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APPELLO AI LIBERI E AI GIUSTI

 

    PREMESSA
Se il cielo fosse bianco di carta e tutti i mari neri d'inchiostro non ci sarebbe ancora abbastanza materia per descrivere la prostrazione e il dolore che colpiscono coloro che, con animo libero e giusto, osservano la condizione del popolo italiano e in generale dei popoli europei.
Qui ci rivolgiamo a coloro che sono liberi nell'animo e nello spirito per aprire la speranza verso tempi migliori.
Le paure di oggi, causata dalla velocità delle trasformazioni in corso e dai gravi pericoli di scatenamento di conflitti armati ed economici, e l'incapacità di avere un rapporto vitale con il proprio passato, sono condizioni che possono essere superate e che devono essere superate.
Questo appello vuole essere un ritrovare le ragioni della dignità di un popolo, quello italiano, molto composito al suo interno e che negli ultimi anni ha visto, e subito passivamente, aggiungersi ad esso genti di popoli diversi.
Gli italiani potranno avere un loro futuro solo ritrovando se stessi, le proprie forme del vivere, il proprio modo di stare al mondo e di raccontarsi agli altri in maniera non fortuita o casuale, o scusandosi quasi di esistere, o mostrandosi afflitti per la nostra diversità nei confronti delle altre forme di civiltà. Solo ritrovando se stessi gli italiani potranno avere un loro ruolo e un loro senso in Europa, una realtà ancora tutta da costruire. Gli estensori del presente scritto auspicano che essa possa diventare scudo e stimolo dei Paesi che storicamente la compongono contro le aggressioni culturali, militari ed economiche provenienti da qualunque altra forza ostile.

    CRISI URBANISTICA ED ESTETICA
Chiunque osservi una città italiana da una posizione sopraelevata noterà, guardando le diverse sedimentazioni del tessuto urbanistico, che la visione dello sviluppo urbano degli ultimi cinquanta anni è stato umiliante, non ha niente di bello, dell'ordinato, dell'umano. E' come se si fosse rotta la continuità con l'antichità, con il Medioevo, con il Rinascimento, e anche con l'Ottocento italiano e perfino con l'architettura del primo Novecento.
La proliferazione urbanistica degli ultimi cinquanta anni è la rappresentazione fisica del brutto e del deforme, i luoghi del vivere illustrano quanto il popolo italiano si sia lasciato andare mostrando la sua incapacità di gestire il proprio futuro e di accogliere consapevolmente le nuove epoche.
La ricchezza copiosa che questa società ha prodotto negli ultimi decenni si è indirizzata in forme perverse ed estranee alla storia, alla vita e alla natura delle diverse identità che compongono il popolo italiano. La popolazione si è accontentata di una forma e di uno stile di vita quantitativamente superiore, rispetto a un passato segnato da povertà diffusa e da lavori di fatica pesanti, ma qualitativamente e moralmente degenerante e distruttivo.
Questo finto progresso e il relativo finto benessere sono strumenti di corruzione, di esaltazione amorale della ricchezza di pochi, del potere arbitrario, e dell'egoismo. Questo falso benessere è la forza che sviluppa l'annientamento delle basi culturali e di convivenza civile di ciò che è chiamato comunemente Italia.

    IL RISCATTO DEGLI ITALIANI E' POSSIBILE
Al trionfo del brutto e del deforme corrisponde un popolo che si è lasciato andare, che ha permesso che ogni abuso di pochi potenti fosse possibile, che numerosi delitti avessero sanzioni o ridicole, o nulle, o spietatamente casuali ed arbitrarie, che la generosità e la grandezza del passato dovessero essere travolte da un presente che ha la forma dell'osceno. Il quale appare fonte di sterilità creativa, di stagnazione economica, crea immobilismo sociale e infine soffoca le aspirazioni di tutti coloro che sono meritevoli e capaci. La moralità e la coscienza della stragrande maggioranza degli italiani è stata piegata da una ricchezza di recente acquisizione e da un consumismo straccione, entrambi giunti troppo in fretta e troppo tardi.
Per troppo tempo le diverse popolazioni d'Italia hanno sofferto la povertà  in moltissime forme e ad essa spesso s'associava il dominio degli stranieri.
Oggi questo sviluppo mostra tutti i suoi limiti e le arroganti imposizioni di potenze che, per maggior spregio, si definiscono nostri alleati, spingono la Nazione italiana verso tragiche avventure militari in nome di una composita ideologia neo-liberale che ha logorato, qui come nel resto del mondo, i meccanismi di redistribuzione della ricchezza fra le diverse classi sociali.
Si deve porre l'esigenza di pensare un futuro diverso e credibile per lo Stato italiano.

