"Lula e i Sem terra. I nodi della riforma agraria in Brasile"

di Luca Fanelli, "la rivista del manifesto", N. 49, aprile 2004

Il 2 di luglio 2003 Lula incontra una delegazione del Movimento Sem Terra, si fa fotografare con il cappellino rosso del Movimento e riceve un pallone da calcio. Il dirigente del Mst che glielo consegna, Ênio Bohnenberger, dice scherzosamente e metaforicamente: «signor presidente, lei ha un grande prestigio: dobbiamo approfittare del momento per decidere la squadra della riforma agraria: lei sarà centravanti e Miguel Rossetto (ministro dello Sviluppo agrario) l'ala sinistra» 1.
Cosa si nasconde dietro questo incontro gioviale? Quali sono gli sviluppi nel rapporto tra governo e Mst a partire dal giorno dell'entrata in carica del nuovo presidente, il 1° gennaio 2003? Quali sono le tendenze quanto alle politiche in ambito rurale che in questa fase di esordio del governo Lula si vanno delineando?
Prima che Lula vincesse Leggendo attentamente i lanci dell'Agência Brasil 2 degli ultimi sei mesi riguardanti il rapporto tra governo e Mst si percepisce nettamente che in poco tempo vengono alla ribalta un buon numero di questioni complesse e che, nel tentativo di saggiarsi a vicenda, il Movimento e il nuovo esecutivo mettono in luce le proprie strategie future.
Per comprendere meglio l'attuale momento è utile fare un passo indietro e delineare per sommi capi il rapporto tra Partido dos Trabalhadores, il partito di Lula, e Movimento Sem Terra. Il Pt è stato fondato nel novembre 1980, nel clima della democratizzazione e sulla scia di un gran numero di importanti mobilitazioni urbane, ma anche rurali, e anche il Mst è nato in questi anni. L'impronta del Pt - e di Lula - è profondamente urbana, fondata sull'esperienza di mobilitazione sindacale della classe operaia di São Paulo e di altri grandi centri. Le questioni rurali, nodo cruciale in ogni ipotesi di trasformazione del Brasile secondo princípi di equità, sono ben presenti al Pt, ma non costituiscono certo uno dei suoi centri di attenzione. In questo senso i percorsi del Pt e quello del Mst sono fortemente interrelati ma paralleli: il Partito appoggia il Movimento e sostanzialmente ne assume come proprie le rivendicazioni, senza però entrare nella sua sfera d'azione. Il Mst non si presenta mai ad elezioni - molti quadri del Movimento sono, infatti, iscritti al Pt o ricoprono in esso cariche di responsabilità. Significativo in questo senso è che nelle Risoluzioni del II Congresso nazionale del Pt (1999) alle questioni rurali sia dedicata una sola risoluzione su 84, che però ricalca fedelmente il programma del Mst.
Elezioni Con l'avvicinarsi delle elezioni del 2002, il rapporto tra il Pt e il Mst deve cambiare. Non solo perché gli ultimi anni di presidenza di Fernando Henrique Cardoso sono stati piuttosto duri per il Mst, ma perché il Mst è, a quasi vent'anni dalla fine della dittatura e in un clima di parziale riflusso dei movimenti sociali, il più attivo e visibile dei protagonisti progressisti della scena politica e mediatica brasiliana; e il Pt e Lula, in caso di vittoria, non saranno più `compagni di strada', ma potranno contribuire a decidere in che misura e come rispondere alle tradizionali rivendicazioni del Mst.
Per il Movimento, la svolta non è meno problematica. Il Movimento non può non sostenere la candidatura di Lula, per l'affinità storica e ideale; ma, al tempo stesso, non può garantire un appoggio incondizionato, perché in questo modo perderebbe credibilità come movimento e capacità di negoziazione con il nuovo governo.
