A Parma #cambiaresipuò. Ma i grillini stanno fallendo.

Intervista a Roberta Roberti di Parma Bene Comune, www.controlacrisi.org, 5 dicembre 2012

 
 
Roberta Roberti è un'insegnante, di sinistra, una che non le manda a dire per interposta persona, ed è la portavoce di Parma Bene Comune, una lista nata nelle scorse elezioni a Parma tra movimenti e PRC che potrebbe essere presa come spunto per la sinistra che verrà. Ma il laboratorio di Parma non è interessante semplicemente da questo punto di vista, Roberta  infatti continua a lavorare  sul territorio con i movimenti e associazioni per la difesa dei diritti e dei beni comuni nel più grande comune a guida grillina.

A Parma alcune vicende possono essere utilizzate come parametro per comprendere quello che sta avvenendo nella scena politica italiana, questioni enormi che misurano la portata e l'efficacia del movimento a 5 stelle. Cosa mi dici al riguardo?

Il M5s ha fatto una campagna elettorale di rottura, sulle questioni importanti come quella dell'inceneritore, lo stop al consumo di territorio, sulla partecipazione dei cittadini e sulla trasparenza delle scelte. Su questi ed altri temi le nostre proposte erano coincidenti tant'è che i giornalisti ci domandavano perché non eravamo alleati. E badate bene, a guardare il programma, ciò non avveniva solo sulle questioni ambientali, ma anche sulla difesa del sistema pubblico, contro le esternalizzazioni, dalla scuola ai servizi alla persona.

Poi però la campagna elettorale è finita e si sono ritrovati nel mondo grande e terribile.

Sì, ed infatti la direzione intrapresa in campagna elettorale è cambiata, non è più la stessa. Le esternalizzazioni dei servizi alla persona non sono state bloccate, anzi, si sono fatti altri grandi passa sulla strada del monopolio dei servizi pubblici alle grandi cooperative. So benissimo che è difficile andare controcorrente rispetto a processi come questi, ma almeno qualche paletto potevano pur metterlo sulla questione del controllo, del coordinamento sulle linee guida, sulla formazione del personale e sui contratti, invece si riconferma la sussidiarietà come modello gestionale dei servizi, un elemento questo che produce il decadimento della qualità del servizio stesso, oltre che dei diritti e salari delle persone che ci lavorano.

E come si sono giustificati?

Dicendo che non ci sono soldi e che i genitori sono contenti delle esternalizzazioni.

Questo però succede in moltissime parti d'Italia purtroppo.

Certo, lo so benissimo, ma loro hanno fatto una campagna elettorale promettendo il cambiamento e poi riconfermano la cementificazione selvaggia che l'amministrazione precedente aveva messo in agenda; non dicono una parola sull’acqua pubblica; confermano le esternalizzazioni nei servizi alla persona e nei servizi educativi. Si diceva “basta consumo del suolo”, ora parliamo di 11 mila mq di speculazione, di nuovi centri commerciali in cantiere che non si fermano, della via Emilia bis. Lo stesso vale per l'inceneritore. Hanno garantito agli elettori che sarebbe stato bloccato, mi hanno accusata di essere troppo morbida in materia perché non mi sono mai sentita di promettere che l’impianto sarebbe stato fermato, dal momento che sapevo che purtroppo non sarebbe stato nelle competenze del sindaco poterlo fare. Ed ora, purtroppo, il forno sta per partire. In poche parole si trovano in un guado, perchè da una parte le promesse erano troppo grandi, dall’altra in questo momento rifiutano lo scontro politico con i responsabili del dissesto del nostro comune.

Spiegati meglio

Già in campagna elettorale Pizzarotti non aveva mai ben chiarito che cosa intendesse fare il M5s riguardo il debito enorme del nostro comune (840 milioni di euro). Tuttavia, era sembrato accogliere le proposte della Commissione dell'audit sul debito, che invece poi è rimasta inascoltata. La relazione dell’assessore al Bilancio Capelli, che ha trattato il comune come fosse un’azienda privata quantificandone il patrimonio e mettendolo a bilancio, si è limitato a demandare alla magistratura le eventuali indagini, rifiutandosi di andare a verificare le responsabilità politiche delle scelte folli compiute dalle amministrazioni Ubaldi-Vignali. Ne è uscito un quadro “roseo” quanto falsato della situazione debitoria del comune, a fronte di sacrifici e di tagli davvero pesanti sui servizi, dell’IMU e dell’Irpef più alte d’Italia. Il piano di rientro quinquennale stilato dal commissario straordinario Ciclosi è un massacro sociale per i cittadini parmensi. Quel piano va rigettato, è imperniato su di una logica privatistica del comune e dà per scontato che il debito non sia almeno in parte da considerarsi irricevibile. Pizzarotti lo ha assunto senza cambiarne una virgola. Mi chiedo come mai Grillo invochi il pubblico processo per i responsabili politici del debito nazionale, mentre a Parma uno dei suoi sindaci fa esattamente il contrario quando avrebbe occasione di dimostrare come si concretizzano le promesse del suo leader.

Ma su un terreno come questo il M5S non dovrebbe aprire un confronto pubblico?

