NO WARNING!
SPAZIO DI MUSICA ALTERNATIVA
- BACK ISSUES
No. 31 -
Novembre 2002
(King Crimson, China Crisis,
Radiohead, Ceramic Bobs, Howl In The Type Writer, Rothko, 21st Century
Schizoid Band, Oceansize, 01:00 am, Abarthjour Floreale, Monow, Zero Tolerance
For Silence, Pram, Tim Bowness / Peter Chilvers, Trashmonk, Primitive Painter,
Pulby, Porcupine Tree, Altamont, news)
No. 32 -
Dicembre 2002
(King Crimson, Foe, Flight 09,
Max Bacon, Ark, Nektar, Roye Albrighton, Urban Turbans, Logan, Rothko,
news)
No. 33 -
Febbraio 2003
(King Crimson, Mastica, The
Exile, Disco Doom, Moisten Before Use, The Switch Off Option, Sancho Panza,
Primitive Painter, Deep Elm sampler, Oceansize, Fretless Guitar Master,
Tim Bowness interview, news)
No.
34 - Marzo 2003
(King Crimson, Trespass, Darkroom,
Theo Travis & Mark Hewins, Burning Shed sampler 2, House Of Stairs
sampler, Sigur Ros, Bass Communion, Henrik Fevre, Godessa, Deep Elm samplers,
Logan, Andrea Chimenti, African Dope sampler, Theo Travis, Ursa, 21st Century
Schizoid Band, Logan interview, news)
Inevitabilmente i momenti di crisi arrivano,
magari inaspettati, ed intralciano il normale funzionamento delle cose
: NO WARNING!
non poteva certo fare eccezione, dopotutto sono quasi quattro anni che
questo spazio si arricchisce regolarmente di news e di quant’altro mi sia
possibile proporre ad un pubblico esigente e preparato, nonché (sguardo
al contatore) selezionato. Purtroppo il tempo a mia disposizione è
quello che è, e mi risulta sempre più difficile chiudere
mensilmente un numero in modo da proporre un certo quantitativo di produzioni
alla vostra attenzione. Sinceramente è da un po di tempo che sto
valutando varie possibilità, escludendo la chiusura (che è
l’ultima cosa che desidero) ed il contributo di collaboratori esterni (almeno
per il momento vorrei continuare a farne a meno). Una soluzione, che adotto
in via sperimentale a partire da questo momento, è quella del numero
“aperto” : il sommario continuerà ad elencare un certo numero di
releases, che verranno inserite gradualmente fino al completamento del
numero. Anche le news verranno inserite man mano che verranno reperite,
ciò implicherà il vantaggio di avere notizie sempre aggiornate,
cosa che si rivelerà particolarmente utile quando si tratterà
di diffondere date di tour o di singoli concerti che spesso, in passato,
è stato impossibile fornire in tempo a causa della rigida struttura
dei numeri pubblicati fino ad oggi. Nella speranza che la lettura continui
ad essere ugualmente interessante, vi lascio ai contenuti del primo numero
di questo new deal.
In questo numero di NO
WARNING! :
- King Crimson : The Power To Believe
- Trespass : In Haze Of Time
- Darkroom : Fallout One
- Theo Travis / Mark Hewins : Guerrilla Music
- Burning Shed sampler 2
- House Of Stairs sampler : Vol I Useless
In Bed
- Sigur Ros : ( )
- Bass Communion : third album
- Henrik Fevre : Seasons Of A Soul
- Godessa : Social Ills
- Deep Elm samplers : Records For The Working
Class Vol. 1&2
- Logan : Love, Said Gas
- Andrea Chimenti : Il Porto Sepolto
- African Dope Sampler : Cape Of Good Dope
- Theo Travis : Slow Life
- Ursa : band split and farewell gig info
- 21st Century Schizoid Band : live in Turin,
March 24th 2003
- In the guest lounge : an interview with
Logan
- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - THE POWER TO BELIEVE Sanctuary Records SANCD115
Infine ci siamo! Il nuovo studio album di King Crimson, indipendentemente dai contenuti, rappresenta sicuramente uno degli eventi discografici dell’anno. L’attesa è stata lunga, ed è stata anche accresciuta dal grande numero di promos diffusi con un anticipo troppo largo, cosa che ha generato uno sterminato numero di recensioni in anteprima dai toni spesso in stridente contrasto tra di loro, senza contare che lo stesso Fripp ha annunciato The Power To Believe come l’album più importante dai tempi di Discipline. L’uscita ufficiale mi pone finalmente in condizione di poter effettuare un’analisi autonoma e spassionata di The Power To Believe, che voglio cominciare con alcune considerazioni di poco conto (ma se le fanno i giornalisti professionisti non vedo perché il sottoscritto debba esserne esentato) : l’album presenta l’artwork di copertina più brutto tra quelli di tutti gli studio albums di Crimso, opera di P.J. Crook già responsabile di diverse non esaltanti covers; inoltre il lineup si è definitivamente assestato con il quadrumvirato composto da Fripp, Belew, Gunn e Mastelotto, in continuità con il precedente The ConstruKction Of Light. Purtroppo la lettura del tracklisting non riserva grosse sorprese : ben cinque delle undici tracce presenti le abbiamo già ascoltate negli EPs Level Five e Happy With What You Have To Be Happy With, rimangono quindi le quattro parti in cui è suddivisa la title track e le due parti di Facts Of Life a stuzzicare la nostra curiosità. Per quanto mi riguarda, se già The ConstruKction Of Light aveva destato qualche perplessità, The Power To Believe non fa nulla per dissiparle : si può discutere su tutto, ma non sul fatto ormai evidente che l’innovazione non abita più nella corte del Re Cremisi. L’incredibile progressione durata fino alla disgrazia dei ProjeKcts si è interrotta, e la pur alta qualità dei prodotti seguenti non può farci dimenticare questa realtà : le formule del tandem Fripp-Belew sono ben collaudate, fin troppo direi, ed il pur ottimo lavoro ritmico di Mastelotto e Gunn non possiede l’inventiva e l’imprevedibilità di quello targato Bruford-Levin. Spicca nuovamente la mancanza di un pezzo come People, una strada che King Crimson ha subito abbandonato e che forse sarebbe valsa la pena di provare a percorrere ancora. Certamente il marchio di fabbrica c’è e rende immediatamente riconoscibile un pezzo di Crimso da uno ad opera di discepoli nuovi (Nought, Foe) e vecchi (Anekdoten, Bi Kyo Ran), per tacere sul lavoro di coetanei che non hanno più motivo di proporsi sul mercato discografico. Ma, e rinnovo un interrogativo da me già posto in passato, è o non è lecito attendersi un prodotto innovativo da King Crimson? L’annuncio del nuovo corso denominato Nuovo Metal aveva sicuramente suscitato delle attese : era ovvio che non ci si potesse aspettare che Crimso si mettesse a suonare come gli Iron Maiden, gli Anthrax o i Dream Theatre, ma l’attesa non si poteva certo limitare ad una decisa rotazione in senso orario del potenziometro del volume. Invece è proprio quello che è successo, e mi sorprende che Mr. Fripp abbia potuto pensare che bastasse cosi poco per dare una nuova verginità a King Crimson. Comunque, per sgombrare il campo dai dubbi, The Power To Believe è tutt’altro che un brutto disco, e sono dell’opinione che se Fripp si fosse astenuto dal pubblicare i precedenti EPs, “bruciando” di fatto le nuove composizioni, il fattore sorpresa avrebbe reso sicuramente più interessante l’ascolto dell’album. Album che inizia con la breve The Power To Believe I : A Cappella, anonimo esperimento vocale di Belew sulla scia di quelli che già avevano tempestato l’Happy EP, seguita da Level Five, ottima traccia che è stata qui riproposta in una versione più levigata rispetto a quella che aveva messo a ferro e fuoco i nostri hi-fi nell’omonimo EP. Pare che Level Five sia nata come ennesimo capitolo della saga di Larks Tongues In Aspic, alla cui struttura si riconduce attraverso intricate ragnatele di fraseggi e riffs intercalati. La versione, chiamiamola cosi, “elettrica” di Eyes Wide Open non si differenzia di molto da quella acustica del precedente EP, mostrando il solito lato melodico di Belew in una ballad che, seppur piacevole, risulta molto distante dai vertici qualitativi di Walking On Air e One Time, segno che anche questi schemi sono stati sfruttati all’osso. Elektrik, già ascoltata sul diciannovesimo volume del KCCC, ci mostra King Crimson al lavoro di rifinitura sulle formule impiegate in pezzi come The ConstruKction Of Light e FraKctured, alle cui strutture si raffronta fin troppo fedelmente : ascoltatene con attenzione lo svolgimento, con l’introduzione di Warr guitar ed il successivo alternarsi di parti ora movimentate ora più riflessive, e ditemi se non sembra anche a voi che la fantasia latiti un po. In compenso Facts Of Life è un riuscito tentativo di evoluzione rispetto a The World’s My Oyster Soup Kitchen Floor Wax Museum : riffs potenti, incalzanti, costruiti con quel metodo matematico di cui Robert Fripp è indiscusso maesto, manciate di note traslate di tonalità fino a prendere la forma di combinazioni che tendono all’infinito. Un pezzo che prenderei in considerazione come singolo, se proprio se ne dovesse realizzare uno. Una melodia da muezzin introduce la seconda parte di The Power To Believe, riflessiva piece dove hanno buon gioco le percussioni di Pat Mastelotto in un’atmosfera fluttuante attraversata come al solito da un soundscape Frippiano, avvincente battistrada alla successiva Dangerous Curves, che può essere vista come una versione debitamente aggiornata di The Talking Drum o di Mars : un minaccioso crescendo strumentale che parte con un volume rarefatto al limite dell’udibile e, guidato dall’incalzare di basso e batteria, cresce gradualmente fino a dissolversi in un ultimo accordo di chitarra distorta. La tensione creata da Dangerous Curves si sfoga in Happy With What You Have To Be Happy With, conciso e tagliente brano già incluso nell’omonimo EP. La terza parte della title track suona quasi come un definitivo aggiustamento di The Deception Of The Trush, uno dei pezzi di maggior rilievo scaturiti dal periodo di fraKctalization ascoltato anche negli encores dei concerti di Crimso tenutisi nel 2000, con la Coda di The Power To Believe che chiude il cerchio di questo album, riprendendo il tema vocale del pezzo su un sacrale soundscaping di Fripp. Un album, come è già stato The ConstruKction Of Light, con luci ed ombre, ombre che sicuramente i ripetuti ascolti, l’affetto dei fans e soprattutto il tour attualmente in corso riusciranno a nascondere, ma non a rimuovere. Mi rifiuto di credere che King Crimson non abbia più niente da dire, più probabilmente è questa formazione ad aver esaurito tutte le possibili combinazioni di intuizioni che i suoi quattro componenti potessero contribuire. D’altra parte, dando uno sguardo alla storia di King Crimson, le maggiori innovazioni hanno avuto luogo in corrispondenza di ogni radicale cambiamento : è stato così con Larks Tongues In Aspic, ed in seguito con Discipline e Vrooom. Solo il ridimensionamento del Double Trio ha significato un ridimensionamento anche della proposta, mentre nei progetti paralleli (BLUE, Mastica, Levin/Gorn/Marotta, Earthworks) si è riscontrata maggiore vitalità e freschezza. Non vi sono dubbi sul fatto che il Monarca debba rimanere al suo posto, ma urge un vigoroso rimpasto nella Camera dei Lords.
The Power To Believe I: A Cappella / Level
Five / Eyes Wide Open / Elektrik / The Power To Believe II / Facts Of Life:
Intro / Facts Of Life / Dangerous Curves / Happy With What You Have To
Be Happy With / The Power To Believe III / The Power To Believe IV: Coda
TRESPASS – IN HAZE OF TIME Musea FGBG 4387.AR
Band Israeliana formatasi nel 1999 a Gerusalemme,
Trespass
debutta con questo album registrato nel mese di Gennaio del 2001 e pubblicato
dalla francese Musea, etichetta che nel corso degli anni a cavallo tra
gli eighties e i nineties ha prodotto una miriade di albums di progressive
rock
non sempre scelti con perizia e gusto : a
prodotti di indubbio valore si sono infatti spesso alternate autentiche
ciofeche che, per amore di brevità, mi asterrò dall'elencare
(niente comunque a confronto dello scempio realizzato dalla Mellow). La
formazione a tre con tastiere-basso-batteria richiama alla mente, niente
di più scontato, la formula vincente di Emerson Lake and Palmer
(paragone inevitabile che, all'epoca, riguardò anche Le Orme, anche
se il trio veneziano si distinse nel corso della sua carriera con scelte
del tutto personali marcate da un lirismo tipicamente italiano che distinguerà
sempre il rock anglosassone da quello ausonico) anche se, in verità,
Trespass mi ricordano più i meno noti Dagaband e Craft che non ELP.
Sarà per il fatto che questo è un album recente, sarà
per l'utilizzo di alcuni suoni meno datati, ma Trespass risultano meno
barocchi, più concisi e di conseguenza più fruibili (cosa
che solo parzialmente era riuscita in Black Moon) rispetto ai pirotecnici
maestri Britannici; l'iniziale Creatures Of The Night ci consente di
rendercene conto immediatamente, con i suoi
oltre otto minuti che scorrono piacevolmente in un gustoso alternarsi di
temi vivaci, alcuni dei quali non distanti dal gusto di bands come Kansas
e Saga. Il keyboard hero Gil Stein non disdegna di prodursi quando necessario
con alcune rifiniture di chitarra, come accade nella title track dove suona
anche il recorder dando un tocco medievale a questa traccia dai contorni
epico sinfonici contenente diversi cambi di tempo. Lo strumentale Gate
15 è un difficilissimo percorso a ostacoli per le velocissime dita
di Stein che si prodigano in un notevole esercizio tecnico, volando come
libellule tra accenti, cambi di tempo, di sonorità e di atmosfere.
Gate 15 si congiunge all'inizio di City Lights, altra traccia molto dinamica
dove è possibile apprezzare come la sezione ritmica non si limiti
ad assecondare i virtuosismi di Stein, ma spesso lo trascini tirando letteralmente
in avanti il pezzo. Il tempo di valzer che conduce la prima porzione di
Orpheus Suite ripropone le similitudini con gli inglesi Craft : gli elementi
barocchi si fondono con caratteri marcatamente new prog, cosa che avviene
anche nella successiva Troya nonostante emergano particolari ascoltati
chissà quante volte nell'indimenticabile medley composto da Rondò
ed America. La conclusiva Mad House Blues potrebbe essere la Honky Tonk
Train Blues o, come suggerisce il gruppo stesso, la Are You Ready Eddie
dei Trespass, un blues
nel quale possiamo apprezzare un pregevole
solo di piano seguito da un solo di recorder intervallato da inserti di
synth. In definitiva siamo al cospetto di un disco di buona fattura, esaltato
da una buona produzione e da un buon mastering che ne mettono in evidenza
tutti i numerosi pregi, non ultimo l'ottima voce di Stein ed il suo parco
tastiere : non sarà il massimo dell'originalità, ma preferisco
ascoltare tre ragazzi Israeliani che suonano questa musica piuttosto che
saperli dentro un carro armato intenti a distruggere abitazioni di civili
inermi. Reperibile attraverso Musea
ed i numerosi negozi specializzati in progressive rock.
Creatures Of The Night / In Haze Of Time /
Gate 15 / City Lights / Orpheus Suite / Troya / The Mad House Blues
DARKROOM – FALLOUT ONE Burning Shed (no catalogue number)
Composto di estratti da cinque diverse performances tenutesi tra il Settembre 1999 ed il Giugno 2000, Fallout One è il primo di una serie di live albums di Darkroom (serie che al momento conta tre volumi) pubblicati dall'etichetta Burning Shed, l'unica che potesse pubblicare simili prodotti : infatti bisogna subito premettere che se non avete gradito i due studio albums Daylight e Seethrough allora Fallout One vi rimarrà completamente indigesto. Se infatti in precedenza Michael Bearpark, Tim Bowness e Andrew Ostler hanno cercato, nei limiti del possibile, di addolcire la loro formula in modo da poterla alloggiare nei due succitati albums, qui i compromessi sono totalmente banditi. Prendendo come spunto iniziale alcune manipolazioni di estratti dalle trasmissioni della Radio Vaticana, Darkroom si avventurano in ardite esplorazioni soniche costruite su rumori, layers di sonorità elettroniche e loops, accompagnate da scarne linee percussive e dalle incredibili parti vocali di Tim. Raramente queste assumono le forme di un cantato vero e proprio, Tim tende infatti a fondere la sua voce con le altre parti strumentali, giocando con delays e sampling in real time. Gli oltre ventun minuti di One tuttavia scorrono in un susseguirsi di temi sottili ed avvincenti, egregiamente orchestrati dalla strumentazione elettronica di Os e che sfociano senza soluzione di continuità nell'enigmatica Two, pezzo che a metà del suo sviluppo si illumina di una intensa luce paradisiaca evocata dal suono della voce di Tim, a tratti veramente insuperabile quanto ad espressività. Come un paziente gioco ad incastri, la musica di Darkroom è fatta di miriadi di piccoli particolari, che solo quando cominciano ad essere assemblati in numero consistente lasciano intravedere una porzione del risultato finale che si delinea a poco a poco in un crescendo di emozioni che appassiona e coinvolge. Sarebbe demenziale frugare tra queste tracce alla ricerca di poche battute che possano assomigliare ad un refrain o ad una strofa memorizzabile, l'approccio di Darkroom è completamente opposto. Volendo focalizzare immediatamente quale possa essere la dimensione live di Darkroom potete pensare al repertorio di Sylvian & Fripp antecedente alla realizzazione dell'album The First Day, con una presenza di chitarre limitata al soundscaping ed una maggiore propensione per variazioni tematiche costruite con un lento e paziente processo. Curiosamente nel corso di Six affiorano elementi che rimandano a The Waiting Room (sicuramente uno dei momenti più estremi dei Genesis, meglio dire un caso isolato) con il suo fondamentale contributo di Eno, musicista che ha indubbiamente esercitato un grande fascino sul trio Britannico. I settantaquattro minuti di Fallout One si chiudono con Seven, lunga piece dove a tratti dal magma sonoro emergono elementi dalle lontane parvenze "world" riverberati dagli echi generati da crateri lunari inondati all'improvviso da una luce nuova, preludio all'inizio di nuove forme di vita. Torneremo presto a parlare di Darkroom con gli altri due episodi della serie Fallout, già disponibili presso Burning Shed.
One / Two / Three / Four / Five / Six / Seven
THEO TRAVIS / MARK HEWINS – GUERRILLA MUSIC Burning Shed (no catalogue number)
L’incontenibile Theo Travis ci offre un altro lavoro in collaborazione, questa volta con Mark Hewins, chitarrista canterburiano che ci ha già deliziati non molto tempo fa con l’ottimo Bar Torque realizzato insieme ad Elton Dean. Guerilla Music è un album composto di improvvisazioni, nato da un’idea di Mark Hewins con l’intento di suonare della bella musica in posti meravigliosi, ognuno dei quali con un’atmosfera unica e carica di ispirazione. I pezzi sono nati in spazi dove normalmente il suono di qualunque musica sarebbe proibito, e dove i due musicisti si sono introdotti ed hanno eseguito ambient music improvvisata in armonia con il luogo, cosa che ha implicato la massima rapidità di azione (come nelle incursioni di guerriglia, da cui il titolo dell’album) prima dello spesso inevitabile intervento della security . Questo approccio ha avuto anche lo scopo di offrire un’alternativa alla solita muzak diffusa solitamente nei negozi, corridoi, bagni, bar ed in altri locali pubblici. La prima “missione” di Guerrilla Music ebbe luogo nella cattedrale di Canterbury, ed in seguito anche durante un tour dei Gong, quindi la decisione di realizzare un album, oggi disponibile su Burning Shed label. L’album si apre con Coldec, una suite in tre parti il cui sviluppo totale supera i venti minuti : al clima gioioso e bucolico di Chiral, dove il violino ed il recorder di Bob Loveday si aggiungono a flauto e chitarra acustica, subentra l’atmosfera autunnale di Orbifold, quasi una trasposizione in chiave acustica del lavoro di Cipher, quindi Peturbation con il raffinato lavoro di chitarra acustica che Hewins qui suona in uno stile prossimo a quello di GP Hall, lasciando spazio a Theo Travis per alcuni interventi in chiusura di traccia. Un moderato ausilio elettronico fa da sfondo alla strumentazione acustica dei due titolari, con Mark Hewins che spesso produce abbellimenti di harmonic guitar come in Aquaflight supportando con grande efficacia e massimo effetto evocativo il flauto quasi sussurrato di Travis. In Ghorm possiamo apprezzare l’utilizzo della tecnica ambitronics, un adattamento per strumenti a fiato delle tecniche di soundscaping ampiamente utilizzate da chitarristi e bassisti, e che Theo Travis ha voluto utilizzare al proprio scopo di offrire una dimensione maggiormente ambient al suo strumento; il risultato è un avvolgente e morbido tessuto sonoro che si spande nell’ambiente circostante, creando inedite prospettive per la corposa voce del suo flauto. Molto bella A Closer Look, breve e malinconica traccia condotta da una semplice base di chitarra acustica sulla quale si sovrappone un semplice e delizioso solo di flauto, mentre nella successiva Guerrilla ascoltiamo finalmente il sax soprano di Travis in un altro breve estratto che ben figurerebbe nel repertorio dei Cipher. Il mood solare di Equivalence, protagonista ancora il sax di Travis con poche note lunghe ben dosate sullo scintillante tappeto di harmonic guitar di Hewins, prelude alla conclusione dell’album affidata a Slow Life, bozzetto acustico che richiama alla memoria i colori tenui della campagna Inglese, abilmente assemblato senza una sola nota di troppo che possa rovinare l’effetto evocativo di questo delicato gioiello sonoro. Guerrilla Music arricchisce la già eccellente discografia di Theo Travis e ci propone Mark Hewins come uno dei più coraggiosi sperimentatori emersi in questo ultimo periodo, inutile aggiungere che questo disco è più che consigliato a chiunque apprezzi espressioni musicali elaborate attraverso una strumentazione numericamente ridotta ma adeguatamente utilizzata da musicisti di grande talento.
Coldec : a. Chiral - b. Orbifold - c. Peturbation
/ Aquaflight / Ghorm / A Closer Look / Guerilla / Equivalence / Slow Life
VARIOUS - BURNING SHED SAMPLER TWO Burning Shed (no catalogue number)
Non c'è che dire, il catalogo dell'etichetta Burning Shed continua a crescere a vista d'occhio e la qualità del prodotto fornito ne fa senza ombra di dubbio una delle migliori labels indipendenti sulla piazza. Ad un simile aumento di prodotti nel catalogo doveva quasi forzatamente corrispondere la realizzazione di un nuovo sampler, che infatti l'etichetta ha realizzato e messo a disposizione a prezzo contenuto (addirittura gratuitamente per chi acquista tre o più titoli). Anche questo sampler è stato assemblato in modo da renderlo appetibile anche a chi già possiede o ha intenzione di procurarsi l'intero catalogo, infatti delle 17 tracce presenti ben quattro sono inedite ed altre cinque sono estratti di pezzi inclusi nei rispettivi albums. Si va dalle atmosfere intimiste di Tim Bowness & Peter Chilvers (ottima la versione dal vivo di Days Turn Into Years) ai delicati acquarelli acustici di Anne Clark & Martyn Bates, Paul Goodwin e di Alias Grace (questi ultimi alle prese con un remake di Under The Ivy, B-side di Kate Bush periodo Hounds Of Love), dagli esperimenti con risvolti sci-fi di Darkroom e Sebastian all'ambient electronica di Roger Eno e Faceless (veramente molto bella Heaven Trees), dalle sculture industriali di GP Hall al martellante dub elettronico di Quoit, passando ancora per gli oscuri soundscapes di Centrozoon e Michael Peters e le meditative alchimie di Theo Travis & Mark Hewins e di Peter Chilvers. Un ottimo aperitivo con stuzzichini vari, ma il consiglio è quello di non perdersi assolutamente le portate della tavola imbandita di Burning Shed.
Tim Bowness & Peter Chilvers - Days Turn
Into Years (previously unreleased live version) / Faceless - Heaven Trees
(previously unreleased) / Anne Clark & Martyn Bates - Autumn / Quoit
- The Shed / Darkroom - Excerpt / Paul Goodwin - Grateful Smile / Roger
Eno - Sections / GP Hall - Fahrenheit 451 / Centrozoon with Tim Bowness
- Girl Of The Week / Michael Peters - Excerpt / Alias Grace - Under The
Ivy (previously unreleased) / Theo Travis & Mark Hewins - Ghorm / Tim
Bowness & Peter Chilvers - Post-its / Darkroom - Excerpt / Peter Chilvers
- Intro / Sebastian - Excerpt / Centrozoon - Golden Lamb finale
VARIOUS – VOL. 1 : USELESS IN BED House Of Stairs HOS001
La lungamente attesa compilation Useless In Bed, primo prodotto dell’etichetta House Of Stairs dopo l’EP promozionale uscito diversi mesi or sono, è finalmente disponibile al nostro ascolto. Attendevo veramente con impazienza questo album, e come immaginavo non sono rimasto affatto deluso. Pubblicato Lunedì 10 Febbraio, Useless In Bed è stato presentato al pubblico con due launch nights tenutesi il 12 Febbraio al mitico Underworld di Camden High St. (line up composto da Nøught, Lapsus Linguae, Foe, Defeat The Young e Max Tundra in veste di Dj) ed il 17 Febbraio al The Arts Cafe in Commercial Street (con William D. Drake, Cheval De Frise, Stars In Battledress ed un set acustico di Miss Helsinki). Quattordici tracce di innovativo post rock che costituiscono un confortante spaccato del panorama musicale attuale, all’insegna del desiderio di percorrere nuovi sentieri e realizzare nuove idee. Si parte con Miss Helsinki, ossia una nuova incarnazione di The Monsoon Bassoon : la loro I Felt Your Arms Around Me coniuga le atmosfere vittoriane dei Genesis di Nursery Crime, nitidamente riscontrabili nella parte introduttiva (ascoltate le chitarre arpeggiate in stile simil-Hackett), con passaggi prossimi ora ai Gong ora ad altre bands più poppy come Ultrasound e The Somatics, per un risultato eccellente e molto promettente, che fa sperare di risentirli presto cimentarsi sulla distanza di un full lenght album. Triangulator dei Foe è qui inclusa in una versione definitiva decisamente superiore al pur ottimo demo di cui abbiamo trattato recentemente : un feroce strumentale dalle tinte Crimsoidi dove Jason Carty mette in mostra le sue capacità di chitarrista dal ribollente rifferama, adeguatamente sorretto dal basso distorto di Crawford Blair e dall’intricato drumming di Paul Westwood. Lapsus Linguae, al di la della lugubre iconografia evidente sul loro website, sfoderano una traccia che è veramente una piacevole sorpresa : Olestra si regge su un deciso riff adeguatamente sorretto dalla semplice orchestrazione del pezzo, costituita da un limpida melodia di piano elettrico che lascia ampi spazi per la bella melodia del cantato e per il sottofondo di chitarra satura, che lasciano il posto nella parte centrale ad un bel bridge di archi, preludio ad un finale al calor bianco. Decisamente senza remore l’assalto sonico di American Heritage, band che sta per produrre un nuovo split single : la loro Phil Collins, nonostante il titolo preso dal nome del leggendario drummer dei Genesis, è tutt’altro che poppy o sdolcinata, si tratta infatti di un intricato groviglio strumentale di chitarra, basso e batteria a cavallo tra punk e metal. Il clima cambia radicalmente con Gaseous Exchange At The Alveoli, traccia elettronica di Desmotabs che spezza l’infuocato assalto chitarristico delle tracce precedenti con un vortice di sonorità sintetiche sovrapposte a patterns ritmici dal tenore anarcoide. Ci pensa Guapo a rendere nuovamente surriscaldata l’atmosfera, con un crossover tra doom e la furia chitarristica di bands come Logan e PDHM. I francesi Cheval De Frise sono un’autentica rivelazione : la loro Chiendents è una traccia molto articolata guidata da una chitarra acustica prima arpeggiata con un inedito senso melodico quindi violentata senza pietà, assecondata da una ritmica spezzata con influenze free; da non perdere di vista. Molto bello il breve bozzetto pianistico di Stars In Battledress, nuova creatura di Richard Larcombe dopo Magnilda e Defeat The Young, che rievoca il lavoro dell’ex membro dei Cardiacs William D. Drake con una melodia ora struggente ora grottesca. Attendiamo con vivo interesse il disco d’esordio. La notevole Stag non mi consente di pensare ad altro se non al fatto che è un vero peccato che The Monsoon Bassoon appartenga al passato : questa band aveva tutti i numeri per figurare tra i migliori nomi nuovi della musica internazionale, e la loro ridotta ma ottima discografia rimarrà negli anni a testimoniare l’esistenza di un gruppo poliedrico dalla notevole inventiva. Speriamo che l’etichetta House Of Stairs riporti alla luce altro eventuale materiale inedito, dato che una reunion della band pare piuttosto improbabile. Il contributo di Max Tundra (diversi albums, singoli, varie compilations ed una certa fama di remixer e DJ alle spalle) a questa compilation, seppur improntato all’uso dell’elettronica, ci mostra quale avrebbe potuto essere il futuro di Keith Emerson se non si fosse rincitrullito nel corso degli anni passati a cavalcare il suo Hammond piantandovi dentro i coltelli. Un bello strumentale da vero keyboard hero con lo sguardo proiettato ben oltre i facili barocchismi ed il fanatico integralismo dei suoni vintage. Dinamica, fantasia ed un sapiente uso della tecnologia si fondono in Life In A Lift Shaft, consegnandoci un pezzo unico nel suo genere. The Blooding è forse la traccia più morbida e articolata tra quelle che ci hanno fatto ascoltare fino ad oggi gli Ursa : il ritmo rimane sempre sostenuto, ma si segnalano alcuni intermezzi più elaborati dove la tensione in parte si stempera e la melodia riesce ad insinuarsi in mezzo a stacchi e breaks vari. Sweep The Leg Johnny si candida, forse in maniera maggiore di Miss Helsinki, a riempire il vuoto lasciato da The Monsoon Bassoon rispetto ai quali (almeno in questa traccia) si riscontrano maggiori influssi riconducibili ai King Crimson di Red e ai migliori Van Der Graaf Generator, anche per l’uso del sax che ricorda molto lo stile di David Jackson. La loro Only In A Rerun è un bell’esempio di connubio tra schemi del progressive rock degli anni ’70 ed un moderno modello di innovazione, proprio ciò che negli eighties un’intera generazione di bands non è riuscita a fare. I’m Ruining Something ci mostra un lato riflessivo di Defeat The Young (altro progetto di Richard Larcombe) che non era emerso nell’EP incluso nel box set dell’etichetta Day Release dove le atmosfere erano decisamente più sbarazzine : una lunga, decadente ballad per piano, piccola orchestra e voce dai risvolti grotteschi e malinconici, con una prima parte che paga qualcosa al sound tipico dei Cardiacs. Anche Drink Your Milk dei Geiger Counter (precedente incarnazione dei Foe) ci mostra un aspetto differente rispetto a quello di alcuni demos che ho avuto modo di ascoltare, risultando molto più prossima all’attuale repertorio di Foe rispetto alle rarefatte e sperimentali atmosfere dei succitati demos; si tratta di uno strumentale piuttosto articolato che si snoda attraverso i riffs incrociati di due chitarre e di un basso molto elastico, capace di aprirsi in un bel break melodico dove possiamo ascoltare un bell’arpeggio ed alcune finezze di un drumming tutt’altro che rigido. Useless In Bed è disponibile ai merchandise decks dei concerti delle bands coinvolte e nei migliori negozi di dischi, oltre che su Amazon. Se doveste trovarlo in vendita attraverso altri online shops, fate attenzione a non pagarlo più di 5 sterline. Se prima dell’acquisto desiderate comunque farvi un’idea, potrete ascoltare tutte le tracce della compilation visitando il website dell’etichetta House Of Stairs.