La fase che va dal periodo pre-elettorale fino ai primi due mesi dopo l'insediamento è dunque un periodo di grande prudenza. Stedile, poco dopo la vittoria di Lula, afferma: «Prima il Mst lottava contro vari nemici: contro il modello neoliberale, contro le multinazionali, contro il latifondo e contro il governo Cardoso. Ora, il cambiamento consiste nel fatto che noi abbiamo come nemico principale il latifondo, uscito indebolito dalle elezioni, e continueremo a lottare contro il modello neoliberale [...] e avremo come alleato il nuovo governo del presidente Lula.. [...] Perciò il Mst da ora in poi vedrà crescere molto le sue responsabilità e crediamo che sarà possibile progredire non solo in termini di conquiste di terreni, con più gente insediata grazie alla riforma agraria, ma soprattutto pensare un nuovo modello agricolo per tutta la campagna brasiliana» 3.
Il 2002 termina, comunque, all'insegna del reciproco riconoscimento: il futuro ministro dello Sviluppo agricolo afferma il 26 dicembre che «il movimento [Sem Terra] è cosa differente dal governo», ma che «il rafforzamento dell'agricoltura familiare e l'incentivo alla riforma agraria sono priorità del governo» 4. Frei Betto, ideologo del Mst e ora consigliere di Lula rilascia nell'ultimo dell'anno dichiarazioni di grande apertura verso il Movimento: «Credo - afferma - che il governo Lula sarà l'unico in grado di fare la riforma agraria pacificamente», che «il Mst sarà un braccio importante nella realizzazione di questa, per l'esperienza acquisita negli ultimi anni», che «il governo ha un'affinità storica e oggettiva con il Movimento». Il primo dell'anno gli `risponde' uno dei dirigenti, Gilmar Mauro, affermando il suo ottimismo sulle capacità del governo di portare avanti la riforma agraria.
L'attesa Nel programma di governo di Lula l'agricoltura è ben più presente di quanto lo fosse nelle Risoluzioni del Congresso del Pt del 1999. Nel primo capitolo del Programma di Governo 2002 5 si parla di agricoltura familiare come strumento fondamentale di sviluppo e inclusione sociale. La riforma agraria ha un posto ancora più importante, figurando tra le cinque riforme proposte: fiscale, della previdenza, agraria appunto, del lavoro e del sistema politico (vedi Scheda 2, p. 19).
La riforma agraria però, per il governo così come per la maggior parte dei brasiliani, più ancora che il problema concreto di avere della terra per sfamarsi e avere un lavoro dignitoso, è una questione politica più profonda, fortemente simbolica. Così, se la questione nel Programma è trattata in alcuni punti, nel discorso inaugurale alla Camera dei Deputati la riforma agraria diventa il secondo punto trattato, appena dopo il programma Fome Zero (vedi Scheda 2, p. 19).
Il nuovo governo entra in carica il 1° gennaio 2003. Il presidente ha un forte sostegno popolare, ma la compagine governativa è in minoranza sia alla Camera, sia al Senato: il Pt ha alla Camera appena 93 deputati su 513 (18%), ma anche tutti insieme i partiti della coalizione non raggiungono la maggioranza. Le elezioni segnano peraltro una sconfitta della sinistra anche a livello di governi statali: dei 27 stati, solo in tre, per di più non centrali, il governatore è del Pt.
Nei primi due mesi del 2003 vi sono numerosi momenti di confronto tra il Mst e l'esecutivo, in particolare nella persona del ministro dello Sviluppo agricolo Rossetto. Alle grandi aspettative di una parte fa da contrappunto la prudenza dell'altra. A ridosso del Forum sociale mondiale Rossetto conferma l'impegno per la riforma agraria e dice che il governo «manterrà un dialogo costante con i Sem Terra» 6. Stedile risponde: «Adesso abbiamo un governo con la volontà politica di risolvere i problemi sociali. Accelereremo la risoluzione di problemi che prima sfociavano in conflitti ed erano insolubili». Il Mst «continuerà a fare pressione sul governo perché usi le risorse pubbliche e la costituzione per risolvere i problemi del popolo» 7. Parlando di «accelerazione», si preannuncia un conflitto sul numero delle persone da insediare, che si ripresenterà più avanti: all'inizio di febbraio Stedile afferma che «l'obiettivo del governo di espropriare 203 mila ettari di terre improduttive per insediare 5.500 famiglie è insufficiente» 8; gli risponde José Dirceu, coordinatore politico del governo: «l'obbiettivo è ancora limitato, ma è un inizio [...] il governo farà le cose bene: niente di pirotecnico, che non possa essere mantenuto»; e aggiunge: «le azioni sono iniziate solo ora perché prima non erano ancora stati liberati i fondi di bilancio» 9.
