Dov'è il Sistema Solare

 

Per secoli l'uomo ha considerato il Sole e, più in generale, il Sistema Solare come un evento unico in tutto l'Universo. In realtà il Sole è soltanto una stella di media grandezza, una delle innumerevoli che compongono la Galassia. Scrutando il Sistema Solare da un ipotetico osservatorio posto a una distanza di 100000 unità astronomiche dal sistema stesso, il Sole apparirebbe a occhio nudo come una stella luminosa, senza però alcuna traccia dei suoi pianeti.

 

Alla distanza di un milione di unità astronomiche, il Sole potrebbe essere individuato solo con l'uso di un telescopio e la Galassia apparirebbe come un'estesa massa di circa 100 miliardi di stelle in lenta rotazione; questa galassia, a sua volta, è solo una dei miliardi di galassie esistenti nell'Universo.

Proxima Centauri, la stella più prossima alla Terra, ovviamente dopo il Sole, dista dal nostro pianeta circa 40 milioni di milioni di chilometri. Con l'uso della più avanzata tecnologia spaziale, grazie alla quale una sonda interplanetaria impiegherebbe circa nove anni per raggiungere Plutone, occorrerebbero decine di secoli per raggiungere Proxima Centauri. Ciò significa che le nostre possibilità di esplorazione diretta sono, per il momento, sicuramente limitate al Sistema Solare. La corsa allo spazio si é aperta il 4 ottobre 1957 con il successo delle missioni del primo Sputnik; nel 1961 il primo uomo, Yuri Gagarin, compì un volo fuori dell'atmosfera. Da quel momento si sono aperte due strade fondamentali: quella delle missioni pilotate e quella delle sonde automatiche guidate da Terra.

La prima strada, la più efficiente per le ricerche su brevi distanze, ha avuto il suo momento di trionfo il 20 luglio 1969 con lo sbarco del primo uomo sulla Luna, l'astronauta americano Neil Armstrong.

Per quanto riguarda l'altra strada, e precisamente quella dei minilaboratori perfezionatissimi in grado di raggiungere altri pianeti, compiere osservazioni visuali e misure di vario tipo e trasmettere a Terra dati e immagini, il primo successo clamoroso risale al 14 luglio 1965 quando la sonda americana Mariner 4, dopo 7 mesi e mezzo di volo, si avvicinò fino a 10 000 km dalla superficie di Marte e riuscì a trasmettere a Terra 22 immagini molto nitide.

A questo primo successo ne seguirono altri, come quelli di Venera 3 e 4 che (rispettivamente il 1 marzo 1966 e il 18 ottobre 1967) entrarono nel campo di attrazione di Venere e discesero fino alla sua superficie; Venera 4 trasmise dati sull'atmosfera di Venere durante i 94 minuti impiegati a scendere fino al suolo dove presumibilmente si è schiantata.

Seguirono gli atterraggi morbidi su Venere di Venera 5 e 6 (16 e 17 maggio 1969). Poi fu la volta degli americani con Mariner 6 e 7 che il 31 luglio e il 5 agosto 1969 sfiorarono Marte a una distanza di circa 3 500 km ritrasmettendo a Terra rispettivamente 76 e 126 immagini. Si trattava però sempre di passaggi accanto a questi corpi celesti: nessun veicolo ancora si era posto in orbita attorno a un altro pianeta. Ci riuscì Mariner 9 che il 13 novembre 1971 si immise attorno a Marte in un'orbita stabile a un'altezza di 395 km dalla quale per oltre un anno scattò e ritrasmise a Terra 7.329 immagini che consentirono di realizzare la prima vera carta geografica di un pianeta diverso dalla Terra.

Per dieci anni queste ricerche si sono tutte rivolte ai due pianeti più vicini, Venere e Marte. Ma le sonde spaziali che hanno dato il maggior contributo alla attuale conoscenza del Sistema solare esternò sono state senza dubbio i Voyager 1 e 2. La prima ha raggiunto Giove nel marzo del 1979 e Saturno nel novembre del 1980; la seconda passò accanto a Giove nel luglio del 1979 e raggiunse Saturno nell'agosto del 1981. Il Voyager 2 ha proseguito la sua missione incontrando Urano nel gennaio del 1986 e Nettuno nel 1989. Queste missioni hanno sicuramente permesso di scoprire un nuovo volto del Sistema Solare e soprattutto hanno rivelato la grande importanza dei sistemi satellitari dei pianeti esterni. Essi sono risultati veri e propri corpi planetari, la cui evoluzione geologica estremamente complessa e diversificata non ha ancora finito di stupire i planetologi.

Fra i pianeti vicini restava da raggiungere Mercurio. Lo fece Mariner 10, partito da Terra il 3 novembre 1973: dopo avere sfiorato Venere si immise in un'orbita attorno al Sole tale da fare sì che sfiorasse Mercurio a più riprese ritrasmettendo a Terra più di 8000 immagini, tanto da consentire di realizzare la carta geografica anche di questo pianeta.

Di Venere, pur visitato tante volte, mancavano ancora immagini della superficie a causa dell'impenetrabile 9 copertura nuvolosa. Occorreva scendere morbidamente al suolo in un ambiente di alte temperature e pressioni: ci riuscirono Venera 9 e Venera 10 (22 e 25 ottobre 1975) che scattarono due foto poi giunte a Terra. A questa missione seguì quella di Pioneer Venus 1 e 2 e di Venera li e 12 giunti su Venere nel dicembre 1978. Ma i risultati più interessanti sono forse stati ottenuti dalle missioni Venera 15 e 16 nei mesi che vanno dall'ottobre 1983 al luglio 1984. Attraverso la tecnica radar, esse hanno permesso di costruire dettagliate mappe di Venere, da cui si sono tratte informazioni fondamentali sulle caratteristiche superficiali del pianeta e sul suo passato geologico.

Nel frattempo altri due veicoli spaziali automatici hanno raggiunto la superficie di Marte dove hanno compiuto analisi chimiche al suolo: sono i Viking 1 e 2 giuntivi il 20 luglio e il 4 settembre 1 976.

 

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