Miss Helsinki - I Felt Your Arms Around Me
/ Foe - Triangulator / Lapsus Linguae - Olestra (There's Only One Drinking
Fountain in Heaven) / American Heritage - Phil Collins / Desmotabs - Gaseous
Exchange At The Alveoli / Guapo - Pharaoh / Cheval De Frise - Chiendents
/ Stars In Battledress - Sand (Blowing About) / The Monsoon Bassoon - Stag
/ Max Tundra - Life In A Lift Shaft / Ursa - The Blooding / Sweep The Leg
Johnny - Only In A Rerun / Defeat The Young - I'm Ruining Something / Geiger
Counter - Drink Your Milk
SIGUR ROS – ( ) Fat Cat Records / MCA Records 088 113 091-2
Nel calderone della musica di largo consumo, quella che fa delle top ten, dei video clip e dei guadagni a sei zeri (di dollari o euro, ovviamente) la propria ragione d'essere, emergono fortunatamente ogni tanto dei fenomeni meritevoli di attenzione. Gli islandesi Sigur Ros (insieme a Radiohead, Muse e pochi altri) sono uno di questi; so che in questo momento qualcuno si starà chiedendo "musica di largo consumo? E chi li ha mai sentiti!" e in fondo non avrebbe tutti i torti. Quasi sconosciuti in Italia, Sigur Ros hanno letteralmente spopolato con il loro precedente album Ágætis Byrjun in UK e soprattutto negli States, dove riempiono grandi platee nel corso di lunghi tour. Fautori di atmosfere raffinate e terse come il cielo della loro fredda terra di origine, con una discografia composta da tre albums, due singoli ed alcuni soundtracks all'attivo , Sigur Ros hanno giocato sullo sterminato mercato americano delle carte così convincenti tali da superare anche le difficoltà comunicative dovute all'impenetrabile cantato in madrelingua. Ma la consapevolezza di questa forza ha avuto la sua massima realizzazione nella sfida lanciata con questo album dall'enigmatico titolo ( ), con un elaborato e lussuoso artwork totalmente privo di note e credits e dove le otto tracce che lo compongono sono anch'esse prive di titolo (anche se, frugando nel web, ho reperito il tracklisting riportato al termine della recensione, pur non potendo far nulla per confermarne l'attendibilità). Sigur Ros va quindi ben oltre la sfida lanciata dai Led Zeppelin con il loro quarto album, pubblicato all'epoca senza riportare sulla copertina titolo e nome del gruppo, introducendo inoltre nelle loro composizioni un cantato puramente fonetico denominato Hopelandic che lascia il compito comunicativo totalmente a carico del suono (qualcosa di simile, a dire il vero, lo avevo già sentito nel debut EP Detaching From Satan del pesarese Paul Chain nel corso dei lontani eighties, anche se il messaggio occultista del chitarrista Italiano non possedeva certamente l'attitudine positiva degli Islandesi). L'hopelandic (vonlenska in Islandese) è il linguaggio inventato senza vocabolario né grammatica con il quale Jónsi Birgisson canta provvisoriamente i pezzi prima che i testi siano scritti. Si tratta di un'applicazione del gibberish (una tecnica per rilassare la mente che contempla tre fasi, la prima delle quali consiste nell'esprimersi con suoni senza senso come parlando una lingua che non si conosce) che si adatta alla musica e svolge il ruolo di un altro strumento. Diverse lingue sono state prese in considerazione per le lyrics di questo album, ma infine la scelta è caduta sull'hopelandic, già utilizzato in alcuni pezzi dei precedenti albums ed il cui nome deriva dalla prima canzone in cui venne utilizzato, Hope dall'album Von. Lunghe, soffuse composizioni che lasciano emergere lentamente i particolari e che spesso si evolvono in crescendo emozionali dall'effetto mozzafiato, imbastite su scarne sequenze di accordi di piano dal tono solenne (Vaka) o di note arpeggiate di chitarra (Fyrsta) che si concretizzano infine in struggenti ed indimenticabili melodie : Samskeyti è proprio questo, una melodia dolcissima che si carica di pathos, gonfiandosi lentamente in un coinvolgente vortice di dolcezza nebulizzandosi quindi all'improvviso, fino a spegnersi quasi senza un eco. Quasi come vagiti di un bambino, le composizioni di Sigur Ros evocano una sensazione di innocenza e di riavvicinamento alla natura, fragili incantesimi che un qualunque fattore esterno potrebbe irrimediabilmente spezzare. Non vi sono interventi strumentali o sonorità strabordanti, tutto l'insieme è estremamente calibrato e ben bilanciato anche quando i pezzi si sviluppano in spazi temporali di maggior durata assumendo andamenti quasi da suite, come avviene in Njósnavélin e E-bow. Alafoss vede l'atmosfera farsi più cupa e riflessiva, lasciando trasparire attinenze seventies (ricordate i Led Zeppelin di Tea For One?) dovute probabilmente alle sonorità d'organo impiegate. La porzione finale dell'album è occupata dalle due tracce più lunghe, la decadente The Death Song con i suoi tredici minuti di durata e l'elaborata The Pop Song, quasi dodici minuti di saliscendi emozionali conclusi da un lungo finale di grande intensità dove anche il ritmo finalmente decolla, trascinato da robuste rullate di batteria. Con questo album Sigur Ros si collocano in pianta stabile tra i maggiori esponenti del nuovo rock Europeo, in un panorama che si fa sempre più affollato e qualitativamente concorrenziale. Rimanete sintonizzati, le sorprese non sono finite.
Vaka / Fyrsta / Samskeyti / Njósnavélin
(aka The Nothing Song) / Alafoss / E-bow / The Death Song / The Pop Song
BASS COMMUNION – BASS COMMUNION Burning Shed (no catalogue number)
Terzo capitolo della saga di Bass Communion, progetto strumentale di Steven Wilson ancora una volta rigorosamente privo di titolo. Le otto tracce composte tra il 1995 ed il 1999 si mantengono grosso modo nella stessa vena che ha caratterizzato i due albums precedenti, lunghe (per lo più) composizioni strumentali prive o quasi di ritmo, con un massiccio uso di elettronica che viene utilizzata per costruire tracce minimali : in Amphead tempeste magnetiche ci investono dopo essersi avvicinate lentamente ma inesorabilmente a noi, provenienti da chissà dove, quindi si dissolvono con la stessa gradualità con cui ci avevano raggiunto, mentre Sickness è percorsa da un brivido sinistro, dimora adimensionale di inquietanti presenze intrappolate in un limbo dove passato e futuro si annullano a vicenda. Semplici ma efficaci atmosfere da soundtrack, non lontane da quelle di Music For Films di Eno, si delineano nei concisi Three Pieces For Television, dove ai caratteri più prossimi alla New Age di Sonar si contrappongono l’ambient electronica di Grammatic Fog e soprattutto le attinenze di Lina Romay con un altro soundtrack, quello di Alien Grace ad opera di Collective, prima incarnazione degli ottimi Darkroom. Un timido ritmo cassa-rullante-hi hat tenuto da una drum machine conduce le ipnotiche ansie metropolitane di Slut 2.1, subito spazzate via dalla meditativa 43553E99.01, traccia costruita in prevalenza sul suono di uno strumento a corda asiatico che ricrea un mood quasi sacrale, evocativo di monasteri hindu dimenticati sul tetto del mondo (probabilmente un frammento di questa traccia è stato utilizzato nella parte introduttiva di Lips Of Ashes dei Porcupine Tree). La conclusiva Reformat Spiders costituisce un altro capitolo nella serie di collaborazioni tra Steven Wilson e Theo Travis, che con i suoi loops di flauto conferisce a questa traccia le forme impalpabili di uno spettrale alter ego di Cipher, prezioso sigillo per un album indispensabile. Naturalmente su Burning Shed label.
Amphead / Three Pieces For Television : a -
Sonar - b - Lina Romay - c - Grammatic Fog / Slut 2.1 /
43553E99.01 / Sickness / Reformat Spiders
HENRIK FEVRE - SEASONS OF A SOUL Matchman Records MATCHCD001
Il trentunenne polistrumentista Henrik Fevre inizia la sua carriera musicale nella natia Copenhagen all’età di nove anni suonando la batteria e componendo insieme ad un coetaneo musica ispirata a The Police, Blondie e Duran Duran. Due anni più tardi la NWOBHM attraversa anche la Danimarca, coinvolgendo il giovane Henrik che nel frattempo si è dedicato al canto e alla chitarra. E’ il periodo dei primi concerti, meno numerosi dei cambi di denominazione che portano il nucleo ad identificarsi come Graff Spee. Il gruppo incide un demo di tre tracce nel 1985 prima di sciogliersi nel 1986. Henrik si lascia alle spalle l’heavy metal in favore di stili musicali più sofisticati come il jazz e gruppi britannici quali Japan e Curiosity Killed The Cat, e si dedica all’apprendimento di sax e piano. Nel 1990 forma, con Nick Buus (keys) e Morten Christensen (guitar), la band Heyday, con la quale realizza un misto di pop, acid-jazz, rock sinfonico e fusion-jazz. Henrik ricopre il ruolo vacante di bassista ed il line-up viene in breve completato con l’inserimento del drummer Søren Raundrup. Tra il 1992 ed il 1997 Heyday realizza tre demo tapes, nel frattempo Henrik si iscrive al conservatorio di Aalborg. Tra i demos che realizza nel periodo spicca l’hit Mr. Wam Bam Boogie, che verrà registrato dal cantante norvegese Bambee ed incluso nell’album On Ice del 1999. Henrik e Nick Buus, con il nome di Cityzen, realizzano insieme un ultimo demo di otto tracce nel Gennaio 1999, quindi le strade dei due musicisti si separano, per Henrik giunge il momento di mettersi in proprio. Ispirato da perfezionisti come David Sylvian, Prefab Sprout e The Blue Nile, Henrik inizia a comporre pezzi d’atmosfera con l’intento di far coincidere musica e parole; la prima idea riguarda una collezione di poesie, una per ogni stagione dell’anno, che si materializza in Seasons Of A Soul, manifesto programmatico ed ossatura della nuova direzione musicale intrapresa da Henrik. Realizzato nell’Aprile del 2002 su propria etichetta Matchman Records (causa il completo disinteresse delle case discografiche interpellate) in edizione limitata di 500 copie, Seasons Of A Soul è quindi la prima release ufficiale di Henrik comprendente materiale composto fin dall’estate del 1999. Parte del materiale incluso era in realtà già stata pubblicata nel 2000 nel demo CD promozionale A Summer Can Change Everything, risultato di un compromesso con il management Opium (Arts) Ltd, chiamato in causa dallo stesso Henrik a causa dell’utilizzo da parte sua dei testi di quattro opere incluse nel libro Trophies - The Lyrics Of David Sylvian. Henrik ottenne da Opium il permesso per il solo uso promozionale delle tracce costruite sui testi di Sylvian, ma la forte domanda da parte dei fans del website Trophies ha portato ad un diverso accordo per Seasons Of A Soul. E’ necessario precisare che, se l’uso delle lyrics di Sylvian può offrire al prodotto una vetrina più ampia, l’album non vive esclusivamente in virtù di queste, anzi : siamo di fronte ad un album di raffinato pop dai tratti intimisti dettati dai testi molto personali di Henrik, contrassegnato da caratteri ambient, con strutture che vanno dalla musica da camera alla classica al jazz elettronico. Fin dall’iniziale Matchman In The Rain queste caratteristiche spiccano immediatamente, introducendoci nelle morbide e raffinate atmosfere create dal titolare che mette subito in mostra le suo ottime doti vocali su una melodia indimenticabile, prossima alle ambient torch songs dell’album Flame di Tim Bowness e Richard Barbieri. Out Of My Hands è un episodio dall’atmosfera solare che può ricordare acts come Tears For Fears e China Crisis, adattissimo alla funzione di singolo se Henrik decidesse mai di giocare questa carta, mentre Daylight Comes fonde la malinconia di una chitarra acustica dal sound tropicale con i colori di alcune ballads realizzate in passato da Jakko. L’influenza di Sylvian è presente e riconoscibile, ma Henrik Fevre ha la capacità di diluirla in mezzo a molte altre, piazzando spesso nel contesto soluzioni assolutamente personali. Ascoltate ad esempio il synth pop angolare di Crashed, con le sue parti sincopate di tastiere e batteria programmata che a metà dello svolgimento del pezzo cedono il posto ad un magnifico tema meditativo che lascia appena intravedere in sottofondo un timido accompagnamento di liquide percussioni. Reminiscenze di Secrets Of The Beehive si scorgono in Modern Man Meets Nature, prima porzione della suite Seasons Of A Soul, praticamente una ballad per piano e voce alla quale subentra Closer To God, dove alla base strumentale riportante riferimenti a JBK oppure a Samuel Smiles si sovrappone un cantato che curiosamente ricorda quello di Andy Latimer in alcuni passaggi della vecchia produzione dei Camel. World In A Tiny Room costituisce una piacevole parentesi elettronica dai numerosi chiaroscuri in questa suite conclusa da I’m Still Alive, bella ballad dove ritroviamo marcate connotazioni del caratteristico sound di Sylvian che Henrik dimostra di saper maneggiare molto bene. Avrete capito a questo punto che i fans di Samuel Smiles, No-Man e via di seguito troveranno pane per i loro denti, ma credo che un pezzo come Airman non possa lasciare indifferente proprio nessuno : atmosfere cosi suadenti non si ascoltano tutti i giorni, fragili cristalli nelle mani di un attento e meticoloso artigiano come non ne esistono molti. E che dire di The City, con quel suo soffuso inizio di voce e piano (qui suonato dal vecchio amico Nick Buus) che cresce gradualmente conducendo alla bella porzione strumentale finale dalle tenui tinte jazzate, con il sax di Jakob Skov che scivola tra l’incalzare di chitarra e batteria per poi chiudere in perfetta solitudine. Per corredare di un impianto musicale i quattro testi di David Sylvian rimasti in passato inutilizzati Henrik ha recuperato un opera di 24 pagine per piano e voce che aveva scritto nell’estate del 1994, e con l’ausilio di tre musicisti della locale scena jazz (Lars Johnsen al contrabbasso, Henrik Tue Bjerg al piano e Thomas Hust alla batteria) e del compositore e arrangiatore Kirsten Mikkelsen nell’estate del 2000 ha improvvisato, arrangiato e registrato dal vivo le basic tracks. Il risultato è un set di quattro brevi tracce dai temi variegati, come l’accento soul della delicata ballad Nagarkot, l’equilibrato blending tra pop e le parti più sperimentali di Gone To Earth riscontrabili in Lilith, il soffice mood da night club di The Colour Of Roses ed il malinconico swing di Ride, il cui refrain è stato ripreso (omettendo di citare l'autore nei credits) nell'omonima traccia di Sylvian inclusa in Everything And Nothing. Un’ultima sognante melodia, quella di Circle Of Unity, condotta dalle tastiere e dalla tromba di Sanne Grøn ci congedano da questo brillante album, scritto, prodotto, mixato e masterizzato da un brillante autore che merita sicuramente la vostra attenzione. Se volete procurarvi questi 54 minuti di pura classe, cosa che vi consiglio spassionatamente, contattate direttamente Henrik Fevre attraverso il suo website, non è escluso che qualche copia di Seasons Of A Soul sia ancora disponibile.
Matchman In The Rain / Out Of My Hands / Daylight
Comes / Crashed / Seasons Of A Soul / Airman / The City / Nagarkot / Lilith
/ The Colour Of Roses / Ride / Circle Of Unity (Song For Silje)
GODESSA - SOCIAL ILLS African Dope Records ADOPECDS008
Dopo tre anni dalla data di formazione spesi a costruirsi una buona fama nel circuito hiphop di Cape Town (ricordiamo tra l’altro la partecipazione all’album di remixes Super Deluxe Mode di Moodphase5ive nel pezzo Got To Give), Godessa giungono al debutto discografico con il singolo Social Ills, anticipato da un buon airplay e da un tour di successo che ha attraversato il Sudafrica. Un divertente pezzo hiphop caratterizzato da tematiche sociali non nuove al trio di ragazze sudafricane, che già in passato si erano distinte con pezzi dedicati alla prevenzione dell’Hiv. La versione in CD di Social Ills (pubblicato anche in vinile 12” per il mercato estero, cat. no ADOPE1204) comprende anche dei remixes e delle versioni strumentali, oltre al video clip incluso in vari formati. Godessa sono al lavoro con Grenville per realizzare un full lenght album che non dovrebbe tardare ad arrivare sul mercato discografico, nel frattempo Social Ills è disponibile attraverso il website dell’etichetta African Dope e probabilmente nei record stores più forniti.
Social Ills / Social Ills Remix / Social Ills
Instrumental / Social Ills Remix Instrumental / Social Ills Video (quicktime
& avi)
VVAA - RECORDS FOR THE WORKING CLASS VOL. I&II Deep Elm Records DER-369 - DER-385
Recuperiamo, dopo aver trattato del terzo sampler Sound Spirit Fury Fire, i primi due samplers dell’etichetta Deep Elm intitolati Records For The Working Class. Non è il caso di dilungarsi troppo in quanto i due dischi rappresentano adeguatamente il ricco catalogo dell’etichetta americana che, nata nel Gennaio 1996 con la pubblicazione di un 7” single, consta oggi di oltre quaranta releases ad opera di più di una decina di bands. Grinta, spiccato senso melodico ed una certa abilità nell’inserire soluzioni elaborate in mezzo a strutture prevalentemente semplici e dirette sono le caratteristiche di molte delle bands presenti, soprattutto degli ottimi Appleseed Cast, Camber (notevole la loro Hollowed-Out) e Flanders. Brandelli della lezione dettata dai Sigur Ros di ( ) sono riscontrabili nella prima porzione di Eurogirl dei Triple Fast Action, mentre un sound di ispirazione sorprendentemente Britannica caratterizza le due tracce dei Cross My Heart, con levigate chitarre che stemperano passaggi grintosi ma non ruvidi. Alcuni pezzi sono sostenuti ma non sconfinano troppo nell’heavy metal (Brandtson, Pave The Rocket), altri risultano essere pop in maniera accattivante senza scadere nelle degenerazioni alla Oasis che strizzano troppo l’occhio alle charts (Five Eight). In questo crocevia di stili musicali riuscirete sicuramente a riscontrare più di un motivo di interesse, e se proprio il catalogo Deep Elm si rivelasse per voi indigesto non avrete nemmeno da rammaricarvi troppo, in quanto anche questi due sampler sono disponibili al contenutissimo prezzo di 3 Dollari incluse le spese postali.
Records For The Working Class Vol. I : The Appleseed Cast – Marygold & Patchwork / Pave The Rocket – Drool / Pave The Rocket – Face Smash / Triple Fast Action – Bearer Of Bad News / Triple Fast Action – Eurogirl / Brandtson – Round 13 / Brandtson – Blindspot / Pop Unknown – Writing It Down For You / Flanders – Weighed Down / Flanders – Rodd & Todd / Camber – Beautiful Charade / Camber – Hollowed-Out / Walt Mink – Brave Beyond The Call / Walt Mink – Act Of Quiet Desperation / Muckafurgason – A Medley Of Songs / Muckafurgason – Wasting Time
Records For The Working Class Vol. II : Seven
Storey Mountain - So Soon / Cross My Heart - It Doesn't Take That Many
Pills To Sleep Forever / The Appleseed Cast - Marigold & Patchwork
/ Camber - Spirit Gum / Planes Mistaken For Stars - Copper & Stars
/ Starmarket - Hate You Still / Brandtson - Potential Getaway Driver /
Pop Unknown - Head In The Sand / Imbroco - Northstar Is An Airplane / Brandtson
- Blindspot / Camber - Hollowed-Out / Triple Fast Action - Cattlemen Don't
/ Five Eight - She's Sleeping / Pave The Rocket - Tyro / Muckafurgason
- Spanish Fly / Walt Mink - Lovely Arrhythmia / Pop Unknown - This Guy's
Ready For Bed / Cross My Heart - Infinity Doesn't Live Here Anymore / The
Appleseed Cast - Poseidon
LOGAN - LOVE, SAID GAS Psychotica Records PSYCHOTICA 001
Ecco nuovamente a noi lo scardinante sound di Logan, band tarantina di cui ci siamo recentemente occupati in occasione di un EP apripista per l’album in oggetto : Love, Said Gas espande a quasi trentotto minuti gli urticanti contenuti dell’EP mostrandoci per intero il potenziale del power trio pugliese, memore della lezione dei Motorhead ma sensibile alle influenze derivanti dal circuito post-rock. Pezzi d’impatto ma non monolitici, anzi spesso resi elastici ed imprevedibili da una chitarra che rifugge i solos concentrandosi su ritmiche ora articolate ora più prossime ad un rifferama al calor bianco, cosa che si può notare fin dall’ascolto delle due parti dell’iniziale No Tools. The Girl’s Song e Listen Bastard (incluse come No Tools nell’EP citato in precedenza) ci mostrano come Logan riescano a distribuire la loro carica dirompente nell’arco di pezzi di breve e lungo minutaggio, ma è in Fat Frumpy Lady che il trio si esalta con una song obliqua costruita su un riffs avvolgente come le spire di un serpente, assecondato da un pastoso basso distorto alla Lemmy e da un incalzante drumming. L’ottima Zatla si fa apprezzare, tra le altre cose, per l’originale riff con pennate in levare incastrato su un robusto giro di basso nella sua porzione iniziale, mentre Lue rievoca la soffocante atmosfera della corrosiva Capricorn di Motorheadiana memoria. Le tracce si succedono senza respiro, bruciando uno dopo l’altro i trentotto minuti di questo album, tanto che Like A Stray Dog assume l’aspetto di un assalto finale all’arma bianca condotto con la ferocia di chi non ha intenzione di prendere prigionieri. La title track non mancherà quindi di evocare, con il suo spietato incedere, quello dell’androide che nelle prime sequenze di Terminator calpesta i crani degli avversari sparsi sul campo di battaglia : un mid tempo poderoso, pesante ed inarrestabile che solo l’ultima traccia ottica del supporto digitale riesce a fermare. Se Logan miravano, con questo album, a proporsi come alfieri del versante più duro del post rock interpretato in formato canzone, possiamo affermare che sono riusciti pienamente nell’intento; i fans dei disciolti Ursa avranno di che consolarsi con questo esplosivo trio. Reperibile attraverso il website dell’etichetta Psychotica Records.
No Tools Part I / No Tools Part II / The Girl's
Song (That Had A Zoo) / Listen Bastard / Fat Frumpy Lady / Zatla / Lue
/ Like A Stray Dog / Pierce The Pain / Love, Said Gas
ANDREA CHIMENTI - IL PORTO SEPOLTO Santeria/Audioglobe SAN018
A distanza di alcuni anni dalla sua ultima produzione discografica Andrea Chimenti si ripresenta al suo pubblico con un album di canzoni realizzate in maniera semplice e minimale, adattando i testi di alcune poesie di Giuseppe Ungaretti a semplici teorie di piano, chitarra, violino, viola e violoncello. Suonato e cantato in presa diretta, Il Porto Sepolto (estratto da uno spettacolo avente lo stesso titolo) è considerato dallo stesso Chimenti “il miglior lavoro che ho fatto, anche per la semplicità e la spontaneità con cui è nato”. La scelta di cantare i testi delle poesie di Ungaretti è semplicemente descritta dal musicista aretino con la considerazione che “a volte trovi parole già scritte che raccontano il tuo stato d’animo meglio di quanto tu sapresti fare”. Delicati frammenti lirici che la voce di Chimenti riempie di emozioni, costellati dagli interrogativi, dai quesiti esistenziali, dalle speranze e dai sentimenti di rinascita tramandati dai versi del grande poeta Italiano. Attenti ad evitare anche la minima sbavatura, Chimenti ed il suo ensemble adornano questi testi con composizioni dal sapore antico che evocano paesaggi, profumi e dialetti della provincia Italiana più autentica, quella dove il tempo sembra essersi fermato all’ombra di campanili e di costruzioni che anche nel loro lento degrado conservano memorie di antichi fasti. Delicato e introspettivo, romantico e nostalgico, Il Porto Sepolto fa dell’intensità uno dei suoi punti di forza, tanto da far passare in secondo piano la ridotta durata dell’album : quella elegantemente racchiusa in una bella confezione a libretto è forse la mezz’ora più emotivamente coinvolgente partorita dalla scena musicale italiana nell’arco degli ultimi cinque anni, grazie ai chiaroscuri costruiti sapientemente da un Chimenti abile nell’assecondare l’altalenarsi di situazioni di sconforto e di irriducibile speranza descritte dalla penna di Ungaretti. A cavallo tra le crepuscolari atmosfere del Sylvian di Secrets Of The Beehive ed il Battiato in versione da camera, Il Porto Sepolto si rivela in tutta la sua struggente bellezza fin dal primo ascolto, lasciandosi quindi scoprire in tutti i suoi dettagli cesellati da un pugno di strumenti acustici che giocano con le dinamiche di ogni singola nota e con gli spazi che le separano. Che altro aggiungere? L’album è reperibile presso Audioglobe e (spero) in tutti i negozi di dischi adeguatamente forniti, appropriatevene senza indugio.
Vanità / La Notte Bella / Il Compleanno
/ Nostalgia / San Martino Del Carso / Cori Descrittivi Di Stati D'Animo
Di Didone / Vanità (reprise) / Natale / Da Ultimi Cori Per La Terra
Promessa / Silenzio
AFRICAN DOPE - CAPE OF GOOD DOPE African Dope Records ADOPECD007
Definito dal simpatico Roach “uno spicchio d’estate nelle vostre giornate invernali” (eh si, in effetti quando me lo ha inviato eravamo ancora in inverno) il nuovo sampler dell’etichetta African Dope ci fa fare un tuffo nel variopinto mare di proposte dell’etichetta Sudafricana, il cui catalogo non è al momento molto consistente ma promette di espandersi rapidamente per dare voce ai numerosi gruppi e progetti che sono qui adeguatamente rappresentati. Se Moodphase5ive, Godessa, Kalahari Surfers (la cui Gangsta non è qui inclusa nella sua migliore versione) e Felix Laband non rappresentano certo più delle novità, è vero che le creazioni elettroniche di Mr Mo, Yang Weapon e Joshu promettono meraviglie, cosi come risulta convincente The Sticky, altro progetto di Felix Laband che non altera in maniera rilevante le attitudini musicali del titolare. Molte delle tracce incluse rappresentano un riuscito punto di incontro tra forme musicali di matrice afro-americana e l’ambient electronica europea, come dimostra anche il rifacimento di It Don’t Mean A Thing If You Ain’t Got The Swing di Duke Ellington realizzato da Constructus oppure il crossover tra blues e dub di Pornography di Pug, altre conservano caratteri rigidamente collegati a stili più propriamente legati alla musica nera anche nelle sue derivazioni più mainstream, ma questo è sicuramente il risultato dello scopo perseguito assemblando un sampler di un’etichetta che ha numerose possibilità da offrire all’ascolto di un pubblico senza preconcetti. Attendiamo quindi con somma curiosità le prossime uscite della African Dope, nel frattempo facciamo di Cape Of Good Dope la colonna sonora delle nostre giornate estive.
Moodphase5ive – Vital / Godessa - Social Ills
/ Red Lion Feat. Amon China & Ej Von Lyrik - Rise Up / Kalahari Surfers
- Gangsta (Dj Dope's Raggadub) / Constructus - Don't Mean A Thing If You
Ain't Got That Swing (Robot Song) / The Man Who Never Came Back- Crypticism
/ Neon Don - Life Is Neon / Mr. Mo - A Millimeter / Felix Laband - Sad
Girl In Japan / Joshu – Movement / Pug – Pornography / Dj Dope - Jimmy
Kills Us / The Sticky – Golf / Mr. Mo - Go There / Lions Of Zion Feat B-Wise
/ Sibot Feat Gini Grindeth - Klone Gardening / Tykoon Suit - Gigolo Lounge
/ Yang Weapon – Nyama / Gray Blakk - The Red Eyed Turtle Dove
THEO TRAVIS - SLOW LIFE Ether Sounds Records escd001
Poche volte il connubio tra la copertina di un album ed il suo contenuto musicale è risultato assolutamente perfetto, ma questo è uno di quei pochi casi : le prime luci del giorno che illuminano un parco di Brighton in un freddo mattino invernale, magnificamente catturate nella foto in bianco e nero che campeggia sulla copertina, descrivono meglio di mille parole questo nuovo lavoro di Theo Travis, realizzato interamente con i suoi ambitronics. Il termine vi ricorda qualcosa? Forse i Frippertronics? Non so se, alla pari di Fripp, anche Theo abbia battezzato con la prima sciocchezza che gli è venuta in mente il suo sistema di looping composto da una serie di pedali elettronici, ma l’ispirazione è senza dubbio la stessa che spinse Fripp ad utilizzare, sotto la guida di Eno, la famosa coppia di Revox modificati per creare un suo proprio veicolo atto a sperimentare nuove soluzioni musicali. Il sistema, in seguito perfezionato ed utilizzato da ormai numerosi chitarristi (David Torn, Michael Bearpark, Ian Simpson, tanto per citarne qualcuno) e bassisti (basti fare il nome del bravo Steve Lawson) viene ora applicato da Theo al suo alto flute, il che costituisce (credo) una novità assoluta. La tecnica di sovrapposizione di più o meno brevi frammenti sonori, sulla cui conseguente struttura Theo esegue dei solos, è in effetti l’applicazione di quanto realizzato con gli strumenti a corda, ma l’effetto è diverso e, credetemi, strabiliante. Una prima applicazione degli ambitronics avete avuto modo di apprezzarla nel pezzo The Apparent Chaos Of Snow incluso nell’album One Who Whispers di Cipher, Theo ha quindi avuto modo di presentarli dal vivo durante la sua performance in supporto ai Porcupine Tree allo Shepherd’s Bush Empire l’8 Marzo scorso, performance che ha riscosso un buon successo e che avrà un seguito il prossimo 21 Giugno a Cambridge. Se il tono dei Soundscapes frippiani è, spesso eccessivamente, sacrale e prossimo a quella sorta di distacco che può esserci nel passaggio dalla vita ad una dimensione ultraterrena, gli ambitronics di Theo Travis hanno una dimensione più vicina alla natura, evocativa di risvegli mattutini scanditi dalla luce solare che filtra attraverso gli alberi o dal rumore della pioggia che batte lievemente componendo ritmi indefinibili. Ma nonostante ciò non siamo assolutamente nel campo della New Age, qui Theo Travis sta scrivendo nuove regole nell’uso degli strumenti a fiato, disegnando nuovi confini per strumenti che d’ora in avanti potranno essere visti non solo in funzione solista ma che potranno esprimere un metodo interamente nuovo di edificare strutture musicali atte a reggersi da sole o magari a contenerne altre. Registrato direttamente su DAT il 7 Aprile del 2002 al Jacobs Studio, Surrey, realizzato alla fine di Febbraio su etichetta Ether Sounds Records, label creata da Theo per pubblicare i suoi lavori più sperimentali, Slow Life sta ricevendo eccellenti recensioni in pubblicazioni di tutto il mondo, tra le quali si segnala quella dell’ostico magazine britannico The Wire. Collocandosi nella scia delle unità piccole, mobili e intelligenti di Frippiana ispirazione, grazie al suo variegato score di realizzazioni, a questi ambitronics ed all’altrettanto geniale teoria di Guerrilla Music, Theo Travis iscrive definitivamente il suo nome tra quelli dei grandi pionieri destinati a lasciare un’impronta imperitura nel corso della musica. Gli amanti delle innovazioni e della ricerca in campo musicale non possono farsi sfuggire questo disco fondamentale, reperibile attraverso il website di Theo Travis.
Salad Noir / Chasing The Slow Train / Love
Is Not Enough / Sleep / Stereo / Cloudfire / Mellotromatic / Strange Life,
Waking Mind / Who Stopped You
URSA - BAND SPLIT AND FAREWELL GIG INFO
Dopo quattro anni e mezzo di attività
la band britannica Ursa è giunta alla decisione di sciogliersi.
Formatisi nell’Ottobre del 1998, Ursa hanno costituito una interessante
realtà nel panorama post-rock del Regno Unito, contrassegnata dalla
realizzazione dell’EP Copper Eight e dalla partecipazione alla Badmusic
Compilation ed ai due sampler della House
Of Stairs, etichetta alla cui creazione hanno contribuito attivamente.
