GENESI E STORIA DEL MOVIMENTO

 

 

1. Le sue origini

 

La prima idea del Movimento si presenta a Lecce nel gennaio del 1998, al seguito di un dibattito, «La società di giustizia. Ciò che possiamo e dobbiamo sperare»; uno dei molti dibattiti che Arrigo Colombo andava tenendo in quei mesi, dopo l’uscita del volume L’utopia. Rifondazione di un’idea e di una storia; dopo ch’egli aveva capito che non si trattava più soltanto di un libro ma di un messaggio: la società di giustizia, la sua costruzione, il senso della storia umana, l’aprirsi della speranza per l’umanità; aveva capito che il messaggio doveva essere comunicato, portato alla gente, portato ovunque e comunque. Il volume proveniva da una ricerca di quasi vent’anni, condotta in una comunità di ricerca, un gruppo che da molto tempo lavorava insieme, luogo di scambio e circolazione d’idee, di presa critica, di stimolo alla creatività: il Gruppo e Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia dell’Università di Lecce.

 

La prima idea del Movimento si presenta tra la gente stessa, tra persone che discutevano dopo il dibattito, avendone percepito la forza. L’idea che il messaggio doveva anzitutto essere discusso ancora per capirlo a fondo, sentirlo, viverlo, farne un principio di azione nella società, principio d’impegno ad ogni livello; e doveva essere poi diffuso affinché molti potessero capirlo e viverlo, affinché la speranza fosse partecipata a molti. L’idea di un movimento: fatto di persone che si riunissero per discutere i problemi della società di giustizia ai diversi livelli, e per nutrire in sé la speranza di fronte alle difficoltà; per aiutarsi a operare secondo giustizia nell’esistenza, nella vita associata, nella professione; per contribuire a costruire istituzioni di giustizia. Si riunissero mensilmente, quindicinalmente; in Gruppi locali, nelle città, nei paesi. Questo progetto fu dibattuto in diverse sedi fino a che si giunse a stendere il documento di fondazione del movimento, ch’è anche documento di adesione. Il cui testo è il seguente.

 

 

2. Il documento di fondazione e di adesione

 

IL MOVIMENTO PER LA SOCIETÀ DI GIUSTIZIA E PER LA SPERANZA

 

Si costituisce al seguito di alcune fondamentali convinzioni:

che l’intera storia umana persegue, pur tra tante difficoltà, il progetto di una società di giustizia;

che dalla Rivoluzione inglese in poi, cioè da tre secoli, la sta costruendo;

che questo cammino della storia costituisce, in certa misura, una garanzia che la costruzione continuerà nel futuro;

e fonda per l’umanità intera, per tutti noi, la speranza, una visione del passato, come del presente e del futuro, che ci conforta, ci dà forza, ci spinge all’impegno.

 

I punti nodali di questa costruzione della giustizia lungo gli ultimi tre secoli:

i grandi principi etici giunti a maturazione nella coscienza moderna: il principio d’uomo, dignità e diritto della persona umana; il principio di libertà e delle libertà, di eguaglianza, di sovranità popolare; il principio di ragione e interiorità, il principio di solidarietà;

il loro affermarsi e sancirsi nelle carte dei popoli: il Patto del popolo inglese, del 1647; la Dichiarazione d’indipendenza americana, del 1776; la prima Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, del 1789; le Costituzioni democratiche dei popoli, a cominciare da quella americana e da quelle francesi; fino alla Carta Atlantica, al Patto dell’Onu,  alle carte e ai patti siglati nell’Onu; in particolare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e la Dichiarazione dei diritti dell’Unione Europea del 2000.

il modello democratico che nasce nella Rivoluzione inglese, il suo sviluppo nella fase di democrazia mediata e parlamentare, verso la democrazia diretta;

la demolizione del potere monarchico-aristocratico;

l’abolizione della schiavitù; l’abolizione della pena di morte;

l’ascesa, lungo l’800 e il ‘900, della classe operaia e della condizione popolare nel lavoro, nel reddito, nella sicurezza sociale, nell’istruzione e cultura, nel benessere;

la fine degl’imperi continentali, poi degl’imperi coloniali, il principio di autodeterminazione dei popoli;

l’affermarsi della dignità e diritto del figlio, del giovane, della donna, del diverso, del disabile nella Contestazione degli anni 60-70;

il rifiuto della guerra come crimine, come parte dell’imperativo “non uccidere”, l’affermarsi della volontà di pace; l’iniziata distruzione delle armi, la riduzione degli eserciti permanenti, la loro iniziata trasformazione in forze di pace per l’umanità;

il principio di rispetto della natura e del suo equilibrio, rispetto dell’animale come fratello minore dell’uomo, risanamento dell’ambiente.