A fronte di alcune occupazioni di edifici pubblici e di terre promossi dal Mst, soprattutto nel Nord, il ministro dello Sviluppo agricolo sottolinea che il metodo adottato è quello del dialogo, che si riconosce il diritto a manifestare, ma si contestano le azioni più clamorose 10. È un richiamo molto soft e la collaborazione tra il governo e il Mst procede, con le parole di Frei Betto - «il Mst e il governo sono in completa sintonia contro il nemico comune, che è il latifondo» 11 - e la discussione con il ministero dello Sviluppo agricolo (Mda) del Piano nazionale di Riforma agraria 12.
Nei primi mesi del 2003 il Mst non si è peraltro limitato a confrontarsi solo con il Mda, ma ha portato avanti un ampio giro di discussioni con altri ministeri: in particolare quello dell'Istruzione, con il quale ha siglato degli accordi per l'istruzione rurale 13, ma anche con il ministro del Lavoro 14, quello delle Città 15 e quello della Scienza e della tecnologia 16.
In filigrana rispetto agli eventi e ai commenti degli attori sociali si scorge in questo primo periodo un'ambiguità ed incertezza del governo. La sua azione è fortemente limitata, in primo luogo, da una ragione politica: per il fatto, cioè, di essere in minoranza alla Camera e al Senato, nonché di avere l'opposizione della maggioranza dei governi statali. Mentre i limiti strutturali che ostacolano qualunque riforma in campo di politiche agricole, ereditati dal governo precedente, possono essere rimossi solo con una forza d'urto elevata, rischiando uno scontro diretto con settori forti della società. In quest'ordine di problemi, poi, i due nodi principali sono la mancanza di fondi e la divisione delle competenze in campo rurale tra due differenti ministeri.
Per quanto riguarda la questione dei fondi, l'espropriazione delle terre e l'insediamento delle famiglie nel quadro della riforma agraria comportano un costo cospicuo (l'equivalente di circa 8.500 euro per famiglia, di cui 4.000 in Titoli di debito agrario, da offrire come rimborso all'ex proprietario), mentre il budget è limitato, come il ministro dello Sviluppo agricolo chiarisce nel luglio 2003: «non si può fare la riforma agraria [...] con un bilancio di 180 milioni di reais [circa 50 milioni di euro]. Inizialmente, i fondi previsti per il ministero erano 480 milioni [circa 133 milioni di euro], ma sono stati ridotti a causa dei contingentamenti»17.
Per altro verso, la separazione tra ministero dell'Agricoltura, dell'allevamento e dell'approvvigionamento e il Mda, ereditata dal governo Cardoso, rende impossibile un'ampia riforma della produzione di beni primari. Infatti, il primo è il ministero `ricco', in dialogo con la produzione più avanzata, con l'agroindustria e i prodotti per l'esportazione, ha in mano le macropolitiche agricole ed è diretto da Roberto Rodrigues, espressione dei ceti abbienti; mentre il secondo - che pure è affidato a un esponente della sinistra del Pt, Miguel Rossetto - ha su di sé il carico della riforma agraria, della piccola agricoltura familiare povera ed è a corto di risorse.
A fronte di tale quadro negativo si segnala un forte impegno dello Stato nell'aiuto diretto al Movimento Sem Terra, con l'assistenza alle persone degli insediamenti 18, ma soprattutto con i primi sviluppi del programma Fome Zero, che prevede il finanziamento degli insediamenti di riforma agraria sia per la produzione di sussistenza, ma anche - misura questa assolutamente nuova - per fornire i prodotti alimentari necessari per il programma d'assistenza stesso (vedi Scheda 2, p. 19).