Ora i quattro membri della band desiderano muoversi ognuno in differenti
direzioni. Nelle parole del comunicato diffuso dalla band “Musicalmente
e personalmente, noi quattro siamo cresciuti immensamente durante il periodo
di esistenza di questa band. Abbiamo imparato molto e siamo stati fortunati
a suonare con alcune meravigliose bands ed incontrare alcune meravigliose
persone in un modo che continua ad ispirarci tutt’ora. Sfortunatamente
la gente cresce separatamente, e piuttosto che continuare senza un impegno
ed una sincerità totale abbiamo deciso unanimemente che chiudere
questo capitolo è il modo migliore per andare avanti”. I quattro
componenti di Ursa continueranno comunque a scrivere, registrare e suonare
dal vivo, alcuni di loro hanno già altri progetti in corso : Jodie
suona la chitarra in Defeat The Young (defeat_the_young@hotmail.com), ed
ha formato Bullet Union (bulletunion@hotmail.com) insieme ad alcuni membri
di Dead Inside e Shoe. Khyam ha temporaneamente accantonato la batteria
per suonare il basso e cantare con Art
Of Burning Water. Sul website di Ursa
sarà comunque possibile scaricare MP3s delle loro registrazioni,
al momento sono disponibili le tracce dell’EP Copper Eight ed il pezzo
incluso nella Badmusic Compilation, oltre ad un paio di pezzi dal vivo.
Un farewell gig è previsto per il 6 Maggio al The Peel in Kingston
Upon Thames, 160 Cambridge Road, Tel. 020 8546 3516. Con Ursa suoneranno
Tyler,
Silent Front e One Unique Signal
(oneuniquesignal@hotmail.com). Apertura locale prevista per le 7:00pm,
ingresso £2.00, per trovare facilmente il locale consultate la piantina
al seguente URL :
http://www.streetmap.co.uk/streetmap.dll?G2M?X=519387&Y=169038&A=Y&Z=1
Wayne, Paul, Jodie e Khyam ringraziano tutti
coloro che hanno sostenuto ed aiutato la band nel corso di questi anni,
noi gli auguriamo buona fortuna con i loro nuovi progetti, certi di sentir
presto parlare ancora di loro.
21st CENTURY SCHIZOID BAND – Torino, Faster 24 Marzo 2003
Francamente non speravo di riuscire a rivedere
la 21st Century Schizoid
Band a soli sei mesi di distanza dalla prima occasione, ed invece il
breve tour Europeo della band ha toccato anche Torino, anche se la sede
dell’evento non era secondo me all’altezza della situazione : la cornice
stavolta non era un teatro dall’ottima resa acustica come la celebre Fairfield
Hall di Croydon, ma una discoteca della periferia operaia Torinese. Sorvoliamo
sull’alto prezzo del biglietto (il più caro tra tutte le date Italiane)
e sul caro-consumazioni e caro-guardaroba (quanto cazzo deve costare una
serata di divertimento in una città in crisi?), ma se non altro
uno che va ad assistere ad un concerto avrebbe almeno il diritto di non
essere affumicato dall’altrui fumo di sigaretta, mentre già diverso
tempo prima dell’inizio il locale era invaso da una spessa coltre di fumo
stagnante. A sbriciolare completamente gli attributi ha provveduto oltre
un’ora di musica di “sottofondo” sparata senza tregua dal PA system, e
riproducente i peggiori Yes in versione metallica periodo Trevor Rabin.
Cosicchè l’ingresso on stage dei cinque componenti della band è
stato una vera e propria liberazione : nonostante alcuni inconvenienti
tecnici che causano una falsa partenza, la band rompe gli indugi con Pictures
Of A City, guidata possentemente dall’unisono di chitarra e due saxes.
Difficile non rimanere fulminati da questo classico che ebbe la sola sfortuna
di essere incluso nell’album più frammentato di King Crimson, realizzato
da una formazione ormai disciolta che divergeva in più direzioni.
Da quello stesso album è tratto anche il secondo pezzo in scaletta,
quella Cat Food che a distanza di anni può essere vista come un
primordiale inno anticonsumista : Ian McDonald si sforza di riprodurre
le parti di piano con le quali Keith Tippett caratterizzò questo
pezzo, che Jakko suona e canta in maniera
impeccabile. Dopo una presentazione in un Italiano tutto sommato accettabile
da parte dello stesso Jakko, con tanto di foglietto alla Phil Collins,
viene eseguita Let There Be Light dall’album Drivers Eyes di Ian McDonald,
al quale segue uno strumentale dai caratteri jazzati che a tratti rievoca
alcuni passaggi dagli albums del chitarrista Kingdom Of Dust e Mustard
Gas And Roses. La porzione finale del pezzo ha messo in risalto il drumming
muscolare ma non privo di tecnica di Ian
Wallace, che si è prodotto in una serie di rullate di qualità
decisamente superiore a quella dei suoi ingenui e prolungati solos di batteria
dispensati nel corso dei tour di Crimso del 1971 e 1972. E’ quindi il momento
di In The Court Of The Crimson King, con i suoi cori a quattro voci, il
respiro del mellotron e l’indimenticabile solo di flauto di Ian McDonald
che riscaldano i cuori dei presenti : le allegorie di Sinfield possono
forse suonare oggi un po datate, ma francamente chi può dire di
non averle ascoltate con sommo piacere? La macchina del tempo ci porta
ora in avanti di ben quattro albums, alle delicate melodie di Formentera
Lady, ma stasera a differenza di quanto accaduto a Croydon l’entusiasmante
crescendo del pezzo non viene troncato ma sfocia nell’incredibile The Sailor’s
Tale : ho sperato vivamente che con l’ingresso di Wallace nel line up questo
strumentale che figura tra i miei preferiti in assoluto venisse incluso
nel set, ed il lavoro introduttivo sulla campana del piatto ha puntualmente
annunciato che il mio desiderio si stava tramutando in realtà. Addirittura
incredibile la cura e fedeltà con cui Jakko ha riprodotto tutte
le parti di chitarra che Fripp incise nella album version (anche se la
versione migliore di questo pezzo rimane secondo me quella inclusa in Earthbound).
Peccato che la tensione creata da the Sailor’s Tale lasci il posto ad un
pezzo insulso come If I Was, altro estratto dall’album solista di McDonald
per di più rovinato da una prima parte nel corso della quale è
totalmente sparita la voce dello stesso autore. Francamente non capisco
perché al posto di If I Was non è stato incluso qualche pezzo
dalla discografia di Jakko o quantomeno dall’album di McDonald & Giles,
come era stato nel corso del tour precedente quando venne eseguita Tomorrow’s
People. Si rientra nei binari con Ladies Of The Road, occasione giusta
per un adeguato sfogo di Mel Collins al sax che si diverte con un prolungato
solo, imitato in seguito da McDonald che nella successiva I Talk To The
Wind si produce nel suo leggendario solo di flauto. Anche stavolta chiude
il set Epitaph, forse il maggiore affresco delle visioni apocalittiche
di Sinfield : fa un certo effetto, oggi, fare un confronto tra la concezione
che il paroliere aveva della band e l’attuale risultato degli sviluppi
perseguiti da Fripp, evidente prova che la partnership non poteva durare
più a lungo di quanto è durata. L’impeccabile esecuzione
di Epitaph ha lasciato il posto alla standing ovation del rumoroso pubblico
del locale (che differenza con il compostissimo pubblico Britannico), placata
dal rientro in scena della band per un breve estratto strumentale da Birdman,
unica concessione all’album di McDonald & Giles, e per una pirotecnica
esecuzione di 21st Century Schizoid Man costellata da una impressionante
serie di solos. Il lungo rumoreggiare del pubblico non ha purtroppo sortito
altro effetto che l’indesiderato attacco dello stesso materiale degli Yes
che ci aveva afflitto prima dell’inizio del concerto; l’opprimente cortina
di fumo di sigaretta non consente di attendere l’uscita dei musicisti per
il rito dell’incontro con il pubblico, affumicati dalla testa ai piedi
si guadagna l’uscita. Detto per inciso, io a questo punto avrei volentieri
intervistato la band, come no, ma i miei tentativi di mettere in piedi
una collaborazione con il management della band sono andati a vuoto, frustrati
da una lunga serie di silenzi e qualche risposta evasiva a seguito delle
mie e-mails. Io, da parte mia, non ho più l’entusiasmo giovanile
che tempo addietro mi spingeva a sfidare la calca e le gomitate nel costato
per strappare qualche risposta alla band di turno (ricordo un’avventurosa
intervista ad Aldo Tagliapietra totalmente improvvisata, condotta senza
domande pronte, senza registratore e senza il materiale necessario per
prendere appunti, trascritta un’ora più tardi davanti ad una birra
in un locale nei pressi della stazione di Porta Nuova) e quindi senza la
dovuta organizzazione non mi muovo più. Peccato che chi di dovere
abbia risposto alle mie richieste chiedendo a sua volta informazioni sui
contenuti di questo spazio, sul numero settimanale di visitatori e, come
se non bastasse, anche qualche esempio di recensioni da me scritte, facendo
in seguito perdere le proprie tracce. La cosa non mi ferisce, anche perché
a trattamenti simili sto facendo il callo (vero signori della Virgin Italia,
della Mescal, della Insideout e qualcun altro che ora mi sfugge?); cari
signori, come disse tanti anni fa il grande Troisi in un famoso sketch
de La Smorfia, “questa è una casa povera ma onesta!”. I miei affezionati
lettori perdoneranno lo sfogo.
IN THE GUEST LOUNGE ... AN INTERVIEW WITH LOGAN
NW : Il processo creativo è una variabile che, pur mantenendo alcuni parametri fondamentali comuni, cambia da band a band caratterizzandone nei fatti la proposta musicale. Nel vostro caso, come nascono le vostre composizioni?
Giorgio Maniglia : I nostri processi creativi sono molto istintivi, le nostre canzoni nascono da improvvisazioni che fondamentalmente rispecchiano i nostri stati d'animo del momento. La struttura che poi diamo è un tentativo per esprimere meglio quelle sensazioni, o almeno ci proviamo.
NW : Un album è comunque destinato a rimanere una “istantanea” di un preciso momento nell’evoluzione musicale di un gruppo, quanto pensate possa contare questo vostro disco nel vostro futuro a breve e a lungo periodo?
GM : Si è vero! Fotografa quello che siamo stati fino a quel momento ma comunque lo consideriamo come un punto di partenza e non di arrivo in modo da crescere sia come gruppo che a livello personale.
NW : La provenienza geografica di Logan ci pone innanzi ad una realtà che, contrariamente a quanto si possa comunemente pensare, è musicalmente fertile e ricettiva. Cosa ci potete dire della scena locale?
Psichic : Mah!? Ti dico che qui è molto dura, i posti sono pochi e la gente sembra essere disinteressata a questo tipo di realtà musicale (anche se parliamo di musica difficile e di nicchia). Da poco qui, nella provincia di Taranto, si è aperto un posto che sta facendo molta musica dal vivo generalmente sempre di buona qualità, si chiama Skankin. Uno dei pochi gruppi interessanti che conosco nella nostra zona sono i Beirut, gli unici a proporre della musica fuori dai soliti schemi ... noi siamo molto amici, tant'è che abbiamo già fatto almeno cinque concerti insieme (sempre in Puglia).
NW : Fin dal primo ascolto il materiale di Logan mi ha sorpreso per le similitudini, a livello di impianto sonoro, con parecchie nuove bands della scena post rock Britannica quali Ursa, Caretaker, Guapo e via dicendo. Da dove avete tratto l’ispirazione per questa vostra proposta?
GM: Beh, magari è un complimento! Io queste bands non le conosco, ma penso che ci sia una radice comune proprio nel post-rock. Abbiamo scelto questo tipo d'impatto sonoro perché è quello che rispecchia meglio il nostro modo di essere e di sentire quello che ci circonda.
NW : Tornando un po indietro, quali sono le origini di Logan, le vostre esperienze, le vostre maggiori influenze?
GM: Logan nasce dalla fusione di diverse esperienze, sia a livello musicale che personale. Per me l'aspetto più interessante di Logan è il miscuglio dei nostri diversi modi d'intendere la musica, pur partendo da idee comuni, ognuno di noi ascolta musica anche diversa, ad esempio a Massimo piace Brassen, De Andrè, a Michele piaccono i Jesus Lizard, o molta della scena Skin Graft, a me fanno impazzire i The Sound of the Union of the Man and Woman …
NW : Siamo in atmosfera Sanremese, la celebrazione della canzone all’Italiana. Anche Logan produce canzoni, anche se di fattura totalmente diversa. Come è uscita fuori questa decisione di orientarsi, contrariamente alla linea generale dell’etichetta Psychotica, verso un pur atipico formato canzone invece di prediligere strutture freeform?
P : In realtà l’idea dell’etichetta è iniziata con forme di espressione (che si potrebbero pensare) più libere di Logan, ma tutti i progetti e i gruppi che ruotano attualmente intorno all’etichetta hanno in comune solo la voglia di sperimentare nuove forme e linguaggi musicali, progetti come Suck and Spit o come Spoonies sono stati delle belle esperienze tra componenti di diverse band … Mentre Logan ha voglia di iniziare a sperimentare in altri sensi, in fondo ogni progetto è formato da persone diverse con diversi intenti, quello che conta alla fine è l’attitudine …
NW : Due terzi di Logan hanno, stando alle vostre note biografiche, un background punk : pensate che questo linguaggio musicale sia ancora attuale? E che peso ha, eventualmente, all’interno del vostro sound?
GM: Non ci siamo mai considerati all'interno della scena punk, non sò se si possa considerare un linguaggio musicale, io lo intendo più come un modo di essere. Il peso che questo "background punk" ha all'interno del nostro sound, consiste nel bagaglio di esperienze che portiamo all'interno del gruppo.
NW : Non ho purtroppo avuto modo di soffermarmi sui vostri testi; per mia conoscenza, e soprattutto per quella dei nostri lettori, qual è il messaggio che trasmettete attraverso le vostre canzoni?
Massimo Calò : La maggior tempo lo passo a Carosino o a Taranto i posti in cui vivo (due posti di merda). I nostri testi parlano di quello ci succede, di quello che vediamo, dei sentimenti che proviamo. Probabilmente, quello che cerco/cerchiamo di raccontare attraverso i pezzi sono storie di tutti i giorni viste attraverso i nostri occhi, cerco comunque di esprimere tutta la rabbia che normalmente non potrei manifestare in altro modo. Vi racconto una storia incredibile che ci e' successa pochi giorni fa : sono tornato a casa dopo una settimana e mia madre mi ha chiesto se avevamo lasciato gli strumenti al locale (il posto che usiamo per provare) volete sapere perché? Perché hanno deciso di rubarci la porta!!!! Io non riuscivo a crederci ma era cosi'!!! Ci hanno rubato la porta!! Una porta di merda, e non hanno toccato nient’altro né gli ampli né la batteria. Ora siamo momentaneamente senza locale e stiamo provando da un’amico. Ora che dire??? Forse non tutto il male viene per nuocere …
NW : Solitamente il contenuto dei testi di molti gruppi gravitanti nell’orbita dei centri sociali è improntato alla protesta, spesso è anche politicizzato. Anche ai livelli più alti, il post rock sta esprimendo delle pur differenti forme di comunicazione verbale, come il messaggio diretto dei testi dei Radiohead o il puramente fonico Hopelandic dei Sigur Ros. Cosa ne pensate?
P : Per quanto mi riguarda penso più'
all'impatto sonoro che al messaggio dei testi.
MC : Non siamo un gruppo politicizzato, cerchiamo
di raccontare solo degli episodi, delle storie, o in alcuni casi filtriamo
attraverso noi storie inventate da altri. (in Listen Bastard l’ultima parte
del testo parla di Cenerentola!!). Non conosco i testi dei Radiohead né
di Sigur Ros.
NW : Quali sono state finora le reazioni alla vostra musica di pubblico e critica? Avete in programma un tour?
P : In generale le reazioni del pubblico sono
buone, anche se a volte non riesco a capire … ci sono persone che ancora
rimangono spiazzate ascoltando quello che facciamo, e per me questo è
davvero strano, non mi sembra che suoniamo musica tanto aliena … Certo
è che siamo lontani dalla vera e propria forma canzone, ma
questo non penso sia necessariamente un difetto …
A Marzo andremo in giro per circa una settimana
per presentare il disco, le date vanno da Bari ad Alessandria, se volete
qualche informazione in più basta spedirmi una mail (psichic@libero.it)
o fare una capatina sul sito www.psychoticarecords.com
(ndr : per i motivi citati nell'editoriale di questo numero, non è
stato possibile inserire in tempo utile le date del tour di Logan)
NW : Domanda di rito : cosa avete in programma per il futuro?
P : Logan ha appena finito di registrare tre
brani che andranno a comporre una parte del progetto Wallace “P.O. Box
52.x”, inoltre speriamo presto di poter uscire dall’Italia per qualche
nostro live set … E per il momento penso sia davvero tutto
News from the World Central
- Ecco l'elenco aggiornato delle date del tour
di King Crimson appena iniziato :
24 Marzo, Seattle,
WA - Moore Theatre
25 Marzo, Portland,
OR - Roseland Theatre
27 Marzo, Santa Rosa,
CA - Luther Burbank Center
28 Marzo, San Francisco,
CA - Warfield
29 Marzo, Los Angeles,
CA - Wiltern
30 Marzo, Anaheim,
CA - The Grove of Anaheim
12 Aprile, Nagano,
Matsumoto Bunka
13 Aprile, Tokyo,
Hitomi Memorial Hall
15 Aprile, Tokyo,
Kosei Nenkin Kaikan
16 Aprile, Tokyo,
Kosei Nenkin Kaikan
17 Aprile, Tokyo,
Kosei Nenkin Kaikan
19 Aprile, Fukuoka,
Mielparque Hall
20 Aprile, Nagoya,
Aichi Kosei Nenkin Kaikan
21 Aprile, Osaka,
Kosei Nenkin Kaikan
Maggiori dettagli sulla reperibilità
dei biglietti si possono trovare presso il sito ufficiale di King Crimson
all'URL http://www.king-crimson.com
Si ricorda che non sono assolutamente consentite
foto e registrazioni audio-video
- Robert Fripp ha dato la notizia, attraverso
il suo diario online, che un Tour Box è in preparazione e verrà
venduto nel corso del corrente tour. Il Tour Box comprende una brochure
ed un CD, nel quale sono inclusi un documentario audio assemblato
con porzioni di due interviste (la conferenza stampa in Los Angeles tenutasi
lo scorso Gennaio ed un intervista a Robert Fripp svoltasi in Giappone)
e varie unreleased tracks (la demo version di Happy With What You Have
To Be Happy With, un pezzo intitolato Message 22, l'improvvisazione Superslow,
ed una Sustaynz suite).
- Due lunghe interviste a Robert Fripp (registrata
il 5 Febbraio a Londra) ed Adrian Belew (intervistato nella sua dimora
in Nashville lo scorso Novembre) sono disponibili per i visitatori del
website di King Crimson
- Ian Wallace ha realizzato un nuovo album,
Happiness With Minimal Side Effects
- Il prossimo volume del KCCC, ProjeKct One,
Jazz Cafe Suite 1997 (CLUB 22) sta per andare in stampa e dovrebbe essere
disponibile intorno alla terza settimana di Aprile
- Nuovi titoli disponibili presso il DGM online
shop : Ian Wallace – Happiness With Minimum Side Effects; Andrew Keeling
– Musical Guide to Larks’ Tongue in Aspic by King Crimson; Van Der Graff
Generator – Masters From The Vaults (DVD); Peter Gabriel – Secret World
Live (DVD); Nine Inch Nails – The Downward Spiral; John Wetton/Richard
Palmer-James – Monkey Business; Robert Fripp – Pie Jesu
- Date europee già confermate del tour
di King Crimson :
3 Giugno - Bergen, Norway
Peer Gyntsalen
4 Giugno - Oslo, Norway
Konserthuset
5 Giugno - Copenhagen,
DEN Cirkusbygningen
6 Giugno - Stockholm, SWE
China Theatre
8 Giugno - Helsinki, FIN
Finlandia Hall
10 Giugno - St. Petersburg,
RUS Oktyabrsky Great Concert Hall
12 Giugno - Moscow, RUS
Rossiya Central Concert Hall
16 Giugno - Warsaw, POL
Congress Hall
17 Giugno - Prague, CZE
Congress
Centre
20 Giugno - Milano, ITA
Teatro Smeraldo
21 Giugno - Genova, ITA
Teatro Carlo Felice
22 Giugno - Verona, ITA
Teatro Romano
24 Giugno - Roma, ITA Foro
Italico, Campo Centrale Del Tennis
25 Giugno - Sesto Fiorentino,
ITA Villa Solorara
26 Giugno - Venezia, ITA
Palafenice
28 Giugno - Napoli, ITA
Flegrea Arena (to be confirmed)
30 Giugno - Torino, ITA
Teatro Colosseo
3 Luglio - Barcelona, SPA
GREC Festival
4 Luglio - Valencia, SPA
Feria De Julio
5 Luglio - Malaga, SPA
Palacio Municipal M.Carpena
6 Luglio - Madrid, SPA
Veranos De La Villa
8 Luglio - Paris FRA Palais
Des Congres
9 Luglio - Stuttgart, Germany
Liederhalle
12 Luglio - The Hague,
NET North Sea Jazz Festival
13 Luglio - Montreux, SWI
Montreux Jazz Festival
News from the World
- Nuovo album per i Delicate Awol su etichetta
Fire Records : si intitola Heart Drops From The Great Space. E' accompagnato
da un EP in vinile 12" intitolato Time And Motion Studies Deep Underground
- In data 18 Gennaio 2003 il sito Trophies.org
ha chiuso i battenti, ufficialmente a causa di carenza di tempo e del necessario
entusiasmo per continuare a mantenere un sito all'altezza della situazione.
Un saluto ed i dovuti ringraziamenti a Gerrit, che nel corso degli anni
ha costituito un punto fermo per tutti gli estimatori di David Sylvian
- Il nuovo album dei No-Man, dal titolo Together
We're Stranger, uscirà il 31 Marzo su K-Scope/Snapper label. In
successione all’acclamato Returning Jesus, Together We're Stranger vede
i No-Man impegnati nell’estensione dei loro soundscapes panoramici e delle
loro ballads, con il contributo di ospiti quali Ben Castle (clarinetto),
Roger Eno (harmonium) e David Picking (percussioni e tromba). Samples di
tre pezzi dell’album si possono ascoltare sul sito dei No-Man.
L’album si può prenotare attraverso Burning
Shed al prezzo di 12 Sterline incluse le spese di spedizione
- Bass Communion Remixed è un album
comprendente 80 minuti di “reconstructions & recycling” di materiale
di Bass Communion, realizzati da alcuni dei musicisti della scena sperimentale,
ambient ed elettronica preferiti da Steven Wilson. L’album uscirà
ufficialmente in Aprile sull’etichetta Headphone Dust di Steven Wilson,
ma sarà disponibile esclusivamente attraverso Burning
Shed, presso la quale è già possibile prenotarlo al prezzo
di 11 Sterline incluse le spese di spedizione
- Si intitola The Scent Of Crash And Burn
il nuovo lavoro di Centrozoon nella configurazione a tre comprendente Tim
Bowness, e presenta una inattesa fusione tra pop elettronico ed elementi
sperimentali. Disponibile attraverso Burning
Shed al prezzo di 5 Sterline incluse le spese di spedizione
- Mistero fitto intorno al CD single di Steven
Wilson, Cover Version, comprendente due tracce delle quali non si conosce
il titolo, che sarà realizzato (come ormai d’abitudine per Mr. Wilson)
in “very limited edition” e che sarà disponibile esclusivamente
via Burning Shed al modico prezzo
di 4 Sterline
- Ancora su Burning
Shed il secondo album di Ex-Wise-Heads, Time And Emotion Study, atteso
follow-up dell’ottimo No Grey Matters
- Problemi tra le etichette Third Stone/Hidden
Art e Burning Shed riguardo all’EP
All That You Are dei No-Man : a causa dell’alto prezzo all’ingrosso richiesto
dalla Third Stone/Hidden Art, Burning Shed non terrà in stock l’EP.
Il prezzo minimo, inclusivo di spese di spedizione, al quale Burning Shed
avrebbe potuto vendere il prodotto senza trarne nemmeno una quota di profitto
sarebbe stato di 6 Sterline, prezzo che sia l’etichetta che il gruppo interessato
hanno ritenuto esagerato per 19 minuti di musica; un inconveniente simile
si era già verificato in passato con il Carolina Skeletons EP, che
generò molte proteste da parte dei fans. Inoltre la band era stata
informata del fatto che All That You Are sarebbe stato realizzato da Third
Stone in edizione limitata (e dai!!!) con confezione digi-pack al prezzo
di un singolo (£3.99), ma nessuna di queste condizioni si è
verificata, facendo si che No-Man non siano soddisfatti di questa release.
La prima conseguenza pratica di questo incidente è che una volta
che gli stocks esistenti di materiale della Third Stone saranno stati venduti,
Burning Shed non li riprenderà in vendita
- Novità in arrivo su etichetta Fire
Records : un album degli Sphyr (comprendenti membri di Do Make Say
Think), The Great Depression ed un EP di Puerto Muerto dal titolo
Elena. Il loro debut album Your Bloated Corpse è ancora disponibile
- L’etichetta A-Wave Records pubblicherà
il 19 Maggio le ristempe dei seguenti albums dei System 7 : 777 album (AAWCD001),
Point 3 Fire Album (AAWCD002), Point 3 Water Album (AAWCD003) e Golden
Section (AAWCD006). Lunga attesa invece per un nuovo album, per il quale
System
7 non contano di iniziare la lavorazione prima del prossimo Settembre
- Uscirà il 21 Aprile il singolo Untitled
#1 (a.k.a. Vaka) dei Sigur Rós; il singolo sarà disponibile
in tre formati : CD formato 3 pollici, dvd pack comprendente un CD formato
5" più un dvd con tre videos, e vinile 10" in edizione limitata
con copertina gatefold. Il prezzo del CD 3" e del dvd pack sarà
lo stesso
- Pare che Sigur Rós e Radiohead lavoreranno
congiuntamente per il coreografo Merce Cunningham, il cui nuovo lavoro
dovrebbe essere presentato in New York City il prossimo Ottobre
- E' uscito il nuovo album della Rick Ray
Band, intitolato Into The Hands Of Sinners; ne parleremo prossimamente
- Il tracklisting dell’imminente EP di Centrozoon,
The Scent Of Crash & Burn, è così composto : Ten Versions
Of America (trg radio edit) / Make Me Forget You / The Me I Knew / The
Scent Of Crash & Burn / Ten Versions Of America
Un estratto di The Me I Knew è disponibile
come free download sul sito di Centrozoon al seguente link http://www.centrozoon.de/index.php?RDCT=daa00b0ac70188708efa
- E’ vivamente consigliato uno sguardo al
rinnovato website di Centrozoon,
dove tra le altre cose è stata introdotta una Member's Area per
la quale la membership è gratuita fino alla fine dell’anno per chi
si iscrive entro la fine di marzo, con la possibilità di scaricare
almeno 120 minuti di musica altrimenti non disponibile
- Un nuovo EP di [halo], provvisoriamente
intitolato Hobo Magnetism, è in fase di post produzione e verrà
pubblicato verso la metà del 2003. Markus Reuter raggiungerà
il resto della band in Inghilterra per nuove sessioni in Aprile
- Jason Carty annuncia per il mese di Aprile
alcuni gigs insieme ad Art
Of Burning Water, band che descrive come “extremely heavy” e di cui
consiglia l’ascolto degli MP3 disponibili sul loro website. Art Of Burning
Water, che includono nel loro line-up due Irakeni ed un Irlandese, propongono
una riuscita miscela di Melvins, Killing Joke, Neurosis e Zeni Geva. Dopo
il loro recente supporting act per Mastodon e High On Fire, Art Of Burning
Water suoneranno il 1 Aprile al Tatty Bogles in Central London (uno dei
più piccoli locali Londinesi) insieme a Resurrect Kid e I. Il locale
si trova in 11 Kingly Court (tra Kingly Street e Carnaby Street), stazioni
del metro più vicine Oxford Circus e Piccadilly Circus, ingresso
4 Sterline, orario 7pm - 3:30am
- Nel corso dell’anno House
Of Stairs realizzerà uno split CD con Art Of Burning Water e
Foe, comprendente 3 pezzi originali per ciascuna band ed un artwork realizzato
congiuntamente
- Stan Batcow comunica che c’è stata
una serie di aggiornamenti al Pumf website, che vi invitiamo a visitare
all’URL www.pumf.net
- Si terranno prossimamente alcuni interessanti
concerti di bands dell’etichetta House Of Stairs, nella fattispecie :
Nought + Foe
+ Art Of Burning Water,
17 Aprile, The Cavern, Exeter,
83-84 Queen St
Foe + Art Of Burning Water
+ Silent Front, 22 Aprile, The
Arts Café, 6-8 Commercial Street, London, E1 6LS - Tel: 020 7247
5681 - Nearest Tube: Aldgate East (District Line) – Apertura : 7:30pm,
Tickets: £4.00
- La band britannica Lapsus Linguae, che abbiamo
ascoltato su Vol I: Useless in Bed, è attualmente in tour nel Regno
Unito. Ecco le date ancora in programma :
16 Aprile - The Social,
Nottingham with Seachange + Escapologists
17 Aprile - Lamplighters,
Leicester with The Wheels + Everrett True DJ set
2 Maggio - Garage, Glasgow
with Aereogramme + Sluts Of Trust
27 Maggio - The Casbah,
Sheffield
28 Maggio - Joiners, Southampton
30 Maggio - Upstairs at
the Garage, London with Reynolds and other to be confirmed
31 Maggio - White Horse,
High Wycombe
1 Giugno - Apple Tree,
Worcester
5 Giugno - Head Of Steam,
Newcastle
- L’uscita dei debut albums di Stars In Battledress
e Foe è ora prevista per Luglio su etichetta House Of Stairs. In
Novembre dovrebbe invece uscire il debut album di Art Of Burning Water
- Gli Ursa
hanno deciso di sciogliersi, un concerto di addio è stato programmato
per il 6 Maggio al The Peel in Kingston, maggiori dettagli seguiranno a
breve
- Per una giovane band che si scioglie, una
leggenda che riprende forma : ci sono forti possibilità che gli
It
Bites si riformino con il loro line-up originale, a tale proposito
Francis Dunnery, John Beck, Dick Dolan e Bob Dalton si sono recentemente
contattati a più riprese per discutere di un loro ritorno sulle
scene. Francis Dunnery in Maggio trascorrerà un weekend in UK per
incontrarsi con gli altri ex membri della band, si tratterà del
primo incontro per gli It Bites dopo più di un decennio, durante
il quale stabiliranno le date per le rehearsals sessions ed i successivi
concerti. I quattro parleranno probabilmente anche di marketing e di interviste
promozionali, fattori che fanno presumere che gli ormai pronti Live In
Montreux CD ed il Live In Tokyo DVD verranno resi disponibili solo un mese
prima del previsto tour in modo da pubblicizzare prodotti e tour simultaneamente.
Presumibilmente ciò avverrà verso il mese di Giugno, maggiori
info appena disponibili
- Alcune date confermate per System 7 :
27 Giugno -
Prague (Czech Republic), Openairfield Techno Festival
29 Giugno -
Glastonbury Festival, Avalon Stage 10.30pm
11 Luglio -
Arvika Festival, Sweden
- L’intero catalogo di System 7 sarà
disponibile su A-Wave Records dal 26 Maggio, e sarà possibile reperirle
online presso Groovetech
- Per i collezionisti (che a questo punto
saranno ormai prossimi all’esaurimento nervoso) di materiale dei Porcupine
Tree è ora disponibile In Absentia in edizione limitata su doppio
vinile con gatefold sleeve, il tutto al prezzo di £15.00 + P&P.
Reperibile presso https://www.freakemporium.com/cgibin/product.cgi?POOT009
- Il nuovo album degli svedesi Opeth, dal
titolo Damnation, vede nuovamente Steven Wilson nelle vesti di produttore.
