sarà un grande disco di progressive dai molti risvolti, che spaziano dalle influenze elettroniche di Dithering Dendrons ai canoni epico romantici (alla The Enid, per intenderci) di Innocence, passando per momenti più sinfonici (Lies pare fuoriuscire da quel capolavoro che fu The Spell) costellati da spezzettati segmenti alla Gentle Giant e per atmosfere più claustrofobiche non molto distanti da quelle dello Steve Hackett di Please Don’t Touch o dei Camel di Dust And Dreams. Direi che le premesse sono più che buone, quindi rimaniamo in attesa dell’uscita di Quirkwork, visitando di tanto in tanto il website di Nick per avere aggiornamenti sulla situazione.

Dithering Dendrons / Innocence / Lies / Opening Books / Scurry Flurries 1 / Scurry Flurries 2 / Vantage Points
 

MICHAEL BEARPARK / PETER CHILVERS - THIN AIR Burning Shed (no catalogue number)

No review available

One / Two / Three / Four / Five
 

DURAN DURAN - GREATEST The DVD EMI EDV 140

Non penso di uscire troppo fuori dal seminato (quale sarebbe, poi?) trattando di una mainstream release come questo doppio DVD dei Duran Duran, band da me odiatissima durante la mia adolescenza ed in seguito ampiamente riabilitata : diciamocelo pure guardandoci dritti negli occhi, sono ormai diversi lustri che la musica pop non sforna più prodotti anche lontanamente paragonabili alla band di Simon Le Bon, nonostante le politiche di mercato delle majors puntino sempre ad offrire un prodotto orecchiabile confezionato da performers dall’aspetto esteriore gradevole. Ma il tempo purtroppo non trascorre in maniera indolore, e tra i moderni tormentoni e l’ormai ventennale prima produzione dei Duran Duran c’è un vero e proprio abisso : non accetto raffronti tra i moderni schiamazzi pop e pezzi anche leggeri come Is There Something I Should Know, Wild Boys, The Reflex, per non parlare delle più raffinate Save A Prayer, Skin Trade e di quel piccolo capolavoro che è The Chauffeur. C’è inoltre da dire che con la seconda parte della loro carriera, coincisa con l’innesto in formazione del superlativo Warren Cuccurullo (ex Zappa), Duran Duran si è elevata al rango di band dedita a più sofisticate trame sonore, seppur a discapito del riscontro di vendite che li ha gradualmente sospinti nel dimenticatoio. Ma la svolta iniziata in parte con il singolo A View To A Kill ha fruttato albums pregevoli come Notorius, Big Thing, The Wedding Album e Liberty : Ordinary World, Serious e Come Undone sono solo alcune delle gemme ivi nascoste, testimonianze di come i musicisti di talento siano in grado di cambiare pelle e sorprendere anche i fans della prima ora. Questo doppio DVD è una carrellata attraverso la videografia di una delle bands che forse hanno dato il maggiore impulso al video clip come strumento di promozione, puntando sul forte impatto visuale che nei primi eighties aveva sulle masse di teenagers. I due dischi sono corredati da una dettagliata discografia e da numerosi easter eggs, ossia porzioni nascoste contenenti numerosi extras che io purtroppo non ho ancora potuto vedere, non essendo finora riuscito a scoprire come vi si accede. Se qualcuno dovesse riuscirci me lo faccia sapere, per cortesia.

Disc One : Planet Earth / Girls On Film (long uncensored version) / The Chauffeur / Hungry Like The Wolf / Save A Prayer / Rio / Is There Something I Should Know? / Union Of The Snake / New Moon On Monday (EP version) / The Reflex / Wild Boys (7" edit version) / A View To A Kill

Disc Two : Notorious / Skin Trade / I Don't Want Your Love / All She Wants Is / Serious / Burning The Ground / Ordinary World / Come Undone (uncensored version) / Electric Barbarella

plus hidden alternate versions of : Planet Earth, Girls On Film, Union Of The Snake, New Moon On Monday, Wild Boys, Serious and Come Undone; hidden interview footage; la Galerie de Duran and DVD-ROM features, including 30-minute Q&A session recorded with Nick Rhodes and Simon Le Bon in 1999, photo gallery, lyrics to all songs featured on the DVD, screensaver, wallpaper and Web link
 

ON STAGE - ELIO E LE STORIE TESE, Collegno, Parco Dalla Chiesa 23 Giugno 2004

Puntuali come un cronografo Svizzero, Elio E Le Storie Tese ritornano a Collegno come ormai da diverse estati a questa parte. L'area attrezzata per ospitare la rassegna open air Colonia Sonora è stata spostata a ridosso di un padiglione dell'ex Ospedale Psichiatrico, consentendo la sistemazione di alcune tribune prefabbricate in verità troppo lontane dal palco, ma meglio questo che niente. La vigilia della festività del patrono di Torino induceva evidentemente il pubblico ad arrivare con comodo ben oltre l'orario di inizio previsto, che slittava così dalle 21 alle 22 passate. Introdotti dalla brevissima (per fortuna) esibizione di tale Alan Magnetti, Elio E Le Storie Tese iniziano la loro performance con un medley strumentale che, sull'esempio della storica Los Endos, cita numerosi temi tratti dai pezzi inclusi nell'ottimo Cicciput quindi si inoltrano senza indugio nel loro ormai vasto repertorio, alternando pezzi nuovi come Gimmi I (con Mangoni impegnato nelle parti vocali cantate in studio da Ike Willis) ad altri di vecchia genesi come Abitudinario, Catalogna, Milza e la sempre eccellente suite La Vendetta Del Fantasma Formaggino. Lo show segue più o meno lo schema di quello tenutosi lo scorso Marzo al Teatro Colosseo di Torino, anche a causa delle esigenze di scaletta dettate dalla registrazione in diretta di un official bootleg che viene messo a disposizione del pubblico ogni sera alla fine del concerto; ancora dalla primissima produzione del gruppo provengono La Ditta e Carro, mentre dall'ultimo lavoro Cicciput vengono tratte Fossi Figo e la Chanson. Tra i punti fermi del set troviamo El Pube e Cartoni Animati Giapponesi, mentre una bizzarra versione de Il Barbiere Di Siviglia rappresenta una novità assoluta. Il concerto si avvia rapidamente verso il suo epilogo, segnando la rinuncia (rispetto alla data del Marzo scorso) a pezzi come Pilipino Rock, Discomusic e quella per me ancor più dolorosa a Pagano : gli unici due encore sono l'insulsa Shpalman e l'immancabile Tapparella, vero e proprio inno per i fans più accaniti della band milanese. Sulle note di Rock' n' Roll dei Led Zeppelin il gruppo saluta a lungo il suo pubblico, le due ore di concerto sono passate in un battito di ciglia nella sempre festosa atmosfera che caratterizza i concerti di Elio E Le Storie Tese. Appuntamento tra un anno sempre da queste parti, mi raccomando ...
 

News from the World Central

- Nuovi arrivi nel mail order shop di DGM : 21st Century Schizoid Band - Live In Japan (DVD); 21st Century Schizoid Band - Live In Italy (CD); Trey Gunn - Untune The Sky (Bonus DVD); Trey Gunn & Pat Mastelotto - TU; Billy Cobham - Live At The Palais Des Festivals Hall Cannes 1989 (DVD); Wakeman/Hackett/Barclay - Progressive Rock Collection (3DVD); Barry Cleveland - Memory & Imagination; Barry Cleveland – Volcano; Cloud Chamber - Dark Matter (Featuring Barry Cleveland); Genesis - Seconds Out (Remastered); Genesis - Foxtrot (Remastered); Genesis - Live (Remastered); Genesis - Nursery Cryme (Remastered); Genesis - Selling England By The Pound (Remastered); Genesis - The Lamb Lies Down On Broadway (Remaster); Genesis Archive: 1967-1975 (Box); G3 Live - Rockin In The Free World; Ian Mcdonald - Drivers Eyes
- Il prossimo volume del King Crimson Collectors' Club sarà Live in Philadelphia, 1982. Sarà possibile prenotarlo attraverso lo shop dal 28 di Maggio
- Un DVD contenente materiale video relativo al line-up di Crimso 1981-84, dal titolo Neal, Jack And Me, dovrebbe essere pubblicato in Agosto
- Il primo volume di 21st Century Guide To King Crimson, incentrato sugli anni 1969-73, è atteso per Ottobre. Si attendono maggiori dettagli, ma alcune indiscrezioni parlano di un progetto di ben otto CD inteso come ampliamento del box Frame By Frame
 