Continueremo ad occupare!
In questo contesto, e molto prima che sia oggettivamente possibile giudicare l'operato di un governo in carica da appena 3 mesi, il numero delle occupazioni e delle manifestazioni di protesta cresce vertiginosamente (vedi Scheda 1, per una serie storica, p. 19). Il 18 marzo un dirigente nazionale del Mst, Gilmar Mauro, afferma: «Continueremo a organizzare i lavoratori perché pensiamo che la riforma agraria dipenda dall'azione comune dei lavoratori e dello Stato» 19. Sebbene non vi siano numeri ancora definitivi in proposito, nel mese di marzo si segnalano molte decine di occupazioni di terre, in almeno nove stati del Brasile. A metà di aprile circa 1000 membri del Mst manifestano a São Paulo; pochi giorni dopo si registra la prima occupazione dell'anno in Rio Grande do Sul. Le ragioni di questo `scoppio' sono molteplici. Si intrecciano pressioni spontanee locali e strategie nazionali; comportamenti a seconda delle volte convergenti o divergenti della base, dei quadri e dei dirigenti. È certo che la base e i quadri intermedi abbiano visto l'elezione di Lula con una grandissima aspettativa e che abbiano interpretato il comportamento collaborativo del nuovo governo come un segnale inequivocabile di libertà di azione. A ciò si è aggiunta la speranza, propria forse più dei quadri, di poter incidere facilmente sul nuovo scenario politico: molti hanno probabilmente pensato che «ora occupare significa ottenere la terra». Tale idea è peraltro stata del tutto negata dal governo; non è stata, infatti, revocata la legge provvisoria, istituita dal governo Cardoso nel 2001 (vedi Scheda 3, p. 20), volta proprio a ostacolare i movimenti sociali rurali, che prevede che se una terra è occupata non può essere espropriata 20; inoltre in più occasioni è stato ripetuto che è data priorità al recupero degli insediamenti esistenti ma economicamente deboli, piuttosto che alla creazione di nuovi 21.
È ipotizzabile invece che la dirigenza sia stata favorevole all'intensificarsi della mobilitazione, soprattutto come mezzo di pressione nei confronti del governo e come dimostrazione di forza del Movimento; non ultimo deve aver giocato per i dirigenti il timore di una forte perdita d'identità, qualora si fosse optato per una linea meno radicale.
La risposta da parte degli strati della società ostili alle trasformazioni in campagna non si fa attendere: alla fine di maggio il presidente del Fronte parlamentare del cooperativismo (Frencoop), legato ai grandi produttori agricoli, condanna l'occupazione di una fazenda in Paraná 22. A metà giugno, poi, in concomitanza con una occupazione nello stato del Rio Grande do Sul, sono distribuiti da un politico legato agli agrari dei volantini che incitano alla violenza contro i membri del Mst 23. È dunque in un clima di crescente tensione che all'inizio di luglio il presidente Lula ha l'incontro con una delegazione del Movimento Sem Terra, di cui abbiamo parlato all'inizio. Lula ripete che «è priorità del governo promuovere nel secondo semestre dell'anno una riforma agraria estesa in tutto il paese». Rossetto aggiunge che «lo Stato avrà a disposizione uno stock di terre pubbliche che potranno essere messe a disposizione della riforma agraria». «Sebbene l'obiettivo del Mst sia insediare 120.000 famiglie nel 2003, il ministro ha garantito che lo stock di terre permetterà di insediarne 60.000» (ma, a dicembre 2003, ne risulteranno insediate 30.000).
A fronte dell'impegno nella negoziazione il governo chiede di avere «garanzie sulla diminuzione delle invasioni e della violenza in campagna». I leader del Movimento al termine della riunione si dicono soddisfatti, «ottimisti sulla realizzazione di una riforma agraria ampia» e garantiscono di «orientare i lavoratori della terra [per una diminuzione delle mobilitazioni] e di non promuovere occupazioni» 24.