 

Questa costruzione procede ma, ovviamente, molti problemi restano ancora irrisolti, come le fasce di povertà e disoccupazione; droga, nevrosi, criminalità; tensioni e guerre locali; egemonie, dittature, fondamentalismi; migrazioni di popoli. 

La costruzione procede in modo ineguale nei diversi continenti e popoli; almeno fino a che non maturerà abbastanza il processo di universalizzazione.

 

Dalla tensione verso la società di giustizia e dalla speranza muove l’impegno:

a comunicare e diffondere il messaggio della società di giustizia, e della speranza:

a operare secondo giustizia: nell’esistenza, nella vita associata, nella professione;

a costruire istituzioni di giustizia.

 

Il Movimento è fatto di persone che condividono questo impegno e si uniscono per viverlo più intensamente, per comunicarlo meglio agli altri, per contribuire alla costruzione della società di giustizia, alla diffusione della speranza.

Si costituisce in Gruppi d’impegno e di azione che s’incontrano mensilmente o quindicinalmente in una riunione discussiva, in base a una relazione su di un tema prefissato, rivolto a problemi dell’umanità, della società nazionale, della società locale.

Per lo svolgimento della sua attività il Gruppo può designare un consiglio con un moderatore.

 

La sottoscrizione di questa proposta costituisce adesione.

 

 

3. La crescita del Movimento

 

Dalla primavera del 1998 il Movimento ha cominciato a costruirsi e diffondersi.

La prima e principale forma di diffusione sono gl’incontri con la gente, attraverso una conferenza-dibattito sulla “Costruzione della società di giustizia. Ciò che possiamo e dobbiamo sperare”, il discorso di fondo sul percorso della storia umana che porta prima  al progetto di una società di giustizia e di una società fraterna; poi alla sua  graduale costruzione; un percorso di tremila anni, poi di trecento, la fase progettuale e la fase costruttiva, che giunge fino a noi; e fonda la nostra speranza, la speranza dell’umanità. Discorso ch’è contenuto nel testo programmatico, un saggio, una sintesi, ch’è stata pubblicata anche su riviste di cultura (in Italia su “Nuova Antologia”, in America su “Utopian Studies”, dovrebbe ora uscire in Francia), ed è stata poi   stampata in un quaderno per essere più facilmente diffusa; anche nel testo inglese e francese.

Gl’incontri vengono organizzati attraverso le amministrazioni comunali, attraverso associazioni, gruppi,  centri culturali e sociali, attraverso amici e conoscenti. Comportano di solito una forte discussione. Mirano a formare ovunque gruppi d’impegno e di azione che sviluppino un’attività continuativa in ordine alla società di giustizia,  dibattendo problemi, diffondendo idee, intervenendo sul territorio, associandosi ad altri movimenti; nel senso espresso dal Documento di fondazione.

Vengono spesso reiterati, su argomenti affini come le strutture di una società di giustizia, il principio di eguaglianza, la solidarietà, la pace e la guerra; su altre strutture del progetto utopico; onde sollecitare e nutrire la discussione nei gruppi, l’apporto d’idee, lo stimolo all’azione.

 

Un secondo punto di presenza del Movimento sono gl’interventi e documenti, che il Movimento prepara e diffonde, intervenendo su questioni emergenti, anche su governi e autorità, in momenti anche di acuta crisi. Oltre che alle persone direttamente interessate, questi testi vengono inviati a una mailing list di circa 500 indirizzi, tra cui un centinaio di associazioni; con preghiera d’inviarli a loro volta, e di ulteriormente diffonderli. Essi sono riportati in questo sito.

 

Il Movimento è attivo anche sul piano della discussione e lotta culturale, attraverso i convegni e le pubblicazioni del Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia dell’Università di Lecce, la Collana “L’utopia – Per una società giusta e fraterna”, gli articoli su riviste. La sua ricomprensione altamente positiva della storia ha infatti di fronte a sé e contro di sé il nihilismo e il postmoderno, che sono egemoni nella cultura del nostro tempo, la loro visione e azione distruttiva; contro la quale deve duramente lottare.   

Inoltre aderisce e partecipa all’attività di altri movimenti a cominciare da quelli globali, come il Social forum, nelle sue articolazioni; alle loro iniziative e manifestazioni.

Altre forme di presenza sono allo studio e si svilupperanno nel tempo.

 

Il Movimento pubblica e distribuisce ai soci e agli amici un Notiziario semestrale (febbraio e ottobre), che comunica le attività in corso e fornisce il testo degl’interventi fatti. In ottobre organizza un Incontro annuale dei gruppi, soci ed amici, che finora si è contenuto nell’ambito di un pomeriggio: con una relazione su tema, una relazione organizzativa, una tavola rotonda sulle esperienze in corso, seguite sempre da discussione.     