Neanche a dirlo, anche questo album è stato realizzato in “very
limited digi-pak edition”
- KiF, trio composto da David Fiuczynski (fretted
and fretless guitar), Tony Grey (bass) e Akira Nakamura (drums) il cui
album KiF And Black Cherry Acid Lab verrà pubblicato il 24 Giugno,
suonerà dal vivo nelle seguenti date :
29 Aprile Alligator Alley,
Oakland Park, FL with Jim Payne’s House of Payne with Jerry Z. and Bill
Bickford
1 Maggio, Old Point Bar,
New Orleans, LA - Late Night Hang with The Velour All-Stars Jam featuring
Neal Evans (Soulive), Adam Deitch (Scofield/Lettuce) and Sam Kininger
(Soulive, Lettuce)
2 Maggio The Blue Nile,
New Orleans, LA - American Jamstand with David Fiuczynski, Robert Walter,
Mike Clark, George Porter Jr., Topaz, Sam Kininger, Jim Payne and more
3 Maggio Old Point Bar,
New Orleans, LA - Late Night Hang with "Hangin At The O.P." with Melvin
Sparks Band, David Fiuczynski's KiF, Jim Payne's Hop, Swayback and more
Maggiori info all’URL : http://www.torsos.com/Website/fuzeappearances.html
- E’ giunta comunicazione da Astralwerks
riguardante il programma del Field Day Music Festival, una due giorni che
si terrà in Calverton, NY nei giorni 7 ed 8 Giugno. Beth
Orton, Royksopp,
Gemma
Hayes e 22-20s suoneranno sabato 7 Giugno con Beck, Underworld, Interpol
e gli headliners Radiohead; il secondo giorno suoneranno Sigur Ros, Blur,
The Roots, Thievery Corporation, Spiritualized, Elliot Smith, The Streets,
N.E.R.D., gli headliners Beastie Boys ed altri. Per maggiori informazioni,
visitate il Field Day website all’URL www.fielddayfest.com
- Theo Travis ha quasi completato il lavoro
per la ristampa del suo album del 1994 View From The Edge che recentemente
era finito fuori catalogo. Theo ha migliorato i mixaggi dell’opening track
Fort Dunlop, ha rimasterizzato in digitale l’intero album, ha provveduto
ad un nuovo e migliore packaging ed ha aggiunto un intero secondo CD contenente
bonus tracks, alternative takes, un pezzo dal vivo e due remixes. Queste
hanno comportato il riassemblaggio dei pezzi con loops, porzioni filtrate,
campionamenti e ricostruzioni, per un risultato radicalmente diverso che
da una prospettiva completamente nuova delle tracce. Il track listing del
secondo CD comprende : View From The Edge - alternative take / Freedom
- alternative take / Fort Dunlop - alternative take / Psychogroove - Reconstruction/Remix
by Cipher (2003) / The Purple Sky - Reconstruction/Remix by Hugh Hopper
(2003) / The Ghosts Of Witley Court - Live in London (1994)
L’album, che nella sua versione originale
fu votato Best British Jazz CD dell’anno 1994, verrà pubblicato
verso metà Maggio, e può essere prenotato attraverso l’apposito
spazio del website
- Cipher ha in programma un nuovo soundtrack
con relative apparizioni live previste per la fine dell’anno, mentre il
22 Maggio eseguiranno il soundtrack di Lodger in Birmingham, MAC Canon
Hill Park, Edgbaston come ultima data del tour
- Theo Travis ha pianificato una nuova collaborazione
con la leggenda canterburiana Richard Sinclair, che dovrebbe condurre ad
una serie di concerti e ad uno studio album per il quale il duo sta già
scrivendo materiale. Si tratterebbe del primo studio album per Richard
Sinclair dopo diversi anni
- Prossime date confermate per il Theo Travis
Quartet :
16 Maggio – Birmingham,
Ty's
Jazz and Spice, 132 Stratford Road, Sparkbrook, telephone: 0870 0660
869/ 0870 0660 868 . Quintetto con Pete Callard alla chitarra
18 Maggio – Rochester,
Eagle Tavern, High St
6 Giugno – Farnham, The
Maltings (Downbeat Club) (tel. 01252 715546 )
21 - 26 Luglio – London,
Ronnie Scotts Club, Frith St, Soho (tel. 020 7439 0747) con la band
cubana Irakere
Theo suonerà inoltre nelle seguenti
occasioni :
20 Maggio – Oldham, The
Rhythm Station, Rawlenstall. Theo suonerà standards con il Tommy
Melville Quartet
8 Giugno – London, Hugo's
Restaurant. Jazz standards in trio con John Etheridge (gtr) e Malcolm Creese
(bass)
21 Giugno – Cambridge,
Michaelhouse
Centre, Trinity Street, Cambridge CB2 1SU (Tel: 01223 309167) Set di
solo alto flute and loops come parte di una serata di loop performances
- E a proposito di questa serata : il Primo
International Cambridge Festival Of Looping si terrà al The
Michaelhouse Cafe in Cambridge il 21 Giugno dalle 8pm in poi, parteciperanno
Rick
Walker's Loop.Pool, Theo Travis,
Darkroom,
Cos
Chapman, Peter Gregory, Peter
Chilvers. Prezzo d’ingresso £5/£4, per ulteriori info scrivere
a info@cambridge-loopfest.org.uk
- Un gustoso assaggio del nuovo EP The Scent
Of Crash And Burn di Centrozoon
è disponibile in download sul loro website oppure qui,
buon ascolto
- Il PH-VDGG Study Group Presenta : Peter
Hammill in concerto, Sabato 17 Maggio ore 21.30 all'Universale di Firenze,
via Pisana 77/R. Costo del biglietto 18 euro, prevendita presso il Box
Office di Firenze, per ulteriori informazioni consultare il website
http://www.hammillitalia.com
oppure http://www.jaxontonewall.com/Acta_Numero_3.pdf
o ancora contattare Maurizio Storai (mstorai@conmet.it)
- Logan in concerto il 22 Maggio 2003 alla
Birreria Kloster
- Novità in casa Psychotica : in arrivo
il demo CD dei Beirut. E' inoltre in preparazione una compilation dell'etichetta
alla quale parteciperanno Zu, Logan, Lillayell, Beirut, Spriggan e molto
probabilmente qualche sopresa dall'america. Per consultare l'interessante
catalogo dell'etichetta collegatevi senza indugio con il website della
Psychotica
Records
“La qualità delle canzoni è talmente
alta che è stato necessario aumentare il numero dei partecipanti”
: con questo ricercato esempio di Italica lecchineria il senatore dei parrucchini
nazional-popolari, nonché direttore artistico del festival del bel
canto, ossia Sua Eminenza Pippo Baudo ha giustificato l’inclusione di un’incredibile
quantità di zombies nel cast del prossimo Festival di San Remo.
A sentire lui, “quest’anno saranno rappresentati tutti i generi musicali”,
enfatica affermazione atta a rendere imperdibile per chiunque l’imminente
manifestazione canina (oops, canora). Che faccia tosta : va bene che il
suo ruolo è accessorio agli interessi delle majors italiane che
hanno intenzione anche quest’anno di propinarci tutto tranne ciò
di cui i veri appassionati di musica hanno bisogno, ma il modo subdolo
con cui ai fruitori occasionali di musica viene spacciata l’orgia canzonettara
come il meglio attualmente disponibile sul mercato discografico è
un vero e proprio insulto all’intelligenza del pubblico italiano. Nessuno
si aspettava certo la partecipazione di Logan, Abarthjour Floreale, Antonio
Maffei, DBPIT o simili, ma che per “alta qualità” e “tutti i generi
musicali” si intendano la solita Anna Oxa, i pensionati Bobby Solo &
Little Tony e l’onorevole (ben poco) Iva Zanicchi è per lo meno
vergognoso. Sarebbe preferibile che venisse ammesso, in tutta onestà,
che questa manifestazione è dedicata alla sola canzonetta all’italiana
e che tutte le altre espressioni musicali ne sono bandite, perché
così ci piace e così è. Se ciò non viene fatto
è semplicemente perché dietro c’è un piano ben preciso,
già attuato nei sixties (quando in giro per il mondo c’erano Hendrix
e Soft Machine e noi avevamo Rita Pavone) e a cavallo tra i seventies e
gli eighties (quando il cantautorato italiano venne elevato a linea del
Piave per preservare la penisola dal punk, dalla New Wave e quindi dal
British Heavy Metal), un piano di becera matrice conservatrice che sguazza
nel trito clichè dell’Italiano pizza-spaghetti-mandolino-mamma e
che prevede che tutto rimanga esattamente così com’è : niente
deve cambiare, in questo eterno revival che vede ormai da decenni languire
in un continuo riciclaggio di arie popolari quella che un tempo è
stata la patria dei grandi musicisti. Da questa situazione non se ne esce,
ormai è inutile illudersi, quindi non rimane altro da fare che dichiarare
un blackout di una settimana, affidandoci a qualche buon film in videocassetta,
ad un libro, ad una salutare navigazione in internet o a qualunque altra
cosa. Buon divertimento!
In questo numero di NO
WARNING! :
- King Crimson : the KCCC volume 21
- Mastica : Masticattack
- The Exile : the Via Nemea album review
- Disco Doom : the RRKR album review
- Moisten Before Use : the Awkwardnisity album
review
- The Switch Off Option : the Play album review
- Sancho Panza : the Ball O'String debut single
review
- Primitive Painter : the Armadillo In The
Snow EP
- Deep Elm sampler : Sound Spirit Fury Fire
- Oceansize : A Very Still Movement
- Various : Fretless Guitar Master
- In the guest lounge : an interview with
Tim Bowness
- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - THE CHAMPAIGN-URBANA SESSIONS, 1983 King Crimson Collectors' Club CLUB21
Come lo stesso Fripp spiega nelle note incluse nel booklet, questo ventunesimo volume del KCCC svela come mai nel 1983 non uscì nessun album dei King Crimson. Lui stesso mette in parallelo queste unreleased sessions con quelle che si tennero in Nashville nel 1997, ma a mio avviso il paragone risulta un po forzato : il livello qualitativo delle sessions del 1983 è secondo il mio modesto parere sicuramente migliore e se vogliamo anche più prossimo allo stadio di prodotto finito rispetto al materiale che avrebbe dovuto costituire il successore di THRaK. Non metto in dubbio che il grado di deterioramento dei rapporti interpersonali fosse equivalente, ma forse le più contenute dimensioni del line up consentirono nel 1983 che la professionalità prevalesse sul resto, contribuendo a confezionare del materiale che in parte, opportunamente revisionato, ritroveremo nell’album Three Of A Perfect Pair dell’anno successivo. Parte di queste sessions era già stata inclusa nel bootleg A Weird Person’s Guide To King Crimson, un insensato polpettone uscito in due volumi che avevano la pretesa di raccogliere tutto il materiale raro o inedito di Crimso; la convinzione sicuramente diffusa era quella che i cinque estratti inclusi nel succitato bootleg fossero parte delle prime sessions per TOAPP, magari antecedenti alle Bearsville Studios sessions che condussero alla realizzazione dell’album di cui Fripp disse “un lato è accessibile, l’altro lato è eccessivo”. Forse un po più di convinzione e di concentrazione su questi pezzi avrebbero fruttato un disco diverso, ma forse ci avrebbero privato del piacere di ascoltare pezzi come Sleepless e Model Man, e magari avrebbero anticipato di un anno il ritiro del Monarca dal servizio attivo. La storia ha invece seguito il suo corso, consentendoci comunque di apprezzare, seppur dopo un ventennio, i frutti del lavoro di Crimso in quel periodo. Scopriamo cosi che la traccia fantasiosamente intitolata, nel bootleg citato in precedenza, As Far As We Think It’s Unknown corrisponde alla qui presente Robert’s Ballad, mentre I Wonder è qui inclusa con il titolo di San Francisco. Per la cronaca, dei pezzi contenuti in A Weird Person’s Guide To King Crimson sono rimasti fuori Larks Tongues In Aspic Part III, Three Of A Perfect Pair e Man With An Open Heart. Certo non si può non rilevare come alcune porzioni di queste sessions abbiano delle forti somiglianze con materiale pubblicato su Discipline e Beat, come nel caso di Steinberger Melody che risulta molto simile a Sartori In Tangier o la già menzionata Robert’s Ballad, forse un po troppo uguale a Matte Kudasai e dalla quale verrà estrapolata solo una linea melodica che ritroveremo in Model Man, o ancora Reel 3 Jam che fonde elementi di Waiting Man (presenti anche nella tutto sommato anonima Say No) e Discipline. Di certo non era facile dare un successore a due albums forti e innovativi come Discipline e Beat, e la loro essenza grava infatti pesantemente su queste sessions (si veda anche la similitudine tra la struttura di Heat In The Jungle e Thela Hun Ginjeet, il cui titolo era costituito proprio dall’anagramma di Heat In The Jungle) ma le due settimane di lavoro non furono tempo sprecato ed anzi avrebbero potuto dare un contributo maggiore al successivo album. San Francisco ad esempio è un bel pezzo vivace che risulta anche un po atipico per il repertorio dell’epoca di Crimso ma che avrebbe sicuramente avuto il suo bell’effetto, magari anche come singolo. Tony Bass Riff, pur presentando similitudini con Neurotica, avrebbe potuto essere sviluppata efficacemente e magari avrebbe surclassato il pezzo contenuto in Beat, mentre Sequenced è una grande occasione sprecata per arricchire il repertorio di Crimso di quelle geniali intuizioni che caratterizzarono il bellissimo I Advance Masked di Andy Summers & Robert Fripp. Fragmented è una versione molto prossima a quella definitiva di Industry, mentre in Not One Of Those, in ZZZZ’s e in Robert And Bill troviamo elementi che, in forma più o meno revisionata, ritroveremo in Larks’ Tongues In Aspic Part Three. Peccato che invece non abbiano trovato adeguata sistemazione l’insistente incedere di Grace Jones ed il delicato bozzetto di Adrian Looped, piccolo campionario della grande varietà di idee che esistevano a livello potenziale in questa incarnazione di Crimso e che non hanno avuto tempo e modo di manifestarsi totalmente. Sicuramente uno dei volumi maggiormente interessanti del KCCC.
San Francisco / Tony Bass Riff / Sequenced
/ Steinberger Melody / Fragmented / Not One Of Those / ZZZZ's / Reel 3
Jam / Robert And Bill / Say NO / Robert's Ballad / Heat In The Jungle /
Grace Jones / Adrian Looped
MASTICA – MasTicAttacK Mastica Music (no catalogue number)
Come annunciato diverso tempo fa, Mastica ha proseguito la sua attività espandendo il proprio line up in dimensioni variabili numericamente, ed il contributo di altri musicisti ha fruttato un album che si discosta alquanto dallo studio album ’99 : il ricco vocabolario del trio di base, che mi ricordo associai a quello della Centipede, si tinge di jazz nero e si inoltra in una dimensione ancor più improvvisativa assimilabile a quella racchiusa nel THRaKaTTaK. Definito dal gruppo come “un incidente che attendeva di accadere”, MasTIcAttacK nasce dal lavoro sulle basic tracks di alcune nuove composizioni che si conclude in realtà ben oltre il risultato che Mastica desiderava raggiungere. Frutto di improvvisazioni dal vivo (registrate direttamente su un due piste da Bill Munyon l’8 e 9 Marzo 2001) alle quali sono state aggiunte alcune sovraincisioni, MasTIcAttacK è composto di quattordici tracce percorse da un fremito nervoso, con un sound frastagliato caratterizzato da sonorità atipiche ed arricchito da campionamenti e dialoghi che conferiscono all’insieme un feeling ancor più metropolitano. Momenti di anarchia sonora marcati da ritmiche al tempo stesso tribali e hi-tech, soundscaping sfregiati da saxes Zorniani ed elementi ispano e latinoamericani, oppure da canti di nativi o da influenze jazz degli stati del sud : questa è una minima parte di ciò che potrete riconoscere tra quello che uscirà dalle casse del vostro impianto. Più che a King Crimson, che nonostante la sua composizione per ¾ statunitense mantiene radici saldamente europee, Mastica può somigliare ad una mutazione della Mahavishnu Orchestra elaborata nel nuovo continente, che lavora alla scoperta ed al recupero delle sonorità dei suoi abitanti originari forgiando uno stile peculiarmente americano lontano dal significato commerciale più bieco che viene associato normalmente alla musica a stelle e strisce. Qui non c’è nulla di adatto all’airplay, anzi, l’insieme risulta spesso estremo, dissonante e tellurico : Mastica è un act in grado di riscrivere le regole del gioco, rivelandosi come uno dei migliori side projects nell’ambito Cremisi. Quasi alla stregua di moderne Mothers Of Inventions, Mastica disorienta continuamente l’ascoltatore con repentini cambi di direzione, con pieces de-strutturate che sfuggono ad ogni tentativo di catalogazione collocandosi ai margini più lontani dell’universo musicale conosciuto e sconfinando a tratti nella musica concreta. Forse il momento in cui il sound è più strutturato è Hurt Me, che evoca similitudini con i King Crimson di Earthbound, tutto il resto (soprattutto la conclusiva ed articolata Munchkin) è un continuo susseguirsi di sorprese che si celano in ogni piega di questo variopinto e complesso lavoro. Da avere assolutamente! Reperibile attraverso DGM, Burning Shed e CDbaby.
Monstruoso / Mibo / Song Number Ten / Banjoman
/ Yes Sir / Septaped / Short Attention Span (part One) / Stinkicious /
Snort / Palomitas / Short Attention Span (part Two) / Hurt Me / Guilty
/ Munchkin
THE EXILE - VIA NEMEA Over Records OVER 006CD
Via Nemea giunge a due anni di distanza dal precedente Towards Fear e segue a breve distanza lo split single realizzato con Inconnu su etichetta Over Records. Le collaborazioni di The Exile con Theo Travis e con l’artista multimediale scozzese Russell McEwan hanno in qualche modo condizionato la struttura di Via Nemea, album con cui The Exile ambisce a collocarsi nella stessa orbita di Rothko, Brian Eno e Godspeed You Black Emperor! Atmosfere riflessive, rilassate, spesso ai confini della new age più brillante, che trova maggiori possibilità espressive grazie all’utilizzo di chitarre acustiche, elettriche e slide alternate alla stumentazione elettronica come già sperimentato dal nostro connazionale Antonio Maffei. Alle delicate e sognanti When Darkness Fell, To Be Discontinued, Departing Ships e This Is Not Rain si contrappongono le acusticità di Little Bells, A Song For K e Wilderness, intercalate dai brevi bozzetti di Another Drink ed Exequis. La concisa title track e Prayer Flags rievocano alcuni passi degli Yes d’epoca, quelli in cui i magnifici affreschi di Wakeman e le rifiniture di Howe rendevano indimenticabili alcuni momenti dei loro grandi classici. Forse le tracce in cui The Exile osa qualcosa in più sono Low, Bare Hills e The Shadow World (II) dove il suo soundscaping si fa claustrofobico alla maniera di Ras.Al.Ghul e Centrozoon, e Glass Under Foot dove vengono utilizzati dei loops costruiti con singoli accordi di chitarra distorta. Notevole anche la conclusiva Hands, dove è possibile trovare dei punti di contatto con i passaggi più dark di Cipher. Realizzato interamente da The Exile, con l’eccezione delle parti di basso in When Darkness Fell e Via Nemea ad opera di S. Johnson, questo album si propone come uno dei più interessanti prodotti di ambient electronica di questo inizio del 2003. Nei piani futuri di The Exile c’è il debut album di Inconnu, un EP in collaborazione con Russell McEwan, il debut album di Black Sun ed un sampler dell’etichetta Over Records comprendente nuovi artisti e materiale esclusivo. Nel frattempo non perdetevi Via Nemea, reperibile attraverso il website dell’etichetta Over Records.
When Darkness Fell / Little Bells / To Be Discontinued
/ Via Nemea / A Song For K / Departing Ships / Another Drink / Low, Bare
Hills / Exequis / This Is Not Rain / Glass Under Foot / Prayer Flags /
The Shadow World (II) / Wilderness / Hands
DISCO DOOM - RRKR Defer Records 001
Disco Doom è un quartetto svizzero con base a Zurigo, formatosi nel 1997 e che si presenta con l'ambizione di realizzare a brevi intervalli una serie di mini albums ogniuno dei quali con caratteristiche diverse dagli altri. Quello che ci accingiamo a trattare è il primo della serie. Disco Doom si colloca al punto di incrocio tra Oasis (dei cui influssi è pesantemente permeata Crystal Coma) e Black Sabbath (Destroyer), creando un ibrido abbastanza piacevole tra un hard rock dalle tinte tipicamente seventies ed il Brit-pop (Swiss-pop?) come avviene nella seconda traccia Sister dove riecheggiano tracce del suono Purple alla Maybe I’m A Leo. Un po troppo monolitica risulta la lunga Soft Machine, dove purtroppo per più di dieci minuti si attende che il mid tempo su cui è costruita conduca a qualcosa che invece non si realizza. Va decisamente meglio con la traccia conclusiva Lub, sicuramente la migliore e più interessante dell’EP dove Disco Doom si avventura in un conciso soundscaping che rievoca a tratti gli insegnamenti dei pionieri cosmici tedeschi. Meno aggressivi di Econoline ed Emetrex, Disco Doom si affiancano a bands come Fiel Garvie e Mother Goose nel novero di coloro che stanno cercando di dare al pop una dimensione più dignitosa di quella portata al successo da Blur e affini, tentativo apprezzabile che spero vivamente conduca ad ulteriori sviluppi per il gruppo svizzero.
Crystal Coma / Sister / Destroyer / Soft Machine
/ Lub
MOISTEN BEFORE USE - AWKWARDNISITY Fragment Clod 18
Uno degli aspetti più piacevoli di questa mia attività nell’ambito della musica alternativa è il continuo ed inaspettato susseguirsi di scoperte sia a livello di nomi che di proposte. Ed è affascinante scoprire come spesso uno stesso musicista possa interpretare diverse anime musicali in ambiti diversi tra di loro. Moisten Before Use è un altro dei progetti che vedono coinvolto Clive Richards (componente di The Switch Off Option), progetto con cinque albums all’attivo dei quali Awkwardnisity è l’ultimo in ordine temporale. I quasi 72 minuti di Awkwardnisity sono incentrati prevalentemente sulle percussioni, le diverse forme ritmiche dei dieci pezzi costituiscono il filo conduttore di un album che sembra voler esplorare forme musicali arcaiche, risalendo alle origini stesse della musica. L’uso di campionamenti e di strumenti più o meno tradizionali sembra infatti accessorio al fine perseguito dalla ricerca ritmica che costituisce l’ossatura delle varie tracce. Una ricerca dalle connotazioni antropologiche ed etniche, che ci conduce in monasteri tibetani e nelle periferie di Wellington tra emarginati discendenti dei Maori, in remote tribu africane ed in urbane tribu techno in preda a massicce dosi di acido lisergico, in sperduti paesini balcanici e tra eserciti di antichi guerrieri a cavallo che si scontrano in epici e cruenti combattimenti in campo aperto condotti dal suono di corni e tamburi. Nonostante molti suoni siano ricreati utilizzando samples ed altre tecniche moderne, il risultato è sorprendentemente “world” e suona molto reale, segno di una sincera ispirazione che in molti punti del disco trasmette un feeling molto terreno, quasi ad esprimere le vibrazioni ed il respiro di nostra Madre Terra (valgano come esempio le ultime due tracce, Immersion e Hymnal). Se vi intriga l’ascolto di strumenti come didgeridoo, campane e percussioni varie in luogo dei convenzionali strumenti, questo è il disco che fa per voi. Reperibile attraverso Fragment Music.
Bonds / A World Without Handles / Media Overload
/ Keeping A Busy Head / Six Wings / Tattingstone Dub / Vagitus / Fanfare
For Djay / Immersion / Hymnal
THE SWITCH OFF OPTION – PLAY Fragment Clod 19
Play è il terzo album, dopo On e Standby, di The Switch Off Option, ottetto dedito ad improvvisazioni freeform che tendono al versante più jazzy della Canterbury School. Composto da quindici estratti da performances tenutesi tra il 1991 ed il 1992 registrate direttamente su un registratore analogico a due tracce, Play è un affascinante mosaico che fonde Soft Machine, Henry Cow e Zappa con impianti sonori simili a quelli di Motor Totemist Guild e con backgrounds ritmici che hanno caratterizzato il lavoro di Terry Bozzio in alcuni episodi di Polytown. In un ribollente calderone nel quale è arduo riconoscere il ruolo degli otto musicisti, vediamo emergere frammenti afoni di Couple In Spirit, chitarre che spaziano da guizzi alla Fred Frith alle sculture sonore di GP Hall, fiati alla Elton Dean e cavernosi echi di Dead Bees On A Cake. The Switch Off Option si colloca tuttavia più vicino all’Ensemble Modern e a Random Touch che alla Centipede, in virtù di uno stile che fonde svariate ispirazioni in un prodotto dal suono quasi da camera. A tratti emergono anche elementi di anarchia minimalista sul genere di quella prodotta da Didier Malherbe e Gilly Smyth come opening act dei concerti dei Gong del 1994, più spigolosi e meno melodici del Bar Torque di Elton Dean e Mark Hewins ma non meno affascinanti. Che dire, sono sempre più attratto da questo tipo di approccio musicale, quello che si genera unicamente svincolandosi da regole e aspettative e lasciandosi andare alla magia del momento in cui l’ispirazione spalanca una finestra sul mondo materiale, creando una corrente d’aria che scombussola ogni ordine di cose. Se volete essere coinvolti in questa esperienza, visitate il sito della Fragment, dove potrete al prezzo di 11 Sterline (P&P incluso) procurarvi questo ed altri piccoli capolavori di deliziosa follia free.
Rush Hour / Contorganism / Neversaurus / Electrogonos
/ Growing Pains / While The Cat's Away / Dripicles / Lookonian / Strat
As Fear / Stepping Stones / Slugs / Wha-ha-ha / Slow Time / It Will Come
/ The Ear Inside
SANCHO PANZA – BALL O'STRING / NUTS IN MAY Superglider Records SPRV009
Sancho Panza è un collettivo comprendente Paul Hanford (Brother In Sound), Russell Kemp (Apes), e Matt Shaw (Tex La Homa) il cui debut single Ball O' String / Nuts In May è uscito su etichetta Superglider Records in formato vinile 7" in edizione limitata di sole 500 copie. Alla forma spartana delle etichette interne, bianche e prive di indicazioni, si contrappone la preziosa fattura delle copertine dipinte a mano da Nic Rawling. Delle due tracce presenti, Ball O'String è quella più accessibile, una malinconica melodia di archi, chitarra e tromba dalle tinte naif. Nuts In May è decisamente più avventurosa, un interessante ibrido tra i pochi momenti riusciti del Peter Gabriel solista e le destrutturate composizioni di Heligoland. Un interessante esordio che attende un seguito, possibilmente sotto forma di un intero album. Affrettatevi, non fatevelo sfuggire.
Ball O' String / Nuts In May
PRIMITIVE PAINTER - ARMADILLO IN THE SNOW Dead Digital dd02
Di Primitive Painter abbiamo già parlato brevemente in occasione di uno split single realizzato dall’etichetta Dead Digital, ed ora abbiamo l’occasione per approfondire la conoscenza attraverso le quattro tracce di questo EP che, nel formato promo, è elegantemente confezionato in una cardboard sleeve che ha l’unico difetto di rendere tutt’altro che agevole l’estrazione del supporto dalla sua confezione. Si tratta di un synth pop strumentale dalle chiare influenze eighties, grosso modo sullo stile dei vari Rupert Hine, OMD, Duran Duran e Man At Work, tanto per fare qualche nome. Storcete pure il naso a questo punto, ma vorrei farvi presente che, se le paragoniamo con il pattume attualmente in circolazione, le varie Enola Gay, The Chauffeur e via dicendo non erano poi tanto male. L’iniziale Armadillo In The Snow si snoda su temi gioiosi che non dispiaceranno ai fans degli Ultravox, così come le sonorità di synth che vengono utilizzate in Peoples Parasite; Mantra ha un incedere più martellante che rievoca alcuni passi dei Depeche Mode, mentre Foetal Attraction non avrebbe sfigurato nel repertorio dei Thinkman di Rupert Hine. Quattro tracce godibili anche se forse un po troppo retrò, considerato che i vent’anni trascorsi dal momento di massimo fulgore di certa pop music hanno reso certe sonorità sintetiche ancor più datate di quelle della decade precedente. Sicuramente dietro c’è una grande passione per quel discusso periodo musicale, e questo basta per rendere questo EP appetibile a chiunque conservi un buon ricordo di quegli anni.
Armadillo In The Snow / Mantra / Peoples Parasite
/ Foetal Attraction
DEEP ELM SAMPLER – SOUND SPIRIT FURY FIRE Deep Elm Records DER-400
Definita da più parti come una tra le più affidabili labels di musica indie, la statunitense Deep Elm riesce a sorprenderci con un vasto catalogo che, al di la delle etichette quali “emo”, “post punk” e via di seguito, si caratterizza per una notevole vena melodica ed una certa carica innovativa che attraversa da cima a fondo questo terzo sampler. Sound Spirit Fury Fire consta di diciannove tracce intense, costruite prevalentemente su impianti sonori incentrati sulle chitarre che però non si limitano a graffiare ma armonizzano, orchestrano e coinvolgono : se molte bands britanniche, in misura maggiore (The Somatics, Ultrasound, Fiel Garvie) o minore (Elf Power), mi hanno riavvicinato alle formule più pop, alcune delle bands della Deep Elm mi spalancano innanzi un nuovo mondo di possibilità musicali che, vi assicuro, sarebbe un crimine trascurare. Anche se poche tracce sparse su un sampler ben raramente riescono a tracciare un quadro preciso delle possibilità di questa o quella band, l’insieme costituito da questi estratti mi lascia ipotizzare una unione di intenti tra alcune formule pop e certo post rock : non ravviserete certo questo connubio nella pur gradevole vena acustica di David Singer (molto prossima a quella di Jeb Loy Nicholls con un tocco di Swinging London in più) ma se ponete attenzione a The Appleseed Cast, Benton Falls o Red Animal War (che a tratti richiamano i laziali The Orfen) potrete trovare nelle loro canzoni qualcosa di più di una semplice pop song. Canzoni che talvolta vanno oltre la formula basilare racchiusa in tre/quattro minuti per cimentarsi su architetture comprendenti anche dei bridge o dei timidi stacchi come avviene nell’ottima Steps And Numbers dei già citati The Appleseed Cast. E se Last Days Of April e Hundred Hands non suonano molto dissimili da The Rosembergs, Benton Falls si qualificano come una valida alternativa ai britannici Tex La Homa con un pop che ha qualche ambizione in più rispetto a quello facilmente memorizzabile da bruciare in formato singolo, ambito nel quale sembrano decisamente più a loro agio Brantson e Camber che pure non rinunciano ad un bel bridge melodico. Decisamente più sanguigni risultano Planes Mistaken For Stars, mentre Slowride e Seven Storey si possono collocare nello stesso ambito dei Brantson, ambito al quale Seven Storey conferiscono un tocco di psichedelia che non guasta. Tra le bands che mi hanno più favorevolmente impressionato inserirei ancora Cross My Heart, Starmarket (bella la loro levigata Coming From The Cold), Five Eight (buono il loro crossover tra pop ed atmosfere in bilico tra Radiohead e Van Der Graaf Generator), The Dead Red Sea e Pop Unknown; a tutto ciò va aggiunto il buon lavoro in fase di produzione che valorizza ulteriormente il lavoro delle bands presenti. Considerato che questi 73 minuti e mezzo di musica sono disponibili al ridicolo prezzo di 3 Dollari, spese di spedizione incluse, ritengo che non abbiate più alcuna scusa per sottrarvi all’ascolto.