L'incontro sobilla maggiormente gli agrari: il 4 luglio tre spari colpiscono un membro del Mst nel Nordest del Paraná; il giorno stesso il ministro dell'Agricoltura Rodrigues commenta così l'accaduto: «i proprietari di terra devono difendere il proprio patrimonio, `in tutti i modi possibili, all'interno della legge', e perciò non sono colpevoli dei conflitti armati con i membri del Mst» 25. L'8 luglio alcuni parlamentari lamentano una mancanza di fermezza del governo, che legittimerebbe «atti di barbarie e violenza nel paese» 26. Di fronte a questa escalation il governo si trova in difficoltà, ma cerca di barcamenarsi, da un lato rassicurando gli agrari: il 23 luglio Lula «garantisce a un gruppo di 21 rappresentanti di associazioni di agrari che nella campagna tornerà la pace» 27; dall'altro non accetta di cedere agli eccessi di questi stessi agrari: il ministro della Giustizia Bastos afferma alla fine di luglio che «il governo sta agendo con fermezza per contenere la violenza nelle dispute di terra, ma non usa la violenza o una repressione eccessiva perché l'attuale governo non vuole trattare le questioni sociali come questioni di polizia» 28.
Una strada impervia Tra il settembre del 2003 e l'inizio del 2004 il quadro si trasforma parzialmente e si evidenziano nuove linee di tendenza.
All'inizio di settembre viene spinto alle dimissioni il presidente dell'Istituto nazionale della Riforma agraria, l'ente incaricato della sua attuazione. Il nuovo presidente, Rolf Hackbart, pur essendo del Pt, è meno vicino alle posizioni del Mst del suo predecessore.
Molto rilevante è, poi, in novembre la conclusione delle trattative concernenti il Piano nazionale di Riforma agraria (Pnra). Il nuovo Pnra contiene impegni di ampia portata: a. l'insediamento di 400.000 famiglie entro il 2006 - con una media di più di 120.000 famiglie all'anno, contro le 70.000 del governo Cardoso; b. la regolarizzazione della proprietà di 500.000 famiglie; c. il sostegno agli insediamenti già presenti, per un loro rilancio economico. Per quanto riguarda il piano di spesa, tutto il pacchetto del Pnra viene scorporato dal bilancio del Mda, che soffre di una drastica riduzione dei fondi, e viene spostato su quello del ministero del Tesoro.
Infine, a livello politico più ampio, la compagine governativa si assicura la maggioranza in Parlamento incorporando il Pmbd (Partido do Movimento Democrático Brasileiro) 29, che ottiene due ministeri. Ciò segna una svolta importante negli equilibri politici: il governo, rafforzato e con maggiori margini di manovra, si sposta maggiormente al centro. Per parte loro, il Pt e i movimenti sociali, quali Mst e Cut (Central Única dos Trabalhadores), si preparano ad una fase nuova, in cui il governo, espressione ormai di un fronte ampio ed eterogeneo, diventa una controparte a tutti gli effetti.
Dopo più di un anno dall'insediamento del nuovo governo, il rapporto tra quest'ultimo ed il Mst appare molto complicato. Il Mst ha da sempre avuto un rapporto complesso con lo Stato: questi ha di volta in volta cercato di reprimere, cooptare o fare concessioni al Mst; il Movimento, per parte sua, ha cercato sempre di tenere insieme rivendicazione e collaborazione nei confronti dello Stato, nelle sue diverse articolazioni.
Il nuovo governo ha in questi mesi preso delle posizioni molto favorevoli al Mst, assumendo impegni di ampia portata, senza però dotarsi degli strumenti per portare avanti una riforma agraria seria, che vuole dire, più ancora che la distribuzione di terre, una radicale trasformazione del modello agricolo (vedi Scheda 4, p. 20), premessa necessaria alla sostenibilità della piccola agricoltura familiare. Ciò in un contesto in cui gli agrari, non più certi dell'appoggio statale ricevuto in passato, hanno ripreso comportamenti violenti, aumentando il livello dello scontro nelle campagne.