News from the World

- Il nuovo album di Ceramic Hobs si intitola Shergar Is Home Safe And Well (cat # PUMF 469) ed è disponibile attraverso Pumf al prezzo di £7, pagabili anche attraverso PayPal utilizzando l'account stan@pumf.net
- Godspunk volume two (cat # PUMF 476) è una compilation comprendente 34 tracce ad opera di Howl In The Typewriter, LDB, Las Vegas Mermaids, Pinkeye, Pissed Off, UNIT, Gays In The Military, The Taurus Board, Higgins++ e RooHmania, per oltre 70 minuti di durata. Il prezzo è di £5 comprese le spese di spedizione
- In uscita il 5 Luglio il nuovo singolo di Escape Pod dal titolo Winter, ancora su label Dead Digital
- Il vecchio catalogo dei Porcupine Tree passa sotto il controllo della Snapper, quindi chi voglia approfittare della svendita finale del catalogo Delerium visiti il sito di Freak Emporium
- Marlowe suoneranno allo Hermit Club in Brentwood, Essex  Sabato 26 Giugno 2004. Il line-up è composto da Andy Heath (Hanging Tree), Clive Richards, Nick Pynn (Arthur Brown, Steve Harley), Jo Whitman (The Voltaires), Darryl Bass e Simon Holdgate
- Theramin + Three Second Kiss in concerto il 26 Giugno al Bera Festival di Corbetta (Mi), info +39.347/1057905
- Prossime uscite su etichetta Psychotica : a Settembre Guinea Pig "Tba" Cd-digipack (PSY005), più o meno nello stesso periodo We Were Gladiators dei Theramin (PSY006), a seguire i lavori delle bands irlandesi Daemien Frost (PSY007) e Giraffe Running (PSY008)
- Importante appuntamento per la quinta edizione della rassegna Sei Chitarre Sole 2004, di cui riportiamo il comunicato stampa. Quest'anno, in occasione del suo quinto compleanno, la rassegna che si propone di esplorare il mondo della chitarra più creativa, si propone in modo diverso. Innanzitutto il numero degli artisti : tre e non sei. I nomi sono di primaria importanza e vanno dall'emergente Franck Vigroux, chitarrista fretless francese, discepolo diretto del caposcuola Ned Evett, che presenterà alcune delle rarefatte atmosfere del suo ultimo lavoro "Lilas Triste". In equilibrio tra poesia e linguaggi più crudi, Vigroux è un ulteriore ottimo esempio di come uno strumento come la chitarra si possa prestare a trasformazioni profonde del suo patrimonio sonoro, avvicinandosi ora ad una viola, ora ad un violoncello.
Finalmente, dopo tre anni di tentativi avremo inoltre il grande Tim Brady. Canadese, è uno dei più importanti compositori per chitarra moderna che esistano al mondo. La sua capacità di tessere trame armoniche di grande complessità con elegantissima finezza e semplicità ne fanno uno degli innovatori veri della musica moderna. Musica nella quale si colgono gli elementi di quella che tra alcuni decenni sarà considerata la "Musica Classica" dei nostri tempi.
Infine Trey Gunn, ex membro della storica formazione dei King Crimson. Gunn ha basato il calendario europeo del suo tour attorno alla partecipazione a Sei Chitarre Sole, che sarà la sua prima data italiana. E' la prima volta che si esibisce in Italia da solo e la prima volta che porta fuori dagli Usa il suo nuovo progetto multimediale "Quodia". Considerato unanimamente come il più importante suonatore di "Warr Guitar" (una ulteriore evoluzione della chitarra) al mondo è un artista che ha dato un contributo fondamentale per lo sviluppo di una nuova sonorità.
Un altro importante aspetto "nuovo" di questa edizione di Sei Chitarre Sole, sarà il workshop che sarà tenuto dagli artisti nel pomeriggio prima del concerto all'Auditorium A. Celesti. Diverso sarà anche il luogo dove sarà tenuto lo spettacolo : il Castello di Desenzano del Garda. Infine, questa "edizione speciale" di Sei Chitarre Sole segnerà il momento di incontro tra musica e arte visuale, caratteristica che da quest'anno accompagnerà il nostro festival. Il "battesimo" sarà tenuto dallo spettacolo di Trey Gunn. Questi tre artisti si esibiranno durante una sola serata ad ingresso gratuito che si terrà al Castello di Desenzano il 10 Luglio 2004, con inizio alle ore 21.00.
Desenzano del Garda, Sabato 10 Luglio 2004 - Workshop alle ore 14.00 presso l'Auditorium A. Celesti, Concerto alle ore 21.00 presso il Castello. Per info : info@unguitar.com - www.unguitar.com
- Ceramic Hobs in procinto di imbarcarsi in un breve UK tour :
    15 Luglio - Leeds, Joseph's Well, 8 - 11pm (supporting three other bands including Caesar Reel)
    17 Luglio - Blackpool, West Coast. 11pm - 2am (with Three Ages Of Elvis and Fes Parker)
    23 Luglio - Stoke, Talbot Hotel. 8 - 11pm (with Reverends and others)
    20 Agosto - Lancaster, Yorkshire House. 8 - 11pm (supporting Three Ages Of Elvis)
 
 



SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA - No. 38 - Febbraio 2004

Sono andato a ripescare tra le mie vecchie e-mails l’estratto da un articolo, a firma Nicola Guarnieri, apparso su L'Adige (www.ladige.it) di Sabato 24 Maggio 2003 che riguarda un importante sentenza del Giudice del Lavoro di Trento sull'agibilità ENPALS.
"Il Servizio lavoro della Provincia aveva passato al setaccio un anno di manifestazioni e concerti in Vallagarina e dintorni. Suonare nei pub non è un mestiere. Finito davanti al giudice del lavoro un contenzioso sull'agibilità Enpals. Il giudice del lavoro Michele Maria Benini ha regolato un contenzioso sull'agibilità Enpals per i musicisti.
La parola Enpals, per i numerosi musicisti appassionati di tutta la provincia, evoca qualcosa di spiacevole. L'agibilità, infatti, è richiesta per poter suonare in pubblico. E pensare che si tratta di una norma istituita ancora al tempo del fascismo per garantire ai musicanti che giravano per le piazze italiane una sorta di cassa di previdenza. In pratica, versando all'Enpals una percentuale sul compenso ricevuto per l'esibizione, ci si pagava la futura pensione. Orbene, i tempi sono cambiati e per anni quella voce insidiosa (al giorno d'oggi, tolti i big delle hit parade, sono migliaia le band che suonano per diletto e non guadagnano certo cifre da capogiro) è rimasta nel cassetto, coperta dalla polvere. La solerzia di alcuni funzionari pubblici, però, ha tolto la polverosa cortina e ha riportato in auge lo spauracchio. Morale: chi vuole esibirsi in concerto in un pub o in una sagra rischia di vedersi comminare una sanzione perché privo di agibilità Enpals. Questa premessa era d'obbligo per introdurre una sentenza del giudice del lavoro Michele Maria Benini che ha fatto tirare un sospiro di sollievo ad una trentina di musicisti, «rei» di essere professionisti e di aver suonato a sagre e in alcuni locali. A dare il «la» alla causa, dunque, è stata la solerzia dei funzionari del Servizio lavoro della Provincia autonoma di Trento che il 28 novembre 2000 inviò un'ingiunzione di pagamento alla ditta «Produzioni Cipiesse» di Brescia, azienda che fornisce impianti luce e service audio. Motivo? Aver fatto esibire gruppi musicali sprovvisti di agibilità Enpals pur essendo lavoratori dello spettacolo. Il titolare avrebbe dovuto pagare quasi undici milioni di vecchie lire. Il condizionale, però, è d'obbligo visto che il multato ha presentato ricorso al giudice del lavoro e l'ha vinto. Le band - che, tra il giugno 1996 e il settembre 1997, hanno allietato feste campestri o semplicemente serate rock nei vari locali che offrono spettacoli dal vivo - erano tutte iscritte all'Amad, un'associazione che garantiva per loro l'iscrizione all'Enpals. Secondo la Provincia, però, si trattava di professionisti. Nel corso delle varie udienze, però, i musicisti hanno tutti riferito di avere altri lavori e certo di non campare con i soli strumenti. I soldi ricevuti dai gestori dei pub, infatti, erano semplicemente rimborsi spese e quote pasto. In quanto alla «Cipiesse», è emerso chiaramente che la società forniva solo gli impianti e nulla più e le fatture che emetteva a baristi e organizzatori delle sagre erano proprio per il nolo di service e luci. Il giudice ha accolto il ricorso ed ha annullato il provvedimento del Servizio lavoro della Pat. «I lavoratori dello spettacolo in senso tecnico da assicurare obbligatoriamente presso l'Enpals - scrive il magistrato in sentenza - sono soltanto coloro che stabilmente, professionalmente, ancorché in compiti ausiliari, sono impiegati per svolgere attività essenzialmente destinate alla realizzazione di spettacoli». Tutti gli altri, e qui il giudice è molto chiaro, sono «musicisti dilettanti, persone che, unicamente per diletto, si offrono occasionalmente per suonare in un locale o in una manifestazione. Si tratta quindi di persone per le quali suonare è un'occupazione saltuaria». A conferma di ciò, il dottor Benini sottolinea il numero esiguo di concerti mensili. Il giudice va oltre: «Fanno bene ad avere un'altra occupazione questi suonatori, dato che l'attività di musicista non permetterebbe loro di vivere». Il Servizio lavoro, dunque, ha sbagliato. «Equivoca - spiega il giudice - anche sul fatto che alcuni lavoratori non
potrebbero essere considerati dilettanti puri e semplici in quanto insegnanti di musica. Un conto infatti è la bravura del musicista, un conto che la persona debba essere considerata dilettante per il fatto di svolgere un'attività di tipo occasionale e non professionale»."
Segnato dal giudice un punto a favore dei musicisti, qualche altro personaggio ha pensato di metterci del suo per complicare la faccenda invece di partire da questo incoraggiante risultato per affossare completamente l’assurdo balzello. Un gruppo di consiglieri regionali del Piemonte (del Centro-sinistra, ma ciò non importa, in quanto per attitudine e mancanza di competenze avrebbero potuto tranquillamente essere anche dell’altro schieramento, tanto sono sottili le differenze di appartenenza da quando le ideologie hanno lasciato il posto a molto meno nobili argomenti) ha messo a punto un progetto di legge che prevede l’iscrizione ad un apposito albo per i musicisti dilettanti, che consentirà loro di essere esentati dal pagamento dell’Enpals a condizione che non suonino più di dieci concerti all’anno. Congratulazioni, geniacci !!! Questo cosa significa, che se invece io tengo undici concerti in un anno mi sono assicurato un reddito tale da permettermi di vivere da musicista professionista pagando di conseguenza questa ed altre tasse? E’ incredibile la percezione della realtà che ha la nostra classe politica (evidente fin dagli aspetti più macroscopici della vita del paese), tanto da far sorgere perfino il dubbio che sia un’altra subdola manovra atta a scoraggiare la creatività in ambito culturale, per piegare anche le ultime sacche di resistenza rimaste a vivere fuori da un ambito domestico lontano da quegli obbrobri televisivi che richiedono un quoziente intellettivo prossimo allo zero. E’ guerra agli oppositori dell’omologazione, ai nemici della democrazia del Grande Fratello, ai terroristi armati di chitarre e batterie, agli antiglobalizzatori della TV spazzatura? O si tratta semplicemente di stupidità, di mancanza di logica e di scarsa o nulla capacità di comprendere le problematiche di chi si muove quotidianamente in un certo ambiente? Torneremo nuovamente su questo argomento, la vicenda è (purtroppo) soltanto agli inizi.
In questo numero di NO WARNING! :

- King Crimson : Eyes Wide Open
- Mogwai : Happy Songs For Happy People
- Djam Karet : A Night For Baku
- Theo Travis : View From The Edge
- Flight 09 : Forbidden Lullabies
- The Rick Ray Band : Out Of The Mist Of Obscurity
- Psychotica Records : Fragments compilation
- TriPod : eponymous album
- Saguaro : El Toporuttomaiale
- Porcupine Tree : The Sky Moves Sideways reissue
- Radiohead : There There single
- Radiohead : Go To Sleep single
- Muse : Hullabaloo
- 21st Century Schizoid Band : Live In Italy
- The Meeting Places : Find Yourself Along The Way
- William D. Drake : eponymous album
- On Stage : Mogwai live in Turin, February 1st 2004
- On Stage : Alice live in Turin, February 10th 2004
- Nick Hornby : Alta Fedeltà
- News from the World Central
- News from the World
 

KING CRIMSON - EYES WIDE OPEN Discipline Global Mobile DGM9898

A conclusione dell’era Cremisi segnata dal line-up composto da Fripp, Belew, Gunn e Mastelotto, il doppio DVD Eyes Wide Open giunge a testimonianza  dei tour a supporto degli albums The ConstruKction Of Light e The Power To Believe, offrendo la possibilità a chi era presente di rivivere almeno in parte la magia di serate indimenticabili, e consentendo a chi non ha potuto esserci di assaporare la resa live del repertorio più recente di Crimso. Sicuramente nulla potrà ricreare esattamente la stessa atmosfera di un concerto di Crimso vissuto dalla prima fila di un teatro surriscaldato in un’afosa sera d’estate, ma Eyes Wide Open consente di apprezzare numerose sfumature della performance immortalata nel primo disco grazie al dispiegamento di mezzi utilizzati per realizzare questo prezioso oggetto. Di livello più amatoriale è il contenuto del secondo disco, che in pratica costituisce l’unico lascito di Bootleg TV, faraonico progetto che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto produrre un video ed un doppio CD per ognuna delle date del tour del 2000. Le registrazioni audio e video vennero effettivamente prese, ma il progetto naufragò miseramente, e tutto ciò che ci è dato vedere è questa performance Londinese intervallata da improvvisazioni che, a random, vengono selezionate tra un certo numero di tracce estratte da altre performances, contribuendo a fare di ogni visione di questo DVD una diversa esperienza live. Un bel libretto molto curato ed infarcito di foto e note completa questo oggetto che non deluderà nessuno dei fans del Monarca. Indispensabile !!!

DVD1 - Live in Japan - Tokyo, Kouseinenkin Kaikan, April 16, 2003 : Introductory Soundscape / The
Power To Believe I : A Cappella / Level Five / ProzaKc Blues / The ConstruKction Of Light / Happy
With What You Have To Be Happy With / Elektrik / One Time / Facts Of Life / The Power To Believe II
(Power Circle) / Dangerous Curves / Larks' Tongues In Aspic : Part IV / The Deception Of The Thrush
/ The World's My Oyster Soup Kitchen Floor Wax Museum
Extra Feature - Tokyo Sound & Camera Check : Indiscretion I / Indiscretion II / Indiscretion III

DVD2 - Live at the Shepherds Bush Empire - London, July 3, 2000 : Into The Frying Pan / The
ConstruKction Of Light / VROOOM / One Time / London Improv 1 : Blasticus SS Blastica / Dinosaur /
The World's My Oyster Soup Kitchen Floor Wax Museum / London Improv 2 : C Blasticum / Cage /
ProzaKc Blues / Larks' Tongues In Aspic : Part IV / Three Of A Perfect Pair / The Deception Of The
Thrush / Sex, Sleep, Eat, Drink, Dream / Heroes
Extra Feature : Improvising Crimson
 

MOGWAI - HAPPY SONGS FOR HAPPY PEOPLE Play It Again Sam PIASX035CD

Quarto studio album per questo quintetto scozzese che forse al momento costituisce l’unica alternativa agli ottimi islandesi Sigur Ros rispetto ai quali si differenziano per alcune puntate più sostenute, pur senza arrivare all’approccio radicale dei Godspeed You Black Emperor. Happy Songs For Happy People si caratterizza, oltre che per una copertina a specchio che ricorda molto quella di Look At Yourself degli Uriah Heep, per l’estrema scorrevolezza del suo contenuto, nove tracce dai tratti molto raffinati e dalla durata piuttosto contenuta. I delicati archi di alcuni ospiti conferiscono un tocco quasi cameristico ad alcuni episodi come Golden Porsche e Moses? I Amn’t, pezzo quest’ultimo che insieme a Stop Coming To My House più ricorda i già citati Godspeed. Sporadicamente il sound assume caratteri più marcati ma non duri, come avviene in Killing All The Flies, nell’iniziale Hunted By A Freak e in Ratts Of The Capital, sicuramente il miglior pezzo del disco. Molto bella anche I Know You Are But What Am I?, unica traccia in cui le chitarre non assumono un ruolo di primo piano ricoperto invece da minimali e ripetitive linee melodiche di piano. Un album da apprezzare attraverso numerosi ed attenti ascolti. Oh, quasi dimenticavo : gli appassionati di remix possono approfittare dei contenuti extra di questo CD ed istallare sui propri PC una versione demo di Cubase SX per cimentarsi nella rielaborazione e ricostruzione di Hunted By A Freak. Divertente, no? Maggiori infos sugli official websites di Mogwai e della label Rock Action.