The Appleseed Cast - Steps And Numbers / Last
Days Of April - Will The Violins Be Playing? / Benton Falls - Fighting
Starlight / Brandtson - Leaving Ohio / Planes Mistaken For Stars - Leaning
The Room / Slowride - Rockets And Jets / Hundred Hands - A Replay / David
Singer - Madonna Complex / Seven Storey - Third Rome / Red Animal War -
Hope / Cross My Heart - Tonight We'll Light Ourselves On Fire / Starmarket
- Coming From The Cold / The Appleseed Cast - Fishing The Sky / The White
Octave - Call The Kiss / Five Eight - Off Season / David Singer - The Cost
Of Living / Camber - Improbable Upside / The Dead Red Sea - Love Is In
The Air, And Is Floating Away / Pop Unknown - Oh Kay
OCEANSIZE – A VERY STILL MOVEMENT Soviet Union Records sov004
A Very Still Movement è l’EP precedente all’ottimo Relapse di cui abbiamo recentemente trattato, gentilmente fornitomi dal solito attivissimo Dann Chinn allo scopo di aiutarmi a far conoscere meglio questa band. Devo ammettere che il mio apprezzamento per il lavoro di Oceansize aumenta ad ogni ascolto, la band di Manchester riesce a combinare un rock piuttosto robusto con rilassati breaks che in episodi come la title track si trasformano in vere e proprie pieces meditative dai toni quasi sacrali. Gli oltre nove minuti di Women Who Love Men Who Love Drugs ci mostrano efficacemente cosa sia in grado di fare Oceansize, in un continuo alternarsi di momenti ora pacati ora grintosi, abilmente giocati su intrecci di arpeggi con richiami ai migliori Genesis (con riferimento alle porzioni conclusive di Dancing With The Moonlight Knight ed Entangled) e riffs che si gonfiano esplodendo al giusto punto di tensione. Le liquide trame iniziali di Size Of An Ocean creano un contesto lirico che quasi inaspettatamente viene dissolto da un feroce refrain guidato da chitarre distorte con un wha wha in sottofondo, alla stregua degli Anekdoten interpretati però con un piglio ancor più spietato. Non sorprendetevi se al termine dei 25 minuti di questo EP vi ritroverete a premere nuovamente il tasto Play cimentandovi nell’headbanging al suono del cadenzato riff introduttivo di Catalyst, sono cose che capitano quando un disco è genuinamente convincente.
Catalyst / A Very Still Movement / Women Who
Love Men Who Love Drugs / Size Of An Ocean
VARIOUS – FRETLESS GUITAR MASTER Fretlessguitar.com Recordings 037382-2
L’ascolto di questo sampler di Fretless Guitar Masters mi ha fatto pentire di non aver assistito nemmeno ad una serata del London Guitar Festival lo scorso Settembre, evento che ha raccolto al suo interno nomi forse non conosciutissimi ma di sicuro spessore come l’ex No-Man Stuart Blagden (aka The Still Owl), le nostre conoscenze Steve Lawson e GP Hall, il nostro ottimo connazionale (ma Londinese di adozione) Antonio Forcione, Jim Lampi e molti altri guitar heroes che hanno partecipato a questo disco. Lontano dalle masturbazioni metal sinfoniche dei vari Malmsteen e soci, Fretless Guitar Masters ci mostra invece come possa essere vasto e gradevole il mondo delle sei corde : le sottili trame fusion di Yannick Robert, il delicato tocco acustico simil-Mussida di Yan Vagh, l’asimmetrico e stralunato fraseggio di David Fiuczynski, le reminiscenze zappiane di Franck Vigroux, il fraseggio metallico alla Prometheus di Bumblefoot, i richiami al Mike Oldfield più pastorale di Stephen James Taylor, le fluide sequenze di scale alla Holdsworth di Tim Donaghue costituiscono un potente soffio che spazza via parecchio dell’insensato rifferama che pullula nell’odierno panorama musicale, restituendo freschezza espressiva ad uno strumento che troppo spesso è stato costretto in sofferenza da torme di ragazzini intenti a far fischiare i Marshall. Reperibile attraverso il sito del London Guitar Festival oppure, fino ad esaurimento, presso http://www.guitar9.com/fretlessguitarmasters.html
Yan Vagh - Les Cordes Bleues / Yan Vagh - Perfect
Dance / Ned Evett - Occular / Ned Evett - Oze / Stephen James Taylor -
Mountains Of Man / Stephen James Taylor - For Belinda / Tim Donahue - Ambiguity
/ Tim Donahue - Drop Zone / Bumblefoot - Children Of Sierra Leone / Bumblefoot
- Ray Gun / David Fiuczynski - Roxy Migraine / David Fiuczynski - Habibi
/ Franck Vigroux - Anne A La Boulangerie / Franck Vigroux - Les 13 Cicatrices
/ Yannick Robert - Mr. Ben / Yannick Robert - Cajun
IN THE GUEST LOUNGE ... AN INTERVIEW WITH TIM BOWNESS
Originario di Warrington, nel Cheshire, Tim Bowness inizia ancora teenager a cantare in varie bands di diverse parti della contea. Aperto alle più disparate forme musicali, acceso fan di King Crimson, Tim forgia il suo unico stile vocale ascoltando vocalist quali Peter Hammill, Nick Drake, Robert Wyatt e Tim Buckley, dei quali é un grande ammiratore (non a caso nel corso degli anni Tim con i No-man riprenderà diverse songs di Nick Drake). I primi anni ‘80 vedono Tim militare negli Still, una band di Manchester dedita ad esperimenti “poppy” in bilico tra elettronica, musica classica e New Wave, e nella quale il chitarrista é Stuart Blagden, meglio conosciuto come The Still Owl, che più tardi ritroveremo nei No-man. Conclusa l’avventura con gli Still, le strade dei due si separano: The Still Owl raggiunge la Geoff Mann Band dell’ex vocalist dei Twelfth Night, Tim inizia a collaborare in diversi gruppi e progetti contemporaneamente (si segnala anche un fugace ritorno nel 1984 verso il più classico prog-rock con una breve apparizione nei Gothique), fino alla costituzione nello stesso anno 1984 degli Always The Stranger!, con l’ex Geoff Mann Band Howard Jones alla batteria, Rob Withrow al basso e Andrew Bramhall alla chitarra. Nel corso della sua breve esistenza Always The Stranger produce una cassetta contenente due titoli, Poisoned Vision e An Innocent Lost, ma Tim e Howard hanno evidentemente altri progetti. Nel Gennaio 1986 prende vita After The Stranger, con l’ingresso fondamentale del polistrumentista Brian Hulse e dell’eccellente chitarrista Michael Bearpark, oltre al bassista Steven Sharrock ed al chitarrista Ian Simpson. La musica degli After The Stranger si distacca totalmente dal prog rock nel quale il gruppo viene inquadrato, il progetto musicale é molto ambizioso e spiazza alquanto la critica privandola di un qualsiasi termine di paragone [scrive Sandro Pallavicini nel 1988 sulle pagine del magazine italiano Metal Shock : “(...) Si trattava di un ottimo gruppo, abbastanza vicino al concetto di Prog classico, già però legato a certe cose più ‘weird’, sullo stile dei King Crimson periodo 73-74. (...)”]. Il risultato é un mini-album dal titolo Another Beauty Blooms, pubblicato nel 1987, nel quale lo stile urgente e diretto degli After The Stranger si esprime attraverso otto tracce condotte principalmente da riffs di chitarra spezzati e spigolosi (valgano come esempio Empty Words e la conclusiva Chains Of Choice), sulle quali la voce piena e sicura di Tim si erge autorevolmente con risultati già buoni, seppur ancora distanti dalla pienezza espressiva dei lavori a venire. Un buon lavoro, nel quale oggi Tim non si riconosce più. Intanto é nuovamente ora di cambiamenti: Tim, Michael e Brian, decisi a spingersi oltre, cambiano il nome del gruppo in Plenty separandosi dai loro tre compagni (ritroveremo Howard Jones come collaboratore sotto pseudonimo nei primi lavori dei Porcupine Tree) ed inserendo David Jones al basso. Scrive Sandro Pallavicini nel 1988, ancora su Metal Shock : “(...) La direzione musicale di questa nuova band é, bisogna dirlo, vivamente sconsigliata a tutti i seguaci del Prog classico, essendo piuttosto orientata verso la ambient music o la musica minimale! Si tratta infatti di una sorta di esplorazione o espansione applicata ad una certa idea musicale, ripetuta all’infinito, in un sottile gioco di emozioni e lievi variazioni cromatiche. (...)” Plenty produce due cassette, l’omonima Plenty nel 1987 e Prattle all’inizio del 1988, ed il gruppo viene selezionato tra quelli chiamati a contribuire alla compilation Double Exposure, della quale si sta occupando il polistrumentista Steven Wilson. Il gruppo si scioglie (vi sarà una breve reunion nei primi anni 90) per far largo a No-Man Is An Island (Except The Isle Of Man) e quindi ai No-Man, che negli anni a seguire non rappresenteranno comunque l’unico interesse di Tim. Il suo genio e la sua sensibilità avranno modo di esprimersi sotto diverse forme e sotto svariate denominazioni : Collective, Darkroom, Samuel Smiles, Barbieri/Bowness, Henry Fool, Centrozoon, Bowness/Chilvers … ad un talento simile che sta segnando in maniera profonda il panorama alternativo di questi anni sembrava perlomeno doveroso dedicare uno spazio nel quale poter scambiare due parole e magari ottenere qualche anticipazione sui suoi progetti futuri.
NW - Durante gli scorsi due decenni hai compiuto un lungo viaggio attraverso differenti aree musicali : com’è cambiata la scena musicale in questo lasso di tempo, e qual è il denominatore comune di tutte le tue esperienze?
Tim - Come sempre, attraverso i cambiamenti tecnologici e nel mondo degli affari, la scena musicale si è drasticamente alterata. Non sempre in maniera positiva, naturalmente.
L’industria diventa sempre più cinica ed il denaro e l’immagine sono un’ossessione. Ciò che una volta era solo una parte della musica, adesso la domina.
Ironicamente, il fatto che adesso abbiamo più canali musicali in TV e più stazioni radio ha significato che meno artisti e stili musicali vengono coperti. Attualmente le major labels hanno un controllo sull’industria più grande che mai.
Per me, il denominatore comune è il desiderio di esprimere ancora me stesso attraverso la musica.
NW - Il background dal quale provieni (Still, Always The Stranger, After The Stranger, Plenty) è stato incluso nel cosiddetto “movimento prog rock ”, sei d’accordo con questa classificazione?
Tim - Still (1983) e Plenty (1987-88) non erano assolutamente Progressive nel senso tradizionale. Se proprio vogliamo la loro miscela di esperimenti strutturali, formato ballad ed uso della tecnologia ha prefigurato i No-Man.
Always The Stranger (1983-85) era più che altro un oscuro progetto cantautoriale sullo stile di Nico, Peter Hammill e Scott Walker. Era anche totalmente inascoltabile!
NW - Qualche anno fa rintracciai una registrazione su nastro dell’album Another Beauty Blooms degli After The Stranger, che mi piacque particolarmente per lo strano, angolare formato canzone dei pezzi inclusi. Penso che sarebbe di reale interesse per i tuoi fans se venisse ripubblicato come “mainstream” release : ci sono progetti per questo, considerando che Steven Wilson ha realizzato un prodotto poco meritevole di interesse come i demos di Altamont?
Tim - Anche all’epoca non sono mai stato contento di Another Beauty Blooms, nonostante mi sia servito allo scopo di mostrarmi cosa stavo facendo di sbagliato (eccessivo cantato ed eccessiva scrittura di testi!) e di introdurmi a Steven Wilson attraverso alcune recensioni che l’album ricevette in quel periodo.
Personalmente, sarei felice se non venisse più ascoltato.
NW - Recentemente ho sentito della musica dei Psychiatric Challenge, un progetto in cui è coinvolto Ian Simpson, tuo ex collega negli After The Stranger. Questo offre la definitiva sensazione che After The Stranger è stato un buon punto di partenza per un nucleo di musicisti di talento. Cosa ne pensi?
Tim - Sono d’accordo, nonostante a quel tempo Ian era maggiormente interessato nel perseguire ambizioni musicali 'commerciali' che furono una delle ragioni per cui ci sciogliemmo.
Ora siamo nuovamente buoni amici.
Anche Michael Bearpark ha fatto parte della band per un po’.
NW - So che per un breve periodo nel 1984 hai cantato per la prog band Gothique : è stata una sfida per te stesso o qualcos’altro?
Tim - I miei progetti solisti non stavano conducendo a nulla ed io fui lieto di unirmi ad una band di buoni musicisti con ambizioni ed una buona organizzazione.
Gothique ad un certo punto erano questo tipo di band, ma sfortunatamente, per motivi di sonorità commerciali, la loro visione musicale non andò molto oltre la musica Progressive, cosi io non sono durato a lungo nella band.
NW - Venendo al presente, io sono rimasto veramente incantato dalla bellezza dell’album California, Norfolk. Ha un feeling cosi intimo che non può essere paragonato a niente che io abbia sentito prima, sembra provenire da un’esperienza personale, quasi una collezione di ricordi. Ho avuto l’impressione esatta?
Tim - Alcuni ricordi sono sicuramente coinvolti nella realizzazione dell’album, nonostante i momenti narrativi sembrano avere una vita propria secondo me.
L’album è come una collezione di brevi storie d’atmosfera trasposte in musica.
NW - Sto seguendo con grande attenzione la tua carriera, che pare divisa in “fasi” : Darkroom, Samuel Smiles, Henry Fool, Bowness/Chilvers ed ora Centrozoon. Le altre bands e progetti sono ancora attivi o sono dei capitoli chiusi?
Tim - Henry Fool, Bowness/Chilvers e Centrozoon sono in attività. Per il momento Samuel Smiles e Darkroom (con me al canto) sono “a riposo”.
NW - La prima volta che incontrai Markus Reuter lui faceva parte di Europa String Choir, un sottogruppo del Guitar Craft, ma suonava anche con la prima formazione a due di Centrozoon : come ti sei aggiunto alla band? Questa è una partecipazione episodica o è la configurazione definitiva?
Tim - Sospetto sia la prima ipotesi, ma non ne sono sicuro.
Marcus in origine mi ha contattato per esprimere il suo entusiasmo per l’album Returning Jesus dei No-Man e dopo molte emails ed un successivo incontro abbiamo deciso di lavorare insieme.
La musica era molto più elettronicamente positiva di quanto ciascuno di noi si aspettasse, ma abbiamo prodotto alcuni pezzi veramente speciali.
NW - Considerando tutti i gruppi in cui sei coinvolto, ed anche tutte le bands, partecipazioni e progetti di Steven, sembra che rimanga davvero poco tempo per i No-Man. A parte l’album di outtakes di Returning Jesus, ci sono progetti per No-Man nel prossimo futuro?
Tim - Abbiamo recentemente completato un nuovo album che speriamo venga pubblicato nella primavera del 2003.
Il nuovo disco è un ancor più organico ed ambizioso sviluppo di Returning Jesus e ((Speak)).
Penso che abbiamo trovato veramente un nostro unico linguaggio musicale e questo album ci vede sviluppare questo linguaggio più di quanto lo abbiamo sviluppato in precedenza.
NW - Tutti conoscono No-Man come la band di Bowness e Wilson, ma No-Man ha avuto nei suoi ranghi due riconoscibili musicisti come Stuart Blagden e, soprattutto, Ben Coleman. Stuart recentemente ha suonato al London Guitar Festival, Ben ha contribuito ad alcuni buoni albums : tu stai seguendo ciò che essi stanno facendo? Pensi abbiano fatto la scelta giusta nel lasciare i No-Man?
Tim - Vedo ancora Stuart e penso che per lui sia stata una buona scelta. Il suo maggiore interesse è sempre stato nel Jazz e nella Classica e noi eravamo una deviazione sul suo percorso.
Non sono in contatto con Ben, perciò non ho idea di cosa stia facendo.
Ben era un superbo e distintivo musicista, ma era diventato difficile e limitante scrivere tenendo costantemente il violino in mente.
Sento che la band ha raggiunto traguardi più grandi dopo la sua partenza, quindi è qualcosa che non mi dispiace.
In quanto a Ben, non credo lui sia mai stato in una band che gli abbia consentito cosi tanta libertà creativa come è stato nel caso dei No-Man.
NW - Porcupine Tree stanno riscuotendo un buon successo in alcuni paesi, essi hanno finalmente completato lo sviluppo di una formula sulla quale, dieci anni fa, nessuno avrebbe scommesso un solo penny. Ti piace il loro lavoro?
Tim - In parte. Mi piacciono i loro momenti pacati come Heartattack In A Layby, Stars Die e Every Home Is Wired.
NW - Si è mai parlato della possibilità della tua inclusione nel line-up di Porcupine Tree?
Tim - Una volta. Avevano bisogno di un chitarrista acustico in più per uno show televisivo in Italia e presero me in considerazione (per breve tempo!).
NW - Ho notato una certa somiglianza tra il pezzo dei No-Man Jack The Sax e Wake As Gun dei Porcupine Tree : queste tracce sono differenti vedute dello stesso paesaggio?
Tim - Non ho mai sentito il pezzo dei Porcupine Tree, quindi non saprei veramente cosa dirti.
Jack The Sax fu una combinazione tra una delle mie sequenze di accordi ed una di Steven (che credo abbia formato la base di Wake As Gun).
NW - Parlando delle tue collaborazioni, so che hai registrato della musica con Diego Mancini alla batteria e Nick Regan al basso, e anche alcune altre tracce con Saro Cosentino che non sono state incluse nell’album Ones And Zeros : c’è qualche possibilità di vedere pubblicata questa musica, magari su etichetta Burning Shed?
Tim - E’ possibile.
Diego è un meraviglioso batterista ed è qualcuno con cui mi piacerebbe lavorare nuovamente.
La traccia “smarrita” con Saro era secondo me più forte di quella che è stata inclusa nell’album.
NW - E riguardo Burning Shed, le cose stanno andando come ti aspettavi?
Tim - Molto meglio, in realtà.
E’ stato un modo ideale per realizzare musica non-mainstream e ci sembra che stiamo raggiungendo un pubblico sempre più numeroso ed attirando molti più musicisti che sono impressionati dalla nostra organizzazione ed etica.
NW - Qualche anno fa dichiarasti che un disco come Post di Bjork è molto più nella vena di dischi come Larks’ Tongues In Aspic di quanto lo siano i cosiddetti gruppi prog rock come Galadriel (un’opinione con cui sono d’accordo). Cosa ascolti attualmente?
Tim - Al momento, sto apprezzando il nuovo album dei Sigur Ros, '( )'. Mi sono piaciute anche le ultime releases di Beth Gibbons, Laub Underworld e Lambchop. Lo scorso anno penso che Bjork, Lamb e Goldfrapp abbiano prodotto dell’eccellente musica. E’ stato anche bello sentire Peter Gabriel e David Bowie fare qualcosa di genuinamente interessante nel 2002. Anche In Absentia dei Porcupine Tree contiene alcune delle migliori canzoni dell’anno (specialmente Lips Of Ashes, Gravity Eyelids e Heartattack In A Layby).
NW - Prima ho menzionato un titolo dei King Crimson … so che tu sei un grande fan di Crimso. Abbiamo un nuovo EP tra le mani, ed un nuovo album è alle porte. Cosa ti aspetti? Pensi sia giusto avere delle attese rispetto a bands come King Crimson?
Tim - Non sono sicuro di quali siano le mie attese.
Come Eno, Fripp è sempre stato interessante, fautore di sfide e all'avanguardia nell’uso della tecnologia nella musica, perciò penso che sia solo naturale che alcune persone, incluso me stesso, abbiano un forte interesse nella sua posizione musicale.
NW - Molti anni fa partecipai, con gli altri lettori della fanzine Book Of Saturday, ad un sondaggio per un line up di Crimso intitolato “Fantasy Crimson” : ai lettori era concesso includere qualunque musicista, vivente o scomparso, che essi ritenessero adatto per King Crimson. La mia scelta fu la seguente : Bill Bruford e Terry Bozzio alle batterie, Robert Fripp e David Torn alle chitarre, Ares Tavolazzi (degli Area) al basso e Tim Bowness alla voce. Ti piacerebbe suonare in questa band?
Tim - A parte Ares Tavolazzi (che non ho mai sentito), è sicuramente un fantastico line-up, perciò sarei veramente lusingato di far parte di un gruppo simile.
Mi sono divertito a lavorare con Fripp e Torn e credo che potrei fare molte cose con loro che sono state solo accennate nelle nostre precedenti collaborazioni.
NW - Cosa c’è nel futuro per te?
Tim - La pubblicazione del nuovo album dei No-Man.
Attualmente sto lavorando su nuovo materiale con Henry Fool, Bowness/Chilvers, Rhinoceros e Hugh Hopper.
Il nuovo materiale di Henry Fool e Rhinoceros è rappresentato da fresche estensioni del mio più congeniale ballad material (ed anche piuttosto piacevole, penso). Il materiale con Hopper è frastagliato e jazzy e tutto tranne che familiare o piacevole. Il nuovo pezzo di Bowness/Chilvers, tuttavia, ci ha scoperti a lavorare ad un inatteso e sperimentale pezzo 'smooth soul' di 14 minuti in 5/4.
NW - Nessun progetto per un vero e proprio album solista di Tim Bowness?
Tim - Può darsi.
Mi piacerebbe mettere insieme un ampio gruppo
che combini una varietà di strumenti acustici ed elettronici che
possano sviluppare nuovi arrangiamenti di materiale già esistente
come Sorry Looking Soldier e Dreaming Of Babylon.
News from the World Central
- Tony Levin ha ricevuto una nomination per
il Grammy Award per la migliore performance strumentale con Apollo, un
pezzo da Pieces Of The Sun
- Sono stati aggiunti i seguenti prodotti
al catalogo online della Discipline Global mobile : Rhythm Buddies (Pat
Mastelotto and Trey Gunn) – Thunderbird Suite; Adrian Belew – The Lone
Rhino; Adrian Belew – Twang Bar King; Adrian Belew – Desire Caught By The
Tail; Mastica – MasticAttack; Nisenson Kabusacki Dawidowicz – {Muzik} From
The Red Hills Of Nikada; Bozzio/Mastelotto - Burning For Buddy : Tribute
to Buddy Rich Vols. 1&2; ELP - Works Orchestral Tour/The Manticore
Special (DVD); Live From Boonaroo Music Festiaval 2002 (DVD); Super Drumming
-(DVD); John Wetton/Ken Hensley -More Than Conquerors (DVD); John Wetton
- Rock The Faith
- Ecco le prime date annunciate per il tour
di King Crimson, che stando ad indiscrezioni dovrebbe toccare l'Italia
in Giugno o Luglio :
28 Febbraio, Asheville,
NC - Orange Peel
1 Marzo, Atlanta,
GA - Variety Playhouse
5 Marzo, New York,
NY - Town Hall
6 Marzo, New York,
NY - Town Hall
8 Marzo, Boston,
MA - Orpheum Theatre
10 Marzo, Quebec
City, Canada - Albert Rousseau Auditorium
12 Marzo, Toronto,
Canada - Massey Hall
14 Marzo, Chicago,
IL - Park West
15 Marzo, Chicago,
IL - Park West
20 Marzo, Denver,
CO - Fillmore Auditorium (w/The String Cheese Incident)
28 Marzo, San Francisco,
CA - Warfield
29 Marzo, Los Angeles,
CA - Wiltern
12 Aprile, Nagano,
Matsumoto Bunka
13 Aprile, Tokyo,
Hitomi Memorial Hall
15 Aprile, Tokyo,
Kosei Nenkin Kaikan
16 Aprile, Tokyo,
Kosei Nenkin Kaikan
17 Aprile, Tokyo,
Kosei Nenkin Kaikan
19 Aprile, Fukuoka,
Mielparque Hall
20 Aprile, Nagoya,
Aichi Kosei Nenkin Kaikan
21 Aprile, Osaka,
Kosei Nenkin Kaikan
- Qui di seguito le date del tour dei Bill
Bruford's Earthworks :
8 Marzo, Central
Studio, Queen Mary's College, Basingstoke (www.centralstudio.co.uk)
9 Marzo, Midlands
Arts Centre, Birmingham Tel. 0121 440 3838
14 Marzo, Watersmeet
Theatre, Rickmansworth, Herts Tel. 01923 771542
16 Marzo, Phoenix
Theatre, Exeter Tel. 01392 667080
20 Marzo, Zodiac
Club, Oxford Tel. 01865 420042 Tickets : www.wegottickets.com
27 Marzo, Arts Centre,
Poole Tel. 01202 685222
28 Marzo, Live Theatre,
Newcastle Tel. 0191 232 1232
29 Marzo, Pacific
Road Arts Centre, Birkenhead, Wirral Tel. 0151 647 0752
30 Marzo, Arts Centre,
Swindon Tel. 01793 614837
31Marzo - 5 Aprile
Ronnie Scott's Club, London Tel. 0207 439 0747
8-11 Maggio, Jazz
Alley, Seattle, WA
12 Maggio, Kuumbwa, Santa
Cruz, CA
13-14 Maggio, Yoshi's,
Oakland, CA
15 Maggio, Victor's on
the Bay, San Diego, CA
16-18 Maggio, Catalina's
, Los Angeles, CA
- Ian Wallace ha preso il posto di Michael
Giles nella 21st Century Schizoid Band. Giles ha lasciato per perseguire
altri interessi. La band intanto sarà in tour prossimamente, ecco
le date annunciate al momento :
12 Marzo - St Petersburg,
Russia, DK Lensovet
14 Marzo - Moscow,
Russia, State Central Concert Hall "Rossija"
20 Marzo - Sarzana,
Italy, Jux Tap
21 Marzo - Codevilla
(Pavia), Italy, Thunder Road
22 Marzo - Firenze,
Italy, Auditorium Flog
24 Marzo - Torino,
Italy, Faster
25 Marzo - Forli,
Italy, Naima Club
29 Marzo - Athens,
Greece, Rodon Club
News from the World
- Lillayell in concerto il 26 Febbraio 2003
al Baraonda di Cinquale (MS)
- Overstrand è il companion album di
California, Norfolk realizzato da Tim Bowness e Peter Chilvers su etichetta
Burning
Shed, e contenente una serie di versioni studio e live di pezzi da
California, Norfolk e World Of Bright Futures, più due pezzi inediti.
Il tracklisting è il seguente : Winter With You / Post-Its / Sorry
Looking Soldier / Pear / Days Turn Into Years / Rocks On The Green / Chant
Five / World Of Bright Futures
- Il nuovo album dei No-Man
(il cui titolo verrà scelto tra All The Blue Changes e Together
We're Stranger) uscirà probabilmente il 31 Marzo su etichetta K-Scope/Snapper.
Tra gli ospiti figurano Ben Castle (clarinetto), Roger Eno (harmonium)
e David Picking (percussioni e tromba). Le sette tracce che lo compongono
sono : Together We're Stranger / All The Blue Changes / The City In A Hundred
Ways / Things I Want To Tell You / Photographs In Black And White / Back
When You Were Beautiful / The Break-Up For Real
- Il nuovo singolo dei No-Man dal titolo All
That You Are è atteso su Hidden Art/Third Stone il 24 Febbraio,
con possibilità di prenotarlo su Burning
Shed
- Tim Bowness e Peter Chilvers suoneranno
nuovamente in Nord America al The Silver Dollar in Toronto il 25 Aprile.
Biglietti al prezzo di $12 in prevendita e $15 all'ingresso
- Sigur Ros saranno in tour negli Stati Uniti
in Primavera, ai fans più fedeli saranno destinati un certo numero
di posti riservati a prezzo agevolato, reperibili attraverso l'official
website.
Le date sono le seguenti :
15 Marzo, Berklee Performance
Center, Boston, MA
18 Marzo, 930 Club, Washington,
DC
19 Marzo, 930 Club, Washington,
DC
21 Marzo, Radio City Music
Hall, New York City, NY
22 Marzo, Tower Theatre,
Upper Darby, PA
23 Marzo, The Odeon, Cleveland,
OH
25 Marzo, Byham Theatre,
Pittsburgh, PA
26 Marzo, Brown Theatre,
Louisville, KY
27 Marzo, The Tabernacle,
Atlanta, GA
29 Marzo, House of Blues,
New Orleans, LA
31 Marzo, Verizon Wireless
Theatre, Houston, TX
1 Aprile, Austin Music
Hall, Austin, TX
2 Aprile, Granada Theatre,
Dallas, TX
4 Aprile, Nita's Hideaway,
Tempe, AZ
5 Aprile, The Joint, Las
Vegas, NV
7 Aprile, Dorothy Chandler
Pavilion, Los Angeles, CA
8 Aprile, Paramount Theatre,
Oakland, CA
- Flaming Fire hanno terminato il mixing del
nuovo album Songs From The Shining Temple, previsto per Maggio
- Sabato 25 Gennaio i Central Unit hanno firmato
un contratto con la M.P. Records di Tombolo (Padova) per la stampa e distribuzione
del cd Internal Cut, la cui uscita è prevista per aprile 2003.
Contemporaneamente sarà prodotto un
cd contenente l'LP del 1983 (Central Unit) e come bonus l'EP del 1982 (Loving
Machinery). I brani di Internal Cut saranno nove, dei quali sei già
presenti sul Demos 2001. Tra le novità, un omaggio a Demetrio Stratos,
ai Doors e a Fred Bongusto. Si è intanto aggiunto alla formazione
Andrea Ventura alla batteria
- Ex Wise Heads, il progetto di Colin Edwins
con Geoff Leigh e Vincent Salzfaas, realizzeranno il loro secondo album
Time And Emotion Study a metà Febbraio. All'album ha collaborato
Peter Knight, violinista dei Steeleye Span
- Fiel garvie stanno mixando il loro nuovo
album, dal possibile titolo Leave Me Out Of This, che potrebbe uscire in
Maggio o Giugno
- L'etichetta portoghese Thisco presenta una
serie di nuovi prodotti : Thisoriented, cd compilation con Rapoon,
Spies, Ultra Milmaids , Ras.al.ghul ,Mlada Fronta , Mimetic Data, Sci-fi
Industries, Dither, Elektroplasma , Ahcama - sotz , Sieben, Ghoak , This
Mor´omina; Postcard 71, cd by Beggarly Banister; Architectural Development,
cd by Sci - fi Industries; Thisoriented, cd compilation con Mecanosphere
, Ultimate Architects , Sci -fi Industries, Phantom Vision , Rasal ´asad,
l´ego, Plastic Leiria Bomberz, Code N, Ghoak
- Un gig da non perdere per quanti si trovino
a passare da Londra lunedì 24 Febbraio : al Boat Ting, un locale
ricavato su una nave ancorata sul Tamigi al Temple Pier (fermata del metrò
più vicina Embankment, tra i ponti di Blackfriars e Waterloo) sarà
possibile gustarsi una serata con Foe, The Fujii, Fumika And Paul Shearsmith,
Darren Morris, Elton Dean, Mark Hewins and Sibyl Madrigal, Jeremi Quinn,
Elton Dean & Mark Hewins. Apertura alle 7PM, first act 8PM, ingresso
£4
- L'amico Dann Chinn ci informa che al termine
del concerto di Peter Hammill tenutosi alla Queen Elizabeth Hall il 20
Febbraio si è avuta una estemporanea reunion dei Van Der Graff Generator
che hanno eseguito come encore Still Life. Il line up era composto da Peter
Hammill alla voce, Hugh Banton al grand piano, David Jackson al sassofono,
Guy Evans al tamburello e Stuart Gordon al violino. Pare che Hammill sia
stato costretto ad uscire diversi minuti dopo il termine dell'esecuzione
per informare l'audience che quella sera non avrebbero suonato nient'altro!
Natale : la maggiore festa commerciale dell’anno
ha ormai lontane origini religiose, provenienti da un’area geografica dove
hanno avuto origine le tre più diffuse confessioni monoteiste, cristianesimo,
ebraismo ed islamismo. In quella stessa area geografica le cose non sembrano
essere cambiate più di tanto nel corso degli ultimi due millenni,
la coabitazione tra popoli, razze e religioni diverse è rimasta
difficile se non impossibile; la situazione si è anzi aggravata
dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi, essendo entrati in campo
grossi interessi politico-economici. Quali interessi? Non si tratta semplicemente
di una nazione accerchiata da buona parte del mondo islamico che ne vuole
la distruzione? Non è così facile come sembra! Ripensiamo
allo stato di Israele nato ufficialmente come parte del risarcimento dei
danni di guerra verso il popolo ebraico, in realtà come testa di
ponte per agevolare l’avvicendamento tra gli americani ed gli allora malconci
inglesi a guardia degli interessi petroliferi occidentali nella penisola
arabica. Da allora, grazie alle innegabili capacità del popolo di
Abramo ed agli ingenti finanziamenti Statunitensi, la nazione generatasi
dai resti dell’olocausto è diventata una delle maggiori potenze
militari mondiali e uno dei principali alleati del colosso Americano. Già,
l’olocausto … uno dei crimini più odiosi della storia dell’umanità
si è tramutato di fatto in una carta di credito illimitato da spendere
perpetrando crimini altrettanto odiosi nei confronti delle popolazioni
limitrofe allo stato d’Israele, crimini che nessuno, nemmeno l’ONU, si
può permettere di condannare senza sottrarsi all’accusa di antisemitismo.
