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Dal n.10 anno IX - del 16 marzo 2002 - pag. 23

Il libro di Ferdinando Imposimato riserva ancora altre sorprese sullo scandalo del super treno
I convegni di Necci e l'imbarazzo di Prodi

di Giampiero Carbone
(SESTA PUNTATA)
Dopo il primo rapporto dello Sco, il reparto speciale della polizia che si occupa di indagini societarie, il 17 ottobre 1995 Imposimato riceve il secondo, integrazione del precedente dossier.
Anche questo documento conferma la presenza di imprese poco pulite tra le assegnatarie dei lavori per l'Alta Velocità nella linea Roma - Napoli.
"Tutto ciò è stato possibile poiché gli strumenti di controllo sulle grandi opere sono ampiamente insufficienti", scrive l'ex magistrato, allora in veste di deputato alla Camera nelle file del Pds.
Ma intanto, nella Commissione parlamentare antimafia, presso la quale Imposimato è relatore sulla criminalità in Campania, il parlamentare si trova sempre più isolato, tanto che anche i suoi compagni di gruppo, quali Violante, Ayala e Bargone si dimostrano disinteressati al suo lavoro.
Nel settembre 1996, la presidente di quella Commissione, l'on. Tiziana Parenti di Forza Italia, rilascerà un'intervista al giornale salernitano "La Città", nella quale accusa il Pds di aver coperto lo scandalo isolando Imposimato.
Sempre nel settembre del 1995, Imposimato incontra l'amministratore delegato delle Fs, Lorenzo Necci che afferma di condividere il lavoro fatto in Commissione e che riesce a convincere l'autore del libro "Corruzione ad Alta Velocità" a partecipare ad un convegno dal titolo "Mezzogiorno di ordinario sviluppo. Crescere con il Sud", partecipazione che lo stesso Imposimato definisce "un'enorme ingenuità".


"Necci pensava a 300mila miliardi"

Durante il convegno, Necci fa riferimento ai 300.000 miliardi di lire che lo stato tedesco sta allora investendo per realizzare l'unificazione tra Est e Ovest, e Imposimato scrive: "Incredibile! Il salto da 26.000 a 140.000 miliardi non bastava a Necci. Egli pensava a 300.000 miliardi".
Il 26 gennaio 1996, Imposimato illustra alla Commissione la relazione finale, in un'indifferenza ormai impalpabile.
Inoltre, le audizioni in aula dell'ex amministratore della Condotte spa (società assegnataria dei lavori, in odore di Camorra) nonché presidente del consorzio Iricav Uno (il consorzio di imprese referente dell'Iri) Luciano Berarducci, e dei responsabili della Calcestruzzi (società del gruppo Ferruzzi) e della Icla (altra impresa in odor di camorra) fanno capire che "dalle società che operavano sull'Alta Velocità non era possibile cavare un ragno dal buco.
Mezze ammissioni, difese d'ufficio, molte chiacchiere, il facile riparo sotto l'ala lunga della burocrazia e delle sue pastoie".

La relazione di Imposimato non verrà neppure messa in discussione e tantomeno votata.

Intanto, il 23 marzo 1996, le Camere saranno sciolte dal presidente Scalfaro, e con esse la commissione antimafia.
L'ex magistrato viene ricandidato dalla coalizione dell'Ulivo per le elezioni politiche del 21 aprile 1996, sempre nel suo collegio Caserta - Maddaloni - Marcianise.
Un maresciallo della guardia di finanza informa Imposimato che la Camorra lo vuole eliminare, poiché ritenuto responsabile di aver causato la revoca della concessione dei lavori per alcune società subappaltatrici campane nell'Alta Velocità.
Alla fine, Imposimato lascia il suo paese, Maddaloni, e la Camorra si accontenta di non farlo eleggere.
Dopo le politiche, vittoriose per l'Ulivo, l'ormai ex senatore decide di recarsi dal nuovo presidente del consiglio dei ministri, Romano Prodi, per riferirgli tutto quanto sa sull'Alta Velocità; "ignoravo gli insabbiamenti dell'inchiesta romana da parte di un pm, poi arrestato, e che Prodi era indagato", anche se Imposimato ricorda che il suo nome era già emerso durante le audizioni alla Commissione antimafia.
A questo punto, l'autore fa un dettagliato resoconto dell'incontro, durante il quale l'ex presidente dell'Iri non apre bocca, mentre Imposimato espone il suo lavoro. Solo l'arrivo nell'ufficio del presidente del ministro della difesa Beniamino Andreatta smuove Prodi dall'imbarazzo in cui è stato gettato dalle parole di Imposimato, il quale viene cortesemente salutato senza aver concluso.
"Solo molto tempo dopo sarei venuto a conoscenza del fatto che Prodi, fino al 1993, anno della nomina alla presidenza dell'Iri, era stato garante dei lavori dell'Alta Velocità, cioè uno dei controllori di quello scandalo. E anche che, secondo il magistrato romano Giuseppa Geremia, Prodi aveva fatto sì che una società da lui stesso creata, la Nomisma, potesse beneficiare di consulenze miliardarie proprio sull'AltaVelocità".


Sciacallaggio mediatico

Nell'ottobre dello stesso anno, Imposimato parla delle mancate indagini su questo scandalo alla stampa; al Corriere afferma che "la Commissione antimafia aprì un'inchiesta ma non si volle andare avanti", e fa i nomi di Violante, Bargone e Prodi per indicare coloro che avrebbero occultato la vicenda.
Quest'ultimo arriva a negare di essere stato, all'epoca delle assegnazioni dei lavori per l'Alta Velocità alle imprese "sporche", presidente dell'Iri.
La stessa Tiziana Parenti, ex presidente della Commissione antimafia, ricorda al Corriere come Imposimato venne isolato "all'interno del suo stesso partito, per tenere l'inchiesta sotto tono".
E ricorda all'allora sottosegretario al Lavori Pubblici Bargone, che venne fatto il nome di Prodi durante le audizioni della Commissione.
Secondo la Parenti, "Imposimato subì l'isolamento dal suo stesso partito anche perché quell'inchiesta si intrecciava con quella delle Coop rosse".
Guardacaso, poche settimane dopo, il settimanale "Panorama" pubblica un articolo dove vengono riportate alcune intercettazioni in cui Imposimato viene descritto come colui che avrebbe "montato tutto quel pandemonio per estromettere dai lavori alcune imprese della Camorra per piazzare le sue", senza fare però il nome delle imprese eventualmente appartenenti all'ex magistrato.
Questo tentativo di sciacallaggio mediatico non porta a nulla.

La prossima puntata parleremo dell'inchiesta della magistratura di La Spezia che, indagando su tutt'altra roba, svela la trama gigantesca sotto la quale si nasconde l'imbroglio dell'Alta Velocità.

( 6 - CONTINUA )



Giampiero Carbone



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16 MARZO 2002 ANNO IX - N. 10 - Euro 0,90


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Libro che fa molto “in“ dichiarare d’aver letto,
ma che è stato in realtà letto da ben pochi:

(il solo possesso dell’opera non è sufficiente)

Corruzione ad Alta Velocita’
Viaggio nel governo invisibile

F. Imposimato, G. Pisauro, S. Provvisionato
KOINe’ nuove edizioni
Telefono: 06 / 52.24.42.80
novembre 1999


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