VOGLIO IL PIANETA PIÙ IL 5%
(Capitolo I)

di Larry Hannigan

Fabian era eccitato quando ancora una volta provò il discorso da fare alla folla l’indomani, sicuro di sbalordirla. Aveva sempre desiderato fama e potere e adesso i suoi sogni stavano per diventare realtà. Fabian era un artigiano, lavorava l’oro e l’argento, faceva gioielli e ornamenti, ma non gli bastava il lavoro per vivere. Aveva bisogno di sfida ed eccitazione ed ora il suo piano era pronto per cominciare.

Da generazioni la gente usava il baratto. Un uomo manteneva la propria famiglia provvedendo a tutti suoi bisogni o altrimenti si specializzava in un particolare tipo di commercio e scambiava con altri le eccedenze per procurarsi i beni che non produceva direttamente. Il mercato era sempre affollato e rumoroso, tuttavia la gente trovava soddisfazione in tutta quella confusione. Di solito era un posto felice ma ultimamente c’erano troppe persone e troppi litigi. Non c’era più tempo per chiacchierare – serviva un sistema migliore.



Tuttavia, il mercato poneva sempre un problema che non riuscivano a risolvere. Un coltello valeva uno o due cesti di mais? Una mucca valeva più d’un carro? E così via. Nessuno sapeva cosa fare per trovare un sistema migliore.

Fabian annunciò: " Ho la soluzione ai nostri problemi, vi invito tutti domani per un incontro ".
Il giorno seguente ci fu una grande assemblea in piazza e Fabian spiegò tutto sul nuovo sistema che chiamò “denaro”. Suonava bene. " Allora come possiamo cominciare? " chiedeva la gente. Fabian rispose " L’oro che uso per fare i miei gioielli è un metallo eccellente, non arrugginisce e durerà a lungo. Utilizzerò questo metallo per fare delle monete d’oro che chiamerò “denaro”.
Spiegò il funzionamento dei valori e come la moneta sarebbe veramente stato un mezzo di scambio migliore del baratto.



Uno dei governatori disse " La gente però può mettersi a cercare l’oro e far le monete per conto proprio ".
" Questo sarebbe sleale " disse prontamente Fabian. " Solo le monete approvate dal governo possono essere usate e queste avranno un marchio su di esse per poterle riconoscere. La proposta sembrò ragionevole e fu deciso di darne la stessa quantità ad ognuno. " Ma io ne merito di più ", disse il candelaio " Tutti usano le mie candele ". " No! ", disse il fattore " Senza cibo non si campa, sicuramente ne dovrei avere di più io ", e continuarono così il battibecco.

Fabian li lasciò litigare per un po’ e poi disse " Siccome non vi mettete d’accordo, propongo che riceviate la quantità di denaro che mi chiederete. Non ci saranno limiti, tranne che la capacità di restituirlo. Più ne riceverete e più ne dovrete ripagare nel giro di un anno.

" E tu cosa ci guadagni? " la gente chiese. " Dato che fornisco il servizio, che è la fornitura di monete, ho diritto al pagamento per il mio lavoro. Diciamo che per ogni 100 monete ottenute, voi me ne ripagherete 105 per ogni anno di debito. Le 5 monete saranno il mio prezzo che chiamerò “interesse”. Sembrava non esserci altro modo e, tra l’altro, il 5% sembrava abbastanza poco. " Venite il prossimo venerdì ed inizieremo " concluse. Fabian non perse tempo, fabbricò monete giorno e notte e alla fine della settimana era pronto. La gente fece la fila al suo negozio, le monete furono ispezionate e approvate dal governo.

La gente trovò subito meraviglioso il sistema e presto iniziò a valutare tutto in monete d’oro. Il valore attribuito ad ogni cosa fu chiamato “prezzo”, che dipendeva esclusivamente dal lavoro necessario per produrlo. Se ne richiedeva molto il prezzo era alto, al contrario era basso.