L’olocausto ha dato ai discendenti delle sue vittime la facoltà
di opprimere, di uccidere, di affamare, di cacciare dalle loro terre vecchi,
donne e bambini. Pessima idea ebbe quel genio del male rispondente al nome
di Adolf Hitler quando, per sottrarre all’intellighenzia bancaria ebraica
le ingenti risorse di cui disponeva, s’inventò la triste storia
delle razze inferiori e superiori. Il seme dell’odio germogliando ha prodotto
altro odio, quello che oggi vediamo quotidianamente sotto forma di carri
armati, bulldozers e commandos suicidi. Sulla costruzione ideologica del
culto dell’olocausto esiste anche un libro, “L'industria dell'Olocausto”
di Norman Finkelstein, (intellettuale ebreo figlio di sopravvissuti ai
campi di sterminio nazisti), nel quale si esplora il segreto del discreto
fascino ebraico che apre il cuore degli americani e le casseforti dei banchieri
svizzeri. La conclusione di Finkelstein è che il popolo ebraico
sfrutta a proprio vantaggio il senso di colpa degli europei e degli americani.
“Il culto dell’olocausto ha dimostrato di essere un’indispensabile arma
ideologica. Attraverso quest’arma, una delle più formidabili potenze
militari del mondo, con un orrendo record di violazione dei diritti umani,
si è potuta proporre come vittima, ed il gruppo etnico più
di successo degli Stati Uniti ha esso stesso acquisito lo status di vittima”.
Secondo queste tesi, gli ebrei sono riusciti a disarmare i loro oppositori
suscitando la loro pietà ed il senso di colpa. Sotto questa luce
si possono spiegare anche gli Oscar attribuiti al film La Vita E’ Bella
di Roberto Benigni, probabilmente dovuti più all’influenza della
potente comunità ebraica Americana che non all’indiscusso valore
dell’opera. Prima che qualcuno possa indignarsi alla lettura di questo
che non vuole assolutamente essere un pistolotto in chiave antisemita,
giungo a sgombrare il campo da qualunque equivoco. Le riflessioni si accavallano
e diventa arduo darne esauriente spiegazione in uno spazio limitato, ma
in un mondo come questo che, nel bene e nel male, pare aver sostituito
la contrapposizione ideologica con la contrapposizione tra crociati e terroristi
sarebbe bene analizzare criticamente i fatti ed operare dei distinguo anche
all’interno dello schieramento dei “crociati”. Senza andare necessariamente
a dare uno sguardo sul sito di Amnesty International, guardiamo in quanti
paesi del suddetto schieramento i diritti umani vengono quotidianamente
calpestati : Turchia, Arabia Saudita, Stati Uniti, Israele … è sufficiente,
vi pare? Come può essere credibile una campagna su vasta scala contro
il “male” se il male, sotto spoglie diverse, è presente anche in
chi ha la pretesa di combatterlo ed estirparlo? Come disse quel personaggio
di cui mezzo mondo si prepara a festeggiare la ricorrenza della natalità
“Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra” … bene, ora
ognuno di noi riponga la sua pietra sotto l’albero, e si faccia il più
bel regalo che si possa sperare di ricevere. Buona Natale a tutti!
In questo numero di NO
WARNING! :
- Schizoids On The Road : the King Crimson
1971-72 live album
- They Have Their Uses : the Foe demos
- Fandango In Uzbekistan : the Flight 09 album
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- When The Heart Rules The Mind : the Max
Bacon album review
- Falling Down The Ararat : the Ark album
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- Men In The Moon : the Nektar album reissue
- Misplaced Childhood : the Roye Albrighton
album review
- Trainspotting In Wales : the Urban Turbans
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- No Tools : the Logan EP review
- To The Power Of Three : the Rothko album
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- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - LADIES OF THE ROAD Discipline Global Mobile DGM0203
C’era da aspettarselo da Mr. Fripp un disco come il secondo CD di questo set, anche perché lo aveva fatto intendere a quanti avessero letto attentamente lo scrapbook di The Great Deceiver : “potrei assemblare un intero CD di versioni di Schizoid Man”. Con il singolo del 1996 contenente ben cinque versioni del leggendario pezzo avevamo già avuto un eloquente saggio, ma la seconda porzione di Ladies Of The Road va ben oltre, attraverso una struttura non dissimile da quella di THRaKaTTaK dove una serie di improvvisazioni collegate tra loro vanno a formare una incredibile piece de resistence di 54 minuti che esalta le capacità soliste di Collins e Fripp. Sarebbe un madornale errore, per quanti già possiedono i volumi del KCCC, trascurare questa special edition incentrata sul repertorio live del periodo 1971-72 : le undici parti di Schizoid Men sono la miglior esemplificazione di una realtà oggi innegabile, quella che la formazione di Island quando era alle prese con il repertorio di Crimso sapeva mordere e lasciare il segno, cosa che non era data vedere con le jam dell’ultimo tour statunitense. L’evidente spaccatura presente all’interno della band si ricuciva per incanto al cospetto degli estratti dagli albums fino ad allora pubblicati, nonostante il morbo blues faccia ogni tanto la sua comparsa come accade in Groon. Il precario equilibrio su cui si è retta fino ad un certo punto questa formazione ha prodotto delle gemme di rara bellezza (Formentera Lady, The Sailors Tale) e grandi riletture del periodo precedente (Cirkus, Pictures Of A City, Get Thy Bearings), almeno fino a quando Fripp è riuscito a tenere a bada “tre bambini nel più grande negozio di giocattoli del mondo” (come Ian Wallace definisce Boz, Mel e se stesso nelle note incluse nel booklet di questo CD). Ma Crimso non è cosa adatta ai bambini (vedi lo scempio della versione in 12 bar di In The Court Of The Crimson King, qui ridotta ad un frammento di 48 secondi che francamente non giova al livello qualitativo di questo doppio album), e solo un obbligo contrattuale ha contribuito a gettare fango su quanto di buono comunque questa line up aveva fatto nel suo primo periodo di esistenza, protrattasi troppo a lungo per dei musicisti che avevano decisamente sbagliato collocazione. Non sarà certamente questo disco a chiudere il dibattito sulla validità di questa formazione, dibattito che da trent’anni divide i fans e ancora li dividerà, ma Ladies Of The Road può tranquillamente rappresentare l’eredità lasciata dai “tre rami del ceppo che volgevano ad ovest”, rami che la brezza dell’oceano ha seccato. La pianta per fortuna ha goduto ancora di ottima salute …
Disc One : Pictures Of A City / The Letters
/ Formentera Lady (abridged) / The Sailors Tale / Cirkus / Groon / Get
Thy Bearings / 21st Century Schizoid Man / In the Court Of The Crimson
King (abridged)
Disc Two : Schizoid Men 1-11
FOE – ALBUM DEMOS (website downloads)
Un assaggio dell’imminente album Arm Yourself With Clairvoyance di Foe, band britannica che ci ha già dato un saggio delle sue potenzialità con They Have Their Uses ... Gooses, un incandescente pezzo inserito nel mini sampler dell’etichetta House Of Stairs. Foe rappresenta una decisa svolta rispetto ai già interessanti Geiger Counter, e si candida ad assumere una delle posizioni di rilievo in quel filone musicale che ha sofferto la scomparsa di The Monsoon Bassoon e l’eclissi degli incredibili Nought (chiunque abbia notizie certe sulla loro attività mi faccia un fischio). Se il Metal necessitava di nuova linfa per ovviare alle usurate formule che dalla fine degli eighties lo hanno incanalato in un tunnell senza uscita, la formula Crimsoide in formato power trio di Foe può rappresentare senza ombra di dubbio una soluzione valida. Le ragnatele di riffs su cui si articola Wasp Eating Bulldog, unite in Bloodmoss ad un buon gioco in agilità del basso di Crawford Blair (ex membro di Rothko), sono argomenti sufficienti per prenotare fin d’ora una copia di Arm Yourself With Clairvoyance, magari unitamente al sampler Useless In Bed dell’etichetta House Of Stairs sul quale apparirà anche Triangulator, altra ottima traccia che attendo impazientemente di ascoltare in versione definitiva. Basta così, per un quadro completo appuntamento all’uscita dell’album, prevista per il mese di Aprile del 2003.
Wasp Eating Bulldog / Bloodmoss / Triangulator
FLIGHT 09 - RIFFLECTION Neurosis Records (no catalogue number)
Flight 09 è un power trio con base a Tashkent in Uzbekistan, che è approdato al traguardo discografico grazie all’etichetta Neurosis di Rick Ray. Prodotti da Vitaly Menshikov, main man della e-zine Progressor, Flight 09 ci propongono un sound dalle evidenti influenze statunitensi, aspetto dovuto soprattutto allo stile chitarristico ed agli interventi di armonica del front man e songwriter Igor Savitch. In effetti ascoltando queste dieci tracce contenute in Rifflections sembra di essere al cospetto di un gruppo texano piuttosto che di un act asiatico. Il lavoro in se non è da disprezzare, in quanto i tre membri del gruppo si destreggiano piuttosto bene con i rispettivi strumenti in quest’ambito che però giunge a noi inaspettato : sicuramente avrei preferito rintracciare nel loro sound elementi della tradizione musicale dell’ex Repubblica Sovietica piuttosto che accostarlo logicamente a ZZ Top e affini. Va bene che oggigiorno facciamo tutti parte del villaggio globale, ma dove vanno a finire così le peculiarità che hanno costituito identità e differenze dei popoli della terra? Altri paesi che non costituiscono certamente delle piazze ideali per la proliferazione di mode musicali hanno prodotto dei gruppi di seminale importanza (vedi l’Islanda degli ora internazionalmente riconosciuti Bjork e Sigur Ros) mentre altri hanno dato i natali a degli ottimi outsider (i Neozelandesi Gitbox, gli Australiani The Stinking Badger Of Java, i Lituani Saules Laikrodis), quindi non vedo perché anche Flight 09 non debbano sfruttare quella che tempo fa ebbi modo di definire una sorta di verginità data dalla lontananza dalle più comuni influenze. Un paio di titoli su tutti mi va comunque di citarli, la grintosa I Pay e la ballad Memory, ma l’invito che mi sento di rivolgere alla band è quello di cimentarsi in futuro con qualcosa di più avventuroso e personale, io attenderò con interesse. Per procurarsi Rifflections collegatevi al website dell'etichetta Neurosis, presso la quale il disco è reperibile al prezzo di 7 Dollari.
I Pay / Falling Down / She's Dancing Alone
/ If I Could / Bad Girl / Up Or Down / Memory / For Sale / Just Do It /
Color of My Pain
MAX BACON - FROM THE BANKS OF THE RIVER IRWELL Blueprint BP353CD
Come opportunamente ricorda lo sticker applicato sulla scatola di questo CD, Max Bacon è stato il vocalist dei GTR (il supergruppo scioltosi dopo un solo album ed un tentativo di rilancio sotto la denominazione di Neurotrend) e dei sottovalutati Bronz, band che sulle pagine di Metal Shock venne impropriamente accostata ai Pavlov’s Dog dal recensore, che ebbe addirittura l’ardire di definire questi ultimi come “superiori ai King Crimson dell’indeciso Fripp”. I Bronz, autori del buon album Taken By Storm, erano in realtà un quintetto britannico dedito ad un raffinato hard rock dall’ampio respiro che indicava l’intento di accomunare svariate influenze in un unico genere che conciliasse il comune AOR con un heavy rock più tecnico e forse un po meno scontato. La band non ebbe fortuna, ma il suo vocalist si, dal momento che venne reclutato da Steve Hackett e Steve Howe per il loro nuovo gruppo GTR, che alla pari degli Asia tentò di proporre un prodotto di qualità al passo però con le tendenze musicali degli anni ’80, rompendo quasi del tutto con l’illustre passato dei singoli componenti. Sappiamo tutti con quali contraddittori risultati si svolsero le vicende, che evidentemente debbono aver segnato il cammino di Mr. Bacon stando al contenuto di questo album che frugando tra le note di copertina scopriamo essere una sorta di greatest hits. Contenuto che non induce a spellarsi le mani, senza infamia e senza lode, dato che di canzoni pomp rock come queste ne abbiamo sentite a vagoni : Max Bacon ha una gran voce che sicuramente in questo contesto rende bene, ma i cliches sono ormai usurati persino a livello di testi (siamo nell’ambito dei soliti “I love you, I need you, I miss you”), e se non riesco a spezzare una lancia in favore di John Wetton non vedo proprio perché dovrei farlo per il titolare di questo CD. Fin dall’iniziale Someday assistiamo ad un’autentica sagra del deja-vu, e nonostante il line up della prima porzione del disco sia di tutto rispetto (l’ex Buggles ed ex Yes Geoffrey Downes, l’ex Thin Lizzy Scott Gorham, Michael Sturgis e l’ex collega nei GTR Phil Spalding) posso affermare di aver ricevuto emozioni maggiori dai Survivor e dai Toto. Ad arricchire la raccolta contribuisce l’inclusione della versione di Earth Moving di Mike Oldfield che finora era rimasta confinata sul singolo omonimo. Il parco dei collaboratori, in mezzo al quale troviamo anche l’ex Bronz Shaun Kirkpatrick, può poco o nulla nel conferire un tocco particolare a questi pezzi : brani come Carrie mi fanno venire nostalgia dei grandissimi Thin Lizzy di pezzi come the Boys Are Back In Town, mentre molti altri fanno solamente venire il latte alle ginocchia, oltre all’interrogativo sul perché un cantante di indubbie capacità debba sprecare il suo talento con queste canzoncine. Attenzione a non sorbirvelo tutto insieme, può essere un potente lassativo alla pari dei vari albums di Magnum e Whitesnake. Preso invece a piccole dosi From The Banks Of The River Irwell (dal titolo dell’inno del Manchester United di cui Max Bacon ha scritto il testo) può essere anche un buon disco, ma se vi capita tra le mani una copia di Taken By Storm dei Bronz preferitegli senza indugio quest’ultimo. Reperibile via Voiceprint.
Someday / Tears In My Eyes / Who Can Stop The
Rain / The Higher You Climb / Boys From The Diamond City / Hold Me Close
/ Fire In Your Eyes / Carrie / Everybody Needs Somebody / Earth Moving
/ Sense Of Rhythm / Take No Prisoners / Moon Under The Water / Get It Right
This Time / You're In My Heart / Breakout
ARK - BRAINSOLD Urban Pyramid UPY1CD
Quando ascolto dischi come questo mi viene spontaneo chiedermi come possa esserci ancora in circolazione qualcuno convinto che un rockaccio povero e fracassone abbia ancora delle chances di suonare attuale e di avere qualcosa da comunicare. Se già i precursori di questa tendenza (MC5, Stooges et similia) si son distinti, almeno secondo il sottoscritto, per inconsistenza e mancanza di fantasia, cosa dire di bands come gli Ark, appena un gradino al di sopra dei pessimi The Fall con i quali sono imparentati? Non mi dilungo oltre, se non per segnalare doverosamente che il CD è reperibile via Voiceprint.
Tsars In Their Eyes / Sky Scraper / Trophy
Wife / Kings Solomons Mines / The Hitman / My Victory / In My Life / Nasty
Little Lonely / video - In My Life
NEKTAR – MAN IN THE MOON Voiceprint VP259CD
Una doverosa premessa : il sottoscritto non è mai stato un cultore dei gruppi minori del progressive rock, forse a causa di alcune cocenti delusioni derivate dalla faticosa e costosa ricerca di alcuni “capolavori” da culto che all’ascolto non si sono rivelati tali (Rufus, ID, Fruupp, Starcastle, Kayak, solo per fare qualche nome). Indubbiamente sono esistite delle piacevoli eccezioni (Khan, Happy The Man, Holding Pattern) nell’affollato panorama delle seconde e terze file, ma non numericamente consistenti al punto da spingermi a proseguire la ricerca, che si sarebbe fatta maniacale, tra le amenità sudamericane, dell’est europeo e dell’estremo oriente. Così mi sono inevitabilmente perso qualcosa : quello dei Nektar è un nome nel quale mi sono spesso imbattuto, alla pari dei vari Ekseption, Iconoclasta, Druid, Sagrado, Budgie e chi più ne ha più ne metta, ma mai prima d’ora ne avevo ascoltato una singola nota. E devo ammettere che la loro opera, pur non essendo il massimo in fatto di originalità, si lascia ascoltare grazie ad un songwriting scorrevole, accattivante e non appesantito da inutili orpelli. Un impianto assimilabile a quello dei migliori Kansas (periodo Leftoverture / Point Of Know Return) dal gusto moderatamente orientato verso l’airplay ma di qualità notevolmente superiore alla produzione di bands osannate come Angel, Starz, Legs Diamond e boiate simili. Questo Man In The Moon, uscito originariamente nel 1980 e ristampato da Voiceprint con l’aggiunta dell'inedita Straight Jacket, mi risulta decisamente gradito, essendo moderatamente melodico, ben suonato e ben prodotto. Pezzi come Too Young To Die, Far Away e Torraine non saranno certo passati alla storia, ma c’è gente che ha sprecato molto più malamente tempo e fatica.
Too Young To Die / Angel / Telephone / Far
Away / Torraine / Can't Stop You Now / We / You're Alone / Man In The Moon
/ Impossible Years (Too Young To Die) / Straight Jacket
ROYE ALBRIGHTON – THE FOLLIES OF RUPERT TREACLE Voiceprint VP260CD
Rupert Treacle è un personaggio di fantasia, invisibile amico di tutti i bambini che veglia su di loro e li accompagna verso l’età adulta. Sulla sua figura è incentrato questo album di Roye Albrighton, chitarrista dei Nektar che ha realizzato questo concept prevalentemente strumentale con spirito autarchico : l’aspetto più interessante di questo album è infatti l’utilizzo per tutte le parti strumentali, eccetto quelle di chitarra elettrica, di una Schecter Research Stratocaster custom equipaggiata con un pick up esafonico Roland GK-2 come controller per un modulo guitar synth Roland GR-1. Registrato nei mesi di Novembre e Dicembre del 1998 su un registratore 8 tracce a cassette Yamaha MT8X, The Follies Of Rupert Treacle ci dimostra come possa essere gratificante per un musicista l’utilizzo della tecnologia (anche quella non più recentissima) impiegata per sperimentare soluzioni e realizzare musica in proprio. Musicalmente l’album si discosta dallo stile dei Nektar, collocandosi piuttosto in un ambito non lontano da quello dello Steve Hackett di Please Don’t Touch e Cured; un progressive rock sognante e piuttosto leggero, non barocco e tutt’altro che ridondante, che si lascia ascoltare con piacere per tutti i suoi sessanta minuti di durata. Il disco è reperibile attraverso Voiceprint, per maggiori informazioni fate riferimento al sito ufficiale dei Nektar.
Sand Man / The Follies / Rupert's Moon / Pass
The Fuzz / You're Not Alone / Treacle Star / Dream / Rupert's Lament /
Gabrielle's Bridge / The Stranger
URBAN TURBANS - TURBAN TOWN Point PNTV119CD
Se si pensa a quanti ragazzi nelle loro cantine sognano, senza mai raggiungerlo, il traguardo dell’incisione di un disco, l’ascolto di insulsi pezzi di plastica come questo non può far altro che generare rabbia. Ma come si fa a produrre porcherie simili? Urban Turbans, progetto appartenente all’albero genealogico dei gallesi Man, condivide con il gruppo madre l’inutilità del materiale proposto, e francamente non merita nemmeno lo spazio che sto occupando per affossarlo. Pel la cronaca, Turban Town costituisce la colonna sonora di Twin Town, parodia gallese dell'acclamato Trainspotting; per il resto non mi rimane altro che segnalare che il disco è disponibile attraverso Voiceprint.
Back In The Golden Temple Of Amritsar / Nervous
About My Baby / Rainbows On My Blue Suede Shoes / Crazy Mixed Up Girl /
This Gig's A Pig (Don't Lose Thank You At End) / Radio Nirvana / Surfing
Through Her Soul / Elvis The Visit / Turbans Over Memphis
LOGAN - LOGAN EP Psychotica Records (no catalogue number)
Chi ha avuto modo di apprezzare il sound scardinante di Zero Tolerance For Silence non si lascerà certo sfuggire la proposta di Logan, trio della scuderia Psychotica formatosi nel Marzo 2001 e nel quale sono confluiti il chitarrista dei già citati ZTFS e la sezione ritmica degli Ain’t. A differenza degli altri progetti della Psychotica Records, Logan rinuncia alle formule freeform per proporre dei brani strutturati che però risulta arduo definire come “canzoni” : i pezzi sono si ben strutturati e ben arrangiati, ma mantengono dei tratti ruvidi, quasi urticanti, che a tratti mi ricordano le tracce più spigolose di quell’oscuro capolavoro che è stato Another Beauty Blooms degli After The Stranger (non a caso sto citando il nucleo da cui è fuoriuscito uno degli attuali membri dei Psychiatric Challenge, gruppo al quale ho accostato di recente proprio i Zero Tolerance For Silence), soprattutto nelle due parti di No Tools. La concisa The Girl Song si basa su elementi che lasciano trasparire le origini punk noise di alcuni componenti del trio, soprattutto a livello di ritmica su cui si innesta un riff di chitarra che ricorda i metallers newyorkesi Riot (periodo Narita / Fire Down Under), mentre la più articolata Listen Bastard lascia trasparire delle similitudini nell’approccio con bands Britanniche come Ursa, Kids Near Water e Caretaker. Se amate i rifferama dagli spigoli vivi non rimarrete sicuramente delusi da questo deflagrante trio pugliese. Per saperne di più visitate il sito ufficiale di Logan.
No Tools Part I / No Tools Part II / The Girl
Song (That Had A Zoo) / Listen Bastard
ROTHKO – IN THE PULSE OF AN ARTERY Instinct Records INS 7003-2
Avendo trattato durante gli scorsi mesi degli ultimi prodotti della corposa discografia di Rothko, mi è parso naturale andare a ripescare questo mini album uscito nel 2001 su etichetta Instinct (su licenza Bella Union). Sette tracce nelle quali il lavoro del trio sembra richiamare le orchestrazioni della League Of Crafty Guitarists, come traspare in Smudges And Smears e Imprint Of Leaves, in un’ottica affidata però alle intersezioni di tre bassi in luogo di un ensemble di chitarre acustiche. Gli elementi che sono giunti fino a noi in forma diluita nell’ottimo A Continual Search For Origins appaiono qui nella loro originale e rivoluzionaria forma, sotto le sembianze di un connubio tra soluzioni acustiche ed un sensato uso dell’elettronica, un cross over dalle molte sfaccettature, come testimonia la track conclusiva Harold Budd dove viene utilizzato un frammento campionato di Boy About Ten del compositore che da il nome alla traccia per creare una piece dalle influenze asiatiche non dissimile da alcuni episodi di World Diary di Tony Levin. Moments Cracked Open richiama a tratti i passaggi più evocativi di I Advance Masked di Summers & Fripp, per un insieme che non può che accrescere il rimpianto per una fase di ricerca conclusasi forse troppo presto per un act che non ha ancora avuto il riscontro che merita.
Pulse Of An Artery / Moments Cracked Open /
Imprint Of Leaves / Metatonic / Smudges And Smears / Time Out / Harold
Budd
News from the World Central
- Sono state comunicate le date del tour britannico
dei Bill Bruford's Earthworks :
6 Febbraio, Pavilion
Gardens, Buxton 0845 127 2190
8 Marzo, Central
Studio, Queen Mary's College, Basingstoke 01256 418318
9 Marzo, Midlands
Arts Centre, Birmingham 0121 440 3838
14 Marzo, Watersmeet
Theatre, Rickmansworth, Herts 01923 771542
16 Marzo, Phoenix
Theatre, Exeter 01392 667080
20 Marzo, Zodiac
Club, Oxford 01865 420042
21 Marzo, Duke of
Cornwall Hotel, Plymouth TBD
27 Marzo, Arts Centre,
Poole 01202 685222
28 Marzo, Live Theatre,
Newcastle 0191 232 1232
29 Marzo, Pacific
Road Arts Centre, Birkenhead, Wirral 0151 647 0752
30 Marzo, Arts Centre,
Swindon 01793 614837
31Marzo - 5 Aprile,
Ronnie Scott's Club, London 0207 439 0747
In Maggio dovrebbe tenersi un tour della West
Coast degli Stati Uniti
- Nuovi arrivi nel catalogo DGM : Asia - Aura;
ELP - I Believe In Father Christmas; Michael Giles - Progress; Roxy Music
- Roxy Music (Remastered); Tony Levin Band - Double Expresso; CGT - 10
Xmas Songs; CGT W/Tony Levin & Pat Mastelotto - CG3+2; Kabusacki &
La National Film Chamber Orch - Faust; Van Der Graff Generator - The Box;
King Crimson - Shoganai (Crimson Blue); King Crimson - USA/Earthbound/Thrak
(Japanese Imports); In The Court Of The Crimson King (Book) back in stock
- Con 673 voti i King Crimson sono stati giudicati
miglior band di tutti i tempi dai lettori della e-zine lettone The
Green Dolphin
News from the World
- The Brown Paper Bag Series in CD-R releases
continua con The Pre-War Busconductors, atteso per Gennaio del 2003. Le
releases più recenti sono : PUMF 413 Ceramic Hobs Of The Tin City
– Live at Mad Pride (CD-R), una registrazione di una live performance in
London del Maggio 2000, 59 mins, colour booklet; PUMF 420 Bartles Valley
Where The Moon Sleeps (CD-R); 56 mins, colour booklet. Il costo è
di £4 spese postali incluse, pagamenti con assegno pagabile a M.
Standing, gli ordini vanno indirizzati a Pumf,
25 Ivy Avenue, Blackpool, FY4 3QF. Per maggiori informazioni visitate il
website dell'etichetta
- Per celebrare i cinque anni dell'etichetta
Bella
Union è stato realizzata una double CD compilation dal titolo
At Least You Can Die With A Smile On Your Face, ed è stata decisa
una promozione per acquisti attraverso l'online
store con una riduzione del 33% sull'intero catalogo Bella Union
- The Czars suoneranno dal vivo nel corso
del mese di Dicembre prima di mettersi al lavoro per il loro prossimo album.
Ecco le date :
17 Dicembre, Madrid,
Arena
18 Dicembre, Barcelona,
Razzmatazz 1
19 Dicembre, Valencia,
Roxy
20 Dicembre, Vitoria,
Azkena
21 Dicembre, London,
The Spitz, 109 Commercial Street, E1
- Dirty Three pubblicheranno in Febbraio il
loro nuovo album She Has No Strings Apollo
- Devics hanno realizzato un 7" single dal
titolo Red Morning come apripista al loro album The Stars At St Andrea
atteso per Gennaio
- L'etichetta House Of Stairs è pronta
per pubblicare la sua prima release ufficiale Useless In Bed Vol. 1, compilation
che avrà il seguente tracklisting : Miss Helsinki - I Felt Your
Arms Around Me / Foe - Triangulator / Lapsus Linguae - Olestra (There's
Only One Drinking Fountain in Heaven) / American Heritage - Phil Collins
/ Desmotabs - Gaseous Exchange At The Alveoli / Guapo - Pharaoh / Cheval
De Frise - Chiendents / Stars In Battledress - Sand (Blowing About) / The
Monsoon Bassoon - Stag / Max Tundra - Life In A Lift Shaft / Ursa - The
Blooding / Sweep The Leg Johnny - Only In A Rerun / Defeat The Young -
I'm Ruining Something / Geiger Counter - Drink Your Milk. La data di uscita
prevista è il 10 Febbraio, ed il giorno 12 dello stesso mese dovrebbe
tenersi uno special gig per il lancio di questa release al The Camden Underworld
- L'etichetta Moonjune Records è diventata
Moonjune
Global Media, una compagnia di produzione musicale e management. Il
nuovo indirizzo è il seguente :
MOONJUNE GLOBAL MEDIA
Attn. LEONARDO PAVKOVIC
135 WEST 29th STREET #1201
NEW YORK, NY 10001
USA
phone 212-695-9531 - fax 212-494-0072
Tra i progetti di cui si occuperà Moonjune
Global Media figurano Softworks (già Software, ossia Elton Dean,
Allan Holdsworth, Hugh Hopper e John Marshall), Flash, PFM, DFA, Tripod,
Deus Ex Machina, Elton Dean & Sophia Domanchic ed altri
- E' cominciato sabato 14 Dicembre, con Pictures
At An Exhibition di Emerson, Lake & Palmer, il ciclo di videoproiezioni
Vedere La Musica, organizzato da Nonsolomorego ed il Centro Studi Per Il
Progressive Italiano. Il programma delle serate, ad ingresso libero e con
inizio ore 21:00, è il seguente :
Sabato 11 gennaio 2003 - Genesis Live, prod.
LimeLight, 1974, durata 63'
Sabato 25 gennaio 2003 - Perigeo, Schegge
Rai, prod. RAI, 1973-'74 durata 15'
Banco del Mutuo Soccorso In Tour di M.Malabruzzi,
prod. RAI, 1999 durata 50'
Sabato 8 febbraio 2003 - Yes, Yessong di Peter
Neal, prod. Wienerworld, 1972 durata 75'
Sabato 15 marzo 2003 - Robert Fripp &
David Sylvian, Japan Night, prod. LimeLight, 1994 durata 90'
Sabato 5 aprile 2003 - Frank Zappa, Does Humour
Belong In Music? di F. Zappa, prod. Pictures Music Int. Intercontinental
Absurdities, 1984 durata 57'
Sabato 17 maggio 2003 - Premiata Forneria
Marconi, PFM di F.Thaler, prod. R.T.S.I., 1980 durata 60'
Demetrio Stratos, Moka Choc Special, prod.
VideoMusic, 1989 durata 15'
Le proiezioni si terranno presso i locali
di Nonsolomorego nel quartiere di Morego (Genova).
Per informazioni su come raggiungere il locale
contattare telefonicamente o via e-mail il Centro Studi per il Progressive
Italiano, c/o Associazione Culturale Nonsolomorego, Via Morego 48, 16163
Genova. Tel/Fax 010.710670 - Cell. 3291112464 - e-mail: csprogressive@lycos.it
- Il primo singolo estratto da In Absentia
dei Porcupine Tree sarà un edit di Blackest Eyes
- La versione Europea di In Absentia è
prevista per il 13 Gennaio, e come per la stampa americana la prima tiratura
sarà una strictly limited edition. In questo caso si tratterà
di un doppio CD con un bonus contenente due extra tracks dalle ultime sessions,
Drown With Me e Chloroform (già disponibile via internet sotto forma
di mp3), ed il video edit di Strip The Soul. L'album è anche previsto
in una edizione in doppio vinile. Ma bene, Mr. Wilson, continuiamo a confezionare
rarità ...
- Qui di seguito le date del tour dei Logan
:
Giovedì 2 Gennaio
2003 "Rodeo Pub" Pulsano (Taranto)
Venerdì 3 Gennaio
2003 "Feedback" Foligno (Perugia)
Sabato 4 Gennaio 2003 "Clinic
Arci Club" Mestre (Venezia)
Domenica 5 Gennaio 2003
"Tba"
Lunedì 6 Gennaio
2003 "D*Note" Pisa
- Novità da casa No-Man : il nuovo
EP All That You Are uscirà a Gennaio del 2003, ed includerà
le tracks che non sono state utilizzate per Returning Jesus, con un edit
della title track. Il tracklisting è il seguente : All That You
Are (edit) / Until Tomorrow / Chelsea Cap / Darkroom / Until Tomorrow (lo-fi).
L'EP verrà pubblicato su Hidden Art Recordings, via 3rd Stone Ltd.,
in limited-edition digipack (cat no HI-ART 18), e sarà disponibile
attraverso Burning Shed. L'album
All The Blue Changes è intanto stato completato, e dovrebbe vedere
la luce nei primi mesi del 2003. L'album avrà una durata di 42 minuti,
il tracklisting è il seguente : Together We're Stranger / All The
Blue Changes / Things I Want To Tell You / Photographs In Black And White
/ The Break Up For Real
Mentre il primo anno dell’Euro volge al termine,
tra crisi locali ed internazionali, recessione economica e disastri ambientali,
una macchina potente e silenziosa continua il suo indisturbato lavoro sotterraneo.