 

 

4. L’atto costitutivo e lo Statuto

 

Nell’aprile 2000 il Movimento si è costituito legalmente in Associazione.

Soci fondatori sono: Caludio Alemanno, Maria Maddalena Ascalone, Salvatore Caliolo, Arrigo Colombo, Cosimo Quarta, Mario Schiattone, Giuseppe Schiavone, Giovanni Seclì, Laura Tundo.

Lo Statuto è il seguente:

 

Statuto dell’Associazione

MOVIMENTO PER LA SOCIETÀ DI GIUSTIZIA E PER LA SPERANZA

 

Art. 1. È costituita, con sede in Lecce, l’Associazione denominata «Movimento per la società di giustizia e per la speranza».

Art. 2.  Ha alla sua base alcune fondamentali convinzioni: che l’intera umanità persegua, pur tra tante difficoltà, il progetto di una società di giustizia; che dalla Rivoluzione inglese in poi, cioè da oltre tre secoli, la stia costruendo; che questo cammino della storia costituisca una garanzia per il futuro; e fondi, per l’umanità intera, per tutti noi, una condizione di speranza, da cui muove l’impegno per la giustizia.

Il Movimento è fatto di persone che condividono questa speranza e questo impegno, e si uniscono per viverlo più intensamente operando secondo giustizia nell’esistenza, nella vita associata, nella professione; per comunicarlo meglio agli altri; per contribuire alla costruzione della società di giustizia, alla diffusione della speranza. Questo è il suo scopo.

Art. 3.  Per raggiungerlo l’Associazione opera anzitutto attraverso incontri e dibattiti con la gente; mirando a costituire Gruppi locali attivi sul territorio nell’ambito provinciale, regionale, nazionale; che si costituiranno poi in federazioni provinciali regionali nazionali; mirando a sviluppare in tal senso il movimento anche in altre nazioni. Attraverso anche attività giornalistiche e radiotelevisive, pubblicazioni, convegni, congressi e tutto ciò che potrà servire allo scopo.

Art. 4. Organi dell’Associazione sono:

a.       l’Assemblea dei soci

b.      il Comitato di coordinamento

c.       il Responsabile e il Corresponsabile.

Art. 5. Sono soci dell’Associazione i fondatori del Movimento, i membri del primo Comitato di coordinamento, i responsabili dei Gruppi locali costituiti e ogni altra persona cooptata dall’Assemblea dietro presentazione di due soci.

Art. 6.  L’Assemblea dei soci delibera sul preventivo e sul consuntivo sia sociale che finanziario dell’attività dell’Associazione, elegge il Comitato di coordinamento, delibera la cooptazione di nuovi soci.

Si riunisce in sessione ordinaria una volta l’anno; in sessione straordinaria quando il Comitato lo ritiene opportuno o un  terzo dei soci lo richiede. Viene convocata per lettera raccomandata almeno dieci giorni prima della riunione.

La riunione è valida se è presente la maggioranza dei soci; in seconda convocazione almeno due terzi. Le delibere sono prese a maggioranza; salvo che per la cooptazione di nuovi soci e per le modifiche di statuto, per le quali si richiede il voto di due terzi dei soci, che può essere anche inviato per lettera raccomandata; in questo caso l’ordine del giorno deve contenere il testo delle modifiche e i nomi dei nuovi soci proposti coi rispettivi presentatori. In caso di parità prevale il voto del Responsabile.

Art. 7.  Il Comitato di coordinamento consta di almeno cinque membri, si riunisce di norma una volta al mese, elegge dal suo seno il Responsabile e il Corresponsabile, convoca l’Assemblea e ne fissa l’ordine del giorno, cura l’attuazione delle delibere e l’intera attività dell’Associazione.

È convocato dal Responsabile. La validità delle riunioni richiede la maggioranza dei membri; la validità delle delibere richiede la maggioranza dei presenti.

Art. 8.  Il Responsabile cura le convocazioni e coordina le riunioni dell’Assemblea come del Comitato; sovrintende all’attuazione delle delibere e all’attività del Movimento; rappresenta legalmente l’Associazione. Il Corresponsabile lo coadiuva, lo sostituisce in caso d’impedimento.

Art. 9. Il patrimonio sociale è costituito dai conferimenti che possono essere effettuati dai soci; dai contributi di enti pubblici e privati come di persone singole, sia in ambito nazionale che in ambito europeo e internazionale. Ne dispone il Comitato di coordinamento attraverso il Responsabile, il quale prepara annualmente un bilancio preventivo e consuntivo da approvarsi entro febbraio.