Il Mst, per parte sua, ha portato avanti un dialogo con il governo sulla trasformazione del modello agricolo, concentrando però poi la contrattazione sul numero di persone da insediare; ha, dialetticamente con la sua base, aumentato e diminuito il livello di mobilitazione, senza però riuscire a incidere in modo decisivo sugli equilibri che informano le politiche governative.
Se è prematuro fare un bilancio di un'esperienza del tutto inedita, non si può però nascondere la preoccupazione per una tendenza che, sebbene aperta a mutamenti di quadro di ampia portata, sembra presentare molti elementi di stallo.

note:
1  «Agência Brasil», 2.7.2003.
2  La fonte principale di questo articolo sono i lanci dell'«Agência Brasil» (da ora Abr). L'Abr è governativa e pertanto mi sono premurato di confrontare sempre le questioni più discusse con fonti del Movimento Sem Terra e altre fonti indipendenti. I lanci sono disponibili su internet all'indirizzo www.radiobras.gov.br.
3  Introduzione all'edizione italiana nel video Raiz forte, di Aline Sashara e Maria Luisa Mendonça (Brasile, 2000).
4  Abr, 26.12.2002.
5  Disponibile sul sito www.pt.org.br.
6  Abr, 23.1.2003.
7  Abr, 24.1.2003.
8  Abr, 11.2.2003.
9  Abr, 12.2.2003.
10  Abr, 6.3.2003.
11  Abr, 11.3.2003.
12  Abr, 18.3.2003.
13  Abr, 14.1.2003 e 7.1/2003.
14  Abr, 11.2.2003.
15  Abr, 14.2.2003.
16  Abr, 15.5.2003.
17  Abr, 31.7.2003.
18  Abr, 29.3.2003.
19  Abr, 18.3.2003.
20  Abr, 18.3.2003.
21  Abr, 3.4.2003.
22  Abr, 30.5.2003.
23  Abr, 18 e 19 giugno 2003.
24  Tutti i resoconti della riunione sono in Abr, 2.7.2003.
25  Abr, 4.7.2003.
26  Abr, 8.7.2003.
27  Abr, 23.7.2003.
28  Abr, 30.7.2003.
29  Il Pmbd è sorto nella fase di democratizzazione (negli anni ottanta) dal Movimento Democratico Brasileiro, che aveva raccolto le più diverse espressioni dell'opposizione al regime militare. È un partito di centro. Nelle elezioni del 2002 ha appoggiato l'avversario diretto di Lula, José Serra, del Psdb (Partito socialdemocratico del Brasile, cui appartiene Cardoso); alla Camera dei deputati ha ottenuto 78 seggi (15%). Scheda 1. Andamento delle occupazioni I dati qui presentati sono basati sul rapporto annuale della Cpt (Commissione pastorale della Terra). I rapporti sono disponibili all'indirizzo: www.cptnac.com.br. Per gli anni 1998-2000 non ci sono dati sugli accampamenti e pertanto i dati di questi anni vanno confrontati con le somme degli anni 2001-2003. TABELLA2 Scheda 2. Programma di governo e Discorso alla Camera Il Programma di governo è composto di cinque capitoli: Crescita, occupazione e inclusione sociale; Sviluppo, distribuzione dei profitti e stabilità; Inclusione sociale; Infrastruttura e sviluppo sostenibile; Finanziamento. Ogni capitolo è diviso in sottocapitoli. Nel primo capitolo, nel sottocapitolo Politica estera per l'integrazione regionale e la negoziazione globale si legge: «L'agricoltura familiare [...] ha un ruolo fondamentale, principalmente per quanto riguarda la produzione di beni agricoli e alimentari, creazione di posti di lavoro e di reddito, mantenimento della cultura rurale e rafforzamento dell'organizzazione sociale nelle campagne. In questo senso sarà stimolata la crescita socioeconomica dell'agricoltura familiare [...] puntando a un nuovo modello di sviluppo rurale sostenibile» 1. Della riforma agraria si parla nello stesso capitolo, nel sottocapitolo dedicato al programma di riforme: la riforma agraria «è strumento indispensabile di inclusione sociale», «è strategica per affrontare la crisi sociale e stimolare la nascita delle cooperative, lo sviluppo dell'agricoltura familiare e dell'economia solidale»; e, ancora: «L'accelerazione del processo di riforma agraria e un programma di ricupero degli insediamenti già effettuati è indispensabile per aumentare l'occupazione nell'agricoltura e garantire la sicurezza alimentare ai lavoratori e alle loro famiglie» 2. La questione dell'agricoltura familiare ritorna anche laddove si tratta del programma di lotta alla fame, o Fome