    LA RAPPRESENTATIVITA' E LA SOVRANITA' POPOLARE
Il cuore del problema oggi è la rappresentatività. Assistiamo ad uno scollamento fra coloro che sono delegati a rappresentare le comunità e le comunità stesse. E’ saltato il meccanismo fiduciario. Il cittadino, suo malgrado, è sostanzialmente impotente rispetto al "gioco" del potere, del quale vorrebbero farlo credere il perno ed invece è poco più che un mero ratificatore.
Le recenti leggi elettorali della Toscana (promossa dal centrosinistra) e nazionale (promossa dal centrodestra), praticamente identiche, lo espropriano anche della residuale facoltà di scegliere a chi affidare la propria delega, attraverso l'eliminazione dell'attribuzione delle preferenze. Probabilmente si tratta di un nuovo evento negativo per la democrazia moderna, o forse soltanto il disvelamento della sua ipocrisia. La democrazia, o potere del popolo in greco, è in verità una cosa molto seria.
Tuttavia tra la teoria e la pratica, si interpone l’abnorme dimensione delle comunità, una densità di popolazione che fa naufragare ogni dovere di rendiconto o potere di controllo, dal momento in cui il cittadino ha "firmato" la sua delega agli anni successivi. L’umana smemoratezza fa il resto.
La dimensione enorme delle città, del territorio popolato, tradotta in vastità dei collegi elettorali rende anonimo il candidato alla collettività. Tanto anonimo e lontano quanto presente per lo più in televisione, oppure in qualche raro happening di partito al momento della campagna elettorale. Poi desaparecido dopo aver "incassato" il consenso.
I partiti stessi non hanno più alcun ruolo efficace in questa dinamica post-democratica, non svolgono più la selezione della dirigenza politica che passa per canali paralleli quali: ereditarietà familiare, lobbies economiche, ottusa e comprovata fedeltà a singoli personaggi, cieca accondiscendenza verso interessi economici dominanti, notorietà televisiva.
Sempre più spesso le decisioni sono prese lontano persino dalla vecchie sezioni o dai congressi, in salotti, in incontri privati, in associazioni di dubbia trasparenza, in comitati d'affari.
Capita non di rado che i rappresentanti senza rappresentanza trovino fra di loro affinità e comunanze ambigue, trasversali persino agli stessi partiti o coalizioni di appartenenza. Essi risultano del tutto liberi da vincoli etici o di mandato e impermeabili a verifiche che non ci sono e non possono esserci, se non alla fine del mandato. Le caste al potere tendono a difendersi e a tutelarsi con compattezza.
In questa democrazia senza "demos", i cittadini sono di nuovo ridotti a sudditi, come se il portato delle rivoluzioni francese e socialiste non fosse mai esistito. La condizione è ancora più umiliante della soggezione alla nobiltà poiché i nuovi arricchiti, i trimalcioni contemporanei, i miracolati della politica sono ancora meno legittimati delle antiche caste e ancora più prepotenti, ma soprattutto fingono una bontà di cui ignorano tutto.
La legalità, un ricordo dei bei tempi andati o della primavera, presto svanita, di "Mani pulite", ha lasciato spazio a impunità individuali e indulti generalizzati.
Ci sono le eccezioni, in un tale contesto quasi eroiche, ma sono così rare che fondare solo su di esse un riscatto popolare pare un’astrazione più che un’utopia. Sono rare, perché la fessura dell’onestà, nella quale in ogni tempo qualcuno è riuscito a penetrare, è sempre più stretta e la selezione al peggio sempre più rigida. Quanto si afferma in questo scritto trova riscontro dal livello di un Consiglio di Quartiere fino al Parlamento europeo. Una contaminazione che negli ultimi anni è dilagata, anche in Europa per la verità, a macchia d’olio.
Imbarbarimento della politica e arroganza dei nuovi attori sono quindi il portato di questa involuzione della democrazia. Chi ha a che fare con le Istituzioni, direttamente o indirettamente, conosce il cinismo delle relazioni politiche, la falsità degli accordi, la grettezza, la violenza delle pugnalate, la totale mancanza di valore alla parola data.
Insomma tutto ciò che nella società è riprovevole, in politica è diventato adesso ragione e forma del potere. Ascoltate il linguaggio, studiate le mosse, fatelo con attenzione e capirete il turlupinamento, la volgarità e la meschinità in quantità industriali.