Art. 10.  Ogni controversia fra soci, e fra soci e Associazione, è deferita alla decisione inappellabile di un Collegio di probiviri, eletto dall’Assemblea in numero di tre, per un triennio, anche tra persone di non soci.

 

Responsabile A. Colombo, Corresponsabile M.M. Ascalone.

Membri del Comitato di coordinamento: Arrigo Colombo (moderatore), Giacomo Carito (per la prov. di Brindisi), Marina Venezia (per la prov. di Taranto), Gaetano Bucci (per la prov. di Bari), Claudio Alemanno, Maddalena Ascalone, Cosimo Quarta, Mario Schiattone, Giuseppe Schiavone, Giovanni Seclì, Laura Tundo.

 

 

5. Espansione del Movimento e notizie dai Gruppi d’impegno a di azione

 

 Gl’incontri e dibattiti su “La costruzione della società di giustizia”, che preludono alla formazione di Gruppi d’impegno e di azione, si sono andati sviluppando anzitutto nelle tre province del Salento; poi anche nel Barese; poi in Sardegna (Sassari), in Calabria (Vibo Valentia e San Giovanni in Fiore), a Napoli, nel Veneto (Treviso, Montebelluna, Cittadella, Bassano del Grappa). Contatti sono in corso per la Toscana e la Lombardia. Dalla primavera del ’98 si sono tenuti circa una sessantina d’incontri con la gente; oltre a quelli per la presentazione di nuovi libri, che tuttavia al discorso di fondo si raccordavano; agl’incontri nelle scuole e alle lezioni universitarie. Nuovi incontri sono sempre in programmazione.

Il 21 maggio 2001, all’Umanitaria di Milano, in una tavola rotonda, si è discussa tra professori universitari la nostra proposta di ricomprensione della storia come progetto e processo e infine costruzione di una società di giustizia. Partecipavano, altre ad Arrigo Colombo, Arturo Colombo (moderatore), Giorgio Galli, Giulio Giorello, Umberto Melotti.  

Gruppi d’impegno e di azione sono in formazione a Collepasso, Cutrofiano, Nardò; a Taranto città, Manduria, Martina Franca; a Latiano; a Vibo Valentia e San Giovanni in Fiore; a Napoli; a Bassano del Grappa. 

Il più attivo è il Gruppo di Lecce, che nel ’99 ha prodotto il “Documento immigrazione”, presentato più sotto. Nell’anno sociale ’99-2000 ha mirato a dare un contributo al superamento della disoccupazione particolarmente giovanile, presentando e discutendo le leggi che ne possono sostenere l’iniziativa imprenditoriale, la formazione cioè d’imprese anzitutto piccole, individuali, o di piccoli gruppi, con capitale di partenza modesto. Con l’aiuto di esperti sono state esaminate e discusse cinque leggi; se ne è ricavato un quaderno, Leggi per l’imprenditoria giovanile e femminile, diffuso tra le famiglie e tra i giovani, nelle scuole in particolare, indicando anche le agenzie e gli sportelli cui rivolgersi per ulteriori informazioni e per avviare le pratiche. Nel 2000-2001 il Gruppo si è dedicato alla discussione della “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”; ma anche ad altre iniziative, condotte in gruppi di lavoro. Nel 2001-2002 ha studiato i problemi della globalizzazione. Ne è responsabile Maddalena Ascalone, cui si deve l’idea iniziale del Movimento e un forte impegno sempre.

Interessante è anche il lavoro fatto dal Gruppo del Liceo psicopedagogico di Brindisi, costituito dal prof. Giacomo Carito e dalle sue allieve; un lavoro di ricerca che prima si è articolato nei punti principali di storia della “società di giustizia”, fase progettuale e fase costruttiva, operando in un quadro di storia universale; mentre in seguito si è portato su episodi di storia locale. Il progetto di ricerca – in 18 punti, con indicazioni bibliografiche – è disponibile, per eventuali altre scuole, e può esser richiesto alla centrale del Movimento.

 

 

6. Quota annua di adesione  

 

La proposta è stata fatta e accolta nell’Incontro annuale di ottobre. Nel senso di un segno concreto, anche materiale, di adesione al Movimento, oltre la firma; e anche di un aiuto per le molte spese che il Movimento sostiene.  Si è pensato ad una triplice possibilità:

socio ordinario euro 10

socio sostenitore euro 25

socio fondatore, con diritto di partecipazione all’assemblea annuale dei fondatori, euro 50.

Le quote saranno raccolte attraverso i Gruppi d’impegno e di azione. Possono essere anche inviate per vaglia ad Arrigo Colombo, Via Monte S. Michele 49, Lecce.