Scritto
in forma di diario, ci presenta Barney Panofsky, un brillante produttore
televisivo di serie B o schifezze come dice lui (la sua casa di produzione
non a caso si chiama Totally Unnecessary Productions), che giunto quasi
al termine della sua vita dissoluta tra whiskey e sigari Avana, prende
carta e penna per difendersi dalle calunnie e dall'accusa di omicidio
che gli lancia un suo acerrimo nemico lo scrittore Terry McIver. Barney
racconterà la sua intensa vita, spesa tra colpi di genio, dissolutezze
e scorrettezze, il vezzo di scrivere lettere assurde ma credibili ai quotidiani,
alla radio alla TV, la passione per l' hockey, la figura del padre poliziotto
ebreo
Barney è una
simpatica canaglia, che spesso non ricorda i nomi delle persone che ha
incontrato confonde le date, ma per esercitare la memoria recita un mantra
personale, con titoli di romanzi, o i nomi dei settenani e se per caso
non ne ricorda qualcuno non esita a telefonare al figlio in un altro continente
incurante della differenza di fuso orario.
Si tratta di una
storia divertente, ma anche di una storia di amore suddivisa come la vita
del protagonista in relazione alle tre donne da lui sposate ed amate,
una vita vissuta in modo originale ed imprevedibile.
Alla notizia mamma era scoppiata in lacrime, e appena si era ripresa aveva chiamato papà,
dicendogli che voleva vederlo.
"Non credo di sentirmela".
"Ti prego".
"No ".
Ma intanto Barney aveva ricominciato a radersi regolarmente, beveva e fumava molto meno, e
ogni volta che suonavano alla porta o che squillava il telefono sobbalzava.
Solange aveva telefonato a Miriam: "Vieni appena puoi".
"Ma lui ha detto di no".
"Non mette nemmeno più piede fuori di casa per paura che tu possa arrivare e non trovarlo ".
Miriam era arrivata il mattino dopo e lo aveva portato a colazione al Ritz, dove il maitre aveva
pensato bene di dire:
"I signori non li vedevamo da un pezzo. Proprio come ai vecchi tempi, eh?".
Più tardi Miriam aveva raccontato a Saul: "Ho visto che col menu aveva qualche problema, e
ha fatto ordinare a me. Ma all'inizio era molto allegro. Scherzava, addirittura.
Non vedo l'ora di giocare a nascondino o alla bottiglia con gli altri pazzerelloni dell'ospedale
in cui finirò, ha detto. Chissà, magari ci daranno dei tricicli. Chewing-gum per fare le bolle.
Tripli coni. Gli ho detto di piantarla, e allora lui ha ordinato lo champagne.
Cioè, veramente ha chiesto una bottiglia di quella roba, sa, quella che frizza, quella che
bevevamo sempre qui da voi, e il cameriere ha riso, credendo che Barney facesse lo spiritoso.
Mi sono sentita così mortificata per lui.
Avevo voglia di dirgli, guardi che quando mio marito vuole essere spiritoso ci riesce benissimo.
"Se avessi accettato di andare a Parigi con lui la sera del suo matrimonio sarebbe stato
strepitoso, ha detto papà. E così ci siamo messi a ricordare i bei tempi, il nostro aperitivo,
per così dire, e lui ha promesso che stavolta non avrebbe vomitato come al nostro primo
appuntamento, anche se in fondo, se fosse successo, sarebbe stato un epilogo in armonia
col prologo, no? Ma questa non è l'ultima volta che mangiamo insieme, gli ho detto.
Ora possiamo essere amici.
No, ha detto lui, non possiamo. O tutto o niente.
Sono dovuta andare due volte in bagno per non crollare lì, davanti a lui.
Ha mandato giù non so quante pillole, ma continuando a bere champagne.
A un certo punto mi ha preso la mano sotto il tavolo e ha detto che ero la donna più bella
che avesse mai visto, e che una volta aveva osato sperare che saremmo morti insieme a
novant'anni, come Filemone e Bauci, e che uno Zeus misericordioso ci avrebbe trasformati in
alberi, con i rami che d'inverno si tengono caldo a vicenda, e le foglie che in primavera si
intrecciano.
|