La messa in stazione

E' l'operazione necessaria per orientare l'asse del telescopio verso il polo celeste

Il grande vantaggio della montatura equatoriale nei telescopi consiste nel permettere un controbilanciamento della rotazione terrestre con un solo movimento costante.

Ma per usufruire concretamente di questo rimarchevole vantaggio è necessaria la "messa in stazione", cioè il corretto puntamento dell'asse di rotazione dello strumento verso il polo celeste.

Una volta individuato il nord e la Stella Polare, che si trova a circa tanti gradi dall'orizzonte quante la latitudine del luogo, si possono applicare vari procedimenti.

Il più semplice e immediato consiste nell'orientare l'asse orario verso la Polare "ad occhio".

Così l'errore commesso è quasi sicuramente notevole, ad esempio di 4 o più gradi. Ma questo non è un grave inconveniente se ci si accontenta di "gettare un'occhiata" sugli astri più brillanti o per mostrare la Luna o Saturno agli amici.

Il metodo, immediato nell'applicazione, è utilizzabile anche nell'osservazione visuale a forte ingrandimento, benché la sua imprecisione si traduca nella necessità di frequenti correzioni in declinazione, dalle quali è invece praticamente esente una montatura che sia stazionata alla perfezione.

 

Per la fotografia

 

Chi ha velleità fotografiche a lunga posa deve ricorrere a procedimenti meno grossolani.

Alcuni supporti hanno l'asse orario cavo, in previsione dell'inserimento di un piccolo cannocchialino per il puntamento al polo; con esso è facile puntare la Stella Polare, portandola al centro del crocicchio. Così facendo l'errore di puntamento scende al di sotto di 1° perché la Stella Polare dista meno di questa quantità dal polo vero (47' nel 1992). Ma questi cannocchialini, oltre che di un crocicchio, sono anche dotati di un riferimento circolare con raggio di circa 45-50 primi d'arco. Portando l'immagine della Polare lungo questo circolo (in un punto determinabile grazie a graduazioni esterne con riferimento all'A.R. della Polare), l'errore scende a pochi primi, cioè ad un valore accettabile anche nel caso di una fotografia a lunga posa.

Sfortunatamente non tutte le montature hanno l'asse orario cavo; anzi, la maggioranza non consente l'introduzione del cannocchialino ne lo hanno all'esterno parallelamente all'asse orario (dove potrebbe svolgere la stessa funzione).

In questa circostanza un puntamento relativamente preciso e veloce si ottiene ruotando il tubo telescopico finché risulta parallelo all'asse polare, il che deve verificarsi quando l'indice del cerchio di declinazione segna +90°. Quindi si blocca l'asse di declinazione e si agisce con i movimenti di altezza e azimut della montatura rispetto al suo piano orizzontale finché nel cercatore compare la Polare.

Naturalmente il cercatore sarà ben allineato col principale. Anche qui, come nel cannocchialino nell'asse polare, avere la Polare al centro del crocicchio significa commettere un errore che si mantiene nell'ordine di 0,5-1 grado.

 

Il metodo universale

 

Il seguente procedimento (noto come metodo di Bigourdan, che lo descrisse nel 1893) non solo è più preciso dei precedenti, ma consente la messa in stazione anche senza la visione della Polare e con strumenti privi di cerchi graduati.

Dopo un grossolano orientamento dell'asse orario sulla zona presunta del polo celeste, si dirige il telescopio su una stella prossima all'equatore celeste e al meridiano (+ o - 30 minuti). La si segue per qualche minuto e, controbilanciando il movimento diurno della Terra, si controlla la sua posizione al centro del campo di un oculare a forte potere (ad esempio 200x).

La cosa migliore sarebbe possedere un reticolo o un semplice crocicchio, che aumenta di molto la sensibilità del metodo. Se l'immagine della stella tende ad andare verso nord (in basso per la visione telescopica), significa che l'asse polare punta verso ovest. Occorre allora spostarlo verso est agendo esclusivamente sull'azimut.

Naturalmente se l'immagine tende a dirigersi verso sud (in alto nell'oculare) vuoi dire che l'asse punta verso est e lo si sposterà nella direzione opposta.

L'operazione si completa con approssimazioni successive, controllando ad ogni correzione la tendenza dell'immagine a salire o scendere e si conclude quando essa non mostra spostamenti sensibili ne verso sud ne verso nord per almeno 5 minuti.

A questo punto l'asse polare è posizionato in azimut.

Ora si tratta di sistemarlo alla giusta altezza. Per questo si osserva il comportamento di una stella a circa 6 ore dal meridiano e ad una declinazione di +40° o +50°. Con una stella ad est, se l'immagine scarta verso nord, vuoi dire che l'asse polare punta troppo alto e viceversa se si ha la "deriva" verso sud (ricordare che il telescopio rovescia le immagini!).

È ovvio che puntando una stella ad ovest le operazioni risultano opposte, e cioè se l'immagine della stella si dirige a nord significa che l'asse polare punta troppo basso. Per queste correzioni si agisce esclusivamente sulla regolazione in altezza. Come detto sopra, il tutto termina con la rifinitura della messa a punto dell'azimut.

La rifrazione atmosferica non è stata considerata perché si suppone che le stelle siano ad almeno 20° sopra l'orizzonte e da qui in su lo scostamento risulta trascurabile ai fini dello stazionamento delle piccole montature equatoriali.

 

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