Il suo motore gira alimentandosi nella quotidianità, attraverso
apparentemente innocui e persino bonari accessori del vivere comune : i
MacDonalds, Disneyland, Blockbusters, Microsoft, Coca-Cola e via dicendo.
L’ingente flusso economico che ne deriva va a finanziare i progetti più
sporchi del capitalismo corporativo, ultimo in ordine di tempo quello della
guerra ormai preparata nei minimi dettagli contro l’Iraq dell’ex alleato
ed ex paladino della libertà Saddam. In questo modo fondi stornati
dalla sanità, dall’istruzione, dagli investimenti per l’occupazione
e dalle misure per l’assistenza familiare serviranno all’oligarchia militar-petrolifera
statunitense per mettere le mani sulla seconda più importante riserva
mondiale di greggio, prospettando all’umanità un periodo ancora
lungo di economia fondata sul petrolio. Tutto ciò mentre l’ecosistema
continua inesorabilmente ad andare in malora e mentre il divario tra paesi
ricchi e paesi poveri si amplia. Tutto ciò che i primi sono disposti
a fare per i secondi è scaricare su di essi i loro arsenali, alimentando
in un secondo tempo con i soldi della solidarietà internazionale
i colossi del cemento interessati alla ricostruzione e consentendo ai paesi
occidentali di disfarsi delle eccedenze e degli scarti alimentari traendone
un ulteriore guadagno. Diventa evidente, nel momento in cui gli statunitensi
definiscono “terroristi” i vari Saddam e Bin Laden un tempo cospicuamente
finanziati per servire gli interessi dello Zio Sam, che il fattore ideologico
è stato completamente soppiantato dal Dio Mercato, con gli indici
delle principali piazze borsistiche a fungere da surreale termometro della
situazione (salgono se gli operai della Fiat o della GM vengono messi in
mezzo alla strada, crollano per il blow-job di una stagista …). In questo
mondo reso sempre più piccolo dalla velocità delle comunicazioni
e in generale dagli sviluppi della tecnologia è necessario riaffermare
la centralità dell’uomo, lavorare per una svolta umanista che ridimensioni
l’importanza dei mercati e restituisca valore e dignità all’essere
umano, al suo lavoro, al suo tempo libero, ai suoi affetti. Ricominciamo
a fare la spesa nel negozietto sotto casa, rinunciamo all’hamburger da
coma diabetico e mangiamoci la pizza di Zio Ciccillo, sostituiamo la Coca-Cola
con un sano bicchiere di vino, abbandoniamo i Warner Villages in favore
dei cinema d’essai dove è possibile ancora vedere qualche buon film
snobbato dalla grande distribuzione : è poco, ma è sempre
qualcosa, e serve comunque per riavvicinarci gli uni agli altri.
In questo numero di NO
WARNING! :
- Don't Worry, Be Happy : the new King Crimson
EP
- Back to the beginning : the King Crimson
Collectors' Club twelfth release
- Notes In The Scrap Book : the China Crisis
album review
- Everything In Its Right Place : the Radiohead
live album review
- Music From The Asylum : the Ceramic Hobs
album review
- Signals : the Howl In The Type Writer album
reissue
- In The Pulse Of An Artery : the Rothko single
review
- Let There Be Progress : the 21st Century
Schizoid Band official bootleg review
- The Size Of An Ocean : the Oceansize EP
review
- In The Dead Of Night : the 01:00 am demo
review
- Nobodybut : the Abarthjour Floreale demos
- Jewels of Tuscany : the Monow demos
- Noisy Challenge : the Zero Tolerance For
Silence EP
- Welcome Back In The Circus : the Pram album
review
- Post-its On The Wall : the Tim Bowness &
Peter Chilvers album review
- It Won't Be Long : the Trashmonk album review
- Two Sides Of Dead Digital : the Primitive
Painter / Pulby split single
- Sleep Of No Dreaming : the Porcupine Tree
new studio album
- Prayer For The Soul : the Altamont demos
reissue
- News from the World Central
- News from the World
KING CRIMSON - HAPPY WITH WHAT YOU HAVE TO BE HAPPY WITH Sanctuary Records 06076-84580-2
Il mese scorso mi interrogavo sul perché licenziare a Sanctuary i nuovi prodotti di Crimso, interrogativo che rimane senza risposta. Lo stesso Fripp, nel suo diario online, chiarisce però i motivi dell’avvicendamento tra Virgin e Sanctuary, ovviamente legati alla vile pecunia. Pare che i sei anni e mezzo di dispute legali denominate da Fripp come Endless Grief abbiano portato nel Settembre 1997 ad una sentenza dell’High Court che innalzava in maniera significativa le royalties. Il buon Fripp evidentemente si aspettava che BMG & Virgin si adeguassero alla sentenza, ma a protrarre il “dolore senza fine” del Monarca hanno provveduto gli uffici legali e la burocrazia delle due compagnie. Lo stesso Fripp si chiede “cosa devo imparare da ciò?” Che ingenuità, Robert, dove va a finire in questi casi tutta la tua intelligenza e la tua arguzia? Credo sia perfettamente inutile commiserarsi definendosi un “piccolo & insignificante artista”, la strada da percorrere per svincolarsi dai tentacoli dell’industria discografica era solo quella consigliata in altre occasioni ad altri musicisti, ossia quella dell’autoproduzione; King Crimson può vendere lo stesso numero di copie con o senza l’ausilio della grande distribuzione. Credo quindi che pensare che le cose possano cambiare con Sanctuary sia solo una pia illusione, ma entriamo nel merito del nuovo EP. Nel comunicato stampa, valevole sia per l’EP che per il successivo full lenght album, Fripp sostiene che King Crimson ha reinventato la sua ruota. “Prima, c’era una ruota. Ora, c’è una ruota. Nel mezzo c’è sofferenza”. Drammatico, ma al tempo stesso divertente, Mr. Fripp : Happy With What You Have To Happy With è la mano sinistra. The Power To Believe è la mano destra. Nella mano sinistra ci sono gradi di delusione, rassegnazione e disperazione. Nella mano destra c’è speranza. Sembra quasi rievocare il comunicato stampa di Three Of A Perfect Pair, album suddiviso il lato destro e lato sinistro : “un lato è accessibile, l’altro lato è eccessivo”. Non deve essere comunque difficile per King Crimson “essere felici con ciò che hanno”, almeno a giudicare dall’ascolto di questo EP : Happy With What You Have To Be Happy With (pubblicato in Giappone con il titolo Shoganai e con un diverso artwork) è quindi un’introduzione a The Power To Believe (e non EleKtrik, come riportato sul retro copertina, titolo che invece farà parte del tracklisting dell’album). Crimso si ripresenta, dopo il buon Level Five, con un altro EP comprendente sia materiale nuovo che già edito, anche se stavolta l’impressione è quella che dopo la precedente eruzione metallica il quartetto si sia voluto dare una calmata. O si tratta di un depistaggio? Molti episodi tra i dieci che compongono questi 34 minuti di musica Cremisi sono dei brevi esperimenti che personalmente non prenderei molto sul serio, come i vari divertissement vocali di Bude, I Ran e Clouds (quest’ultima con tanto di hidden track che sembra più che altro un assemblaggio di registrazioni prese dietro le quinte, quasi alla maniera della ghost track di Island), mentre sicuramente migliori risultano il soundscape di Mie Gakure e la configurazione percussiva a mo intro di Waiting Man dal titolo Shoganai. Non siamo di fronte alle incandescenti fuoriuscite di magma di VROOOM, anche se qualcuno ha detto che Happy sta a Power To Believe come VROOOM sta a THRAK : la differenza è evidente, come non notare la mancanza di episodi come le incredibili Cage e When I Say Stop Continue in favore dell’inclusione di un bluesaccio come Potato Pie, secondo in rapida successione dopo ProzaKc Blues e preoccupante sintomo di involuzione per Crimso? Rimane il fatto che King Crimson non riesce proprio, neanche volendo, a fare un brutto disco! L’edit alternativo di Happy è un altro tongue-in-cheek come lo sono stati nel recente passato Sex Sleep Eat Drink Dream e The World’s My Oyster Soup Kitchen Floor Wax Museum, con una struttura forte che nel ritornello si snoda sul collaudato schema a pennate intercalate divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica per Crimso. Bella anche l’altra vera e propria song, Eyes Wide Open, qui inclusa in versione acustica, con un soffice background costituito da un leggero soundscape e dalle percussioni di un Mastelotto che gioca a fare il Bill Bruford della situazione (ricordate Two Hands e The Sheltering Sky?) prima di fare il suo ingresso con il drum kit solo nel finale del pezzo. Una Nuovo Metal performance di Larks' Tongues In Aspic (Part IV) registrata dal vivo in Nashville nell’Ottobre 2001 chiude virtualmente l’EP, rinfocolando l’attesa per il prossimo, imminente episodio della saga Cremisi. “The Power To Believe è la conclusione di tre anni di Crimsonising da parte del Line-up Six che iniziò allo StudioBelew in Nashville nell’Ottobre 1999 con la scrittura e la registrazione di The ConstruKction Of Light, seguito da estensivi tour in Europa, Giappone e Americhe nel corso del 2000 e 2001”. E’ il preludio ad un nuovo addio? Non facciamo scherzi, Robert, siamo disposti a sorbirci Endless Grief versione millennium e a mettere mano al portafogli ogni qual volta il Venal Leader decida di far uscire una qualunque ristampa del suo catalogo, ma la scena musicale non può assolutamente fare a meno dell’apporto di King Crimson.
Bude / Happy With What You Have To Be Happy
With / Mie Gakure / She Shudders / Eyes Wide Open / ShoGaNai / I Ran /
Potato Pie / Larks’ Tongues In Aspic (Part IV) / Clouds / Hidden Track
: Einstein's Relatives
KING CRIMSON – LIVE IN HYDE PARK King Crimson Collectors' Club CLUB12
“Tutta la musica, ad eccezione di un gruppo incredibile chiamato King Crimson, era indifferente” : così il giornalista britannico Richard Gott sintetizzò sulle colonne del The Guardian il concerto del 5 Luglio 1969 in Hyde Park organizzato in memoria di Brian Jones, concerto che non è azzardato affermare che abbia stabilito uno spartiacque epocale per la musica rock. Certo non doveva essere gran cosa il panorama musicale di fine sixties, e l’avvento di Crimso rappresentò sicuramente una svolta rivoluzionaria della quale abbiamo più volte trattato. La registrazione di questa performance si può quindi definire una sacra reliquia, un oggetto da culto il cui rinvenimento e conseguente pubblicazione può essere paragonato al ritrovamento del Sacro Graal : si era certi della sua esistenza, ma anche a livello di liste di scambio di live tapes non era mai emersa (a parte alcune “sole” maldestramente spacciate). Grande fu l’eccitazione alla notizia che il KCCC stava per dare alla luce questa registrazione, ed altrettanto grande fu lo sconforto quando problemi di royalties generati da Greg Lake ne bloccarono per ben due anni la pubblicazione. Problemi che evidentemente sono stati di recente risolti, consentendo ai fans di appropriarsi di questa istantanea di un momento storico di Crimso : risulta difficile credere che, come sostengono i protagonisti nelle note del booklet, il gruppo non fosse in preda all’emozione di fronte a mezzo milione di persone radunate sull’erba del parco londinese, per le quali la breve ma energica performance dell’ancora sconosciuta band deve essere stata un’autentica boccata di aria fresca nello stagnante panorama musicale dell’epoca. Una performance condotta quasi come un fuoco di linea, senza pause, senza esitazioni, che dall’opener Schizoid Man alla conclusiva Mars mostra tutta la grinta e la determinazione di un gruppo conscio di aver appena iniziato un cammino che attraverserà, segnandolo profondamente, un periodo temporale lungo oltre un trentennio. Si segnala la presenza di Get Thy Bearings, personale rivisitazione del pezzo di Donovan, e di una concisa versione di Epitaph che attraverso Mantra va a legarsi a Travel Weary Capricorn, pezzo affidato alla voce di Michael Giles che non troverà posto ne in In The Court Of The Crimson King ne in nessun altro successivo lavoro. Da notare come Lake affronti le prime strofe di Epitaph con la tonalità alta che in seguito utilizzerà solo durante lo svolgimento del pezzo. A giudicare dalle note incluse nel booklet, il layout di quest’ultimo deve essere stato ridisegnato rispetto a quello previsto originariamente nel 2000, mentre rimane il dubbio sul periodo in cui sono state incluse le bonus tracks. Si tratta di un estratto dal playback tenutosi a Londra il 15 Marzo 1997 per presentare il box set Epitaph, occasione in cui si ritrovarono in pubblico tutti i membri della formazione originale, e di una versione strumentale di 21st Century Schizoid Man tratta dalle prime sessions di registrazione di ITCOTCK al Morgan Studios del Giugno 1969, sessions abbandonate al terzo pezzo per l’insoddisfazione del gruppo che si trasferì infatti al Wessex Sound Studios. La traccia presenta la base presso che completa e dei solos provvisori di sax e chitarra, solos che avrebbero dovuto fungere da guida per l’esecuzione di quelli definitivi. Un volume tra quelli più interessanti del KCCC, che forse conclude definitivamente la ricerca sul primo periodo di Crimso, sempre ammesso che gli archivi di Mr. Fripp non nascondano altre sorprese.
21st Century Schizoid Man / In The Court Of
The Crimson King / Get Thy Bearings / Epitaph / Mantra / Travel Weary Capricorn
/ Mars / Band Reunion Meeting (Epitaph Playback, London March 15, 1997)
/ 21st Century Schizoid Man : Instrumental Version (Morgan Studios, June
12, 1969)
CHINA CRISIS - SCRAP BOOK VOL.1 LIVE AT THE DOMINION THEATRE Crisis Records CHVP101CD
Quando un live album include tutti i principali hits di una band, valorizzati da una impeccabile esecuzione e da una resa sonora di ottima qualità, cos’altro rimane da dire? Tra i pochi gruppi pop degli eighties ad essere sopravvissuti fino ai giorni nostri, i China Crisis possono ancora oggi fare sfoggio di un songwriting di pregevole qualità, come è possibile constatare ascoltando pezzi più datati come Kings In A Catholic Style e Black Man Ray ma anche recenti come Wall Of God. Un live album, registrato al Dominion Theatre di Londra nel 2001, che risulterà gradito sia ai fans più fedeli che a coloro che si accostano per la prima volta al gruppo di Liverpool. Reperibile presso Voiceprint.
Wall Of God / Gift Of Freedom / Tragedy And
Mystery / Wishful Thinking / You Did Cut Me / Bigger The Punch I'm Feeling
/ Highest High / Strenght Of Character / Seven Sports For All / King In
A Catholic Style / Working With Fire And Steel / Some People I Know Lead
Fantastic Lives / Christian / Black Man Ray
RADIOHEAD - I MIGHT BE WRONG Parlophone 7243 5 36616 1 8
Un sanguinolento brandello di carne, residuo materiale di indicibili sofferenze fisiche, lasciato in terra alla mercè di predatori di varie specie e dimensioni … spesso ascoltando un disco mi capita di focalizzare un’immagine simbolica, immagine che in questo caso è legata al bel disco live dei Radiohead uscito lo scorso anno e che solo recentemente sono riuscito a depennare dalla lista della spesa. Le belle ed essenziali canzoni del gruppo inglese mi fanno sorgere spontaneo l’interrogativo su come abbiano fatto i Radiohead con la loro musica tutt’altro che easy a fare breccia nel grosso pubblico; probabilmente molti per qualche oscuro motivo li hanno accostati agli U2, ma i Radiohead non hanno proprio niente da spartire con gli ex paladini della causa Irlandese asserviti alle bieche regole del business, loschi figuri che se solo avessero speso un po meno tempo ai parties ed un po più in sala prove forse sarebbero riusciti anche a realizzare un disco decente nell’arco della loro osannata carriera. Questo live album ci conduce attraverso l’ossessivo ed essenziale rifferama di The National Anthem e I Might Be Wrong, percorrendo i corridoi senza uscita di Morning Bell ed Everything In Its Right Place, i luoghi di raduno dell’inconsistenza collettiva di Idioteque, gli abissi di malinconia di Like Spinning Plates, le soffocanti spirali di Dollars And Cents. La musica dei Radiohead è l’urlo di dolore dell’uomo del terzo millennio, quotidianamente stritolato tra il degrado ambientale e gli effetti della globalizzazione; ma anche in mezzo alla disperazione più nera rimane un po di speranza, quella nell’amore, e il vero amore aspetta : il semplice riff di chitarra acustica sembra voler evocare un addio che ha in se una inequivocabile certezza, quella di un ricongiungimento che prima o poi avverrà. True Love Waits … si, Thom, dopo che tu l’hai cantato con questo coinvolgimento chiunque potrà contare su questa verità.
Side One : The National Anthem / I Might Be
Wrong / Morning Bell / Like Spinning Plates / Idioteque Side Two : Everything
In Its Right Place / Dollars And Cents / True Love Waits
CERAMIC HOBS - STRAIGHT OUTTA RAMPTON Pumf Records PUMF 350
Band associata ad un movimento che intende portare alla pubblica attenzione gli aspetti riguardanti la salute mentale, Ceramic Hobs ha già all’attivo il debut album Psychiatric Underground, album che ha raccolto un buon numero di consensi da parte della critica musicale : il prestigioso magazine Record Collector ha definito Ceramic Hobs “ una band in un pericoloso stato di avant-psychosis”, Just Glittering ne ha parlato come “uno dei più grandi tributi di sempre ai benefici dell’instabilità mentale” mentre Uncarved avvertiva che “può essere pericoloso per i bambini e per gli operatori di macchinari pesanti”. Musicalmente si tratta di un’opera difficilmente classificabile : prendete qualche hit come Le Freak e Kharma Chameleon, aggiungetevi melodie natalizie, dialoghi, trasmissioni radiofoniche, campionamenti vari, citazioni da celebri soundtracks come Incontri Ravvicinati, quintali di rumori, dosi massicce di follia di stampo Zappa / Beefheart, mettete tutto nel frullatore e fatelo girare, ovviamente senza coperchio! E’ l’unico modo in cui possa darvi un’idea di ciò che Ceramic Hobs offrono all’ascoltatore. Qualche raffronto può essere eventualmente fatto con Thing Fish di Frank Zappa, o con alcuni episodi dei Psychic TV, altro non saprei dire. L’unico grosso dubbio è quello, almeno per me, di capire dove finisce lo scherzo e dove si inizia a fare sul serio : testi come quello di Public Order, se presi seriamente, sono un autentico manifesto reazionario di intolleranza. Preferisco pensare ad una sana ed irriverente vena ironica, visto anche il riferimento ad un ipotetico Gay Skinhead e la presenza di un evidente sberleffo ai baronetti intitolato Hey St. Jude. Il disco è reperibile attraverso Pumf al prezzo di 5 Sterline Britanniche, inclusivo di spese di spedizione.
The Chicken Stops Here / The Gay Skinhead /
Shaolin Master / The Prowler / Kaizen Gave Me A Reason To Live And A Reason
To Die / Islam Uber Alles / Untitled #2 / Marlene / Ku Klux Kleveleys /
A.E. Trip Thing / We Are The Mods / Lone Twister / Amateur Cops / Red Zone
/ Psychic Vampires / Public Order / Hey St. Jude / The Colour Out Of Space
HOWL IN THE TYPE WRITER – GRAND THEFT AUDIO Pumf Records PUMF 378
Howl In The Type Writer è una one man band di cui è titolare Stan Batcow, ed il cui lavoro è stato associato a quello di acts come Negativeland e Severed Heads. Io citerei anche Turkey Makes Me Sleepy per inquadrare questo ampio calderone nel quale è stato gettato di tutto, da brandelli di soundtracks a spezzoni di dialoghi, dai messaggi preregistrati delle compagnie telefoniche a estratti da soundchecks, trasmissioni televisive, comizi e quant’altro possa essere finito in un modo o nell’altro su nastro magnetico. Il “grande furto audio” diventa cosi un manifesto espressivo parallelo a quello che lo stesso Stan ci ha fatto conoscere con Ceramic Hobs, con sfumature più soft e scanzonate che ben si sintetizzano nel motto riportato direttamente sul supporto digitale, motto che recita “Se guardi nel modo giusto, puoi vedere che l’intero mondo è un giardino”. L’album viene presentato come tre mini-albums raccolti in un unico CD, con intervalli di silenzio posti laddove l’ascoltatore possa averne avuto abbastanza di questo che è stato definito “un arazzo di speranza e confusione”. Potrete inoltre divertirvi nel decifrare i simboli che sostituiscono i titoli dei ventiquattro pezzi presenti. Interessante. L'album non è disponibile nei negozi, ma solo attraverso il sito dell'etichetta Pumf al prezzo di 5 Sterline Britanniche, anche stavolta inclusivo di spese di spedizione.
Track 1 - 24
ROTHKO – RED CELLS Too Pure PURE 126S
Concepito con l’idea di creare due tracce opposte ma complementari, Red Cells costituisce il primo episodio ad opera del nuovo line up di Rothko realizzato in vinile formato 7” come singolo apripista per l’album A Continual Search For Origins di cui abbiamo già trattato pochi mesi or sono. Mark Beazley ha semplificato il concetto di questo singolo riferendosi ai globuli rossi e ai globuli bianchi che danno il titolo alle due tracce del singolo, spiegando che “essi simbolizzano il modo in cui molte cose possono coesistere nello stesso spazio, una vicina all’altra, svolgendo ruoli diversi, quasi non correlati tra loro ma che contribuiscono a far funzionare bene le cose”. Stupenda traccia acustica incentrata su morbidi arpeggi di basso e chitarra, Red Cells contrasta totalmente con il tecnologico soundscaping di White Cells dove una melodia non troppo dissimile dalla precedente è ricostruita da layers e punteggiature di basso e tromba. Questo singolo può essere visto anche come trait d’union tra l’attuale e la precedente configurazione di Rothko, un act che rimane tra le più interessanti realtà emerse nel corso degli ultimi anni dalla scena undergroud Britannica. Reperibile attraverso l’etichetta Too Pure.
Red Cells / White Cells
21st CENTURY SCHIZOID BAND - OFFICIAL BOOTLEG VOLUME ONE SB 001
Molti detrattori potrebbero tranquillamente parlare di 21st Century Schizoid Band come di un’operazione commerciale, oppure di un’operazione dettata dal “fattore nostalgia”. Considerato che non stiamo parlando della reunion di una band da Top Ten possiamo tranquillamente escludere l’ipotesi commerciale; quanto alla seconda ipotesi, beh, riflettiamo un attimo e soprattutto ritorniamo indietro di qualche anno. Non fu lo stesso Fripp, alla fine degli anni ’90, a proporre a Wetton, McDonald e Giles un periodo di lavoro in studio e on stage su parte del repertorio degli anni 1969 – 74? Quello stesso Fripp che ha tagliato (giustamente, a mio avviso) dal live set tutto ciò che è antecedente al 1994? Detto questo, credo proprio che l’ipotesi nostalgica si possa far cadere, considerando un’altra affermazione di Mr. Fripp risalente alla pubblicazione del box set Frame By Frame in risposta alla domanda “Perché ha fatto reincidere a Tony Levin le parti di basso di Gordon Haskell in Bolero e ha fatto cantare Cadence And Cascade ad Adrian Belew (cancellando di fatto dal box set ogni traccia della presenza del suo ex compagno di scuola NDNW)?”. Fripp rispose pressappoco che il materiale di King Crimson non è una cosa immutabile nel tempo, ma sempre disponibile per essere reinventata. Allora non se ne avrà certamente a male l’uomo del Dorset se alcuni suoi ex colleghi hanno deciso di cimentarsi su parte del materiale di King Crimson che, pur essendo sempre li disponibile, lui ha deciso di non voler rielaborare. Questo Official Bootleg Volume One, registrato il 22 Agosto di quest’anno nei Mark Angelo Studios di Londra, include così sette estratti dagli albums ITCOTCK, ITWOP e Islands già parte del live set suonato da 21st Century Schizoid Band nel corso del suo tour Britannico e che rivivono nelle calibrate interpretazioni di un act che ha comunque dovuto rivedere le orchestrazioni dei vari pezzi per adattarle ad una formazione comprendente due polistrumentisti dello spessore di Ian McDonald e Mel Collins. I pezzi non hanno bisogno di presentazioni in quanto li conosciamo come le nostre tasche, divertiamoci però ad assaporarne le sottili differenze rispetto alle versioni originali ed apprezziamo l’abilità di cinque musicisti che hanno fatto storia : siamo infatti di fronte al nucleo originale di una delle più importanti bands mai esistite, aumentato da uno dei più stimati session men in circolazione e da uno dei più bravi e originali chitarristi sulla scena mondiale. Il disco è reperibile attraverso Burning Shed ed il sito ufficiale della 21st Century Schizoid Band, e speriamo che altri se ne aggiungano presto.
A Man A City / Catfood / In The Court Of The
Crimson King / Formentera Lady / Ladies Of The Road / I Talk To The Wind
/ 21st Century Schizoid Man
OCEANSIZE - RELAPSE EP Beggars Banquet Records BBQ364CD
Ed ora parliamo di un’interessante band proveniente da Manchester … no, non si tratta dei Take That, ma di un robusto quintetto dalle solide sonorità. Decisamente più raffinati di The Relatives ma più quadrati rispetto a Cardiacs, Foe e Blue Apple Boy, gli Oceansize hanno già alle spalle altri tre singoli. Quella in questione è la prima release per l’etichetta Beggars Banquet, per la quale il gruppo si è avvalso della produzione di Tim Smith (finalmente posso svelare il nome che mi era stato chiesto mesi or sono di non nominare, anche se la scelta del produttore era stata già fatta). Tre tracce per complessivi 22 minuti all’insegna di un grintoso rock prevalentemente chitarristico che potremmo collocare a fianco di Radiohead e Medal (alfieri di un piacevole rock che venne etichettato brit-prog dalla stampa musicale britannica e dei quali si sono perse le tracce), nel quale si aprono talvolta squarci acustici pilotati da efficaci tappeti di tastiere (Amputee) o che si snoda su distanze di tutto rispetto (prendete ad esempio i dieci minuti della title track) proprio partendo da soluzioni elettroacustiche che introducono insistenti riffs derivati dai Led Zeppelin di In Through The Out Door, riffs che formano un potente crescendo concluso da un rilassato finale. La formula di Relapse viene proposta in forma più concisa in You Wish, pezzo la cui seconda porzione è anche più loud avvicinandosi a certo glam metal statunitense in voga nella seconda metà degli eighties. La produzione di Tim Smith è molto discreta e non snatura l’essenza della band, che alla luce di questo buon EP attendiamo con fiducia alla prova di un full lenght album. Per maggiori infos visitate il website di Oceansize, presso il quale è reperibile questo CD.
Amputee / Relapse / You Wish
01:00 a.m. - [af/cpu1qdk/ecnh] promo CD
Dietro la sigla alfanumerica 01:00 a.m. si cela il musicista livornese Antonio Maffei, ex membro di bands quali Marionette Di Carta e gli ottimi I Haven't Seen A Yeti Yet. Il breve promo a tre tracce da lui interamente composto, suonato, registrato e mixato, ci mostra un piccolo campionario del lavoro di un musicista raffinato e capace, abile nel creare atmosfere rarefatte e suadenti, perfetta antitesi della canzonetta mainstream irrorata di chitarracce finto-rock in confezione “saranno famosi” o “Sanremo giovani”. La semplice eppur gradevole melodia di pianoforte di AF ci riporta alle stupende atmosfere di Robert John Godfrey, mentre le delicate teorie di chitarra acustica di CPU1QDK potrebbero essere ricondotte all’Anthony Phillips dei vari Private Parts And Pieces, ma su entrambe le tracce aleggiano a livello di arrangiamento accorgimenti alla Eno. Il bellissimo soundscape della conclusiva ECNH si eleva a seria alternativa nostrana al lavoro di acts come Inconnu, The Tenth Planet e Cipher, con un efficace uso dell’elettronica applicata a pochi accordi assemblati con gusto. Speriamo di risentire al più presto Antonio con qualcosa di quantitativamente più corposo di un demo di undici minuti e mezzo. Per contatti antonio_maffei@hotmail.com
AF / CPU1QDK / ECNH
ABARTHJOUR FLOREALE – DEMOS (promotional copy)
Abarthjour Floreale si forma nel marzo 1993 nel circolo Arci di Isernia, e già dopo pochi mesi inizia la sua attività concertistica nella zona di Roma pubblicando quindi il primo demo tape dal titolo Your Flexible Trend. Nel 1995 apre per Uzeda, Marlene Kuntz e C.S.I., partecipa con due brani alla compilation Mostrock 95 e realizza il secondo demo Twim. I due anni seguenti vedono un’intensa attività live attraverso Toscana e Lazio, quindi Abarthjour Floreale realizza un terzo demo, 2she2, e nel 1998 un quarto demo dal titolo Ouat. Nel 1999 si segnala una loro partecipazione alla compilation mp3 di rockit, quindi nel 2001 una collaborazione con i Virginiana Miller per la compilation Loser My Religion #2. E’ infine storia recente la partecipazione di Abarthjour Floreale alla compilation 15id della Raving Records con il pezzo Formichina, che farà parte del prossimo Entartete Musik. Il trio composto da Anna Finori (basso e voce), Rino Sassi (batteria) e Matteo Ciarlante era stato da me accostato a The Monsoon Bassoon, ma alcuni riferimenti possono essere fatti anche a bands come Delicate Awol ed Oceansize; il suono a tratti diventa molto dark, a metà strada tra Bauhaus ed Anekdoten, conservando comunque una certa pulizia nel sound complessivo. Le parti di chitarra sono grintose ma articolate, come si conviene per un act che non voglia suonare come l’ennesimo power trio; le strutture alternano parti serrate ad altre dal respiro molto ampio, sulle quali la voce di Anna Finori è libera di svariare a piacimento conferendo ad Abarthjour Floreale un’impronta distintiva. Ottime, oltre alla già nota Formichina, anche Shirley Temple e Bristol, ma tutto il materiale incluso in questa raccolta di demos merita di essere incluso in un prodotto ufficiale che mi auguro non sia molto lontano. Per saperne di più visitate il loro website.
Nobodybut / Formichina / Shocking Pink Bubbles
/ Sushi / Bristol / My Mega Mind / Shirley Temple / The World Is Mine
MONOW – DEMOS (promotional copy)
Monow nasce a Pisa il 10 Novembre del 1998 come side project di Abarthjour Floreale, del progetto fanno parte Anna Finori e Rino Sassi con una serie di ospiti. Pochi mesi dopo partecipano con i brani Pinkshell e Looptzlah alla compilation Mp3 di Rock It, quindi con la cover di William, It Was Really Nothing partecipano ad una compilation di tributo agli Smiths intitolata There Is A Light That Never Goes Out. Con quest’ultimo pezzo partecipano a Dispenser su Radio 2 Rai nel Marzo 2001; un mese più tardi l’etichetta Loser pubblica la compilation Loser, My Religion contenente una cover di Loser di Beck. L’ultima produzione di Monow in ordine temporale è un altro contributo ad una compilation uscita lo scorso Luglio, Primo Salto della Fosbury Records, con un pezzo intitolato Minimal Ennui. Sono certo che Monow risulterà molto gradito agli estimatori di Bjork, Goldfrapp e Anja Garbarek, con la quale Anna Finori ha una notevole somiglianza nel timbro vocale; avrete capito che stiamo parlando di un pop molto raffinato costruito su patterns ritmici di derivazione dub e su un sapiente uso di samples e di suoni opportunamente dosati, sagomato in un formato canzone che mostra il livello di maturità di questo progetto. L’ampio campionario di stili di Monow (che include anche una bella traccia strumentale molto ambient come Yeti) merita sicuramente una vetrina migliore di una serie di partecipazioni a compilations varie : che ne direste, ragazzi, di mettervi al lavoro per realizzare un album? Per infos, contatti ed altro vi rimando al website di Monow.
