Riformista. Anzi, scissionista

di Cosimo Rossi, "il Manifesto", 18 ottobre 2002

Un giornale che si rivolge al «16-18 per cento della popolazione adulta. L'élite colta e informata del paese. Chi vuol essere classe dirigente di oggi e di domani. Gente abituata a consumi innovativi e a lanciare nuovi trend. Un pubblico moderno, moderato, liberale, innovatore». Qual è? Ma è il Riformista di Antonio Polito (e Massimo D'Alema), bien sûr, di cui è uscito ieri l'arancionissimo numero zero. Non che dalla prima prova di stampa sia buona prassi trarre giudizi definitivi. Ma, se il buongiorno si vede dal mattino, la nuova impresa editoriale del riformismo coi baffi non tradisce affatto le aspettative. Anzi. Da quel Foglio di sinistra che si ventilava è invece scaturito un Foglio anche più di destra, se è possibile.
La sinistra, piuttosto, e non il governo Berlusconi, appare il vero avversario politico del nuovo quotidiano (in edicola dal 23 ottobre). Se così non fosse, non si spiegherebbe perché il primo titolo sia dedicato a «Uno sciopero fuori tempo», cioè «la protesta voluta da Cofferati». Giusto in ossequio al principio dell'«equidistanza» - a cui Polito dice di richiamarsi - il titolo a fianco dà conto delle ragioni del neosegretario della Cgil Guglielmo Epifani.
Legge Cirami e Finanziaria, invece? Quisquilie, non pervenute. La guerra all'Iraq? A quanto pare è «l'amerikano» Tony Blair che «ha evitato finora l'attacco unilaterale e tenuto aperto il dialogo con Washington». L'avversario Berlusconi? Fortunatamente battuto dal «mercato» nel tentativo di «grande scambio» sulla Fiat.
Controparte troppo statalista, insomma. Ma, per soppiantarlo, quella da battere prima è la cosiddetta «sinistra massimalista». Non a caso bersaglio preferito anche nelle imperdibili notizie commentate di prima pagina. L'Unione europea indaga sugli aiuti del governo francese a Edf? «Gli aiuti di stato sono sempre peccato». Biagi, Santoro e Fazio vengono ripescati e umiliati a Raitre? «Cucù, il regime non c'è più», ci fa sapere il Riformista.
Che poi, in un secco commento, spiega anche perché bisogna liberarsi della zavorra massimalista. Perché: «Il vecchio Ulivo è morto. Serve l'Ulivo di chi ci sta. Magari senza più chiamarlo Ulivo ma, per esempio, Alleanza per il governo. Una specie di embrione del futuro partito riformista, più piccolo della Grande Coalizione ma più conseguente. Un partito parlamentare dove Margherita e Ds possano convivere». «La sinistra Ds diserterebbe? Poco male, sarebbe una scissione senza scissione. Che si vuole di più dai Ds?». La scissione, a quanto pare.
Ps. A giudicare dal corsivetto immoralista in prima pagina denso di pruderie sulle ragazze di Mara, vien da pensare che anche lo stile del fido Fabrizio Rondolino abbia trovato una finestra per corrispondenza.