    IL DEGRADO AMBIENTALE: LE PRIORITA' E LE TRAGEDIE
L'ambiente grida di dolore e noi dobbiamo udirlo visto che in trent’anni sono andate bruciate le risorse naturali prodotte nei precedenti millenni; serve una svolta: occorre tornare a modelli di vita più sobri.
A livello tecnologico servono scelte drastiche, bisogna, ad esempio, contrastare la costruzione di nuovi inceneritori per favorire la raccolta differenziata integrale dei rifiuti. E’ un imperativo fermare le alchimie transgeniche su frutta e verdura che corrompono la natura e favoriscono solo le multinazionali che producono sementi e pesticidi.
Le infrastrutture dell'alta velocità vanno progettate sulla base del principio che le merci e gli uomini dovranno spostarsi di meno negli anni futuri.
In questa fase politica, va inoltre espresso un no fermo e convinto alle basi militari straniere che vengono realizzate per combattere guerre immotivate e interminabili. L’Europa dovrebbe dotarsi di una sua diplomazia e di sue forze armate adeguate alla difesa di politiche internazionali umane e sostenibili, segnando su questo, davvero, un primato di civiltà.
Queste priorità devono ricordarci i disastri che stiamo vivendo in questi giorni. Migliaia di migranti vagano verso campi profughi in tutto il mondo povero, dove muoiono di fame 50 milioni di persone ogni anno e milioni di bambini sono costretti a lavorare in condizioni di schiavitù. Nell' “occidente” ricco e opulento le depressioni e i suicidi aumentano del 5% annuo.
L'uomo sta male anche perché sta peggio la natura. Il 50% delle foreste sono state abbattute e il ritmo di estinzione delle specie è 1.000 volte superiore al livello naturale.
Ma non accade solo questo: la desertificazione avanza, tonnellate di rifiuti viaggiano per il mondo, l'acqua dolce è sempre più scarsa mentre l'anidride carbonica è a un livello mai registrato da 400.000 anni.
Il degrado dilaga in tutti i continenti perché si stanno distruggendo le culture originarie e gli uomini diventano masse informi ed uniformi di consumatori (alcuni) e di affamati (molti). La diversità culturale e biologica è un bene inestimabile da preservare.
Infine i disastri ecologici petroliferi in mare ci ricordano che siamo, noi tutti, in pugno a chi estrae petrolio per costruirsi regge dai rubinetti d’oro e continuiamo a fabbricare auto con un motore a scoppio dell’ottocento, siamo preoccupati dalle oscillazioni del P.I.L. quando la crescita esponenziale ci sta distruggendo fisicamente, moralmente e psicologicamente.
Ma per vivere e per sentirsi vivi non basta capire il mondo che ci circonda, occorre ripensare e rigenerare le prospettive e il futuro di una vera democrazia e di una vera cittadinanza.
E’ possibile percorrere questa via iniziando col parlare sempre la lingua della schiettezza, come il bambino che nella fiaba di Andersen grida che il Re è nudo, operando secondo non i canoni dell’utile o della vigliaccheria ma secondo quelli dell’interesse comune, smettendo di delegare con un voto e poi lavarsi le mani, ma chiedendo sempre conto, informandosi, trattando i rappresentati popolari come se fossero dipendenti della collettività a tempo determinato. Agire nel privato ma soprattutto nella sfera pubblica senza paura, a schiena dritta. E’ triste vedere tanti uomini piegati su se stessi dal peso dei compromessi, umiliati a raccoglier briciole sotto il tavolo del potere. Uomini e donne senza ormai né pudore né scrupoli. Moltissimi cittadini finora sono stati  convinti di non avere alternativa e hanno finito col rendersi complici di questo stato di cose.
Basterebbe alzare tutti di qualche millimetro l’asticella dell’etica e del sacrificio e il nostro bel Paese e il mondo intero, concessici in prestito dai i nostri figli, tornerebbero pian piano a rigenerarsi e a rinascere. Da qualche parte si deve pur iniziare, i firmatari iniziano con questo scritto, frutto della loro condotta quotidiana.
La politica concreta e ufficiale dei nostri giorni è lontana, a tratti totalmente estranea a qualsiasi posizione etica o morale, per questo chiediamo ai nostri lettori di aderire o di respingere questo comune appello, che vuole essere una presa di coscienza e l'affermazione dell'esistenza di una questione morale e d’identità collettiva.
A coloro che si riconoscono in quanto appena affermato chiediamo di non sentirsi più soli, isolati, visionari. Questo scritto rende evidente che essi con altri condividono la sofferenza che provano.
Trovare la dimensione dell'enormità del disagio attuale è il primo modo per comprenderlo e vincerlo. E' il risvegliarsi da un incubo che pretendeva di essere un sogno.


Associazione “Futuro Ieri”

 

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