Hunted By A Freak / Moses? I Amn't / Kids Will Be Skeletons / Killing All The Flies / Boring Machines Disturbs Sleep / Ratts Of The Capital / Golden Porsche / I Know You Are But What Am I? / Stop Coming To My House
 

DJAM KARET - A NIGHT FOR BAKU Cuneiform RUNE 169

Giunti al dodicesimo studio album, gli statunitensi Djam Karet sono uno di quei gruppi che non hanno mai avuto un grosso riconoscimento : in generale la scena progressive degli States ha prodotto bands di grosso spessore tecnico (basti ricordare qualche nome a caso come Discipline, A Triggering Myth, Echolyn e Naked Sun) che non sono mai giunte, almeno in Europa, a soppiantare i vari IQ, Pendragon e Pallas. Qualcosa forse è cambiato con l’avvento del prog-metal, ma questo è un’altro discorso che (chiedo venia) non mi interessa affatto. Purtroppo anche il sottoscritto per vari motivi non si è mai accostato all’opera dei Djam Karet, anche se la curiosità c’è sempre stata; e chissà perché ho sempre immaginato la loro musica come prossima a quella degli ottimi Canadesi Miriodor, ossia un raffinato ibrido tra progressive e jazz rock. Niente di tutto ciò in A Night For Baku, brillante album strumentale (come, pare, anche gli undici precedenti) basato sul concept di una creatura immaginaria che popola il mondo dei sogni : il trio di polistrumentisti, coadiuvati da due bassisti che si alternano nelle nove tracce, si sbizzarrisce nella creazione di complesse composizioni dall’andamento da suite che coniugano i Genesis di And Then There Were Three con ipnotici passaggi cosmici alla Hawkwind, cedendo di tanto in tanto a tentazioni fusion dai tratti molto leggeri. Di tanto in tanto fanno capolino spunti riconducibili ad altre bands del passato, come Colosseum II ed i Camel di The Snow Goose (Scary Circus), risulta quindi inaspettato come l’amalgama realizzato da Djam Karet conduca in episodi come Ukab Maerd a proporre dei parallelismi con gli Ozric Tentacles. In effetti possiamo riscontrare numerosi elementi spacey in questo disco (si veda ad esempio Chimera Moon) ma le parti più romantiche non sono certo assenti, condotte da una delicata chitarra ispirata da Hackett e Latimer che a tratti si cala anche in anfratti più accidentati come avviene nella porzione centrale di Heads Of Ni-Oh. Un buon lavoro ricco di sfumature, reperibile attraverso l’etichetta Cuneiform.

Dream Portal / Hungry Ghost / Chimera Moon / Heads Of Ni-Oh / Scary Circus / Falafel King / Sexy Beast / Ukab Maerd / The Red Thread
 

THEO TRAVIS - VIEW FROM THE EDGE 33 Records 33jAZZ083

E’ un vero piacere poter riscoprire a distanza di dieci anni questo secondo album solo di Theo Travis, a suo tempo acclamato dalla stampa specializzata Britannica. E View From The Edge merita sicuramente i riconoscimenti che ha ottenuto : io ho avuto modo di apprezzarne i contenuti solo recentemente grazie a questa riedizione deluxe, e devo dire che mi dispiace non aver ascoltato questo album fin dall’uscita della sua edizione originale, cosa che oltre a farmi conoscere un grande disco mi avrebbe anche permesso di cogliere da subito tutte le sfumature apportate dal lavoro di remix al track listing originale, nonché quelle presenti nelle tracce incluse nel secondo CD. L’album in se stesso è un mirabile esempio di equilibrio tra gusto, raffinatezza e pathos nel quale è praticamente impossibile trovare pecche : Theo Travis, e questa non è certo una novità, è un fuoriclasse nel produrre musica jazz che si discosta radicalmente dal clichè di freddo e formale esercizio virtuosistico, e View From The Edge (in misura maggiore rispetto al precedente 2AM) ne è la prova. Tra la graffiante title track e un’ottima cover di Love For Sale di Cole Porter, l’album può contare su numeri d’eccezione come Fort Dunlop e The Ghosts Of Witley Court, per non parlare della sequenza finale che inanella episodi indimenticabili come I’m Coming Home, Empathy e The Purple Sky. Come poteva il buon Theo abbellire un album così? Beh, innanzitutto con tre diverse takes di tre composizioni cardine dell’album : una versione leggermente più lunga di View From The Edge, una sensibilmente più concisa della rilassata Freedom ed una Fort Dunlop con differenti solos. Quindi due riusciti remixes, Psychogroove riletta da Cipher che si cimentano con successo in un contesto piuttosto atipico per l’ambient duo composto da Travis e Sturt, e The Purple Sky, forse la traccia più sorprendente e riuscita ad opera dell’ex Soft Machine Hugh Hopper, il quale ci regala dodici minuti di incantevole magia utilizzando magistralmente pochi brandelli della traccia originale. Quale miglior chiusura quindi se non una versione live di The Ghosts Of Witley Court registrata il 24 Ottobre 1994 al Jazz Cafè di Londra, con la chitarra di Mark Wood in sostituzione del clarinetto di Tony Coe presente nella studio version, a testimonianza della versatilità del repertorio di Theo Travis godibile non solo attraverso l’esecuzione da parte del quartetto acustico ma anche con diversi line up. Datemi retta, procuratevi questo doppio album e godetevelo a fondo, non se ne sente molta in giro di musica così.

Disc One : Fort Dunlop / Love For Sale / The Ghosts Of Witley Court / Freedom / View From The Edge / Psychogroove / I'm Coming Home / Empathy / The Purple Sky

Disc Two : View From The Edge (Alternative Take) / Freedom (Alternative Take) / Fort Dunlop (Alternative Take) / Psychogroove (reconstruction/remix by Cipher 2003) / The Purple Sky (reconstruction/remix by Hugh Hopper 2003) / The Ghosts Of Witley Court (Live in London 1994)
 

FLIGHT 09 - FORBIDDEN LULLABIES Neurosis Records (no catalogue number)

No ragazzi, non ci siamo! Sono stato fin troppo magnanimo quando trattai di Rifflection, debut album degli Uzbeki Flight 09, ma stavolta mi rifiuto di perdere tempo per questa sagra dei luoghi comuni del rock più inflazionato, che tra l’altro non ha nulla a che fare con il progressive tanto decantato dalla band. Ci sono molte altre realtà che meritano tempo ed attenzione, quindi passiamo oltre senza esitazioni.

You Got My Love / Look Around / Something Is Wrong / Born To Be Alone / The Absolution / Shade / In The Darkness / My Wheels
 

THE RICK RAY BAND - OUT OF THE MIST OF OBSCURITY Neurosis Records (no catalogue number)

Secondo album per The Rick Ray Band, e fin dal primo ascolto risulta lampante che, da solo o con la sua band, il chitarrista americano non ha intenzione di cambiare proprio niente. E’ anche vero che la storia del rock è stata fatta anche da bands come Rolling Stones o AC/DC che, da un album all’altro, non hanno cambiato una virgola ma è anche vero che è piuttosto improbabile che il buon Rick possa mai ambire a diventare un nome di tale importanza. Sicuramente è preferibile il suo lavoro a quello dei suoi compagni di etichetta Flight 09, dato che in Out Of The Mist Of Obscurity qualche buono sprazzo c’è, peccato che sia un po’ poco per uno che ha inflazionato il mercato con una valanga di dischi tutti realizzati in un brevissimo lasso temporale e tutti, purtroppo, costruiti con poche idee. Sinceramente la cosa che più mi sorprende è che Rick non si accorge che, tra le altre cose, suona sempre lo stesso assolo (a volte anche a più riprese nello stesso pezzo), cosa che con un po’ di autocritica (o anche di critica da parte dei compagni), un po’ di applicazione e soprattutto un grosso lavoro di selezione sarebbe comodamente evitabile. Ripeto, qualche buon frammento qua e là c’è, come nel caso degli ultimi due minuti della title track, ma per realizzare un album veramente buono Rick Ray dovrebbe prendersi un bel po’ di tempo e cambiare diverse cose. Reperibile attraverso Neurosis.