Loro non cercano il confronto con le organizzazioni collettive, loro comunicano con gli individui. Rifuggono il confronto: noi come PBC abbiamo dichiarato di essere disponibili a collaborare con l’amministrazione Pizzarotti mettendo a disposizione le nostre competenze sui temi che meglio conosciamo quali debito, sociale, scuola, cultura, lavoro e sui quali loro erano meno ferrati. Non c’è stata nessuna risposta, mai, a nessuna delle nostre pubbliche richieste, nemmeno quando li abbiamo invitati a sforare il patto di stabilità come ha proposto l'Anci. Il fatto che non si rapportano con i soggetti organizzati è un vero problema. Il loro modello partecipativo non prevede spazio per l'azione collettiva, per la rivendicazione sul piano generale dei diritti sociali. Promuovono il volontarismo individuale come compensativo delle prestazioni del sistema pubblico, ma non indagano politicamente le responsabilità della situazione, coinvolgendo la città in un processo di cambiamento collettivo reale. Il modello di partecipazione si risolve in riunioni di quartiere alle quali ci si presenta come singoli cittadini, si viene divisi in tavoli e la conversazione viene stimolata da una psicologa mediatrice. Non si possono affrontare tematiche di ordine generale, ad esempio non parlare di memoria antifascista in strade dove è nata la resistenza, per loro queste tematiche sono inconcepibili quando si parla di amministrazione, piuttosto chiedere che venga restaurato un monumento alle Barricate del ’22, questo si può fare. Parlare di speculazioni edilizie non si può fare, parlare di buche e strisce pedonali, si può. Questo modello partecipativo tanto sbandierato sta generando delusione, la trasparenza non si fa solo con You Tube o la rete. Eppure non ci si si augura certo che questa amministrazione fallisca, sia per i problemi che porterebbero un nuovo commissariamento e nuove elezioni, sia perché Parma ha voluto credere in un cambiamento possibile votando Pizzarotti e se lui non ce la fa, i cittadini quando mai crederanno ancora che sia possibile una alternativa? Noi non vogliamo tornare ad essere amministrati secondo le vecchie logiche di potere. Vorremmo che il M5s decidesse di confrontarsi con le forze attive sul territorio, per costruire quell’idea complessiva di città che non emerge certo dalle scelte finora da loro compiute e per la quale non bastano il wi fi libero ed i pannelli solari. Purtroppo, ho la sensazione che Grillo terrà Parma e le sue scelte congelate fino alla prossime politiche per evitare pericolosi scivoloni.

Ed il PD? Come reagisce?

In città non c'è volontà di passare dalla padella alla brace, il PD ed il suo modello di gestione sono un problema e non la soluzione. Anche se sono all'opposizione vengono identificati come partiti compromessi con il sistema, e molte delle loro posizioni, anche in consiglio comunale, sono poco credibili, strumentali, visto che per anni hanno votato le decisioni che ora accusano i 5 stelle di avvallare. Però la rabbia e la delusione per ora non hanno una direzione ben precisa, non trovano rappresentanza.

Tu sei una firmataria dell'appello dei 70, che hanno dato vita a cambiare si può, Parma è una sperimentazione anche da questo punto di vista. Lo è la vostra lista, e il processo con il quale vi siete presentati alle amministrative, che consigli daresti sul come proseguire?

Parma Bene Comune è nata in un modo molto simile a Cambiare si può, ci sono gli stessi soggetti potenziali partner e destinatari. In questo momento parlare di leader o segreterie è secondario. Ora dobbiamo chiarire come allearci tra forme organizzate e singoli per difendere diritti delle persone e beni comuni. Dobbiamo trovare le giuste modalità per coinvolgere nel progetto anche i partiti politici che lo assumono e che accettano di rinunciare alla propria sigla e di rispettare le regole di candidatura. Con il PRC rapportarsi sarà abbastanza naturale, dato che in questi anni è stato nelle lotte come noi. Dobbiamo prendere esempio dalle battaglie che abbiamo in comune, come il NoTav come metodo di costruzione del processo sul territorio, senza dimenticare quello che si muove sui terreni in mobilitazione a livello nazionale, come ad esempio la scuola, l’acqua, il lavoro. Sulla scuola, sarebbe incomprensibile non prestare grandissima attenzione a quanto sta avvenendo. Non possiamo e non dobbiamo fidarci del programma di Bersani, non rappresenta le istanze che i movimenti di docenti, studenti e genitori stanno portando avanti da oltre dieci anni per difendere la scuola della Costituzione. Cambiare si può deve lavorare con loro e per loro e trovare il modo adeguato per dare voce alle loro proposte. Lo stesso vale per il cattolicesimo di base, che deve essere un interlocutore da prendere in considerazione. Non dobbiamo pretendere di essere d'accordo su tutto, non si tratta di rinunciare a nessuna identità, ma semmai di decidere di concorrere a realizzare una sorta di patto sociale tra diversi, che affronti la crisi in maniera radicalmente diversa da quella che ci prospettano sia le alleanze di centrodestra che quelle di centrosinistra.

Partire quindi dai programmi?

Dobbiamo essere competenti e avere un programma essenziale e radicale, parlare dei meccanismi economici che generano la crisi e proporre alternative nette. La distinzione tra l’alleanza PD-SEL e noi è che loro vogliono correggere la logica del liberismo, mentre noi la rifiutiamo, pensiamo che non sia emendabile.