Insegnamenti della Valdisusa

Antonio Moscato, http://antoniomoscato.altervista.org/, 4 marzo 2012


L’unanimità quasi totale della stampa è impressionante: tutte le testate sono state impegnate a rispettare le veline che hanno drammatizzato un episodio marginale e insignificante: il valsusino che, “barba lunga e occhi accecati dall'odio”,  derideva il carabiniere. È stata ripetuta incessantemente, a destra e “sinistra”, la parola pecorella, ma tagliando il contesto: al carabiniere che aveva fatto poco prima una carica il giovane valsusino ripeteva: io sono Bruno Marco, ben identificabile, tu sei un vile perché non metti un numero per essere identificabile in caso di abusi, e ti nascondi, ti “travisi” (come direbbe un rapporto di polizia su un manifestante col casco) per non essere responsabile delle tue azioni. Hanno omesso tutti la frase finale del valsusino, magari un po' ingenua, ma che chiariva il senso dell'episodio: “comunque vi vogliamo bene tutti lo stesso”… e così senza il minimo senso del ridicolo il carabiniere è diventato un “fulgido esempio”, e il povero Bruno Marco un mostro con gli “occhi accecati dall’odio”. E su una fesseria del genere, non ha mancato di pronunciarsi solennemente anche il presidente della repubblica…
E per giorni, tutti a citare Pasolini su Valle Giulia. Anche se Pasolini, diciamolo pure senza reticenze, aveva detto una sciocchezza. Che vuol dire l'origine familiare? Le bande sanfediste del cardinal Ruffo, che spazzarono via la rivoluzione napoletana del 1799, erano tutte reclutate tra i contadini poveri. E allora, dovevamo stare con i boia? Ma lasciamo perdere...
I giornalisti di “sinistra” (si fa per dire, parlo del TG3 e Rai News) neppure capiscono l’irritazione dei cortei verso le loro riprese che, dato che non riferiranno gli argomenti di chi protesta, è pensabile siano utilizzati poi per le vendette a scoppio ritardato, come la retata di Caselli. Possibile che non capiscano che è logico (anche se forse un po’ ingenuo, dato che ormai con il pretesto della criminalità ci sono telecamere dovunque) temere le riprese in un periodo di repressione dilagante? Non lo capiscono, tutti a parlare di attacco del movimento alla libertà di espressione e di informazione!
Monti ha annunciato che  se le leggi attuali non fossero sufficienti a fermare la protesta si potrebbe definire un nuovo (in realtà vecchissimo, anche se era stato abrogato) reato di blocco stradale e ferroviario. Insomma, se le leggi che ci sono non mi bastano, le rifaccio a mio piacere. C’è molto di diverso dal metodo di Berlusconi? … Ci pensino tutti quelli che dicono: molte cose di Monti non mi piacciono, ma almeno ci ha tolto Berlusconi. Sono sicuri?
In questa situazione – accanto alle manifestazioni tenaci e intelligenti, che non “cercano lo scontro” ma non si fanno intimidire da chi lo vuole ad ogni costo - ben vengano gli appelli a ragionare, anche se moderatissimi e con qualche concessione al vento che tira, (come il rituale "da queste forme di violenza occorre prendere le distanze senza ambiguità”, che dà per scontato che la violenza sia solo dei manifestanti). Ce ne sono già molti, alcuni apparsi sul sito; ma è particolarmente utile quello di Don Ciotti, Livio Pepino ed altri nomi prestigiosi di personalità tutt’altro che estremiste. Non sarà facile ignorarlo per il governo. Lo riproduco qui di seguito. E, in appendice, riporto con piacere l’intervista del “manifesto” a Luca Mercalli, scienziato ambientalista, e valsusino d’adozione. Quando ha detto le stesse cose a “Che tempo che fa?” se lo sono quasi mangiato vivo: “Tradimento, dire certe cose alla televisione di Stato…”… Bravo Mercalli!