In una città viveva Alan che era l’unico orologiaio. I suoi prezzi erano alti perché i clienti erano disposti a pagare tanto per avere uno dei suoi orologi. Successivamente un altro uomo divenne orologiaio ed egli offriva i suoi orologi a prezzi più bassi per poterli vendere. Alan fu costretto ad abbassare i prezzi e ben presto i prezzi dei due orologiai scesero. Entrambi si trovarono a lottare per dare la migliore qualità al minor prezzo. Questa era la genuina “libera concorrenza”.

Fu lo stesso con i muratori, ragionieri, contadini, trasportatori, in pratica questo accadde per ogni tipo di lavoro. I clienti, avendo libertà di scelta, optavano sempre per quello che ritenevano il miglior affare. Non c’erano protezioni artificiali come licenze o tariffe che non permettevano ad altri di entrare nel business. Il tenore di vita si alzò e le persone si domandarono come avevano fatto prima senza il denaro.

Alla fine di quell’anno Fabian lasciò la sua bottega e fece visita a tutti coloro che gli dovevano del denaro. Alcuni ne avevano più di quanto ne avessero preso in prestito, ma questo significava che altri ne avevano meno, dato che era stato distribuito un numero definito di monete. Quelli che ne avevano di più pagarono ogni 100 le 5 monete extra ma dovevano prenderne in prestito altre per continuare.

Gli altri scoprirono per la prima volta di avere un debito e anche loro dovevano chiederne altro per andare avanti. Prima di prestare loro altri soldi, Fabian si fece dare delle garanzie su alcune delle loro proprietà. E così tutti si misero a cercare quelle 5 monete extra così difficili da guadagnare. Nessuno capì che l’intera comunità, nel suo insieme, non avrebbe mai potuto sdebitarsi finché tutte le monete non fossero state restituite. Nonostante ciò ci sarebbero state sempre quelle 5 monete extra che non erano mai state emesse. Nessuno a parte Fabian poteva vedere che era impossibile pagare l’interesse - le monete extra non esistevano e quindi qualcuno doveva rimetterci.

E’ vero che Fabian doveva spendere del denaro per le proprie spese, ma non avrebbe mai potuto spendere il 5% dell’economia totale da solo. Per di più era un orafo che conduceva già una vita agiata.

Nel retrobottega Fabian aveva una cassaforte e alcuni trovarono conveniente lasciare in custodia a lui parte delle loro monete. Fabian addebitava una piccola tassa in base all’ammontare ed al tempo di custodia. Ai proprietari rilasciava una ricevuta per il deposito detta “nota di banco”. Quando una persona andava a far compere, non portava con se tanti soldi e pagava al negoziante consegnando una delle ricevute del valore corrispondente al bene che voleva acquistare.



I negozianti riconoscevano la ricevuta e l’accettavano sapendo di poter poi ritirare da Fabian il corrispettivo ammontare di monete. Le ricevute passavano di mano in mano al posto del denaro stesso. La gente riponeva grande fiducia nelle ricevute e le accettava come fossero monete d’oro.

Ben presto Fabian si accorse che era abbastanza raro che qualcuno venisse nel suo negozio per scambiare le ricevute con le monete. Allora pensò: " Sono in possesso di tutte queste monete d’oro e devo lavorare duramente come artigiano. Non ha senso! Ci sono tantissime persone che sarebbero disposte a pagarmi un interesse per poterle usare. E’ vero che le monete non sono mie, ma sono in mio possesso e questo è ciò che conta. Difficilmente avrò bisogno di fare altre monete, posso usare parte di quelle depositate in cassaforte ".

Dapprima fu molto cauto. Prestava poche monete alla volta e con estrema cautela. Gradatamente divenne più disinvolto e cominciò a prestare somme sempre più grandi.

Un bel giorno gli fu chiesto un enorme prestito. Fabian glielo concesse e propose al cliente " Invece di portarti appresso tutte queste monete, io posso fare un deposito a nome tuo e poi ti do tante ricevute quanto è il valore delle monete d’oro. Il cliente accettò e se ne andò con un bel mazzo di ricevute. Aveva avuto il suo prestito, tuttavia l’oro rimaneva nella cassaforte. Dopo che il cliente uscì, Fabian sorrise. Poteva avere la botte piena e la moglie ubriaca. Poteva prestare oro e nello stesso tempo averlo in possesso.

(1 - continua)

(26 Giugno 2011)
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