zero, nel capitolo Inclusione sociale: l'agricoltura familiare viene indicata come il primo strumento strutturale di lotta alla fame. Una trattazione più approfondita del problema si trova nel documento del 2001 Fame Zero. Una proposta di politica di sicurezza alimentare per il Brasile 3, dell'Instituto Cidadania, un'entità strettamente legata al Partido dos Trabalhadores. Tale documento fornisce la base di discussione per l'omonimo programma di governo, varato il 1° gennaio 2003 e affidato al segretario per la Sicurezza alimentare e per la lotta alla fame, José Graziano da Silva. In un centinaio di pagine è discussa teoricamente la questione della fame, sono valutate le politiche messe in atto per la lotta alla fame fino al 2000, viene affrontata la questione della selezione dei beneficiari delle politiche di assistenza e, infine, è delineata una proposta `integrata' per la sicurezza alimentare e la lotta alla fame. L'interesse della proposta risiede proprio nel suo essere `integrata'. Si prevedono, infatti, misure d'emergenza e riforme strutturali; si vuole promuovere l'autoconsumo, la diversificazione dei beni prodotti in campagna, i mercati solidali; si intende agire sia sul versante della produzione di beni, ma soprattutto sulle politiche di commercializzazione e distribuzione e sulla creazione di posti di lavoro, volta a incrementare il potere d'acquisto delle persone; si prevedono politiche specifiche per la città e per la campagna, per l'infanzia e per gli adulti. Nel discorso alla Camera dei deputati del 1° gennaio 2003, Lula afferma: sarà «anche indispensabile fare una riforma agraria pacifica, organizzata, pianificata. Garantiremo l'accesso alla terra per chi vuole lavorare. Non solamente per una questione di giustizia sociale, ma perché i campi del Brasile producano di più e portino più derrate alimentari sulle tavole di tutti noi. [...] Incrementeremo anche l'agricoltura familiare, la cooperazione, le forme di economia solidale. Esse sono perfettamente compatibili con il nostro vigoroso appoggio all'allevamento, all'agricoltura imprenditoriale, all'industria agricola [...]. Faremo ciò [l'espropriazione delle terre] senza influenzare in alcun modo le terre che già producono. Perché le terre produttive si giustificano già da loro stesse [...]» 4.
1  Partido dos Trabalhadores, Programa de Governo 2002, Crescimento, Emprego e Inclusão Social, punto 24.
2  Ivi, punto 59.
3  Instituto Cidadania, Projeto Fome Zero. Uma proposta de política de segurança alimentar para o Brasil, Ipiranga (Sp), 2001.
4  Discorso di Lula alla Camera dei Deputati, cit. in Oliviero Dottorini, Luca Telese, Lula!, Cooper, Roma 2003, pp. 138-139. Scheda 3. La misura provvisoria sulle terre espropriabili La misura provvisoria 1, mai convertita in legge ma mai revocata, modifica alcune leggi precedenti affrontando varie materie quali i costi e le modalità di espropriazione delle terre e le competenze dell'Incra (Istituto nazionale di Colonizzazione e riforma agraria). Gli articoli relativi all'espropriazione delle terre occupate modificano la Legge n. 8.629 del 25 febbraio 1993. Art. 2 §6. L'immobile rurale pubblico o privato oggetto di saccheggio o invasione motivata da un conflitto agrario o fondiario di carattere collettivo non sarà ispezionato, valutato o espropriato nei due anni seguenti al suo sgombero, o per un tempo doppio, in caso di renitenza; [...]. §7. Sarà escluso dal Programma di Riforma agraria del governo federale chi, già beneficiario di un appezzamento di terreno in un progetto di insediamento, o in attesa di questo beneficio nella condizione di iscritto nel processo di censimento e selezione di candidati per l'accesso alla terra, sarà effettivamente identificato come partecipante diretto o indiretto in un conflitto fondiario che sia caratterizzato da invasione o saccheggio di immobile rurale pubblico o privato, oggetto di ispezione amministrativa o valutazione per fini di riforma agraria o processo giudiziario di espropriazione [...].