Why Did I Know / Death Of The Swineherd / Ripples In The Pond / Out Of The Mist Of Obscurity / Trying Too Hard / Reflection / The Eyes Of God / Demons And Men / Waiting / Under A Spell / A Willing Servant
 

VARIOUS - FRAGMENTS Psychotica Records PSY002

Frutto di un considerevole sforzo che ha richiesto tre anni di lavoro, Fragments racchiude in una bella confezione digipack il contributo dato da venti bands all’ambiziosa etichetta Psychotica Records, ormai una delle più attive realtà nel campo del rock di derivazione post e noise. L’incredibile mole di lavoro profuso dall’etichetta di Taranto, che ci ha regalato in un recente passato le positive prove di valide bands quali Zero Tolerance For Silence, Logan, Lillayell e Beirut, meritava una vetrina come Fragments in grado di proporre al grosso pubblico anche attraverso un oggetto di gradevole aspetto queste realtà degne di un più vasto interesse. Così accanto ai già citati Logan, Lillayell e Beirut troviamo gli italo-americani Bellini e la loro costola Jasminshock, e ancora The Planet The, Zu, Twig Infection, Generoso Gallina (già ascoltati sulla compilation  15id), Edible Woman (prossimamente in questo spazio con il loro album) ed altri ancora, addirittura troppi per dilungarsi in una trattazione approfondita. Come gusto personale devo dire che tra tutte le composizioni presenti quella dei Comfort mi è sembrata una spanna sopra le altre, forse perché più lunga ed elaborata rispetto alle altre diciannove tracce, con quel suo incedere a metà strada tra i Pram e certo jazz rock di ispirazione Canterburiana; mi è giunto inaspettato, invece, quel richiamo alla parte introduttiva di Into The Lenses degli Yes presente in Two Pieces Of Glass dei Theramin, caratteristica che comunque contribuisce a differenziare la loro proposta. Fragments è distribuito da Goodfellas in Italia, Mandai Distribution in Belgio e Norman Records in UK, ed è reperibile ai concerti di tutte le band coinvolte nel progetto e nel mailorder del sito dell'etichetta Psychotica. Per maggiori informazioni sul disco e sulle iniziative visitate il sito dell'etichetta.

The Planet The - Man Called Wife / Zu – Portrait #2, Emma Coldman / Bellini – Patience And Passion In Brown Glowes / Jasminshock - The Crackerjack / Beirut - Fly Far / Twig Infection - I’ ve Never Had Any Cavities In My Life / Logan – My Lost Friend / Edible Woman – Naked With Socks / Spriggan - Doormat / Daemien Frost – Duck Gait Parade / Theramin – Two Pieces Of Glass / Monotorakiki - Don Tancredi / Lillayell - My Atom / Querelle - Wind Me Up / Comfort - Revised Cadillac / Ceke - Lead / Generoso Gallina - Nouvonuovo / H.C.-B. - Tauroland / Proteus 911 - Rumore Di Vetri Infranti / Koi - Formato Ruvido
 

TRIPOD – TRIPOD MoonJune Records MJR004

TriPod è l’ultima rivelazione in ordine temporale dell’etichetta Moonjune : trio newyorkese apparentemente senza passato, TriPod nasce alla fine del 1998 dall’incontro tra Clint Bahr e Keith Gurland (rispettivamente basso e fiati) giungendo solo nell’Aprile 2002 all’attuale configurazione con il drummer Steve Romano. Le loro travolgenti live performances consentono al produttore Genya Ravan di scoprire Tripod; questi produce anche il loro debut album, descritto come una “ispirata mistura tra King Crimson, Cheap Trick e John Coltrane”. Il nuovo album pubblicato lo scorso 15 Ottobre dall’etichetta Newyorkese MoonJune presenta effettivamente delle peculiarità interessanti, grazie proprio all’anomalo impasto sonoro dato dall’inusuale line-up; Tripod risulta più incisivo ed elaborato di Morphine (disciolta band composto da una formazione simile a questa ma fautrice di un sound più grezzo), ma le influenze che quasi inevitabilmente affiorano rimandano più ai Van Der Graaf Generator che non alle bands citate in precedenza. Il buon utilizzo di saxes, clarinetto e flauto da parte di Keith Gurland non può in effetti non ricordare lo stile di David Jackson, ma quanto detto finora non deve far pensare ad una band senza personalità, in quanto l’uso di drum kits acustico ed elettronico e l’ampio spettro di sonorità di basso (utilizzato a tratti come una chitarra, alla maniera dei britannici Craft nel loro omonimo album) contribuiscono a differenziare il risultato finale. Il trio ha voluto inserire nell’album due tracce improvvisate in studio, quasi a voler dare prova di versatilità nel songwriting che, in effetti, appare più ispirato quando non viene subordinato all’esigenza di costruire vere e proprie canzoni, liberando uno spirito jazzy che davvero non guasta. L’opener Jerome’s Spotlight può ricordare addirittura i Cardiacs, ovviamente sfrondati del loro più ricco spiegamento strumentale, mentre altrove (Conversation Drag) emergono elementi che rimandano ai Gong. Elaborato ed al tempo stesso orecchiabile, il sound di TriPod è a mio avviso in grado di richiamare un pubblico ampio e variegato; per constatare di persona il valore di questa band, l’invito è ovviamente quello di procurarvi l’album in questione, reperibile attraverso l’etichetta MoonJune.

Jerome's Spotlight / Trip The Light / Dance Of The Kabuki / Prelude / No Diamond Cries / East Flatbush / Buzz / Smoke & Mirrors / Conversation Drag / World Of Surprise / Ghosts / Fashion / Fuzz / As the Sun
 

SAGUARO - EL TOPORUTTOMAIALE Freeland Records free021

Dietro una brutta copertina ed un titolo che inizialmente mi ha fatto pensare ad un disco di rock demenziale si cela uno dei migliori albums italiani degli ultimi tempi. Una bella sorpresa proveniente da Catania, luogo dove Saguaro si forma nel 1996; nel corso degli anni successivi la band composta da Piero Giuffrida (batteria), Gianfranco Vitello (chitarra) e Marco Giudice (basso) tiene numerosi concerti in Sicilia, dividendo il palco con Brutopop, Twig Infection, Double Nelson, New Wet Kojak e Zu e qualificandosi anche come finalista nelle selezioni di "Arezzo Wave" nell’edizione 1998-99. Il debut album El Toporuttomaiale esce all’inizio dello scorso autunno su etichetta Freeland Records (distribuzione Wide) e si rivela come uno dei più ambiziosi lavori nell’ambito del math rock made in Italy. Volendo porre un termine di paragone potremmo prendere l’eccellente debut album Arm Yourself With Clairvoyance dei Foe, ma Saguaro riesce a metterci un po’ meno di aggressività ed un po’ più di ricerca condotta attraverso composizioni più dilatate e spesso meno serrate nel loro incedere. Esemplificativa di quanto detto può essere Moni Maker, che sembra quasi un esperimento di manipolazione genetica su reperti fossili di natura blues riportati a nuova vita attraverso un processo creativo di Crimsoniana attitudine. E che dire di Al Dente Cooking :11 Mins, traccia che prende il via con una intro di slide quasi country per poi snodarsi attraverso una fitta ragnatela di spigolosi riffs che potrebbero essere fuoriusciti come schegge impazzite da VROOOM? A differenza dei Foe, le sonorità di Saguaro sono meno metalliche, avvicinandosi a tratti a quelle utilizzate dai Mogwai : il gruppo Siciliano condivide con la band di Jason Carty il gusto per i giochi ad incastro, che Saguaro riesce a condurre su sentieri che a tratti rimandano agli Henry Cow o ai momenti di ricerca più estrema dei Matching Mole. Shuffling Shoes si apre invece con una porzione improvvisativa che ricorda When I Say Stop, Continue dei King Crimson, sviluppandosi poi attraverso raffinate atmosfere a metà strada tra i già citati Mogwai ed i Soft Machine (e sentite che begli intrecci tra chitarra acustica ed elettrica riesce ad infilare in questo contesto il bravo Gianfranco Vitello, a mio parere uno dei migliori chitarristi Italiani che io abbia avuto modo di sentire in questi ultimi tempi). Le altre due tracce, l’iniziale Viking Kronos vs. Varenne e la conclusiva Invito Alla Prostituzione (con tanto di ghost track in coda), sono quelle dove la band preme di più sull’acceleratore pur senza assumere i caratteri del Nuovo Metal con il quale spesso taluni gruppi tentano di mascherare i propri limiti tecnici; Saguaro invece di tecnica ne ha davvero molta e riesce a metterla in mostra senza strafare in questi quaranta minuti di convincente math rock interamente realizzati all’ombra dell’Etna. Avete già ordinato la vostra copia?