Minimal Ennui / California Uber Hull / William,
It Was Really Nothing / Jewels / Pinkshell / Lezlove / Looptzlah / Loser
/ Nzing / Yeti (I Haven't Seen A Yeti Yet)
ZERO TOLERANCE FOR SILENCE – ZERO TOLERANCE FOR SILENCE Psychotica Rec (no cat number)
Zero Tolerance For Silence nasce come band noise rock nel febbraio 1999 dall'incontro di alcuni musicisti dell'area di Taranto, traendo il nome del gruppo dall’omonimo album di Pat Metheny. Successivamente, al primo line up a tre elementi (chitarra, basso e batteria) si aggiunge un secondo chitarrista, ed il gruppo si sposta verso forme di espressione sonore libere ed improvvisate. Il manifesto programmatico di ZTfS, che citano tra le loro influenze gruppi come Laddio Boloko, Dazzling Killmen, Uzeda, Shellac e Sonic Youth, si può sintetizzare citando una loro definizione : “ Il nostro modo di intendere la musica è libero dagli schemi classici, non esistono canzoni, esistono solo momenti diversi di un’esperienza musicale …”. Oltretutto i membri di ZTfS si definiscono un semplice nucleo di un progetto che può includere anche partecipazioni episodiche, “un progetto che tocca un insieme più o meno ampio di persone aventi lo stesso intento : fare della musica che, di volta in volta, identifichi un istante preciso ed irripetibile della propria crescita musicale”. Lodevole impegno che, a giudicare dal demo inviatomi, la band pugliese sta conducendo in maniera egregia : di qualcosa del genere abbiamo trattato tempo fa presentando la band britannica Psychiatric Challenge, quindi chi ha apprezzato il lavoro di Ian Simpson e soci non deve assolutamente perdersi questa band nostrana. Bandita ogni forma melodica ed ogni struttura più o meno assimilabile alla forma canzone, ZTfS ci offrono 17 ruvide tracce di lunghezza che varia da pochi minuti ad una manciata di secondi, anche se gli indici potrebbero tranquillamente fungere da sommarie divisioni per questi venti minuti di improvvisazioni freeform che potrebbero costituire un’unica take. Sfumature Cremisi (versione Nuovo Metal) tingono alcuni episodi come l’opening track, ma potremmo citare anche Henry Cow e gli esperimenti di Fred Frith per dare una vaga idea del sound di questa band. Già presenti con il pezzo The Strategy Of The Battle sulla compilation 15id, pezzo dagli spigoli vivi ma decisamente più strutturato e fruibile rispetto al materiale incluso in questo demo, Zero Tolerance For Silence si presentano con forza e personalità sulla scena post rock europea, e a dispetto di coloro che sono convinti che “in musica è ormai stato detto tutto” rilanciano l’idea per cui anche da una strumentazione basilare è ancora possibile tirare fuori qualcosa di innovativo. Per saperne di più visitate il website http://www.psychoticarecords.com
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PRAM – SOMNILOQUY Domino Recording Co Ltd WIGCD95
Quando qualche anno fa l’amico Charles Imperatori, facendomi ascoltare per la prima volta i Pram, mi chiese cosa ne pensassi, mi venne spontaneo rispondere “Un gruppo di Canterbury in acido”. A distanza di tempo l’impressione non è cambiata, anzi è stata accentuata da questo Somniloquy : temi sospesi tra psichedelia e tardo beat (Monkey Puzzle) che fanno tornare la mente alle sballate melodie di In The Land Of Grey And Pink, nenie circensi immerse nell’acido solforico (Mother Of Pearl, Play Of The Waves) e allucinogeni distillati dal songbook dei Curved Air e degli ultimi Talk Talk sono solo alcuni degli elementi che compongono il sound dei Pram. Qualcosa di lontanamente assimilabile ce lo avevano fatto sentire i Boingo, o ancora meglio gli incredibili Flaming Fire, ma una simile miscela è cosa totalmente inedita. Ascoltate ad esempio la conclusiva A Million Bubbles Burst, dove su una ritmica quasi dub si sovrappongono passaggi alla Cardiacs ed una melodia da luna park, con un cantato dalla timbrica prossima a quella di Sonja Kristina, o le bizzarrie racchiuse in The Way Of The Mongoose, e poi ditemi se la mia definizione citata in apertura vi sembra ancora azzardata. E’ comunque un piacere constatare che certe sonorità hanno ancora qualcosa da comunicare, soprattutto se affidate ad elementi creativi che non si limitano a proporre un revival ma che sanno ritagliarsi uno spazio d’azione, grazie anche ad una buona perizia nella manipolazione dei suoni (prendete ad esempio la ritmica sull’hi hat trattata ed utilizzata in Play Of The Waves). Frammenti riconducibili ad Hackett e Oldfield vengono messi in infusione dentro una teiera volante, quindi filtrati finemente e serviti con qualche immaginario cereale … confusi? Beh, procuratevi Somniloquy e fatemi sapere cosa ne pensate, magari allora sarete voi a consigliarmi qualche altro disco dei Pram. Reperibile via Domino Records.
Mother Of Pearl / The Way Of The Mongoose /
Monkey Puzzle / Clock Without Hands / Bewitched (Plone Mix) / Play Of The
Waves (Balky Mule Mix) / Omnichord (Terry:Funken Mix) / The Last Astronaut
(Andy Votel Mix) / A Million Bubbles Burst (Sir Real Mix)
TIM BOWNESS / PETER CHILVERS – CALIFORNIA, NORFOLK Burning Shed bshed0201
California, Norfolk … l’enorme distanza che separa questi due luoghi geografici può essere paragonata alla distanza che separa le varie proposte musicali delle quali è autore Tim Bowness, distanza da lui coperta con disinvoltura, quella che solo i migliori possono mostrare. Ecco, immaginate di poter coprire questa stessa distanza con i vostri più intimi pensieri, con le vostre fantasie, con i vostri sentimenti più sinceri … se riuscirete ad immaginare ciò, allora avrete trovato in California, Norfolk la colonna sonora per i vostri viaggi immaginari. Nel corso della lunga attesa per l’uscita di questo album avevamo avuto modo di fare una sorta di preview grazie ad alcune tracce gentilmente forniteci allo scopo, ma la loro pur ottima fattura non poteva assolutamente rendere l’idea della grandezza del prodotto completo, un concept di grande statura che rimarrà sicuramente tra i classici imprescindibili nella discografia del ceppo No-Man. E’ possibile constatare come Tim Bowness pare trovarsi a proprio agio in qualunque situazione, al fianco di Steven Wilson come di Os e Michael Bearpark, con Stephen Bennett come con Peter Chilvers, ma in quest’occasione, più che nel contesto Samuel Smiles o Henry Fool, la partnership con il polistrumentista di Cambridge assume connotazioni che sanno di fragile incantesimo, di delicati equilibri su un sottilissimo velo di ghiaccio, eppure il mood regge per ben tre quanti d’ora di magia. La sensazione che ne deriva è quella che si può avere sfogliando un album di fotografie, quel sapore agrodolce di malinconia che va a braccetto con i bei ricordi accompagnati dalla brezza e dalle onde del mare che si fermano sulla battigia : la ragazza che non hai mai dimenticato, la classe scolastica del ’91, lettere mai spedite, biglietti adesivi che si staccano dal muro ... Signori, che disco! Tim Bowness è l’unico vocalist in circolazione che sia in grado di esprimersi con testi cosi concisi eppure cosi intensi, dove ogni parola è un’immagine che sembra evocare il significato che avrebbe una sequenza di centinaia di altri termini, e Peter Chilvers sembra essere il suo alter ego per quanto riguarda l’impianto sonoro, rarefatto al punto da sembrare scarno ma invece carico di colori ed essenze che danno alle basi uno spessore inimmaginabile. Come un calice di vino che ne sprigiona tutti gli aromi e i profumi solo se accostato alle narici, cosi California, Norfolk si lascia apprezzare lentamente, senza fretta, attraverso continue degustazioni. Trattandosi di un simile concept, mi risulta arduo individuarne gli highlights, anche se non riesco a negare una certa predilezione per Hostage, per la title track, per Post-its e per Rocks On The Green, il cui bellissimo tema viene ripreso nell’altrettanto stupenda Winter With You. Da segnalare che la traccia conclusiva, Dreamer’s Song, è inclusa in una diversa versione nell’album di Henry Fool; quella qui posta in chiusura risulta più eterea e sognante rispetto alla versione ad opera del sestetto, dove sono molto più abbondanti le parti di tastiere. L’album, l’unico finora realizzato in jewel case dall’etichetta, è reperibile esclusivamente attraverso Burning Shed.
Hostage / California, Norfolk / Post-its /
Chant One / Also Out Of Air / Days Turn Into Years / Rocks On The Green
/ Winter With You / Dreamer's Song
TRASHMONK – MONA LISA OVERDRIVE Creation Records Ltd CRECD 212
Recuperiamo questo bel disco del 1999 passato praticamente inosservato nonostante il suo considerevole valore. Tempo addietro (numero 20 di NO WARNING!) avevo presentato il singolo Sapphire, anteprima della ristampa da parte dell'etichetta Poptones con due bonus tracks e con un diverso artwork digipack pubblicata nel Settembre del 2001. Realizzato in home recording da Nick Laird-Clowes, ex leader dei Dream Academy, coadiuvato da alcuni ospiti, Mona Lisa Overdrive è un disco che presenta un variegato ed interessante campionario di pezzi, come l’elaborata Polygamy, oppure una traccia carica di sfumate influenze degli ultimi Zeppelin come All Change, tra i quali purtroppo troviamo anche un rockaccio cantato a squarciagola alla Bon Jovi rispondente al titolo High Times. N.W.O. ci fa immaginare un David Bowie in versione etno, mentre Dying Day, collocata tra i delicati bozzetti acustici di It Won’t Be Long e On The Way Home, suona un po come una versione acida degli All About Eve. Girl I Used 2 Know vale da sola l’acquisto del disco, e posso sbilanciarmi nell’affermare che si tratta di una delle più belle e delicate ballads che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi cinque anni. L’album risulterà di interesse ancora maggiore per i fans di No-Man, in quanto l’ex violinista del gruppo Ben Coleman è presente in quattro tracce (Polygamy, All Change, N.W.O. e Dying Day). Reperibile presso Pinnacle Entertainment e Poptones.
Girl I Used 2 Know / Polygamy / Sapphire /
High Times / Amaryllis / All Change / Inner Brownstone Symphony / N.W.O.
/ It Won't Be Long / Dying Day / On The Way Home
PRIMITIVE PAINTER / PULBY - SPLIT SINGLE Dead Digital dd01 2002
Ed ora andiamo a curiosare tra le tendenze della dance, grazie a questo 7” split single inviatomi dall’etichetta Dead Digital. Self Reference Hour dei Primitive Painter (già autori degli EP Armadillo In The Snow e Heroin Babies) è gradevolmente costruito su un ritmo cassa-rullante-charleston con delle influenze new wave non molto distanti da quelle che caratterizzarono l’ottimo Art And Illusion dei Twelfth Night, mentre la traccia di Pulby (due EP all'attivo, Water From Different Falls e Wherever We Go Now) potrebbe tranquillamente essere una qualsiasi outtake dal catalogo DiN finita accidentalmente nelle mani di Eat Static o di Scanner. Le note di copertina sono insolitamente scarse per due acts pressochè sconosciuti, quindi vi invito a consultare il website dell'etichetta Dead Digital per maggiori chiarimenti.
Side One : Primitive
Painter - Self Reference Hour
Side Two : Pulby
- Water From Different Falls
PORCUPINE TREE – IN ABSENTIA Lava/Atlantic 83604-2
“Una rivelazione biblica!” : così un mio amico accolse qualche anno fa l’uscita di Stupid Dream, ma la sentenza calza oggi ancor più a pennello al nuovo In Absentia, primo album su etichetta Lava / Atlantic. Pare che Steven Wilson sia solito definire, all’atto della pubblicazione, ogni suo album con i Porcupine Tree come il migliore che abbia mai realizzato, ma In Absentia è probabilmente il migliore in assoluto della già ottima discografia del gruppo. E’ una sensazione che in verità non si avverte al primo ascolto, che anzi lascia molto perplessi : l’attacco di Blackest Eyes, ed in generale tutta la prima passata del supporto nel lettore, danno la sensazione che l’esperienza con i metallers svedesi Opeth abbia appesantito il suono, indurito da una serie di riffs di chitarra tali da far immaginare un new deal per i Porcupine Tree all’insegna del Nuovo Metal. Fortunatamente il susseguirsi degli ascolti fa sedimentare le scorie metalliche che in realtà costituiscono solo un elemento in più nel songwriting di Wilson, che si conferma musicista geniale ma anche molto ricettivo, aperto a tutte le influenze che vengono da lui metabolizzate e personalizzate fino a risultare addirittura familiari. Ciò che al primo ascolto sorprende, già al quarto o quinto sembra sia stato posto li naturalmente, che magari abbia atteso anni per venire alla luce ma che in realtà è sempre stato pronto per essere inserito nel tessuto compositivo. E proprio qui sta il genio di Wilson : laddove altri copierebbero spudoratamente, lui si limita ad attingere, amalgamando e personalizzando. Chi avrebbe scommesso, nei primissimi anni ’90, su un progetto che sembrava nato per fare il verso ai Pink Floyd e che invece si è trasformato e fortemente imposto come una delle maggiori rivelazioni dell’ultimo decennio? Invece Porcupine Tree è in ottima salute e continua a stupire : chiusa la parentesi all’insegna delle canzoni “pop” (fosse tutto così il pop di oggi) di Stupid Dream e Lightbulb Sun, la band di Wilson radicalizza gli spunti più hard di Signify fondendoli con il taglio sperimentale dei No-Man di Wild Opera e con le ultime esperienze in veste di produttore del leader. Non solo, l’innesto di Gavin Harrison al posto del defezionario Chris Maitland si rivela assolutamente non traumatico, anzi aggiunge al sound d’insieme un tocco più swing, patrimonio di uno stimato session man di straordinaria versatilità (certo non potevate pretendere di sentirgli fare meraviglie con Claudio Baglioni). Un album lungo e coinvolgente, pervaso da un fremito sinistro, forse addirittura maniacale (come definire altrimenti il video clip di Strip The Soul incluso nella porzione multimediale del CD, video dalle inquietanti analogie con alcune sequenze di The Silence Of The Lambs?). La sequenza dei primi tre pezzi del disco, divisi praticamente dai soli indici digitali, sembrano voler comporre una mini suite all’interno della quale è compreso gran parte del vocabolario musicale di Porcupine Tree : dalla potente ma al tempo stesso melodica Blackest Eyes alla rielaborazione di insegnamenti del passato magistralmente realizzata in Lips Of Ashes (come non riconoscervi all’interno elementi di The Cinema Show?), passando per la magia elettroacustica condita da inserti di banjo e da sovrapposizioni vocali della bellissima Trains. Dopo tre simili gioielli come è possibile mantenere alto il livello medio del lavoro? Semplice, ascoltate la ritmica leggermente irregolare di The Sound Of Muzak, altra traccia elettroacustica in cui Steven Wilson dispensa lezioni di buon gusto sulle sei corde. Ma non è finita : la claustrofobica Gravity Eyelids vi intorpidirà le membra serrandovele in una camicia di forza, tecnologico e soave sedativo che vi consentirà di sopravvivere al feroce assalto dello strumentale Wedding Nails, grandi chitarre distorte possentemente gonfiate da accordi di mellotron e dall’elastico drumming di Harrison per un pezzo che è una aperta sfida ad altri pesanti strumentali come Transilvania e The Call Of Ktulu. Prodigal può suonare come un impensabile punto di contatto tra i Pink Floyd di Shine On You Crazy Diamond e gli Yes di Starship Trooper, mentre 3 ci mostra il cielo senza stelle di Crimsoide memoria solcato da armi volanti lanciate all’annientamento dei popoli. The Creator Has A Mastertape (titolo che parrebbe ispirato da The Creator Has A Masterplan di Pharoah Sanders e Leon Thomas, pezzo rielaborato nel 1971 da King Crimson) mette nuovamente in mostra il nuovo rifferama heavy di Porcupine Tree proiettato su uno schermo di piombo, ma proprio quando sembra che la band abbia deciso di non dare proprio tregua all’ascoltatore le cortine metalliche si dissolvono in Heartattack In A Layby, delicata ballad acustica dalle tinte malinconiche che accrescono la sensazione di essere finiti in una trappola senza possibilità di fuga, in attesa dell’arrivo del nostro carnefice. E Strip The Soul è proprio la lama tagliente che seziona la vittima dopo una lunga agonia fatta di torture fisiche e psicologiche, ideale trasposizione del già citato video clip : forse non sarebbe stata una cattiva idea chiudere qui il cerchio di In Absentia, che invece include nel tracklisting un ultimo episodio. Unica analogia con il precedente Lightbulb Sun è il finale soft, in questa occasione affidato a Collapse The Light Into Earth, che dopo l’alternarsi di emozioni fin qui compiuto sembra legare poco con il resto del disco, quasi un lieto fine aggiunto all’ultimo momento ad un film per cui era previsto un ben diverso epilogo, ma che esigenze di mercato hanno costretto a riadattare per non scontentare il pubblico. Fortunatamente il menu programm del lettore vi consente di scegliere il finale che preferite …
Blackest Eyes / Trains / Lips Of Ashes / The
Sound Of Muzak / Gravity Eyelids / Wedding Nails / Prodigal / .3
/ The Creator Has A Mastertape / Heartattack In A Layby / Strip The Soul
/ Collapse The Light Into Earth
ALTAMONT – UNTITLED Headphone Dust ALTLP4
Eh, caro Mr. Wilson, stavolta una bella bacchettata sulle mani se la prende anche lei! La stavo tenendo d’occhio da un po di tempo, e ho dovuto rilevare con dispiacere che anche un musicista geniale come lei scivola malamente sulla proverbiale buccia di banana. Quale, nel suo caso? Semplice, quella di creare intenzionalmente, di “fabbricare” rarità discografiche : esordì in gioventù con le due compilations Exposure e Double Exposure, stampate in poche centinaia di esemplari ed oggi autentici oggetti da culto, ma in questo caso posso trovare la giustificazione che il mercato per il progressive rock era quello che era (e che è tutt’oggi). Fu poi il turno di The Girl From Missouri dei No Man Is An Island, stampato in mille copie delle quali novecento vennero ritirate dal mercato e distrutte, e qui mettiamoci ancora la scusa che il gruppo non era soddisfatto del prodotto (ma allora perché andare a recuperarne alcune tracce per Speak?). Quindi cominciarono a susseguirsi i vari singoli, edizioni limitate, numerate, metallizzate, cromate e accessoriate di prodotti dei Porcupine Tree, alcuni dei quali come Metanoia prima realizzati in tiratura limitata su vinile ed in seguito ristampate in CD, per non parlare del nuovo album In Absentia realizzato in edizione digipack per il mercato americano, edizione verso la quale i fans sono costretti ad indirizzarsi poiché la data di uscita dell’album in Europa è stata posticipata rispetto a questa. Poi son venuti i vari dischi di IEM e Bass Communion, tutti ovviamente very collectable items, ed ora cosa si inventa? Una ristampa in picture disc, tiratura di 300 copie (di cui finora solo 250 sono state messe in vendita) di materiale di Altamont, primissimo progetto di cui si è a conoscenza comprendente Steven Wilson, appena quindicenne all’epoca di queste registrazioni. Non erano state, diciamo cosi, “rinnegate” queste registrazioni non molti anni fa, quando Steven disse a colui che lo stava intervistando “Se ti chiedessi di mostrarmi i disegni che facevi alle scuole elementari e ti chiedessi di commentarli, cosa diresti?”. Bene, Mr. Wilson, se questi sono disegni di un bambino alle elementari, allora che valore musicale hanno per uno dei più apprezzati compositori e produttori sulla piazza? Non rilevante, presumo, altrimenti sarebbe stato realizzato in CD con una tiratura notevolmente superiore, quindi che significato hanno queste 300 copie, se non quello di voler forzatamente inserire il proprio nome tra quelli degli artisti più collezionati. Diciamocelo chiaramente, se lo scopo finale era quello di far conoscere ai propri fans quali sono stati i suoi primi passi come musicista, allora sarebbe stato meglio realizzare i demos di Altamont (e magari anche quelli di Karma e Pride Of Passion) in CDR a prezzo popolare invece di proporli sotto forma di costoso pezzo da collezione destinato a raggiungere elevatissime quotazioni, anche perché musicalmente il prodotto è tutt’altro che trascendentale : quasi quaranta minuti di acerbe composizioni suddivise in tre tracce, disseminate di ingenuità e stilisticamente lontanissime da ciò che Steven realizzerà in futuro. Inutile cercare in questo disco (ed anche nel demo tape Prayer For The Soul del Settembre 1983) motivi di interesse che vadano oltre la semplice testimonianza dei primi timidi sforzi compiuti da un talento in erba. Approfittiamo piuttosto dell’occasione per ricostruire i primi passi del musicista di Hemel Hempstead, che all’età di dodici anni impara a suonare chitarra, basso, tastiere, e con il passare del tempo si appropria delle tecniche di programmazione e produzione, cominciando a cimentarsi nell’home recording con un registratore a quattro tracce privo della testina per la cancellazione. Progressivamente passa ad equipaggiamenti migliori e più complessi, attrezzando gradualmente il suo home studio, battezzato No-Man's Land. Le sue influenze musicali comprendono l’elettronica, il jazz sperimentale, la musica classica, il pop ed il funky, ma il suo interesse principale é il progressive rock, che sembra offrire al giovanissimo Steven un largo ventaglio di possibilità. Insieme al tastierista Simon Vockings, sotto il nome Altamont il quindicenne Steven nel 1983 realizza le sue prime registrazioni. Contemporaneamente, Steven e Simon hanno costituito un altro gruppo, Karma, con Marc Gordon alla batteria e Pete Rowe nel ruolo di bassista. Karma si esprime attraverso lunghissime suites in stile rock romantico, e nel corso dei suoi tre anni di vita produce due demo tapes, The Joke’s On You nell’Ottobre del 1983 e The Last Man To Laugh nel Giugno del 1985. Entrambi i demo tapes si rifanno al progressive rock degli anni settanta, perfettamente in linea quindi con la maggior parte dei gruppi degli eighties, attenti più alla ricerca dello svolazzo estetizzante che non alla ricerca di una vera e propria progressione musicale. Tra i motivi di interesse dati dall’ascolto di queste cassette, é rilevante la presenza in The Joke’s On You di due tracce, Small Fish e Nine Cats, che anni più tardi ritroveremo profondamente rivedute nel repertorio dei Porcupine Tree. L’ultimo concerto dei Karma si tiene a Chesham il 23 Luglio del 1985, a Novembre Simon Vockings lascia il gruppo per unirsi ai Burnessence di Tim Burness, e viene rimpiazzato da Tom Dussek, la cui permanenza nel gruppo non lascia traccia alcuna : nel mese di Dicembre del 1985 i Karma si sciolgono. Steven non rimane però inattivo, infatti già da circa un anno ha dato vita, insieme con Brian Jelliman e Diz Minnit (tastierista e bassista fuoriusciti dalla prima formazione dei Marillion) ai Pride Of Passion, nei quali confluiscono anche Grant Gilmour (batterista che vanta diverse incisioni con i veterani The Enid e con i Craft), la vocalist Deborah Hopper ed il chitarrista Nigel Child. Il precoce abbandono di Jelliman lascia a Steven l’onere di tutte le parti di tastiere; i Pride Of Passion producono nel corso del 1985 un demo tape dal titolo omonimo comprendente quattro tracce. Ma Steven comincia a sentire il peso delle frustranti restrizioni derivanti dal progressive rock, o forse dall’appartenenza al “giro”, che ha inscatolato ed etichettato questo genere dandogli dei precisi standards a cui rifarsi. Il desiderio di fuga comincia a farsi strada. Il caso vuole che Steven, tra il 1986 ed il 1987, sia al lavoro per realizzare due compilation di prog rock, per le quali seleziona svariati gruppi di diverse nazionalità con l’ausilio di Angel Romero della fanzine olandese Exposure (da cui anche il nome delle due raccolte) : tra i gruppi selezionati per la seconda compilation, Double Exposure, spiccano i Plenty dei quali fa parte un vocalist di nome Tim Bowness. L’ascolto degli strani e rumorosi esperimenti dei Plenty suggerisce a Steven la via di uscita.
Side One : Sutton Hoo
Side Two : Testament / Glow
News from the World Central
- Finita l'attesa per Ladies Of The Road, volume
speciale del KCCC comprendente estratti da varie performances tenute da
Crimso nel 1971-72. Il secondo disco del doppio CD comprende una serie
di solos di sax e chitarra suonati durante le performances di 21st Century
Schizoid Man, maggiori dettagli sul prossimo numero
- Il website di Terry Bozzio ha diffuso la
notizia che presto Pat Mastelotto e lo stesso Bozzio realizzeranno un album
insieme. Le tracce sono già state registrate in Austin con l'ausilio
di Bill Munyon. Pare che Pat lo abbia definito "un disco semplice, solo
due ragazzi che improvvisano nel garage." Pat e Terry suoneranno dal vivo
in Austin, TX il 18 Gennaio al One World Theatre alle 7pm. Alle 3pm i due
terranno anche un master
- E' stato reso noto il tracklisting del prossimo
album The Power To Believe di King Crimson : The Power To Believe I: A
Cappella / Level Five / Eyes Wide Open / Elektrik / The Power To Believe
II / Facts Of Life: Intro / Facts Of Life / Dangerous Curves / Happy With
What You Have To Be Happy With / The Power To Believe III / The Power To
Believe IV: Coda
Si tratta di 53 minuti di musica Cremisi registrata
da Machine, prodotta da King Crimson & Machine in Nashville al The
Tracking Room nel periodo Luglio-Agosto 2002
News from the World
- L'etichetta Harbinger Sound di Nottingham
ha realizzato un 7" single di tre tracce di Ceramic Hobs comprendente un
remix di Shaolin Master, Blackpool Transport e Raven. Si tratta di una
edizione limitata di 200 copie, disponibile al prezzo di 3 Sterline presso
POBox 7133, Nottingham, NG5 7WE oppure contattando Stephen Underwood all'indirizzo
harbingersound@lineone.net.
- Il nuovo album di Dirty Three è completato
e pronto per la pubblicazione che avverrà il 13 Febbraio 2003, e
sarà seguito da un tour Europeo che comprenderà una data
speciale a Londra in un posto molto speciale. Per la fine del 2003 è
atteso un DVD comprendente materiale live tratto dal tour mondiale dello
scorso anno
- The Venue è un quartetto scandinavo
che si è recentemente aggiunto alla scuderia Bella
Union, per la quale è uscito il 28 Ottobre il debut album Mhmm!
The Venue sono stati descritti come un connubio tra The Kinks, The Who
e Television
- Robin Guthrie ha completato il suo nuovo
studio di registrazione in Rennes, France e sta preparando un suo album
solista strumentale dal titolo Imperial atteso per i primi mesi del nuovo
anno oltre ad un nuovo album di Violet Indiana
- La nuova edizione di Coma Divine dei Porcupine
Tree conterrà quattro extra tracks (Up The Downstair, The Moon Touches
Your Shoulder, Always Never e Isnot) ed un booklet rinnovato, e si gioverà
di una migliore qualità sonora
- Show Of Exaggeration è una nuova
partnership tra Philipp Mnch dei Synapscape e Berhard Wostheinrich dei
Centrozoon. Il loro album è prodotto da Markus Reuter
- Due nuove addizioni al catalogo DiN
store : Symbiont by Ian Boddy & Andy Pickford (SER008, ristampa in
CDR dell’album originariamente edito nel 1995 su Something Else Records)
e Soundscapes by Ian Boddy/Colin Kiddy/David Kelly/Howie (DWCD0343). Disponibili
rispettivamente a 16 e 18 USDollars, spese incluse
- E’ uscito il numero 2 di Acta, organo ufficiale
del PH-VDGG Study Group, stavolta interamente dedicato a David Jackson.
Il sommario è il seguente: Editoriale, David Jackson in Bergen,
Dave dietro le quinte, Jackson a Guastalla: l'evento per i media, A Guastalla
David con noi, Un sito per David. Inoltre vi troverete foto di Jackson
dal gig di Ottobre in Norvegia, una recensione di The long hallo n.1 e
tutte le informazioni sui workshop con David a Gustalla in Novembre. Acta
n.2 e' on line al seguente indirizzo internet : http://www.jaxontonewall.com/links.asp
oppure direttamente : http://www.jaxontonewall.com/Numero_due[1].PDF
- L’etichetta Burning Shed presenta due serate
di musica con alcuni dei suoi artisti. La prima si terrà alla Assembly
House Restaurant Room, Theatre Street, Norwich venerdi 6 Dicembre, con
Roger Eno, Theo Travis, GP Hall, Centrozoon, Deive Montaigue, Andy Butler
e Darkroom; la performance consisterà in una continua esecuzione
di loops e musica improvvisata. La seconda si terrà alla King Of
Hearts Fishergate Room, Fye Bridge Street, Norwich sabato 7 Dicembre, e
vedrà l’esibizione di Roger Eno, Tim Bowness/Peter Chilvers e la
performance di debutto del duo composto da Theo Travis e Hugh Hopper. Altri
performers potrebbero aggiungersi a questi concerti. I biglietti sono in
vendita al prezzo di £7.50 attraverso www.burningshed.com
ed il box office del Norwich Arts Centre. Per gli interessati, Burning
Shed ha raggiunto un accordo con un eccellente hotel del posto, The Beeches,
che per gli spettatori dell’evento ha fissato il costo delle camere doppie
a £50 invece di £82 e le singole a £30 invece di £64.
L’indirizzo è : The Beeches Hotel, 2-6 Earlham Road, Norwich NR2
3DB. Email - reception@beeches.co.uk, website - www.beech.co.uk.
Telefono 01603 621167, Fax 01603 620151
- L’etichetta Raving
Records comunica che sarà la Wide
Records (già responsabile della diffusione, in Italia, di etichette
come Touch&Go, Thrill Jockey, Constellation...) a distribuire sul territorio
nazionale, a partire dal mese di Dicembre, la compilation 15id. fifteen
italian dishes. La collaborazione con Wide, naturalmente, sarà estesa
anche alle prossime produzioni targate Raving
- Il concerto che Slope
e Vonneumann hanno tenuto l’8 Novembre
al Sonica Pub di Roma è stato documentato da Unica Tv, che ha messo
in rete le immagini dell’esibizione delle due band. Per vederle, basta
cliccare su http://www.unicatv.it/webtv2/webtv.html
- Nuova veste grafica per il sito della compilation
Raving. Visitando 15id.com vi imbatterete,
tra le altre cose, nelle news e negli aggiornamenti riguardanti l’etichetta,
la compilation e i gruppi che ne hanno fatto parte. Nella sezione Mail
Order, inoltre, potrete consultare anche il catalogo Raving, che include,
oltre a “15id”, i cd di Abarthjour Floreale, Caboto, Comfort, Lillayell,
Vonneumann, Zero Tolerance For Silence. Per ordinare i CD desiderati basterà
riempire l’apposito modulo e inviarlo a alessandro@15id.com
- Un'interessante intervista al boss dell'etichetta
Moonjune,
Leonardo Pavkovic, appare su All About Jazz al seguente URL :
http://allaboutjazz.com/italy/articles/arti1002_024_it.htm
- E’ stato ristampato in edizione aggiornata
il libro di Ramsey Clark dal titolo “Iraq: The Fire This Time”, già
accolto negli Stati Uniti come un must per quanti si oppongono ad una nuova
guerra nel Golfo. Testimonianza cruda e reale delle inutili stragi di civili
inermi massacrati dalle bombe dei paesi occidentali, “Iraq: The Fire This
Time” è reperibile on-line al prezzo di USDollars 15.95 (plus P&P)
presso http://www.leftbooks.com
- Un'informazione che serve anche per scusarmi
con quanti inviano news al nostro indirizzo e-mail senza poi vederle inserite
in questo spazio : purtroppo il tempo a disposizione non è molto,
ed in base a questo viene decisa la cadenza di aggiornamento del sito che
spesso non consente di diffondere date di concerti ed eventi in tempo utile.
E' questo il motivo per cui in questo numero non è stato possibile
dare notizia dei numerosi concerti delle interessanti bands che hanno partecipato
a 15id della Raving o dell'iniziativa di didattica e benessere per i diversamente
abili organizzata dal Peter Hammill Van der Graaf Generator Study Group
e dalla Cooperativa Eden a Guastalla nei giorni dal 21 al 23 Novembre con
David Jackson. Mi scuso sperando nella comprensione di tutti