8 . L'entità, l'organizzazione, la persona giuridica, il movimento o la società di fatto che, in qualunque forma, direttamente o indirettamente, aiuta, collabora, incentiva, incita, induce o partecipa all'invasione di immobili rurali o beni pubblici, o a un conflitto agrario o fondiario di tipo collettivo, non riceverà, a nessun titolo, risorse pubbliche.
1  Medida Provisória n. 2.183-56, del 24 del agosto 2001. Consultabile all'indirizzo: https://www.planalto.gov.br/ccivil_03/MPV/2183-56.htm. Scheda 4. Carta da Terra La Carta da Terra è stata siglata a fine aprile 2003 e presentata a inizio giugno al governo. È firmata da circa quaranta associazioni, gruppi e movimenti; tra i principali: la Contag (Confederazione nazionale dei lavoratori dell'agricoltura), la Cpt (Commissione pastorale della Terra), il Mst, la Fetraf-Sul/Cut (Federazione lavoratori dell'agricoltura familiare), la Cnbb (Confederazione nazionale dei vescovi del Brasile). Vi si legge, a titolo d'esempio: «Le organizzazioni che compongono il Forum nazionale per la Riforma agraria e la giustizia in campagna - ritenendo urgente la democratizzazione dell'accesso alla terra e all'acqua - promuovono la realizzazione di una riforma agraria ampia e il rafforzamento dell'agricoltura familiare, perché solo queste garantiranno il lavoro della popolazione rurale, storicamente esclusa, e la produzione di alimenti per il mercato interno, aprendo la strada alla sovranità alimentare del nostro paese». «Le entità del Forum propongono per questo l'adozione di un Piano nazionale di Riforma agraria e la costruzione di alternative di sviluppo rurale sostenibile e solidale per il Brasile, che modifichino radicalmente l'attuale modello di sviluppo agrozootecnico, escludente, predatorio e volto alla concentrazione della terra, dei profitti e del potere. Con questo obiettivo, lottano per:
1 . l'espropriazione dei latifondi come via costituzionale per garantire la funzione sociale della terra [...];
2 . il rispetto dei diritti umani in campagna, combattendo tutte le forme di violenza e per la fine dell'impunità [...];
3 . la pianificazione della produzione familiare [...];
4 . la creazione di agroindustrie popolari nei comuni dell'interno [...];
5 . la produzione di sementi da parte dei contadini e delle contadine stesse [...];
6 . lo sviluppo e la diffusione di nuove tecniche agricole non aggressive per l'ambiente [...];
7 . il miglioramento e il rafforzamento del sistema della previdenza [...];
8 . l'implementazione di direttrici operative per l'istruzione elementare [in campagna...];
9 . la garanzia delle pari opportunità e diritti per donne e giovani [...];
10 . l'elaborazione di politiche pubbliche specifiche per ciascuna regione del paese, soprattutto per quelle caratterizzate da condizioni climatiche avverse [...]. In questa lotta [...] le entità firmatarie vogliono rafforzare la solidarietà tra i popoli del continente latinoamericano, attraverso la costruzione di meccanismi equi di cooperazione e di commercializzazione. Per questo sono contrarie alla creazione dell'Area di libero commercio delle Americhe - Alca. [...]»
(luca.fanelli@photowo.net) è autore del libro: La scelta della terra. Studio di un insediamento rurale del Movimento Sem Terra.