Viking Kronos vs. Varenne / Moni Maker / Al Dente Cooking :11 Mins / Shuffling Shoes / Invito Alla Prostituzione
 

PORCUPINE TREE - THE SKY MOVES SIDEWAYS Delerium Records DELECDCD 082

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CD One – The Sky Moves Sideways Phase 1 / Dislocated Day / The Moon Touches Your Shoulder / Prepare Yourself / The Sky Moves Sideways Phase 2

CD Two – The Sky Moves Sideways (Alternate Version) / Stars Die / Moonloop (Improvisation) / Moonloop (Coda)
 

RADIOHEAD - THERE THERE Parlophone 7243 5 52336 2 2

Immagino che per possedere tutti i singoli dei Radiohead si debba avere a disposizione un discreto capitale, ma sorvolando sulle leggi non scritte del mercato discografico entriamo nel merito di questo CD single : There There (sicuramente una delle migliori tracce dell’album Hail To The Thief, incredibilmente decretato miglior album del 2003 da quell’insulso giornaletto che è il supplemento Musica! di Repubblica) è qui abbinata a due valide tracce inedite; si tratta di Paperbag Writer, enigmatico connubio di elettronica e dub guidato da un loop di mellotron, e di Where Bluebirds Fly, a cavallo tra i King Crimson di Nuages ed i Dead Can Dance più gotici. Sarebbe forse valsa la pena di inserire queste due tracce nel track listing dell’album. Da preferire rispetto al singolo di Go To Sleep.

There There / Paperbag Writer / Where Bluebirds Fly
 

RADIOHEAD - GO TO SLEEP CD1 Parlophone 7243 552952 2 4 / GO TO SLEEP CD2 Parlophone 7243 552953 2 3 / GO TO SLEEP 12" Parlophone 7243 5 52952 6 2

Che i Radiohead siano anche una band da singoli non è certo una novità, ciò che sorprende è il trovarsi in un negozio di dischi davanti ad uno scaffale dove il loro singolo Go To Sleep, estratto dall’ottimo Hail To The Thief, viene offerto al pubblico in tre diverse edizioni : vinile 12 pollici e due CD single con diverse bonus tracks, il tutto per la “gioia” dei collezionisti che alla fine si ritroveranno tra le mani ben tre supporti per sole quattro tracce inedite. Com’è possibile ciò? Date un’occhiata ai track listing e vi sarà chiaro. Peccato che il materiale ivi incluso non aggiunga nulla a quanto mirabilmente espresso nell’album dal quale è stata estrapolata la zeppeliniana title track di questi singoli, pur trattandosi di materiale tutto sommato valido come nel caso di I Am Citizen Insane, traccia strumentale dal flavour alla Sigur Ros. Buona la versione live della delicata ballad per piano e voce Fog (Again), piuttosto anonima invece l’acustica Gagging Order, abbastanza interlocutoria l’elettroacustica I Am A Wicked Child. Sicuramente non si tratta di un acquisto essenziale.

CD One - Go To Sleep / I Am Citizen Insane / Fog. (Again) - live
CD Two - Go To Sleep / Gagging Order / I Am A Wicked Child
12" Vinyl - Go To Sleep // I Am Citizen Insane / I Am A Wicked Child
 

MUSE - HULLABALOO Taste Media Limited/Mushroom MUSH105CD

Causa mia dimenticanza, recupero solo ora questo doppio album dei Muse, trio britannico che nonostante sia stato liquidato in passato con la definizione di “baby Radiohead” ha avuto un grosso riscontro a livello mondiale, sia con l’album Origin Of Symmetry sia con il recente Absolution. Questo Hullabaloo di cui sto andando a trattare in breve è uscito nel 2002 ed include nel primo disco una serie di B-sides registrate tra il 1999 ed il 2001, mentre il secondo disco è composto di materiale live registrato a Le Zenith di Parigi il 28 e 29 Ottobre del 2001; l’insieme offre uno spaccato ben rappresentativo delle capacità dei Muse, consentendo all’ascoltatore di svariare sulle 21 tracce presenti che costituiscono un buon campionario compositivo macchiato solo in parte dal non sempre gradevole tono teatrale del falsetto di Matthew Bellamy che, se in tracce come Megalomania trova una collocazione ideale, alla lunga finisce per essere stucchevole. Buono l’intreccio elettroacustico di Forced In, così come le drammatiche Shrinking Universe, Dead Star e Showbiz, decisamente anonime Nature_1 e Muscle Museum, addirittura pietosa Map Of Your Head. Tra le tracce più convincenti segnalo Citizen Erased e Screenager (con citazioni dei Queen sparse qua e la) e l’ottimo strumentale The Gallery (dalle curiose assonanze con i Bluvertigo). Continuo a preferire Sigur Ros e Radiohead, ma sicuramente nel “giro che conta” Muse rappresentano una delle poche realtà dignitose e degne per lo meno di un ascolto.

CD One - Forced In / Shrinking Universe / Recess / Yes Please / Map Of Your Head / Nature_1 / Shine Acoustic / Ashamed / The Gallery / Hyper Chondriac Music

CD Two - Dead Star / Micro Cuts / Citizen Erased / Showbiz / Megalomania / Dark Shines / Screenager / Space Dementia / In Your World / Muscle Museum / Agitated
 

21st CENTURY SCHIZOID BAND - LIVE IN ITALY SB 003

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Schizoid Intro / A Man, A City / Let There Be Light / Court Of The Crimson King / Ladies Of The Road / Improv - Sailors Tale / Birdman / Epitaph / Bonus Track - Catleys Ashes
 

THE MEETING PLACES - FIND YOURSELF ALONG THE WAY Words On Music WM12

The Meeting Places viene fondato nel Settembre 2001 in Los Angeles da quattro chitarristi, tra i quali l’ex membro di Alison's Halo e Amnesia Scott McDonald. Dean Yoshihara decide di dedicarsi al drum kit, Arthur Chan imbraccia il basso, mentre il cantante Chase Harris affianca Scott alla chitarra ritmica. The Meeting Places tiene numerosi concerti in California, partecipando anche nel 2003 al San Francisco Noise-Pop Festival e dividendo il palco con The Autumns, Timonium e Experimental Aircraft. Sempre nel 2003 viene pubblicato su etichetta Words On Music (nuova dimora anche per i britannici Fiel Garvie) il debut album Find Yourself Along The Way, album al cui processo compositivo hanno partecipato tutti i quattro membri della band. Definito dal gruppo come un connubio tra il dream pop dei nineties ed il noise-pop, Find Yourself Along The Way possiede dei caratteri che a tratti ricordano gli ottimi The Great Depression, band di Minneapolis che però può vantare rispetto a The Meeting Places un più ampio ventaglio di soluzioni e molta più fantasia. In effetti dopo i due piacevoli episodi iniziali Freeze Our Stores e On Our Own l’album si appiattisce, adagiandosi in una ripetitività che risulta francamente ingiustificabile, considerato il fatto che non c’è un unico compositore nella band. Anche gli ululati di chitarra satura volutamente tenuti in sottofondo (alla Heroes, per intenderci) alla lunga stufano, soffocando alcuni spunti degni di nota come il bridge strumentale di Same Lies As Yesterday ed il refrain di Blur The Lines. Non male anche Take To The Sun, la traccia più lunga dell’album con i suoi sei minuti dove The Meeting Places riesce ad articolare un pò il discorso. Tutto sommato l’album non è da disprezzare, anzi può essere un discreto sottofondo per accompagnare un viaggio in auto, certo non si tratta di uno dei prodotti più innovativi degli ultimi anni, anzi. Sufficienza piena questa volta, ma alla prossima occasione sarebbe augurabile ascoltare qualcosa di più convincente.

