Progetto AMIGOS DO BRASIL

La nostra esperienza in Brasile

Le origini

Il nostro meraviglioso viaggio in Brasile si è svolto dal 19 settembre al 18 ottobre 2006, ma la sua ideazione nasce nel giugno di due anni prima, nel 2004, quando Padre Emerson, il nostro amatissimo sacerdote, dopo due anni di permanenza ad Allumiere parte per far ritorno nel suo Brasile. Prima di partire ci dice: "Io torno a casa, ma fra due anni vi aspetto giù", e così è stato…abbiamo mantenuto la promessa! Nel gennaio del 2006 avevamo deciso di partire a luglio, avevamo già fatto i biglietti ed eravamo tutti pronti ad affrontare questa nuova e, in un certo senso "misteriosa", esperienza quando, a circa 20 giorni dalla partenza la nostra agenzia di viaggio ci avverte che la compagnia aerea con la quale avevamo fatto il biglietto sarebbe fallita a giorni e la nostra partenza sarebbe stata annullata! Ovviamente abbiamo iniziato a preoccuparci seriamente e a temere che questo sogno potesse finire prima ancora di iniziare. Tempestivamente ci siamo recati alla nostra agenzia di viaggio e, dopo molte difficoltà, siamo riusciti ad ottenere il rimborso del biglietto. La voglia e la volontà di intraprendere questo viaggio erano così forti che nonostante ognuno di noi nel periodo di settembre-ottobre avesse impegni, abbiamo messo da parte tutto, abbiamo fatto un altro biglietto e il 19 settembre siamo finalmente partiti!

L'esperienza alla "Casa Santa Maria"

Per la nostra permanenza a São Manuel, una famiglia molto amica di Padre Emerson, ci ha messo a disposizione la loro casa di campagna: siamo stati benissimo! Anche perché loro si sono dimostrate delle persone splendide con noi: ci hanno accolto come se fossimo dei "figli"!
Il giorno successivo al nostro arrivo, P. Emerson ci ha portato a visitare la Casa Santa Maria, l’orfanotrofio dove abbiamo avuto la fortuna di conoscere le 21 stelle più belle e lucenti che Dio abbia mai potuto creare: i nostri adorati bambini! Prima di incontrarli eravamo un po’ preoccupati e ci chiedevamo se saremmo stati all’altezza della situazione, se il fatto che parlavamo una lingua diversa dalla loro avrebbe causato difficoltà. A queste nostre preoccupazioni P. Emerson ci rispose: "Non preoccupatevi perché vedrete che con i bambini l’unico linguaggio che dovrete usare sarà quello del cuore"; infatti fu proprio così che andò. Con loro è stato come amore "a prima vista" perché loro si sono "innamorati" di noi, e noi di loro! Quando comunicavamo era come se i nostri cuori fossero legati da un filo invisibile che permetteva di capirci anche se le nostre lingue erano diverse.
La stragrande maggioranza del tempo (20 giorni circa) lo abbiamo trascorso con loro: giocavamo insieme, mangiavamo insieme, ridevamo e scherzavamo insieme. Spesso li accompagnavamo anche a scuola e quando li andavamo a riprendere, era un’emozione fortissima vederli correrci incontro con un grande sorriso, darci un forte abbraccio e poi ritornare insieme per mano all’orfanotrofio! Ogni mattina ci aspettavano vicino al grande portone di ferro e spesso sbirciavano dalle fessure facendo a gara a chi ci vedeva arrivare per primo: era una gioia per loro condividere con noi il loro tempo ed era una gioia enorme anche per noi.
Nessuno di noi avrebbe mai creduto di vivere così profondamente e intensamente questa esperienza: ci ha toccato fino all’angolo più profondo del cuore. All’inizio pensavamo che saremmo stati noi a dare il nostro affetto e il nostro amore a loro, ma dopo averli incontrati ci siamo resi conto che in realtà erano stati loro che ci avevano inondato il cuore del loro immenso amore travolgendoci completamente. Il momento più difficile e triste è stato il giorno della partenza: è stato un momento duro per tutti, per noi e per loro. Non riuscivamo a staccarci da loro, dai loro occhi pieni di lacrime, dal loro abbraccio che ci diceva "Perché ve ne andate? Perché non restate con noi!". Sono quei momenti in cui non riesci a capire bene cosa succede dentro di te, ma senti il cuore che si lacera e si frantuma in mille pezzi, vorresti prendere quelle maledette valigie e gettarle lontano da te, guardare quei meravigliosi bambini negli occhi, stringerli forte e dirgli "No, non vi lascio, rimango qui con voi!". E’ un momento durissimo in cui ci siamo resi conto di quanto a volte la vita possa essere paradossale: prima di partire avevamo "paura" perché non sapevamo cosa ci aspettava, ora invece che il viaggio stava per concludersi avevamo "paura" di lasciare ciò che avevamo trovato.
Questi giorni vissuti con loro sono stati senza dubbio tra i più belli della nostra vita (insieme ai giorni in cui abbiamo vissuto l’esperienza del carcere e delle favelas), e siamo felicissimi che almeno una volta nella vita ci sia stata data la possibilità di vivere un’esperienza così, che ci ha donato emozioni e sentimenti così forti e indimenticabili, che ti cambiano la vita e si imprimono sul cuore come una dolcissima cicatrice e rimane lì per sempre.
E’ più di un anno ormai che siamo tornati, che siamo andati via, ma il nostro cuore è rimasto lì con loro e neanche se passassero altri mille anni potremmo dimenticarci di loro e di quello che hanno regalato alle nostre esistenze... il nostro cuore gli appartiene e la nostra anima è legata alla loro... siamo andati via, ma ritorneremo perché è lì che abbiamo lasciato l’essenza di noi stessi.



Questa è la storia della nostra splendida esperienza, delle emozioni, dei sentimenti, delle sensazioni che abbiamo vissuto in prima persona e se di tutto questo siamo riusciti a trasmetterti anche solo una piccola parte ne siamo enormemente felici perché è come se tu fossi stato con noi, lì insieme a loro!

GRAZIE per averci dedicato un po’ del tuo tempo e per aver condiviso con noi questo viaggio!