Freeze Our Stares / On Our Own / See Through You / Now I Know You Could Never Be The One / Same Lies As Yesterday / Blur The Line / Wide Awake / Where You Go / Take To The Sun / Turned Over
 

WILLIAM D. DRAKE - WILLIAM D. DRAKE Burning Shed (no catalogue number)

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Ivy Dun / Lists Of Clay / Fiery Pyre / Packman / Sky In Your Lap / Love In An Overcoat / The Great Adventurer / Old Care / Dragonfly / Miaow / Airly Beacon / Good To Be Meek / The Paradox / Poor John / The Perfect Crime / Quivvyvivvy / Freedom And Love
 

ON STAGE - Mogwai, Torino, Barrumba 1 Febbraio 2004

Uno dei più fondamentali concetti nella formazione di un rocker, uno di quelli che iniziano ad accompagnarti fin dall'acquisto dei primi supporti fonografici, recita che la prova dal vivo è quella che una band non può fallire perchè la live performance è l'indice del reale valore della band stessa. Concetto spesso ripreso da King Crimson, live band per eccellenza, e che tempo fa qualcuno enunciò in maniera diretta e colorita : "dal vivo o colpisci o sei merda!". Perchè recitare questo assioma parlando dei Mogwai? In verità la performance del gruppo scozzese al Barrumba non è stata completamente convincente : sarà stato forse a causa della stanchezza (durante il set acustico del pessimo Malcolm Middleton degli Arab Strap, opening act per buona parte del tour, ho visto uno dei membri della band buttarsi a dormire su un divanetto), sarà stato forse per una certa dose di inesperienza che ancora accompagna la giovane band, fatto sta che la resa live dei Mogwai non è stata del tutto soddisfacente. Avrà influito anche l'eccessivo traffico sul piccolo palco del guitar tecnician che tra un pezzo e l'altro si affannava a cambiare le chitarre, così come il troppo tempo trascorso dai musicisti con le spalle girate al pubblico, fatto sta che ad un certo punto mi sono chiesto come abbia fatto questa band a riempire adeguatamente lo stage dell'Astoria di Londra. O forse sarà stato anche a causa del set sinceramente troppo breve, cosa della quale mi sono reso conto fin dall'inizio in quanto la mia posizione alle spalle del mixing desk mi ha dato modo di vedere il foglio della scaletta aperto davanti al sound engineer. Set di soli dieci pezzi, più due soli encore : il raffinato minimalismo strumentale che mi ha entusiasmato nell'ottimo Happy Songs For Happy People decolla a fatica in Yes! I Am A Long Way From Home, opening track di un concerto che raggiunge un buon livello di intensità nella sua porzione centrale. Hunted By A Freak, Helicon 2, Killing All The Flies e la bellissima 2 Rights Makes 1 Wrong consentono di apprezzare il lato migliore di Mogwai, spianando la strada al finale affidato a Stanley Kubrick e a Ratts Of The Capital, forse il pezzo migliore di Happy Songs For Happy People. Micidiale la sua porzione più sostenuta, condotta da due chitarre e ben due bassi, uno dei quali distorto. Chissa quindi come mai, dopo aver chiuso il set in modo così deciso, si è scelto come primo encore un pezzo innocuo come Kids Will Be Skeletons che avrebbe reso maggiormente se inserito nella scaletta principale. Di spessore sicuramente diverso è la conclusiva Mogwai Fear Satan, pezzo con il quale i cinque giovanotti scozzesi si congedano dal pubblico torinese senza concedere nient'altro. La mia speranza è che questa band stia insieme sufficientemente a lungo da consentire una definitiva maturazione anche a livello di concerti dal vivo, vorrei rivederli tra qualche anno e poterne parlare senza riserve. Colgo comunque l'occasione per un (ironico) ringraziamento alla band e, soprattutto, al promoter Italiano e al locale per la collaborazione ... i piccoli e indipendenti sono buoni solo quando si tratta di intasare di newsletter le loro caselle e-mail? Mi vengano a chiedere qualcosa in futuro questi signori …
 

ON STAGE - Alice, Torino, Tendone Ponte Mosca 10 Febbraio 2004

Partiamo da una considerazione che non c’entra nulla con l’aspetto musicale della serata che sto per raccontare : ha bisogno, una città in evidente stato di crisi industriale ed occupazionale, di imbarcarsi in festeggiamenti per i Giochi Olimpici invernali del 2006 con ben due anni di anticipo? Una risposta potrebbe essere : “Si, perché si tratta di promuovere adeguatamente un evento che può costruire un’alternativa per il futuro post-industriale della città”. E allora, dico io, perché andare a collocare una parte di questi eventi che dovrebbero dare lustro alla città proprio in uno degli angoli più degradati della stessa, in un miserabile tendone da circo issato tra polverosi cantieri e fatiscenti costruzioni abitate da immigrati extracomunitari? Mistero. Sicuramente il raffinato show di Alice avrebbe meritato una cornice migliore di questa, ma tant’è … accompagnata da un quartetto di musicisti tra i quali spiccano Steve Jansen e l’ex Bluvertigo Marco Pancaldi (lo ricorderete sull’acerbo Acidi E Basi ed in alcune tracce di Metallo Non Metallo), Alice ha incentrato il suo spettacolo prevalentemente sul materiale incluso nel suo ultimo album Viaggio In Italia, facendo si che la porzione prevalente delle canzoni interpretate fosse costituita da covers : Fossati, Guccini, Battiato, Battisti (che, parere del tutto personale che nessuno condivide, trovo totalmente insopportabile anche se sono altri ad interpretarlo), e ancora Ferrè e Gaber, tutti rielaborati con gusto e personalità. Interessante anche la versione di Island dei King Crimson, pezzo che sull’album è stato cantato in coppia con Tim Bowness, anche se si è constatata per l’ennesima volta la difficoltà che si incontra nel confrontarsi con il repertorio del Monarca. Sempre valida la bella Prospettiva Nievsky, purtroppo è stato quasi del tutto trascurato il repertorio relativo ai migliori dischi di Alice (Park Hotel, Il Sole Nella Pioggia, Mezzogiorno Sulle Alpi e Charade) con la sola Dammi La Mano Amore inserita tra due lunghe serie di covers. Da dimenticare il prevedibile encore, Per Elisa, suonata a mò di canzonaccia intorno al falò, che mi ha fatto sembrare la versione eseguita al Piccolo Regio durante il tour di Charade (quello con il dream team composto da Steve Jansen, Mick Karn, Ben Coleman e Robbie Aceto) un bellissimo ma sempre più lontano ricordo. Comunque, tutto sommato, lo spettacolo nel complesso è stato positivo; teniamoci pure stretti una delle poche valide interpreti della canzone Italiana, tra pochi giorni inizia San Remo ... ne sentiremo di pietose ...
 

NICK HORNBY - ALTA FEDELTA' Guanda Editore

Quanti saranno i libri in circolazione che sono ambientati in un negozio di dischi? Non molti, credo, ma se per lo meno la narrativa moderna possedesse la spontaneità, la scorrevolezza ed il ritmo di Alta Fedeltà potremmo fare salti di gioia. In un panorama editoriale dove ormai cani e porci si permettono di improvvisarsi scrittori, il romanzo di Nick Hornby (ristampato di recente in edizione economica dalla casa editrice Guanda, cosa ben accetta considerato il prezzo che hanno raggiunto i libri) costituisce un vero e proprio must per coloro che appartengono alla generazione del boom economico, quelli nati a cavallo degli anni '50 e '60 anche se non sono propriamente appassionati di dischi. Il racconto di Nick Hornby si svolge attraverso la narrazione diretta del protagonista Rob, trentacinquenne proprietario del negozio di dischi usati Championship Vinyl alle prese con le sue incertezze emerse nel pieno della sua tardiva maturazione : il suo negozio nella zona nord di Londra, i pubs e la sua abitazione improvvisamente troppo vuota a causa della separazione dalla sua compagna sono lo scenario dell'amaro e disilluso bilancio che Rob fa della prima fase della sua esistenza, tra effimere relazioni sentimentali ed improbabili classifiche (le cinque donne che più lo hanno fatto soffrire, le prime cinque canzoni che parlano di morte, le prime cinque traccia 1 lato 1 etc). Senza grossi rimpianti per il passato, ma piuttosto con grossi dubbi sul presente, Rob sofferma la sua attenzione su particolari che prima gli sembravano insignificanti e che d'improvviso assumono una rilevante importanza, in un continuo susseguirsi di importanti prese di coscienza che lo portano a considerare seriamente per la prima volta nella sua vita aspetti come la morte ed il valore di una relazione stabile. Riadattato qualche anno fa per una discreta pellicola cinematografica, Alta Fedeltà è un piacevole romanzo nel quale molti si potranno riconoscere con la stessa sorpresa che si avrebbe specchiandosi con attenzione dopo essere passati tante volte distrattamente davanti ad uno specchio. Merita di figurare nella vostra biblioteca.
 

News from the World Central

- Si intitola Random Acts Of Happiness il nuovo album degli Earthworks nella formazione comprendente Tim Garland, Steve Hamilton, Mark Hodgson e Bill Bruford. Il track listing è così composto : My Heart Declares A Holiday / White Knuckle Wedding / Turn And Return / Tramontana / Bajo Del Sol / Seems Like A Lifetime Ago [ Part 1] / Modern Folk / With Friends Like These / Speaking With Wooden Tongues / One Of A Kind [ Part 1 ] / One Of A Kind [ Part 2 ]
- La prima settimana di Marzo vedrà l'inizio di un nuovo ciclo di rehearsals per King Crimson
- In arrivo il venticinquesimo volume del KCCC, King Crimson Live at Fillmore East, November 21 & 22, 1969. Pare che il volume successivo sarà un Live in Philadelphia, 1982
- Nuovo shop affiliato a DGM, Moondo Music Caffe, in collaborazione con Juan Carlos Quintero che ha contribuito a creare una vetrina per una varietà di musicisti Jazz/World indipendenti. Oltre a questi sono rappresentate anche leggende come Miles Davis e Pat Metheny
- Nuovi arrivi nell'online shop di DGM : VVAA - The Plague Of Crafty Guitarists; BTM - Marijauna Girl; The Hellboys - Cha Cha With The Hellboys; Jethro Tull - A New Day Yesterday (25th Anniversary Collection) DVD; Andrew Keeling's Musical Guide - Larks Tongues in Aspic; Andrew Keeling's Musical Guide - In The Wake Of Poseidon
 

News from the World

- E' attiva Freeboto, la diffusione gratuita via Internet delle session di improvvisazione e studio registrate in sala prove dai bolognesi Caboto. Freeboto è disponibile direttamente sul sito www.bluebaobab.net/caboto in formato mp3 con un file per la copertina da stampare
- Qui di seguito le date del tour Nipponico di Acid Mothers Gong/Guru & Zero :
    03 Aprile - Japan, Osaka Bridge (Acid Mothers Gong)
    04 Aprile - Japan, Shiga Shuyukan (Daevid Allen solo)
    05 Aprile - Japan, Osaka, Bears (Guru & Zero & other units)
    06 Aprile - Japan, Okayama, Pepperland (Guru & Zero & other units)
    07 Aprile - Japan, Yamaguchi Indo-yo (Guru & Zero & other units) to be confirmed
    08 Aprile - Japan, Tokyo, Doors (Acid Mothers Gong)
    09 Aprile - Japan, Nagoya, Tokuzo (Acid Mothers Gong)
- Ancora numerosi dettagli da definire per il tour Europeo dei Gong, che dal 16 al 27 Aprile suoneranno in varie nazioni Europee (dal 21 al 25 in Italia) per poi spostarsi in Gran Bretagna dove suoneranno ben 18 gigs; anche qui molte cose sono ancora da definire, ma tra le città toccate dalla band di Daevid Allen figurano Falmouth (1 Maggio), Sheffield (4 Maggio), Leeds (5 Maggio), Newcastle (6 Maggio), Glasgow (7 Maggio), Derby (8 Maggio), Milton Keynes (9 Maggio), Manchester (10 e 11), Bristol (13), London (14), Morecombe (15), Wolverhampton (16) e Norwich (17 Maggio)
- Nei londinesi Foe fa il suo ingresso Steve Woodcock, che con il suo Chapman Stick riempie il vuoto lasciato da Crawford Blair. Pare che Steve stia rapidamente apprendendo il repertorio della band, che conta quindi di ritornare al più presto on stage. Foe avevano programmato un EP che avrebbe dovuto intitolarsi When You Carry A Hammer, Everything Looks Like A Nail, ma avendo recentemente scritto materiale sufficiente per un album i programmi sono stati rivisti proprio in questa direzione. Quindi verso la metà di quest'anno dovrebbe uscire su etichetta House Of Stairs il nuovo album Siafu, le cui cinque tracce saranno ispirate al ciclo vitale delle formiche killer africane
- Tre serate di Unguitar al Trinity College di Castenedolo (BS). Il secondo giovedì del mese di Marzo, Aprile e Maggio saranno ospitate tre serate dedicate alla musica d'ambiente e di ricerca. Questo breve ciclo pre-estivo è l'ideale continuazione del percorso di sonorizzazioni curate per il Rivolta di Rivoltella, durante le quali si sono potuti ascoltare musicisti di grande livello provenienti da Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Svizzera ed Italia. Al Trinity College suoneranno:
    11 Marzo: Steve Lawson (Inghilterra)
    8 Aprile: Louis Angulo (Messico)
    13 Maggio: Claude Voit (Svizzera)
Inizio dei concerti ore 22,30 - Ingresso con consumazione 7 Euro. Al termine del concerto la serata continuerà con un djset electro.
Tutti gli artisti invitati eseguono composizioni proprie che non potranno evitare di interagire con l'ambiente che le ospita, originando momenti di improvvisazione assolutamente irripetibili, data la loro vocazione emozionale. I musicisti saranno in solo ed ognuno si contraddistinguerà per l'utilizzo
di strumenti diversi e diverse tecniche esecutive. L'ospite potrà seguire il musicista come fosse un concerto, così come potrà invece passare una serata con una colonna sonora mai sentita e che mai potrà essere riascoltata, in quanto ogni sonorizzazione sarà basata su una forte componente di improvvisazione, con la quale il musicista reagirà all'ambiente. Il filo conduttore di queste serate è l'atmosfera che questi artisti sono in grado di creare. Siamo nel vero cuore della musica "Lounge", e cioè quando questa è più vicina alla sua origine Ambient che alle sue evoluzioni commerciali.
Serate all'insegna della magia della quale i musicisti scelti sono capaci. Per maggiori informazioni www.trinitycollegepub.it - Trinity College, Via Martorello 10 Castenedolo (Brescia), zona Industriale, vicino Hotel Majestic. Tel. 328 2550096
Per raggiungere il Trinity College :
DA BRESCIA:  Tangenziale per il Lago di Garda, uscita Castenedolo, seguire le indicazioni per il paese, sempre dritto, dopo l'Hotel Majestic a destra troverete Via Martorello, dopo 100 m. sulla sinistra c'e' il Trinity College
DALL'AUTOSTRADA A4:  Uscita Brescia Est, proseguire per Castenedolo Centro, superato il paese (direzione Brescia), dopo la prima rotonda a sinistra troverete Via Martorello. Al n. 10 c'e' il Trinity College
- The University Of Errors in tour in Europa da fine Maggio a tutto Giugno. Dovrebbero essere incluse Scandinavia, Europa dell’Est, Francia, Olanda e Belgio
- Nuovi prodotti disponibili attraverso l’online shop di Planet Gong : Various - World of David Allen & Gong (3CD Box Set, Snapper SNAJ 725 CD); Jen Delyth with Gilli Smyth - DVD Beyond The Ninth Wave; Kangaroo Moon - DVD Celtic Dreamtime; H.Williamson/A.Phillips/G.Smyth - Battle Of The Birds (Blueprint BP359CD); Nigel Shaw - Ancestors (Seventh Wave SWMCD015); Six Eye - A Six Million (Columbia 1.000.006); Kevin Kendle - Light Of Orion (DEEP SKIES 1); Gyuto Monks - Freedom Chants From The Roof Of The World (Ryko RCD 20113 ); Gong - Fairy Poster
- Segnaliamo il nuovo indirizzo del rinnovato website di Mike Howlett
- il debut album dei Pip Pyle's Bash uscirà a Maggio su etichetta Cuneiform
- Due albums dei Clearlight di Cyrille Verdeux, Clearlight Symphony e Forever Blowing Bubbles, sono stati pubblicati in Giappone in formato CD con confezione miniature replica LP
- Attese su VIRGIN/EMI le ristampe rimasterizzate degli albums dei Gong Angel's Egg, You e Live Etc. Per tutti i CD il re-mastering è stato fatto utilizzando i nastri originali, e tutti includeranno delle bonus tracks. Live Etc diventerà addirittura un box set di 3 CD con l’inclusione di un live radio broadcast registrato in Bremen nel 1974, performance per la quale EMI ha ottenuto la licenza dall’emittente radio che solo recentemente ha scoperto di possedere i nastri originali
 
 


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